Comunicato Stampa M5S su condanna sondaggi Susa 2010

http://www.tgvallesusa.it/?p=4132

SCRITTO DA: LEONARDO CAPELLA – DIC• 14•13

MULTA PER AVER IMPEDITO UN SONDAGGIO INUTILE MAI SVOLTO, GIUSTIZIA NONSENSE

susa 12-1-2010Il Tribunale di Torino ha condannato 11 NoTav ad una pena pecuniaria, al termine di un processo celebrato per il reato di invasione di terreni.
I fatti risalgono al 12.1.2010, quando alcuni attivisti cercarono di impedire l’illegittimo avvio di un sondaggio geognostico per la realizzazione del TAV.
Illegittimo in quanto l’autorizzazione amministrativa di accesso ai terreni per il sondaggio,  già richiesta dalla stessa LTF a RFI, sarebbe divenuta esecutiva solo a far data dal 25.1.2010.
Ricordando che l’autorizzazione ad accedere ai terreni, quale espropriazione temporanea, si riferiva anche ai terreni in utilizzo alla Consepi e ricordando che tale procedura amministrativa non avrebbe comportato alcuna spesa a carico dei contribuenti, osserviamo che i Pubblici Ministeri hanno indagato e perseguito questi cittadini senza accorgersi dello sperpero di fondi pubblici operato da LTF in quell’occasione.
Infatti LTF aveva stipulato con la Consepi, in violazione di ogni principio di buon andamento della gestione dei fondi pubblici, una scrittura privata per accedere ai predetti terreni sborsando ben 165 mila euro alla stessa Consepi per avere in concessione un terreno di pochi metri quadrati già oggetto di autorizzazione amministrativa a costo 0.
Il predetto sondaggio, considerato inutile, alla fine mai venne realizzato!
Persino l’OLAF, l’Ufficio europeo per la Lotta Antifrode della Commissione Europea, ha dichiarato che tale cifra non doveva essere pagata dalla medesima Commissione in quando dichiarata inammissibile !
Quando la giustizia torinese si occuperà di questo?
La nostra solidarietà va senza indugi ai NoTav condannati, e ancora una volta gridiamo: siamo stufi di una giustizia a senso unico!
Peraltro, riscontrando le dichiarazioni di Ltf, siamo a contestare che il Tav sia richiesto dalla UE. Vero invece che l’asse 6 o progetto prioritario 6 non è assolutamente previsto dalla UE ad alta velocità! E’ una linea convenzionale così come anche dichiarato nel 2007 alla Commissione Europea dall’allora Ministro delle Infrastrutture.Marco Scibona – Senatore M5S Piemonte

Davide Bono – Consigliere regionale M5S Piemonte

Laura Castelli – Deputata M5S Piemonte
Ivan Della Valle – Deputato M5S Piemonte
Alberto Airola – Senatore M5S Piemonte
n.b. Si tratta comunque di sentenze emesse da Magistrati “autoproclamati” che operano senza accettare alcun controllo DEMOCRATICO.

No Tav – Perino condannato

http://www.tgvallesusa.it/?p=4122

SCRITTO DA: VALSUSA REPORT – DIC• 14•13

susa2010

Undici attivisti No Tav, tra cui Alberto Perino, sono stati condannati a pagare multe dai 400 agli 800 euro  per invasione di terreni. Era il tentativo attuato dagli attivisti di ostacolare l’avvio di sondaggi, nel 2010, nella località Traduerivi, alle porte di Susa.

Per Alberto Perino “Le sentenze non si commentano ma si impugnano”, subito il solito can can giornalistico sulle motivazioni della sentenza espresse del GIP Federica Bompieri ”Il ricorso ad atti di violenza alle persone e alle cose finalizzato ad imporre, con la forza, un ‘cambio di rotta’ su un progetto ritenuto (dal governo italianoe dalla stessa Unione Europea) di ‘rilevanza strategica’ e per realizzare il quale molto si è investito a livello nazionale ed europeo in termini di prospettive di sviluppo e di stanziamenti economici, si risolve in un tentativo di delegittimare le procedure decisionali che l’hanno approvato, di minare alla radice la stabilità delle decisioni e la credibilità e l’ autorevolezza, anche in ambito internazionale, delle istituzioni italiane che quelle decisioni hanno concorso ad assumere: si risolve in ultima analisi in un attacco alla legalità democratica della decisione stessa” – e ancora – “Gli atti di violenza alle persone e alle cose posti in essere presso il cantiere, nei confronti delle imprese e delle maestranze costituiscono un chiaro tentativo di piegare le istituzioni del Paese e inoltre concorrono aDSCN2525

creare un generale clima di insicurezza perché palesano come vulnerabili anche uomini delle istituzioni; infine, facendo apparire il ‘dissenso’ come fonte di pericolo per l’incolumità personale, inducono al silenzio altre forme di dissenso”. A questo si aggiunge il carico da novanta del procuratore capo Giancarlo Caselli, che non manca, ancora una volta, di esprimere il suo punto di vista: “L’impostazione della Procura ora è consacrata da un giudice terzo che ha valutato gli elementi senza pregiudizio”.

Avevamo seguito alla Gam la giornata dove molti avvocati e  magistrati di Giustizia Democratica avevano espresso un parere  che si scosta dal giudizio del Gip Bompardi e dal procuratore Caselli, quello che avviene in Val di Susa è un conflitto sociale e politico, quindi il giudizio deve essere politico e affrontato con le attenuanti tipiche dello scontro politico. Quello che avviene in Val di Susa non si può identificare come insurrezione contro lo Stato riconducibile pertanto al terrorismo: in Val di Susa, la gente opera per la salvaguardia del territorio italiano e deve essere tenuto conto del fattore emotivo con cui la popolazione si esprime e agisce; comuni cittadini non si sognerebbero mai di entrare in un fondo altrui sapendo di commettere reato se non avessero chiara la volontà che con il loro comportamento possono salvare quel fondo.

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Secondo questo Movimento tutto dovrebbe essere giudicato politicamente secondo la Costituzione, il cui articolo 21 recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La lotta di numerose e diverse popolazioni ha però condotto nel tempo le Costituzioni di singoli Paesi (pensiamo a quelle latinoamericane come in Nicaragua, Ecuador ecc.) a perfezionamenti volti a stabilire un collegamento più vivido e fattuale tra il controllo che la popolazione può e deve esercitare sul potere a quella pratica che dal dissenso volge spesso in fenomeni più o meno prolungati di resistenza. Un assunto che manca alla nostra Costituzione, rimasto scritto ma mai trasformatosi in articolo, e che Giuseppe Dossetti, uno dei padri fondatori della Costituzione della Repubblicana italiana avrebbe voluto inserire: “La resistenza agli atti del potere pubblico, che violino i diritti fondamentali della persona umana, è diritto e dovere di ogni cittadino”. Così attualizzata, anche la nostra Costituzione oggi leggerebbe nella lotta della Val di Susa una ribellione dei territori, che ci si asterrebbe dal liquidare spesso con troppa sufficienza e superficiale pericolosità come terrorismo.

p.s. Si tratta comunque di sentenze emesse da Magistrati “autoproclamati” che operano senza accettare alcun controllo DEMOCRATICO.

Roma. Manifestanti tolgono e bruciano bandiera UE da rappresentanza diplomatica -VIDEO

Un gruppo di manifestanti, mascherati con la bandiera italiana, si è raggruppato sotto la rappresentanza diplomatica dell’Unione Europea a Roma.
Uno di essi, con una scala, ha raggiunto il balcone dell’edificio ed ha strappato e dato fuoco alla bandiera dell’Unione Europea; subito dopo, la polizia ha caricato i manifestanti, alcuni di essi sono rimasti feriti.

Qui di seguito, il video tratto da YouReporter.

Video
http://ilfarosulmondo.it/30457/roma-manifestanti-tolgono-e-bruciano-bandiera-ue-da-rappresentanza-diplomatica-video/

No Tav, contestazione alla sede del Pd di San Lorenzo a Roma. Ferito un iscritto, vernice sulle vetrine

Non si ferma la protesta dei No Tav contro le sedi del Pd, messo sotto accusa perché a favore della grande opera in Valsusa. Nel pomeriggio, un centinaio di No Tav e movimenti contro le politiche di austerity ha preso di mira la sede del Partito Democratico a San Lorenzo, storico quartiere di sinistra nella capitale. L’azione è durata pochi minuti ma ha lasciato i segni: colpito con una bottiglia alla fronte Maurizio Correnti, che con altri 4-5 iscritti si trovava nella sede Dem ed è accorso fuori quando ha sentito le urla dal piccolo corteo.

“Mi hanno lanciato una bottiglia, quando io sono uscito con tutta l’intenzione di parlare”, racconta Correnti: sulla fronte un po’ di sangue per la ‘bottigliata’, su un lato della giacca a vento vernice bianca. Quella che i dimostranti hanno lanciato contro le vetrine della sede Pd, luogo denso di storia politica nella capitale: era sede del Pci, divisa in due locali dalla svolta della Bolognina, Pds e Rifondazione. Ora che è casa Pd, su una vetrina resiste ancora languida una scritta ‘Ds San Lorenzo’. Rovesciati anche dei cassonetti dei rifiuti posizionati davanti alla sede Dem.

Al momento del blitz, sul posto non c’erano forze dell’ordine. Ma dopo, la celere è arrivata in quartiere. Il corteo si è disperso subito dopo la contestazione, che arriva a distanza di qualche settimana dall’assalto ad un’altra storica sede del Pd in via dei Giubbonari a Roma.

http://www.huffingtonpost.it/2013/12/14/no-tav-assaltata-sede-pd-san-lorenzo-roma_n_4445713.html?utm_hp_ref=italy&ir=Italy

Anche Marx bloccherebbe le strade. Piccola nota sul 9 dicembre

“Bottegai, mercatari, negozianti, partite Iva”: a questo la manifestazione Fermiamo l’Italia iniziata il 9 dicembre si ridurrebbe, secondo alcuni, nonostante tanto nell’hinterland milanese quanto a Torino (come ho potuto vedere di persona) da lunedì si sia espressa una partecipazione molto più complessa, in cui hanno avuto presenza molto forte i giovani, anche se di sicuro non i “soliti” giovani, e sia quelli che vanno a scuola che quelli che non ci vanno. Il fattore di aggregazione di questi ragazzi ha avuto origine fuori dai canali politici cui si era abituati: è stato puramente e squisitamente urbano e, accanto a mille differenze, questo è un fattore simile a ciò che in passato è accaduto nelle rivolte metropolitane francesi e inglesi. Il montare dell’adesione alla protesta si è collocato, nelle settimane precedenti il 9, negli epicentri della socialità metropolitana socialmente oppressa: lo stadio da un lato, le periferie dall’altro. Le curve sono da decenni luogo di sedimentazione di amicizie, relazioni, culture e pratiche organizzative (per quanto, naturalmente, disprezzate da chi nulla sa di esse), e il loro ruolo è echeggiato anche nella ritmica e nello stile dei cori contro i politici che hanno animato le piazze. Il quartiere, soprattutto periferico, un tempo roccaforte di una sinistra che da molti anni ha preferito trasferirsi tra le banche e i palazzi, è il luogo dove variegati frammenti di “popolo” condividono l’orizzonte quotidiano e, nella percezione diffusa, sopravvive la veracità e la sincerità dei rapporti umani, improntati al bene come al male.

Il quartiere è uno dei luoghi, puro e semplice, dove ancora si pensa di potersi fidare di qualcuno; e il luogo di condensazione delle relazioni sociali del quartiere è proprio il piccolo commercio: bar, panetterie, centri commerciali, negozi. No, le sedi dei partiti democratici o microcomunisti no. Sorry. Molto spesso, neanche i centri sociali che, se non chiedono la tessera, operano sovente una silenziosa, e perciò ancora più odiosa, selezione all’ingresso sulla base dei codici culturali e del look. È così che i commercianti e i mercatari, più che aver totalizzato l’egemonia politica sulla protesta, hanno messo più o meno consapevolmente a disposizione (con esiti andati ben al di là delle loro intenzioni, almeno nelle aree metropolitane del nord) le potenzialità del loro ruolo sociale, facendo scorrere per settimane, assieme alle merci, anche il passaparola sul #9D. Qui si situa il primo problema: quando diversi strati sociali condividono la sofferenza o la rabbia, bisogna stare molto attenti a snobbare l’inizio, perché se è frequente, nella storia, che uno strato sociale si accodi all’altro (e non sempre è chi sta più in basso a iniziare) ben più difficile è che chi ha fatto lo snob o il moralista all’inizio venga accolto a braccia aperte quando dovesse accodarsi in seconda istanza.

Qui, in ogni caso, è stato proprio l’inizio ad aver colpito positivamente: mai vista, da quando sono nato, una protesta che a Torino o a Milano parta dalle periferie e ci resti; e non ricordo, neanche in centro, una ribellione in cui chi veste le marche da discoteca, e perciò è alieno da gran parte dei discorsi considerati ovvi da chi non ci va, non segue (o non rifiuta) gli inviti all’azione diretta, ma li studia con lucidità (agenzia delle entrate, equitalia, comune, regione) e li mette in pratica. Ecco allora che la sinistra organizzata e/o di movimento, moribonda d’invidia per l’estensione e l’efficacia dei blocchi e delle proteste, si affatica non soltanto a giustificare la propria assenza, ma a condannare senza appello chi è in strada con un’arroganza culturale impressionante, sulla base dei suoi “ovvi” ragionamenti e schemi culturali. Rosica e reagisce insultando, come già è accaduto con il movimento cinque stelle dopo le elezioni. Dalla parte degli umili, come no, ma guai a essere umili. Naturalmente alla presunzione e all’ignoranza più becere fanno pendent i ragionamenti di chi ad essi vorrebbe fornire giustificazione politica degna, anzi udite udite “di classe”, a partire dalle certezze che la strategia rivoluzionaria può trovare nei classici della teoria materialista.

E cosa ci dice la teoria materialista? Ci dice, leggo in rete, che alla protesta non bisogna partecipare, perché noi stiamo con chi vende la propria forza lavoro, non con chi la compra. Fine della storia? Neanche per sogno. Come quasi sempre accade con le verità o categorie ovvie, siano esse o meno di sinistra, basta un attimo e si rivelano sospette, poiché molto spesso e molto a lungo in esse si scopre essersi rannicchiato il degno compare dell’ovvio, ossia il nulla. Secondo la versione più dignitosa e sofisticata di questo ovvio, gli autonomi torinesi che si compiacciono per blocchi stradali e sassaiole nulla comprendono dell’interesse propriamente di classe che contribuiscono a difendere con i loro atti da adolescenti, poiché esso è quello fantomatico della “piccola borghesia”: categoria concettualmente e da sempre molto oscura, non dissimile nelle venature pseudo-scientifiche e para-psicologiche da quella di “sottoproletariato”, e in questi giorni identificata, da quel che è dato intuire, con le famigerate partite Iva. Se non fosse che, ahinoi, il possesso di un pezzo di carta, per di più concesso da un ente propriamente giuridico quale lo stato, non è rilevante ai sensi della collocazione di classe; e non perché il mondo sia cambiato da quando ciò, invece, accadeva, ma proprio perché il criterio di una distinzione di classe non è mai stato questo.

Dovremo rivelarlo infatti, prima o poi, ai “marxisti ortodossi”: tale discrimine si situa sulla terra dei rapporti di produzione, non nel cielo dell’universo giuridico. Sono questi rapporti che dobbiamo analizzare nella loro complessità e soprattutto nel loro carattere dinamico, se siamo interessati a un conflitto sociale che percorra i lineamenti di classe della società capitalista odierna, e dunque possa metterne in crisi il modello nefasto di cooperazione sociale. Certo, per molti è difficile togliersi dalla testa (l’orribile, peraltro) quadro di Pellizza da Volpedo, dove i proletari sono letteralmente un esercito di piccoli Gesù Cristo che lavorano e abitano nello stesso luogo e per lo stesso padrone, accomunati, oltre che dalle condizioni sociali, da un unico, rassicurante, statuto giuridico. Non è così: l’evoluzione storica dell’oppressione di classe è sempre stata caratterizzata da un rapporto reso dinamico non soltanto, né principalmente, dai piani del capitale, ma soprattutto dalla (questa, sì, ovvia) volontà di liberazione di chi ad esso deve sottostare. Questa voglia di liberazione non assume né ha mai assunto le forme previste o auspicate da qualcuno, tantomeno dalla sinistra, anche perché la sinistra ha complottato a lungo, e in largo, contro questa liberazione.

Accade allora a moltissimi, nel 2013, di aprire o aver aperto una partita Iva per tentare di non stare più sotto padrone, con un gesto (del tutto “ovvio” per i proletari che vanno in discoteca, e anche per quelli che vanno nei centri sociali) di rifiuto del lavoro salariato, per quanto venato, ironia della sorte, da un’ingenuità ideologica analoga a quella dei custodi “non apocrifi” dell’ermeneutica marxista, là dove alberga l’illusione del carattere davvero autonomo della propria “nuova” attività lavorativa. Il capitale iniziale di molte partite Iva odierne non deriva, tra l’altro, da un plusvalore ricavato sul lavoro altrui, bensì proprio dal risparmio sui propri stessi salari pregressi di operaio o affine e dalla rischiosissima scommessa sullo strozzinaggio bancario (o malavitoso), che rende due volte dipendente il lavoratore: dai vertici della produzione/distribuzione materiale e da quelli, legali o illegali, della finanza. Anche se non sempre, quindi, il rapporto materiale, non quello formale, di dipendenza dal capitale produttivo o della grande distribuzione è totale e, se il rapporto formale di indipendenza, garantito dai timbri distribuiti dalle istituzioni regolative del flusso capitalistico, ha ancora, per i nemici “di sinistra” di chi blocca le strade, un valore feticistico troppo elevato, possono provare a pensare ai contratti co.co.pro. o co.co co. che tutti teniamo o abbiamo tenuto in mano tante volte: ci hanno forse reso dei piccolo-borghesi?

Eresia: paragonare le partite Iva agli iperprecari dello sfruttamento selvaggio. (Eresia propugnata da uno che è sempre stato co.co.pro., tra l’altro, mai partita Iva). Eppure, se sul piano giuridico la condizione è pressoché identica (salvo che la partita Iva versa il primo anno il 60% dell’utile, spesso tutt’altro che elevato, in tasse) le differenze si situeranno di caso in caso nel ruolo specifico che il lavoratore ha nell’immenso ingranaggio dell’organizzazione della produzione e della distribuzione dei beni (siano essi tangibili o intangibili, dell’indotto di fabbrica o del terziario) e sulla differenziata distribuzione del possesso monetario. Del resto i nemici “di sinistra” dei blocchi stradali ben sapranno che il possesso monetario, ossia la ricchezza e la povertà, nulla hanno a che fare (neppure loro!) con il discrimine che separa le classi sociali. Ognuno è libero di scegliersi la contraddizione “determinante” o “fondamentale” della società capitalista che più preferisce, ma va tenuto in conto che in una prospettiva materialista non sono la durata del mutuo o il numero delle rate per l’auto a determinare l’appartenenza a una classe, bensì la necessità di vendere i propri sforzi lavorativi a una forza esterna.

Un testo sicuramente di sinistra quale Il capitale di Marx si imbatte molto presto sul paradosso dell’assoluta (aritmetica!) gradualità della potenziale disponibilità monetaria di un salariato (oggi alcuni operai specializzati hanno stabilità economica maggiore di alcune partite Iva), che rende impossibile tracciare un confine netto oltre il quale il salariato che risparmia e accumula denaro potrebbe, in termini astratti, diventare o essere considerato un capitalista. Paradosso rivelatore del rigore con cui Marx separa la distinzione di classe, basata sui rapporti effettivi dentro al ciclo produttivo, dalle differenze di reddito (per non parlare di quelle di status giuridico, che prendere in considerazione è semplicemente ridicolo). Basta seguire Marx, allora, e capiremo cos’abbiamo di fronte? Tutt’altro: il rivoluzionario ottocentesco, di fronte al paradosso citato, cedette pigramente le armi, rimandando la sua soluzione a un’improbabile rovesciamento dialettico della quantità in qualità, retaggio della variamente screditata cassetta degli attrezzi del suo poco raccomandabile referente metafisico, Hegel.

A Marx, che rivoluzionò l’intero modo di guardare lo sviluppo capitalista e di considerare a fondo le sue sorprendenti e sottili ambivalenze (e passò metà della sua vita sulla strada, al fianco dei non meno caotici e contraddittori moti popolari del suo tempo, pieni zeppi di bandiere nazionali), questa piccola pigrizia può essere più che perdonata; lo stesso non vale per noi, che, a occhio, non abbiamo accumulato gli stessi meriti. Nessuno è obbligato a essere un materialista: si può scegliere il primato dell’idea, per carità, ma allora non sarà utile denunciare la destra da casa, visto che questo significherebbe avere la destra in testa. Forse basta soltanto darsi una calmata. Smettiamo di agitare santini e figure sacre al solo scopo di scongiurare il fantasma (non quello del comunismo, per carità, che anzi per molti deve proprio restare tale, ma quello intimo, interiore e persino inconscio del proprio attaccamento puramente affettivo a una serie limitata di castranti certezze); smettiamo anzi di preoccuparci del fatto che qualcuno faccia dei blocchi stradali, e iniziamo a preoccuparci se noi stessi non li abbiamo ancora fatti. Abbandoniamo, infine, l’antico pregiudizio secondo cui il regno della libertà sarebbe un’ideologia alla quale il mondo dovrebbe conformarsi, anziché qualcosa che soltanto i movimenti reali potranno contribuire a configurare; e se è ben vero che i movimenti sono strani e non seguono le analisi di Marx, ed hanno anzi le idee poco chiare, poco cambia: tanto non sono gli unici, a quanto pare.

Davide Grasso

http://quieteotempesta.blogspot.it/2013/12/anche-marx-bloccherebbe-le-strade.html

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“E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un
crescente furore.
Nei cuori degli umili maturano i frutti del furore e
s’avvicina l’epoca della vendemmia”

John Steinbeck, “Furore” 

Blitz alla sede UE, la polizia carica Casa Pound e ferma Di Stefano

per la Ue la polizia non si è tolta i caschi….teme la concorrenza di Eurogenfor? Ma non era solidale con i fascisti??14-12-2013 // Cronaca

Tensione stamattina in via IV Novembre quando una manifestazione dei “fascisti del nuovo millennio” ha tentato di fare irruzione nella sede romana dell’Unione Europea. Dieci feriti tra i manifestanti

Momenti di temnsione stamattina a Roma, quando in via IV Novembre, dinanzi la sede dell’Unione Europea un cventinaio di attivisti aderenti a Casa Pound ha inscenatio una improvvisa manifestazione. Con il volto coperto da una maschera tricolore, e dietro lo strtiscione tricolore “Alcuni italiani non si arrendono”, già visto nei giorni scorsi nelle manifestazioni riconducibili al cosidetto movimento dei “forconi”, i manifestanti hanno tentato di irrompere nell’edificio. Plateale l’azione condotta in prima persona da Simone Di Stefano, vicepresidente del movimento neofascista, che arrampicandosi al primo piano dell’edificio con l’ausilio di una scala metallica messa a disposizione da una macchina d’appoggio, ha tentato di svellere la banidera stellata della UE per sostituirla con un tricolore.

Immediata l’azione della polizia intervebuta sul posto in tenuta anti-sommossa, che ha caricato i manifestanti e tratto in stato di fermo Di Stefano. Le forze dell’ordine hanno disperso l’assembramento usando le maniere forti, tanto che tra i manifestanti si contano una decina di feriti, uno in particolare con la testa sanguinante a seguito delle manganellate.

Non si è fatta attendere la nota di sdegno e denuncia dei “fascisti del nuovo millennio”: “La reazione delle forze dell’ordine è stata assolutamente sproporzionata e liberticida. Quella messa in atto questa mattina dal popolo del 9 dicembre era una manifestazione totalmente pacifica: un centinaio di persone con maschere tricolore da fantasma e cappi al collo, a simboleggiare gli italiani ‘suicidati’ a causa delle folli politiche europee, che, in maniera non violenta, esponevano uno striscione con su scritto ‘gli italiani non si arrendono’ sono stati caricati senza che avessero fatto il minimo gesto di provocazione”.

Mirko Graziani
http://www.rsnews.it/fuorionda/?section=interna&id=23479

Forconi, automobilista spara a manifestante

L’episodio ad una rotonda a Termoli, nel molisano. Vittima una ragazza di 21 anni che stava distribuendo volantini

Attimi di panico a Termoli, nel molisano, dove un automobilista ha sparato con una pistola ad aria compressa contro una ragazza di 21 anni.
La giovane, che stava distribuendo volantini per la protesta dei Forconi, ha fermato la vettura con a bordo l’uomo che ha immediatamente estratto la pistola.
Il colpo è partito immediatamente, ma per fortuna la ragazza non ha riportato lesioni.

http://www.today.it/cronaca/spara-contro-forconi-termone.html

Lo dovevamo ai nostri figli

COMMENTO DI HELIOS A QUESTO ARTICOLO
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=185517#185517
Citazione:
IMPEDIRE AL SISTEMA DI CONTINUARE A DISTRUGGERE VITE è antidemocratico dice la Camusso e soprattutto IMPEDIRE AI CENTRI COMMERCIALI DI FATTURARE
lo dovevamo ai nostri figli
soprattutto che cominci la Camusso a capire che cosa ci sta a fare come sindacalista e come si comporta come tale.
Quello che è democratico in questo paese lo sanno in pochi e la Camusso non fa parte di questi.
Se lo fosse sarebbe stata la prima a chiedere che la legge Fornero venga abrogata subito. Non lo ha fatto e insieme agli altri due si capisce da che parte stanno.

I centri commerciali sono una cosa e i lavoratori un’altra.
Farebbero bene a capirlo tutti al più presto.

Citazione:
E la Boldrini farebbe bene a ricordarsi visto che cita a sproposito Mandela che egli, per la sua causa PIAZZO’ bombe quindi prima rinsavisca dell’ubricatura da champagne e poi apra bocca

suor Boldrini di calcutta è già ubriaca adesso e non sono ancora arrivate le feste. Dopo sarà peggio.

Citazione:
Parla lo storico leader No Global: “Movimento che se si coagula porterà l’Italia nelle braccia di Alba dorata. Alla rivolta contro tasse e classe politica si sostituirà presto la lotta contro gli immigrati, come accadde alla Lega negli anni 90”

e chi ci ha portato al governo Monti e nelle braccia dei Letta?
lo storico leader dovrebbe chiedersi questo invece che fare previsioni da chiromante di cui non ci interessa nulla.
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E QUESTO MM ha scritto:
Io non calcolo neppure che esista un sindacato, in realtà, anche perché se lo calcolassi mi verrebbe di prendere un lanciafiamme e bruciarli tutti e questo non sarebbe “democratico”, mi rendo conto inoltre che chi venisse sottoposto all’azione delle fiamme e del fuoco potrebbe riceverne uno stress, un nocumento, e questo non sarebbe “politicamente corretto”, mi rendo conto inoltre che ciò potrebbe apparire alquanto cattivo, addirittura “nazista”, in quanto a pensiero e particolarmente in quanto ad atto vero e proprio.

Indi ragion per cui, al fine di restare in un ambito di correttezza democratica, al fine di non apparire quel che non sento in realtà di essere ma che a volte il sangue caldo dell’istinto animale malvagio vorrebbe suggerirmi, al fine di non provocare stress e malcontento e tristezza a queste persone della politica, del sindacato e ai loro affezionati tutti, ai loro fans, ai loro amici, parenti, ai loro congiunti, affiliati e ai loro cari tutti, considerando inoltre che si avvicina il Natale e a Natale siamo tutti più buoni e bisogna pure dimostrare di essere più buoni, mi limito a disapprovare, democraticamente, invitandoli a cambiare mestiere, invitandoli ad andare a pascolare ed accudire maiali, mucche, pecore, anitre e oche.

Ma, se gli andassero di traverso la fetta del panettone e lo spumante, provocando in loro singulti e spasmi dolorosi da singhiozzo, ciò non mi toglierebbe il sonno.

ah ah ah ah eccezionale!! mi associo!
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=185516#185516

PD organizza fiaccolata contro le proteste del comitato 9 dicembre

Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWSdic 14, 2013

14 DIC – Un migliaio di persone sono sfilate a Nichelino per una fiaccolata in segno di risposta alle dimostrazioni dei forconi. All’iniziativa, promossa da un gruppo di associazioni, hanno partecipato parlamentari del Pd ed esponenti politici del centrosinistra piemontese, oltre a numerosi sindaci di paesi della provincia.
“Diciamo no a ogni violenza” ha scandito il sindaco, Pino Catizone, che durante le proteste dei forconi aveva denunciato, fra l’altro, l’assedio al municipio. (ANSA).
http://www.imolaoggi.it/2013/12/14/pd-organizza-fiaccolata-contro-le-proteste-del-comitato-9-dicembre/

diciamo no ad ogni violenza MA CHE BUFFONE!!!!!!!!!!!!!!!
Ad ogni dissenso del governo del compagno LETTA

L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA

Forconi, la protesta continua

A Vicenza chiusa la tangenziale per i blocchi

Continuano le proteste del movimento dei Forconi. Dopo le polemiche sulla manifestazione a Roma e le dichiarazioni antisemite di uno dei leader della protesta, disagi e blocchi si segnalano in Veneto (chiusa la tangenziale di Vicenza). Contro chi «getta benzina sul fuoco alimentando la rabbia e creando danni enormi» si scaglia Laura Boldrini.

LE LEZIONE DI MANDELA-La presidente della Camera dei Deputati parla in un video in cui fa il punto sui lavori di Montecitorio e della situazione politica. «Il malessere ha tante, tante ragioni, credo che il compito della politica e delle istituzioni sia ascoltare queste ragioni e dare delle risposte. Mirare esclusivamente allo scontro di certo non aiuta chi non riesce ad arrivare a fine mese». Cita la lezione di Mandela come esempio: «Trasformare la rabbia in energia positiva». Una lezione «che dovrebbe essere seguita veramente da tutti, anche qui in Italia dove la rabbia si sta manifestando in forme clamorose e purtroppo a volte anche violente. Credo non ci si debba sorprendere dalla protesta: c’è una crisi lunga e pesante».

«IL PEGGIO È ALLE SPALLE»-Poi parlando da Assisi, dove la Boldrini si è recata per il tradizionale concerto di Natale ha aggiunto: «Sono giorni pieni di protesta che sono conseguenze di sacrifici, non siamo ancora usciti da questa situazione di crisi ma dobbiamo comunque sapere di essere un grande Paese, dobbiamo sempre ricordarcelo e io sono sicura che ce la faremo anche questa volta». Insieme a lei Piero Grasso, presidente del Senato rispondendo alle domande dei giornalisti sui movimenti di protesta ha detto: «Conosco i loro problemi e quindi siamo sensibili e io penso che si debba, si possa cercare di cambiare al più presto e migliorare una situazione che è diventata insostenibile. Quindi abbiamo la precisa percezione di tutto questo e dobbiamo operare in questo senso».

L’AFFONDO DELLA CAMUSSO- Critiche al movimento dei Forconi arrivano anche dal segretario della Cigil Susanna Camusso intervenuta a un presidio a Roma davanti a Montecitorio. «Le piazze sono piene di lavoratori di Cgil, Cisl e Uil che dicono cosa vogliono. Ci sono altre piazze in cui si protesta nelle quali non si capisce che cosa vogliano». «Impedire il lavoro nei supermercati o in altre attività «non è esercizio democratico, è sopraffazione».

14 dicembre 2013L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA
Forconi, la protesta continua
Boldrini: «Non gettare benzina sul fuoco»
A Vicenza chiusa la tangenziale per i blocchi
Continuano le proteste del movimento dei Forconi. Dopo le polemiche sulla manifestazione a Roma e le dichiarazioni antisemite di uno dei leader della protesta, disagi e blocchi si segnalano in Veneto (chiusa la tangenziale di Vicenza). Contro chi «getta benzina sul fuoco alimentando la rabbia e creando danni enormi» si scaglia Laura Boldrini.

LE LEZIONE DI MANDELA-La presidente della Camera dei Deputati parla in un video in cui fa il punto sui lavori di Montecitorio e della situazione politica. «Il malessere ha tante, tante ragioni, credo che il compito della politica e delle istituzioni sia ascoltare queste ragioni e dare delle risposte. Mirare esclusivamente allo scontro di certo non aiuta chi non riesce ad arrivare a fine mese». Cita la lezione di Mandela come esempio: «Trasformare la rabbia in energia positiva». Una lezione «che dovrebbe essere seguita veramente da tutti, anche qui in Italia dove la rabbia si sta manifestando in forme clamorose e purtroppo a volte anche violente. Credo non ci si debba sorprendere dalla protesta: c’è una crisi lunga e pesante».

«IL PEGGIO È ALLE SPALLE»-Poi parlando da Assisi, dove la Boldrini si è recata per il tradizionale concerto di Natale ha aggiunto: «Sono giorni pieni di protesta che sono conseguenze di sacrifici, non siamo ancora usciti da questa situazione di crisi ma dobbiamo comunque sapere di essere un grande Paese, dobbiamo sempre ricordarcelo e io sono sicura che ce la faremo anche questa volta». Insieme a lei Piero Grasso, presidente del Senato rispondendo alle domande dei giornalisti sui movimenti di protesta ha detto: «Conosco i loro problemi e quindi siamo sensibili e io penso che si debba, si possa cercare di cambiare al più presto e migliorare una situazione che è diventata insostenibile. Quindi abbiamo la precisa percezione di tutto questo e dobbiamo operare in questo senso».

L’AFFONDO DELLA CAMUSSO- Critiche al movimento dei Forconi arrivano anche dal segretario della Cigil Susanna Camusso intervenuta a un presidio a Roma davanti a Montecitorio. «Le piazze sono piene di lavoratori di Cgil, Cisl e Uil che dicono cosa vogliono. Ci sono altre piazze in cui si protesta nelle quali non si capisce che cosa vogliano». «Impedire il lavoro nei supermercati o in altre attività «non è esercizio democratico, è sopraffazione».

14 dicembre 2013
http://www.corriere.it/cronache/13_dicembre_14/forconi-protesta-continua-cf3e7956-64a6-11e3-bf08-7326d8b40f20.shtml

IMPEDIRE AL SISTEMA DI CONTINUARE A DISTRUGGERE VITE è antidemocratico dice la camusso e soprattutto IMPEDIRE AI CENTRI COMMERCIALI DI FATTURARE

E la Boldrini farebbe bene a ricordarsi visto che cita a sproposito Mandela che egli, per la sua causa PIAZZO’ bombe quindi prima rinsavisca dell’ubricatura da champagne e poi apra bocca