Choc: UE progetta ‘controllo remoto’ obbligatorio delle auto

30-01-2014
L’ Unione europea sta segretamente sviluppando un dispositivo di “arresto a distanza” che venga obbligatoriamente montato su tutte le auto, e che permetterebbe alla polizia di disabilitare i veicoli al con un semplice ‘click’ su di un interruttore da una sala di controllo .
Documenti riservati provenienti da un comitato di alti funzionari di polizia dell’UE, che tengono le loro riunioni in segreto, rivelano che quanto stabilito in un piano intitolato “fermare a distanza i veicoli ” come parte delle misure di sorveglianza studiate dalla Unione Sovietica Europea.

“Il progetto si baserà su una soluzione tecnologica che può essere obbligatorio – come le cinture ad esempio – per tutte le auto che entrano nel mercato europeo”, si legge nel documento riservato .
I dispositivi , che potrebbero essere in tutte le automobili nuove entro la fine del decennio , sarebbero attivati ??da un poliziotto che lavora da uno schermo di computer in una sede centrale .
Una volta attivato, la fornitura di combustibile verrebbe tagliata e l’accensione spenta .
La proposta è stata illustrata nell’ambito degli “obiettivi chiave” per la “Rete europea delle tecnologie per le forze dell’ordine”, o Enlets, un segreto “gruppo di lavoro” europeo volto a centralizzare le forze di polizia in tutta l’UE. Una sorta di grande Stasi.
Statewatch, organizzazione per le libertà civili in Europa ha scoperto e fatto trapelare i documenti, per una tecnologia che pone una seria minaccia alle libertà dei cittadini.
L’arresto remoto e altri piani di sorveglianza sono stati concepiti dal comitato permanente dell’UE per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna , conosciuto come COSI.
COSI, che si riunisce in segreto , è stato istituito dal Trattato di Lisbona nel 2010 per sviluppare e attuare ciò che è emerso come una politica di sorveglianza interna europea, senza la supervisione e controllo parlamentare dei paesi membri.

Il Grande Fratello è qui.
Choc: UE progetta ‘controllo remoto’ obbligatorio delle auto
30-01-2014
L’ Unione europea sta segretamente sviluppando un dispositivo di “arresto a distanza” che venga obbligatoriamente montato su tutte le auto, e che permetterebbe alla polizia di disabilitare i veicoli al con un semplice ‘click’ su di un interruttore da una sala di controllo .

Documenti riservati provenienti da un comitato di alti funzionari di polizia dell’UE, che tengono le loro riunioni in segreto, rivelano che quanto stabilito in un piano intitolato “fermare a distanza i veicoli ” come parte delle misure di sorveglianza studiate dalla Unione Sovietica Europea.

“Il progetto si baserà su una soluzione tecnologica che può essere obbligatorio – come le cinture ad esempio – per tutte le auto che entrano nel mercato europeo”, si legge nel documento riservato .
I dispositivi , che potrebbero essere in tutte le automobili nuove entro la fine del decennio , sarebbero attivati ??da un poliziotto che lavora da uno schermo di computer in una sede centrale .
Una volta attivato, la fornitura di combustibile verrebbe tagliata e l’accensione spenta .
La proposta è stata illustrata nell’ambito degli “obiettivi chiave” per la “Rete europea delle tecnologie per le forze dell’ordine”, o Enlets, un segreto “gruppo di lavoro” europeo volto a centralizzare le forze di polizia in tutta l’UE. Una sorta di grande Stasi.

Statewatch, organizzazione per le libertà civili in Europa ha scoperto e fatto trapelare i documenti, per una tecnologia che pone una seria minaccia alle libertà dei cittadini.

L’arresto remoto e altri piani di sorveglianza sono stati concepiti dal comitato permanente dell’UE per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna , conosciuto come COSI.
COSI, che si riunisce in segreto , è stato istituito dal Trattato di Lisbona nel 2010 per sviluppare e attuare ciò che è emerso come una politica di sorveglianza interna europea, senza la supervisione e controllo parlamentare dei paesi membri.

Il Grande Fratello è qui.
http://voxnews.info/2014/01/30/choc-ue-progetta-controllo-remoto-obbligatorio-delle-auto/

Fiom-Cgil, Landini verso il processo interno

la vicenda si commenta da sola. Landini voleva far votare i lavoratori, come osa? Il sindacato sa quale sia la cosa migliore per i lavoratori anche senza consultarli, non vedete il benessere che è riuscito ad ottenere negli anni in favore della classe operaia? Che democrazia hanno in testa i sindacati dato che si ergono a moralizzatori e parte sana del paese insieme al resto della società civile sarebbe utile saperlo

30 gennaio @ 19.12
SARA FAROLFI

Lo scontro sulla rappresentanza finisce ai probiviri. Camusso avrebbe aperto il procedimento disciplinare verso il leader della Fiom, per le sue parole contro l’accordo del 10 gennaio
La segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, avrebbe dato il via libera al deferimento di Maurizio Landini, leader dei metalmeccanici della Fiom, agli organismi competenti della confederazione per valutare se ci sia stata, da parte del segretario Fiom, una violazione delle norme statutarie. L’oggetto dello scontro è l’accordo sulla rappresentanza firmato il 10 gennaio scorso da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria.

Landini, che contesta metodo e merito di quell’accordo, ha dichiarato “illegittima” l’intesa e ha chiesto di sospendere il congresso del sindacato per metterla al voto dei lavoratori. Camusso, nell’ultimo direttivo della confederazione che ha dato il via libera all’accordo, aveva lasciato intendere una verifica in questo senso, con la conseguente richiesta di un parere alla Commissione statuto, circa l’esistenza dei requisiti per l’avvio di un procedimento disciplinare. Parere positivo, a quanto risulta a pagina99, in seguito al quale Landini sarebbe ora “imputato” in un procedimento che può concludersi con un provvedimento disciplinare.

Il presidente della Commissione statuto, l’organismo garante del rispetto dello statuto della confederazione, interpellato sul punto, rifiuta di rispondere. Lo statuto della Cgil dice chiaramente che gli accordi interconfederali (come quello sulla rappresentanza) non possono essere oggetto di discussione, e tantomeno di non applicazione da parte delle categorie. Landini, nel suo intervento al direttivo, pubblicato integralmente in questi giorni dalla rivista della Fiom e accompagnato da un titolo che non sembra affatto casuale – “Dei diritti e delle pene” – lo ha detto chiaramente: “Se qualcuno pensa che decide il direttivo e questo vincola tutti, vi sbagliate, vi è chiaro cosa sto dicendo? Se si pensa che qui decidiamo tutto, a me e alla Fiom non mi avete vincolato e discuterò con la Fiom e con i delegati su quello che c’è da fare”.

L’accordo siglato da sindacati e imprese scrive le regole in base alle quali i sindacati saranno o meno legittimati a trattare la sottoscrizione di contratti. La Fiom ne contesta diversi punti. A partire dal fatto che i diritti sindacali di ogni organizzazione saranno condizionati anche dalla partecipazione o meno alla trattativa. Nel caso della Fiat, per fare un esempio, la Fiom che non ha siglato l’ultimo contratto ed è perciò esclusa dalla trattativa, potrebbe non godere dei diritti sindacali. Fino alle sanzioni, che potrebbero applicarsi ai delegati sindacali che contestino un accordo, e all’arbitrato, che prevede l’intervento delle confederazioni qualora le categorie non riescano a mettersi d’accordo. La Cgil rigetta tutte le accuse e sostiene che il “testo unico” firmato rispecchia il contenuto di altri accordi in precedenza avallati anche dalla Fiom. E il congresso, che si concluderà a Rimini a inizio maggio, non è che alle sue battute di inizio.

http://www.pagina99.it/news/lavoro/3438/Fiom-Cgil–Landini-verso-il.html

Fare le nozze con i fichi secchi.

Nel 2008 vaselinvirano aveva presentato con LTF il mega progetto della piana di Susa (suggestioni) che comprendeva nell’area della polveriera un fantasmagorico parco fluviale (in area esondabile).

Adesso in regime di lowcost presentano come compensazioni “gli orti urbani della gemma alpina” insieme a provincia e coldiretti.
Questa operazione viene fatta solo per agevolare i boss del movimento terra infatti bisognerà spianare, ripulire, abbattere le casematte ecc. ecc. Inoltre è un posto ideale per tombare le polveri pericolose della Maddalena.
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L’area della polveriera di proprietà del demanio è di mq. 76.715 foglio 17 n. part. E

Rec Numero foglio Numero particella Tipo Superficie [mq] Sv_All Id Sezione Codice Fiscale Codice Fiscale Globale
1 01700 E F 76715.96 00 L013 L013

Quell’area è alluvionale e si è alluvionata ancora di recente.

Quest’area potrebbe agevolmente ospitare l’autoporto, ma sarebbe troppo poco costosa l’operazione.

Meno male che vaselinvirano diceva che in tutto la nuova linea avrebbe occupato terreni pari alla superficie di qualche campo di calcio!

LA RAPINA DEL TERRITORIO, E DEL DENARO PUBBLICO CONTINUA. LA PROVINCIA NON HA I SOLDI PER METTERE IN SICUREZZA LE SCUOLE MA SPRECA COSì IL DENARO PUBBLICO.

Trasferiti!

http://www.tgvallesusa.it/?p=5097

SCRITTO DA: MASSIMO BONATO – GEN• 31•14

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L’attività repressiva segue il suo corso.
Sono stati trasferiti i quattro No Tav, arrestati con l’accusa di attentato con finalità terroristiche il 9 dicembre scorso. Dal carcere delle Vallette di Torino in cui erano rinchiusi, a tre differenti carceri italiane: Claudio Alberto nella casa circondariale di Ferrara, Chiara Zenobi a Rebibbia a Roma, Mattia Zanotti e Niccolò Blasi ad Alessandria.
Non sono soltanto Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò a essere deportati, l’intero movimento No Tav risponde con la solidarietà, perché interamente colpito: se colpiscono uno colpiscono tutti.
Per un recluso è fondamentale non perdere il contatto con la realtà e non sentirsi abbandonato, è fondamentale sentirsi parte. È fondamentale non dimenticarli ma far sentire loro che non ci sono mura e distanza tra il carcere e il movimento No Tav.
È fondamentale scrivere loro e non abbandonarli a se stessi.

Claudio Alberto
Casa Cincondariale
Via Arginone, 327
44122 Ferrara

Chiara Zenobi
Casa Circondariale Rebibbia
via Bartolo Longo, 92
00156 Roma

Mattia Zanotti
Niccolò Blasi
Casa di Reclusione
Via Casale San Michele, 50
15100 Alessandria

Scriviamogli con assiduità!

Ricordiamo, se si vuole ricevere risposta, di scrivere il mittente.

Susa: prima firma per le compensazioni

http://www.tgvallesusa.it/?p=5099

SCRITTO DA: LEONARDO CAPELLA – GEN• 31•14

susa 31-1-14

Chi questa mattina transitava per via Palazzo di Città a Susa, di fronte al Municipio, ha potuto notare l’ingente schieramento di Carabinieri a protezione del Comune di Susa e al contempo ha sicuramente potuto notare il gruppo di attivisti NoTav con bandiere e striscioni. Il motivo di questo assembramento è da ricondurre all’appuntamento che questa mattina alla 11 vede il sindaco di Susa Gemma Amprino, il presidente della provincia di Torino Antonio Saitta e il presidente nazionale di coldiretti Roberto Moncalvo in sala consigliare per la firma del protocollo di intesa per la trasformazione della ex Polveriera in orti urbani e area adibita a pascolo.L’area ex Polveriera, come dice il nome ex polveriera militare, si affaccia sulla statale n. 24, alle porte di Susa e occupa all’incirca 7 ettari di terreno ( ovvero circa 18 giornate piemontesi). Terreno sul quale insistono ancora diversi manufatti con tetto disgregato d’amianto ma non solo, i più anziani ricordano l’uso di quest’area come discarica del materiale dell’acciaieria ASSA di Susa e non ultimo ricordiamo come pochi mesi fa, su quei terreni veniva ritrovata una cassetta contenete polvere altamente esplosiva (i segusini ricorderanno ancora il fortissimo boato dovuto al brillamento dell’ordigno avvenuto presso la Cava Palli di Meana di Susa). Questa firma si configura come il primo atto delle compensazioni ufficiali su Susa o come un comunicato della provincia di Torino definisce “L’operazione rientra tra le misure di accompagnamento sociale e territoriale per la Valle di Susa interessata dal passaggio della linea ferroviaria Torino-Lione”.
La suggestione proposta da Virano ha scatenato nell’immaginario di qualche segusino la convinzione che 20 orti, 5 lotti di pascolo e foraggio. per una spesa prevista con molta probabilità molto sottostimata di 300.000 euro, possano compensare il disagio di lunghi anni di cantiere. Ipotesi questa suffragata dalla presenza di 7 cittadini  sostenitori dell’operato dell’amministrazione segusina stazionanti, con aria di sfida, a fianco del portone del Comune. Più volte i Carabinieri sono dovuti intervenire per invitare alla calma questi cittadini che con cenni e parole provocatorie si rivolgevano ai manifestanti NoTav nel tentativo di creare disordini. Dopo la firma il presidente Saitta si è allontanato il macchina fra le proteste dei manifestanti, mentre gli altri convenuti continuavano con un rinfresco all’interno del Comune.

Processo ai No Tav. “Antagonisti”, “Anarchici”, “Protagonisti”(?)

http://www.tgvallesusa.it/?p=5086

SCRITTO DA: FABRIZIO SALMONI – GEN• 30•14

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Si è parlato soprattutto di prognosi e indennizzi ma non sono mancate le chicche. Compare finalmente Antonio Lazzaro. Agli atti una dichiarazione sui falsi dati di Ltf.

Scarsa l’adrenalina oggi in aula bunker che ha visto proseguire la sequela di celerini “lesionati” (anche solo con un graffio) nei giorni della resa dei conti alla Maddalena. Erano previsti 48 testimoni ma ne sono stati sentiti 32.

Cassata l’ennesima richiesta di trasferimento in Tribunale, il copione per ora scorre sempre identico, con poche significative varianti. La principale da segnalare è la non ammissione delle domande ai “babbioni” sulle relazioni di servizio perfettamente uguali. Cambiati i pm in aula (oggi erano le signore Pedrotta e Quaglino) è cambiata la musica ma solo al terzo caso quando l’avv. Vitale  contesta la circostanza al celerino Francesco D’Auri, 5° RM Torino, (uno con le idee poco chiare perchè dice di essere intervenuto il 3 Luglio 2011 al “cantiere No Tav di Chiomonte“) la Pm si scuote e si oppone perchè le domande non sono pertinenti all’oggetto dell’interrogatorio (le lesioni). Gli avvocati rispondono sollevando il loro diritto di verificare l’attendibilità dei testi ma il Presidente non ammette che si verifichi. I difensori nei numerosi casi seguenti si fermeranno a metà strada limitandosi a chiedere se le relazioni di servizio siano state scritte dai testi di loro iniziativa “senza aiuti”. Le risposte naturalmente saranno sempre dei si e allora si valuterà al termine della lista se fare un esposto nei confronti di tutti i testi “gemelli”. Prima di D’Ursi, avevano confermato la spontaneità delle loro relazioni Antonio Iannuzzo e Massimiliano Martellucci ( entrambi 5° RM Torino).

Il “caso umano” di oggi è stato l’agente Cristiano Pensabene che ha subito un forte shock a causa della lesione permanente a un timpano per lo scoppio ravvicinato di un petardo e l’intossicazione da gas lacrimogeno. Con toni melodrammatici ha dipinto gli scontri come un’ordalia di fuoco e fiamme e il pronto soccorso come un ambiente medico napoleonico, intriso di sangue e risonante di grida disperate. Mancavano solo arti amputati e agonie da baionetta per completare un quadro storico. Lui, svenuto per il trauma acustico, si era poi risvegliato in ambulanza. Ora quasi piange descrivendo il suo sogno di andare a servire sulle motovedette e invece l’hanno messo in ufficio perchè non più idoneo al servizio attivo. Non reprime un urlo di angoscia: “Mi hanno tolto casco e manganello!!“. Anche il Presidente per un attimo sembra non riuscire a trattenere la commozione. A magro compenso per il timpano, suo è finora il record dei risarcimenti: 27.000 euro.

Il clou della mattinata è stato l’attesa comparsa di Antonio Lazzaro, superabbronzato reduce da vacanze africane, che risponde sulle proprietà dei 20 mezzi impiegati da Italcoge il 27 Giugno per lo  sgombero, metà dei quali erano in leasing e allora non si capisce dove stia il danno subito. Apprendiamo che i suddetti mezzi erano guidati dalle FFOO perchè i suoi dipendenti si rifiutavano di esporsi; che aveva vinto l’appalto di Ltf ma non si ricorda l’esposizione di Italcoge al momento del fallimento nè si ricorda di chi era la pinza meccanica che smantella la barricata Stalingrado, anzi no: era di Itinera; che il suo compito quel giorno era di sistemare al più presto i jersey come prima recinzione e che non-chiedetemi-perchè-non ricordo-altro, “non mi sono preparato“. Gli avvocati cercano di incalzarlo con domande sullo stato dell’Italcoge (che sarebbe fallita di li a un paio di mesi) e sui suoi rapporti con Bruno Iaria (imputato nell’inchiesta Minotauro) ma le domande non vengono ammesse.

Prima della pausa, l’imputato Guido Fissore ottiene il permesso di leggere una dichiarazione in cui si contestano i dati di Ltf e di conseguenza la legittimità dell’intervento di sgombero. Nervosismo delle pm ma il momento di farsi avanti è stato scelto bene perchè il Presidente vuole sospendere e non attardarsi a discutere. La dichiarazione viene messa agli atti.

Per il resto, poche chicche: quella di Iannuzzo che descrive molotov di cui non ha scritto nella relazione (se ne ricorda ora, “visto che ne parliamo“) e che ricorda le gesta del reparto in termini molto semplici: “Si avanzava, si prendevano le pietre e si tornava indietro“; quella di Alberto Torroni (8°RM Firenze), colpito “da diversi estintori” ma ancora abile; quella di Antonio Martello (5° RM Torino): “Ci hanno decimato…”; quella di Piero Spalluto,addetto ai lacrimogeni (5° RM Torino) che il 3 Luglio faceva parte del plotone piazzato in posizione avanzata ai margini del bosco costretto subito a ritirarsi davanti all’afflusso di dimostranti attraverso l’area archeologica ridotta a “un lago di pietre“; quella di Giovanni Vitalidi (2° RM Padova) che il 27 Giugno si trova a fronteggiare “i protagonisti“; e la verità di Claudio Leto (5° RM Torino) che confessa “Siamo scappati dopo aver tentato una carica…”.    Rinvio al 4 Febbraio.

SUSA, ECCO LA PRIMA COMPENSAZIONE PER LA TAV: ORTI E PASCOLI NELL’AREA DELL’EX POLVERIERA. VENERDI’ SI FIRMA L’ACCORDO

http://www.valsusaoggi.it/?p=1631

BY  – PUBLISHED: 01/29/2014 – SECTION: CRONACA

di FABIO TANZILLI

La riqualificazione dei sette ettari di aree abbandonate dell’ex polveriera militare di Susa, sulla statale 24. E’ questa la prima opera di compensazione legata alla Tav Torino-Lione, che sta prendendo forma, il cui accordo di intesa sarà firmato dopodomani a Susa tra Comune, Provincia di Torino e Coldiretti. Si tratta di lavori che riguarderanno la rinascita dei terreni abbandonati, alle porte della città valsusina che ospiterà la stazione internazionale. L’ex polveriera diventerà un grande spazio agricolo con 20 orti urbani e 5 lotti di pascolo a disposizione della popolazione: “Quattro ettari saranno restituiti a foraggio e gestiti con la fienagione e il pascolo – spiegano dalla Provincia di Torino – altri due ettari di notevole interesse naturalistico saranno lasciati liberi, 3mila mq la porzione destinata agli orti concessi in gestione ai  residenti interessati”. Il progetto costerà 300mila euro, di cui 192.000 euro arriveranno dal “pacchetto” di 10 milioni di euro stanziati dal Cipe per le opere di compensazione alla Tav, mentre i restanti 107.000 saranno messi dagli enti locali, tramite il Patto Territoriale. Era stato l’Osservatorio di Mario Virano, su proposta della Provincia di Torino e in accordo con il Comune di Susa e la Coldiretti, a proporre l’inserimento di un primo lotto funzionale del progetto di recupero dell’area ex Polveriera a Susa, per l’importo di € 300.000, tra gli interventi approvati nella seduta del 31 maggio 2013 da parte del CIPE. L’’intesa sarà firmata venerdì 31 gennaio alle ore 11 nel Municipio di Susa, tra il presidente della Provincia Antonio Saitta, il sindaco di Susa Gemma Amprino e il presidente nazionale di coldiretti Roberto Moncalvo. “L’’operazione rientra tra le misure di accompagnamento sociale e territoriale per la Valle di Susa interessata dal passaggio della linea ferroviaria Torino-Lione – aggiunge il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta – si tratta della riqualificazione ad uso agricolo delle zone naturali sulla sponda sinistra del complesso militare, esteso per sette ettari e abbandonato ormai da decenni sulla statale 24. Si tratta di un’intesa concreta e realizzabile, che abbiamo raggiunto con il Comune di Susa e la Coldiretti regionale piemontese, finanziata per 300 mila euro, di cui più della metà fondi assegnati dal Cipe e il resto fondi rimodulati del patto territoriale locale”. A giugno dello scorso anno era stato approvato il progetto definitivo, ed il sindaco di Susa Gemma Amprino aveva a suo tempo dichiarato: “Il Comune di Susa seguirà l’iter amministrativo con il Demanio militare per ottenere la completa disponibilità dell’area dell’ex polveriera e le procedure per realizzare degli interventi di recupero, definendo le modalità di utilizzo delle aree a pascolo e degli orti urbani da parte degli agricoltori e dei singoli cittadini, garantendo così il mantenimento della pubblica utilità dell’area come polmone verde e serbatoio di biodiversità”. L’ente tecnico che si occuperà della gestione di quell’area sarà il sindacato degli agricoltori Coldiretti, che avrà il compito di assistere le imprese agricole ed occuparsi della formazione sui temi della salvaguardia ambientale e della produzione agricola. Ed è proprio la Coldiretti ad aver proposto, a suo tempo, la riqualificazione dei terreni nell’area della ex polveriera di Susa. Già nel dicembre 2012, in un’intervista pubblicata su Luna Nuova, l’allora responsabile di zona Sergio Barone affermava: “Già da tempo, Coldiretti Torino ha incontrato le amministrazioni comunali di Bussoleno e Susa. Ci siamo confrontati sul possibile riutilizzo ai fini agronomici dei fondi di compensazione, perchè nelle casse delle amministrazioni comunali sono in arrivo 10 milioni di euro. Chiediamo di impiegare parte dei fondi di compensazione per recuperare all’uso agricolo, terreni attualmente scarsamente utilizzati e che creano problemi ambientali”.  In particolare, già in quell’occasione la Coldiretti aveva proposto ai sindaci di Bussoleno e Susa due aree da riqualificare, secondo quanto aveva affermato a Luna Nuova Sergio Barone: ”la regione della Dora spansata di Bussoleno e la zona della polveriera di Susa che, pur essendo a destinazione agricola, da decenni è abbandonata a se stessa. Nei prossimi giorni ci ritroveremo con gli amministratori di Susa e Bussoleno per cercare di definire un progetto di recupero di queste aree agricole, che chiediamo vengano riassegnate agli agricoltori una volta che saranno terminati i cantieri del Tav accolti in questi terreni”.

 

Gemma Amprino
GEMMA AMPRINO

Imu-Bankitalia, decreto approvato dalla Camera con la “ghigliottina” della Boldrini

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/29/imu-bankitalia-decreto-approvato-dalla-camera-con-la-ghigliottina-della-boldrini/861923/

Tagliati tutti gli interventi per riuscire a convertire in legge il dl che regala 4 miliardi alle banche. Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia sulle barricate: occupati i banchi del governo, lanci di oggetti, insulti. I grillini occupano l’Aula e poi la commissione Affari costituzionali che si sta occupando di legge elettorale

Imu-Bankitalia, decreto approvato dalla Camera con la “ghigliottina” della Boldrini

Il decreto Imu-Bankitalia ce la fa a 4 ore dal patibolo, cioè dalla scadenza – a mezzanotte del 29 gennaio – del testo approvato dal consiglio dei ministri due mesi fa. Ce la fa solo grazie alla “ghigliottina” decisa dalla presidente della Camera Laura Boldrini dopo che quasi 170 deputatidei gruppi di opposizione (in gran parte del Movimento Cinque Stelle) si erano iscritti a parlare per fare ostruzionismo a un provvedimento contestatissimo soprattutto nella parte che riguarda la banca centrale (il decreto del governo è considerato un regalo alle banche da 4 miliardi). Un’approvazione (236 sì, 29 no) avvenuta nel caos completo proprio per la protesta contro la scelta compiuta dalla presidente di Montecitorio. Non appena ha aperto la votazione, è scoppiata la protesta. I deputati dei Cinque Stelle hanno iniziato a urlare, ma la Boldrini non ha fatto caso. A quel punto, i deputati grillini sono corsi verso i banchi del governo. I commessi hanno provato a fermarli, ma senza riuscirci. E’ arrivato anche Fabio Rampelli di Fdi, sventolando una bandiera tricolore che i commessi non sono mai riusciti a togliergli dalle mani. Dai banchi del Pd si è sentito urlare “Fascisti, fascisti“. Tumulti proseguiti anche e soprattutto durante la votazione: i deputati del M5s si sono gettati sul banco del governo occupandoli e hanno cominciato a fischiare con fischietti. Alcuni erano imbavagliati. E’ scoppiata una rissa. I Cinque Stelle denunciano un’aggressione nei confronti di una loro deputata Loredana Lupo: “Il questore l’ha colpita facendole perdere una lente. Non è la prima volta che accade. E anche lui l’ha ammesso” dice Angelo Tofalo. L’accusato, Stefano Dambruoso, si difende: “Ho fatto solo da scudo alla presidente”. Bagarre che avrà strascichi anche nella prosecuzione degli altri lavori parlamentari: il M5S si è presentato in massa nella sala del Mappamondo dove sta per iniziare l’esame della legge elettorale e chiedono di partecipare tutti ai lavori.

M5s: “Blocchiamo i lavori delle commissioni”
Ma anche gli altri gruppi di opposizione si sono aggiunti alla baraonda. Mentre ancora si stava votando i deputati di Fratelli d’Italia hanno buttato monete di cioccolata e anche un fascicolo degli emendamenti che, però, non ha colpito nessuno. I deputati di Sel dopo il voto finale hanno cantato a squarciagola “Bella Ciao“, ma evidentemente per protesta contro i grillini. Questi ultimi infatti hanno risposto cantando l’Inno di Mameli e hanno deciso di occupare l’Aula di Montecitorio. Malgrado la seduta sia stata tolta dalla presidente Boldrini immediatamente dopo aver proclamato il risultato del voto, i parlamentari M5S non sono usciti dall’Aula e hanno cominciato una “diretta pirata” dalla quale hanno annunciato tra l’altro di voler bloccare i lavori delle commissioni Giustizia eAffari costituzionali (che sta discutendo di legge elettorale). ”Da domani è escluso che torneremo in Aula a discutere pacificamente – afferma Brescia – Immaginate quale sarà la qualità dei lavori dell’Aula quando discuteremo della legge elettorale”. Pieno di rabbia il messaggio su facebook del collega Manlio Di Stefano: “Il presidente Laura Boldrini da oggi rappresenta quanto di più infimo le istituzioni italiane rappresentino. Una serva del potere. Questo è davvero il punto di non ritorno, lei, voi, forse non vi rendete conto che d’ora in poi è guerra vera. Non vi daremo più pace o tregua, non esisteranno ragionamenti da fare insieme, con la mafia noi non parliamo”.

 Commissione Giustizia sospesa, commissione Affari costituzionali bloccata

Gli effetti della protesta si registrano già nelle commissioni. I parlamentari del M5S sono entrati nell’aula della commissione Affari costituzionali di fatto occupandola e bloccando i lavori sulla riforma della legge elettorale. Poco prima, stessa iniziativa nella commissione Giustizia che doveva riunirsi in seduta notturna ma è stata sospesa per motivi di sicurezza, considerato il numero eccessivo di persone presenti. Dalla sala del Mappamondo, dove i parlamentari grillini sono presenti in gran numero, si sentono applausi, grida e qualcuno intona “Bella Ciao”. I deputati 5 Stelle non hanno intenzione di sospendere le loro azioni di protesta per quanto avvenuto in aula. Anzi, hanno preso anche possesso del banco della presidenza, impedendo quindi il normale svolgimento dei lavori dell’organo dei lavori presieduto da Francesco Paolo Sisto (Forza Italia). Alla fine i Cinque Stelle lasciano la sala tra le urla.

“Ghigliottina”, Violante, Casini e Fini la minacciarono. Boldrini l’ha applicata
Con il termine “ghigliottina” s’intende la scadenza oltre la quale il presidente dell’Assemblea mette comunque ai voti l’oggetto della discussione. A prescindere da dove si sia arrivati con l’esame. La presidente Boldrini ha spiegato in Aula che “non essendo stato accolto il suo invito a ritirare le iscrizioni a parlare (erano 164) non è possibile arrivare ala conversione del decreto. Per questo mi vedo costretta a procedere direttamente alla votazione. Tutte le fasi del procedimento si sono svolte, e tutti i gruppi hanno potuto esprimersi”. A quel punto ha aperto la votazione, e si è scatenato il putiferio. E’ la prima volta che accade nella storia della Repubblica che viene applicata una misura che non esiste nei regolamenti parlamentari, e che finora era stata solo “minacciata”, tre volte: nella 13esima legislatura da Luciano Violante nella seduta dell’11 maggio 2000; nella 14esima da Pier Ferdinando Casini, nella seduta del 23 luglio 2003; nella 16esima daGianfranco Fini nella seduta del 30 settembre 2009.

La “ghigliottina”, la regola che non esiste
Nel Parlamento italiano non c’è una norma che preveda espressamente la “ghigliottina” o attribuisca alle presidenze delle Camere i poteri per farla scattare. E’ previsto, invece, il contingentamento dei tempi d’esame di un provvedimento. Il che significa che esauriti i tempi prefissati si passa direttamente ai voti rimanenti senza più discussione. Ma mentre al Senato la regola del contingentamento è generalizzata e quindi, sostanzialmente, include la possibilità di “ghigliottinare” il dibattito, alla Camera, la vicenda è più complessa. Con le riforme del Regolamento del 1997 venne introdotto il contingentamento come regola generale, ma non sui disegni di legge di conversione dei decreti-legge. Fu durante la presidenza Violante che si pose il tema se – sui decreti-legge – potesse configurarsi o meno il tema della “ghigliottina” distinto dal “contingentamento”. Ci si domandò, insomma, se, all’approssimarsi della scadenza dei 60 giorni (entro cui da Costituzione il decreto dovrebbe essere convertito) la Presidenza, a prescindere dal previo contingentamento della discussione, potesse mettere ai voti il disegno di legge di conversione. E la risposta che venne data, sia durante la presidenza Violante, sia durante quella di Casini, fu affermativa. Ma nessuno applicò mai la regola. Ci ha pensato la Boldrini.

Franceschini: “Decisione obbligata, limiti costantemente superati dalle opposizioni”
Ma il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschinidefinisce la decisione “obbligata” perché – dice riferendosi alle opposizioni – “ci sono limiti che vengono costantemente superati”. In particolare, aggiunge, senza la conversione in legge del decreto i cittadini sarebbero stati costretti a pagare la seconda rata 2013 e si sarebbero create gravi problematiche fiscali anche a livello locale. Quanto a Bakitalia “la decadenza del decreto avrebbe posto nel nulla la riforma del proprio statuto già posta in essere dalla Banca d’Italia e recepita in un decreto del presidente della Repubblica – aggiunge il ministro – Le conseguenze si sarebbero estese all’aumento di capitale e alle disposizioni che disciplinano l’approvazione del bilancio della stessa Banca d’Italia. La Banca non avrebbe avuto più certezze in merito alla disciplina normativa del proprio bilancio e sarebbe risultata inadempiente rispetto agli obblighi di comunicazione ai quali è tenuta nell’ambito del Sistema Europeo delle Banche Centrali”.

Pd: “Atteggiamenti squadristi del M5s”
Il Pd parla a più riprese di squadrismo. “I parlamentari di Grillo hanno superato i limiti, dopo l’episodio di ieri ancora una volta abbiamo dovuto assistere ad atteggiamenti squadristi che offendo le nostre Istituzioni” dice Davide Zoggia. “Abbiamo assistito a un attacco alle istituzioni vergognoso e senza precedenti da parte dei deputati del M5S” aggiunge Paola De Micheli. ”La reazione violenta verbalmente e fisicamente che il Movimento 5 stelle ha manifestato questa sera in aula dopo due giorni di ostruzionismo è un fatto di gravità inaudita” commenta Sandra Zampa, vicepresidente del partito. ”Quello a cui abbiamo assistito è stato un vero e proprio assalto di stampo fascista contro la presidenza della Camera” rincara Matteo Orfini.

Brunetta: “Grave Boldrini, M5s inqualificabile”. La Lega: “Decreto passato grazie a Fi”
Le opposizioni protestano in blocco. “E’ un provvedimento indecente voluto dalla maggioranza – dice Matteo Bragantini, vicecapogruppo della Lega Nord – che si è rifiutata di procedere con una seduta notturna come richiesto dall’opposizione. È una forzatura del regolamento, mai fatta prima nella storia della Repubblica. E altrettanto vergognosi sono i tempi ristretti in cui è stata chiamata la votazione”. Il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha parole severe sia per la presidente della Camera (“grave la sua decisione”) sia per i Cinque Stelle: “Inqualificabili”. In realtà, come spiega il responsabile Comunicazione del Carroccio Davide Caparini, “il decreto Imu-Bankitalia è stato convertito grazie a Forza Italia che ha mantenuto il numero legale: con 60 missioni i presenti erano 325. I 19 voti, seppur contrari, di Forza Italia sono stati decisivi per convertire il decreto”.

Sel: “Il governo ha gravi responsabilità, ma solidarietà alla Boldrini”
Ma tra le opposizioni ci sono posizioni differenti. Sinistra Ecologia e Libertà, per esempio, sottolinea le “gravi responsabilità del governo nell’imporre un calendario ingestibile” e per “un decreto che contiene al suo interno la controriforma della Banca d’Italia e che mette in discussione il principio per il quale è stata fondata, cioè la sua autonomia anche dai soggetti privati”. Per contro, prosegue il capogruppo Gennaro Migliore, “consideriamo altrettanto censurabile il comportamento di occupazione dei banchi del Parlamento, con lo sventolio di bandiere e con minacce, operato dal M5s e da Fratelli d’Italia. Pur essendo fermamente convinti delle nostre ragioni d’opposizione vogliamo esprimere piena solidarietà, per la violenza perpetrata ai danni del Parlamento, a chi lo rappresenta nel suo scranno più alto, cioè la presidente Laura Boldrini”.

La corsa contro il tempo e la protesta dei Cinque Stelle
Per il decreto Imu-Bankitalia è stata una corsa contro il tempo. Il decreto – contestatissimo nella parte che riguarda la banca centrale – era in scadenza a mezzanotte del 29 gennaio, quindi poche ore dopo l’ok arrivato alla Camera. Se il decreto non fosse stato approvato sarebbe tornata “in vita” la seconda rata sulla prima casa. L’ostruzionismo del Movimento Cinque Stelle tuttavia era diretto alla rivalutazione delle quote della Banca D’Italia, prevista dallo stesso provvedimento. Erano 173 i deputati iscritti a parlare in dichiarazione di voto finale, per la maggior parte del Movimento Cinque Stelle. Ognuno avrebbe avuto a disposizione dieci minuti per intervenire. Se lo avessero fatto, le dichiarazioni di voto sarebbero durate 1.730 minuti (quasi 29 ore) scavallando dunque la mezzanotte quando il decreto sarebbe scaduto. A quel punto è stata convocata la conferenza dei capigruppo. Essendo intervenuti (compiutamente o consegnando il testo agli stenografi) i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, la presidenza della Camera ha potuto porre la “ghigliottina”. Gianroberto Casaleggio, in visita a Montecitorio, aveva partecipato alla protesta dei deputati Cinque Stelle: “La tagliola non esiste: sarebbe una decisione extraprocedurale”.

L’ipotesi dello scorporo tra Imu e Bankitalia
Il decreto del governo, che tra le altre cose contiene la norma sull’abolizione della seconda rata della tassa sulla casa, è al centro di uno scontro parlamentare durissimo da settimane perché prevede la discussa rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, che farebbe guadagnare alle banche italiane fino a 4 miliardi. Il Partito democratico si era schierato contro l’atteggiamento del M5s. “Ci chiediamo, a questo punto, a cosa sia servita la sospensione di un’ora dei lavori d’aula che avevamo concesso con un atto di fiducia”, afferma il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Martella. “Ci aspettavamo una riflessione responsabile da parte dei deputati del M5s che, invece, si sono ripresentati in aula con proposte assurde e impraticabili”. Per dire il vero, tuttavia, durante il dibattito di oggi tutte le opposizioni (prima i Cinque Stelle, seguiti da Sel, Lega Nord, Fratelli d’Italia, ma anche Forza Italia) avevano chiesto che il governo scorporasse la parte dell’Imu (per evitare il pagamento della seconda rata) da quella – contestata – su Bankitalia. La presidente Boldrini ha chiesto all’esecutivo di prendere una decisione, ma il governo ha risposto che tecnicamente non era possibile stralciare le due questioni (anche questa scelta contestata dai Cinque Stelle). Da qui la prosecuzione della protesta dei grillini. E infine la decisione della Boldrini e il voto nel caos.

Alitalia, riunione urgente e segreta al ministero: sul tavolo il fallimento

http://www.today.it/politica/alitalia-fallimento.html

Presso il ministero delle Infrastrutture incontro d’emergenza tra Lupi, l’azienda e Cgil, Cisl e Uil. I sindacati di base: “Inaccettabile scegliere con chi trattare, tutelare tutti i lavoratori”. L’Osservatorio sulle liberalizzazioni: “Ora basta, è tempo di fallire”

Daniele Nalbone30 Gennaio 2014

Riunione urgente sulla situazione Alitalia per discutere di quella che sta ormai assumendo i contorni dell’emergenza“. Con questo avviso i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti – e con loro i segretari di categoria – e i vertici di Alitalia sono stati convocati dal ministro delle InfrastruttureMaurizio Lupi. Sul tavolo, i libri pronti a sbarcare in tribunale già da lunedì per sancire il fallimento della ex compagnia di bandiera.

D’altra parte sono gli stessi protagonisti dell’incontro segreto a parlare di “emergenza”. E non potrebbe chiamarsi diversamente una situazione che genera un “rosso” di un milione di euro al giorno per gestire un carrozzone costato in sette anni centinaia di migliaia di euro. Ora, però, siamo alla resa dei conti. Al fallimento di chi era stato chiamato in causa per salvare Alitalia mancano poche ore. Da qui la necessità di una riunione, come detto, urgente e segreta.

Ed è proprio il “mistero” che aleggia intorno a questa riunione nella quale si stanno discutendo le sorti lavorative di centinaia di persone che ha fatto infuriare i sindacati di base.Andrea Cavola, dell’esecutivo nazionale Usb Trasporti, raggiunto telefonicamente, definisce“inaccettabile” la scelta del Ministro e dell’azienda “di dialogare in modo privilegiato con il sindacato confederale. Siamo stanchi del balletto tra Cgil, Cisl e Uil e reputiamo assurdo l’aut aut dell’azienda che si è detta pronta a portare i libri in tribunale qualora, entro poche ore, non si raggiunga un accordo. In un momento così drammatico, dialogare solo con il sindacato confederale è una scelta irresponsabile. Oggi chiediamo una partecipazione paritetica a tutti i tavoli, sia presso l’azienda che presso il ministero, perché in una situazione talmente delicata scegliere degli interlocutori privilegiati contrasta con gli impegni formali di massima partecipazione presi pubblicamente dall’amminsitratore delegato Gabriele Del Torchio”.

Non solo sindacati, però. A balzare sulla sedia alla notizia dell’incontro segreto azienda-ministero-confederali è stato anche il presidente dell’Osservatorio nazionale liberalizzazioni nei trasporti (Onlit) Dario Balotta: “Dal nostro punto di vista il problema non è con chi si decide di trattare ma il fatto che si sta continuando a battere sulla strada che vede il Paese pronto a tirare fuori i soldi e chi gestisce Alitalia a fare accordi per tenere vivo un carrozzone che perde un milione di euro al giorno“. Per Balotta la questione è molto semplice: “Dopo sette anni anche la privatizzazione si è rivelata un bluff perché non sono cambiati i meccanismi che vogliono Alitalia un’azienda inefficiente e fuori dal mercato. Oggi – è il commento lapidario di Balotta – bisogna rendersi conto che non ci sono più le condizioni per tenere in vita Alitalia. Le spese fatte in questi sette anni di cassa integrazione, sette anni di monopolio sulle principali tratte aeree, sette anni di pagamenti in ritardo ai fornitori che hanno strozzato le aziende che lavoravano con Alitalia hanno reso impossibile qualsiasi continuità aziendale”.

Ecco perché “l’unica strada è il fallimento: si vada in amministrazione controllata, si tuteli il personale e non l’azienda-baraccone e fino a quando Alitalia non verrà rilevata da un acquirente che oggi non esiste i lavoratori dell’azienda – e solo i lavoratori – vengano aiutati dalle risorse pubbliche”. E a chi chiede come si farà in Italia a volare senza Alitalia, la risposta arriva direttamente dai dati: “Ad oggi solo 24 milioni di passeggeri all’anno su un totale di 146 milioni volano con Alitalia“.

DALLA RIUNIONE – “Non ci stiamo agli aut aut, i lavoratori di Alitalia hanno già dato”. Lo ha detto il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, a margine dell’incontro al ministero delle Infrastrutture sulla vertenza che riguarda la compagnia aerea italiana. “Alitalia ha aperto da due giorni le procedure formali per gli esuberi strutturali” ha annunciato invece Giovanni Luciano, segretario generale della Fit-Cisl, uscendo dal ministero delle Infrastrutture. “L’amministratore delegato Del Torchio ha sdrammatizzato la situazione economica – ha aggiunto – non siamo entrati nel merito perché il ministero non è la sede giusta per farlo. Noi siamo pronti a discutere, ma diciamo no a processi espulsivi. Per noi è una condizione inderogabile”.

Servizio Pubblico, rivedi i video di ‘Stato criminale’ con l’intervento di Scarantino

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/30/servizio-pubblico-riguarda-i-video-di-stato-criminale/863943/

Tutto il meglio del format condotto da Michele Santoro in onda su La7 e online su ilfattoquotidiano.it. Dalla copertina, ai servizi video, fino all’editoriale di Marco Travaglio e alle vignette di Vauro. Ieri share dell’8,73 per cento

Servizio Pubblico
 Gli audio delle intercettazioni tra l’ex presidente del Senato Nicola Mancino e Loris D’Ambrosio, consigliere giuridico del Colle. Ma non solo. A Servizio Pubblico si è parlato di stragi di mafia, trattativa, depistaggi. In studio Giorgio Mulè, direttore di Panorama, ha partecipato insieme a Santoro e Travaglio al dibattito con Vincenzo Scarantino, testimone di giustizia autore di un depistaggio delle indagini su via D’Amelio. Sulla sua versione dei fatti poi ritrattata ha dichiarato: “Mi hanno portato in una località protetta dove hanno messo dei poliziotti a darmi una mano. Mi aiutavano a imparare tutto quello che c’era scritto… per ripetere, per sistemare”. Al termine della trasmissione Scarantino è stato prelevato e portato via dalla Polizia.

Presenti, nella prima parte della puntata, i deputati M5S Luigi Di Maio e Giulia Sarti per parlare anche della bagarre alla Camera di questi giorni.

La bagarre in Aula e il M5S
Giulia Sarti (M5S) chiede “il ripristino delle regole parlamentari: il Governo sta esautorando il Parlamento con decreti incostituzionali”. I grillini accusano poi il capo dello Stato di non mandare mai indietro nessun decreto: perché? (GUARDA IL VIDEO)

M5S: “Siamo noi gli aggrediti”
Il Movimento 5 Stelle condanna ogni tipo di violenza: “L’unica aggressione – spiega Di Maio – l’abbiamo subita noi” (GUARDA IL VIDEO).

La ghigliottina
Luigi Di Maio (M5S) spiega i motivi che hanno portato il Movimento 5 Stelle ad azioni eclatanti come quelle dei giorni scorsi. “Quando si sopprimono i diritti delle opposizioni, queste reagiscono ed il conflitto sfocia anche fuori dal Parlamento” (GUARDA IL VIDEO).

Decreto Imu-Bankitalia
Il tanto discusso decreto Imu-Bankitalia ha portato i 5 Stelle a diverse azioni di ostruzionismo, bloccate alla fine dalla “tagliola” applicata da Laura Boldrini. Ma cosa comporta davvero? Si tratta veramente di un regalo alle banche? Lo spiega Gianni Dragoni (GUARDA IL VIDEO).

M5S e impeachement
Il Movimento 5 Stelle sta preparando un testo alternativo all’attuale legge elettorale ed una serie di documenti che dimostrano come il Presidente Napolitano sia da sfiduciare (GUARDA IL VIDEO).

Di Maio: “La nostra azione politica”
Nella legge elettorale le modifiche chieste dal Movimento 5 Stelle non sono state ascoltate: questo dimostra, secondo i grillini, come Pd e Pdl si alleino fuori dal Parlamento e badino solo alle proprie esigenze (GUARDA IL VIDEO).

Mafia e Antimafia
Mafia, pentiti, giudici: Michele Santoro ripercorre i principali fatti della scena politica italiana e come essa si intreccia con la criminalità organizzata (GUARDA IL VIDEO).

Sarti (M5S): “Napolitano non è più un garante”
Per il Movimento 5 Stelle, il ruolo di Napolitano interferisce non solo con l’attività democratica del Parlamento, ma anche con l’attività della magistratura (GUARDA IL VIDEO).

Bankitalia aiuta se stessa
“Hanno preso i soldi dalle riserve di Bankitalia per ricapitalizzare Bankitalia stessa”. Per gli esponenti grillini questo è stato un vero e proprio regalo (GUARDA IL VIDEO).

L’incredibile storia di Vincenzo Scarantino/1
Scarantino è un picciotto di borgata quando nel 1992 viene arrestato per la strage di via D’Amelio. Dopo un anno di carcere duro a Pianosa, decide di collaborare spiegando per filo e per segno come e perché sia stato organizzato l’omicidio Borsellino. La sua testimonianza ha sancito ergastoli e scritto una delle pagine più buie della storia del nostro Paese, quando, a sorpresa, decide di ritrattare tutto puntando il dito contro poliziotti e magistrati che, a suo dire, lo avrebbero costretto a testimoniare ciò che non aveva mai fatto, visto o sentito. Scarantino – nell’intervista esclusiva diDina Lauricella – racconta in video per la prima volta di come un gruppo di poliziotti lo facesse studiare, lo preparasse agli interrogatori. “Le sere prima mi leggevano tutto e io dovevo memorizzare tutto quello che sentivo” (GUARDA IL VIDEO).

Le dichiarazioni di Scarantino
Vincenzo Scarantino oggi vive per strada, emarginato da tutti: ma da chi e quando è stato costretto ad affermare quello che ha detto? (GUARDA IL VIDEO).

La ricostruzione: Totò Cancemi
Sevizio Pubblico ricostruisce il confronto avvenuto tra il collaboratore di giustizia Totò Cancemi e l’ex pentito Vincenzo Scarantino. Cancemi sembrerebbe smentire le dichiarazioni del “picciotto di Guadagna”: “Cosa Nostra è una cosa seria, con regole chiare. Chi sbaglia paga” (GUARDA IL VIDEO).

Scarantino secondo Ilda Boccassini
Ilda Boccassini fin da subito non si fidò delle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino, l’ex pentito che si era autoaccusato della strage di Via D’Amelio per ritrattare anni dopo. Il procuratore aggiunto di Milano ha deposto davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta, dove si tiene il quarto processo per la strage, e sul depistaggio che per vent’anni ha nascosto la verità (GUARDA IL VIDEO).

Mafia, chi ha creduto a Scarantino?
Le dichiarazioni di Scarantino hanno portato all’ergastolo decine di persone. Giorgio Mulè ricorda come ci siano tre gradi di giudizio e che quindi sono stati molti i giudici che hanno creduto alle parole di chi si dichiarava pentito (GUARDA IL VIDEO).

Riina contro il 41bis
Totò Riina, il Capo dei Capi, e Alberto Lorusso, suo compagno d’ora d’aria, inveiscono contro la legislazione speciale che prevede il carcere duro, 41bis, per i detenuti facenti parti dell’organizzazione criminale mafiosa (GUARDA IL VIDEO).

Totò Riina commenta la scissione del Pdl
Totò Riina e Alberto Lorusso commentano la scissione avvenuta all’interno del Pdl che ha portato alla rinascita di Forza Italia e alla fondazione di Nuovo Centrodestra. Così il Capo dei Capi parla di Silvio Berlusconi: “Il mutandaro poteva fare quello che voleva” (GUARDA IL VIDEO).

Travaglio: ‘Scarantino è stato imbeccato’
Marco Travaglio teme che le diatribe tra magistrate possano far perdere di vista il punto nodale della questione: Scarantino è stato formato e plasmato nel dire esattamente le parole giuste sulla strage di via D’Amelio (GUARDA IL VIDEO).

Travaglio e la trattativa stato-mafia: “Abusi di potere”
Marco Travaglio prova a ricostruire quello che accadde e sta ancora accadendo nella trattativa Stato – Mafia: “si sta cercando di evitare che escano fuori nomi importanti. Anche tra le persone morte.” “Mancino ha usato il Quirinale come un ufficio reclami” (GUARDA IL VIDEO).

Il Capo dei Capi
Dalle immagini in carcere di Totò Riina, il Capo dei Capi, che discute con il suo compagno d’ora d’aria, Alberto Lo Russo, del pm Nino Di Matteo, all’intervista esclusiva ai magistrati della procura antimafia di Palermo, passando per le telefonate, in audio originale, tra l’ex ministro Nicola Mancino e l’allora consigliere giuridico del presidente Napolitano: la copertina della diciassettesima puntata di Servizio Pubblico (GUARDA IL VIDEO).

Le telefonate tra Mancino e D’Ambrosio
Servizio Pubblico è venuto in possesso degli audio originali delle telefonate intercettate tra Loris D’Ambrosio, l’allora consigliere giuridico del presidente Napolitano, e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, telefonate che hanno scatenato il conflitto istituzionale tra il Quirinale e la Procura di Palermo. Nell’inchiesta finirono anche 4 intercettazioni di telefonate tra Mancino e il Presidente Napolitano, poi distrutte per decisione della Corte Costituzionale (GUARDA IL VIDEO).