“I SINDACI NON SI FACCIANO PRENDERE IN GIRO DA CHIAMPARINO”

http://www.m5sp.it/comunicatistampa/2014/12/tav-frediani-m5s-i-sindaci-non-si-facciano-prendere-in-giro-da-chiamparino/

I sindaci della Val di Susa non si facciano prendere in giro da Chiamparino. Quel tavolo più che a dialogare con la Valle, sembra utile a riappacificare le due facce della medaglia del Partito Democratico. 

Quella che sta contribuendo alla devastazione del territorio e quella che si vergogna di devastarlo perché dovrebbe rendere conto ai cittadini di questa devastazione. 
Infatti la premessa fondamentale è non parlare di Tav, vero e poprio convitato di pietra dell’incontro.
Oltre che sull’alta velocità, Chiamparino prende in giro amministratori locali e cittadini anche quando parla di sanità. L’ospedale di Susa grazie alla sua Giunta sta per essere smantellato, senza contare l’eliminazione del punto nascite.
A ciò va aggiunto il disinteresse totale per il comparto produttivo della Val di Susa e la mancanza di iniziative per il rilancio dell’occupazione. L’ultimo esempio è rappresentato dal disinteresse totale della Giunta per il caso Vertek di Condove.
C’è davvero ben poco per essere soddisfatti di questo “tavolo”. 
Le uniche condizioni per avviare un serio dialogo sono bloccare il cantiere di Chiomonte e fermare lo smantellamento dell’ospedale di Susa.
 Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

3 dic 14 Stampa :

I sindaci No Tav chiedono aiuto alla Regione

Incontro con Sergio Chiamparino. Parte il confronto sui problemi del territorio a prescindere dalle rispettive posizioni sulla Torino-Lione.

Alessandro Mondo

http://www.lastampa.it/2014/12/03/cronaca/i-sindaci-no-tav-chiedono-aiuto-alla-regione-fT6ObxrKFiLZoPHhq8GivO/pagina.html

Lavoro, occupazione, crisi industriale, riconversioni produttive, sfratti, sanità, strade, dissesto idrogeologico, patto di stabilità, fondi europei. 

Sono le questioni che una ventina di sindaci della Valle, prevalentemente No Tav e capeggiati da Sandro Plano, hanno posto a Sergio Chiamparino durante l’incontro in Regione.  

Lavorare insieme per dare una risposta ai numerosi problemi dell’alta e della bassa Valle prescindendo dalla Torino-Lione, verso la quale ribadiscono la loro contrarietà, senza che questa posizione pregiudichi il dialogo sugli altri temi: è la richiesta degli amministratori valsusini, consapevoli di essere stati eletti per occuparsi dei nodi sul territorio, a 360 gradi, alla nuova giunta regionale.  

Non a caso, dopo l’incipit di Plano, critico con la Regione anche per il declassamento dell’ospedale di Susa, la Tav ha lasciato rapidamente spazio alle emergenze con cui deve misurarsi ogni sindaco, fuori e dentro la Valle: la prima tappa di un confronto che per la prima volta va al di là del muro contro muro sulla Torino-Lione

 

3 dic 14 Repubblica :

Sindaci No Tav a Chiamparino: “Sanità e lavoro emergenze della Val Susa”

Gli amministratori guidati da Sandro Plano chiedono alla Regione un piano per risollevare la zona dalla crisi: “Smantellano le fabbriche e si chiude l’ospedale di Susa”

http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/12/03/news/sindaci_no_tav_a_chiamparino_sanit_e_lavoro_emergenze_della_val_susa-102031807/

Non solo Tav, ma lavoro, sanità, casa, assetto idrogeologico e sviluppo della Valsusa. È quello che chiedono 19 sindaci della Valsusa nell’incontro in Regione Piemonte con il presidente Sergio Chiamparino. “Vogliamo parlare dei problemi della Valle -ha spiegato il sindaco di Susa Sandro Plano, in apertura dell’incontro- a prescindere dalla Tav. Siamo in una situazione critica e mi pare ci sia una visione un pò troppo Torino -centrica della politica, ci state togliendo tutti i servizi dalla Valle e li state spostando su Torino”.
I sindaci stanno illustrando le problematiche dei diversi comuni, legati ad aziende in crisi, come le Acciaierie Beltrame
, e perdite di posti di lavoro con conseguente aumento degli sfratti, ma anche il declassamento dell’ospedale di Susa e la mancanza di risorse e strumenti per favorire lo sviluppo della Valle.

Per questo “chiediamo un tavolo politico-istituzionale in cui affrontare questi problemi”.

 

Herman Van Rompuy avrà diritto a più di 700.000 euro per non fare nulla a spese dei contribuenti per i prossimi tre anni, dopo aver terminato il suo mandato come presidente d’Europa

Dopo aver concluso il suo mandato il 1°dicembre, l’ex presidente del Consiglio europeo sarà pagato 168724 euro l’anno, il 55 per cento del suo stipendio base, fino al dicembre 2017 – per facilitarlo a riprendere la sua vita al di fuori del mondo della burocrazia di Bruxelles.
Il Telegraph ha stabilito che Van Rompuy riceverà anche un versamento una tantum di 26496 euro e, avendo 67 anni, avrà una pensione di 65.611 all’anno, portando i suoi guadagni a 729288 per i prossimi tre anni.
L ‘”indennità transitoria” non richiede che Van Rompuy faccia nessun tipo di lavoro in cambio.
Gli assegni sono difesi come “il prezzo per la totale indipendenza” di alti funzionari dell’Unione europea che devono anche “chiedere il permesso per qualsiasi lavoro che vorrebbero fare per i 18 mesi successivi alla fine del mandato”.
Van Rompuy, un ex primo ministro del Belgio, è si ritirerà dalla vita politica per dedicarsi alla poetica Haiku e dare qualche lezione occasionale presso il Collegio d’Europa, una scuola di formazione per i funzionari dell’UE a Bruges.
Schivo in pubblico, Van Rompuy non è stato estraneo alle controversie sugli sprechi della burocrazia europea da quando ha assunto la carica nel dicembre 2009.
E’ stato ampiamente criticato quattro anni fa per aver utilizzato le auto a suo servizio come taxi per portare la sua famiglia all’aeroporto di Parigi per una vacanza privata nei Caraibi.
Notizia del: 02/12/2014

Mafia Capitale, Salvatore Buzzi: il braccio destro di Carminati Condannato per omicidio, gestiva coop, business nomadi e profughi.

Era il «braccio destro imprenditoriale» dell’ex Nar.

03 Dicembre 2014

Massimo Carminati aveva un braccio destro proveniente dall’estrema sinistra. Salvatore Buzzi, 59 anni, arrestato con il presunto capo della ‘Mafia Capitale’, intercettato dai carabinieri diceva, però, che «la politica è una cosa, gli affari so’ affari». E lui, condannato in passato per omicidio, si era inventato prima una cooperativa sociale con ex detenuti e poi aveva creato un piccolo impero nel settore, ha spiegato il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone.
Capace di mettere al tavolo – in senso letterale – esponenti di destra e di sinistra, a lui Carminati aveva chiesto di «mettersi la minigonna e battere» per ingraziarsi la nuova giunta di Ignazio Marino.
BRACCIO IMPRENDITORIALE. Buzzi era il «braccio destro imprenditoriale» del ‘nero’. Il gip Flavia Costantini nell’ordinanza d’arresto ha descritto «il suo ruolo apicale indiscusso, la sua posizione di primazia nel settore dell’organizzazione volto alla sfera pubblica, la sua presenza operativa in tutti i numerosissimi reati commessi nel settore».
«L’analisi del suo percorso criminale», ha proseguito il giudice parlando di Buzzi, «consente di cogliere la particolare propensione a delinquere dell’indagato».
DENTRO I CIRCUITI CRIMINALI. Come è scritto nei documenti dell’inchiesta, infatti, l’ex ras delle cooperative «condannato per omicidio e per calunnia», era capace di sfruttare «tutte le aperture dell’ordinamento giudiziario per reinserirsi in circuiti criminali a un livello decisamente più alto e raffinato»: «Fruisce di liberazione anticipata e della liberazione condizionale, benefici palese frutto di una manipolazione verso gli organi che li hanno concessi, evidentemente ingannati circa la volontà di cooperare all’opera di rieducazione, se il risultato sono i fatti, gravissimi, per cui si procede», ha scritto il giudice».
PROPENSIONE A DELINQUERE. Poi, sempre nei documenti dell’inchiesta è stato scritto che la «propensione a delinquere» di Buzzi «si evince dagli investimenti in capitale istituzionale che egli fa con il cambio di maggioranza al comune di Roma iniziando un’attività intesa a introdurre nel suo circuito criminale gli esponenti della nuova amministrazione, espressione della ricerca di una continua espansione in forma allargata del sistema corruttivo».
«Eloquente esempio di tale esasperata ricerca di espansione criminale», ha concluso l’accusa, «è la vicenda relativa al Comune di Morlupo, nella quale egli sta per ottenere l’assegnazione di lavori».
http://www.lettera43.it/cronaca/mafia-capitale-salvatore-buzzi-il-braccio-destro-di-carminati_43675149892.htm

La mafia “nera” fa tremare anche il Pd romano

la mafia è trasversale, inutile fare titoli tanto per conferire un’ideologia a qualcosa è semplice puro malaffare

2/12/2014

Assessori, consiglieri, dirigenti, segretari. «Me li sto a comprà tutti, semo diventati grossi»

Marco Fattorini

FILIPPO MONTEFORTE/ AFP
Appalti pubblici, gestione dei campi rom e raccolta dei rifiuti. Ma anche spaccio di droga, armi e usura. Il quadro tracciato dagli investigatori su “Mafia Capitale” è un microcosmo talmente organizzato da far paura. Trentasette arresti, un centinaio di indagati e un numero indefinito di poltrone che tremano. Ci sono i neri, esponenti storici dell’ultradestra romana, a partire dal temuto Massimo Carminati, detto “er cecato” per la ferita a un occhio rimediata durante una sparatoria coi Carabinieri. Carminati è ritenuto «colui che impartiva le direttive agli altri partecipi» e teneva i rapporti con le altre organizzazioni criminali. Uno che è passato dai Nar e dalla Banda della Magliana, sempre in sella nella Capitale fino ad oggi.
Nel terremoto giudiziario non è solo la destra di Alemanno a leccarsi le ferite. Dalle carte dell’ordinanza di custodia cautelare emergono molti nomi del centrosinistra romano. Dal presidente del consiglio comunale al capo-segreteria del sindaco, dall’assessore comunale al consigliere regionale, fino al segretario del Pd romano. Stando ai rilievi degli inquirenti, i canali diplomatici col mondo della politica erano nelle mani di Salvatore Buzzi, ora in manette, imprenditore di cooperative attive nella gestione del verde pubblico, nella raccolta dei rifiuti e nell’accoglienza dei rifugiati. Gli inquirenti lo definiscono «organo apicale dell’articolazione di mafia capitale nei rapporti con la pubblica amministrazione». E nel marzo 2013, intercettato, spiega la sua attività dicendo che paga tutti. «Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segreteria, cena, manifesti… noi spendiamo un sacco di soldi sul Comune». E ancora: «Noi quest’anni abbiamo chiuso con quaranta milioni…. ma tutti i soldi utili li abbiamo fatti sugli zingari, sull’emergenza allogiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero..».

Dopo le elezioni 2013 e il cambio di giunta da Alemanno a Marino si muove anche Mafia Capitale, tramite «un’intensa attività volta a costruire rapporti con la nuova maggioranza». Si legge nell’ordinanza di custodia cautelare: «È storicamente certo che alla richiesta di contatti e di rapporti ci sia stata una pronta risposta da parte degli interlocutori, sui temi di specifico interesse dell’organizzazione. Le figure di massimo significato sono il Presidente e il Capo Segreteria dell’Assemblea Capitolina, Mirko Coratti e Franco Figurelli». In base a quanto raccolto dagli inquirenti, i due venivano contattati da Buzzi affinchè si adoperassero principalmente su tre questioni: l’aggiudicazione del bando di gara Ama 30/2013 riguardante la raccolta del multilaterale, lo sblocco dei pagamenti sui servizi sociali forniti al Comune e la nomina “pilotata” di un nuovo direttore del dipartimento delle Politiche Sociali, in sostituzione di Gabriella Acerbi.

Dell’inizio delle «contrattazioni» per avviare i rapporti con l’amministrazione rossa, Buzzi discute con Carminati nel giugno 2013. Dice di essere «in giro per i Dipartimenti a salutà le persone». Carminati ritiene necessario «vendere il prodotto. Bisogna vendersi come le puttane adesso». Le difficoltà, obietta Buzzi, non sono poche. In quel momento «solo in quattro sanno quello che succede e sono nell’ordine Bianchini, Marino, Zingaretti e Meta». Pronta la risposta di Carminati: «Allora mettiti la minigonna e vai a batte co questi amico mio, eh…capisci». Le intercettazioni in mano alla Procura rivelano che nei giorni successivi Buzzi insieme a due collaboratrici discute «di quelli che sarebbero potuti essere i ruoli in Municipio per i loro “amici” Angelo Marroni o Daniele Ozzimo (assessore alla Casa della giunta Marino), sperando che il sindaco avrebbe lasciato loro un posto nel campo del sociale, di fondamentale importanza per le attività economiche delle Cooperative e, di conseguenza, del sodalizio». Ai due nomi Buzzi aggiunge quello di Luca Odevaine (già vicecapo di gabinetto di Veltroni), ipotizzando per lui un incarico nell’ufficio del nuovo sindaco. «Ci si infilano tutte le caselle…qualche assessore giusto…ci divertiremo parecchio».

Il lavorio sembra continuo, da parte di Mafia Capitale. Conversazioni al ristorante e a bordo del suv, incontri istituzionali e telefonate. Il Campidoglio è un chiodo fisso. Il nome del presidente del Consiglio Comunale, il democratico Mirko Coratti, ricorre con insistenza. Secondo quanto rivelato da Salvatore Buzzi in una conversazione del 23 gennaio 2014, il capo segreteria dell’Assemblea Capitolina Franco Figurelli «veniva retribuito con mille euro mensili, oltre a 10mila pagati per poter incontrare il presidente Coratti, mentre a quest’ultimo venivano promessi 150mila euro qualora fosse intervenuto per sbloccare un pagamento di 3 milioni sul sociale». Dalle intercettazioni le parole di Buzzi suonano altisonanti: «Oh ma che…me sò comprato Coratti… lui sta con me…gioca con me ormai. Ce vado venerdì a pranzo». E ancora: «Al capo segreteria suo gli diamo mille euro al mese, io solo per metteme a sedè a parla con Coratti 10mila gli ho portato».
I presunti 150mila euro di “stecca” a Coratti vengono ribaditi da Buzzi in un’altra conversazione con Massimo Carminati e altri interlocutori. L’ordinanza cautelare però, aggiunge un dettaglio al dialogo tra Mafia Capitale e Campidoglio: «Che i rapporti rappresentati con Figurelli non fossero frutto di millanteria, a prescindere dal fatto che si sia consumata una corruzione, si evince dalla vicenda relativa alla sostituzione del capo del V dipartimento del Comune di Roma (Politiche Sociali n.d.r.), un luogo cruciale per gli interessi dell’organizzazione, nella quale Figurelli è letteralmente a disposizione del gruppo di Buzzi per assicurare la nomina di una figura professionale a lui gradita, e che esprime eloquentemente l’immediatezza dei rendimenti dei nuovi investimenti in capitale istituzionale di  mafia capitale». Quello delle politiche sociali è un settore nevralgico per il sodalizio indagato, che si sarebbe adoperato per portare un nome gradito alla poltrona di direttore. La neoincaricata Gabriella Acerbi non piace a Buzzi («Non te riceve, non te parla…e che cazzo, no!»). Per rimuovere il dirigente, scrivono gli investigatori, Buzzi caldeggia a Figurelli, capo segreteria del presidente dell’Assemblea capitolina Coratti, la nomina di Italo Politano, ritenuto «un soggetto funzionale ai propri scopi». La manovra salta a causa dello stop da parte dello Assessore alle Politiche Sociali, Rita Cutini. Il Dipartimento Promozione Servizi Sociali viene affidato ad Isabella Cozza, definita comunque da Figurelli una persona fidata (“ce l’avemo messa noi”). Politano, oggi indagato, al Campidoglio è direttore per “l’integrità, la trasparenza e la semplificazione dell’azione amministrativa”.
(Tiziana Fabi /Afp/Getty Images)
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Per la nomina del direttore desiderato, Buzzi si rivolge anche all’attuale vicesindaco di Roma, Luigi Nieri, quota Sel. A lui invia una serie di sms per chiedere un appuntamento: «Buongiorno Luigi e scusa l’ora ma volevo dirti che l’avvicendamento della Acerbi con Politano è una scelta molto apprezzata da noi e altre realtà come la nostra ma in tarda serata abbiamo appreso che forse non è più cosi: per noi è molto importante avere un capo dipartimento che conosciamo in un assessorato di fondamentale importanza ove non c’e stato ad oggi il minimo dialogo. Se vuoi ti raggiungo ove vuoi per spiegarti meglio Un abbraccio salvatore buzzo». Nieri risponde: «Ciao Salvatore, sono Luigi ho visto il messaggio… vabbè poi ci sentiamo ciao un abbraccio». Seguono alcune telefonate riportate dall’ordinanza di custodia cautelare. Il vicesindaco spiega che, secondo lui, Politano non era passato per un problema di pianificazione politica, appoggiando la posizione della Cutini che non aveva accettato l’imposizione di un Direttore non scelto da lei dopo che le era stato chiesto di dimettere una propria persona di fiducia. «Dacce una mano perché stamo veramente messi male con la Cutini», chiede Buzzi. E Nieri rassicura: «lo so lo so come no? Assolutamente…va bene? Poi ce vediamo pure…».
I rapporti di Buzzi e di Mafia Capitale con la nuova amministrazione di centrosinistra passerebbero anche per il capo della segreteria del sindaco Marino, Mattia Stella. Ad oggi non indagato. «Eloquente» nel senso della costruzione di un rapporto privilegiato con Stella, secondo gli investigatori, è la conversazione nella quale Buzzi chiama un altro indagato, lo informa che sarebbe andato presso il Gabinetto per incontrare “Mattia”. Scrivono gli inquirenti: «Il percorso di avvicinamento alla segreteria personale del sindaco Marino, in relazione agli argomenti che occupavano Buzzi e il suo gruppo, e segnatamente Ama, è evidenziato dai contatti diretti con Mattia Stella, che s’intersecavano con quelli con Coratti. L’8 marzo 2014 Salvatore Buzzi inviava un sms a Stella: “…Sono da Coratti”. Immediatamente Stella chiamava Buzzi: “…oh Salvato’ io sto giù da me”. Buzzi replicava: “si, appena finisco da Coratti, scendo giù da te».
In uno stralcio delle intercettazioni c’è spazio anche per il Partito Democratico romano. Chiede Massimo Carminati: «Come siete messi per le primarie?». Buzzi risponde: «Stiamo a sostene’ tutti e due…avemo dato centoquaranta voti a Giuntella (Tommaso Giuntella, presidente del Pd locale ndr) e 80 a Cosentino (Lionello Cosentino, segretario del Pd romano)”, puntualizzando: “Cosentino è proprio amico nostro”». Buzzi parla, incontra e si muove a tutto campo. In una conversazione con alcuni interlocutori, l’imprenditore ostenta soddisfazione: «Me li sto a comprà tutti, semo diventati grossi». Gli inquirenti annotano manovre pure alla Regione, dove governa Nicola Zingaretti col centrosinistra. Buzzi avrebbe messo in atto «un percorso di avvicinamento, a carattere corruttivo verso gli esponenti dell’area di maggioranza». In questo senso assume rilievo la figura di Eugenio Patanè, avvocato, consigliere regionale del Pd. «In relazione a tale figura istituzionale, Buzzi a più riprese afferma di aver ricevuto imponenti richieste di denaro e di averne erogate in misura molto minore con riguardo alla gara Ama del 2013». La vicenda è ricostruita dalla relazione dei Carabinieri del Ros. Successivamente all’accordo raggiunto per la gara Ama n. 30/2013, Franco Cancelli della cooperativa Edera avrebbe detto a Buzzi di pagare una tangente proprio a Eugenio Patanè.
Il terremoto giudiziario è appena cominciato. E già scattano le dimissioni. Il presidente dell’Assemblea Capitolina Mirko Coratti, che nei giorni scorsi veniva accreditato quale papabile assessore nel rimpasto della giunta Marino, si dice «totalmente estraneo a quanto emerge in queste ore dalle indagini», ma «per correttezza verso la città e verso l’amministrazione comunale ho deciso di dimettermi». Stessa decisione per l’assessore alla Casa Daniele Ozzimo, indagato pure lui. «Sono estraneo ai fatti ma per senso di responsabilità rimetto il mio mandato».

Al Campidoglio ballano molti posti, spunta pure il caso della responsabile dell’ufficio Rom e Sinti Emanuela Salvatori, finita agli arresti domiciliari proprio nell’operazione Mafia Capitale. Il vaso di Pandora sembra appena aperto. Lo stesso vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini annota: «Dalle indagini esce un sistema che lascia allibiti, tutte le responsabilità dovranno essere accertate e chi ha sbagliato dovrà pagare. La politica intera si deve interrogare profondamente e reagire per fare pulizia dentro e fuori di sè». E Roma, in questo momento, è sommersa dal fango.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=227816#227816

ORO, GIOIELLI, ROLEX E AUTO DI LUSSO: SAI DOVE HANNO TROVATO QUESTO TESORO? TI DIAMO UN INDIZIO: ERA SOTTERRATO SOTTO AD UNA ROULOTTE

chissà se le avessero scovate in una casa di un qualunque altro cittadino. Immaginiamo i titoli

Nel campo nomadi un tesoro nascosto. In un’intercapedine sotto terra in una cabina di derivazione dell’Enel trovato anche un arsenale. Sequestrate anche roulottes, camper, macchine e moto intestate probabilmente a prestanome

TORINO
Un arsenale e un tesoro di refurtiva nascosti nel campo sinti di corso Unione Sovietica alle porte di Torino. E’ il risultato di un maxi controllo effettuato l’altro ieri dai carabinieri della compagnia Mirafiori. I fucili, di cui due di precisione, erano nascosti in un’intercapedine sotto terra in una cabina di derivazione dell’Enel all’interno del campo. I fucili sono stati rubati il 29 novembre a Moncalieri in un’abitazione e pistola rubata nel 2011. In uno scarico fognario, dentro un sacco di plastica, c’erano scanner, un distintivo della polizia e un pistola semiautomatica calibro 22. In una sorta di casetta bunker al centro del campo, protetta da una porta di ferro, sono state rinvenute targhe automobilistiche posticce, un kit per fabbricarle e refurtiva.

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Sequestrate roulottes, camper, macchine e moto intestate probabilmente a prestanome. Tra la refurtiva recuperata: orologi, gioielli, collezione di monete, argenteria e una moneta commemorativa di un chilo di argento. Trovati anche 20 mila euro in contanti. Nel corso del blitz sono stati utilizzati anche metal detector. La refurtiva sarà in esposizione nei prossimi giorni presso la caserma di via Plava 79. L’attività investigativa fa parte di una serie di accertamenti per combattere il fenomeno delle truffe agli anziani.

Le armi trovate nel campo

TROVA LE DIFFERENZE CON UN FAMOSO BLITZ EFFETTUATO MESI FA A ROMA (VIDEO)
Servizio Pubblico Finti poveri scovati dai Carabinieri 26 01 2012 Satarlanda eu

http://www.grandecocomero.com/trsoro-torino-campo-rom-armi-oro-macchine/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Rubano e truffano, ma quale impunibilità! Metteteli ai lavori forzati

la certezza della giustizia. Se ti derubano e non hai i soldi per pagare le tasse, in mezzo alla strada ci finisci tu
IN PRATICA E’ LEGALE RUBARE E MOLESTARE. Ma si finanziano pubblicità e programmi contro la violenza sulle donne però…..

3 Dec 2014

di ROBERTO BERNARDELLI
La non punibilità dei reati lievi. L’hanno chiamata così l’ultima bordata alla legalità. Furti, truffe, danneggiamenti, violenza privata o minaccia ora si pagano con una multa. E via andare. Il governo li considera reati minori, e addirittura prevede che possa scattare l’archiviazione “per tenuità del fatto” per tutti i reati sanzionati con una pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni. È previsto che l’archiviazione possa scattare in qualsiasi fase del procedimento, ma la quota maggiore è attesa in fase di indagini preliminari, con un alleggerimento del carico giudiziario. Dopo l’istanza del pm, ci sono 10 giorni per fare opposizione e decide il gip. È sempre possibile la richiesta di risarcimento danni. Lo hanno già chiamato il salvaladri, ma in realtà che ci si può aspettare da un parlamento di politici rinviati a giudizio, o da amministratori che derivano dal medesimio ceppo indagati a rotta di collo per peculato e, ancora, truffa? O ci siamo dimenticati di quello che è accaduto in Piemonte e Lombardia, per risalire al Mose in Veneto?

Essere criminali paga, non esserlo è da fessi. Capirai che razza di premio di consolazione per gonzi sia  la possibilità, per le persone offese, di ottenere serio ed adeguato ristoro nella competente sede civile. Ma quale serio e adeguato ristoro? Eè chiaro che lo Stato vuole un nuvoo svuotacarceri per quelli che svuotano le nostre case  e il nostro patrimonio. Ma ai lavori forzati i legislatori non ci pensano mai?

Presidente Indipendenza Lombarda

– See more at: http://www.lindipendenzanuova.com/rubano-e-truffano-ma-quale-impunibilita-metteteli-ai-lavori-forzati/#sthash.IOqdPGvE.dpuf

il business degli immigrati, rende più della droga.

che strano “nazista”, si dice siano razzisti ma a quanto pare…

“Si guadagna più della droga”. La mafia e il business degli immigrati
“Tu c’hai idea di quanto ce guadagnano sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”. Quello presieduto da Massimo Carminati è a tutti gli effetti un comitato d’affari che copriva tutti i settori produttivi di Roma. Tra questi, l’emergenza immigrati è considerata un business da cui trarre profitti illeciti enormi
Mercoledì, 3 dicembre 2014 – 08:28:00

Mafia a Roma. Quello presieduto dall’ex terrorista Nar Massimo Carminati è a tutti gli effetti un comitato d’affari che copriva tutti i settori produttivi della Capitale. Non solo droga, usura ed estorsioni. Gli affari si fanno su tanti fronti, compreso il business dell’accoglienza degli immigrati, su cui Carminati punta molto per trarre profitti illeciti enormi. Lo dice chiaramente Salvatore Buzzi, ‘regista’ dell’operazione, in un’intercettazione: “Tu c’hai idea di quanto ce guadagnano sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”. E in un’altra conversazione aggiunge: “Noi quest’anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi, gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull’emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero”.

Il suo consorzio, Eriches, el 2011 riesce ad entrare a pieno titolo nella gestione dell’Emergenza Nord Africa: un fiume di soldi (1 miliardo e 300 milioni) gestiti a livello nazionale dalla Protezione Civile e dalle prefetture per l’accoglienza straordinaria delle persone in fuga dalla guerra in Libia e dalle rivolte della Primavera Araba. È in quel periodo che le cooperative di Buzzi arrivano a fatturare oltre 16 milioni di euro solo con l’accoglienza degli stranieri. Business che continueranno a seguire. Anche che sono proseguiti fino ad oggi con la marea umana di Mare Nostrum.

Tra gli arrestati c’è anche Luca Odevaine, già capo di gabinetto nel 2006 dell’allora sindaco di Valter Veltroni, che nella sua qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale ha orientato, in cambio di uno “stipendio” mensile di 5 mila euro garantito dal clan, le scelte del tavolo per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite da uomini dell’organizzazione.

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Dall’inchiesta di Roma sta uscendo più merda che dalle fogne.
Del resto non c’è niente di cui stupirsi.
io e parecchi altri, abbiamo sempre detto e pensato che chi è sempre a favore dell’accoglienza e dell’invasione terzomondista lo fa solo per ben precisi
intaressi economici per scoprire i quali, basterebbe semplicemente andare a vedere dove finiscono i soldi, anche quelli delle donazioni telefoniche o delle innumerevoli “onlus”

L’Italia è sempre stato il paese delle infinite mafie e ruberie ma nonostante questo, credo che le varie “Mafie umanitarie” che speculano sulle disgrazie altrui siano le peggiori in assoluto.
Sono le più stomachevoli, le più dannose e vergognose, che esistano.

E il governo intanto, depenalizza…..
Dal sito:
http://www.affaritaliani.it/cronache/mafia-business-immigrati031214.html?ref=ig
http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=227809#227809

“Le autostrade devono essere pubbliche”

http://www.marcoscibona.it/home/?p=704

Il Movimento 5 Stelle è convinto che le infrastrutture di pubblica fruizione debbano essere di proprietà pubblica.

Nella odierna audizione il Presidente Anas Ing. Ciucci ha riconfermato la volontà di privatizzare la società che presiede. La nostra idea, manco a dirlo,va in direzione opposta.
Al di là della nostra opinione politica negativa rispetto al trasporto su gomma, siamo comunque dell’idea che le infrastrutture dovrebbero in ogni caso essere di proprietà pubblica.

Come può il privato guardare alla sicurezza, all’investimento in opere di manutenzione?

In questa visione rientra perfettamente il nostro parere negativo per l’operazione Sitaf: riteniamo inaccettabile la svendita delle sue quote pubbliche per farle acquisire ad Anas col doppio scopo di liberare gli attuali proprietari, Comune e Provincia di Torino, dal fardello ormai troppo pesante e dall’altro prepararsi alla acquisizione della maggioranza delle quote, dopo aver modificato statuto che lo vieta, da parte del soggetto privato Anas o addirittura da altro soggetto privato esterno, magari con ulteriore passaggio di proprietà e relativa svalutazione annessa.

Non ci interessa se il recupero del credito ci sia stato o no, per noi le infrastrutture devono essere pubbliche ed al massimo date in gestione. Diciamo chiaramente NO ai privati che detengano l’infrastruttura oltre che la gestione della stessa.

Marco Scibona – Senatore M5S

L’UCRAINA VARA UN GOVERNO CON MINISTRI STRANIERI (SELEZIONATI DA CACCIATORI DI TESTE)

anche i ns eroi partigiani hanno combattuto perché potessimo stare dalla parte giusta della storia (per usare le parole del padrone Obama)
E’ un governo pure politically correct

Postato il Mercoledì, 03 dicembre

FONTE: ILSOLE24ORE.COM

Il nuovo governo ucraino sarà filo-occidentale con alcuni stranieri: il Parlamento di Kiev infatti ha approvato la nomina di un’americana, di un lituano e di un georgiano nella compagine governativa. Il ministro delle Finanze sarà la statunitense Natalia Jaresko, che è di origine ucraina, amministratore delegato di un fondo di investimenti del gruppo Horizon Capital.

Il portafoglio all’Economia andrà al banchiere lituano Aivaras Abromavicius, partner della società di investimenti East Capital, che  ha lavorato in Ucraina negli ultimi 20 anni, dopo aver ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano. Infine alla sanità andrà l’ex ministro georgiano Alexander Kvitashvili, che è stato  ministro della Salute e del Lavoro nel governo di Tbilisi.

«L’Ucraina ha davanti sfide assolutamente straordinarie, una situazione economica molto difficile, l’aggressione russa, il bisogno di riforme radicali e la lotta alla corruzione, tutto ciò richiede soluzioni innovative nel governo», ha spiegato il presidente Petro Poroshenko, «queste decisioni richiedono la ricerca di candidati per il nuovo esecutivo non solo in Ucraina, ma anche all’estero».

La cosa curiosa è che la scelta dei candidati stranieri per il nuovo esecutivo ucraino è stata seguita da due  società di selezione di personale?Pedersen & Partners e Korn Ferry che hanno trovato 185 potenziali candidati   tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano all’Estero, in Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Dopo  i colloqui, i cacciatori di teste hanno ristretto la rosa a  24 candidati con i requisiti richiesti per lavorare nell’esecutivo da ministri, o funzionari altamente qualificati.

Il processo di head hunting è stato sostenuto dalla Fondazione Renaissence, network globale di consulenza politica finanziato dal miliardario americano di origini ungheresi George Soros. Secondo il KyvPost, Soros avrebbe pagato più di 80mila dollari per sostenere le due società coinvolte nella selezione di personale.

Il resto è notizia di oggi. La Verkhovna Rada, ossia il  parlamento ucraino, ha dato il via libera al nuovo governo filo-occidentale con 288 voti a favore: 62 più del quorum richiesto.   Il parlamento  ha confermato la cittadina americana  Jaresko come ministro delle Finanze e il banchiere d’investimento lituano  Abromavicius all’Economia. Alla Salute l’ex ministro georgiano, Alexander Kvitashvili. Sono stati confermati nel nuovo governo ucraino il ministro degli Esteri, Pavlo Klimkin, e il titolare della Difesa, Stepan Poltorakv. Ai tre nuovi ministri stranieri il presidente  Poroshenko ha concesso a tamburo battente la cittadinanza ucraina proprio in vista del loro imminente ingresso nel governo di Kiev.

La notizia del nuovo governo filo-occidendale ucraino arriva nel giorno in cui i ministri degli Esteri dei Paesi Nato hanno annunciato nuove misure di sostegno a Kiev e hanno condannato il potenziamento della struttura militare russa in Crimea e quello che definiscono come la «deliberata destabilizzazione» dell’Ucraina orientale da parte di Mosca. Nella dichiarazione diffusa in occasione della conferenza ministeriale dell’Alleanza atlantica a Bruxelles, i ministri si dicono «anche preoccupati per i piani russi per ulteriore rafforzamento militare sul Mar Nero». Il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato un accordo per l’attivazione di quattro fondi fiduciari per contribuire all’aggiornamento della logistica, delle capacità di guerra informatica, di comando e controllo e di servizi medici di Kiev. C’è anche un accordo su un quinto fondo fiduciario per sostenere i soldati ucraini feriti.

Sempre oggi il  presidente ucraino Petro Poroshenko ha promesso in parlamento un decreto “per concedere la cittadinanza ucraina agli stranieri che combattono” nel sud-est al fianco delle truppe di Kiev contro i miliziani separatisti e “gli aggressori russi”.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com
Link: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-02/l-ucraina-vara-governo-ministri-stranieri-selezionati-cacciatori-teste-202117.shtml
2.12.2014

La casta di Bankitalia: Visco guadagna 450.000 euro all’anno

dicembre 03 2014
CONTINUA QUELLO CHE IL PROF. ALBERTO BAGNAI CHIAMÒ IL “GOLPE” DELLA BANCA D’ITALIA..

di Francesca Morandi
Non un taglio netto agli stipendi per i vertici della Banca d’Italia, ma solo qualche “sforbiciata”. Secondo le recenti decisioni del Consiglio Superiore di Via Nazionale la retribuzione annua del governatore Ignazio Visco calerà da 496mila a 450mila euro lordi all’anno, con una diminuzione di 46mila euro. La remunerazione del direttore generale Salvatore Rossi passerà da 450mila a 400mila euro. Troppo poco per il presidente di Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari), Elio Lannutti che in una nota, nei giorni scorsi, ha definito il sacrificio .

Resteranno invariati i compensi dei vicedirettori generali della Banca d’Italia, che ammontano a 315 mila euro annui. Cifre astronomiche per la “gente comune” e numeri eccessivi anche per il governo che, con il decreto sulla riduzione degli stipendi dei manager pubblici aveva fissato, lo scorso aprile, un tetto di 240mila euro annui a tutti gli stipendi statali.
Tuttavia, Bankitalia ha deciso di non adeguarsi giustificando la sua decisione in virtù dell’indipendenza finanziaria dell’Istituto di via Nazionale.  Sebbene la Banca d’Italia sia riconosciuta come “istituzione dello Stato italiano” – motivo per il quale la nomina del governatore avviene con decreto del  presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia -,  è una società a capitale privato. Ma lo schiaffo ai “cittadini normali”, milioni dei quali vessati dai debiti e disoccupati, resta sonoro.  Finora il governatore della Banca d’Italia Visco ha guadagnato 496.000 euro all’anno,  più del presidente della Bce, Mario Draghi, (375.000 euro l’anno) e del presidente della Federal Reserve, Janet Yellen (346 mila euro l’anno).
Ma gli stipendi stellari dei vertici di Bankitalia sono solo la punta dell’iceberg di quello che l’economista Alberto Bagnai ha chiamato un nel suo libro “Il Tramonto dell’Euro” (ed. Imprimatur – 2012), in riferimento al cosiddetto “divorzio” avvenuto tra la Banca d’Italia e il Ministero del Tesoro nel 1981, un provvedimento ufficialmente giustificato dall’obiettivo di controllare le dinamiche inflattive prodotte a partire dallo shock petrolifero del 1973 e seguite all’ingresso dell’Italia nel Sistema Monetario Europeo (SME), ma che  ebbe effetti devastanti sull’economia italiana. .  
Prima del “divorzio” la Banca d’Italia si impegnava ad acquistare tutti i titoli non collocati presso gli investitori privati. Un sistema che garantiva il finanziamento della spesa pubblica e la creazione della base monetaria che provvedevano alla crescita dell’economia reale del Paese.  In seguito alla separazione tra la Banca d’Italia il Tesoro, lo Stato italiano dovette invece collocare i titoli del proprio debito pubblico sul mercato finanziario privato a tassi d’interesse molto più alti, e con un conseguente indebitamento estero maggiore.
Secondo Marco Saba, direttore di ricerca presso il Centro Studi Monetari di Milano (http://www.studimonetari.org/), privatizzazione della Banca d’Italia, diventata ufficiale con il decreto Imu-Bankitalia del gennaio 2014, sta nel fatto che tutte le sue proprietà, che appartenevano allo Stato italiano, tra cui le riserve della Lira, non sono state restituite al Ministero del Tesoro. Così le 2.700 tonnellate d’oro, gli 800 immobili e le riserve valutarie della Banca d’Italia che andavano restituite allo Stato italiano sono state lasciate in eredità agli stessi banchieri che si sono appropriati di una massa enorme di denaro pubblico. Con la privatizzazione della Banca d’Italia non solo si è fatto un “regalo” ai banchieri di 7.5 miliardi di euro in virtù della rivalutazione delle quote voluta dal governo con il recente decreto, ma si è consegnato alla Banca d’Italia un patrimonio che vale almeno 700 miliardi di euro.
Fonte: L’Antidiplomatico
http://www.informarexresistere.fr/2014/12/03/la-casta-di-bankitalia-visco-guadagna-450-000-euro-allanno/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews