La Russia può distruggere lo “scudo antimissile” della NATO

 
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Secondo il settimanale tedesco Bild, la Russia avrebbe installato una dozzina di batterie di missili Inskander-M a Kaliningrad, enclave nell’Unione europea.
Con una gittata di circa 500 chilometri, ma ad alta precisione, questi missili, che non sono sparati dai silos ma da unità mobili composte da sei camion, possono distruggere alcuni elementi dello ’scudo antimissile’ installato dalla NATO nel cuore dell’Europa. Secondo la Bild, potrebbero anche colpire Berlino, che dista 527 km
 
Putin stationiert Raketen für Atomsprengköpfe” Franz Solms-Laubach,Bild, 14 dicembre 2013.
 
‘Nessuno prevarrà militarmente sulla Russia’: Putin punta ai 700 miliardi di dollari per far progredire le forze armate russe
 
 
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La Russia non permetterà ad alcuna nazione di dominarla militarmente, ha detto il presidente russo. Alcune nazioni sviluppano nuovi tipi di armi, che possono mutare l’equilibrio strategico globale, ma la Russia sa come contrastarle. “Che nessuno s’illuda di strappare la superiorità militare sulla Russia. Non lo permetteremo mai“, ha detto Vladimir Putin in un discorso all’Assemblea Federale, la sessione congiunta delle due camere del parlamento russo. Di particolare interesse per la Russia sono gli elementi del sistema di difesa nazionale antimissile balistico (AMD) degli USA, che prevedono di schierare in Europa. Il progetto è stato per anni giustificato dalla presunta minaccia da Paesi come l’Iran. La controversia sul programma nucleare iraniano potrebbe presto essere risolta, ma l’AMD va avanti come previsto, ha sottolineato Putin. “Ci rendiamo conto chiaramente che il sistema AMD viene definito esclusivamente difensivo, mentre in realtà si tratta di una componente significativa del potenziale offensivo strategico”, ha sottolineato.
Le obiezioni di Mosca sull’AMD europeo e la mancata garanzia di Washington che non sia destinato contro la Russia, hanno impantanato le relazioni bilaterali a lungo. Ma a parte l’aspetto militare, il futuro sistema dimostra anche il desiderio degli Stati Uniti di bloccare l’allontanamento dell’Europa e di ravvicinarla, ha detto a RT Aleksej Pushkov, presidente della commissione Esteri del parlamento russo. “Il collante della NATO è sempre più debole. Pochissimi Paesi europei adempiono ai loro obblighi finanziari verso la NATO”, ha detto, citando le denunce del capo dell’alleanza, Anders Fogh Rasmussen, durante l’ultima conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera. “Gli Stati Uniti hanno disperatamente bisogno dell’Europa quale alleata. E l’AMD probabilmente è progettato per fornire tale legame“, ha aggiunto Pushkov. “Ma questo non può essere spiegato così. Sembra una militarizzazione, e lo è. Quindi si deve inventare e dire che è colpa della Corea democratica o dell’Iran.”
 
Putin ha anche aggiunto che Mosca monitora lo sviluppo di nuovi tipi di armi da parte di altre nazioni, comprese le piccole armi tattiche nucleari, missili strategici di precisione convenzionali e armi di precisione ipersoniche. Queste ultime possono essere i mezzi tecnologici per un cosiddetto “attacco decapitante”, un massiccio attacco a sorpresa contro le infrastrutture chiave di una nazione, tra cui silos per i missili strategici, centri di comunicazione o edifici governativi, in teoria infliggendo abbastanza danni per evitare un massiccio attacco nucleare di rappresaglia. “Se vengono realizzati tutti questi piani, avranno un effetto assai negativo sulla stabilità regionale e globale. L’insieme dei sistemi strategici di precisione convenzionali di altre nazioni combinate con l’incremento della potenza dell’AMD, potrebbe vanificare ogni precedente accordo sulla limitazione e la riduzione delle armi nucleari strategiche e ribaltare l’equilibrio strategico“, ha detto Putin. Chiaramente allude al nuovo trattato di riduzione nucleare del 2010, tra Russia e Stati Uniti, elogiato come una delle più importanti vittorie in politica estera del primo mandato di Barack Obama. Il trattato fu firmato durante il conflitto sulla parte europea del sistema AMD. Invece di risolvere la questione, Mosca e Washington hanno deciso di portare avanti l’accordo e di discutere dello scudo antimissile in seguito. Finora non è stato trovato nessun compromesso.
 
“Ci rendiamo conto di tutto questo e sappiamo cosa fare“, ha avvertito Putin. L’esercito russo aumenta le risorse per lo sviluppo di nuovi missili strategici nucleari, così come dei loro sistemi di lancio, tra cui sottomarini a propulsione nucleare e bombardieri strategici. Avanza anche piani per creare un sistema spaziale integrato da ricognizione e puntamento mondiale in tempo reale, che migliorerebbe la capacità della Russia di utilizzare il proprio arsenale nucleare, ha detto il presidente russo. “La Russia risponderà a tutte le sfide, politiche e tecnologiche. Abbiamo tutto il potenziale necessario“, garantisce.
 
I commenti di Putin si rispecchiano nelle dichiarazioni del vicepremier Dmitrij Rogozin, che supervisiona l’industria della difesa russa. Ha avvertito che la Russia ha i mezzi per difendersi dalle armi avanzate e future. “Ogni aggressore deve rendersi conto che quello che farà nella difesa antimissile balistico o tentando di dotarsi di armi di precisione ipersoniche per neutralizzare il potenziale nucleare della Russia, non sarà nient’altro che illusorio, e tale rimarrà. Non staremo fermi“, ha detto, aggiungendo che a differenza dell’Unione Sovietica, la Russia non permetterà di essere trascinata in una costosa corsa agli armamenti e manterrà la parità militare con mezzi asimmetrici.
 
Il programma di modernizzazione militare che il governo russo attua, ha uno stanziamento di 700 miliardi di dollari fino al 2020.
 
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
 
 Frammenti di Realtà

Il controllo mentale e le stragi americane (Boston, Batman, Gibbons, RFK). Che legame c’è ?

L’attentatore di Boston pensava di essere una vittima del controllo mentale
 
 
Tradotto e Riadattato da Fractions of Reality
 
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Immagine: Tamerlan Tsarnaev (YouTube).
 
Tamerlan Tsarnaev temeva che qualcuno gli avesse fatto il lavaggio del cervello per farlo agire in base ad un grilletto “verbale”
 
Il Sospetto bombarolo della maratona di Boston, Tamerlan Tsarnaev, credeva di essere divenuto una vittima del controllo mentale, secondo i risultati di un’indagine durata cinque mesi e pubblicato ieri dal Boston Globe.
 
Tsarnaev, che è stato ucciso in una sparatoria con la polizia quattro giorni dopo il presunto svolgimento dei bombardamenti con il fratello Dzhokhar Tsarnaev, si pensava  avesse “una qualche forma di schizofrenia”, secondo gli amici di famiglia, sua madre ha detto che Tsarnaev “sembrava ci fossero due persone che vivevano dentro di lui “.
 
“Lui credeva nel maestoso controllo della mente, che è un modo per abbattere una persona e creare una personalità alternativa con cui egli deve convivere,” ha raccontato Donald Larking, un 67 enne, che ha frequentato una moschea di Boston con Tamerlan. Egli inoltre ha detto al Globe . “Si può dare un input con una frase o un gesto, e far emergere l’altra personalità facendogli fare ciò che vuoi. Tamerlan pensava che qualcuno potesse aver fatto questo a lui “.
Il legame tra accuse di controllo mentale e gli atti violenti come omicidi politici o attacchi terroristici è stato un tema ricorrente in molti diversi casi di alto profilo.
 
Il killer del cinema Aurora (batman) James Holmes ha detto che era stato “programmato” per effettuare il massacro da parte di un terapeuta del “male”, secondo un presunto detenuto del carcere in cui alloggia Holmes. Steven Unruh sostiene che Holmes gli ha detto che “si sentiva come se fosse in un videogioco” durante la sparatoria e che era stato soggetto di un  lavaggio del cervello con l’ausilio della programmazione neuro-linguistica.
 
I parallelismi tra James Holmes e un’altra presunta vittima del controllo mentale – l’assassino di RFK, Sirhan Sirhan – sono sbalorditivi .
 
Come ha riportato a London l’Independent  nel 2005, prove indicano fortemente che Sirhan era un candidato Manciuriano, una vittima del controllo mentale che è stato impostato per essere il capro espiatorio per l’omicidio. Sirhan è stato descritto da testimoni oculari come in uno stato di trance quando ha premuto il grilletto.
“Non c’è modo per cui Sirhan Sirhan abbia ucciso Kennedy”, ha detto (l’avvocato di Sirhan Larry). Teeter …era il capro espiatorio. Il suo compito era quello di farsi beccare mentre l’uomo che aveva effettivamente premuto il grilletto uscisse indenne. Non è stato consapevolmente coinvolto in ogni trama. Era un capro espiatorio. Era incosciente e inconsapevole di ciò che stava accadendo – lui è stato il vero Manchurian Candidate “.
 
L’uso da parte della CIA del controllo mentale per creare assassini è una questione di memoria storicaMK-ULTRA era il nome in codice di un programma segreto, della CIA sulla ricerca umana, gestito dall’Ufficio della Scientific Intelligence che è venuto alla luce nel 1975 attraverso indagini da parte della Church Committee e della Commissione Rockefeller. Il 14 enne veterano della CIA Victor Marchetti insiste sul fatto che il programma è ancora in corso e non è stato affatto abbandonato.
 
Secondo i suoi avvocati , Sirhan Sirhan “fu un partecipante involontario dei crimini commessi, perché è stato sottoposto a sofisticate programmazione di ipnosi, oltre alle tecniche di impainto di memoria che lo rendeva incapace di controllare coscientemente i suoi pensieri e azioni al momento in cui i crimini venivano commessi,” e servito solo come un diversivo per il vero assassino.
 
Jared Lee Loughner, l’uomo armato che ha sparato alla deputata Gabrielle Giffords e ha ucciso altre sei persone, è ossessionato dal controllo mentale.
I  fratelli Tsarnaev sono stati incastrati oppure hanno subito un lavaggio del cervello che li ha indotti a bombardare la maratona di Boston ? E ‘una affermazione che sarebbe praticamente impossibile da dimostrare, ma che spiegherebbe una serie di contraddizioni straordinarie in pertinenza al caso, compreso il motivo per cui i fratelli avrebbero apparentemente gridato “non siamo stati noi” durante la loro sparatoria con la polizia.
 
La zia di Tamerlano Tsarnaev sostiene che il filmato che è emerso dalla polizia in cui gli agenti sono intenti ad arrestare un  uomo nudomostrava in realtà suo nipote contraddicendo la versione ufficiale che Tsarnaev è stato gravemente ferito in una sparatoria e suggerendo invece che potrebbe essere stato ucciso mentre era in custodia.
 
Secondo la madre di Tamerlan, Zubeidat Tsarnaeva, l’FBI “controllava ogni suo passo.” E’ stato successivamente confermato che sia l’FBI che la CIA avevano aggiunto i fratelli in almeno due liste di terrorismo alla fine del 2011.
 
 Frammenti di Realtà

BigPharma boicotta i farmaci generici

In Inghilterra accuse alla GlaxoSmithKline: avrebbe pagato aziende farmaceutiche per ritardare la commercializzazione di una versione generica della paroxetina, del cui farmaco di marca Glaxo detiene il brevetto.
 
Nel Regno Unito l’OFT, organismo che tutela i consumatori dalle frodi commerciali, ha accusato la GlaxoSmithKline di aver infranto le leggi della concorrenza abusando della sua posizione di dominio nel mercato degli psicofarmaci. A seguito di alcune inchieste condotte fra il 2001 e il 2004, sarebbe risultato che GSK aveva pagato tre piccole aziende farmaceutiche perché ritardassero la commercializzazione di una versione generica della paroxetina (Seroxat per il mercato inglese). Questo modo di agire, noto come “pay for delay”, configura un pagamento per ritardare l’uscita di un generico. GSK ha prima accusato le tre aziende di violazione di brevetto poi, per risolvere rapidamente la disputa, ha condotto delle transazioni economiche a loro favore in cambio di un rallentamento del loro programma. Ann Pope, direttore OFT, ha dichiarato al BMJ “l’introduzione dei generici ha portato ad una forte concorrenza nei prezzi, con benefici per il Sistema Sanitario e di rimando per gli utenti. Per questo l’indagine sul ritardo nella commercializzazione dei generici è particolarmente importante.” Al momento l’indagine è ancora in corso e GSK si è difesa dichiarando di aver solamente difeso i suoi diritti di brevetto prima della scadenza. Anche la Commissione UE si era occupata di questi casi ma senza ulteriori procedimenti. La paroxetina, entrata nel mercato all’inizio degli anni ’90 è stata uno dei farmaci più venduti nel mondo, ma la scadenza del brevetto nel 2004 ha sostanzialmente ridotto i profitti di GSK. Pay for delay è uno stratagemma ben noto negli USA, la Corte Suprema se ne è occupata di recente e sta preparando una regolamentazione del caso per il prossimo giugno.
Fonte tratta dal sito .

Per entrare in Europa abbiamo VIOLATO LA COSTITUZIONE. Ecco perché la Corte Costituzionale tace

anche se un pò datato, sempre utile, pone oltretutto una domanda ancora senza risposta
Pubblicato 8 agosto 2012 – 12.37.  DaPaolo Becchi

di Paolo Becchi
 
In alcuni recenti interventi (ndr: “Uscire dall’Europa si può” e “Euro, lasciate ogni speranza o voi che entrate“), mi sono chiesto se uscire dall’Euro e dall’Europa fosse davvero impossibile. Uscire è possibile, ne ho concluso. Ma, rispondendo a quest’ultima domanda, un’altra ne è immediatamente seguita: ed entrarne? Come siamo entrati in Europa e, soprattutto, era possibile entrarvi nel modo in cui lo abbiamo fatto?
 
L’adattamento dell’ordinamento italiano al diritto dell’Unione europea è avvenuto senza mai modificare formalmente la nostra Costituzione. Diversamente, le sempre più penetranti cessioni di sovranità sono avvenute attraverso una lettura “forzata” dell’art. 11 della Costituzione, avallata dalla Corte Costituzionale. L’art. 11 Cost., in realtà, si limita a dichiarare che l’Italia «consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni». L’adattamento ai trattati avviene, in concreto, attraverso l’ “ordine di esecuzione“, il quale solitamente è contenuto nella legge di autorizzazione alla ratifica: i trattati, pertanto, entrano nell’ordinamento italiano assumendo il rango della fonte che ha dato loro esecuzione ossia la legge ordinaria. Così è avvenuto con il Trattato di Lisbona, ultimo passo, nel processo di integrazione europea, al quale è stata data esecuzione con legge ordinaria (L. 2 agosto 2008, n. 130). Nel nostro Paese, pertanto, i trattati internazionali – ivi compresi quelli relativi all’Unione Europea – dovrebbero avere semplice rango di legge e, come tali, non potrebbero mai essere in contrasto con la Costituzione. In altri Stati europei le cose stanno diversamente.
 
In Francia, ad esempio, è previsto espressamente che «les traités ou accords régulièrement ratifiés ou approuvés ont, dès leur publication, une autorité supérieure à celle des lois» (art. 55). In Germania, invece, la ratifica del Trattato di Lisbona è avvenuta attraverso l’adozione di due leggi costituzionali, le quali sono state, peraltro, sottoposte al controllo della Corte Costituzionale tedesca in quanto ritenute in contrasto con la Costituzione. L’art. 23 della Costituzione tedesca prevede esplicitamente la partecipazione della Repubblica federale tedesca «allo sviluppo dell´Unione europea», ferma la presenza di una serie di “controlimiti” all’applicazione del diritto comunitario, il cui fondamento è, in particolare, il principio democratico, il quale deve sempre essere rispettato.
 
Rispetto ai meccanismi previsti da Paesi quali Francia e Germania, l’Italia aveva, evidentemente, due problemi fondamentali: da un lato, l’assenza di una espressa previsione costituzionale avente ad oggetto i rapporti con l’Unione europea; dall’altro, la natura di legge ordinaria con cui si è sempre proceduto a dare applicazione ed esecuzione ai trattati internazionali. Che l’art. 11 Cost. non fosse sufficiente a garantire una “copertura” al diritto comunitario, lo stesso legislatore ne è stato consapevole, tanto da modificare, con una legge costituzionale (L. n. 3/2001), l’art. 117 Cost., dedicato ai rapporti tra Stato e Regioni, disponendo che «la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali». Si tratta, in realtà, di una disposizione che non risolve e non garantisce un fondamento costituzionale ai trattati, tanto che, ancora oggi, la Corte Costituzionale continua ad argomentare il principio del “primato” del diritto comunitario sul diritto interno sulla base dell’art. 11 Cost. (cfr. Corte Cost. n. 248/2007).
 
Nei rapporti con l’Unione Europea, è l’art. 11 Cost. che esclude che la norma comunitaria possa limitarsi a valere quale “legge ordinaria” nel nostro ordinamento. A partire, infatti, dalla sentenza Granital del 1984, la teoria “dualistica” ha consentito di sostenere che le norme comunitarie sono estranee al sistema italiano delle fonti ed assumono forza giuridica ad esse attribuita nell’ordinamento di origine (l’ordinamento italiano e quello europeo sarebbero «autonomi e distinti, ancorchè coordinati, secondo la ripartizione di competenza stabilita e garantita dal Trattato»: le norme comunitarie restano pertanto tali anche quando fanno ingresso nel nostro Paese, e prevalgono sulle norme interne sulla base del principio di “competenza”).
 
Nella sua interpretazione ormai consolidata, la Corte Costituzionale continua a sostenere che «con l’adesione ai Trattati comunitari, l’Italia è entrata a far parte di un “ordinamento” più ampio, di natura sopranazionale, cedendo parte della sua sovranità, anche in riferimento al potere legislativo, nelle materie oggetto dei Trattati medesimi». Ma quale parte della sua sovranità? La Costituzione italiana si riferisce alla “sovranità” sia all’art. 1 – stabilendo che essa appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione – che all’art. 11, il quale, come visto, consente le limitazioni di sovranità necessarie a garantire il funzionamento di un ordinamento internazionale che assicuri pace e giustizia nel mondo. Appare evidente come l’art. 1 e l’art. 11 si riferiscano, in realtà, ai due differenti aspetti propri della “sovranità”, nel suo concetto classico: l’art. 1 alla sovranità interna, ossia al rapporto tra lo Stato e quanti risiedono sul proprio territorio; l’art. 11 alla sovranità esterna, ossia ai rapporti dello Stato con gli altri Stati o organizzazioni internazionali. Varrebbe peraltro la pena di ricordare come, in sede di Commissione per la Costituente, si scelse di omettere, nella formulazione dell’art. 11, ogni esplicito riferimento all’unità europea, come invece aveva chiesto l’onorevole Lussu. Le limitazioni di sovranità dovevano riferirsi unicamente allo Stato nei suoi rapporti internazionali (ONU). L’art. 11 Cost., pertanto, non può essere interpretato nel senso voluto dalla Corte Costituzionale, ossia come “copertura” di rango costituzionale alle sempre più profonde cessioni di aspetti tipici della sovranità interna in favore dell’Unione Europea. L’art. 11 non limita la sovranità del popolo, ma solo quella dello Stato in rapporto agli altri Stati.
 
È questa linea di separazione fondamentale tra sovranità interna ed esterna che deve fondare il rapporto con l’Unione Europea, e non certo la teoria dei “controlimiti” fatta propria dalla Corte Costituzionale, secondo la quale le norme comunitarie incontrerebbero, nella loro applicazione interna, il «solo limite dell’intangibilità dei principi e dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione». Limiti all’ingresso delle norme internazionali e comunitarie sarebbero pertanto costituiti unicamente dai «valori fondamentali dell’ordinamento costituzionale italiano e dai diritti inviolabili dell’uomo». Si tratta di una teoria debole, che non tiene conto del fatto che la sovranità interna non riguarda soltanto i “princìpi” dell’ordinamento, ma le potestà fondamentali che caratterizzano lo Stato nei suoi rapporti con i suoi cittadini e con il territorio: legislazione, amministrazione della giustizia, moneta, politiche economiche e sociali. L’art. 11 Cost. non consentiva la rinunzia, la cessione di queste “porzioni” di sovranità – realizzate peraltro attraverso semplici leggi ordinarie al contempo sottratte ad ogni possibilità di controllo di costituzionalità.
 
In Germania, il Meccanismo europeo di stabilità (MES) verrà vagliato dalla Corte Costituzionale, che dovrà giudicarne la compatibilità con la Costituzione. In Italia, è stato invece immediatamente ratificato ed eseguito, senza nessuna discussione: non ci sarà su di essi nessun controllo di costituzionalità. La teoria “dualistica” è stato un artificio giuridico, un grande “racconto” che non aveva alcuna base nella nostra Costituzione e che è servito a giustificare e legittimare l’automatico adattamento dell’Italia alle sempre più invasive disposizioni dell’Unione Europea. Uscire dall’Europa è possibile. Entrarne, nel modo in cui è avvenuto, è stato invece costituzionalmente illegittimo.
 

LEGGI ANCHE: ”Dov’è la Corte Costituzionale? Perché tace?” di E. Galli Della Loggia

Abusivo e bugiardo: nessuna abolizione finanziamento pubblico, partiti prenderanno 113 milioni

certi che anche Sel rifiuterà i rimborsi per devolverli a migliorare l’accoglienza dei migranti dando così il buon esempio dato che sono tanto preoccupati per i diritti umani no?

14-12-2013
Letta dice che ha ‘abolito il finanziamento pubblico ai partiti’, falso.

In realtà, il decreto vale solo per i rimborsi elettorali, una parte – minima – del finanziamento totale alla politica. Che saranno eliminati a partire nel 2017, in tempo perché la decisione venga, come altre volte, cassata.
Per quanto riguarda invece il finanziamento vero e proprio, questo proseguirà come oggi. E i partiti continueranno ad incassare i circa 94 milioni di euro che incassano ora.
In soldoni, se oggi i partiti prendono circa 113 milioni di euro, continueranno a prenderli fino al 2017, anno dopo il quale, e ammesso e non concesso che si rispetti la scadenza, inizieranno a prenderne 94. Non proprio una ‘abolizione’. Anche perché, in cambio, arriveranno misure compensatorie come il 2 per mille.
http://voxnews.info/2013/12/14/abusivo-e-bugiardo-nessuna-abolizione-finanziamento-pubblico-partiti-prenderanno-113-milioni/

Siria, le bugie hanno le gambe corte

Nel rapporto finale della commissione incaricata d`indagare sulle armi chimiche in territorio siriano, si scopre che ad usare gli agenti chimici sono stati i mercenari al soldo dell`Occidente.

Nando de Angelis    

Siamo solo a qualche mese dal paventato intervento americano in Siria.
Barak Obama ringhiava minaccioso contro Bashar al Assad, reo di aver superato la “linea rossa” oltre la quale era stato preventivato un maggiore coinvolgimento degli USA nella crisi siriana.
“Il governo degli Stati Uniti afferma con gran sicurezza che il governo siriano ha compiuto un attacco con armi chimiche nella periferia di Damasco il 21 agosto 2013. Inoltre, dichiariamo che il regime ha utilizzato un agente nervino in attacco.
Queste valutazioni si basano su dati di intelligence umani, di comando, e geospaziali così come su rapporti di significativi istituti indipendenti”, si leggeva in uno scarno e pretenzioso documento di circa 4 pagine, pubblicato sul sito ufficiale della Casa Bianca, nel quale venivano mostrate le prove in possesso dell’amministrazione che avrebbero inchiodato definitivamente il presidente siriano.
Il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, rincarava la dose: “L’uso di armi chimiche è innegabile e ci sono pochi dubbi sul fatto che sia stato il governo di Assad a usarle”.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, avallava servilmente la tesi americana, puntando l’indice contro Assad.
Lo faceva senza alcuna prova decisiva e, soprattutto, andando oltre a quello che era il compito della commissione Onu, cioè accertare esclusivamente l’uso di armi chimiche e non di individuarne i responsabili.
L’Alto commissario Onu per i diritti umani, la sudafricana Navi Pillay, dichiarava a sua volta che la commissione d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Siria, aveva prodotto prove massicce di crimini molto gravi, crimini di guerra e crimini contro l’umanità riconducibili al presidente Bashar al-Assad e al suo entourage di governo.
Poi, a calmare i pruriti bellicosi dei cowboys e a smascherare le menzogne dei signori del Nuovo Ordine Mondiale, interveniva la Russia di Putin, che con determinazione si è opposta a questo diabolico disegno.
Il 13 dicembre, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, presentava all’Assemblea Generale il rapporto finale della commissione, guidata dallo svedese Ake Sellstrom, incaricata d’indagare sulle armi chimiche in territorio siriano.
“Prendo atto con profonda preoccupazione che gli esperti Onu hanno raccolto prove e informazioni che confermano l’uso di armi chimiche in diverse occasioni e in più siti contro civili e contro obiettivi militari”, spiegava Ban, condannando tali atti e invocando la fine del conflitto siriano.
Non un accenno alle presunte responsabilità di Bashar al Assad, anzi nel rapporto si legge che in almeno tre occasioni i cosiddetti “ribelli”, cioè la legione straniera islamica che combatte Damasco con l’appoggio di Stati Uniti, Gran Bretagna, Turchia, Arabia Saudita e Qatar, oltre alla Francia di Hollande, hanno fatto uso di armi chimiche contro l’Esercito Arabo Siriano e i civili.
Come è accaduto a Khan al-Asal, vicino ad Aleppo, con la morte di 25 fra civili e soldati e il ferimento di altri 110, a marzo 2013; a Jobar, in agosto e a Ashrafiah Sahnaya, nello stesso mese.
In questo caso, il segretario generale, a differenza di qualche mese fa, si è ben guardato dal sostenere che la “linea rossa” è stata superata più volte dai feroci mercenari sostenuti dall’Occidente.
16 Dicembre 2013  – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22792

Tredicesime a rischio nelle piccole imprese

la casta non capisce perché la gente protesta—–

Un 25% non ha i soldi per pagarle o le pagherà in ritardo
Giuliano Augusto    

E’ notte fonda per le piccole e medie imprese che in questi ultimi due anni sono state vittime della stretta creditizia praticate dalle banche, molto più sollecite a prestare soldi ad aziende come la Fiat, che da tempo ha deciso di abbandonare la produzione in Italia. E prontissime a comprare titoli di Stato che assicurano comunque un reddito sicuro. Senza soldi con i quali finanziare il normale rigiro di risorse, almeno una piccola o media impresa su quattro rischia di non essere in grado di pagare le tredicesime ai dipendenti o di essere costrette a pagarle con notevole ritardo. Una deriva che, molto spesso, diventa l’anticamera della chiusura dell’attività e l’avvio dei licenziamenti. Un copione che in Italia da diversi anni è diventato la regola. Tra il 25% che non pagherà la tredicesima o che la pagherà in ritardo più della metà (un 12,5% del totale delle imprese) ha dichiarato che si tratta della prima volta che questo accadrà. Oltre alla stretta creditizia a frenare la capacità di spesa delle imprese si è aggiunta la pressione fiscale con i suoi insopportabili balzelli che si concentrano in buona parte in concomitanza con il periodo natalizio. Secondo i dati diffusi dal centro studi delle piccole imprese artigiane (Cgia) di Mestre, quest’anno saranno “appena” 33 milioni gli italiani che prenderanno la tredicesima. Tra lavoratori dipendenti e pensionati. Per un giro di soldi intorno ai 37 miliardi di euro, un importo più o meno uguale a quello dell’anno scorso. Un taglio degli introiti che sicuramente si ripercuoterà negativamente sulla domanda interna, che da sempre viene considerata indispensabile per dare fiato alle imprese in un periodo come quello natalizio che registra la più alta propensione al consumo dell’anno.
15 Dicembre 2013  – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22791

La protesta del movimento di popolo 9 dicembre

Lorenzo Moore    C’erano quasi riusciti. Anzi: credono stupidamente di esserci riusciti.
A dividere il popolo che protesta in piazza, ad alimentare false notizie di violenze estremiste, a corrompere con i loro messaggi stampa e televisivi la realtà dei fatti.
Per due giorni, tra domenica e lunedì, tutti i disinformatori di massa hanno celebrato la “rottura” tra i coordinatori dei  “forconi”. Di fatto elogiando la minoranza che ha deciso di non partecipare al raduno di mercoledì nella piazza del Popolo di Roma e criminalizzando come “violenti” chi non rinuncia a far sentire la sua rabbia. E utilizzando il termine “forconi” con un tono sprezzante, da giornalisti al caviale.
Ma la vittoria degli omologati, strombazzata dai disinformatori camerieri dei nostrani maggiordomi , è una vittoria di Pirro.
A Roma, da mercoledì, i Lorsignori dovranno fare i conti con il vero popolo d’Italia. E in tutta Italia l’eco sarà potente, inarrestabile. E perderanno la guerra.
La parola d’ordine del leader del movimento di popolo Danilo Calvani è chiarissima. La classe politica, questa classe politica, dichiarata illegittima dalla “sua” stessa Corte Costituzionale, deve andare a casa. Tutta.
E anche gli altri leader del movimento del 9 dicembre non hanno affatto abbassato le loro armi. Tutt’al più fermeranno l’Italia… fuori da Roma.
Le poltrone scricchiolano. Dopo le urla contro gli “eversivi”, i “violenti”, gli “infiltrati” (quelli di Casa Pound, di estrema destra o i Centri sociali di estrema sinistra), lanciate da Alfano, e poi da Letta, poi da tutto il blocco dei “democratici”, quindi – ciliegina sulla torta – da re Napolitano, il Gran Nepotista (andate a vedere i “meriti” acquisiti dalla sua famiglia) è giunto Mario Draghi, il padre padrone delle svendite delle aziende strategiche pubbliche italiane e oggi Gran Guardiano degli interessi delle banche e della falsa moneta unica, a dichiarare l’euro della miseria “irreversibile”.
Ma questi oligarchi d’accatto non sono riusciti a mescolare le loro balle con la realtà.
Tutto il popolo italiano ha capito che i giochi di prestigio del governo e di tutta la cosiddetta “classe politica”, amplificati dai loro velinari stampa e televisivi che hanno ipocritamente mescolato nei loro reportages l’ammainamento di una bandiera coloniale angloamericana, spacciata per “europea”, i raid teppistici di finti “studenti veneziani” e di hooligans danesi e la protesta di artigiani, lavoratori, disoccupati, precari, allevatori, agricoltori, camionisti, produttori e commercianti, studenti pensionati veri, sono stati l’estremo tentativo del sistema per cercare di rompere il fronte del movimento di popolo nato il 9 dicembre.
Lor Signori si difendono dichiarando “minoranza” il popolo italiano. Fanno finta di essere “unti” dal voto popolare. Rimuovono  l’illegittimità costituzionale della legge elettorale con cui hanno arraffato le poltrone con nomine a scatola chiusa, ripetono il mantra consunto delle “riforme” da fare, quelle che interessano solo loro e non i cittadini italiani, rimuovono soprattutto, fanno finta di dimenticare, l’astensione generalizzata del 50% almeno degli elettori dalle urne. Cittadini che evidentemente non credono a questo strano sistema democratico-oligarchico che premia sempre gli stessi partitocrati corrotti e corruttori. Sventolano la “nuova leva” – Renzi, ma dietro di lui anche i Letta e gli Alfano – che si è accaparrata la guida dei partiti del “cambiamento”. Che poi, come ben dichiara Beppe Grillo, è una ulteriore presa per il culo del popolo, che non ha bisogno di queste “riforme” (legge elettorale, modifiche costituzionali, rimborsi ai partiti da tagliare nel 2017 per avere il tempo di trovare altri metodi per continuare ad ingrassare quel milione e più di parassiti che “vivono di politica” e non essendo lavoratori normali non avrebbero più reddito pubblico…).
Tutti costoro pensano a nuove elezioni come al rischio di una cura dimagrante all’olio di ricino. E si arrampicano sugli specchi per evitare o ritardare questo annunciato suicidio di casta.
Come dice Grillo, “Vaffanculo”. Come dice Calvani, “Tutti a casa”.

17 Dicembre 2013 http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22794

La “Primavera italiana” non piace ai “primaveristi” di professione.

La parola d’ordine è cambiamento.
Pasquale Gargano    

Questione di fiori o di forconi?
Così come le rivoluzioni 2.0, lo scontento generale ha affermato il proprio consolidamento grazie al Tam-Tam sui social network, una forte risonanza quella del web, una eco che da Palermo a Torino ha portato in strada migliaia di persone lungo tutto lo stivale.
Nessuna sigla politica, nessuna organizzazione forte alle proprie spalle, soltanto lo spontaneismo di uomini, donne, pensionati e studenti, stufi delle politiche di austerity attuate grazie all’attuale classe politica che ha portato l’Italia sull’orlo del baratro.
La parola d’ordine è cambiamento.
Una metamorfosi politica e culturale che non lascia campo ad alcun tipo d’incertezza, giacché per chi in questi giorni è presente nelle piazze, la protesta costituisce l’unico elemento per far sentire la propria voce.
Nel capoluogo partenopeo, così come nella maggior parte delle città italiane numerosi centri di presidio sono spuntati nel centro della città e nelle aree circostanti. Piazza Trieste e Trento e Piazza Carlo III i focolai della protesta napoletana.
L’obiettivo dichiarato è quello di sensibilizzare la popolazione sul dramma economico-sociale che attanaglia le vecchie generazioni e opprime le ambizioni dei giovani, derubati del proprio futuro.
Nessun atto di violenza, solo un’insurrezione pacifica per affermare il diritto ad esistere di uomini e donne nei confronti di un sistema politico-economico che pone l’essere umano a margine delle scelte di governo.
“Come si fa a non accorgersi che stiamo andando alla deriva?”.
“Se percepisco cinquecento euro di pensione, come posso riuscire a pagarne quattrocento d’imposte?”.
Questi gli interrogativi più ricorrente nella mente dei manifestanti, ma di domande che attanagliano la mente ve ne sono a iosa.
“Non avete paura che tale manifestazione possa costituire una tigre pronta a essere cavalcata da qualche politico che utilizza la protesta come trampolino d’ascesa?”, chiede qualche cronista.
Perentoria la risposta della gente in lotta: “No, nessuno dei volti noti del Parlamento italiano è degno di rappresentarci”.
Un’affermazione che costituisce l’unica certezza per i manifestanti per l’immediato futuro. L’unico auspicio è che tanti altri possano unirsi alla contestazione.
13 Dicembre 2013  – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22789

Italiani sempre più poveri. E debito pubblico da Record

non si capisce perché manifestano…… 

Roma, 16 Dic – La crisi ha incrinato il mito della ricchezza delle famiglie italiane.  Secondo la Banca d’Italia il “tesoretto” in mano ai nuclei familiari si è dissipato del 10%, assottigliato dall’enorme aumento delle spese ordinarie, alle quali gli italiani non riescono più a far fronte con i soli stipendi. Ma anche la perdita di valore degli immobili, in alcuni casi scesi del 30% sul loro valore nominale del 2008.
Basti pensare che a fine 2012 la ricchezza abitativa posseduta dalle famiglie era più di 4.800 miliardi di euro, con una flessione di 194 miliardi (.3,9%) rispetto all’anno precedente. Nei primi sei mesi del 2013, questo valore è sceso ancora del 2 percento, pari a quasi cento miliardi.  Sulle pagine de il Giornale si legge:
“Il rapporto sulla ricchezza delle famiglie pubblicato dalla Banca d’Italia traduce in numeri concreti la sensazione di impoverimento che attanaglia da tempo gli italiani. E poco importa se, come confermano anche gli ultimi dati, le nostre famiglie mostrano un’elevata ricchezza netta, paragonabile a quella delle famiglie francesi, inglesi e giapponesi, e superiore a quella di americani, canadesi e tedeschi. L’effetto povertà, in Italia, si sente e condiziona negativamente l’andamento dei consumi. Anche perché le famiglie italiane preferiscono, se ce la fanno, non indebitarsi.”
E mentre le famiglie sacrificano fette di patrimonio per rimanere a galla, il debito pubblico raggiunge l’ennesimo record, toccando i 2085 miliardi, in aumento di 95 miliardi rispetto al 2012.
Francesco Benedetti