IL PD PREPARA IL COMITATO DI ACCOGLIENZA PER RENZI SEGRETARIO: LA CGIL PRO-CUPERLO BLOCCA FIRENZE – SECONDO GIORNO DI SCIOPERO DEGLI AUTISTI ATAF

non è certo per difendere quel demente di Renzi, ma che un sindacato che dovrebbe indire lo sciopero per rivendicazioni giuste in nome dei lavoratori USI questi per giochi politici è ancora più disgustoso e riprovevole del Renzi stesso

 06 DIC 2013 13:03

I lavoratori protestano contro lo spacchettamento dell’azienda e la conseguente disdetta dei contratti integrativi – Ma la mossa che ha mandato in tilt il traffico cittadino, ha fatto imbufalire i fiorentini – L’assessore alla mobilità Bonaccorsi: “Lo sciopero è un regolamento di conti tra sindacati e ha lo scopo di colpire Renzi”…
 
 
Ancora sciopero. Gli autisti Ataf si fermano anche oggi, per il secondo giorno consecutivo. E anche stavolta senza rispettare le fasce garantite. Blocco totale del servizio. Protestano contro lo spacchettamento dell’azienda e la conseguente disdetta dei contratti integrativi, che comporterà «riduzione dei giorni di riposo e aumento delle ore lavorative a fronte del medesimo stipendio». È in corso un incontro fra i lavoratori e l’azienda. Mentre esplode l’ira dei fiorentini che arrivano alle fermate: «Basta, non è giusto che si paralizzi una città» si arrabbiano, soprattutto i pendolari.
 

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CUPERLO RENZI CIVATI CONFRONTO SKYTG
 
Fibrillazione al deposito di viale dei Mille, dove i lavoratori sono riuniti in assemblea permanente in attesa di un nuovo incontro con l’azienda, dopo quello di ieri in Prefettura che ha portato a un nulla di fatto. E il traffico cittadino è di nuovo in tilt. Lunghe code sui viali, cittadini a piedi, servizi pubblici a singhiozzo, vane attese alle fermate dell’autobus, pensiline elettroniche con su scritto «Blocco servizio per sciopero illegittimo».
 
Il Prefetto ha precettato tutto il personale Ataf per garantire il servizio, ma gli autisti non demordono e vanno avanti: «I veri illegali sono i nostri dirigenti». Anche oggi i dipendenti dell’azienda di trasporti potrebbero tornare a manifestare in strada, come già successo ieri mattina.
 

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PITTELLA TOCCA LA PANCIA DI RENZI
 
Il vento di Genova, paralizzata da uno sciopero selvaggio lungo quasi una settimana, arriva anche a Firenze. E gli autisti promettono: «Andremo avanti a oltranza se non si impedirà lo spacchettamento dell’azienda». Qualcuno invita al senso di responsabilità, ma prevale la rabbia della massa. Proteste non comprese dai fiorentini che stamani erano bloccati nel traffico, o da quelli in attesa alle fermate: «I conducenti sono privilegiati che lavorano meno di tutti gli altri cittadini» è stato il commento di molti.
 

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CUPERLO E RENZI
 
«Prima s’informino» ribattono da viale dei Mille. «Il nostro non è un lavoro come un altro. Saremo costretti a guidare otto ore filate con una sola pausa di venti minuti. Neppure il tempo di andare in bagno. A volte siamo costretti a trattenere la pipì, oppure dobbiamo fermare gli autobus con i passeggeri a bordo e andare ai gabinetti dei bar più vicini. E’ come guidare da Firenze alla Svizzera senza soste».
 
Intanto il Comune ha fatto un’ordinanza per ampliare orario taxi, centrali radio e steward stazione. Mentre l’assessore alla mobilità Filippo Bonaccorsi attacca: «Questo non è più uno sciopero selvaggio ma un ricatto in violazione delle norme nazionali. Stanno calpestando i diritti dei loro stessi concittadini».
 

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MATTEO RENZI FILIPPO BONACCORSI ATAF
 
«Tanto più – aggiunge – che in quella che chiamano piattaforma non c’è assolutamente niente. Qui non è Genova, dove ancora si discute di privatizzazione. A Firenze la privatizzazione è stata fatta un anno fa senza che sia stato perso un posto di lavoro o un centesimo dalla busta paga».
 

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BONACCORSI ORIGINAL
 
Lo sciopero, secondo Bonaccorsi, «ha altre finalità: un regolamento di conti tra organizzazioni sindacali e lo scopo politico di colpire Matteo Renzi. Gli slogan e gli striscioni di ieri lo indicano chiaramente». L’assessore ha annunciato un incontro con il prefetto Luigi Varratta, la cui precettazione non è stata rispettata, per chiedere «il massimo delle sanzioni sia nei confronti dei singoli, sia delle organizzazioni sindacali».
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ATAF IN SCIOPERO TRAFFICO IN TILT A FIRENZE
 

Crollano le entrate Iva, il Fisco si salva solo grazie agli aumenti

TASSEPMI
di CARLO CAGLIANI
 
Restano sostanzialmente stabili le entrate fiscali nei primi 10 mesi dell’anno, grazie alle nuove imposte e alla maggiorazione di altre.Ma ancora una volta, nonostante qualche segnale di recupero sul mercato interno, gli incassi Iva risentono pesantemente della crisi, segnando un -3,9% che, tradotto in cifre, significa oltre 3,4 miliardi di introiti in meno. Secondo i dati dei Dipartimento delle Finanze, tra gennaio ed ottobre l’Iva sugli scambi interni è diminuita dello -0,9% mentre il prelievo sulle importazioni è letteralmente crollato del 19,7%, ”risentendo fortemente dell’andamento del ciclo economico sfavorevole”. Tuttavia qualcosa sembra muoversi, almeno sul mercato nazionale: il gettito Iva, segnala il Tesoro, ha infatti recuperato ad ottobre 0,7 punti percentuali rispetto al mese di settembre, registrando una variazione del 5,3% e proseguendo così nella dinamica positiva di settembre (+3%), luglio (+1,2%) e giugno(+4,5%).
 
A scendere è stato anche l’incasso Irpef, diminuito dell’1,1% (-1,4 miliardi) per effetto soprattutto dell’andamento negativo dei versamenti in auto liquidazione (-13,6%). Aumenta del 2% invece l’Ires, che però, con 419 milioni in più, non riesce a bilanciare il calo dell’imposta sulle persone fisiche. La vera spinta arriva infatti dalle imposte sostitutive su ritenute, interessi e altri redditi di capitale pari a +22,3% (+1,77 miliardi) e sui redditi di capitale e sulle plusvalenze (+897 milioni di euro). In flessione ancora una volta le entrate dell’imposta sul consumo dei tabacchi (-5,2%, pari a -476 milioni di euro) legate, in parte,al calo dei consumi determinato dalla diffusione delle sigarette elettroniche. Mentre aumenta l’imposta di bollo (+24,5%, pari a 1.354 milioni di euro).
 
E tra dicembre e gennaio, ci attende una gragnuola di tasse da pagare…

ITALIA: PIU’ DI 2.500 MINORI SCOMPARSI NEL 2013. ABUSI SESSUALI, PEDOFILIA E TRATTA DEGLI ORGANI UMANI: I MASS MEDIA NON DANNO QUESTE NOTIZIE!

7.12.13 – Natività dietro le sbarre! – foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)
 
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La tratta di bambini:
 
 
 
 
Ai genitori come me…
 
 di Rosario Fiorello
 
Il sorriso di un bimbo non ha prezzo. Neppure le sue lacrime sono sul mercato. I bimbi sono tutto. Sono speranza nella vita e motivo per viverla.
 
La speranza di noi tutti è riposta in questi piccoli docenti in “dolcezza” all’Università della Prima Età.
 
Tempi tristi, però, questi ultimi. Alcuni bambini sono scomparsi, svaniti nel nulla. Sottratti ai papà e alle mamme, che attendono in lacrime il loro ritorno a casa e sperano.
Sperano di poter trascorrere ancora il Natale con loro, davanti all’albero o al presepe, di poterli far riabbracciare dai nonni, dai fratellini. Sperano di tornare a vederli a tavola, con i baffi di ragù o cioccolato dipinti sulla bocca come tanti piccoli clown.
 
La Polizia sta facendo tutto il possibile; ma io mi chiedo quanto altro potrebbe fare, con l’aiuto di quanti, genitori o semplici testimoni, possono aver visto, udito, essersi resi conto di un particolare?
 
Tutto, per la Polizia, può essere importante. Un volto, un pianto, un adulto che si avvicina a un piccolo offrendogli un gelato, magari nel parco, a due passi da casa.
Aiutiamo la Polizia ad aiutarci. Troviamone la forza e il coraggio. Se sappiamo qualcosa o abbiamo visto qualcuno, telefoniamo subito al 113, entriamo nel Commissariato più vicino, fermiamo il primo poliziotto.
 
Vestiamo per una volta i panni di quei disperati genitori, che pure si ostinano a sperare. Una caramella o un dolcetto non si negano a nessun bambino. Parola di Fiorello.
 
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Fonte:
 
 

9 dicembre: «compagno Alfano, pensaci tu!»

Italia – sollevAzione – Sabato 07 Dicembre 2013 22:16

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Il Ministero degli interni va giù duro: vieta blocchi e presidi. Che fare ora?
 
BENZINA SUL FUOCO
 
Il Viminale (Ministero degli interni) ha inviato ieri sera una circolare ai prefetti e alle questure con cui vieta ogni assembramento o presidio in prossimità di svincoli autostradali, ferroviari, marittimi, nonché ogni tentativo di bloccare le strade.
 
E’ la risposta del governo alla mobilitazione del 9 dicembre e che scatterà domani sera, domenica, alle ore 22:00. Una risposta minacciosa, la promessa di una repressione dura, che ha per scopo spaventare gli organizzatori che hanno promosso la protesta, e i tanti attivisti che in circa cento città la stanno organizzando.
 
La decisione del Viminale non ha precedenti. Si tenga conto che le associazioni dei camionisti che aderiscono alla mobilitazione hanno annunciato il blocco nei termini di legge.
 
La minaccia di denunciare e arrestare chiunque violi la direttiva repressiva parla da sola, è indice sicuro che il regime ha paura di una protesta che potrebbe avere un grande successo.
 
In questa cornice si inscrive la provocatoria adesione di Forza Nuova. Questa adesione dell’ultimo minuto è infatti usata dal Ministero degli interni come pretesto per giustificare la suddetta circolare. Al Coordinamento nazionale del 9 dicembre non era sfuggito il pericolo insito in questa adesione. Il Comunicato ad hoc emesso il 4 dicembre scorso parlava chiaro.
 
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Alfano e i suoi sodali se ne sono infischiati, hanno anzi passato veline ai media per aizzarli contro la protesta, dipinta come una rivolta fascistoide. Prima si colpisce con l’arma della calunnia per sputtanare e isolare chi protesta, poi sarà più facile passare ai manganelli.
 
Gregari in questa campagna sporca non solo ambienti piddini ma pure alcuni siti e gruppi  dell’estrema sinistra che stanno scatenando una caccia alle streghe contro tutti coloro che sono di sinistra e aderiscono alla rivolta, accusandoli di “collusione coi fascisti”. Un’accusa strampalata prima ancora che vergognosa. Segno del nervosismo che serpeggia tra i sinistrati, che dopo non aver capito nulla della mobilitazione del 9 dicembre, ora si trovano nella sconcia situazione di stare dalla stessa parte del governo e di Alfano. Tutti d’accordo a far fallire la protesta sociale del 9 dicembre. Ma non ci riusciranno!
 
Cittadini e compagni!
 
Restiamo calmi e non facciamoci prendere né dal panico né dalla paura. Continuiamo con serenità la nostra attività, da lunedì mattina tutti dobbiamo andare tra le gente, a spiegare le sacrosante ragioni della protesta, a convincerla. Il 9 dicembre è solo l’inizio di una partita, che non finirà se non con la sollevazione generale.
 
In questa luce dobbiamo respingere ogni provocazione, sia quelle dei fascisti che quelle che potranno venire dalle forze del disordine. Non-violenza non vuol dire pacifismo imbelle. Dobbiamo assolutamente evitare lo scontro dove non abbiamo concentrato forze sufficienti. Dove saremo in tanti i blocchi si faranno e poco potranno fare le forze repressive. Ipotesi mediana: si possono fare flash-mob, blocchi mordi e fuggi, sempre tenendo presente che occorre farsi capire dai cittadini.
 
E’ solo l’inizio, ricordatelo. Tenersi pronti e ben organizzati fino al 13 dicembre. Essere pronti a protestare in caso di denunce e arresti. Presidiare fino al 13 le Prefetture.
 
E’ solo l’inizio. Usiamo in ogni città la spinta della rivolta per accumulare nuove forze, per stabilizzare i Comitati locali. Coordinarli fino al livello nazionale.
 
Indietro non si torna.
 

L’Italia non s’è accorta che la rivoluzione in Siria non esiste più

di Gian Micalessin – 04/12/2013La deputata cristiana: “Gli unici a combattere Assad sono quelli di Al Qaida. Tutti i Paesi sono ritornati. Tranne voi”
«Sabato ero da Papa Francesco con una delegazione delle chiese cristiane per chiedergli di diventare l’ambasciatore di pace per la Siria.

Maria Saadeh, deputata cristiana in Siria
Ma non gli ho parlato soltanto da cristiana. Il Gran Mufti Ahmad Badreddin Hassoun, la suprema autorità dei musulmani sunniti mi aveva detto “Maria quando incontri Papa Francesco parlagli anche a nome mio e dei fedeli islamici perché lui ha contribuito più di ogni altro a salvarci dalla guerra“. Quindi ero in Vaticano a nome di tutti i siriani che desiderano la pace».
La 39enne Maria Saadeh, eletta come indipendente al Parlamento siriano lo scorso anno, è famosa per essere non solo una decisa rappresentante delle comunità cristiane, ma come una delle politiche più attive e meno allineate con il regime. Il Giornale l’ha intervista al termine di un soggiorno romano nel corso del quale ha dedicato molto tempo ai palazzi della politica italiana.
«Ho tentato – spiega Maria Saadeh in questa intervista esclusiva – di far capire ai vostri politici che il conflitto siriano è ad una svolta ed è tempo che l’Italia ritrovi la sua capacità negoziale. In passato eravate i nostri principali partner commerciali e i vostri leader afferravano meglio di molti altri la complessità siriana. Ora dovete riprendervi quel ruolo prima che qualcun altro prenda il vostro posto. L’era delle sanzioni è politicamente finita. A Damasco si stanno affacciando molte rappresentanze europee. Voi invece sembrate incollati agli schemi di due anni fa quando il mantra della politica internazionale era la delegittimazione di Bashar Assad e l’appoggio incondizionato ai ribelli».
Cos’è cambiato secondo lei?
«Quella che chiamavate “rivoluzione” ed “opposizione” non esiste più. Gli oppositori “moderati” o i cosiddetti “amici dell’Occidente” non hanno più alcun ruolo. Quelli sinceramente convinti di lottare per la libertà e la democrazia stano deponendo le armi. Sono stati abbandonati da Arabia Saudita e Qatar che preferiscono sostenere i gruppi jihadisti. E questi ultimi non esitano ad attaccarli per prendere il sopravvento. I più spregiudicati di quegli “oppositori” si sono trasformati in criminali e contrabbandieri. Usano armi e violenza per rapire i civili, esigere riscatti, controllare le frontiera e vivere di contrabbando. Non lottano più per gli ideali, ma per il portafoglio. Tutti gli altri sono invece allineati con le posizioni di Al Nusra ed Al Qaida. Pensate veramente che dal terrore islamista e dalla criminalità comune possano germinare liberta e democrazia?».
Quindi cosa dovrebbe fare l’Italia?
«La vostra sensibilità è molto vicina alla nostra. Aprite gli occhi e portate un contributo originale ai negoziati di Ginevra 2 di gennaio. Chi crede di usare quei negoziati per mettere all’angolo Bashar Assad e far nascere un governo provvisorio con dentro l’opposizione armata sbaglia tutto. Nessun siriano moderato crede più nella rivolta. Ci crede solo chi sostiene la violenza dell’Islam estremista e dei gruppi alqaidisti. Sono gli stessi che in queste ore seminano il terrore nel villaggio cristiano di Maaloula. La gente comune sta con lo stato perché nonostante i suoi errori garantisce la sicurezza e non ruba ed uccide in nome di Dio».
Un governo transitorio potrebbe aiutare la riconciliazione?
«Spiegate ai vostri alleati che i siriani non si faranno mai imporre un governo privo di legittimazione popolare. Solo il voto deciderà chi guiderà il Paese. Il principale obbiettivo di Ginevra dev’essere un cessate il fuoco. Per raggiungerlo l’Occidente deve premere sugli stati come il Qatar e l’Arabia Saudita che armano i gruppi più estremisti. Una volta fermata la violenza bisognerà garantire soccorsi e aiuti ai civili intrappolati dalla guerra. Aiutateci a farlo e la Siria non vi dimenticherà».
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46696

Lui 60, lei 11: per i giudici è amore

come si legalizza la pedofiliaDopo due condanne a 5 anni per violenza sessuale, la Cassazione rinvia in Appello: tenuità del fatto, valutare le attenuanti generiche

 
Domenico Ferrara – Dom, 08/12/2013 – 09:53
 
 Siamo abituati alle bizzarre decisioni della Cassazione, ma quella riportata dalla stampa calabrese supera i limiti della comprensione umana.
  
La pena per la violenza sessuale ai danni di un minore può essere ammorbidita se ci sono le prove dell’amore della vittima per il suo carnefice. Quello che è successo a Catanzaro assume tratti preoccupanti. Le toghe della Cassazione si sono trasformate in giudici di un presunto sentimento, ancor prima che dei reati. Come raccontato dal Quotidiano della Calabria, una donna affida la propria figlia a Pietro Lamberti, un impiegato dei servizi sociali del Comune, con la speranza che possa aiutarla a risolvere i suoi problemi scolastici. Lui ha 60 anni, lei undici. Ma ben presto il loro rapporto si trasforma in altro. Prima il corteggiamento («Ma tu mi ami?», gli chiedeva la bambina); poi la paura dell’uomo di essere scoperto (Lamberti ha più volte invitato la ragazzina a tenere celato il loro segreto e le diceva di non chiamarlo nel weekend perché doveva stare con la famiglia); infine il sospetto di aver oltrepassato il limite e di avere gli occhi della madre puntati addosso. Ed è stata proprio la madre, preoccupata dall’eccessiva e morbosa premura di Lamberti nei confronti della figlia, a far partire le indagini tre anni fa, dopo la confessione dell’undicenne. E così la polizia ha piazzato le microspie nella villa estiva di Lamberti, a Roccelletta di Borgia, sulla costa jonica catanzarese. Decine di intercettazioni hanno documentato la relazione tra i due. L’ultima, sempre in base a quanto riportato dal Quotidiano della Calabria, ha fatto scattare il blitz: «Tesoro, non cacciarmi le mani».
 
I poliziotti hanno fatto irruzione e li hanno trovano nudi, sotto le lenzuola. All’epoca la giovane non andava più a scuola e, secondo quanto riferito dalla polizia, si trovava in un «assoluto stato di assoggettamento psicologico». Lamberti finisce in manette, per lui si spalancano le porte del carcere, ma esce poco tempo dopo per problemi di salute. Il giudice di primo grado lo condanna per violenza sessuale a cinque anni, superando i 4 anni e 4 mesi chiesti dalla Procura. La famiglia si costituisce parte civile, ottiene 40mila euro di risarcimento, ma vuole andare avanti, fino alla condanna definitiva. In secondo grado la pena viene confermata. Ma è al gradino finale che arriva il colpo di scena: la Suprema Corte invece di mettere la parola fine, conferma la condanna, ma rinvia in Appello parlando di «tenuità del fatto» e invitando a considerare la richiesta di eventuali attenuanti generiche. Motivo? I due erano innamorati. A undici anni si è consapevoli del significato della parola amore? La decisione rischia così di alleggerire la pena. In nome di un presunto sentimento. Una decisione che farà molto discutere e che soprattutto potrebbe costituire un pericoloso precedente.
 
Tra l’altro non è la prima volta che la magistratura usa le tavole dell’amore invece che quelle delle leggi. Una storia simile è capitata nel febbraio del 2008. Il tribunale di Vicenza infatti aveva inflitto una condanna «mite» (un anno e 4 mesi) a un macellaio di 34 anni che aveva avuto rapporti sessuali con una tredicenne. Il tutto perché lei era «consapevole e consenziente» e lui «innamorato». All’imputato non era stato contestato il reato di stupro, ma quello di atti sessuali con una minorenne. Così come non era stata presa in considerazione la tredicenne che dichiarò di essere stata convinta a salire in auto e indotta ad avere rapporti sessuali. Prevalse la tesi della difesa, secondo la quale tra i due si era instaurato un rapporto di amore. All’epoca insorse l’Osservatorio sui diritti dei Minori: «A prescindere dalla volontà o meno di una tredicenne di avere rapporti sessuali con un adulto, è comunque esecrabile che una legge dello Stato preveda riduzioni di sorta». Ora il copione si ripete.

CODICE ETICO E DI COMPORTAMENTO per il 9 12

NATURALMENTE I SERVI DEL SISTEMA CHE AMANO LO STATUS QUO si stanno impegnando molto a denigrare questa iniziativa. Se non porta il bollino di fabbrica della “società civile”, cioè la protesta conformata al regime e dal regime, allora è “robaccia”. Aspettiamo che i soggetti che si proclamano unici autorizzati a protestare, (che esempio di democrazia e tolleranza) organizzino una protesta. Ancora si attende reazione dei cosiddetti difensori dei deboli e degli ultimi, qualcosa di significativo non di facciata, s’intendeAppare di grande importanza per comprendere la natura di quanto sta per accadere il prossimo 9 dicembre il testo di questo Codice Etico di Comportamento, che è stato fatto pervenire a tempo debito nelle competenti sedi istituzionali.
 
Jervé
 
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CODICE ETICO E DI COMPORTAMENTO
 
ABBIAMO DECISO DI DIRE BASTA!
 
Dal 9 dicembre iniziamo la rivoluzione civile e costituzionale del popolo
 
SIAMO PER LA RIAFFERMAZIONE DEI PRINCIPI SANCITI DALLA CARTA COSTITUZIONALE !
 
Ormai accantonati a beneficio di meri interessi di parte e di singole caste sociali
1. La Rivoluzione civile e costituzionale italiana è apartitica e rappresenta tutto il popolo italiano, nel rispetto delle diverse idee o posizioni di ogni singolo individuo.
 
2. Non sono ammessi simboli di partiti e/o associazioni di alcuna natura, né politica né sindacale o di altro genere.
 
3. Non sono ammesse bandiere o rappresentanze di partiti e/o associazioni di alcuna natura, né politica né sindacale o di altro genere.
 
4. L’unico simbolo/bandiera ammesso è il tricolore!
 
5. Non sono ammessi atteggiamenti violenti, né fisici né verbali.
 
6. Non è ammessa l’incitazione alla violenza.
 
7. Non è ammessa alcuna forma di discriminazione in merito a religione, ideologia politica, regione di appartenenza e razza, né ogni altra forma di disgregazione del Unico Popolo Italiano.
 
8. Non è benvoluto il turpiloquio.
 
9. La rivoluzione civile e costituzionale Italiana e un moto spontaneo della società italiana.
 
10. Il principio ispiratore è la collaborazione tra cittadini.
 
11. Non esiste qualcuno che “comanda” ed altri che obbediscono, ma esistono solo coordinatori.
 
12. Si invocano rispetto ed adesione alle idee fondamentali, ed a coloro che prima di altri le hanno aggregate in questo libero moto della società.
 
CODICE ETICO E DI COMPORTAMENTO
 
COMITATO DI COORDINAMENTO NAZIONALE PER IL 9 DICEMBRE
1. Ciascun cittadino sceglie liberamente di partecipare all’iniziativa; non sono ammesse forme di coercizione o di biasimo per scelte individuali diverse. Non è ammessa alcuna forma di violenza fisica o verbale per chi non approva le nostre scelte.
 
2. Nelle discussioni e nei confronti (sui social networks, di persona ecc.) si ricorda che siamo civili, non violenti e rispettosi; non sono ammesse forme di insulto o giudizio per posizioni/opinioni differenti dalle proprie.
 
3. Nello spirito fondamentale di collaborazione, le decisioni vengono prese secondo buon senso ed a maggioranza, purché nel rispetto dei punti del Codice Etico.
 
4. Non si danneggiano proprietà pubbliche e/o private.
 
5. Non è ammessa alcuna forma di vandalismo.
 
6. Non sono ammessi furti, espropri, saccheggi e simili.
 
7. Dopo ogni nostra attività, si lascia pulito il posto, una parte del nostro paese che noi vogliamo migliore.
 
8. Nelle nostre iniziative non sono ammesse armi proprie o improprie (bastoni, catene ecc.), non sono ammessi caschi, passamontagna e simili (noi siamo cittadini italiani che manifestano pacificamente a viso scoperto).
 
9. Non è ammesso alcun tipo di equipaggiamento tipico di sommosse. Non è questa la nostra intenzione.
 
10. Le Forze dell’Ordine non sono nostri nemici !!! Non si insultano, provocano o aggrediscono per alcuna ragione.
 
11 Provocatori, violenti, aggressivi, insolenti ecc. sono nostri nemici! Vogliamo una rivoluzione civile e costituzionale non violenta e rispettosa delle nostre ed altrui dignità di cittadini italiani. Questi gruppi che intervengono solo per sfruttare il nostro impegno e provocare guai non sono utili alla nostra causa.
 
12. Chiunque si avveda dell’intrusione nelle nostre attività (cortei, presidi ecc.) di gruppi come sopra descritti è tenuto ad isolarli e segnalarli sia ai coordinatori sia alle Forze dell’Ordine. Essi mettono a rischio la nostra incolumità fisica ed il successo della nostra iniziativa.
 
13. Chiunque osservi qualcuno del nostro movimento che contravviene alle disposizioni del Codice Etico e del Codice di Comportamento è tenuto ad avvicinarlo e dissuaderlo. In caso di insuccesso, è tenuto a isolarlo e segnalarlo ai coordinatori ed alle Forze dell’Ordine, affinché le sue personali responsabilità non ricadano su tutti i partecipanti. Anche questi individui mettono a rischio la nostra incolumità fisica ed il successo della nostra iniziativa.
 
I PUNTI DI QUESTO CODICE ETICO COMPORTAMENTALE SONO NECESSARI ED IMPRESCINDIBILI NEL RISPETTO DI QUANTO SOPRA E PER LA SUA PIENA REALIZZAZIONE
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Questa è l’Italia che non sa più resistere

In democrazia l’eugenetica del censo è un dovere…
 
Mi raccontavano, da piccino, che la “morte bianca” era il peggior pericolo per chi aveva l’ardire di avventurarsi tra le nevi e i ghiacci delle montagne: una volta persi lassù si continuava a camminare per ore, poi i piedi si facevano pesanti come macigni e si cominciava a sentire un lieve torpore.
 
HOMELESS
E’ in quel momento che il pellegrino perduto decideva disedersi sulla neve, non sentendo nemmeno più ilfreddo, anzi,ammirandoincantato quell’enorme lettotutto bianco, vinto dal sonno, si stendeva tra quellelenzuolaaccoglienti: adessopoteva dormire,per sempre.
 
Nei primi anni di scuola, mi feci una certa cultura e scoprii storie assai interessanti a proposito dell’assideramento, come quella dell’esploratore Scott che raggiunse il Polo, ma scoprì d’essere stato preceduto sul filo di lana dalla spedizione concorrente di Amudsen.
 
Sulla via del ritorno, il gelo e la fame bloccarono Scott e compagni: li ritrovarono mesi più tardi ancora “addormentati” nella tenda di ghiaccio: ed anche Amudsen fu, a sua volta, raggiunto dalla “morte bianca”, nel 1928, nel tentativo di ritrovare l’equipaggio disperso del dirigibile Italia di Umberto Nobile.
 
Storia e letteratura sono piene di morti assiderati: prima Napoleone, poi Hitler e Mussolini, mandarono i poveri fanti francesi, tedeschi e italiani a morire nelle steppe gelate della grande Russiaoggi al Polo non si muore più ed anche le “centomila gavette di ghiaccio” sono solo un brutto e lontano ricordo, ma la “morte bianca” no, quella è dura a morire.
 
Per provarne l’ebrezza non occorre più essere arditi esploratori, è sufficiente essere poveri ed avere, al posto della tenda rossa piantata sulla banchina polare, un’automobile posteggiata in cui dormire, perché il lavoro s’è perso per colpa della crisi e la casa è stata portata via da Equitalia.
 
Sta arrivando l’inverno, bisogna fare qualcosa, o parecchie persone rischieranno veramente di dover affrontare lo spettro della “morte bianca”, nella totaleindifferenza dei partiti per i quali la stabilità politica è più importante  dellavita di qualche ex commerciantecassaintegratoesodato, o di qualche vecchio, solo e con una pensione da fame.
 
Costoro, infatti, altro non rappresentano che i vizi capitali di questa società malata, governata dai poteri occulti della finanza europea mondiale, attraverso l’interfaccia di asserviti governi  fantoccio: per loro questi cittadini sono soltanto la faccia nascosta dell’euro e dello spread.
 
Questa è l’Italia che non sa più resistere (e perciò non esiste), che sta rischiando di morire di freddo in un Paese che si permette la spesa di 228 milioni di euro l’anno per mantenere il proprio Capo dello Stato, mentre a lorotocca arrangiarsi e sperare: nella rivoluzione, in un governo diverso o, con molto più realismo, di farcela ad arrivare alla  prossima primavera.

Nonni in fuga, l’Italia non è nemmeno più un Paese per vecchi

Parafrasando il titolo di un famoso film dei fratelli Coen, è proprio il caso di dire che l’Italia non è nemmeno più un Paese per vecchi: dopo la fuga dei giovani talenti, infatti, stiamo assistendo ad un esodo, altrettanto preoccupante, dei pensionati che non ce la fanno più a vivere in una nazione in cui le spese sanitarie sono diventate ormai insostenibili, se paragonate alle pensioni mediamente percepite.
 
NONNI FUGA
Basti pensare, al riguardo, che a prendere una pensione tra i 650 ed i 1.000 euro mensili sono più di 270mila anziani, tra i 1.100 e i 1.500 euro sono, invece, in130mila: ecco allora che il fenomeno dei nonni in fuga sta assumendo dimensioni preoccupanti, con una crescita del 20% solo negli ultimi cinque anni.
 
Senza dover per forza allontanarsi dall’Europa continentale, ecco che vivere in località esotiche come, ad esempio, le Canarie si rivela certamente più economico ed a misura di portafoglio, dato che la maggior parte degli italiani che vi è finora emigrato risulta possedere una pensione non superiore ai mille euro mensili.
 
In tutto questo, la cosa più preoccupante è che l’Italia, nonostante le favole raccontate dal governo Letta, non sembra in grado di poter invertire questa tendenza, a causa soprattutto di un’assistenza pubblica che si sta rivelando inadeguata rispetto i tempi che stiamo vivendo, al punto che una famiglia su tre non può permettersi il ‘lusso’ di una badante.
 
E’ vero, non sempre la qualità delle cure disponibili in alcuni Paesi esteri palesa livelli accettabili o, quantomeno, in linea con i migliori standard reperibili nella nostra penisola, tuttavia gli anziani lasciano lo stesso l’Italia anche perché il costodella vita nei luoghi di destinazione è comunque inferiore di circa un terzo che da noi.
 
Le mete al momento più gettonate sono quelle della SloveniaCanarieCipro e Malta: alle Canarie, per fare un esempio, si sono già trasferiti circa 20mila nostri connazionali anziani, anche in considerazione del fatto che lì l’assistenza sanitariadi base è garantita da standard europei, mentre per una copertura totale è sufficiente sottoscrivere una polizza sanitaria privata per un costo mensile di 40-80 euro.
 
questo punto, rimane da chiedersi una cosa: se i giovani se ne vanno perché manca lavoro, e gli anziani fanno altrettanto per trovare realtà a loro misura, alla fine chi rimarrà in questo sgangherato Paese?

Caro Rodotà, il maggioritario è sempre incostituzionale

Stefano Rodotà commenta la recente sentenza della Corte Costituzionale, in un intervento nel quale il noto giurista difende l’operato della Corte relativamente all’annullamento del premio di maggioranza senza soglia e delle c.d. ‘liste bloccate’. Per capire cosa ciò comporti, ecco un breve riepilogo.
 
Non intendo dilungarmi sulle conseguenze politiche immediate di questo evento, né sui limiti della sentenza. Basti dire che, secondo un’opinione abbastanza accreditata , l’intervento della Corte configura un favore al Governo Letta;  e che non è stato toccato uno degli aspetti peggiori dell’attuale legge, e cioè la presenza di molteplici soglie di sbarramento.
 
Mi concentro qui su due passaggi dell’articolo di Rodotà:
 
La legge Calderoli ci aveva trascinato fuori dalla logica rappresentativa, e ci aveva abbandonato in una sorta di vuoto dove la logica costituzionale era stata sostituita dal potere assoluto di oligarchie ristrettissime (venti, trenta persone) di scegliere arbitrariamente 945 parlamentari. E tutto questo era avvenuto all’insegna della pura “governabilità”, parola che aveva cancellato, con una evidente e grave forzatura, il riferimento alla rappresentanza.
 
E più avanti:
 
Nell’esercitare il potere di approvare una nuova legge elettorale, al quale fa esplicito riferimento il comunicato ufficiale della Corte, il Parlamento dovrà tuttavia tenere ben fermi alcuni vincoli che già emergono con grande nettezza (…)  Il secondo tipo di vincolo riguarda l’illegittimità costituzionale di meccanismi che alterano il rapporto tra voti e seggi attraverso forzature maggioritarie. In questo modo è possibile restaurare quella democrazia perduta negli anni tristi del Porcellum.
 
Qui S.R. da un lato sembra credere che i problemi legati alla presenza di oligarchie e allo stravolgimento della rappresentanza li abbia instaurati il Porcellum, come se il sistema precedente (Mattarellum) non avesse creato, più o meno negli stessi termini, i medesimi problemi; dall’altro appare consapevole che, sotto il profilo costituzionale, qualcosa nel maggioritario non va. Solo che questa consapevolezza non arriva al punto di considerare il maggioritario in sé e per sé come incompatibile con la Costituzione; e ci si appunta solo sugli aspetti patologici (le “forzature”).
 
Il maggioritario è la negazione del suffragio universale. Innanzitutto dovrebbe essere definito minoritario, perché si tratta di un sistema concepito per trasformare nelle minoranze di rappresentati in maggioranze di rappresentanti; una forza politica che è maggioritario nel voto reale non ha bisogno del maggioritario. La questione è magnificamente inquadrata qui. In secondo luogo introduce nel dibattito politico un elemento di manipolazione del consenso espresso nelle urne, cosicché la lotta politica si sviluppa anche sul terreno delle “regole del gioco”, perché le tecniche di manipolazione sono diverse e avvantaggiano, volta per volta, attori diversi: ecco un’ottima spiegazione. In terzo e decisivo luogo, il maggioritario vanifica il principio “una testa, un voto”, che è la pietra angolare della democrazia elettorale. Per capire la misura della violenza che il maggioritario compie ai danni dei principi democratici non c’è nulla di meglio di questa lettura.
 
Per dimostrare quest’ultimo assunto, bastano alcuni facili esempi astratti. Immaginiamo un sistema elettorale maggioritario, articolato in tre collegi uninominali. Si affrontano due partiti, A e B. Supponiamo che tutti i collegi abbiano lo stesso numero di elettori registrati. A prende il 90% nel primo collegio; B il 51% negli altri due. Se si prende il totale dei collegi, B ha ricevuto il 37,3% dei voti, a fronte del 72,6% di A; tuttavia, B riceve il doppio dei seggi di A.
Altro caso. B prende il 51% in tutti e tre i collegi, ricevendo così tre seggi. A rappresenta, a livello del voto popolare, quasi la metà del consenso espresso; tuttavia, la sua rappresentanza nell’assemblea elettiva è del tutto nulla.
Altri esempi possono essere suggeriti dalla fantasia dei lettori, e possono essere estesi anche ad altri tipi di maggioritario, diversi dall’uninominale secco: tanto il principio è sempre il medesimo.
 
Che questa roba non sia in contrasto solo con la Costituzione italiana, ma con tutte le possibili costituzioni di qualsiasi paese democratico, è sotto gli occhi di tutti. Coerentemente,Napolitano cerca di imporre il maggioritario al parlamento.
Ci aspetteremmo che Stefano Rodotà impegni tutto il suo prestigio in una campagna che conservi gli aspetti proporzionali della legge in vigore, così come ritoccata dalla Consulta. Gli ingenui richiami al Mattarellum non sembrano però deporre a favore di tale ipotesi. (C.M.)