La “Primavera italiana” non piace ai “primaveristi” di professione.

La parola d’ordine è cambiamento.
Pasquale Gargano    

Questione di fiori o di forconi?
Così come le rivoluzioni 2.0, lo scontento generale ha affermato il proprio consolidamento grazie al Tam-Tam sui social network, una forte risonanza quella del web, una eco che da Palermo a Torino ha portato in strada migliaia di persone lungo tutto lo stivale.
Nessuna sigla politica, nessuna organizzazione forte alle proprie spalle, soltanto lo spontaneismo di uomini, donne, pensionati e studenti, stufi delle politiche di austerity attuate grazie all’attuale classe politica che ha portato l’Italia sull’orlo del baratro.
La parola d’ordine è cambiamento.
Una metamorfosi politica e culturale che non lascia campo ad alcun tipo d’incertezza, giacché per chi in questi giorni è presente nelle piazze, la protesta costituisce l’unico elemento per far sentire la propria voce.
Nel capoluogo partenopeo, così come nella maggior parte delle città italiane numerosi centri di presidio sono spuntati nel centro della città e nelle aree circostanti. Piazza Trieste e Trento e Piazza Carlo III i focolai della protesta napoletana.
L’obiettivo dichiarato è quello di sensibilizzare la popolazione sul dramma economico-sociale che attanaglia le vecchie generazioni e opprime le ambizioni dei giovani, derubati del proprio futuro.
Nessun atto di violenza, solo un’insurrezione pacifica per affermare il diritto ad esistere di uomini e donne nei confronti di un sistema politico-economico che pone l’essere umano a margine delle scelte di governo.
“Come si fa a non accorgersi che stiamo andando alla deriva?”.
“Se percepisco cinquecento euro di pensione, come posso riuscire a pagarne quattrocento d’imposte?”.
Questi gli interrogativi più ricorrente nella mente dei manifestanti, ma di domande che attanagliano la mente ve ne sono a iosa.
“Non avete paura che tale manifestazione possa costituire una tigre pronta a essere cavalcata da qualche politico che utilizza la protesta come trampolino d’ascesa?”, chiede qualche cronista.
Perentoria la risposta della gente in lotta: “No, nessuno dei volti noti del Parlamento italiano è degno di rappresentarci”.
Un’affermazione che costituisce l’unica certezza per i manifestanti per l’immediato futuro. L’unico auspicio è che tanti altri possano unirsi alla contestazione.
13 Dicembre 2013  – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22789

La “Primavera italiana” non piace ai “primaveristi” di professione.ultima modifica: 2013-12-18T08:22:09+01:00da davi-luciano
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