Archivi giornalieri: 18 dicembre 2013
Il controllo mentale e le stragi americane (Boston, Batman, Gibbons, RFK). Che legame c’è ?
BigPharma boicotta i farmaci generici
Per entrare in Europa abbiamo VIOLATO LA COSTITUZIONE. Ecco perché la Corte Costituzionale tace
anche se un pò datato, sempre utile, pone oltretutto una domanda ancora senza risposta
Pubblicato 8 agosto 2012 – 12.37. – DaPaolo Becchi
Abusivo e bugiardo: nessuna abolizione finanziamento pubblico, partiti prenderanno 113 milioni
certi che anche Sel rifiuterà i rimborsi per devolverli a migliorare l’accoglienza dei migranti dando così il buon esempio dato che sono tanto preoccupati per i diritti umani no?
14-12-2013
Letta dice che ha ‘abolito il finanziamento pubblico ai partiti’, falso.
In realtà, il decreto vale solo per i rimborsi elettorali, una parte – minima – del finanziamento totale alla politica. Che saranno eliminati a partire nel 2017, in tempo perché la decisione venga, come altre volte, cassata.
Per quanto riguarda invece il finanziamento vero e proprio, questo proseguirà come oggi. E i partiti continueranno ad incassare i circa 94 milioni di euro che incassano ora.
In soldoni, se oggi i partiti prendono circa 113 milioni di euro, continueranno a prenderli fino al 2017, anno dopo il quale, e ammesso e non concesso che si rispetti la scadenza, inizieranno a prenderne 94. Non proprio una ‘abolizione’. Anche perché, in cambio, arriveranno misure compensatorie come il 2 per mille.
http://voxnews.info/2013/12/14/abusivo-e-bugiardo-nessuna-abolizione-finanziamento-pubblico-partiti-prenderanno-113-milioni/
Siria, le bugie hanno le gambe corte
Nel rapporto finale della commissione incaricata d`indagare sulle armi chimiche in territorio siriano, si scopre che ad usare gli agenti chimici sono stati i mercenari al soldo dell`Occidente.
Nando de Angelis
Siamo solo a qualche mese dal paventato intervento americano in Siria.
Barak Obama ringhiava minaccioso contro Bashar al Assad, reo di aver superato la “linea rossa” oltre la quale era stato preventivato un maggiore coinvolgimento degli USA nella crisi siriana.
“Il governo degli Stati Uniti afferma con gran sicurezza che il governo siriano ha compiuto un attacco con armi chimiche nella periferia di Damasco il 21 agosto 2013. Inoltre, dichiariamo che il regime ha utilizzato un agente nervino in attacco.
Queste valutazioni si basano su dati di intelligence umani, di comando, e geospaziali così come su rapporti di significativi istituti indipendenti”, si leggeva in uno scarno e pretenzioso documento di circa 4 pagine, pubblicato sul sito ufficiale della Casa Bianca, nel quale venivano mostrate le prove in possesso dell’amministrazione che avrebbero inchiodato definitivamente il presidente siriano.
Il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, rincarava la dose: “L’uso di armi chimiche è innegabile e ci sono pochi dubbi sul fatto che sia stato il governo di Assad a usarle”.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, avallava servilmente la tesi americana, puntando l’indice contro Assad.
Lo faceva senza alcuna prova decisiva e, soprattutto, andando oltre a quello che era il compito della commissione Onu, cioè accertare esclusivamente l’uso di armi chimiche e non di individuarne i responsabili.
L’Alto commissario Onu per i diritti umani, la sudafricana Navi Pillay, dichiarava a sua volta che la commissione d’inchiesta sulle violazioni dei diritti umani in Siria, aveva prodotto prove massicce di crimini molto gravi, crimini di guerra e crimini contro l’umanità riconducibili al presidente Bashar al-Assad e al suo entourage di governo.
Poi, a calmare i pruriti bellicosi dei cowboys e a smascherare le menzogne dei signori del Nuovo Ordine Mondiale, interveniva la Russia di Putin, che con determinazione si è opposta a questo diabolico disegno.
Il 13 dicembre, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, presentava all’Assemblea Generale il rapporto finale della commissione, guidata dallo svedese Ake Sellstrom, incaricata d’indagare sulle armi chimiche in territorio siriano.
“Prendo atto con profonda preoccupazione che gli esperti Onu hanno raccolto prove e informazioni che confermano l’uso di armi chimiche in diverse occasioni e in più siti contro civili e contro obiettivi militari”, spiegava Ban, condannando tali atti e invocando la fine del conflitto siriano.
Non un accenno alle presunte responsabilità di Bashar al Assad, anzi nel rapporto si legge che in almeno tre occasioni i cosiddetti “ribelli”, cioè la legione straniera islamica che combatte Damasco con l’appoggio di Stati Uniti, Gran Bretagna, Turchia, Arabia Saudita e Qatar, oltre alla Francia di Hollande, hanno fatto uso di armi chimiche contro l’Esercito Arabo Siriano e i civili.
Come è accaduto a Khan al-Asal, vicino ad Aleppo, con la morte di 25 fra civili e soldati e il ferimento di altri 110, a marzo 2013; a Jobar, in agosto e a Ashrafiah Sahnaya, nello stesso mese.
In questo caso, il segretario generale, a differenza di qualche mese fa, si è ben guardato dal sostenere che la “linea rossa” è stata superata più volte dai feroci mercenari sostenuti dall’Occidente.
16 Dicembre 2013 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22792
Tredicesime a rischio nelle piccole imprese
la casta non capisce perché la gente protesta—–
Un 25% non ha i soldi per pagarle o le pagherà in ritardo
Giuliano Augusto
E’ notte fonda per le piccole e medie imprese che in questi ultimi due anni sono state vittime della stretta creditizia praticate dalle banche, molto più sollecite a prestare soldi ad aziende come la Fiat, che da tempo ha deciso di abbandonare la produzione in Italia. E prontissime a comprare titoli di Stato che assicurano comunque un reddito sicuro. Senza soldi con i quali finanziare il normale rigiro di risorse, almeno una piccola o media impresa su quattro rischia di non essere in grado di pagare le tredicesime ai dipendenti o di essere costrette a pagarle con notevole ritardo. Una deriva che, molto spesso, diventa l’anticamera della chiusura dell’attività e l’avvio dei licenziamenti. Un copione che in Italia da diversi anni è diventato la regola. Tra il 25% che non pagherà la tredicesima o che la pagherà in ritardo più della metà (un 12,5% del totale delle imprese) ha dichiarato che si tratta della prima volta che questo accadrà. Oltre alla stretta creditizia a frenare la capacità di spesa delle imprese si è aggiunta la pressione fiscale con i suoi insopportabili balzelli che si concentrano in buona parte in concomitanza con il periodo natalizio. Secondo i dati diffusi dal centro studi delle piccole imprese artigiane (Cgia) di Mestre, quest’anno saranno “appena” 33 milioni gli italiani che prenderanno la tredicesima. Tra lavoratori dipendenti e pensionati. Per un giro di soldi intorno ai 37 miliardi di euro, un importo più o meno uguale a quello dell’anno scorso. Un taglio degli introiti che sicuramente si ripercuoterà negativamente sulla domanda interna, che da sempre viene considerata indispensabile per dare fiato alle imprese in un periodo come quello natalizio che registra la più alta propensione al consumo dell’anno.
15 Dicembre 2013 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22791
La protesta del movimento di popolo 9 dicembre
A dividere il popolo che protesta in piazza, ad alimentare false notizie di violenze estremiste, a corrompere con i loro messaggi stampa e televisivi la realtà dei fatti.
Per due giorni, tra domenica e lunedì, tutti i disinformatori di massa hanno celebrato la “rottura” tra i coordinatori dei “forconi”. Di fatto elogiando la minoranza che ha deciso di non partecipare al raduno di mercoledì nella piazza del Popolo di Roma e criminalizzando come “violenti” chi non rinuncia a far sentire la sua rabbia. E utilizzando il termine “forconi” con un tono sprezzante, da giornalisti al caviale.
Ma la vittoria degli omologati, strombazzata dai disinformatori camerieri dei nostrani maggiordomi , è una vittoria di Pirro.
A Roma, da mercoledì, i Lorsignori dovranno fare i conti con il vero popolo d’Italia. E in tutta Italia l’eco sarà potente, inarrestabile. E perderanno la guerra.
La parola d’ordine del leader del movimento di popolo Danilo Calvani è chiarissima. La classe politica, questa classe politica, dichiarata illegittima dalla “sua” stessa Corte Costituzionale, deve andare a casa. Tutta.
E anche gli altri leader del movimento del 9 dicembre non hanno affatto abbassato le loro armi. Tutt’al più fermeranno l’Italia… fuori da Roma.
Le poltrone scricchiolano. Dopo le urla contro gli “eversivi”, i “violenti”, gli “infiltrati” (quelli di Casa Pound, di estrema destra o i Centri sociali di estrema sinistra), lanciate da Alfano, e poi da Letta, poi da tutto il blocco dei “democratici”, quindi – ciliegina sulla torta – da re Napolitano, il Gran Nepotista (andate a vedere i “meriti” acquisiti dalla sua famiglia) è giunto Mario Draghi, il padre padrone delle svendite delle aziende strategiche pubbliche italiane e oggi Gran Guardiano degli interessi delle banche e della falsa moneta unica, a dichiarare l’euro della miseria “irreversibile”.
Ma questi oligarchi d’accatto non sono riusciti a mescolare le loro balle con la realtà.
Tutto il popolo italiano ha capito che i giochi di prestigio del governo e di tutta la cosiddetta “classe politica”, amplificati dai loro velinari stampa e televisivi che hanno ipocritamente mescolato nei loro reportages l’ammainamento di una bandiera coloniale angloamericana, spacciata per “europea”, i raid teppistici di finti “studenti veneziani” e di hooligans danesi e la protesta di artigiani, lavoratori, disoccupati, precari, allevatori, agricoltori, camionisti, produttori e commercianti, studenti pensionati veri, sono stati l’estremo tentativo del sistema per cercare di rompere il fronte del movimento di popolo nato il 9 dicembre.
Lor Signori si difendono dichiarando “minoranza” il popolo italiano. Fanno finta di essere “unti” dal voto popolare. Rimuovono l’illegittimità costituzionale della legge elettorale con cui hanno arraffato le poltrone con nomine a scatola chiusa, ripetono il mantra consunto delle “riforme” da fare, quelle che interessano solo loro e non i cittadini italiani, rimuovono soprattutto, fanno finta di dimenticare, l’astensione generalizzata del 50% almeno degli elettori dalle urne. Cittadini che evidentemente non credono a questo strano sistema democratico-oligarchico che premia sempre gli stessi partitocrati corrotti e corruttori. Sventolano la “nuova leva” – Renzi, ma dietro di lui anche i Letta e gli Alfano – che si è accaparrata la guida dei partiti del “cambiamento”. Che poi, come ben dichiara Beppe Grillo, è una ulteriore presa per il culo del popolo, che non ha bisogno di queste “riforme” (legge elettorale, modifiche costituzionali, rimborsi ai partiti da tagliare nel 2017 per avere il tempo di trovare altri metodi per continuare ad ingrassare quel milione e più di parassiti che “vivono di politica” e non essendo lavoratori normali non avrebbero più reddito pubblico…).
Tutti costoro pensano a nuove elezioni come al rischio di una cura dimagrante all’olio di ricino. E si arrampicano sugli specchi per evitare o ritardare questo annunciato suicidio di casta.
Come dice Grillo, “Vaffanculo”. Come dice Calvani, “Tutti a casa”.
17 Dicembre 2013 http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22794
La “Primavera italiana” non piace ai “primaveristi” di professione.
La parola d’ordine è cambiamento.
Pasquale Gargano
Questione di fiori o di forconi?
Così come le rivoluzioni 2.0, lo scontento generale ha affermato il proprio consolidamento grazie al Tam-Tam sui social network, una forte risonanza quella del web, una eco che da Palermo a Torino ha portato in strada migliaia di persone lungo tutto lo stivale.
Nessuna sigla politica, nessuna organizzazione forte alle proprie spalle, soltanto lo spontaneismo di uomini, donne, pensionati e studenti, stufi delle politiche di austerity attuate grazie all’attuale classe politica che ha portato l’Italia sull’orlo del baratro.
La parola d’ordine è cambiamento.
Una metamorfosi politica e culturale che non lascia campo ad alcun tipo d’incertezza, giacché per chi in questi giorni è presente nelle piazze, la protesta costituisce l’unico elemento per far sentire la propria voce.
Nel capoluogo partenopeo, così come nella maggior parte delle città italiane numerosi centri di presidio sono spuntati nel centro della città e nelle aree circostanti. Piazza Trieste e Trento e Piazza Carlo III i focolai della protesta napoletana.
L’obiettivo dichiarato è quello di sensibilizzare la popolazione sul dramma economico-sociale che attanaglia le vecchie generazioni e opprime le ambizioni dei giovani, derubati del proprio futuro.
Nessun atto di violenza, solo un’insurrezione pacifica per affermare il diritto ad esistere di uomini e donne nei confronti di un sistema politico-economico che pone l’essere umano a margine delle scelte di governo.
“Come si fa a non accorgersi che stiamo andando alla deriva?”.
“Se percepisco cinquecento euro di pensione, come posso riuscire a pagarne quattrocento d’imposte?”.
Questi gli interrogativi più ricorrente nella mente dei manifestanti, ma di domande che attanagliano la mente ve ne sono a iosa.
“Non avete paura che tale manifestazione possa costituire una tigre pronta a essere cavalcata da qualche politico che utilizza la protesta come trampolino d’ascesa?”, chiede qualche cronista.
Perentoria la risposta della gente in lotta: “No, nessuno dei volti noti del Parlamento italiano è degno di rappresentarci”.
Un’affermazione che costituisce l’unica certezza per i manifestanti per l’immediato futuro. L’unico auspicio è che tanti altri possano unirsi alla contestazione.
13 Dicembre 2013 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22789
Italiani sempre più poveri. E debito pubblico da Record
non si capisce perché manifestano……