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Movimento No TAV
Comunicato Stampa franco-italiano
14 luglio 2013
Dopo il tragico incidente à Brétigny- sur-Orge
Gli oppositori della nuova linea ferroviaria Torino – Lione esprimono la loro solidarietà e il più profondo cordoglio per le vittime e le loro famiglie.
Senza pregiudicare l’esito delle indagini e prima che il disastro colpisse i passeggeri di quel treno, non possiamo che interrogarci sugli enormi ritardi accumulati nella manutenzione della rete ferroviaria esistente.
La stampa riporta le dichiarazioni del Presidente della SNCF fatta nel 2011 le linee “malate”, ma la disastrosa situazione della rete
esistente è conosciuta da molto più tempo e, come notato da Philippe Duron, presidente AFITF, il 2 luglio all’Assemblea nazionale, la relazione della Ecole Polytechnique de Losanna lo indicava chiaramente già nel settembre 2005(http://lyonturin.eu/documents/docs/audit%20%C3%A9cole%20polytechnique%20Lausanne.pdf).
Vi si può leggere:
“L’andamento della disponibilità di denaro per la manutenzione (manutenzione e rinnovo) è preoccupante. Nel corso degli ultimi 20 anni, i bilanci di manutenzione hanno perso il 20% in termini reali, mentre circa 2.800 km di linee ad alta velocità sono stati aggiunti al patrimonio … “
(Pagina 8)“Inoltre, dagli inizi del 2000, il budget per la manutenzione è costante in euro correnti, il che significa una diminuzione del valore reale di circa il 3% all’anno.” (Pagina 8)
“Nel settore “binari”, i tecnici della Ecole Polytechnique di Losanna propongono una politica di manutenzione riducendo l’età media dei binari, attraverso una politica di rinnovamento continuo. Ridurre l’età media dei binari aumenta l’affidabilità e permette di tenere sotto controllo l’evoluzione dei costi di manutenzione a lungo termine, … “
(Pagina 13)Nello stesso tempo la Francia ha finanziato studi geologici e un progetto per la costruzione del tunnel Lione-Torino che, secondo la
Corte dei conti sono costati già 901 milioni € mentre erano previsti 371 milioni €. Ancora oggi, una somma equivalente è chiesta per eseguire altri studi, piuttosto che investire questo denaro sulle linee esistenti.Nonostante le raccomandazioni[2] della Commissione “Mobilità 21”
alla vigilia di questo terribile incidente, il presidente del Consiglio regionale Rhône-Alpes ha organizzato un grande “rito pubblicitario” per la Torino-Lione, riunendo i suoi sostenitori per fare pressione e chiedere l’impegno di fondi pubblici a scapito di priorità reali. Fa impressione, alla luce del terribile incidente, il cinismo e la lontananza di questa campagna pubblicitaria da qualsiasi realtà.Tuttavia, le linee della Regione Rhône-Alpes utilizzate ogni giorno dai pendolari, fanno parte delle “linee malate”. Le città di Chambéry e Annecy sono ancora servite da linee a binario unico e questo porta ad aumentare l’uso di autovetture (365.000 vetture in più ogni anno da dieci anni a Chambéry e Annecy).
Il denaro pubblico dovrebbe essere utilizzato per raddoppiare i binari di queste linee malate e pericolose e non per la nuova
linea Torino-Lione voluta dai gruppi lobbisti, mentre si utilizza la linea esistente tra Francia e Italia al 17% della sua capacità, dopo essere stata modernizzata tra Digione a Modane investendo quasi un miliardo € ( e circa 400 milioni € per la parte italiana, N.d.T.).L’arresto immediato di questo progetto costoso e
inutile è una necessità assoluta per destinare il denaro pubblico al rinnovo, all’aumento della sicurezza e al miglioramento della rete ferroviaria esistente.Una misura di buon senso e di decenza.
1989 – 2013, 24
anni di opposizione popolare alla nuova linea ferroviaria Torino-Lione
www.notav.info – www.notav.eu
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Communiqué de presse franco – italien
Le 14 juillet 2013
Après le tragique accident de Bretigny-sur-Orge
Les opposants à la nouvelle ligne Lyon Turin expriment leur solidarité et leur profonde sympathie aux victimes et à leurs familles.
Sans préjuger des résultats des enquêtes et devant la catastrophe qui frappe les passagers de ce train, on ne peut que s’interroger sur les immenses retards pris à maintenir le réseau ferroviaire existant.
La presse reprend les déclarations du Président de la SNCF en 2011 sur les lignes malades, mais la situation désastreuse du réseau existant est connue depuis bien plus longtemps, et comme le rappelait Philippe DURON, Président de l’AFITF, le 2 juillet à l’Assemblée Nationale, le rapport de l’école Polytechnique de Lausanne l’indiquait déjà clairement en septembre 2005
http://lyonturin.eu/documents/docs/audit%20%C3%A9cole%20polytechnique%20Lausanne.pdf.
On y lisait :
« L’évolution des budgets de maintenance (entretien et renouvellement) est inquiétante. Durant ces 20 dernières années, les budgets d’entretien ont perdu 20% de leur valeur en monnaie constante alors qu’environ 2’800 km de voies à grande vitesse se sont
ajoutées au patrimoine… » (page 8)« En outre, depuis le début des années 2000, le budget d’entretien est maintenu constant à euros courants, ce qui signifie une diminution de valeur réelle d’approximativement 3% par an. » (page 8)
« Dans le domaine de la voie, les auditeurs proposent une politique de maintenance privilégiant une réduction de l’âge moyen des voies, au travers d’une politique de renouvellement soutenue. La réduction de l’âge moyen des voies permet d’augmenter leur fiabilité et de maîtriser l’évolution des coûts d’entretien à long terme, … » (page 13)
Dans le même temps, la France a financé des études de reconnaissances et de construction pour un projet de tunnel Lyon-Turin qui ont coûté selon la Cour des Comptes 901 millions d’€uro alors qu’ils étaient annoncés à 371 millions. Il est demandé, aujourd’hui encore, une somme équivalente pour d’autres études plutôt que d’investir sur les lignes existantes.
Malgré les recommandations de la Commission « Mobilité 21 », la veille de ce terrible accident, le Président du Conseil Régional de Rhône Alpes organisait une grande messe publicitaire pour le Lyon-Turin, regroupant ses partisans pour faire pression et réclamer l’engagement des deniers publics au détriment des véritables priorités. On saisit, à la lumière du terrible accident, le cynisme et le décalage de cette campagne publicitaire.
Pourtant, les lignes de la région Rhône Alpes, que les habitants utilisent chaque jour, font partie des « lignes malades », Chambéry et Annecy sont toujours desservies par des voies uniques, cela entraîne une utilisation sans cesse croissante des voitures (365 mille voitures de plus chaque année depuis dix ans à Chambéry et Annecy).
L’argent public doit être utilisé pour doubler dès maintenant les voies de ces lignes malades et dangereuses et non pour une nouvelle ligne Lyon-Turin voulue par ses Lobbyistes, alors que la ligne existante entre la France et l’Italie n’est utilisée qu’à 17% de sa capacité après avoir été modernisée de Dijon à Modane pour près d’un Milliard d’€uro.
L’arrêt immédiat de ce
projet coûteux et inutile, est une absolue nécessité pour affecter l’argent public à la rénovation, la sécurisation et l’amélioration du réseau ferré existant.Une mesure de bon sens
et de décenceContact Presse:
Daniel IBANEZ 06 07 74
10 17
contact@lesmollettes.euOlivier CABANEL 06 09
85 87 39olivier.cabanel@yahoo.fr— http://www.fmlambert.fr/Lyon-Turin-il-est-temps-de-revenir-sur-terre-_a141.htmlhttp://vimeo.com/64201772http://isere.eelv.fr/2013/04/19/video-lyon-turin-a-tout-prix/http://www.dailymotion.com/video/xz559k_lyon-turin-a-tout-prix_news
Archivi giornalieri: 14 luglio 2013
Processo NOTAV 5 luglio: la testimonianza di Petronzi sul dispositivo di sicurezza per il 27 giugno 2011
Dopo l’ennesima pausa inizia la prima testimonianza della Procura, è quella di Giuseppe Petronzi, classe 1962, dirigente Digos di Torino.
Si stabilisce che per comprendere meglio lo scenario che verrà descritto saranno utilizzate le cartine con una griglia che permette di identificare esattamente i punti nei quali si collocano le azioni che saranno descritte anche tramite un supporto video, un montaggio preparato appositamente dalla procura e contestato dalla difesa, ma poi ammesso in quanto serve “per agevolare l’esame del testimone”, e non c’è “nessuna alterazione”.
La testimonianza inizia con il racconto dello sgombero, il 27 giugno, con un’ordinanza che “venne emanata per gli incidenti verificati nella notte tra il 23 e il 24 maggio, quando era stata tentata la medesima operazione con caratteristiche di arrivo e di partecipazione delle forze dell’ordine meno consistente rispetto a quella del 27 giugno, il tentativo non fu possibile perché eravamo fatti oggetto”, spiega Petronzi, “noi e le maestranze, di un fitto lancio di sassi e di altri oggetti tra le ore 2:00 e le ore 3:00 del mattino”. Ricorda anche che “vennero lanciati 120 Kg di sassi per un totale di 711 pietre”.
Fu quello che spinse a desistere e ad operare poi lo sgombero il 27 giugno.
Ricorda, inoltre, che a partire dal 23 maggio quell’area divenne un presidio permanente “senza alcuna possibilità di accesso”, presidiata da soggetti “che vi avevano stabilito laLibera Repubblica della Maddalena”. Il 25 maggio il Capitano Mazzanti aveva cercato di entrare nell’area cercando di passare al check point ed era stato respinto”.
Passa quindi un mese dal primo tentativo, al secondo. E più avanti sarà lo stesso PM a chiedere come mai non si è fatto niente in quel periodo, lasciando così che venissero costruite barricate e ostacoli che hanno reso più difficile l’avanzata dei mezzi delle fdo; Petronzi fa notare che non tutte le attività sono avvenute sotto i loro occhi nonostante molteplici sorvoli aerei, e cita l’episodio del 21 giugno, quando “due giornalisti sono stati respinti e aggrediti, e sulla loro macchina era stata fatta con un chiodo la scritta DIGOS quando si erano recati ad intervistare il sindaco di Chiomonte”.
Il PM chiede se si aspettassero una reazione, insomma se secondo loro i manifestanti erano a conoscenza dell’intervento del 27 giugno, Petronzi risponde che “il fattore sorpresa non è una prerogativa di questi servizi, peraltro è chiaro che spostare 1000 uomini non passa inosservato e da Radio Blackout che faceva collegamenti in diretta si sapeva che stavano dando avvisi dello sgombero imminente”.
Ora si entra nel pieno della giornata, di quel 27 giugno che molti di noi non dimenticheranno mai. Il raduno nella zona Oulx-Bardonecchia era intorno alle 5 del mattino, le fdo si sono spostate intorno alle 6 “tenendo conto delle condizioni in essere, un presidio di circa 2-300 manifestanti che avevano organizzato una barricata detta Stalingrado che insisteva sul punto del guard rail sul quale si sarebbe dovuta effettuare l’apertura”. Come per il 23 maggio, Petronzi fa notare che “le attività richiedevano una complessità di parteicipanti, presente quindi SITAF per eventuale chiusura / ripristino autostrada, mezzi di LTF o aziende appaltanti per realizzare le attività”.
L’autostrada era stata chiusa preliminarmente perché, spiega il dirigente Digos, “c’era stato un lancio di sassi registrato da personale SITAF, quindi siamo rimasti all’interno della galleria e nel punto sul quale avremmo dovuto effettuare l’attività c’erano circa 200 persone che variamente si erano appoggiate sulla barricata, alcuni erano anche seduti sulla barriera antivento del bordo autostradale”.
Spiega poi come era previsto il dispiegamento di forze per affrontare i vari blocchi, oltre alla barricata Stalingrado c’era infatti il cancello su Via dell’Avanà, all’altezza della centrale idroelettrica, li’ a dirigere le operazioni il Dott. Di Gaetano.
Petronzi spiega che il contingente che avrebbe dovuto uscire dalla galleria vicino alla barricata stalingrado aspettò molto tempo per via “dell’atteggiamento ostile dei manifestanti”. Parla di lanci di oggetti, “urla e grida”, c’è stata quindi una fase di attesa per valutare le informazione e comprendere il quadro della situazione anche grazie all’elicottero in volo, il servizio era considerato molto delicato e si decise di intervenire quando fu chiaro che “non c’era un’intenzione di desistenza dall’altra parte”.
A quel punto viene modulato un piano per la massima preservazione del personale, perché “in quel posto eravamo in chiaro sfavore altimetrico rispetto ai manifestanti, ed è quindi uscita una pinza che ha iniziato ad operare sul guard rail, rompendolo”.
[Me la ricordo quella pinza. Ero su quel guard rail, con altri manifestanti. Io mi ricordo di quella pinza. Peccato che Petronzi non ricordi che c’erano delle persone su quella barriera che la pinza continuava ad aggredire.]
“La pinza”, racconta ancora, “veniva ostacolata con lanci di oggetti, sassi, bastoni, bersagliati con le fionde, veniva fatto grosso uso di estintori, in particolare ricordo un estintore che conteneva olio esausto e vernice che veniva copiosamente lanciato sul mezzo meccanico e altri estintori contenevano la sostanza anti-incendio per generare fumo e rendere difficile la visione dell’operatore.”
Il lancio di oggetti verso la pinza prosegue, e Petrozi riferisce di diversi danni riportati dal mezzo, anche al vetro, al punto che è stato messo “uno scudo della polizia per poter continuare le attività”. Si parla di circa 300 persone, ma quelle che “riuscivano ad incombere saranno state un’ottantina. La direzione del lancio… almeno da 10 metri quelli che venivano lanciati a mano e raggiungevano il bersaglio, poi c’è stato un grande uso di fionde che arrivavano anche a 20-25 metri”.
Alla domanda sulla reazione delle fdo a questi lanci, Petronzi risponde che erano in una posizione svantaggiata e passiva e non erano in grado di “intervenire su queste persone”. Hanno quindi atteso che ci fosse un varco utile da parte della pinza meccanica, per prendere la stradina che li avrebbe portati al museo archeologico ed è quella la fase in cui “i lanci sono stati più efficaci”. Poi aggiungo che quel giorno hanno riportato “56 feriti anche in modo grave” e ricorda “un agente di Milano che ha rotto una scapola”. Aggiunge che “la violenza dei lanci è stata così forte che dopo un primo tentativo abbiamo dovuto rientrare nella galleria perché ci trovavamo in fortissima difficoltà”.
Il PM chiede se c’è stato un lancio di lacrimogeni e Petronzi risponde “sicuramente sì”. Alla domanda su quanti siano stati i lacrimogeni lanciati, risponde “circa 280”.
Alla domanda sulle caratteristiche tecniche dei lacrimogeni Petronzi, dopo aver fatto notare che si è documentato, precisa che sono stati usati i GL40, lanciati con un attrezzo meccanico, e M7, che contengono lo stesso principio (non viene specificato). La differenza è che quello lanciato con il GL “contiene anche della polvere nera che serve per la proiezione a distanza e che rimane trattenuta nell’area del lanciatore”. In quel giorno sono stati usati entrambi ma per lo più i GL40.
Si passa poi alla descrizione dell’avanzata da Via dell’Avanà, centrale elettrica. Sono circa le 7 del mattino, i due gruppi dovevano procedere con autonomia fermo restando l’obiettivo ultimo di raggiungere l’area antistante il museo archeologico e l’azienda vinicola. A dirigere quelle operazioni il Dott. Di Gaetano, i reparti hanno trovato già ostacoli dal varco di servizio all’altezza della galleria del CELS lungo la provinciale 233.
Ad una domanda dell’avvocato GHIA del legal team sul riferire di circostanze non vissute in prima persona, il dirigente Digos precisa che era in costante collegamento via radio con il personale alle sue dirette dipendenze il Dott. Scarpello e il Dott. Fusco, oltre ad un totale di circa “70 persone facenti parti del dispositivo soltanto come DIGOS”.
Il PM chiede chi avesse installato il cancello su Via dell’Avanà e Petronzi spiega che erano stati “i presidianti della Libera Repubblica della Maddalena che”, aggiunge, “mi sembra avessero anche istituito un tesserino che stabiliva chi potesse passare e chi no”… cita poi nuovamente l’episodio del 24 maggio del quale “è stata fatta anche notizia giuridica”.
All’arrivo al cancello “si ripropone una situazione analoga all’altro punto di accesso, il Dott. Di Gaetano tenta di parlare con esponenti dialoganti dei NOTAV perché è abituale che ci siano dei contatti, presenta l’ordinanza prefettizia mentre dall’altra parte, Stalingrado, veniva comunicata a mezzo megafono perché i manifestanti avevano atteggiamento più ostile. Dal momento che l’interlocuzione non ha avuto alcun esito loro hanno stazionato dietro questo cancello poi, progressivamente, sono iniziati analoghi lanci da una posizione di altezza, poi il cancello è stato ancorato con il mezzo meccanico e le persone hanno arretrato, a quel punto il lancio è stato più violento, alcuni manifestanti tagliavano alberi proprio nel contesto di questa attività”. Il PM chiede di precisare meglio i “lanci analoghi” e Petronzi spiega che si trattava di “pietre, vernice, c’era un estintore che aveva macchiato di rosso divise e scudi e le persone che si erano assestate sul cancello colpivano con bastoni e con altri strumenti a loro disposizione”.
I manifestanti in quest’area “erano variamente abbigliati, con una ricchezza di simbologia notav, fino a soggetti più ostili con abbigliamento di colore scuro, caschi e visibilmente travisati”.
Anche in questo punto che le forze dell’ordine hanno riportato dei feriti (ma in numero minore rispetto all’altra barricata), perché sul tragitto di quasi 2 km sono stati superati diversi ostacoli, incluse delle rotoballe di fieno che poi sono state incendiate.
Per la durata di questa fase considerando un inizio intorno alle 7:00 ed una fine verso le 9:30, si parla di circa due ore e mezzo come tempo dell’operazione.
Per quanto riguarda i danni, Petronzi ricorda il danneggiamento di una vettura della polizia scientifica, e di 3 mezzi di lavoro (SITAF riferisce danno di 41 mila euro).
Si passa poi alla visione del video registrato dalle ore 6:19, alla centrale, in varie interruzioni Petronzi potrà fare alcune precisazioni, riporto qui le più significative.
7:46, attività sopra la galleria, il filmato viene fermato quando si individua un estintore.
PM: il contenuto dell’estintore è quello a cui faceva riferimento?
Petronzi: “si , quando ho parlato di olio esausto e vernice è perché di questa sostanza è rimasto intriso anche parte del tunnel e lo rinvenivamo sul mezzo sul quale è stata lanciata questa sostanza.”
(Il video mostra che dall’estintore esce del fumo, presumibilmente sostanza anti-incendio, insomma un tradizionale estintore caricato a polvere o a CO2)
PM: da cosa è provocato questo fumo?
Petronzi: il fumo è provocato dall’estintore, come ho detto prima gli estintori sono stati usati in vario modo, sia mettendo all’interno altra sostanza… o come potete venire qui è il tipico contenuto di un estintore, che rendeva difficoltosa la visibilità… altro fumo veniva però generata anche dalla pinza…. come vedete c’era dell’acqua buttata per non fare troppa polvere….
L’estintore con olio esausto si vedrà poi in un frammento successivo del video, intorno alle 7:55, sembra dalla galleria. Successivamente viene lanciato presumibilmente “pietrisco, che serve a fissarsi là dove in precedenza è stata lanciata sostanza impregnante”.
Il video mostra il mezzo meccanico che asporta pezzi di barriere anti-rumore, sulla carreggiata opposta rispetto alla barricata salingrado, ore 8:24.
PM “Sono terminate le attività di apertura?”
Petronzi: “si da questa parte erano meno ostacolate, ma l’accesso era favorito da una parte ma sfavorito dall’altra perché questo personale si trovava a “cadere” in un certo senso doveva fare un certo salto in basso.”
9:05 DVD2 (galleria)
PM: “Questo è il momento in cui si intensificano i lanci di oggetti?”
Petronzi: “si perché a questo punto hanno un obiettivo più chiaro, che siamo noi che a quel punto usciamo a testuggine dal lato destro e con non poca difficoltà non solo dettata dai lanci ma anche dalla natura del terreno sul quale poggiavamo i piedi e dal fatto che salivamo un terreno difficile e una collinetta e c’è stato anche un momento di empasse da parte nostra, dovendo rientrare in galleria per recuperare la serenità del personale e uscire di nuovo.”
9:13 (galleria)
PM: il fumo è quello dei lacrimogeni?
Petronzi: no, io credo che siano più petardi che lacrimogeni, perché eravamo impegnati nella salita della collina e i lacrimogeni avrebbero potuto creare più difficoltà a noi, comunque… quello è anche fumo tipico dei nostri lacrimogeni quindi non glielo posso escludere con certezza posso dirle che avevamo grossi problemi a risalire la collina
9:17, DVD 12
PM: “Si trattava di petardi o lacrimogeni?”
Petronzi: “no, questo qui sicuramente lacrimogeni... il contingente che saliva da via del’Avanà, dal momento che i signori che lanciavano sono scappati… progressivamente, anche in ragione del fatto che sull’altro lato venivamo ostacolati nell’accesso, quei lacrimogeni hanno attinto i nostri contingenti che salivano da via dell’Avanà
10:20 DVD12
Petronzi: “questo qui è sostanzialmente l’accampamento della cosiddetta libera repubblica della maddalena, dove avevano collocato una serie di tende di varie dimensioni sia in quest’area che nell’area retrostante a questi luoghi che io ho descritto, era pieno di tende, noi come disposizione anzitutto non abbiamo inseguito quelli che scappavano, e in secondo luogo abbiamo lasciato che i manifestanti rimasti sul posto potessero recuperare le proprie cose.” “Nell’area trovammo sostanzialmente un campeggio, tante tende, una tenda degli amministratori di valle, una tenda adibita a Pronto Soccorso, una tenda militare molto grande adibita a punto d’incontro o di convegno, se ricordo bene c’era anche un forno su attrezzo trasportabile con ruote, che ci fu chiesto di recuperare cosa che noi favorimmo”
Termina la deposizione di Petronzi sul 27 giugno, la difesa effettuerà il controesame in un’udienza successiva. Si passa quindi al racconto del 3 luglio.
Qui il resoconto della prima parte dell’udienza del 5 luglio:
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La Terza guerra alla salute e al clima
Valdo Vaccaro – http://valdovaccaro.blogspot.com/ – http://www.medicinanaturale.biz/
Vedo che anche tu non scherzi quando ti cerchi dei nemici.
Stiamo affrontando le stesse persone.
Sono i padroni delle case farmaceutiche, delle fabbriche di armi, delle stalle da 200 mila capi e delle grandi istituzioni che stampano denaro senza averne i titoli, e che poi hanno la faccia tosta di prestarlo al mondo con tanto di interessi.
Ormai è chiaro che la gente non si ammala per virus e batteri ma per il cibo-spazzatura, per l’inquinamento ambientale chimico ed elettromagnetico, per i troppi veleni e le colture OGM.
Le nanotecnologie con i loro elementi auto-assemblanti capaci di attaccare il Dna, in forma di nanopolveri diffuse nei cibi, nei farmaci, nei vaccini, e nell’atmosfera, sono solo l’ultimo ritrovato.
Questa è la realtà. A presto.
Franco Bovone
Sono d’accordo con te che ci troviamo di fronte al medesimo nemico.
Su questi problemi è fondamentale divulgare informazione corretta, senza esagerare e senza creare inutili allarmismi, all’infuori di quelli già impliciti nei fatti.
Siccome la stampa pare anchilosata ed ipnotizzata su questi problemi, siamo noi che dobbiamo sobbarcarci l’onere di farlo.
Il fatto che il Presidente della Repubblica Italiana, e un Ministro basilare come Giulio Tremonti, entrambi persone non solo autorevoli ma anche stimate e rispettate, abbiano citato in pubblico la faccenda del Nuovo Ordine Mondiale e degli Illuminati, dovrebbe svegliare le coscienze assopite e cloroformizzate del nostro paese, di tutti i governanti e della gente comune.
Mi auguro che questo documento abbia la giusta e meritata diffusione.
Valdo Vaccaio
I piani malefici, contro la salute della popolazione mondiale, non sono cosa di oggi Le Nazioni Unite, già nel 1977 attestavano che La guerra ambientale, ovvero l’intenzionale modificazione a fini strategici del sistema ecologico naturale, come il clima, gli equilibri dell’atmosfera, le piattaforme tettoniche, è assolutamente proibita.
Il fatto che l’ONU scrivesse già allora quanto sopra è alquanto inquietante e sconvolgente.
Significa infatti che esistevano intenzioni e piani militari segreti ma non troppo, per demolire l’ignara popolazione mondiale nel suo bene più prezioso che è la salute.
Se qualcuno pensa che quando sopra sia frutto di fantascienza, di fantasie derivate da scrittori di ufologia, di occultismo o di catastrofismo, se lo scordi.
Esistono prove concrete e tangibili che quanto sopra non solo sta avvenendo e promette di avvenire, ma che è già avvenuto dentro e fuori gli Stati Uniti d’America.
La guerra della bistecca del 2007-2008 contro la Korea del Sud, e altre tensioni simili contro altri paesi incluso l’Italia, sono la prova di quanto attivi e determinati siano i macellatori-masnadieri a stelle e strisce.
Il punto 3 calza benissimo col tentativo di golpe medical-militare da parte dell’OMS, in concomitanza con la pandemia aviaria-suina.
Il punto 4 trova verifica nella distruzione degli Indiani Pimas in Arizona tra il 1900 e il 1950, attuata cambiando il corso dei fiumi e desertificando le loro fertili terre bagnate da una rete canali (vedi mio articolo La controprova dei Pimas).
Il punto 6 fa ricordare la decapitazione delle cosiddette Tigri Asiatiche (Thailandia, Korea, Indonesia, Singapore-Malaysia) da parte dell’accoppiata Bill Clinton – George Soros e del Fondo Monetario Internazionale da loro controllato, e la contemporanea distruzione dell’export italiano ed europeo, prima verso l’Asia e poi verso il resto del mondo.
Un’arma che ha assunto importanza fondamentale nella guerra moderna è l’arma psicologica.
Nessuno può negare che, dopo Hiroshima e Nagasaki, ci siano state più di 1000 esplosioni nucleari nel sottosuolo terrestre, nella profondità degli oceani e persino nello spazio, esplosioni capaci di causare terremoti e tsunami, e altri disastri ambientali.
Creare un sisma o uno tsunami è dunque possibile. Sono cose vere, scientifiche, provate.
Esistono linee di frattura e faglie assai evidenti e note sulla superficie terrestre. Ci sono mappe precise che rivelano i punti deboli e vulnerabili, sui quali è un giochino da ragazzi poter intervenire.
In 45 anni di carriera militare in giro per il mondo, ne ho viste di tutti i colori.
Negli anni 40, un professore israeliano-neozelandese faceva degli esperimenti in mare tra Nuova Zelanda e Australia, riuscendo a provocare delle onde anomale, dei piccoli tsunami.
Lavorava in Australia per conto dell’Università di Auckland, ma i fondi dati a questo progetto erano gestiti dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna.
In pratica, chi ha in mano i più sofisticati generatori di queste onde, si ritrova avvantaggiato sul nemico, essendo in grado di modificare tante cose, incluso il clima.
L’obiettivo delle grandi potenze è quello di possedere il controllo del tempo meteorologico entro il 2025 a fini militari. Gli Stati Uniti sono all’avanguardia, ma russi e cinesi non si limitano a guardare, e stanno pure essi lavorando alacremente a questo tipo di progetti.
Creare grandi alluvioni o grandi siccità in un determinato paese, in una determinata regione, si trasforma in un attacco militare e in una guerra contro di essi, risparmiando l’uso massiccio di uomini e di armi da parte dello stato aggressore.
Non era una battuta umoristica.
Esiste infatti un gruppo finanziario con nomi e cognomi, una crema del potere bipede internazionale, dotato di enorme potenza economico-finanziaria, che sta programmando per filo e per segno gli eventi a livello mondiale, sostituendosi all’evoluzione naturale e all’andamento casuale o divino o fatale delle cose terrene.
Gli Illuminati, gente pazzoide presa di mira pure da Giulio Tremonti La globalizzazione economica, preludio di quella politica, è il primo degli strumenti per imporre una progressiva esautorizzazione dei governi nazionali a favore di entità sovranazionali.
Unione Europea, Unione Eurasiatica, Trattato di Lisbona, Codex Alimentarius, OMS e FDA e varie Chiese Mediche americane, sono tutte tappe parziali in quella direzione.
Lo stesso ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha citato più volte di fronte alle telecamere che i responsabili della globalizzazione selvaggia a tappe forzate e senza regole, definendoli un gruppo di pazzi che amano definirsi Illuminati.
Lo storico francese René Chandelle ha scritto un libro dal titolo La Congiura degli Illuminati, definendoli come gente che punta alla creazione di un Nuovo Ordine Mondiale.
La storia degli Illuminati è lunga ed articolata.
Esiste un documento-bomba del 15 agosto 1871, nel quale sono delineate le fasi e le istruzioni strategiche per provocare tre guerre mondiali in successione, capaci di portare come risultato alla creazione di questo nuovo ordine internazionale.
Due personaggi che fungevano da impazienti catalizzatori ed acceleratori della storia, suggerendo e favorendo nuovi scenari e nuove situazioni politiche.
Perché 43 anni prima dello scoppio della Grande Guerra del 14-18, e 68 anni prima del Secondo Conflitto mondiale esso descrive con millimetrica esattezza quanto accadrà?
La prima guerra mondiale avrà lo scopo di consentire agli Illuminati di abbattere il potere degli Czar di Russia e di trasformare questo grande paese nella fortezza del comunismo ateo.
Divergenze tra Impero Britannico e Germania, tra Pangermanismo e Panslavismo, dovranno essere usate dagli agenti Illuminati per fomentare la guerra. Una volta conclusa, si dovrà edificare il comunismo ed impiegarlo per far cadere altri governi ed indebolire le religioni.
La seconda guerra mondiale verrà fomentata dagli Illuminati approfittando della discrepanza tra fascisti e sionisti.
La guerra inizierà per distruggere il nazismo e favorire il sionismo, culminando nella creazione dello Stato Sovrano di Israele in Palestina. Nel caso della seconda guerra si dovrà creare una Internazionale Comunista sufficientemente forte da contrapporsi a tutto il mondo cristiano.
La guerra deve orientarsi in modo tale che Islam e Sionismo si distruggano a vicenda, e le altre nazioni siano obbligate a entrare nel conflitto fino al punto di esaurirsi fisicamente, mentalmente, spiritualmente ed economicamente.
Possiamo anche pensare a una burla di Carnevale .
Possiamo dirci che non esiste Pike e non esiste Mazzini, e che la setta degli Illuminati è parto della nostra bacata fantasia, e che non esiste tale Setta Segreta negli Stati Uniti d’America.
Possiamo pure tranquillizzarci e dire che le strisce che vediamo nel cielo sono trecce di Berenice, che gli eventi dell’umanità sono dovuti al caso, alle bizze di banali comparse tipo Hitler e Mussolini, al nostro libero arbitrio, a Dio o agli Oroscopi, e che i simboli presenti sulle banconote americane siano solo decorativi, e non richiamino invece la simbologia esoterica della Massoneria.
In questo caso siamo tutti costretti ad assumerci le nostre responsabilità.
Dobbiamo prepararci e costruirci al più presto un centro-studi-strategici per operare contro tali eventi, o per attrezzarci convenientemente in vista dei medesimi.
Non c’è il due senza il tre suona quanto mai sinistro. Ma occorre farci un pensierino.
Sul nostro territorio ospitiamo qualche milione di stranieri, per lo più islamici, giovani ed agguerriti, ed abbiamo pure popolazioni Rom non integrate, che vivono troppo spesso di furti e di altre singolari attività. Nella maggior parte si tratta comunque di persone oneste, pacifiche, utili e non malintenzionate.
Ma in caso di rottura degli equilibri internazionali, in caso di disordini religiosi ed economici, tutto potrebbe cambiare anche in modo drammatico.
Si è capito da lunga data che per scatenare disordini sociali basta poco.
Uno sciopero, una crisi alimentare, una crisi energetica nel settore carburanti.
La miscela esplosiva di fame, immigrati e musulmani farà il resto.
Se a questo aggiungiamo la situazione internazionale, con possibili attacchi contro Israele e relative ritorsioni, con possibili attacchi contro l’Iran e annesse ritorsioni, con esodo massiccio di profughi, con intervento cinese a difesa del petrolio, abbiamo il quadro completo della situazione.
Ma i truffatori sono maestri nel far apparire credibile il falso, e viceversa.
Fra le strategie adottate dai fomentatori di disordini figura l’esasperazione dell’odio etnico latente in diversi popoli, anche europei, che si ritengono a torto o a ragione vessati dagli stati-nazione (vedi Serbia-Kosovo). Esasperazione che può sfociare in disordini a catena, e in un incendio generale del continente europeo. I segnali ci sono. Il prof Giacinto Auriti, di recente scomparso, propugnava per la creazione di una moneta alternativa-paracadute di proprietà nazionale, a riparo di una crisi finanziaria-valutaria mondiale con sottrazione della moneta circolante e crisi di stagflazione, indotte dal sistema bancario centrale. Qualcosa di simile a quanto avvenuto in Cina con lo Yuan (ad uso esterno) e il Remimbi (ad uso interno).
Operazioni strane e segrete sopra le nostre teste
Tornando alle cose dei nostri giorni, ci troviamo di fronte a operazioni segrete e clandestine, con diffusione di sostanze strane, a nostra totale insaputa, sopra le nostre teste, i nostri tetti, i nostri orti.
Tali operazioni vengono pervicacemente negate dalle autorità preposte al controllo dei cieli.
Ma gli attacchi agli eco-sistemi naturali hanno purtroppo una lunga e triste storia.
Un’ora di volo di un aereo antincendio Canadair costa 12000 €, non una bazzecola.
Perché mai ci sono allora aerei che diffondono queste scie particolari, che niente a che fare hanno con le scie di condensa rilasciate dai motori aerei ad alta quota? Chi li finanzia e perché?
Nasce alla NASA all’inizio degli anni ’90 dalla mente non certo serena e pacifica del prof Teller, padre della bomba H, e viene barattato ufficialmente come progetto-contromisura nei confronti del cosiddetto effetto-serra.
Iniziano le prime sperimentazioni in campo aperto, e ci sono i primi avvistamenti in USA e in Canada.
L’irrorazione fornisce subito inaspettati vantaggi nelle telecomunicazioni, per cui viene implementata ed integrata con diversi prodotti e nano-particelle (coperti da brevetti registrati) inerenti al controllo climatico.
Una guerra mondiale-ambientale già cominciata Il progetto originario diventa troppo importante e passa dalla NASA al Pentagono, dove diventa un sistema integrato di guerra ambientale, come confermato dal citato articolo Owning the weather, dove il generale Fabio Mini ( già Capo di Stato Maggiore della NATO e Medaglia d’oro al Merito dalla Presidenza degli Stati Uniti), parla di una guerra mondiale ambientale già cominciata, e cita pure gli studi dell’Ing. Thomas Bearden, scienziato di elettronica, fisica quantistica, onde longitudinali, nonché autore del testo America at the brink (America sull’orlo dell’abisso).
Chiaro che esiste una strategia della disinformazione e della negazione da parte delle autorità militari e politiche, trattandosi di operazioni severamente vietate dalle Nazioni Unite.
Ma la ricaduta dei particolati metallici a base di alluminio, bario e litio, nonché di polimeri vari
(di provenienza assolutamente e innaturalmente terrestre), rilevati in Italia, Spagna, Grecia e USA, sta causando variazioni del pH dei suoli, morte di insetti utili come le api (che sono indispensabili per l’impollinazione dei fiori negli alberi da frutto).
In breve, il mondo intero sarà costretto a ricorrere ai sistemi OGM brevettati appositamente dalla Monsanto, strada senza ritorno che porterà alla scomparsa delle sementi autoctone riproducibili, in cambio di sementi penosamente sterili, e alla dipendenza totale e schiavistica nei riguardi dei nuovi monopolisti del NOM, del Nuovo Ordine Mondiale, ambizioso nome che sostituirà l’obsoleto, sputtanato ed italicato nome di Stati Uniti d’America.
Ma, come disse Bob Kennedy, in un famoso discorso all’Università del Kansas il 18 marzo del 1968, poco prima di essere assassinato:
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base degli indici di borsa, o sul prodotto interno lordo. Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, le carneficine autostradali di fine-settimana, le serrature speciali alle nostre porte di casa, i programmi televisivi che valorizzano stili di vita sbagliati e violenti, nonché prodotti nocivi per la nostra salute. Il PIL non tiene conto del benessere della nostra gente, della qualità dell’educazione, della giustizia dei nostri tribunali, dell’equità dei nostri rapporti interpersonali. Il PIL non misura la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione verso i più deboli.
Il ruolo mondiale e storico dell’Italia L’Italia non è di certo una grande potenza in termini quantitativi e in termini politici.
Non ha pure, oggi come oggi, titoli morali per elevarsi e insegnare grandi cose al mondo, essendosi sporcata le mani nel dopoguerra, e in particolare negli ultimi 30 anni, con le sozze attività degli allevamenti e dei macelli, col diventare 52° provincia degli USA, al pari di Korea e Filippine.
Non è tuttavia un paese del Terzo Mondo, e nemmeno del Secondo.
Se esiste un Primo Mondo, essa ci sta comunque a pieno diritto.
Ha dalla sua parte 2500 anni di storia e di scienza, di arte e di cultura.
E può guardare dall’alto in basso, in linea persino verticale, i rozzi macellai e i gabellieri chimico-farmaco-petroliferi americani, i pidocchi rifatti, i mendicanti internazionali, zeppi di dollari falsi e inflazionati, ma vuoti di memoria storica, di coscienza civile e di intelligenza umanitaria.
L’America si atteggia a padrona e a sovrana del mondo intero.
Si autodefinisce distributrice di ricchezza, di democrazia e di libertà, anziché a buco-nero del mondo.
Padrona dei bisonti che ha annientato, padrona degli Indiani che ha massacrato, padrona dei bovini, dei suini e dei polli che sta allevando e dilaniando, distribuendo con le sue immonde catene mondiali dei MacDonalds, dei Kentucky Fried Chicken e dei Burger King.
Abbeveratrice mondiale di latte, zucchero, aspartame, caffè e cocacola.
Padrona dei popoli, delle reti Internet, della natura, del clima e persino delle sementi, sulle quali progetta e pretende esclusive e diritti d’autore.
Quando mai li ha chiesti sulla vite, sul paranco e sul differenziale, di Archimede da Siracusa (287- 212 a .C.)?
Quando mai li ha domandati sulla bicicletta, sull’auto, sull’aereo, sull’elicottero, sul sommergibile e sul carrarmato, o magari sulla Gioconda, di Leonardo da Vinci (1452-1519)?
Quando mai li ha pretesi sulle mappe geografiche dei suoi stessi territori, di Cristoforo Colombo da Genova (1451-1506)?
Quando mai li ha reclamati sul nome stesso America, di Amerigo Vespucci (1454-1512)?
Quando mai sulla sobrietà e la salute igienistica, di Luigi Alvise Cornaro da Venezia (1475-1566)?
E su Galvani, Volta, Meucci, Pacinotti, Marconi e Fermi
Quando mai sulla conduttività elettrica, di Luigi Galvani da Bologna (1737-1798)?
Quando mai sulla pila, sulle linee elettriche e sul lume a metano, di Alessandro Volta da Como (1745-1827)?
Quando mai sul tubo Venturi e sulla depressione dei fluidi, di Giovanni Battista Venturi da Reggio Emilia (1746-1822)?
Quando mai sulla doratura galvanica, di Luigi Vincenzo Brugnatelli da Bologna (1761-1819)?
Quando mai sul telefono, di Antonio Meucci da Firenze (1808-1889)?
Quando mai sul motore elettrico e la dinamo, di Antonio Pacinotti da Pisa (1842-1911)?
Quando mai sul radar aereo, sulla radio e la televisione, di Guglielmo Marconi da Bologna (1874-1937)?
Quando mai sull’elettro-dinamica quantistica e sulla radioattività, di Enrico Fermi da Roma (1901-1954)?
Avranno diritto le ditte italiane a pretendere che Bill Clinton e George Soros vengano portati di fronte a un tribunale internazionale per i crimini economico-valutari del 1997 contro tutto il Sud-Est Asiatico e la Korea, e per la distruzione quasi totale ed irreversibile delle nostre esportazioni in quei mercati?
Avrà diritto l’Italia della scienza, dell’arte, dell’amore e della poesia, a denunciare tutte le recenti malefatte americane contro la salute dell’umanità intera?
Avrà diritto l’Italia a distinguere tra l’America buona e quella patocca?
Avrà diritto l’Italia ad esaltare le grandi qualità dell’America sana, dei Robert Pritikin e dei Ralph Cinque, dei Frank Sabatino e dei John Robbins, ispirata agli Herbert Shelton, ai Martin Luther King, ai Bob Kennedy e ai tantissimi altri uomini degni dei valori originari e di quel IN GOOD WE TRUST, che è paradossalmente stampigliato sulla sua carta-moneta?
Avrà diritto l’Italia a rifiutare le aberranti alchimie politiche per una Terza Guerra Mondiale?
Avrà diritto l’Italia a rifiutare, in nome della libera popolazione mondiale, i disegni occulti, le pandemie, i piani segreti, le aberranti alchimie politiche e i demenziali schemi preordinati di una Terza Guerra Intercontinentale contro la natura, il clima, l’ambiente, contro la salute dei più, a vantaggio dell’avidità infinita di soldi e di potere, da parte di una banda di ladroni patentati?
Avrà diritto l’Italia a dissociarsi da ogni legame strategico-militare con la parte marcia dell’America, comandata e manovrata più che mai dal gruppo nazi-americano dei Rockefeller?
Borsellino ucciso perché indagava sulla trattativa, trovato il fascicolo. E spuntano nomi “pesanti”
La ricostruzione dei giornalisti del Fatto, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, mette i brividi: Borsellino è stato ucciso perché stava indagando, formalmente, sulla trattativa Stato-Mafia. La conferma arriva dal ritrovamento di un fascicolo assegnato a Borsellino in data 8 luglio 1992 (11 giorni prima di essere ucciso…) in cui viene fuori l’ufficialità dell’indagine e i nomi delle persone coinvolte. Nomi pesanti. Nomi di capimafia. Nomi di politici. Nomi di esponenti dei servizi segreti.
In piena stagione stragista, a metà giugno del ‘92, un anonimo di otto pagine scatenò fibrillazione e panico nei palazzi del potere politico-giudiziario: sosteneva che l’ex ministro dc Calogero Mannino aveva incontrato Totò Riina in una sacrestia di San Giuseppe Jato (Palermo). Una sorta di prologo della trattativa. Su quell’anonimo, si scopre oggi dai documenti prodotti dal pm Nino Di Matteo nell’aula del processo Mori, stava indagando formalmente Paolo Borsellino. Con un’indagine che il generale del Ros Antonio Subranni chiese ufficialmente di archiviare perché non meritava “l’attivazione della giustizia”.
IL DOCUMENTO dell’assegnazione del fascicolo a Borsellino e a Vittorio Aliquò, datato 8 luglio 1992, insieme alle altre note inviate tra luglio e ottobre di quell’anno, non è stato acquisito al fascicolo processuale perché il presidente del Tribunale Mario Fontana non vi ha riconosciuto una “valenza decisiva” ai fini della sentenza sulla mancata cattura di Provenzano nel ‘95, che sarà pronunciata mercoledì prossimo.
Ma le note sono state trasmesse alla Procura nissena impegnata nella ricostruzione dello scenario che fa da sfondo al movente della strage di via D’Amelio. In aula a Caltanissetta, infatti, nei giorni scorsi, Carmelo Canale ha raccontato che il 25 giugno 1992, Borsellino, “incuriosito dall’anonimo” volle incontrare il capitano del Ros Beppe De Donno, in un colloquio riservato alla caserma Carini, proprio per conoscere quel carabiniere che voci ricorrenti tra i suoi colleghi indicavano come il “Corvo due”, ovvero l’autore della missiva di otto pagine.
Quale fu il reale contenuto di quell’incontro? Per il pm, gli ufficiali del Ros, raccontando che con Borsellino quel giorno discussero solo della pista mafia-appalti , hanno sempre mentito: una bugia per negare l’esistenza della trattativa, come ha ribadito Di Matteo ieri in aula, nell’ultima replica. Tre giorni dopo, il 28 giugno, a Liliana Ferraro che gli parla dell’iniziativa avviata dal Ros con don Vito, Borsellino fa capire di sapere già tutto e dice: “Ci penso io”.
Il primo luglio ‘92, a Palermo il procuratore Pietro Giammanco firma una delega al dirigente dello Sco di Roma e al comandante del Ros dei Carabinieri per l’individuazione dell’anonimo. Il 2 luglio, Subranni gli risponde con un biglietto informale: “Caro Piero, ho piacere di darti copia del comunicato dell’Ansa sull’anonimo. La valutazione collima con quella espressa da altri organi qualificati. Buon lavoro, affettuosi saluti”.
NEL LANCIO Ansa, le “soffiate” del Corvo sono definite dai vertici investigativi “illazioni ed insinuazioni che possono solo favorire lo sviluppo di stagioni velenose e disgreganti”. Come ha spiegato in aula Di Matteo, “il comandante del Ros, il giorno stesso in cui avrebbe dovuto cominciare ad indagare, dice al procuratore della Repubblica: guardate che stanno infangando Mannino”.
Perché Subranni tiene a far sapere subito a Giammanco che l’indagine sul Corvo 2 va stoppata? Venerdì 10 luglio ‘92 Borsellino è a Roma e incontra proprio Subranni, che il giorno dopo lo accompagna in elicottero a Salerno. Borsellino (lo riferisce il collega Diego Cavaliero) quel giorno ha l’aria “assente”. Decisivo, per i pm, è proprio quell’incontro con Subranni, indicato come l’interlocutore diretto di Mannino. È a Subranni che, dopo l’uccisione di Salvo Lima, l’ex ministro Dc terrorizzato chiede aiuto per aprire un “contatto” con i boss.
È allo stesso Subranni che Borsellino chiede conto e ragione di quella trattativa avviata con i capi mafiosi? No, secondo Basilio Milio, il difensore di Mori, che ieri in aula ha rilanciato: “Quell’incontro romano con Subranni è la prova che Borsellino certamente non aveva alcun sospetto sul Ros”.
Il 17 luglio, però, Borsellino dice alla moglie Agnese che “Subranni è punciuto”. Poche ore dopo, in via D’Amelio, viene messo a tacere per sempre. Nell’autunno successivo, il 3 ottobre, il comandante del Ros torna a scrivere all’aggiunto Aliquò, rimasto solo ad indagare sull’anonimo: “Mi permetto di proporre – lo dico responsabilmente – che la signoria vostra archivi immediatamente il tutto ai sensi della normativa vigente”.
Grecia al tracollo e alla fame! E in Italia non vogliono che si sappia!
http://terrarealtime.blogspot.it/2013/02/grecia-al-tracollo-e-alla-fame-e-in.html
A distanza di pochi giorni scarcerati due feroci camorristi a causa della giustizia lumaca.
chissà cosa ne pensa quello stinco di santo della soc civile tal Luigi De Magistris….
Due scandalose scarcerazioni in due giorni: Lunedi è uscito dal carcere per scadenza dei termini di fase Luigi Ferrara, killer ergastolano di Napoli, e il giorno successivo, martedi`, sempre a Napoli, un elemento di spicco della criminalita` organizzata campana (S. Maggio del clan Mazzarella) è stato liberato per inosservanza dei parametri fissati dalla legge nella tempistica della custodia cautelare.
Staff nocensura.com
http://www.nocensura.com/2013/07/a-distanza-di-pochi-giorni-scarcerati.html
Lo stato non paga e manda in rovina le aziende: fallimenti +110%
ma non ci doveva essere un boom di assunzioni? E tutti sti disperati che dovremmo accogliere in cerca di opportunità lavorative li assumerà la Boldrini?
Di Marinetto Cerneaz
Il governo – ma non ci voleva molto a capirlo – è tutto chiacchiere e distintivo. Annunci, annunci e ancora annunci, null’altro. Ergo, “è verosimile ritenere che i debiti della Pubblica amministrazione italiana nei confronti delle imprese ammontino a circa 120 miliardi di euro”. Vale a dire tanti quanti sono sempre stati.
Lo afferma il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che stima l’importo in base all’indagine presentata a marzo scorso dalla Banca d’Italia secondo cui il debito della P.a. sarebbe pari a 91 miliardi. Ma “si tratta di una foto scattata il 31-12-2011, piu’ di un anno e mezzo fa – sottolinea Bortolussi – in cui non sono comprese le aziende con meno di 20 addetti che costituiscono il 98% del totale. In questa ricerca inoltre non sono state coinvolte le imprese dei settori sanita’ e servizi sociali dove si annidano i ritardi di pagamento piu’ eclatanti. Alla luce di questi elementi, riteniamo l’ammontare dei debiti scaduti stimato dalla Banca d’Italia sottodimensionato di circa 30 miliardi di euro”.
Conseguenza? Tra il 2008 ed il 2012 “sono piu’ che raddoppiati (+114%) i fallimenti delle imprese vittime dei ritardi o dei mancati pagamenti da parte dei committenti pubblici e privati”.
Complimenti, non servono commenti, Fallitaglia sta lavorando per loro…
Fonte: http://www.lindipendenza.com/crediti-debiti-stato-fallimenti-imprese/
TAV: visita alle discenderie francesi
WRITTEN BY: LEONARDO CAPELLA – JUL• 13•13
http://www.tgvallesusa.it/?p=1712
A margine della visita abbiamo raccolto queste interviste.