L’economia va a ramengo: falliscono 57 imprese al giorno

disfattisti. Non è vero, la crisi non c’è. Così si scoraggia l’arrivo di risorse che faranno i lavori che gli italiani CHOOSY non vogliono fare.

 di CLAUDIO PREVOSTI

 Ogni giorno, nei primi sei mesi del 2013, 57 imprese italiane hanno portato i libri in tribunale e sono 7.365 i fallimenti registrati nella prima meta’ dell’anno. Dall’inizio del 2009, quando la crisi ha iniziato a incidere piu’ pesantemente sull’economia, complessivamente sono stati 52.666 i casi registrati e il trend e’ risultato in costante aumento. E’ la fotografia che emerge dall’analisi dei fallimenti in Italia realizzata da Cribis D&B, societa’ specializzata nella ‘business information’. Il primo semestre del 2013 ha visto un’accelerazione del numero dei fallimenti sia rispetto allo stesso periodo del 2012 (+16,5%) che se si confronta il dato con quello di tre anni prima (+60,3%). L’edilizia risulta essere il settore piu’ colpito.

 Dopo i 3.637 fallimenti rilevati nei primi tre mesi del 2013, nel secondo trimestre se ne sono aggiunti altri 3.728, un record negativo assoluto se si guarda nel complesso agli anni della crisi. Anche nel 2013 l’edilizia si conferma il comparto in maggiore difficolta’, con 1.500 casi totali di fallimento e un +17,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; sono piu’ di 8.700 le imprese del settore che sono state costrette a portare i libri in tribunale dal 2009 a oggi. Critica – rivelano i dati di Cribis D&B – anche la situazione delle imprese del commercio: in quattro anni e mezzo hanno dichiarato fallimento oltre 10.400 imprese. A livello territoriale la Lombardia e’ di gran lunga la regione piu’ colpita, anche considerata la maggiore densita’ di imprese attive: la regione ha raccolto il 22,2% del totale nazionale dei fallimenti del 2013. Seguono, a distanza, Lazio (11,2% del totale) e Veneto (8,53%).

NO MUOS – richiesta trasferimento prefetto e questore

“Apprendiamo dal Coordinamento dei Comitati No Muos e dal Team dei Legali del Coordinamento di fatti che stanno avvenendo e che costituiscono, a nostro avviso, gravi violazioni di diritti costituzionalmente garantiti.
Ci riferiamo all’attività di repressione perseguita nei confronti dei manifestanti e, in particolare (ma non solo) alle contestazioni di sanzioni amministrative nei confronti dei manifestanti stessi.
L’episodio più clamoroso lo scorso 19 giugno, mentre alcuni manifestanti chiedevano di poter parlare con i giornalisti convogliati con aereo ministeriale e scortati all’interno della base di Niscemi, sono stati multati per Blocco Stradale con sanzione che va da un minimo di 2.500 a un massimo di 10.000 euro.
Eppure i manifestanti volevano solo fare presente che l’informazione rischiava di essere strumentalizzata. Tanto più che lo scorso 28 maggio non era stato concesso l’ingresso al giornalista Antonio Mazzeo, che da tempo si occupa della vicenda, proprio in quanto giornalista.
Ciò dimostra, in questo come in altri procedimenti sanzionatori, che mancava sia la condotta tipica che l’elemento soggettivo cui è connessa la sanzione e che quest’ultima sia stata contestata solo per finalità dissuasive pur in presenza di cause giustificative quali l’esercizio di diritti riconosciuti dagli artt. 17 e 21 della Costituzione.
Inoltre apprendiamo in questi giorni che ai manifestanti che avevano chiesto al Prefetto, come garantito dalla legge, di essere sentiti personalmente nell’ambito del procedimento sanzionatorio è stata spedita per posta una convocazione che è stata recapitata dopo la data fissata per l’audizione.
Un simile comportamento che evidentemente è finalizzato ad eludere il diritto di partecipazione al procedimento e di difesa dei cittadini, dimostra ancora di più che la contestazione delle sanzioni risponde esclusivamente a finalità politico-repressive.
Ciò costituirebbe violazione di libertà di manifestazione del pensiero a quelli di difesa, garantite dalla nostra costituzione, per non parlare dei principi di imparzialità, trasparenza e buon andamento delle Amministrazioni Pubbliche.
Inoltre non si può fare a meno di sottolineare che a fronte della forte azione repressiva contro i manifestanti, nessuna misura viene invece presa rispetto alla mancanza di certificato antimafia per una delle ditte che lavorano all’interno del cantiere del MUOS.”

 

 

L’italia finirà di esistere tra un anno e cinque mesi

Letta lo ha scritto nel 97: bisogna morire per l’euro.

Draghi ha ribadito il concetto lo scorso anno, quindi…

Ma l’euro è una imperdibile opportunità. E’ chiaro ora per chi?

 Quasi che fosse stata una notizia da giornale di provincia, tutta la grande stampa nazionale e va da sé anche la grande informazione televisiva, hanno bellamente trascurato il fatto che la Commissione europea abbia ricordato all’italia che “a partire dal 2015 il trattato denominato Fiscal Compact entrerà in vigore e quindi da quell’anno e per i successivi  20 (venti!) anni l’italia dovrà tagliare la spesa pubblica di 45 miliardi di euro ogni 12 mesi, in modo da riportare alla soglia del 60% il rapporto debito-pil”. 

 Ora, al momento attuale il governo dei sonnanbuli guidato da Capitan Valium Enrico Letta non riesce a mettere a fuoco neppure il taglio di 4 miliardi di euro della spesa pubblica per cancellare l’IMU e altri 4 miliardi per bloccare l’aumento dell’IVA.

Qualcuno che abbia un minimo di lucidità è in grado di spiegare come potrà – il prossimo governo – tagliare di 10 volte tanto la spesa statale OGNI ANNO PER 20 ANNI?!

Vediamo come si potrebbe fare, ammesso e non concesso che un prossimo governo davvero intenderà provarci.

Rudurre di 900 miliardi di euro la spesa pubblica italiana di oggi (questo significa tagliare di 45 miliardi l’anno per 20 anni la spesa pubblica) significherebbe: dimezzare tutte le pensioni (ridurle del 50%) + licenziare almeno 2.000.000 di impiegati pubblici (un terzo nella scuola, un terzo nella sanità, un terzo tra polizia, carabinieri e Fiamme Gialle + i due terzi degli impiegati comunali e regionali) + cancellare ogni forma di assistenza sociale + ridurre di non meno del 40% tutti gli stipendi del settore pubblico.

Così, in 20 anni si ridurrebbe della metà di quei 900 miliardi di euro suddetti la spesa dello Stato.

E l’altra metà? L’altra metà va “drenata” dai risparmi dei cittadini in tasse sui patrimoni e più in generale su ogni avere, incluso il conto alla Posta da 1000 (mille) euro.

Non serve un fine economista per capire che tutto ciò porterebbe l’italia a superare di botto la Grecia quanto a devastazione. E la devastazione è sorella della violenza e la violenza di massa si chiama guerra.

Il tutto inizierà tra esattamente tra un anno e cinque mesi a partire da ora.

NO TAV al PESTO

Corteo anomalo quello che scende lungo il rio Ciliegio, giù per una stradina dove a malapena passa una macchina.

testo e foto di Alessandra Fava

‘No Tav, no Tav, questo treno porta morte, porta mafia e non si fa”, urlano i manifestanti e intanto scortano un’auto con su gli ispettori del Cociv che avrebbero dovuto espropriare alcuni ettari di terreno per la costruzione del Terzo valico, una Genova-Voltri/Novi Ligure, l’Alta velocità al pesto, 54 chilometri per la modica cifra di 6,2 miliardi di euro. Intorno la valletta è tutto un brillio di verde, poche case sparse arrembate alla montagna, il rio Ciliegio che però è mezzo in secca, mica come il Trasta che confluisce 200 metri a valle e ”potrebbe dare acqua a tutta Sampierdarena perchè viene giù così tutto l’anno”, spiega un vecchio.

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Siamo nell’Alta valpolcevera, è ancora Genova e ti senti in campagna. Passato il ponte Morando e l’Ikea, rovine di fabbriche, l’Ansaldo energia e un deposito per traslochi, Trasta è lì, sulla riva destra del Polcevera, abbarbicata tra le fasce a prendersi il sole. Dal circolo dei Barabini, un Arci storico che fa doposcuola, assemblee e gas, si sale ancora per la valletta fino alle tende dei No Tav che oggi combattono fino a mezzanotte, quando scade il termine per questa fetta di espropri. Domani o dopo si va da qualche altra parte. Ma tra tre mesi magari si torna che tornano le lettere. ”Giù le mani dalla nostra terra”: grida un abitante in unisono con alcuni ‘No Gronda’ quelli che si oppongono a una variante autostradale che dovrebbe attraversare sempre la Valpolcevera provenendo da Arenzano, ma dall’altra parte del torrente, zona Murta.

Pietro Cuccuru, detto Pietrino, 73 anni, si guarda l’orto come fosse un figlio. Una fascia di 500 metri per 8,  ”queste sono carote, quello è sedano. Qui c’è un vivaio di lattughe, queste sono rucola, basilico, prezzemolo, peperoncino per fare i ripieni”, elenca mentre cammina. ”Anche l’anno scorso sono venuti – borbotta – volevano prendersi il terreno, ma io non sono neppure stato a sentire quanto mi davano. Io non gli vendo un bel niente e poi, due anni fa che sono venuti, misure contro misure, mi hanno anche calpestato il basilico, li ho mandati via a bastonate. Ecco. Oh, non siamo violenti noi, eh. Queste sono cipolle Tropea, poi ci sono le patate, le cipolle da cucinare”. E mentre si cammina mi mette in mano una cipolla di Tropea, tre gocce d’oro (che sono le prugne gialle), tre zucchine col fiore e anche un cetriolo. ”Io sono qui dal ’64, ma io che coltivo è dal ’70, praticamente sono nato nell’orto – continua Pietrino – A coltivare qui siamo in due, là c’è un altro che non ha firmato. In questa valletta del rio Ciliegio saremo 40 o 50 orti e se fanno la ferrovia sparisce anche l’acqua potabile e la sorgiva. Una volta si viveva con queste cose qua. Ora è tutto cambiato, i giovani non vogliono più coltivate la terra”.

Intanto da una vecchia casa genovese, a tre piani, tutta grigia con le persiane di legno verde e un bell’albero che fa ombra all’entrata, esce un’anziana. ”Qui è tutto un casino”, dice Adriana Grattarola, 86 anni. E s’informa: ”Ah son riusciti a farli andare via. Bene. Sono 70 anni che vivo qui, mi sono sposata che ne avevo 22. Per ora, se possibile non vendo – ride – Poi vedremo. E’ nato qui mio figlio, si è sposato, è andato a vivere fuori. Son qui sola. Vede c’ho anche questa striscia qui – un metro per otto con in mezzo un albero di mele – che ora ho trovato uno che coltiva e mi dà un po’ di verdure”. Baratti di campagna.
Pietrino scappa che dopo il caffè deve trovare un tubo per collegare una bombola del gas e cuocere la pasta per i manifestanti. Adriana se ne torna in casa. Cinque bambinetti scorrazzano giù gridando ‘No Tav’. Hanno appena dipinto le magliette all’ombra di una tenda in un altro orto. Passano vicino a un grande striscione ‘No allo spreco di denaro pubblico, aprono gallerie, chiudono ospedali”. E se ne vanno garuli come rondini.

http://www.qcodemag.it/2013/07/13/terzo-valico-no-tav-al-pesto/

Il super poliziotto se ne sbattendo la porta

Il capo di gabinetto lascia il suo ufficio: “Lo devo a mio figlio morto. Gli ho promesso che sarebbe stato orgoglioso di me”

Il poliziotto
se ne va
sbattendo
la porta

Se ne è andatoGiuseppe Procaccini, ma si sente profondamente offeso. Dopo quarant’anni di onorata carriera ha fatto gli scatoloni nel suo ufficio e ha chiuso la porta del suo ufficio al Vimininale con l’amaro in bocca. In questa assurda storia del dissidente kazako Ablyasov ha pagato solo lui. Per ora. Procaccini, senza che nessuno glielo chiedesse, ha presentato le sue dimissioni da Capo di Gabinetto del ministero dell’Interno, un posto che occupava dal 2008 prima con Maroni, confermato da Cancellieri e pure daAngelino Alfano. Se ne è andato, ma vuole che la sua versione si sappia. 

Il ministro, al contrario, e lo ha ribadito ieri alla Camera e al Senato, sostiene la sua estraneità ai fatti spiegando di essere stato informato a cose fatte da Emma Bonino. Procaccini racconta al Corriere come sono andate le cose: “Ho ricevuto l’ambasciatore kazako al Viminale perché me lo disse il ministro spiegandomi che era una cosa delicata. L’incontro finì tardi e quindi quella sera non ne parlai con nessuno. Ma lo feci il giorno dopo, spiegando al ministro che il diplomatico era venuto a parlare della ricerca di un latitante. Lo informai che avevo passato la pratica al prefetto Valeri“. Cose tra l’altro lasciate anche scritte nel suo ultimo atto ufficiale, la lettera ad Alfano: “Le confermo che ho mantenuto una linearità istituzionale priva di ogni invasività, cercando di operare da tramite funzionale circa la presenza nel nostro Paese di un pericoloso latitante armato”. È questo il nodo, spiegaFiorenza Sarzanini: il capo di gabinetto ribadisce che nessuno gli parlò del fatto che Mukhtar Ablyazov fosse un dissidente. Lo ribadisce adesso che ha deciso di farsi da parte: “Nessuno mi parlò mai dell’espulsione di sua moglie e di sua figlia. Anzi. Al termine del blitz Valeri mi comunicò che il latitante non era stato trovato e per me la vicenda si chiuse lì. Non sapevo nulla dell’espulsione. Nessuno mi ha informato di quanto accaduto relativamente alla pratica gestita dall’ufficio Immigrazioni”. 

Se ne è andato Giuseppe Procaccini disgustato, con l’amaro in bocca e la delusione di non aver potuto onorare la promessa fatta al figlio in punto di morte. Nella lettera ad Alfano l’ex capo di gabinetto sottolinea il suo totale impegno personale profuso nel lavoro: “ciò mi ha sicuramente limitato nella mia dimensione familiare e ne ho sempre sofferto, soprattutto quando ho visto il mio amato figliolo Fabrizioandare pian piano via. Di lui ricordo che mi disse con un filo di voce: “Avrei voluto che tu fossi orgoglioso di me”. Eppure io lo sono stato immensamente e spero che lui sappia quanto e nell’assistere al suo saluto gli ho promesso che avrei cercato di agire perché lui fosse orgoglioso di me. Anche questo è per me motivo di tormento e non posso non tenerne conto mentre vengo ingiustamente offeso”. 

http://www.liberoquotidiano.it/news/1280551/Il_super_poliziotto___Alfano_sapeva___Me_ne_vado_dal_Viminale_disgustato_.html

Secondo l’ONU è “nato” un nuovo tipo di nuvola, che sarà catalogata

Scie Chimiche HAARP alias Geoingegneria un mix mortale che sta trasformando il pianeta.Inizia la propaganda di normalizzazione del fenomeno da parte di enti ufficiali…quando la verita’ viene a galla

E ‘ nato un nuovo tipo di nuvola, nonostante gli studiosi del settore, in questo campo, non si aspettassero novità”… scrive Repubblica. “E’ dal 1951 che non veniva catalogato un nuovo tipo di nuvola“. “La nuova nuvola è grande, grigio scura e attraversata da mulinelli. Presto l’Onu le darà un certificato di autenticità. Per il momento è stata classificata con il nome di “undulatus asperatus”

Prendiamo atto che è nata una nuvola: resta da stabilire se è opera di Madre Natura… o di Padre Haarp:  è piuttosto strano che, improvvisamente, nel 2013, spunti dal nulla un nuovo tipo di nuvola, dall’aspetto piuttosto “artificiale”, quantomeno inconsueto. Il fatto che sia attraversata da mulinelli inoltre, alimenta il sospetto che alla base possano esserci reazioni scatenate da onde elettromagnetiche.

 La prima volta è stata avvistata negli USA (la “patria” dell’Haarp è il primo luogo dove è comparsa…casualmente ) e successivamente anche in Europa: in Francia, Novergia, Inghilterra e Scozia.

Gli esperti hanno subito attribuito la responsabilità al “cambiamento climatico”, mentre l’Onu l’ha catalogata, per inserirla nel ‘catalogo’. Come dire: “è tutto normale“… certo: come lo sono quelle persistenti scie bianche che quotidianamente vediamo nei cieli di tutto l’occidente, a quote troppo basse per trattarsi di “scie di condensazione”, che comunque si dissolvono dopo pochi minuti…

Scie che anche lo stimato scienziato italiano Stefano Montanari non ha esitato a definire “non normali”  rispondendo a una domanda di una signora che ha assistito ad un suo convegno sulle nanopatologie: pur specificando che “non è dato sapere con certezza quali sostanze vengono irrorate nei cieli” in quanto per scoprirlo sarebbe necessario effettuare analisi in quota che fino ad oggi nessuno ha mai effettuato. (guarda il video: la parte in oggetto inizia al minuto 01:56:54 circa)

Staff nocensura.com

http://terrarealtime.blogspot.it/2013/07/secondo-lonu-e-nato-un-nuovo-tipo-di.html#more

L’american dream

vengano in Italia, c’è tanto lavoro e bisogno di risorse

 Attenzione: l’America è ormai fragilissima ma non se n’è ancora accorta: tre statunitensi su quattro stanno vivendo del solo stipendio, ma la maggior parte di loro «si comporta come se il loro posto di lavoro fosse eterno: la verità è che i licenziamenti di massa possono verificarsi in qualsiasi momento». Non solo. Il 27% non ha un centesimo di risparmi, e il 46% dispone di risparmi inferiori a 800 dollari: «Meno di un americano su quattro ha abbastanza soldi per coprire sei mesi di spese», avverte “Tyler Durden”. Eppure, «sembra che la stragrande maggioranza non veda quello che sta arrivando: non capisce come funziona il nostro sistema finanziario, non capisce quanto sia vulnerabile», e in più «ha una fiducia cieca, come se i nostri leader sapessero esattamente cosa stanno facendo e se fossero in grado di risolvere i nostri problemi». Risultato: «La maggior parte degli americani non sono assolutamente preparati per affrontare la terribile tempesta che ci sta per colpire».

La stragrande maggioranza delle famiglie, scrive “Durden” in un intervento su “ZeroHedge” ripreso da “Come Don Chisciotte”, «sta vivendo alla giornata, spendendo tutto il proprio stipendio». Non si fanno «scorte di emergenza», mentre «solo una piccola percentuale sta comprando oro e argento come investimento». Sembra che tutti abbiano già dimenticato quello che è successo nel 2008: «Allora, quando si schiantò il mercato finanziario, milioni di americani persero il lavoro e, dato che la maggior parte di loro viveva spendendo tutto quello che guadagnava, in milioni persero anche le loro case». Il guaio è che tutti credono che tutto questo, semplicemente, non succederà più: «In questo momento ci sembra di vivere in una “bolla di speranza” e la gente è diventata molto tollerante. Per un certo periodo andava molto di moda mostrarsi “prepper”, ma ora la preoccupazione per l’arrivo di un’altra crisi economica sembra essersi placata. Tragico errore».

 Secondo “Durden”, tutto il sistema finanziario è un gigantesco “Schema Ponzi”, a piramide, e «ci sono già segnali che i mercati finanziari siano in procinto di implodere un’altra volta». Così, «tutti quelli che non si saranno preparati ad affrontare quello che succederà se ne pentiranno amaramente». Basta dare un’occhiata agli indicatori economici, tutti in picchiata. «I salari continuano a scendere anche se il costo della vita continua a salire». Oggi, il reddito medio del 90% degli americani supera di poco i 31.000 dollari, e «sempre più famiglie stanno cercando di capire come arrivare a fine mese». Sei americani su quattro hanno dovuto tagliare le spese familiari, mentre «le piccole imprese stanno diventando una specie in via di estinzione». Eccetto gli agricoltori, i lavoratori autonomi si sono ridotti al 7%: «Questo significa che la stragrande maggioranza degli americani dipende da qualcun altro per procurarsi un reddito. Ma che succederà quando quei posti di lavoro scompariranno?».

Nel 1989, continua “Durden”, il rapporto tra debito e reddito della famiglia media americana era di circa il 58%, mentre oggi si è impennato fino al 154%. Non a caso «si è arrivati alla più alta percentuale di americani che vive con i sussidi del governo». Secondo l’Us Census Bureau, il 49% di tutti gli americani vive in una casa che gode di benefici monetari diretti concessi dal governo federale. «E allora che succederà quando il treno del governo, che passando tira caramelle a tutti, arriverà in stazione?». Anche mangiare è diventato un problema: «Negli anni ‘70, un americano ogni 50 chiedeva dei buoni pasto. Oggi, circa un americano su 6,5». Il patrimonio è spesso fragilissimo e volatile: «Si stima che meno del 10% della popolazione degli Stati Uniti abbia investito in oro o argento». I “prepper” che vedono il problema sono appena tre milioni di persone. E tutti gli altri? Non sono preparati al peggio, dice “Durden”. «Il 44% di tutti gli americani non hanno kit di pronto soccorso in casa, il 48% non ha scorte di emergenza, il 53% non ha in casa approvvigionamenti di acqua e cibo non deperibile per tre giorni».

Un sondaggio ha chiesto agli americani quanto tempo quanto pensavano di sopravvivere se se mancasse la corrente elettrica per un lungo periodo di tempo. «Incredibilmente, il 21% ha detto che sopravviverebbe per meno di una settimana, il 28% per meno di due settimane, ma quasi il 75% ha risposto che morirebbe entro due mesi». Secondo un altro sondaggio, condotto dalla Adelphi University Center for Health Innovation, il 55% degli americani crede che sarà il governo a soccorrerli quando arriverà il disastro. «Solo perché oggi esiste una classe media che ha un comodo stile di vita questo non significa che sarà sempre così», sostiene “Durden”. «Se dubitate di questa affermazione, dovreste dare un’occhiata a quanto sta accadendo in Grecia: molti genitori che appartenevano alla classe media oggi sono diventati tanto poveri da dover abbandonare i figli in un orfanotrofio per non farli morire di fame». Un’organizzazione caritativa ha rivelato che l’80% dei bambini che vivono nei suoi centri residenziali sono lì solo perché le loro famiglie non potevano più provvedere a loro.

«Il 10 % dei bambini greci rischiano di morire di fame. Gli insegnanti pensano di annullare le lezioni di educazione fisica, perché i bambini sono denutriti e vedono i loro alunni raccogliere cibo dai cassonetti». Inutile pensare che la Grecia sia lontana e che quella catastrofe non possa raggiungere gli Stati Uniti, conclude “Durden”: «Se crollerà l’economiaamericana e perderai il tuo lavoro, come farai a sopravvivere, tu e la tua famiglia? Resterete senza casa e dovrete aspettare i sussidi del governo per mangiare?». Molto meglio «prepararsi» finché c’è ancora tempo. «Non ci sono scuse: vi potete fidare che Ben Bernanke e Barack Obama abbiano tutto sotto controllo, ma per quanto riguarda me e la mia famiglia ci stiamo preparando per affrontare la gigantesca tempesta economica che sta arrivando».

 Fonte: http://www.libreidee.org/2013/07/americani-a-rischio-poverta-ma-non-vedono-il-pericolo/

La verita’ nascosta: colpo di stato in America

DI PAUL CRAIG ROBERTS

 globalresearch.ca

“Gli americani hanno subito un colpo di stato, anche se esitano ad ammetterlo. Il regime di Washington manca di legittimità costituzionale e giuridica. Gli americani sono attualmente governati da usurpatori secondo i quali l’esecutivo è al di sopra della legge e che la Costituzione americana è né più né meno che carta straccia.”

 Un governo non costituzionale è un governo illegittimo. I giuramenti di fedeltà comprendono la difesa della Costituzione “contro ogni nemico, straniero e interno”. Come vollero ben sottolineare i Padri Fondatori, il principale nemico è il governo stesso. Al potere non piacciono vincoli e restrizioni e fa di tutto, sempre, per liberarsi da questi “lacci”.

Alla base del regime di Washington c’è usurpazione di potere. Il Regime Obama, come quello passato Bush/Cheney, non è legittimo. Gli Americani sono governati da un potere che comanda non in forza del diritto e della Costituzione, ma con le menzogne e la forza bruta. Quelli che oggi sono al potere considerano la Costituzione solo una “catena che gli tiene le mani legate”.

Rispetto all’attuale regime americano, erano più legittimati: il regime dell’apartheid in Sudafrica, il regime dell’apartheid israeliano nei territori Palestinesi, il regime Talebano e persino i regimi di Muhammar Gaddafi e Saddam Hussein.

L’unica difesa costituzionale che i regimi Bush/Obama hanno lasciato è il Secondo Emendamento, un emendamento perfettamente inutile che prevede la differenza di armamenti tra Washington e il cittadino comune. Nessun cittadino con un fucile in mano può proteggere se stesso e la sua famiglia da uno dei 2,700 blindati del Dipartimento della Difesa Nazionale, o da un drone, o da una pattuglia SWAT con uniformi antiproiettile.

Come i servi della gleba nei secoli più oscuri della storia, i cittadini americani possono essere prelevati, dietro ordine di un funzionario sconosciuto dell’esecutivo, e sbattuto in prigione, sottoposto a tortura, senza prove accusatorie presentate davanti a un regolare tribunale e senza alcuna informazione alla famiglia di dove sia e perché si trovi lì. O possono ritrovarsi inspiegabilmente in una lista di persone a cui sono impediti viaggi in aereo.

Ogni comunicazione di ogni americano, escluse le conversazioni dal vivo in ambienti senza cimici, è intercettata e registrata dalla National Security “Stasi” Agency, che può mettere insieme parole e frasi e produrre un “terrorista interno”.

Se sbattere in prigione un cittadino americano risulta troppo faticoso, il cittadino può sempre essere fatto saltare in aria con un missile sparato da un drone. Senza nessuna spiegazione. Per il tiranno Obama quel cittadino era solo un nome su una lista.

Il Presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che sta esercitando queste prerogative proibite dalla Costituzione, e che il suo regime le ha usate per perseguitare e uccidere cittadini americani. La sua rivendicazione di essere al di sopra della legge e della Costituzione è di pubblico dominio. Eppure, non c’è stata ancora alcuna richiesta d’impeachment. Il Congresso si è messo a tappetino. I servi obbediscono ai comandi.

Le persone che hanno contribuito a trasformare un presidente democraticamente eletto in un Cesare comprendono John Yoo, ricompensato per il suo tradimento con la nomina a professore di giurisprudenza all’Università della California, Berkeley(Scuola di Legge di Boalt), il compagno di tradimento di Yoo, Jay Scott Bybee, ricompensato per il suo tradimento con la nomina a giudice federale nella Corte d’Appello del Nono Distretto Giudiziario. Quindi, ora abbiamo un professore di legge che insegna e un giudice federale che sentenzia che l’esecutivo e’ al di sopra della legge.

Il colpo di stato dell’esecutivo in America ha avuto successo. Il punto è: quanto durerà? Oggi l’esecutivo è fatto di bugiardi, criminali e traditori. Tutto il male del mondo pare concentrarsi in Washington.

La risposta di Washington alle prove fornite da Edward Snowden che Washington, contravvenendo a tutte le leggi nazionali e internazionali, stia spiando il mondo intero, ha dimostrato a ogni paese che il principio di vendetta, per il regime americano, è al di sopra della legge e dei diritti umani.

Dietro preciso ordine degli USA, gli stati-fantoccio dell’Europa hanno negato il permesso di volo all’aereo di linea che trasportava il presidente della Bolivia, Morales, costringendolo ad atterrare in Austria e a subire una perquisizione.

Washington ha pensato a bordo di quell’aereo poteva esserci Edward Snowden. E catturare Snowden, per Washington, era più importante del rispetto delle leggi internazionali e delle immunità diplomatiche.

Quanto ci vorrà ancora prima che Washington ordini al suo “pupazzo” inglese di mandare una pattuglia SWAT a prelevare Julian Assange dall’ambasciata ecuadoregna a Londra e consegnarlo alla CIA per sottoporlo a una bella seduta di “waterboarding”? (tortura dell’acqua, è una forma di tortura consistente nell’immobilizzare un individuo in modo che i piedi si trovino più in alto della testa, e versargli acqua sulla faccia). Il 12 Luglio Snowden si è incontrato ha incontrato all’aeroporto di Mosca con organizzazioni per i diritti umani da tutto il mondo. Ha affermato che i poteri illegali esercitati da Washington gli impediscono di andare nei tre paesi latino-americani che gli hanno offerto asilo. Snowden, quindi, ha accettato le condizioni poste dal Presidente russo Putin e ha chiesto asilo alla Russia.

Gli americani spensierati o troppo giovani forse non sanno cosa significhi questo: in tutta la mia vita professionale ho sempre saputo che erano i Russi a perseguitare i ribelli, mentre era l’America quella che offriva asilo politico. Oggi invece è Washington che perseguita e la Russia che protegge…

L’opinione pubblica americana, questa volta, non ha creduto alla balla del governo che ‘Snowden è un traditore’. I sondaggi di opinione indicano chiaramente che la maggioranza degli americani vede in Snowden uno che finalmente ha vuotato il sacco. Non sono gli Stati Uniti a essere danneggiati dalle sue rivelazioni. Sono invece quegli elementi criminali all’interno del governo che hanno sferrato un colpo alla democrazia e alla Costituzione ad aver danneggiato il popolo americano. Non e’ il popolo che chiede lo scalpo di Snowden, ma quei criminali che si sono impossessati illegalmente del potere.

Il Regime Obama, come quello Bush/Cheney, non è legittimo. Gli Americani sono governati da un potere che comanda non in forza del diritto e della Costituzione, ma con le menzogne e la forza bruta.

Nel regime tirannico di Obama, non è solo Snowden a essere bersaglio di sterminio, ma ogni Americano sincero che vive nel paese. Il capo della Sicurezza Nazionale, Janet Boss, ricompensata per la sua fedeltà alla tirannia con la nomina a Cancelliere del sistema universitario della California, ha affermato che la Sicurezza Nazionale ha spostato la sua attenzione dai terroristi musulmani agli “estremisti interni”, un termine piuttosto elastico che può comprendere in qualsiasi momento anche persone corrette, come Bradley Manning e Edward Snowden, persone che mettono in imbarazzo il governo rivelando i suoi crimini. I criminali che hanno preso il potere a Washington non potranno durare a lungo, a meno che non sia totalmente rimosso il concetto di “verità” o anche solo rinominato “tradimento.”.

Se gli Americani acconsentono o tollerano questo colpo di stato, allora si preparino a sprofondare ben presto nel pozzo della tirannia.

Paul Craig Roberts, ex Assistente del Ministro del Tesoro degli Stati Uniti e Editore Associato del Wall Street Journal; ha tenuto diverse lezioni universitarie. Scrive regolarmente per Global Research

Fonte: www.globalresearch.ca

Link: http://www.globalresearch.ca/the-unspoken-truth-coup-detat-in-america/5342691

14.07.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura DI SKONCERTATA63

Niente carcere per i piromani, niente canadair per spegnere i fuochi..

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Ad appiccare gli incendi non sono folli piromani con gli occhi spiritati e la bava alla bocca, che si masturbano guardando bruciare un bosco…

 

DIETRO AGLI INCENDI MOLTO SPESSO CI SONO GLI SPECULATORI: dopo aver fatto tabula rasa di alberi e vegetazione, spesso i terreni divengono EDIFICABILI… O COMUNQUE SI APRONO A COSPICUI INTERESSI… SVEGLIA!!!

 

PS: HANNO FATTO ANCHE UNA LEGGE PER EVITARE IL CARCERE AI PIROMANI: SIA MAI CHE RISCHIANDO LA GALERA CONFESSASSERO CHI SONO I MANDANTI… 

 

Staff nocensura.com 

I Vigili del Fuoco di tutta Italia, in caso di incidente sul lavoro, devono pagarsi da soli le spese sanitarie

di Martina Castigliani

 Vigili del Fuoco al lavoro senza assistenza sanitaria: “Condizioni degradanti”Rischiare la vita per la comunità, ma a proprie spese. Dal 31 marzo 2013, i Vigili del Fuoco di tutta Italia, in caso di incidente sul lavoro, devono pagarsi da soli le spese sanitarie. “Noi capiamo la difficile situazione del nostro Paese”, ha commentato Vincenzo Zazzaro, rappresentante sindacale Cgil a Napoli, “ma lavorare in queste condizioni è diventato impossibile. 

In oltre vent’anni di servizio non mi erano mai capitate condizioni tanto degradanti”. Sono meno di 30mila per coprire tutto il territorio nazionale, vittime anche loro della crisi economica e da tre mesi ogni volta che sono coinvolti un un’azione devono tenere conto che in caso di incidente per curarsi dovranno mettere mano al portafoglio. 

Il taglio è arrivato dal ministero del Tesoro: a fine dicembre scorso (con una proroga fino al 31 marzo), una nota ufficiale ha annunciato la fine dei finanziamenti destinati all’Ona, Opera Nazionale di Assistenza, ente benefico che si occupava dell’assicurazione per gli infortuni, i danni subiti e le visite mediche. Aspetti che ora sono interamente a carico del singolo. Nel 2008 la prima decurtazione del 50% nei fondi, poi nel 2011 un taglio ulteriore fino a oggi, quando si sono dovute disdire le polizze. E cominciano a vedersi le conseguenze. Uno dei primi episodi è successo a Reggio Emilia, a metà aprile scorso. Francesco Sicilia, rimasto coinvolto in un incendio insieme al collega Reina, viene ricoverato d’urgenza all’ospedale di Parma. Fisioterapia, guanti speciali per proteggere le mani causa ustioni e ricovero. Tutto a carico del Vigile del Fuoco e della sua famiglia. “E’ incredibile”, ha commentato Mattia Scarpa, della Conapo Reggio Emilia, “ci chiedono di dare la vita per lo Stato e poi le nostre vite sembra importare meno. Sicilia potrà tornare al lavoro solo a settembre e nel frattempo tutte le spese sono a suo carico”. Una delle opzioni rimaste, è quella di chiedere una causa di servizio. “Si mandano i documenti all’amministrazione che poi ci dirotta ad una Commissione medica che a sua volta dovrà valutare il rimborso”. Una procedura che prende tempo e che costringe gli operatori ad anticipare i fondi. 

“L’Ona è indebitata”, ha continuato Andrea Zazzaro, “e siamo ridotti a queste condizioni. Stiamo mandando lettere e cercando di far sentire la nostra voce. Quello che non aiuta è avere un governo che cambia continuamente ed interlocutori costretti a prendere posizioni e poi rimangiarsi la parola”. Prima è stata la volta del ministro Anna Maria Cancellieri che aveva assicurato di impegnarsi in materia, poi le elezioni”. La trattativa ora è con il sottosegretario Gianpiero Bocci, in attesa, dicono, che arrivino soluzioni concrete. “L’assistenza sanitaria al personale”, si legge nelle lettere di protesta ufficiali, “non può ricadere sui singoli lavoratori lasciati completamente in balia delle assicurazioni private o polizze che proprio per la pericolosità di lavoro dai Vigili del Fuoco svolto, risultano costose ed inadeguate”. Domande a cui non è ancora stata data una risposta. L’ultimo tentativo a livello istituzionale è quello di Maria Edera Spadoni, deputa del Movimento 5 Stelle che ha presentato un’interrogazione, dove si punta il dito anche sulle cattive condizioni di lavoro: “Il corpo dei Vigili del Fuoco verte in una situazione generale umiliante, sia dal punto di vista della retribuzione ma ancor di più della disparità esistente tra le risorse economiche a disposizione e quelle utilizzate per stipendi dirigenziali o sprechi inutili; sono anni che il Corpo denuncia l’arretratezza di mezzi e il taglio delle risorse, diminuite del 35 per cento in 10 anni in conseguenza soprattutto dei disastrosi «tagli lineari» di precedenti manovre economiche”. 

Una condizione di precariato che danneggia l’efficienza e rischia di non garantire una corretta assistenza. “La cosa che dispiace di più”, ha concluso Zazzaro, “è il non poter assistere i cittadini come vorremmo. Ci chiedono sempre più impegno e spesso siamo limitati nei mezzi e nelle possibilità. Lavorare così è diventato davvero difficile”.