Torino: Repressione No Tav – Perquisizione di Asilo Occupato e via Lanino, arrestati Chiara e Claudio

Ore 5 – Apprendiamo, con invito alla solidarietà diffusa, di un’operazione repressiva contro l’Asilo Occupato (in via Alessandria 12) e l’occupazione abitativa di via Lanino a Porta Palazzo, Torino.

A partire dalle 5 del mattino diversi veicoli della polizia intorno alle due occupazioni e l’irruzione all’interno degli spazi; gira voce di un tentativo di sgombero. Non è ancora chiaro di cosa si tratti, ma circola la notizia di possibili perquisizioni e arresti legati alla resistenza No Tav.

Nelle ore successive la conferma. Non si tratta di sgomberi, vengono perquisite le due occupazioni e un’altra abitazione; verso le 8 gli sbirri se ne vanno portandosi via qualche occupante: una compagna (Cecile) e un compagno (Greg) sono trattenuti perché sottoposti a foglio di via o divieto di dimora e dovrebbero venire rilasciati nelle prossime ore, mentre Chiara è tratta in arresto. Nelle ore successive, anche Claudio è stato tratto in arresto.

Le accuse nei confronti della compagna e di altri due compagni già sottoposti a misure cautelari(Niccolò già in carcere e Claudio con divieto di dimora a Torino e inizialmente irreperibile) riguardarebbero un’azione No Tav avvenuta nel maggio scorso in Valle di Susa.

Contemporaneamente anche a Milano un compagno – Mattia – viene tratto in arresto.

Ore 12.30 – Di fronte alla questura un gruppo di solidali attende la liberazione di Greg e Cecile

Per scrivere a Chiara, Claudio e Niccolò:

Chiara Zenobi
Niccolò Blasi

Claudio Alberto
c.c. via Maria Adelaide Aglietta 35
10151 Torino

Anche a Milano è stato arrestato un compagno e tradotto nel carcere di Torino:

Mattia Zanotti
c.c. via Maria Adelaide Aglietta 35
10151 Torino

Seguiranno aggiornamenti, nel frattempo sintonizzatevi su Radio Blackout

9 dicembre 2013, l` Italia s`è desta

Per chi pensa che sia sponsorizzata dalla polizia sta rivolta, oltre a dimenticare casualmente le cariche, a dimenticare che saranno tutti denunciati come confermato da una ragazza “HANNO GIA’ EMANATO UN PROVVEDIMENTO D’URGENZA PER CUI VERRANNO DENUNCIATI PENALMENTE TUTTI COLORO CHE IMPEDIRANNO LA CIRCOLAZIONE DEI TIR. MA DOVE PENSANO DI METTERCI SE CI ARRESTANO??? ” crede che in alcuni punti l’occupazione non sia stata ostacolata a sufficenza, sorvola sul fatto che in tantissime manifestazioni che sono condivise AVVENGONO BLOCCHI CONCORDATI. Come dimenticare quando si invita la gente (invito non dalle ffoo) a sgomberare entro una ora ben precisa perché così è stato concordato?????

Si prepara la grande mobilitazione popolare contro la politica ”incostituzionale” nel silenzio imbarazzante dei media nazionali.

Antonio Casolaro   

“Il nove dicembre si fa sul serio, si sblocca l’Italia e si liberano le istituzioni” ripete Danilo Calvani dalle pagine facebook e dai forum di tutta Italia.
La faccia pulita e le mani nodose di un agricoltore laziale che ama profondamente la sua terra e che insieme a tanti cittadini sta per passare alla storia.
“Fermeremo l’Italia che produce da nord a sud, lo faremo civilmente e nel massimo rispetto della legalità; non temiamo nulla perché abbiamo la Costituzione della Repubblica italiana dalla nostra parte”.
C’è da giurarci che non scherzano quelli del coordinamento per il 9 dicembre, lo si intuisce anche dal buio totale creato artificiosamente dai media intorno all’evento a cui si affianca massiccio il boicottaggio di quasi tutta la classe politica italiana.
Anche gli urlatori e i giullari sembrano essersi improvvisamente assopiti stetti intorno al focolare dell’ UE che sembra sempre più una flebile fiammella ormai in tutta Europa.
Se ne tirano fuori i figuranti della politica italiota nella speranza di far salvi i loro piccoli privilegi di omuncoli al soldo della grande usura e cercano di insinuare dubbio e scoramento in prospettiva della manifestazione.
Generali senza più esercito ma con tanti altoparlanti puntati sulle nostre teste.

Il nove si vuole licenziarli tutti, tutta la classe politica italiana, rea confessa di fare gli interessi della lobby europea contro il popolo italiano e contro le istituzioni della Repubblica; tutti a casa senza distinzioni tra forze al potere e alla finta opposizione, tra europeisti e finti antieuropeisti, colpevoli, tutti, di aver imposto al popolo trattati incostituzionali forieri di miseria e disperazione con l’artifizio e il raggiro del lestofante.
Il coordinamento fa sapere che saranno giorni difficili per gli italiani e che i disagi saranno inevitabili su tutto il territorio nazionale, con blocchi delle principali vie di comunicazione che andranno avanti ad oltranza fino a che l’intera classe politica italiana non rassegni le dimissioni e si consegni al giudizio della magistratura.
“Sono responsabili di alto tradimento dello Stato e della Costituzione, in quanto hanno ratificato trattati internazionali palesemente in contrasto con la carta costituzionale e in violazione del principio della sovranità nazionale e monetaria” tuona Calvani da tutte le assemblee che spontaneamente stanno radunando folle di cittadini in tutta Italia.
Probabilmente per un po’ di giorni scarseggeranno benzina e beni di prima necessità a causa dell’adesione in massa di autotrasportatori ed agricoltori alla protesta, anche se a quanto pare sono state assicurate staffette di solidarietà e beni primari per la popolazione, quindi si consiglia vivamente di fare scorte per almeno 10 giorni.
Ognuno faccia la sua parte nel massimo rispetto delle regole democratiche e di ordine pubblico, non vi è alcun bisogno di violare la legge, perché abbiamo dalla nostra la legge delle leggi, la Costituzione della Repubblica Italiana.
Chi può dire lo stesso?

06 Dicembre 2013 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22747

“Forconi”, proteste e disagi nel centro di Genova

Genova – Corteo nel centro di Genova per la manifestazione di protesta organizzata oggi contro la classe politica. Circa un centinaio di manifestanti poco dopo le 14 ha occupato i binari della stazione di Genova Brignole. Si sono staccati dal corteo principale e si sono diretti allo scalo ferroviario. Binari occupati anche alla stazione di Imperia e tra Diano Marina e Arma di Taggia, con blocco della circolazione dei treni sulla Genova-Ventimiglia.

Il resto del corteo ha continuato a sfilare nel centro città e si è fermato inizialmente davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate, in via Fiume, dove sono state lanciate monete contro i vetri e sul portone è stato affisso un cartello «Assassini». Poi, ha proseguito, fermandosi alla rotonda che unisce corso Buenos Aires, via Cadorna e viale Brigate Partigiane, bloccando completamente il traffico intorno alle 15.

Aggiornamenti

Di nuovo in marcia verso De Ferrari

Intorno alle 17, i manifestanti che erano alla Foce si sono mossi ancora in direzione del centro, probabilmente verso piazza De Ferrari.

Da Brignole a Principe

Intorno alle 16.30, i manifestanti che occupavano Brignole si sono allontanati dalla stazione, annunciando l’intenzione di muoversi verso Principe.

Blocco alla Foce sino alle 17.30

Secondo quanto hanno annunciato intorno alle 16, una parte dei manifestanti dovrebbe rimanere in presidio sulla rotonda fra corso Italia e la Sopraelevata sino alle 17.30; sono state spente anche le giostre del Luna Park.

Bloccata la Sopraelevata

Parte dei manifestanti sono saliti sulla Aldo Moro, bloccando le auto in direzione di corso Italia.

Bloccati corso Buenos Aires e viale Brigate Partigiane

Un girotondo “umano” sta occupando la rotonda che collega corso Buenos Aires, via Cadorna e viale Brigate Partigiane, bloccando completamente il traffico.

Bloccata la ferrovia di Genova Brignole e di Imperia

Circa un centinaio di manifestanti poco dopo le 14 ha occupato i binari della stazione di Genova Brignole. Si sono staccati dal corteo principale e si sono diretti allo scalo ferroviario. Binari occupati anche alla stazione di Imperia e tra Diano Marina e Arma di Taggia, con blocco della circolazione dei treni sulla Genova-Ventimiglia.

Alla stazione di Genova Brignole i manifestanti, tutti di giovane età e qualcuno incappucciato, stanno scandendo slogan contro la classe politica. Il resto del corteo sta invece sfilando nel centro città e si è fermato davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate, in via Fiume, dove sono state lanciate monete contro i vetri e sul portone è stato affisso un cartello «Assassini».

De Ferrari invasa dai camionisti, che protestano ma puntualizzano: «Noi non siamo quelli dei forconi»

Abbraccio davanti alla Prefettura tra manifestanti e poliziotti

Arrivati davanti alla Prefettura in via Roma, una decina di carabinieri che presidiavano l’ingresso ha acconsentito a una richiesta del movimento di protesta togliendosi i caschi. Ci sono stati cori all’ indirizzo delle forze dell’ordine («siete sfruttati come noi»), poi la richiesta di togliersi i caschi: dopo qualche istante i militari lo hanno fatto, ricevendo in cambio applausi.

Protesta anche degli autotrasportatori

Volantinaggi in mattinata da parte di Trasportounito – che ha deciso il fermo dell’autotrasporto fino al 13 dicembre – ai varchi portuali di Voltri, San Benigno e Sampierdarena, oltre al Casello autostradale di Genova Bolzaneto, per sensibilizzare i lavoratori sulla situazione critica del comparto. «Noi non abbiamo nulla a che fare con la protesta dei forconi – spiegano gli autotrasportatori – il nostro fermo era deciso da tempo e non vogliamo strumentalizzazioni».

Articolo, video e foto al link :

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/12/09/AQUotsCB-forconi_proteste_disagi.shtml

Viaggio nella “rivolta dei caselli”: insurrezione anti-Stato

Il segreto per parlare con i manifestanti di “Fermiamo l’Italia”, il presidio delle autostrade di tutt’Italia che ha preso forma oggi e che ha attecchito anche a Vicenza (casello ovest, oltre alle Alte di Montecchio), è non dire di essere giornalisti. Appena lo si fa, oppure non si può negarlo come per le troupes televisive, scatta un certo nervosismo e il no a qualsiasi dichiarazione. La categoria dei «giornalai», come qualcuno li chiama a Vi Ovest, viene accomunata a quella del bersaglio principe della protesta: i politici. Tutti nemici del popolo.

Così ho fatto un giretto in incognito, giusto il tempo per ascoltare qualche chiacchiera allungando l’orecchio per carpire gli umori dei vicentini aderenti alla rivolta del 9 dicembre. Bandiere di San Marco e italiane insieme: già questo non è scontato, nel Veneto profondo, allergico al tricolore e al centralismo di Roma. Le due sigle organizzate più rappresentative nel dietro le quinte sono la Life, i federalisti liberisti che già vent’anni fa scavalcavano la Lega nella contestazione anti-romana, e i Cobas del latte, assieme a camionisti, contadini, artigiani, piccoli imprenditori, commercianti. Gente che qui votava centrodestra e soprattutto il Carroccio, ma che oggi, anzi da un bel po’, «non votiamo più, o al massimo Grillo», mi fa una ragazza che ho “abbordato” commentando ad alta voce la presenza di un ragazzo col chiodo e la kefiah, che vestito così potrebbe benissimo stare in un corteo di estrema sinistra.

«A casa tutti, dal primo all’ultimo, da Napolitano a Letta, tutti quelli che non sanno fare altro che tassare e chiederci sacrifici», mi spiega un signore rubicondo e al primo impatto gioviale, ma con gli occhi pieni di rabbia. Già: la rabbia. E’ questo il comun denominatore della giornata: non si sentono rappresentati da nessuno, e sono in strada per sfogarla. Vorrebbero le dimissioni in blocco della classe politica. Qualcuno se la prende pure con le banche: «usurai». E’ la pancia che ribolle contro lo Stato e l’establishment per intero.

Sono “contro”. Contro chi pensa «prima ai carcerati e poi agli imprenditori suicidi», contro i partiti «e le loro, come si chiamano?, primarie», contro i politici «ladri che non hanno mai lavorato in vita loro». Sanno quel che non vogliono, ma non quello che vogliono. Non mi azzardo a fare la fatidica domanda, “cosa proporre in alternativa?”, altrimenti sarei scoperto e isolato. Allora provo con un timido “bisognerebbe stilare un manifesto di soluzioni”, e allora un giovane mi chiarisce, devo dire non senza ragione, che «è inutile, col dialogo non si è mai combinato niente, fanno finta di ascoltarti e poi riprendono a fare come prima». Resta che senza un’idea meno vaga di come cambiare le regole del gioco, neanche i giocatori cambiano. Ma la vena d’anarchia – l’anti-statalismo – che anima la ribellione dei caselli si concentra sul qui e ora.

E’ la jacquerie, l’insurrezione spontanea. Pacifica, e vedremo quanto ad oltranza, altrimenti sarà derubricata ad una fiammata e via. Non una rivoluzione, che necessita di pensieri elaborati, capi riconosciuti e carismatici, organizzazione e, guardando la Storia, del tabù dei tabù: la violenza (in un appello su internet si cita l’ex presidente della repubblica, il partigiano e socialista Sandro Pertini: “Quando il governo non fa ciò che dice il popolo, va cacciato via anche con mazze e pietre”). Rispetto al gennaio 2012, quando i Forconi siciliani furono imitati un po’ dappertutto ma che, ad eccezione del Centrosud, non ebbero seguito (a Vicenza, al casello est, erano letteralmente quattro gatti), questa volta la protesta sta avendo un certo successo, grazie all’assenza di etichette e bandiere di partito. Politicamente, l’unico a tentare di metterci il cappello per ora, da queste parti, è stato l’ex coordinatore provinciale del Pdl, Sergio Berlato, patron dei cacciatori. A livello nazionale, il neo-segretario leghista Matteo Salvini ha lanciato un segnale d’approvazione. Ma facce note della politica, almeno finora, sull’asfalto non se ne sono viste.
Particolare significativo è la simpatia reciproca che traspare fra polizia e manifestanti. Alla mente viene subito il fatto storico che cambiò le sorti del mondo occidentale con la Rivoluzione Francese: solo quando le guardie passarono coi rivoltosi l’insorgere del Terzo Stato e del popolino parigino costrinse il Re a fare le prime concessioni. Paragone forzato, certo, per i motivi di cui sopra. Però, fa riflettere: niente a che vedere con le guerriglie teppistiche fini a sè stesse dei Black Block, o le fiumane belanti della sfilate arcobaleno. Qui, volendo, si è ad un passo dal bloccare il Paese chiudendo le arterie vitali delle autostrade. Il pericolo è teorico, oggi. Domani, chissà.

Alessio Mannino
Fonte: www.nuovavicenza.it
9.12.2013 

Torino – Nuove cariche davanti al Comune

Nuovi scontri nel pomeriggio, poco prima delle 16, davanti al Comune, in una giornata segnata dalla tensione per le manifestazioni dei “forconi” e dalle violenze in piazza Castello. I manifestanti si erano radunati davanti a Palazzo Civico ed erano decisi a entrare in Consiglio. All’improvviso dallo schieramento, in particolare da gruppi di giovani che forse erano già entrati in azione in mattinata in piazza Castello, è partito un fitto lancio di bottiglie contro i poliziotti e le finestre del Comune. Stavolta la reazione delle forze dell’ordine è stata immediata e i dimostranti, che volevano fare irruzione in Consiglio, sono stati mandati via con una carica.

http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=66023

LE ‘PC D’UKRAINE’ RECUEILLE 3,5 MILLIONS DE SIGNATURES CONTRE L’ADHESION A L’UNION EUROPEENNE !

PCN-SPO / CE QUE VOUS CACHENT LES MEDIAS DE L’OTAN : LE ‘PC D’UKRAINE’ RECUEILLE 3,5 MILLIONS DE SIGNATURES CONTRE L’ADHESION A L’UNION EUROPEENNE !

Luc MICHEL pour PCN-SPO /

avec KPU Website – LUCMICHEL. NET / 2013 12 08 /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

LM - PCN-SPO 3,5 millions d'ukrainiens ctre l'Ue (2013 12 08) FR (1)

Dans un précédent éditorial j’expliquais que la présentation des événements d’Ukraine – une nouvelle ‘révolution de couleur’, un coup d’état rampant occidental – était une « storytelling », une grand médiamensonge de l’OTAN. Le but : faire avaler aux masses européennes l’existence d’un « élan majoritaire des Ukrainiens pour l’UE ».

Lire :

‘STORYTELLING’ A KIEV : LES MEDIAMENSONGES DE L’OTAN EN UKRAINE …

http://www.lucmichel.net/2013/12/05/lucmichel-net-storytelling-a-kiev-les-mediamensonges-de-lotan-en-ukraine/

MAIS la réalité va encore plus loin, bien plus loin que ce que médias de l’OTAN inventent. Elle est dans ce qu’ils vous cachent. ! Peu importe alors que 30.000 manifestants deviennent 100.000 ou 350.000, que le Maidan soit quasi vide hors coups médiatiques. Que le noyau dur des « démocrates » qui « partagent les valeurs de l’UE » sont des néofascistes antisémites qui glorifient la Waffen SS …

LM - PCN-SPO 3,5 millions d'ukrainiens ctre l'Ue (2013 12 08) FR (3)

 3,5 MILLIONS D’UKRAINIENS VIENNENT DE SIGNER POUR LA DEMOCRATIE (LE REFERENDUM), CONTRE L’UE ET POUR L’UNION ECONOMIQUE AVEC LE BLOC RUSSE …

La réalité c’est que le Parti Communiste d’Ukraine (KPU) (*) a recueilli 3,5 millions de signatures contre l’adhésion à l’Union Européenne en novembre 2013.

Le KPU a récolté 3,5 millions de signatures pour obtenir un référendum sur l’adhésion de l’Ukraine à l’Union Européenne. « Les communistes s’activent pour bloquer cette adhésion qui détruira les emplois et le pays ».

Le Premier secrétaire du KPU, Petro Simonenko, lors d’une réunion avec les chefs de factions (groupes politique à la Rada ukrainienne) et les présidents du Parlement, a annoncé dès le 19 novembre 2013 « que le Parti communiste avait recueillit plus de 3 millions de signatures pour obtenir un référendum contre l’adhésion de l’Ukraine à l’UE ». Pour Simonenko, « le peuple, lors d’un référendum, doit décider ». « Nous avons recueilli 3.500.000 de signatures, les citoyens ont appuyé le Parti communiste dans son exigence d’obtenir un référendum » annonçait Petro Simonenko.

Précédemment, la Commission électorale centrale d’Ukraine avait rejeté l’initiative populaire par deux fois et avait refusé l’enregistrement du groupe d’initiative.

Les communistes se sont mobilisés. Dans l’Oblast (district) de Kherson, « la branche régionale du KPU annonce avoir rassemblé plus de 110.000 signatures, dans les régions de l’ouest (plutôt favorable à l’UE) 150.000 signatures, dans l’oblast d’Odessa 220.000 signatures, plus de 70.000 signatures à Sébastopol, 199 088 signatures en Crimée. Les plus grand nombre de signatures recueillies ont été fait dans les oblasts de Dnipropetrovsk (402.000 signatures), Donetsk, Zaporozhye (260.000 signatures) et Lugansk. ». Au cœur du noyau industriel ukrainien.

Les communistes ukrainiens proposent une alternative : l’adhésion de l’Ukraine à l’Union douanière Russie-Belarus-Kazakhstan. Que l’Arménie rejoindra en 2014 et qui deviendra en 2015, à sept pays, l’Espace Economique Eurasiatique, la ‘Seconde Europe’ à l’Est …

Luc MICHEL

Photos : Campagne du KPU contre l’UE,

Luc MICHEL avec des militants du KPU à Odessa en juillet 2007 lors d’une action contre la Flotte US en Mer Noire.

http://www.lucmichel.net/2013/12/09/pcn-spo-ce-que-vous-cachent-les-medias-de-lotan-le-pc-dukraine-recueille-35-millions-de-signatures-contre-ladhesion-a-lunion-europeenne/

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(*) Le KPU, Parti Communiste d’Ukraine (et pas ‘ukrainien’ comme l’écrivent les médias révisionnistes du PCF), est une formation proche du KPRF russe de Zouganov, c’est-à-dire un communisme patriotique et anti-occidental, ce que les politologues occidentaux classent comme « national-communiste » (SPS de Milosevic, Lukashenko, KPRF, PCN …). C’est le noyau dur des forces pro-russes en Ukraine, radicalement anti-NATO.

Le KPU passé à 15% a été la véritable force politique émergente lors des législatives ukrainiennes d’Octobre 2012 (mais les médias occidentaux ont mis en avant les protégés de l’UE/NATO et le noyau dur de la coalition anti-russe, les néofascistes antisémites de Slovoba et leurs 7%, alliés électoralement à l’oligarque Timochenko).

LM - PCN-SPO 3,5 millions d'ukrainiens ctre l'Ue (2013 12 08) FR (2) LM - PCN-SPO 3,5 millions d'ukrainiens ctre l'Ue (2013 12 08) FR (4) LM - PCN-SPO 3,5 millions d'ukrainiens ctre l'Ue (2013 12 08) FR (5)

VENEZUELA : ELECTIONS MUNICIPALES (1). UN DEFI POUR LE PRESIDENT MADURO

Luc MICHEL pour EODE Press Office /

avec AFP / 2013 12 09 /

http://www.facebook.com/EODE.monitoring

http://www.eode.org/category/eode-international-elections-monitoring/international-elections-survey/

EODE - elections news VENEZUELA MUNICIPALES 1 (2013 12 09)  FR (1)

Venezuela: le président Maduro face au verdict des municipales …

Les Vénézuéliens votent dimanche pour des municipales faisant figure de premier test électoral pour le président Nicolas Maduro, héritier de Chavez, confronté à de graves difficultés économiques (organisées en grande partie par la bourgeoisie et ses soutiens occidentaux) après avoir été élu étroitement en avril dernier.

Maduro, héritier politique de Hugo Chavez, décédé en mars d’un cancer, a appelé ses concitoyens à voter en masse ce dimanche, se référant une nouvelle fois à l’héritage de son charismatique prédécesseur, au pouvoir de 1999 à 2013. “Que tous les patriotes aillent voter, pour offrir en ce jour une victoire à notre commandant (Hugo Chavez) et garantir la paix et le futur de la patrie”, a-t-il exhorté sur son compte Twitter.

Samedi soir, il avait également appelé à “la sérénité” alors que l’élection pourrait être très disputée dans certaines mairies. Le scrutin s’effectue sous la surveillance de quelque 120.000 soldats. Car les élections présidentielles d’avril 2013 avaient été suivies d’émeutes insurrectionnelles, une tentative avortée (provisoirement ?) de nouvelle « révolution de couleur ».

 120.000 SOLDATS DEPLOYES POUR LE SCRUTIN

Plus de 13.500 bureaux ont ouvert leurs portes à partir de 06H00 locales (10H30 GMT). Les quelque 19 millions d’électeurs sont appelés à élire 337 maires et 2.455 conseillers municipaux.

Dès l’aube, des dizaines de milliers de jeunes partisans du gouvernement ont commencé à former des files d’attente dans de nombreux bureaux de vote à travers le pays. Dans le même temps, les ‘Unités de bataille Bolivar Chavez’ (UBCH), la base activiste du Front chaviste et du PSUV (le Parti Socialiste Unifié du Venezuela, fondé par Chavez) composées de jeunes militants, ont commencé très tôt à mobiliser les sympathisants du gouvernement pour qu’ils aillent voter.

Pour ce 17e scrutin national au Venezuela en moins de 15 ans, l’opposition, elle, largement financée, a coordonné des opérations de covoiturage sur les réseaux sociaux pour éviter de perdre les voix de partisans privés de moyen de transport.

Les premiers résultats sont attendus environ trois heures après la clôture des opérations de vote, prévue vers 18H00 locales (22H30 GMT).

 LES ENJEUX : LA STABILITE DU REGIME SOCIALISTE

L’enjeu principal de ces élections locales est de mesurer l’adhésion des Vénézuéliens au gouvernement socialiste de M. Maduro, élu d’une courte tête en avril (mais pas plus mal que la plupart des présidents français depuis Giscard).

Perçu dans ses premiers mois comme impuissant face aux pénuries, à l’inflation galopante (54% depuis janvier) et à l’explosion du dollar sur les marchés parallèles, l’ex-ministre des Affaires étrangères s’est démené ces dernières semaines pour apparaître comme un homme d’action face à la crise qui frappe le pays aux plus importantes réserves mondiales de pétrole.

Le 20 novembre 2013, il a obtenu du Parlement le pouvoir de légiférer par décret pendant un an pour lutter contre la corruption et répondre à la “guerre économique” déclenchée selon lui par des secteurs de l’opposition avec l’appui de Washington. Autoproclamé “président justicier”, M. Maduro a immédiatement pris une série de mesures pour forcer la baisse des prix, notamment de l’électroménager et des véhicules, et menacer les spéculateurs de prison.

Quelques jours avant le scrutin, les sondages privés auxquels l’AFP a eu accès ont révélé que le volontarisme affiché par M. Maduro et ses « mesures teintées de populisme » étaient « favorablement accueillies par une frange importante de la population ».

EODE - elections news VENEZUELA MUNICIPALES 1 (2013 12 09)  FR (2)

 PSUV VERSUS MUD

Fort d’une solide implantation locale, le Parti socialiste uni du Venezuela (PSUV) contrôle actuellement plus de 80% des municipalités, et les enquêtent laissent entendre qu’il pourraient en conserver environ les deux tiers.

Pour la Table de l’unité démocratique (MUD), la principale coalition de l’opposition, ces élections seront tout autant déterminantes pour évaluer son implantation. Et son leader libéral Henrique Capriles, battu en avril face à M. Maduro, a qualifié le scrutin de “moment historique” pour mesurer le rapport de forces après 14 années de gestion “chaviste”.

Pour l’opposition, qui contrôle une cinquantaine de municipalités, le doublement de ses mairies constituerait un résultat satisfaisant, même si cela en laisserait environ 230 au PSUV.

Mais le plus grand défi de la MUD réside dans le maintien de sa domination sur les grandes villes, et surtout sur la “super-mairie” de la Métropole de Caracas (composée de cinq communes) et la ville côtière et pétrolière de Maracaibo.

Si à Caracas l’opposant Antonio Ledezma devrait sauf surprise se maintenir, la maire sortante de Maracaibo Eveling Trejo apparaît en mauvaise posture face au jeune candidat socialiste Miguel Perez Pirela.

RAPPELONS CE QU’EST LE ‘MUD’ :

UNE OPPOSITION REVANCHARDE QUI REVE D’UNE « REVOLUTION DE COULEUR »

Le MUD est un bloc anti-chaviste regroupant des partis du centre, de la gauche et de la droite, allant de certains trotskistes à l’extrême-gauche à des groupuscules d’extrême-droite néofascistes (configuration qui est aussi celle de l’opposition à Poutine en Russie). Sa base sociale est la bourgeoisie chassée du pouvoir par la Révolution bolivarienne.

Le chef de file du MUD Henrique Capriles, déjà l’un des putchiste de 2002, a régulièrement accusé le pouvoir de gauche bolivarien “d’abus de pouvoir”, qualifiant de “fraude constitutionnelle” la prise de fonction de M. Maduro. Et lançant au travers d’émeutes insurrectionnelles une tentative de nouvelle ‘révolution de couleur’ en avril 2013.

Le Vénézuela est depuis dix ans la cible permanente des opérations de déstabilisation organisées depuis les USA, la principale tentative ayant eu lieu lors de la présidentielle de 2007. Sur un schéma similaire à celui des « révolutions de couleur » en Europe de l’Est ou des débuts du « printemps arabe » au Proche-Orient.

On notera que le réseau international OTPOR/CANVAS, financé par les Américains, a une trés active section au Venezuela. OTPOR encadre aussi divers groupuscules venezueliens, à l’extrême-droite mais aussi à l’extrême-gauche trotskiste – il s’agit d’occuper tout le terrain oppositionnel des mécontents – , comme « the People Liberation Army of Venezuela ». Au sigle anglais PLAV, destiné aux medias US…

Qu’attendre d’autre de Capriles, le chef des anti-chavistes ?

Dont aucun média de l’OTAN ne rappelle jamais le vrai parcours. Héritier d’une grande dynastie bourgeoise, immensément riche, candidat chéri de Washington. Et surtout l’une des figures clés du putch made in USA de 2002 organisé par les USA – avec déjà les réseaux de la CIA et les nervis de l’extrême-droite néofasciste – et des officiers félons : c’est Capriles qui avait notamment organisé les émeutes devant l’ambassade de Cuba et avait lui-même avec ses hommes de main violé l’extra-territorialité de l’ambassade ! C’est çà le leader démocratique de l’opposition …

Luc MICHEL

Pour EODE Press Office

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http://www.eode.org/eode-international-elections-monitoring-venezuela-elections-municipales-un-defi-pour-le-president-maduro/

IL MEA CULPA (TARDIVO) DEL PRODINO: “OGGI NON RIFAREI LE PRIVATIZZAZIONI COME LE HO FATTE”

09 DIC 2013 12:30

D’ACCORDO CON GRILLO E SILVIO: “QUESTA EUROPA NON MI PIACE” – E INDICA A LETTA COME SI GOVERNA…

Prodi a Mix24: “Quando si fanno di fretta e presi per il collo, non si fanno mai delle belle privatizzazioni. Questa Europa non mi piace: la Germania è più forte di tutti ma non si assume le sue responsabilità. Letta, prima di battere i pugni in Europa, deve trovare alleati. Ad esempio Francia e Spagna”…

da “Radio 24”

“Oggi non rifarei le privatizzazioni come le ho fatte”. Lo ammette il professor Romano Prodi a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24. “L’esperienza ci insegna che bisogna farle con calma. – continua a Radio 24 – Bisogna farle ma con calma che vuol dire che quando si fanno di fretta e presi per il collo, non si fanno mai delle belle privatizzazioni. Privatizzazioni vuol dire certamente che lo Stato recupera dei soldi, ma bisogna preparare un strategia per il futuro. Se si fanno in fretta non si raggiunge nessuno degli obiettivi”.

“Questa Europa non mi piace. L’Europa è una grandissima cosa, e quindi dobbiamo sostenerla. Ma dobbiamo cambiarla, perché la Germania in questo momento ha la forza superiore a tutti, e non si rende conto della responsabilità che deve assumersi per la forza che ha. Non si assume le sue responsabilità.”

Quindi Letta in Europa deve andare e battere i pugni, sta dicendo questo? Domanda Giovanni Minoli. “Battere i pugni è un’espressione che non mi piace, i pugni non si battono mai, sennò si rompono le mani. Si trovano alleati per battere i pugni. Francia e Spagna hanno i nostri stessi problemi, anche se fanno finta di non averli, soprattutto la Francia. Per salvare la situazione bisogna avere pazienza e costruire una seria alleanza”.

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/il-mea-culpa-tardivo-del-prodino-oggi-non-rifarei-le-privatizzazioni-come-le-ho-68020.htm

Speciale Slovenia: Crac delle Banche Pubbliche, Come Cipro o Come l’Irlanda?

6 dicembre 2013
 
Alla fine anche il sistema bancario Sloveno, o meglio le due grandi banche di Stato (uhmm… come Cipro), dovrà essere salvato con soldi pubblici (uhmm…. come l’Irlanda e Cipro), ma la Slovenia VUOLE fare tutto da sola e NON vuole l’intervento condizionato di UE e FMI
 
(Reuters) – Slovenia is expected to need as much as 5 billion euros ($6.8 billion) to recapitalize its banks, sources familiar with the matter told Reuters, a figure some officials say would not require an international bailout.
Slovenia’s government is determined not to seek international aid and one government official recently said that even were the bill for repair to reach 4.6 billion euros it would not trigger a request for help.
The banks are nursing some 8 billion euros in bad loans, equivalent to almost one quarter of economic output, raising speculation that Slovenia, with a population of just 2 million, might become the sixth euro zoneeconomy to need outside help….
 
Ora facciamo due conti, la Slovenia ha :
  • 2,058 milioni di abitanti (ovvero circa 1/30 dell’Italia)
  • 33,68 mld di € in PIL (ovvero circa 1/46 dell’Italia)
Quindi per darvi una idea di che significhino 5 miliardi di euro (almeno ) in termini Italiani abbiamo:
  • 150 mld (italiani) di euro se prendiamo a riferimento la popolazione
  • 230 mld (italiani) di euro se prendiamo a riferimento il PIL
Bene ora che abbiamo inquadrato il problema, e preso atto che probabilmente servirà anche una cifra più grande di 5 miliardi di euro. La domanda è come fara la Slovenia. Essenzialmente ci sono tre strade nell’Euro area (cioè senza stampare moneta)
 
   1. Aumento del Debito Pubblico (Soluzione Irlanda)
 
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Cioè passare dall’attuale 54,4% del PIL (stima 2013) al 69,5%. Il che è fattibile a patto che poi i 5 miliardi bastino. Si consideri che il deficit sloveno è già oltre il 3%
 
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 2. Bail In (Soluzione Cipro)
 
Ovvero fare pagare ad obbligazionisti, azionisti e al limite correntisti il conto. Da vedere se spalmando solo sulle banche coinvolte oppure su tutte.
 
Diciamo che la Slovenia ha un problema con due gigantesche MontePaschi a controllo pubblico e usate come bancomat dai politici (di questo si tratta alla fine). Vedremo quale sarà la soluzione, probabilmente un ibrido fra le due proposte.
 
….. ma siamo sicuri che bastino 5 mld? (potrebbero servirne 12,5, mi ha detto un uccellino da Londra, e in quel caso sarebbero bitter dicks)
 
per capire di più, da imille.org
 
…La radice del problema sta nella governance del sistema bancario, e nelle scelte sbagliate di allocazione del credito. In Slovenia vi è un’anomala presenza di banche pubbliche. Circa il 40% dei prestiti bancari sono stati erogati da istituti di credito controllati dal governo, che costituiscono l’ossatura del sistema bancario nazionale. Il rapporto OCSE parla esplicitamente di “misallocation of credit” e addirittura – citando il rapporto della Commissione Slovena per la Prevenzione della Corruzione – di scelte legate a probabili dinamiche di corruzione diffusa. L’episodio paradigmatico riguarda le due banche pubbliche maggiori, la Nova Ljublijanska Banka e la Nova Kreditna Banka Maribor, che hanno prestato rispettivamente il 20% e il 15% del loro capitale ad un solo soggetto. Questo comportamento –  in palese violazione di ogni elementare principio di diversificazione del rischio – è ancor più incomprensibile se si pensa che l’impresa in questione (una holding finanziaria chiamata Zvon Ena) era da tempo alle prese con procedure di bancarotta. Le banche pubbliche hanno commesso altri gravi errori nelle loro politiche di allocazione del credito: i prestiti sono stati elargiti a piene mani (il rapporto tra prestiti e PIL è salito dal 40% del 2003 al 92% del 2011), ma in direzione completamente sbagliata, visto che la percentuale dei crediti in sofferenza è la quarta più alta dei paesi OCSE, dopo Grecia, Irlanda e Ungheria. E più della metà di questi prestiti in sofferenza sono stati elargiti da banche pubbliche. Le sciagurate scelte creditizie si evidenziano anche – ma qui la Slovenia è in ottima compagnia – in un indebitamento del settore edilizio che ha ormai raggiunto il 315% del capitale….

Grafico Del Giorno: la speculazione torna a lavorare CONTRO l’Euro

Scritto il 6 dicembre 2013 alle 11:11 da Danilo DT
 
Il mercato forex resta sempre uno dei più complessi e difficili da prevedere. Troppe sono le variabili da tenere in considerazione: macroeconomia, sentiment, speculazione e molto altro. Ma ciò che più di tutto ne determina l’andamento nel breve è proprio questo ultimo elemento: la speculazione.
Malgrado una certa debolezza strutturale dell’Euro, abbiamo assistito negli ultimi mesi ad una forza relativa della moneta unica ben oltre quanto si potesse prevedere, soprattutto a causa dell’inefficienza operativa della BCE.
MA attenzione! Qualcosa sta cambiando, ma non mi riferisco solo allo stile gestionale della BCE, ma anche alla speculazione stessa. E questo grafico molto importante (che non troverete di certo facilmente in rete) testimonia un dato fondamentale: gli speculatori stanno tornando a remare CONTRO l’Euro.
 
Chart of the day: cross EUR USD vs Euro Large speculators
 
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Come vedete, I Large speculators sono tornati complessivamente a “Shortare” l’Euro (l’indice è tornato in negativo).
Non sto a spiegarvi altre dinamiche, vi voglio solo far notare un’ultima cosa: guardate cosa è successo all’Euro tutte le volte in cui questo indice ha girato in negativo…
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Ovviamente mi starete per fare l’appunto: un bel piffero! Euro in gran spolvero, ha chiuso a 1.3667 a New York. Vero, innegabile, ma questa analisi va “oltre” il semplice grafico. E come vedete qui sopra, l’analisi NON è per l’immediato. Bisogna lasciarla maturare…