Il presidente Marzuqi non ha i requisiti per la sua carica

Posted By Redazione On 27 dicembre 2013

Un suddito del Re del Marocco al comando della Tunisia.
Rete Voltaire |  dicembre 2013
Tunisie Secret ha pubblicato un estratto del certificato di nascita del presidente Moncef Marzuqi. Tuttavia, il documento è contrassegnato “Per correzione giudiziaria dal tribunale di Grombalia, del 6 dicembre 2011 numero 80180, questo atto è stato modificato di conseguenza: la nazionalità della madre del titolare del certificato di nascita è tunisina.”
Secondo Tunisie Secret, la madre del presidente ha sempre avuto nazionalità marocchina, vietandogli la presidenza a norma dell’articolo 40 della Costituzione del 2009.
Un collaboratore del presidente, Tariq Qahlaui, ha ammesso ad al-Shahid che il documento è autentico. Secondo lui, il giudice sarebbe solo intervenuto per correggere un errore amministrativo “nel certificato di nascita di Moncef Marzuqi riguardo sua madre, il cui estratto in questione affermava erroneamente che era marocchina” (sic).
La televisione marocchina, nel frattempo, ritiene che il presidente tunisino sia suddito del re Muhammad VI.

Intellettuale di sinistra impegnato nella difesa dei diritti umani, ma senza il seguito popolare, Moncef Marzuqi è stato eletto presidente della Repubblica tunisina con i voti datigli dai Fratelli musulmani. Con poteri limitati, la sua azione principalmente funge da garanzia laica al governo di al-Nahda nel Paese e, all’estero, al bombardamento della Libia e all’aggressione alla Siria, che presenta quali derivazioni della “Primavera araba”.
 http://www.stampalibera.com/?p=69912

Malattie del latte

dopo l’entrata in vigore della Nato economica un pò di scarti usa anche a noi. viva la libertà…

Posted By Alessandra Drago On 27 dicembre 2013

Woody Harrelson diventa il guru del guru
Tratto dal libro di Lorenzo Acerra : “Niente latte siamo a Hollywood”, ed. Macro

I produttori del film “Chi non salta bianco è” (1992) volevano per forza Keanu Reeves ma all’ultimo momento si scoprì che questi era assolutamente incapace con il basket, così al suo posto presero Woody Harrelson (attore vegano, foto a sinistra), che invece aveva un passato di giocatore di College. Fu allora che il trainer della squadra di basket dei Los Angeles Clippers, Hinds, fu ingaggiato da Harrelson come personal trainer.

La storia di Hinds con i latticini è la seguente: iniziò ad avere gravi dolori alle mani, che gli rendevano impossibile proseguire il jiu-jitsu brasiliano, che era la sua vita, sia come insegnante che come atleta di competizioni. Gli specialisti cui faceva riferimento gli dicevano tutti: «Jon, hai 40 anni, questa è artrite! Possiamo operare se vuoi, ma non c’è da aspettarsi nessun miracolo; non è una cosa che se ne va via!». Fu allora che capì che doveva darsi da fare e cercare risposte alternative.
Ma dove? Quando fu ingaggiato da Harrelson, Hinds non aveva fatto nessun passo in avanti.

L’attore lo convinse a smettere di consumare latticini. Gli disse: «Jon, sono le diete preparate per chi fa fitness che ti hanno fatto ammalare».
E aveva tutta una storia assurda da raccontargli: un fluido giallognolo, scarto dell’industria dei formaggi, viene riciclato e trasformato in prodotti proposti agli appassionati dell’industria del fitness nella forma di supplementi di proteine.

Migliaia di tonnellate di siero del latte sono il sottoprodotto in eccesso, indesiderato, dell’industria che produce formaggi. Fino a un paio di decenni fa venivano riversate negli scarichi fognari, ma ora è stato vietato scaricarle liberamente, perché questa sostanza incredibilmente appiccicosa mette in grave difficoltà gli impianti di filtrazione delle acque municipali di scarico.

Allora, per non dover pagarne lo smaltimento come rifiuti speciali, l’industria casearia inizialmente pensò di dirottare questo liquido del siero negli abbeveratoi del bestiame negli allevamenti. Ma presto ci si accorse che i maiali consumandolo si ammalavano e le mucche addirittura si rifiutavano di berlo, anche in assenza di acqua, arrivando in alcuni casi fino alla disidratazione per aver rifiutato quel liquido del siero.
Quante risate si faceva Hinds quando Harrelson gli raccontava quei fatti. Il governo USA ha alleggerito la legislazione per consentire l’utilizzo su larga scala delle proteine del siero di latte vaccino nell’industria degli alimenti destinati all’uomo. Sugli scaffali infatti troviamo mix di cacao solubile che contengono più proteine del siero che cacao, merende e mix per pancake che contengono una quantità di proteine del siero maggiore persino della farina o del latte. Sedici milioni di tonnellate di queste proteine finiscono ogni anno nell’industria dei biscotti americani, dieci milioni vengono essiccate per il fabbisogno di proteine degli appassionati di fitness e trenta milioni vengono essiccate per poter essere inviate in Africa come aiuti alimentari dell’Unicef!

Dunque Jon riuscì a guarire completamente riducendo di molto tutte le proteine animali, ma soprattutto eliminando latte e derivati.
«Quando uno decide di escludere i latticini», Jon ci dice oggi, «la pesantezza si deve cercare un altro padrone, il corpo acquista una limpidezza e una radiosità in molti aspetti». È la denaturazione che avviene attraverso il trattamento termico che rende le proteine del siero indigeribili e appiccicose. Condizioni come acidità e tossiemia intestinale sono le naturali conseguenze.

http://www.stampalibera.com/?p=69844

L’ARGENTINA COME IL VENEZUELA: CONTROLLO DEI PREZZI

ma per fortuna che nella nostra perfetta democrazia (che sia salvaguardata dai cattivi forconi, pure golpisti, loro) non c’è bisogno, in Italia si sà, siamo tutti ricchi ed i poveri fingono di esserlo.

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Sulla scorta di quanto fatto dal presidente venezuelano Maduro, anche in Argentina l’esecutivo ha deciso di intervenire per fermare l’aumento vertiginoso dei prezzi (che ovviamente sta penalizzando soprattutto i più poveri) denunciandone la natura riconducibile ad operazioni speculative.
A partire dal 1° gennaio prossimo il governo applicherà una politica di controllo dei pezzi per evitare da parte di imprese “manovre ingannevoli” per il portafoglio dei consumatori. Una politica che non si limiterà solo ai 187 prodotti del paniere già esistente ma interesserà fino a 10.000 beni distribuiti nei punti vendita delle 40 principali catene di supermercati del paese latinomericano.
 
La nuova politica implicherà controlli rigidi e “integrali” sui bilanci delle imprese: il governo afferma che userà tutti i mezzi a sua disposizione per far sì che le aziende si impegnino “a rispettare gli accordi raggiunti, ma anche a evitare che vengano aumentati a dismisura i prezzi di prodotti analoghi senza una reale base economica, come si è verificato negli ultimi mesi in diversi casi”. Per i trasgressori sono previste diverse sanzioni, da quelle già previste dalla legge per la difesa dei consumatori alla denuncia per abuso di posizione denominante. Il ministero dell’Economia effettuerà fra l’altro “radiografie complete” delle aziende al fine di “persuaderle che quando intendono aumentare i prezzi lo debbono fare per una reale necessità di costi e non per aspettative infondate”.
 

Coordinamento 9 dicembre: “Ultimatum al Governo entro il 9 gennaio, poi grosse operazioni”.

oddio tornano a minacciare questo mondo perfetto……

“Ve ne andate o non ve ne andate? Noi vi diamo l’ultimatum”: queste le parole di Danilo Calvani, portavoce del Coordinamento 9 dicembre dopo la riunione nazionale a cui hanno partecipato oltre 107 coordinatori locali di cui 20 rappresentati per delega.
LATINA 28 DICEMBRE – Alla riunione nazionale dei presidi locali del Coordinamento 9 Dicembre hanno partecipato oltre un centinaio di coordinatori locali di cui 20 rappresentati per delega. L’Assemblea ha affrontato dibattiti in merito alla situazione degli italiani e delle varie categorie. Dalla riunione è emerso che i presidi, non solo continueranno ad oltranza nonostante il freddo e il gelo, ma scenderanno nuovamente in piazza e stavolta l’obiettivo sarà preciso: “il Parlamento è abusivo e deve dimettersi!”. La data dell’ultimatum è il 9 gennaio, se il parlamento non dovesse presentare dimissioni in massa, il coordinamento prevede mobilitazioni in tutta Italia per il 10 gennaio e una grande manifestazione è prevista per il 18 gennaio, i dettagli saranno resi noti alla stampa nei prossimi giorni.

Il 9 gennaio è il termine utile in cui il parlamento potrà informare il popolo italiano e il Coordinamento 9 dicembre sulla data in cui sgombererà le aule parlamentari e i Palazzi del potere occupati abusivamente grazie a una legge elettorale bocciata dalla Corte Costituzionale. E’ su questo che i 107 coordinatori locali hanno discusso a Pontinia delineando tempi e modalità delle prossime proteste.
«Noi dobbiamo uscire dalla crisi, lo dobbiamo alla vita dei nostri italiani anche loro massacrati e strozzati da una politica scellerata, dall’austerità, dalle tasse indiscriminate. Questo disegno prevede l’uccisione del piccolo commerciante a vantaggio delle grosse compagnie – dice Danilo Calvani che prosegue – questo per nessun popolo è ammissibile, perché ogni uomo ha la sua dignità e noi Italiani siamo dei maestri nell’artigianato. Nonostante ciò non abbiamo una legge che difenda il Made in Italy al 100%, c’è chi ha venduto la nostra conoscenza all’estero e dorme tranquillo. Eppure queste decisioni in campo politico ed economico coinvolgono non solo i commercianti, ma anche gli operai, gli imprenditori, le fabbriche influendo sui bilanci dello Stato che pesano anche sui dipendenti statali. Tutto il popolo è coinvolto in questa grande battaglia che stiamo organizzando. Il governo se ne frega di noi, non si accorge che siamo sull’orlo del baratro. Ci impoveriremo sempre di più, ci sono sempre più famiglie che vanno alla Caritas o in chiesa per chiedere aiuto. Nel Coordinamento 9 dicembre si sono uniti piccoli commercianti, imprenditori, artigiani, disoccupati, studenti, rappresentanti delle categorie. Non esistono e non devono esistere bandiere di ogni partito perché noi combattiamo tutti coloro che, occupando in modo abusivo i palazzi del potere, hanno legiferato privilegiando le banche e le multinazionali. Noi combattiamo contro quelli che ci hanno condannato a morte!».
Già durante le festività natalizie Danilo Calvani aveva annunciato un ritorno in piazza in nome di coloro che hanno vissuto il Natale coi crampi allo stomaco o coloro che sono vessati dalle cartelle esattoriali e dagli interessi troppo elevati.
Ma oggi le parole del portavoce del Coordinamento usa parole molto più forti per lanciare l’Ultimatum: «Ci hanno ucciso, ci hanno massacrato! Noi non tratteremo con nessuno. MAI! Che il governo se lo metta in testa! Dobbiamo rendere conto solo al popolo. E’ il popolo che deve decidere le proprie sorti. Il 15 Gennaio diventerà effettiva la sentenza della Corte Costituzionale che delegittimerà il Parlamento e i trattati internazionali stilati fino ad oggi. Si dovrà tornare alle elezioni e riparare i loro danni. Come? Col popolo! Solo il popolo dovrà decidere democraticamente visto che i suoi rappresentanti abusivi non sono né degni, né capaci! Noi vogliamo che il Governo si alzi da quelle poltrone e, con molta dignità, si dimetta assieme a tutto il Parlamento. Questo è un ultimatum! Se ne devono andare tutti, sono stati eletti con una legge giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale ed è su quella base che hanno legiferato. Il golpe bianco lo hanno fatto loro, tutti quei parlamentari che si sono avvicendati nei palazzi del potere. Dopo aver occupato abusivamente il Parlamento hanno legiferato massacrando tutto il popolo italiano. I governi degli ultimi anni portano sulla coscienza decine e decine di suicidi! Se ne devono andare entro il 9 gennaio! Oltre quella data il Coordinamento prevede grosse operazioni in tutta Italia».

Danilo Calvani lancia un messaggio anche al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Presidente, si ricordi che noi cittadini amiamo le nostre istituzioni perché sono quelle che possono garantirci una pacifica esistenza, ma le amiamo al punto da pretendere che siano sgomberate da coloro che le hanno occupate abusivamente a danno del popolo. Tutti devono andarsene, nessuna eccezione! Qui l’Italia è da rifare!».

Il messaggio al Parlamento è forte e chiaro e proviene da tutti i coordinatori locali che hanno partecipato all’Assemblea nazionale: «Ve ne andate o non ve ne andate? L’ultimatum è il 9 gennaio. Solo entro quella data avrete la libertà di decidere le modalità con cui abbandonare ciò che occupate abusivamente. Avete 12 giorni di tempo a partire da oggi. Se non lo farete, oltre il 9 Gennaio ci saranno grosse operazioni».

Il coordinamento 9 Dicembre, dal profilo FB di Danilo Calvani
http://www.nocensura.com/2013/12/coordinamento-9-dicembre-ultimatum-al.html

Il 75 % degli arresti compiuti dall’occupazione ha colpito bambini e giovani

News – 27/12/2013 Ramallah – Quds Press. Dati ufficiali hanno reso noto che la maggior parte degli arresti eseguiti durante il 2013 dalle forze d’occupazione israeliane ha colpito bambini e giovani palestinesi. In un rapporto diffuso oggi, 27 dicembre, da Quds Press, il dipartimento di Statistica del ministero dei Prigionieri di Ramallah ha dichiarato che il 75 % del totale degli arresti registrati nel 2013 ha riguardato bambini con età inferiore ai 18 anni, e giovani d’età compresa tra 18 e i 30, e che è notevolmente aumentato il numero delle azioni repressive nei confronti dei detenuti. Stando a quanto osservato dal rapporto, l’occupazione israeliana ha arrestato dall’inizio dell’anno 3874 cittadini palestinesi, tra i quali 1975 sono ragazzi e rappresentano il 51 % dei detenuti, e 931 sono bambini della Cisgiordania e di Gerusalemme. Tutto ciò con un aumento del 37,5 % rispetto ai dati del 2011. La sofferenza e la repressione vissute dai prigionieri palestinesi sono cominciate quando le forze dell’occupazione, armate fino ai denti, hanno fatto irruzione nelle case dei loro parenti e sparso terrore nei loro cuori, dopo averli ammanettati, bendati, violentemente picchiati e praticato su di loro le più brutte forme di violenza fisica e psicologica, come le scosse elettriche, la privazione del cibo e del sonno, minacce e, in base ai rapporti con l’occupazione, compromessi sul loro rilascio. Traduzione di Salvatore Michele Di Carlo http://www.infopal.it/il-75-degli-arresti-compiuti-dalloccupazione-ha-colpito-bambini-e-giovani/

Nuova ondata di nomine per il Governo. Meno medici e più prefetti, che ora doppiano le prefetture…

PIU’ repressione per tutti? Insomma, dovremmo pur proteggere questo mondo di democrazia da ogni minaccia, viviamo nel miglior sistema possibile no?

Scritto da Corriere.it     | Pubblicato Sabato, 28 Dicembre 2013
 
i prefetti superano le prefetture ondate di nomine del governo
I superburocrati superano quota duecento. Molti i neopromossi senza incarico. Negli stessi giorni ridotto di un anno il periodo di specializzazione dei giovani medici.
 
La Lega Nord torna a urlare contro i prefetti che Umberto Bossi bollò come «brutti figuri» e «viceré romani»? Il governo di Enrico Letta ne nomina ancora di più. Portandoli al record storico: 207. Il doppio delle prefetture. Una scelta, diciamo così, eccentrica. Tanto più nei giorni in cui, con lo svuotamento delle competenze, viene data ormai per fatta l’abolizione (auguri) delle Province. Dell’incremento abnorme di questa figura di altissimi dirigenti governativi introdotta per la prima volta sul territorio italiano nel 1802 con un decreto napoleonico, in realtà, pare essersi accorta non «La Padania» ma «La nuova bussola», un giornale online diretto da Riccardo Cascioli e fondato da giornalisti cattolici per «offrire una prospettiva cattolica nel giudicare i fatti».
Meno medici e più prefetti. È quello che, se vi è una logica nei provvedimenti adottati negli ultimi giorni, appare oggi necessario all’Italia secondo il governo Letta», accusa il quotidiano web. E spiega che, mentre decideva di aumentare quelle figure all’apice degli affari interni, l’esecutivo introduceva nella legge di Stabilità «una norma che riduce di un anno la durata delle specializzazioni per i medici».
 C’è un senso in quella scelta?, chiede il giornale. No, risponde: «L’unico motivo è dettato dalla cassa. Anche a costo di praticare una tripla ingiustizia: verso la professionalità degli specializzandi, cui si sottrae il 25% del percorso di approfondimento; verso i pazienti ricoverati negli ospedali che sono al tempo stesso cliniche universitarie, e che si vedono sottrarre un quarto dell’assistenza dei giovani medici; verso questi ultimi, ai quali all’inizio si è assicurato un quadriennio e in corso d’opera, con danno economico, si sottrae un anno».
Lo stipendio netto di uno specializzando è di circa 21 mila euro l’anno. I giovani medici coinvolti, fra i 26 e i 30 anni, dovrebbero essere diecimila. Vale la pena di rinunciare a loro? Mah… contemporaneamente, come dicevamo, si allargava la burocrazia prefettizia. «Andiamo per ordine: da Sondrio a Ragusa, le prefetture sono 105. Per l’esattezza, 103, più Trento e Bolzano: che, in quanto province autonome, chiamano i prefetti Commissari di governo. Quanti erano i prefetti in Italia fino a una settimana fa? ben 185, 80 in più rispetto alle prefetture esistenti. Mettiamo pure che per guidare i dipartimenti e qualche direzione generale al Viminale ce ne vogliano una ventina: si arriva a 125, con un surplus di 60». Insomma, attacca il quotidiano cattolico online, «se si dovesse cercare un settore nel quale praticare il blocco del turn over, non si andrebbe lontano puntando su questo, invece che massacrare le forze di polizia, la cui età media sale sempre di più a causa del limitatissimo numero di nuove immissioni in servizio; sarebbe ragionevole non nominare nessun nuovo prefetto fino a quando non si andasse in pari rispetto alle reali necessità».
Al contrario «il Consiglio dei ministri di mercoledì 17 ha nominato altri 22 prefetti, arrivando al totale di 207, praticamente il doppio delle prefetture. Proprio perché non ci sono funzioni in questo momento disponibili per tutti e 207, gran parte dei neopromossi sono senza incarico. Senza incarico, ma con lo stipendio di prefetto, che è sensibilmente superiore a quello di viceprefetto: e questo comporta un esborso per le casse dello Stato, nell’immediato, e «a regime» per gli anni successivi. La logica di questa decisione? Mero arroccamento burocratico: in vista di futuri tagli al numero complessivo dei prefetti, meglio allargarsi, finché i ministri di oggi si prestano ad assecondare un passo del genere, suggerito dal ceto prefettizio. In tal modo, se mai domani dovesse arrivare qualche sforbiciata, sarebbe sempre sul di più già ottenuto».
Scherzando, chiude il servizio firmato da Vincenzo Luna, «si potrebbe concludere che per il governo in carica un prefetto senza funzioni vale più di un giovane medico in un pronto soccorso. (…) Come regalo di Natale, c’è solo da ringraziare». Anzi, accusa Giovanni Aliquò, sindacalista storico delle forze dell’ordine e per dodici anni bellicoso presidente dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, «potrebbero essere perfino più di 207: io ne ho contati 18, al Viminale, nei soli ranghi del Dipartimento per la pubblica sicurezza».
 Per carità, saranno tutti assolutamente indispensabili.
Ma certo è curioso che lo sfondamento di «quota 200» arrivi nei giorni in cui Matteo Salvini torna a dichiarare guerra ai prefetti, contro i quali 15 anni fa Umberto Bossi e Roberto Maroni (il quale come ministro degli Interni non avrebbe poi usato affatto la forbice e men che meno l’accetta) arrivarono a minacciare un referendum invitando i segretari provinciali a mandare lettere in dialetto agli emissari governativi ostili alle esagerazioni nella toponomastica lumbard: «Sciur prefet, se a lu ghe va minga ben che numm ciamem i noster paes cun ul noster dialet, el po’ turna’ a ca’ sua». Traduzione: signor prefetto, se a lei non sta bene che chiamiamo i nostri paesi con il nome in dialetto, può tornare a casa sua.
Ma ancora più curioso, come dicevamo, è che l’infornata arrivi insieme con l’accelerazione sulla chiusura delle province, alle quali i prefetti erano indissolubilmente legati. Prova provata che vale sempre l’antico adagio: i ministri passano, i burocrati restano.
– See more at: http://www.infiltrato.it/inchieste/nuova-ondata-di-nomine-per-il-governo-meno-medici-e-pi-prefetti-che-ora-doppiano-le-prefetture#sthash.t8GbCFGM.dpuf

Sempre più inutile la Torino-Lione

http://www.contropiano.org/articoli/item/20993

  •  Martedì, 17 Dicembre 2013 11:24
  •  Luca Giunti *

Sempre più inutile la Torino-Lione

 L’Ufficio Federale dei Trasporti elvetico (UFT) ha pubblicato il rapporto AlpInfo 2012. Si tratta della raccolta totale dei dati delle merci – su strada e su ferrovia – che attraversano annualmente tutti i valichi alpini, da Ventimiglia fino a Wechsel, a sud di Vienna. Da giugno 2002 questo studio è seguito anche dall’Osservatorio del Traffico Merci nella Regione Alpina dell’Unione Europea. L’ultimo aggiornamento è valido dal 28 novembre 2013 ed è liberamente consultabile al linkwww.bav.admin.ch/verlagerung/01529/index.html?lang=it, assieme a quelli degli anni precedenti.

I numeri sono senza appello. Su tutti i valichi italo-francesi (Ventimiglia, Monginevro, Moncenisio, Fréjus e Monte Bianco) sono passati complessivamente 22,4 milioni di tonnellate di merci, sia su strada che su ferrovia, rispetto al totale di 190 milioni dell’intero arco alpino. L’Osservatorio Tecnico istituito dal Governo Italiano ha stabilito in 32,1 milioni di tonnellate annue la capacità della ferrovia a doppio binario già costruita tra Torino e Lione (Quaderno 1 “Linea storica – Tratta di valico”, www.regione.piemonte.it/speciali/nuova_TorinoLione/quaderni.htm). Tale valutazione risale al 2007. In seguito la linea è stata persino ammodernata con ingenti spese, migliorando addirittura la sua performance. Dunque il traffico globale tra Italia e Francia avrebbe potuto tranquillamente essere ospitato soltanto sull’attuale ferrovia senza riuscire a saturarla completamente. Invece, sulla direttrice della Val Susa sono transitate poco più di 14milioni di tonnellate, delle quali, però, solo 3,4 sui binari. Uno scarto di 1 a 10!

Il confronto con i rapporti degli anni precedenti, tutti disponibili sul sito svizzero, conferma un trend in continua diminuzione sul versante occidentale delle Alpi, iniziato ben prima della crisi del 2008, mentre si incrementa verso Svizzera e Austria. Italia e Francia hanno economie mature, interessate soltanto da scambi commerciali di sostituzione, mentre il percorso nord-sud collega il centro e l’est Europa con i mercati orientali in espansione.

Per contro, la frontiera di Ventimiglia ha accolto, da sola e quasi interamente su strada, 17, 4milioni di tonnellate, 3 in più di quelli piemontesi. Laggiù la ferrovia ha stretti vincoli e andrebbe ammodernata, con spese e disagi tutto sommato contenuti perché si lavorerebbe a livello del mare e senza dover traforare le montagne. Inspiegabilmente, quel passaggio è trascurato da ogni politica. Invece, quello più difficile, più costoso e lapalissianamente più inutile della Val Susa è costantemente favorito, al costo stimato di 26 miliardi di euro, con l’entrata in esercizio prevista ben dopo il 2030 e addirittura con i benefici attesi dopo il 2070 (Quaderno 8, al link sopra citato). Ma solo se le mostruose previsioni di incremento dei traffici saranno rispettate, e non lo sono!

Quando si prenderà finalmente atto che il progetto della Torino-Lione è vecchio, inutile ed esoso?

Quando, semplicemente, si rispetteranno i documenti ufficiali e gli atti governativi? I già citati Quaderni dell’Osservatorio – che riportano l’intestazione “Presidenza del Consiglio dei Ministri” – o almeno l’originario accordo tra Italia e Francia del 2001 che all’articolo 1 espressamente dichiarava “l’entrata in servizio alla data di saturazione delle opere esistenti”.

da http://www.tgvallesusa.it

Interessante leggere che cosa già si diceva nel 1991.

Sarebbe necessaria un pò di onestà (anche intelettuale) innanzi tutto

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Cortina, lacrime al caviale

http://networkedblogs.com/SmHhL

Di ilsimplicissimus – 28 dicembre 2013

20131226_59896_cortin_2_jpg_pagespeed_ce_QT6SX3V2HsBeh, è impossibile non godersela all’idea di riccastri condannati all’addiaccio e al buio, senza smartphone, costretti a conservare aragoste e caviale sul davanzale di dacie e isbe sibaritiche proprio come baraccati, dileggiati  da un popolino  che si accontenta di sferruzzare senza patiboli,  impegnato in un liberatorio esercizio di derisione in mancanza di rivoluzione.

Eppure alcuni sacerdoti della correttezza politica hanno voluto ricordare che la piccola catastrofe climatica – per una volta meno iniqua e disuguale, se non ha investito casucce abusive e arrangiate sul greto di qualche fiume, scantinati adibiti a abitazione, abitati travolti da frane innaturali – colpisce operose popolazione, albergatori solerti, ristoratori energici, insomma l’industria del turismo  in uno dei suoi centri nevralgici. E valligiani alacri che da modeste attività silvestri,, pastorizia, allevamenti si sono convertiti fattivamente in imprenditori dell’accoglienza di lusso.

E hanno ragione, perbacco. Mica si può essere caritatevoli, comprensivi, solidali solo con chi sta sotto, giù, giù, solo coi sommersi, solo con gli sfigati. Qualche volta anche i ricchi  piangono, e quando piangono i ricchi c’è da temere per le ricadute su maggiordomi, valletti, cuochi, governanti nel senso di direttrici di casa, ma anche di esecutori e conservatori del loro sistema di privilegi, sui quali possono abbattersi le ire di chi non può tollerare una perdita che considera ingiusta e immeritata, dalla neve alla galera, dalla malattia, all’andamento negativo della borsa.

Si, lo riconosco e do loro ragione, ma con qualche distinguo. Intanto perché accontentarsi come i forconi davanti alla villa di Galan che sparano fiori a mo’ degli hippy della canzonette anni ’70, è una attività di critica, protesta, obiezione non abbastanza decisiva e potente per mettere paura al regime. Che anzi, alimenta la satira,  compensazione  alimentata per far giocare la plebe, appagata nella legittima invidia dalle piccole disgrazie di Paperone, come anche di Papi.

E magari la laboriosa cittadinanza di Cortina, benedetta dalla lotteria naturale, ma  premiata dal suo spirito di iniziativa, in queste ore di buio forzato potrebbe riflettere su se stessa, su fortune nutrite e largamente fondate sull’evasione più endemica e spregiudicata, su piani regolatori poco regolari che hanno permesso un elegante abusivismo e un altrettanto signorile impatto sul delicato ambiente montano, su una indole ribelle che si manifesta non nel negare servile approvazione al primato della più eccentrica volgarità, che va dalle vetrine oltraggiose, dall’ostensione del lusso più smaccato, dai dindrl della contesse, agli eventi “culturali” al servizio delle ideologie più sopraffattrici e sgangheratamente conservatrici, ma che si esprime con il fastidio per l’Italia che esige i loro tributi, l’ammirazione tramite referendum, per l’Austria felix, possibilmente quella di Haider e famigli, con l’ipotesi continuamente riproposta di una ingrata secessione, come certi divorzi che piacciono ai loro augusti frequentatori- la giornalista Paola Ferrari i De Benedetti twitta “Italia addio” – quelli decisi per motivi fiscali, per disaccordi patrimoniali, che l’amore  e la lealtà per loro sono solo disdicevoli passivi in bilancio.

Da Marsiglia solidarietà alla lotta No Tav

http://www.tgvallesusa.it/?p=4319

SCRITTO DA: CONTRIBUTI – DIC• 25•13

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È di ieri 24 dicembre la notizia girata su una lista di movimento marsigliese di un’azione di solidarietà con la lotta e con gli arrestati No Tav compiuta domenica scorsa 22 dicembre: ativisti hanno temporaneamente occupato l’accesso al tunnel automobilistico sotterraneo del Prado (l’ennesima grande opera per portare soldi alle casse delle grandi imprese e degli speculatori) bloccando la riscossione del pedaggio.

Di seguito la traduzione del comunicato.

Domenica 22 Dicembre siamo andati in una quindicina a togliere le barriere del pedaggio sotterraneo del Prado a Marsiglia, in solidarietà con le compagne e i compagni italiani incarcerati dal 9 dicembre a Torino in Italia, con l’accusa di terrorismo per un attacco al cantiere del Tav in Val di Susa lo scorso maggio.

Cinque corsie aperte, striscioni “Contro la LGV (“Ligne Grande Vitesse”) – No Tav”, “Quando è troppo è troppo”, “Pedaggio libero”. Dopo 10 minuti il tunnel che attraversa Marsiglia e il casello sono stati chiusi dai lavoratori, portandoci ad andare via prima del previsto ma con la soddisfazione del blocco di un asse viario importante della città. Forza a tutti e tutte, Claudio, Chiara, Mattia et Niccolo liberi! Tutti liberi! (In italiano nel testo).

da La cuoca di Lenin

Interessante leggere che cosa già si diceva nel 1991.

Sarebbe necessaria un pò di onestà (anche intelettuale) innanzi tutto

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Toh , guarda , un’altra porcata nella “Legge di Stabilità”. Del resto i dipendenti della Presidenza del Consiglio erano proprio pochi..

vuoi che per la cricca non ci sia una marchetta?

27 dicembre 2013 – Di Fabioflos 

Porcata
cari Amici
 
vi invito a leggervi la famosa “Legge di stabilità 2014″.
 
certo, dovrete avere un buon livello di masochismo, perchè il testo è scritto in un burocratese talmente stretto, così insulso, dal far apparire apparire la traduzione delle leggi di Hammurabi dal babilonese un esercizio per le elementari. Vorrei conoscere chi scrive in questo modo per vedere se , effettivamente, appartiene alla specie “Homo Sapiens”.
 
Naturalmente una scrittura così perversamente contorta da non il dubbio, ma la certezza, di nascondere porcate e favoritismi.
 
Ed infatti, proprio agli inizi, ecco un bel commino fresco fresco:
 
“18. Ai fini del rafforzamento delle strutture della Presidenza del Consiglio dei ministri, dei Ministeri e dell’Agenzia per la coesione territoriale, di cui all’articolo 10 del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, preposte, per quanto di competenza, a funzioni di coordinamento, gestione, monitoraggio e controllo degli interventi cofinanziati dai Fondi strutturali europei anche per il periodo 2014-2020, è autorizzata, fermo restando l’obbligo di esperire le procedure di mobilità previste dalla normativa vigente, l’assunzione a tempo indeterminato di un contingente di personale nel numero massimo di 120 unità altamente qualificate, eventualmente anche oltre i contingenti organici previsti dalla normativa vigente, per l’esercizio di funzioni di carattere specialistico, appartenente all’area terza.”
 
tagliamo i fronzoli. Delle 160 parole circa che compongono il paragrafo, le essenziali sono : ” Assunzione a tempo indeterminato… 120 unità”. Ci sarebbe  anche “Altamente qualificate”, il che, nell’insieme del burocratese in atto è essenzialmente leggibile come percipenti uno congruo stipendio lordo annuo, diciamo, dell’ordine di un 100 mila euro. Naturalmente le funzioni specialistiche dipenderanno dalla “Spinta” che gli eventuali candidati potranno avere alle spalle. Sono convinto che avremo una nuova fioritura di esperti di migrazione delle rondini, di abitudini sessuali degli orsi marsicani o di proliferazione del Cirneco dell’Etna. In fondo chiunque potrà essere esperto, se appoggiato da un mammasantissima…
 
Quindi, con poche righe , si aumento il già ENORME STUOLO DI DIPENDENTI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO A SPESE DEGLI ITALIANI, CHE, PECORE, PAGANO SEMPRE. Un 12-15 milioni all’anno in più per foraggiare i soliti pseudo esperti di parte  che permettono la camorria che ha ormai divorato la nostra nazione
 
Comunque, signori, va tutto bene. Grazie Presidente Letta.