Israele. Anche lì c’è la paura del “diverso”

La scorsa settimana è entrata in vigore in Israele la legge sull’immigrazione irregolare, proposta dal governo di Benjamin Netanyahu, per fronteggiare l’arrivo di migranti, nella maggior parte dei casi di origine africana. Due giorni fa il parlamento ha emendato la normativa – bocciata dalla Corte Suprema – che in origine prevedeva la reclusione fino a tre anni per coloro che entreranno illegalmente nel territorio nazionale.

Secondo il nuovo testo, i migranti potranno essere detenuti per un anno, senza processo, nei centri di accoglimento da cui non potranno allontanarsi, né lavorare e saranno costretti a presentarsi tre volte al giorno di fronte ai responsabili.

di Francesca Dessì – per Abbonati
http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2013/12/17/israele-anche-li-ce-la-paura-del-diverso.html

LEGGE DI STABILITA’, ARRIVA L’ENNESIMO REGALO ALLE BANCHE

Italia da rimandare, secondo Standard & Poor’s

Puntuale come la morte, Standard & Poor’s ha augurato buon Natale all’Italia, concedendo al governo tre mesi di tempo per operare un cambio di passo nella sua politica economica e tale da innescare i primi veri segnali di una ripresa.

Detto in soldoni, la seconda agenzia di rating Usa ha deciso di non declassare ulteriormente il giudizio sulla affidabilità e sulla solvibilità nel lungo termine dei nostri titoli pubblici decennali, che già si trovano ad un gradino appena superiore a quello che vede l’attribuzione di titolo spazzatura.

di Irene Sabeni – per Abbonati

ecco perché è solo da rimandare, ha pagato la mazzetta…….

LEGGE DI STABILITA’, ARRIVA L’ENNESIMO REGALO ALLE BANCHE
Secondo quanto riportato dalla Reuters, sembrerebbe che il Governo abbia presentato un emendamento  alla Legge di Stabilità che consentirebbe alle banche di rafforzare il patrimonio di vigilanza emettendo obbligazioni ibride, senza con ciò patirne le conseguenze fiscali derivanti dalle sopravvenienze attive  che ne deriverebbero in caso di conversione del bond in in equity.
 
In buona sostanza le obbligazioni ibride sono una serie di strumenti finanziari innovativi connotati a metà strada tra strumenti di debito (obbligazioni) e strumenti di capitale di rischio (azioni).
 
Le obbligazioni ibride, avendo una seniority superiore agli strumenti dell’equity (azioni), ma subordinata rispetto a tutte le emissioni obbligazionarie, in caso di bancarotta dell’ente emittente, vengono rimborsate prima delle azioni, ma solo se sono state rimborsate tutte le altre obbligazioni.
 
In genere queste particolari obbligazioni vengono emesse dalla banche proprio per i grandi vantaggi che derivano da questo strumento, rispetto sia alle azioni che alle obbligazioni.
vantaggi per gli emittenti sono molteplici e rappresentano una modalità di raccolta di fondi molto interessante in confronto all’emissione di azioni o di debito senior.
 
Se le aziende reperissero capitali con debito senior peggiorerebbero il proprio merito di credito: più debito significa più rischio di insolvenza per i creditori. Gli ibridi, in quanto emissioni con seniority inferiore, hanno un rischio e quindi un rating differente che non peggiora quello dei titoli senior. La tranche ibrida, infatti, potrebbe non essere rimborsata od andare in default senza che gli interessi dei bondholder senior siano intaccati. Tale caratteristica è molto utile soprattutto per ottenere le risorse finanziarie necessarie in caso di acquisizioni importanti. Oppure, come nel caso attuale, proprio per rafforzare la qualità del patrimonio delle banche, intaccato dalle sofferenze che emergono per effetto del protrarsi della crisi. Senza con ciò  diluire  le quote di proprietà degli azionisti in caso di aumenti di capitali; si evita così che i soci di maggioranza o i consorzi debbano acquistare nuove azioni per mantenere il controllo. Gli azionisti, inoltre, non subiscono riduzioni del profitto che, con più titoli in circolazione, verrebbe divisi tra più soci.
 
E’ chiaro che in un momento di estrema difficoltà per il sistema bancario -alle prese con sofferenze colossali che erodono il patrimonio- l’utilizzo di questo strumento finanziario consente di  rafforzare il patrimonio di migliore qualità, il Common equity tier 1 (Cet1).
 
Infatti,  in caso di conversione dei bond ibridi, in seno ai bilanci bancari emergono delle sopravvenienze che compensano la conseguente diminuzione del debito. Tali sopravvenienze, essendo dei proventi di carattere straordinario, concorrono alla formazione del reddito e quindi sono soggette a tassazione sia ai fini Ires che ai fini Irap. Quindi le banche, in un certo qual modo, patiscono  un onere fiscale che  è di ostacolo alla conversione dei bond ibridi.
 
Nell’emendamento proposto dal Governo si legge che:
“I maggiori o minori valori che derivano dalla attuazione di specifiche previsioni contrattuali degli strumenti finanziari [in materia di adeguatezza patrimoniale] non concorrono alla formazione del reddito imponibile degli emittenti ai fini Ires e Irap”.
 
In pratica, il testo, garantendo neutralità fiscale a tali tipi di operazione, rimuove  tutti gli ostacoli di natura fiscale che fino ad oggi disincentivavano le banche a rafforzare il patrimonio di vigilanza attraverso l’utilizzo di tali strumenti e quindi attraverso la conversione dei bond in equity.
 
E’ altrettanto chiaro che questo provvedimento, essendo l’ennesimo intervento a favore del sistema bancario, ci rappresenta anche la preoccupazione che serpeggia negli ambienti governativi e finanziari per le fragili condizioni in cui versa buona parte del sistema bancario.
 
Pubblicato da Paolo Cardenà

Cibo e salute umana, il 70% delle nuove malattie dipendono dagli animali

attenzione perché la Fao promuove l’integrazione di proteine tramite i bacarozzi. La Fao, come dimostra il sostegno dato agli Ogm, non ha alcun interesse alla salute umana tantomeno animale. Perché non chiede siano vietati gli allevamenti intensiti così come l’uso di antibiotici e non chiede che gli allevamenti siano condotti in modo rispettoso dell’animale? Perché la Fao è a servizio del capitale. Però, interessante come lo scopo della salvaguardia della salute faccia chiedere alla Fao un organismo,o più poteri per sé per disporre della salute di tutti i cittadini nel mondo ….”un’unica salute”. Curioso come non abbia niente da eccepire alla proibizione della vendita di vitamine nella Ue.
Cibo e salute umana, il 70% delle nuove malattie dipendono dagli animali
Il 70% delle nuove malattie che sono emerse negli esseri umani negli ultimi decenni sono di origine animale e, in parte, direttamente connesse con la ricerca umana di maggior cibo di origine animale. Questo è il dato di maggior significato che è emerso dal nuovo rapporto della FAO “World Livesstock 2013: Changing Landscapes Disease”.«La continua espansione dei terreni agricoli in aree selvagge, insieme al boom a livello mondiale della produzione animale, ha significato che il bestiame e la fauna selvatica sono maggiormente  in contatto, e noi stessi siamo a contatto con animali molto più che in passato- ha dichiarato Ren Wang, vice direttore generale della Fao, del Dipartimento Agricoltura e tutela dei consumatori- Ciò significa che non possiamo affrontare la salute umana, la salute animale e la salute degli ecosistemi in modo isolato gli uni dagli altri, dobbiamo guardare a loro nell’insieme, e affrontare le cause della comparsa della malattia, la sua persistenza e diffusione, piuttosto che semplicemente combattere contro le malattie dopo che sono emerse».
I paesi in via di sviluppo devono affrontare un onere enorme per le malattie umane, del bestiame, e altre di origine animale ma che sono trasmettibili agli esseri umani e questo rappresenta un grave ostacolo allo sviluppo e alla sicurezza alimentare. Ricorrenti epidemie del bestiame incidono sulla sicurezza alimentare, sui mezzi di sussistenza e sulle economie nazionali e locali dei paesi poveri.Nel frattempo, i rischi per la sicurezza alimentare e la resistenza agli antibiotici sono in aumento in tutto il mondo, anche a causa della globalizzazione e del cambiamento climatico. Secondo quanto riportato nel rapporto “World Livestock 2013” ,“l‘incremento demografico e la povertà, insieme a sistemi sanitari e infrastrutture igienico-sanitarie inadeguati, restano importanti motori della dinamica della malattia. Ma nella spinta a produrre più cibo, gli esseri umani hanno ricavato vaste aree di terreno agricolo in aree precedentemente selvatiche, mettendo se stessi e i loro animali in contatto con le malattie della fauna selvatica.  Infatti, la maggior parte delle malattie infettive che sono emerse negli esseri umani dal 1940 ad oggi si possono far risalire alla fauna selvatica- continua il rapporto Fao.

Ad esempio, è probabile che il virus della Sars emerso negli esseri umani sia stato trasmesso prima dai pipistrelli alle civette e, infine, si è esteso agli esseri umani attraverso i mercati di animali. In altri casi, si è verificato il contrario: il bestiame ha introdotto agenti patogeni in aree naturali, che hanno avuto conseguenze sulla salute della fauna selvatica.  Contemporaneamente molti più esseri umani sono in movimento rispetto al passato, e il volume delle merci e dei prodotti nel commercio internazionale è a livelli senza precedenti, fenomeni che danno agli organismi patogeni la possibilità di viaggiare per il globo con facilità”.  Le fluttuazioni climatiche, poi, stanno avendo un impatto diretto sul tasso di sopravvivenza ambientale degli agenti patogeni, soprattutto nelle zone calde e umide, mentre il cambiamento climatico influenza gli habitat degli ospiti, i modelli migratori e le dinamiche di trasmissione della malattia.  Nel rapporto viene specificato inoltre che il modo in cui gli esseri umani allevano e commerciano gli animali hanno avuto effetti su come le malattie emergono e si diffondono.

La maggiore richiesta, nella dieta, di proteine animali ha portato ad un aumento dell’allevamento di bestiame con vantaggi nutrizionali, ma che ha generato anche una serie di problemi come il rischio maggiore che agenti patogeni di origine animale passino all’uomo. Secondo la Fao per ovviare a questa criticità è necessario un maggior investimento in prevenzione. A tal fine l’organizzazione dell’Onu  sostiene l’approccio “un’unica salute”, guardando all’interazione tra fattori ambientali, salute degli animali e salute umana e facendo sì che professionisti della salute umana, veterinari, sociologi, economisti, ecologisti lavorino insieme nell’ambito di un quadro olistico.

Il rapporto della Fao individua quattro fronti principali d’intervento: ridurre gli oneri per gli esseri umani e per gli animali delle malattie endemiche derivanti dalla povertà; affrontare le minacce biologiche provocate dalla globalizzazione e dal cambiamento climatico; fornire gli alimenti di origine animale più sicuri; impedire che gli agenti patogeni passino dalla fauna selvatica agli animali domestici e all’uomo.
«C’è infine bisogno di meccanismi più forti per lo scambio internazionale delle informazioni sulle malattie degli animali in generale, così come sulle migliori pratiche di allevamento del bestiame e la gestione dei rischi per la salute degli animali, nell’ambito della strategia “Un’unica salute”», hanno concluso dalla Fao.

fonte: Green Report

 

Paul Walker, una morte sospettosa. E’ stato assassinato ?

Tradotto e Riadattato da Fractions of Reality
 
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Paul Walker
 
Paul Walker è stato un attore statunitense che è morto in circostanze misteriose il 30 novembre 2013.
 
 
 
Paul Walker è stato allevato come un mormone ed è diventato da bambino, un modello oltre ad essere un attore, sin dalla giovane età.
 
La sua associazione di carità ha raggiunto  luoghi in tutto il mondo: era in Haiti dopo il terremoto del 2010 ed è stata coinvolta nelle recenti operazioni di soccorso nelle Filippine.
 
Ci sono due teorie sulla sua morte:
 
1. Walker è stato ucciso perché ha scoperto un’attività criminale che coinvolgeva il denaro utilizzato per la catastrofe delle Filippine.
 
2. Walker è stato assassinato per impedirgli di esporre “una cospirazione per fornire alle vittime del tifone Haiyan un farmaco prototipo per il controllo delle nascite. Un farmaco nascosto nelle forniture di medicinali e aiuti alimentari.”
 
 
NDT: Personalmente non credo che Paul Walker sia stato assassinato, ma piuttosto che abbia avuto un normale incidente d’auto (anche se le immagini della macchina in quello stato di distruzione fanno venire ben più di un dubbio). Ciò non toglie che ipotesi alternative sono state formulate e l’intento di questo articolo è invogliare chiunque ad approfondire per conto suo questa morte quantomeno sospetta.
 
Al contrario esiste un caso CERTO di giornalista scomodo assassinato mentre era alla guida della sua macchina. Si tratta di Michael Hashtings. Qui l’unico articolo ITALIANO che tratti la vicenda nella maniera corretta: http://fractionsofreality.blogspot.it/2013/06/il-consigliere-di-bush-il-giornalista.html

Sapevate già tutto con tre anni d’anticipo!

 
 Chi legge www.i-nurse da un po’ di tempo, non troverà nei dati che seguono nient’altro che la conferma di tutto quello che ho pubblicato in questi ultimi due/tre anni (grazie anche all’impegno di Franco). La catastrofe nascosta, il processo di rapida ellenizzazione, la fuga di persone, cervelli, skills, capitali, industrie e chi più ne ha più ne metta. Recentemente sono ancora stato attaccato, deriso “mancano solo gli alieni cattivi e le scie chimiche” (ma non mi sono offeso, anzi mi sono messo a ridere…), sono considerato uno che “toglie le speranze“, continuate pure a sognare. Buona notte.
Massimo Rivolo
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– da wallstreetitalia.com –
Censis: fuga da Italia. Raddoppiati residenti estero. 8 milioni famiglie aiutate da parenti. Saccomanni, è ripresa?
Compravendite case crollate in Italia del 45% in cinque anni. E per il 2013 il Censis prevede un tonfo fino a -50%.
ROMA (WSI) – L’economia italiana continua a barcollare. Lo ha fatto in passato e il timore è che lo possa continuare a fare in futuro. A fronte di un ministro per l’economia – Fabrizio Saccomanni – e di un premier – Enrico Letta – che annunciano con toni trionfalistici qualsiasi cosa facciano – il 47esimo rapporto del Censis sulla situazione sociale del paese dipinge una realtà che fa venire i brividi.E non solo per i numeri del “passato”, con le compravendite di case che sono crollate -45% in cinque anni, ovvero dal 2007 al 2012; ma anche per i numeri del presente, visto che nel 2013 la flessione potrebbe arrivare a -50% (con 400.000 abitazioni vendute).Di seguito i punti principali del rapporto Censis. MERCATO IMMOBILIARE – Nell’anno che si sta per chiudere, le famiglie che hanno manifestato l’intenzione di acquistare un’abitazione sono state 907mila e solo il 53,5% è riuscito a realizzare l’acquisto. D’altronde, dal 2007 al 2012 il risparmio netto annuo per famiglia è passato da 4.000 euro a 1.300 euro.
 
Il comparto in affitto riguarda oggi il 14,9% delle famiglie. I nuclei giovani sono il 23,8% degli inquilini. La parte più consistente degli inquilini è localizzata nel Mezzogiorno (39,2%) e nelle grandi città, con oltre 100.000 abitanti (31,4%). Il 40,8% ha un reddito netto mensile di 1.000 euro e un ulteriore 44,1% compreso fra 1.000 e 2.000 euro.
 
CRISI DEMOGRAFICA – Gli italiani che sono fuggiti dal paese per cercare fortuna all’estero sono più di 4,3 milioni: negli ultimi 10 anni, il numero di cittadini che si sono trasferiti all’estero è più che raddoppiato, dai circa 50.000 del 2002 ai 106.000 del 2012 (+115%). Ma è stato soprattutto nell’ultimo anno che l’incremento si è accentuato (+28,8%). Nel 54,1% dei casi la nuova ondata di emigrazione ha avuto per oggetto giovani con meno di 35 anni.
 
FAMIGLIE, OTTO MILIONI AIUTATE DAI PARENTI – Le famiglie italiane che hanno ricevuto una forma di aiuto, nell’ultimo anno, da parte della propria rete familiare, sono state quasi 8 milioni. 1,2 milioni di famiglie non sono riuscite a far pronte alle spese con il proprio reddito e dunque hanno fatto ricorso a prestiti di amici. Per il 72,8% delle famiglie un’improvvisa malattia grave o la necessità di significative riparazioni per la casa o per l’auto sono un grave problema. Il pagamento di tasse e tributi (24,3%), bollette (22,6%), rate del mutuo (6,8%) mette in difficoltà una quota significativa di italiani.
 
FALLIMENTO AZIENDE – Dal 2009 la recessione ha portato alla cessazione di più di un 1,6 milioni di imprese. Tuttavia nel piccolo commercio, che conta oltre 770mila imprese, i negozi di vicinato che operano nell’alimentare, pur essendo stati spiazzati dalla grande distribuzione, hanno registrato un lieve incremento, vicino all’1% tra il 2009 e la prima metà del 2013. Il commercio ambulante è cresciuto di quasi l’8% (da 168mila operatori a quasi 181mila).
Gli operatori del commercio online sono quasi 12mila, aumentati del 20%. A una difesa delle posizioni, negli anni della crisi, va anche ascritta la presenza endemica dell’abusivismo commerciale.
La quota del commercio abusivo raggiunge il 7,1%, per un totale di circa 68mila esercizi commerciali, di cui il 52% in aree pubbliche o aree mercatali e il restante 48% in sede fissa. Particolarmente elevato è l’abusivismo nell’ambulantato, pari al 19,4%. Il giro d’affari sottratto al commercio regolare è pari a 8,8 miliardi di euro.
 
LAVORO: CRESCE INCERTEZZA – Dal rapporto del Censis emerge che il 2013 si chiude con una sensazione di “dilagante incertezza” sul futuro del lavoro. Ben un quarto degli occupati è convinto che nei primi mesi del 2014 la propria condizione lavorativa andrà peggiorando; il 14,3% pensa che avrà a breve una riduzione del proprio reddito da lavoro e il 14% di poter perdere l’occupazione.
“Sono timori che interessano trasversalmente la popolazione italiana – spiega il Censis – non solo i giovanissimi, che più che temere una riduzione della retribuzione hanno paura di ritrovarsi senza lavoro, ma anche le fasce d’età centrali, tra le quali l’esigenza di provvedere con il proprio reddito al benessere della famiglia amplifica le ansie rispetto al futuro”.
 
Tra i 35-44enni il 13,7% è convinto che la propria posizione lavorativa sia a rischio e il 17,3% prevede una riduzione del reddito; tra i 45-54enni la paura di perdere il proprio posto di lavoro accomuna il 17,1% degli occupati.
 
“Il sentiment di sfiducia è alimentato dal deterioramento di un quadro di contesto – aggiunge il rapporto – che ha visto, soprattutto nell`ultimo anno, allargare il perimetro della crisi dalle fasce generazionali più giovani a quelle più adulte”.

Infrasuoni: Pericolo in Agguato?

di Wenz
infrasuoni
Alcuni giorni fa ho scritto un articolo sugli ultrasuoni e sul loro abuso, oggi parlerò degli infrasuoni, che sono onde sonore di frequenza molto bassa, e quindi non udibili dallo orecchio umano.
 
Diversamente dagli ultrasuoni, gli infrasuoni sono molto pericolosi per gli organismi viventi, tanto dannosi da poter essere usati come armi dallo esercito americano (vedi guerra del golfo). C’è chi sostiene che possono addirittura essere impiegati per generare scosse telluriche (sarebbe il progetto HAARPin Alaska). (E non scordiamo il MUOS – n.d.A.)
 
Non voglio polemizzare contro questo o quell’ipotetico ente occulto a scopo propagandistico e militare, ma mi limiterò a dire che lo scienziato di origine jugoslava Nikola Tesla aveva lavorato a lungo sull’impiego degli infrasuoni per trasferire energia e sulla loro influenza sulla emotività umana. La sua scomparsa in circostanze diciamo ‘strane’ e il fatto che risiedesse negli Stati Uniti ha alimentato queste teorie sugli sviluppi delle sue scoperte.
 
Le onde infrasoniche non sono udibili direttamente, ma fanno parte della nostra natura, visto che sono emesse da alcune fibre muscolari del corpo (tra le quali anche dal cuore), e possono essere avvertite dal nostro stomaco, che è una specie di timpano naturale, in grado di percepire vibrazioni sotto la comune soglia uditiva. Sono queste vibrazioni che avvertono gli animali di un terremoto prima che questo avvenga.
 
La particolarità nociva di queste onde risiede nel fatto che si possono propagare a lunghe distanze senza perdere energia, e che, a forti pressioni sonore, determinano effetti piuttosto marcati come affaticamento, malfunzionamenti sensoriali, e disagi. In alcuni casi si può arrivare anche ad alterazioni metaboliche e microfratture articolari, polmonari, intestinali e cardiache.
 
Se qualcuno di voi ha seguito gli articoli di questo blog, saprà che esistono frequenze di vibrazioni principali per ogni organo. Se le onde infrasoniche sono scelte con la giusta frequenza possono diventare un’arma perché interagiscono negativamente con quella parte del corpo fino a causarne un blocco del funzionamento. La cosa più pericolosa, è che se non le possiamo sentire, queste frequenze possono essere impiegate anche a nostra insaputa. In questo caso potrebbero essere uno strumento per condizionare chi è sottoposto a un flusso costante d’infrasuoni, se calibrati a dovere per lo scopo che si vuole ottenere.
 
Ad esempio si potrebbe mantenere un intero paese in ansia se un’antenna lo inondasse di onde infrasoniche a basso dosaggio, che interagiscano con il sistema sensoriale delle persone. E’ una cosa un po’ agghiacciante, ma qualcuno al mondo lo potrebbe fare, perché le persone senza scrupolo non sono mai mancate nella storia umana, e credo che anche ora abbondino su questo caro pianeta!
 
Articolo pubblicato sul sito Musica – Spirito
Link diretto:

DR RATH FOUNDATION: L’OBBIETTIVO DI BRUXELLES E’ DISTRUGGERE LA SALUTE NATURALE

HTTP://WWWBLOGDICRISTIAN.BLOGSPOT.IT/2013/12/DR-RATH-FOUNDATION-LOBBIETTIVO-DI.HTML

L’obiettivo primario dell’ UE di Bruxelles è quello di distruggere il settore della salute naturale al fine di evitare che le terapie naturali, che non si possono brevettare, possano competere con l’industria farmaceutica mondiale, il cartello farmaceutico col suo ‘business di multi-miliardi di dollari da guadagnare con la malattia‘. In sostanza questi interessi delle imprese farmaceutiche multinazionali vengono sostenuti a livello esecutivo dell’ UE Bruxelles e assecondati da specifiche leggi europee.

Ora, nel momento in cui grazie ai grandi progressi della scienza per quanto riguarda salute naturale, la vita di milioni di persone affette da cancro, malattie cardiache e altre comuni patologie potrebbero essere salvate, il cartello ancora una volta pone il profitto sopra la vita e diventa responsabile per sofferenze e morte in proporzioni gigantesche, paragonabili a un genocidio.

Ora, nel momento in cui grazie ai grandi progressi della scienza per quanto riguarda salute naturale, la vita di milioni di persone affette da cancro, malattie cardiache e altre comuni patologie potrebbero essere salvate, il cartello ancora una volta pone il profitto sopra la vita e diventa responsabile per sofferenze e morte in proporzioni gigantesche, paragonabili a un genocidio.

Per esempio, l’obiettivo della cosiddetta “Direttiva sugli integratori alimentari” del 2002, è di impostare restrizioni quasi dittatoriali sulle vitamine e minerali e sui dosaggi che possono essere contenuti negli integratori alimentari.

Per mascherare questo obiettivo, l’UE sostiene che i livelli consentiti per ogni singola sostanza nutritiva verranno calcolati ‘in modo scientifico’, tramite la cosiddetta “valutazione scientifica del rischio“. In realtà la maggior parte dei metodi attualmente proposti per la valutazione del presunto “rischio” della consumazione di integratori, sono tutt’altro che scientifici. In realtà sono in sostanza erronei.

Anche la direttiva sulle terapie tradizionali a base di erbe medicinali, approvata nel 2004, mira a eliminare la ‘ minaccia’ che queste costituiscono ai guadagni dell’ industria farmaceutica. Tutte le erbe e le terapie naturali che non sono state registrate e a cui non è stata concessa una licenza, sono vietate e devono essere ritirate dal mercato.

In questo modo il settore erboristico viene decimato. Nel tentativo di ridurre la diffusione delle informazioni sulle terapie naturali, l’UE di Bruxelles nel 2006, ha approvato un cosiddetto “regolamento sulla nutrizione e sulla salute“.

Questa legge draconiana proibisce tutte le espressioni che suggeriscono che un alimento o una sostanza nutritiva, potrebbe favorire la salute e anche tutte le affermazioni sull’ esistenza di una relazione tra l’ assunzione di un alimento o di un nutriente e un effetto benefico sulla salute. Sono soltanto consentiti testi autorizzati dalla Commissione Europea – anche nei casi in cui esiste evidenza scientifica sugli effetti favorevoli alla salute.

Nel tentativo disperato di proteggere l’industria farmaceutica e il suo “business della malattia”, l’UE di Bruxelles ha usato il suo potere dittatoriale per proibire la libertà di parola.

L’European Food Safety Authority (EFSA) che pretende di proteggere la sicurezza della nostra alimentazione, è stata istituita nel gennaio 2002 per assistere l’UE nei suoi tentativi di distruggere il campo della salute naturale. L’EFSA si impegna in modo continuo e sistematico per eliminare le terapie naturali che non si possono brevettare, e le relative informazioni, invece di migliorare la sicurezza dei prodotti alimentari e proteggere i consumatori in tutto il continente europeo.

Dietro le quinte, i comitati scientifici dell’EFSA invece di essere composti da esperti indipendenti, sono costituiti da membri che sono legati ad aziende farmaceutiche, chimiche, biotecnologiche e agroalimentari. Inoltre, in un chiaro tentativo di proteggere gli interessi di questi settori commerciali, l’EFSA afferma sul suo sito web che avere un interesse non significa implica automaticamente un conflitto di interessi.

Perciò è poco sorprendente che la stragrande maggioranza delle più di 44000 affermazioni scientifiche su sostanze nutritive che sostengono ‘la (loro) funzione generale per la salute’, sono state respinte e non hanno ottenuto l’approvazione dell’EFSA ai sensi del “Regolamento sulla nutrizione e sulla salute”.

Bisogna avere conoscenza di tutto questo per poter disfarsi, una volta per tutte, dell’illusione che gli accorati appelli all’ UE di Bruxelles per “salvare gli integratori” e tutelare il nostro diritto alla salute naturale, non avranno mai alcun effetto tranne al massimo la comparsa di un sorriso ironico sui volti dei commissari dell’ UE e di chi si occupa degli interessi del cartello farmaceutico.

Tutti ormai dovrebbero capire quali sono gli effetti devastanti del potere del cartello sul governo dell’ UE di Bruxelles’: Ora, nel momento in cui grazie ai grandi progressi della scienza per quanto riguarda salute naturale, la vita di milioni di persone affette da cancro, malattie cardiache e altre comuni patologie potrebbero essere salvate, il cartello ancora una volta pone il profitto sopra la vita e diventa responsabile per sofferenze e morte in proporzioni gigantesche, paragonabili a un genocidio.
Fonte tratta dal sito .

In forte aumento in tutta Italia la vendita dell’usato – Un segno dei tempi

Posted By Corrado Palazzi On 11 dicembre 2013
 
Le nuove tendenze commerciali in periodo di crisi, anche nei prodotti tecnologici.
 
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[1]C’è un’Italia di cui pochi parlano ed è quella che si sta preparando con intelligenza ad affrontare i tempi bui che ci attendono. E’ un’Italia che rifugge la politica dello sperpero e che ha il pallino del recupero, risistemazione e riutilizzo del prodotto in un’ottica anti consumistica.  Fra le poche attività commerciali che tirano, oltre alle cliniche della morte, agli ospedali, alle farmacie, ai compro oro, ai lap dance, ed ai videopoker, stanno nascendo rapidamente molte attività commerciali  che vendono materiale usato, di ogni tipo. (Vedi articolo che segue) Non sfugge a questa logica nemmeno il prodotto a massima tecnologia qual è il computer. Anzi è proprio qui che stanno rapidamente aumentando le vendite e dove il consumatore può fare ottimi affari.
 
L’ inizio alle danze lo ha dato il colosso Amazon che ha annusato l’affare e vende prodotti ricondizionati. Sempre nel settore ICT  vi sono aziende come  Professionalpcwww.professionalpc.it[2]  che vende in rete esclusivamente modelli di computer  professionali,  a prezzi stracciati, con garanzia.
 
Le macchine sono ritirate da aziende in fine leasing,  con ancora una lunga vita davanti a loro. Ciò è dovuto al fatto che sono computer creati senza obsolescenza programmata (quella prassi truffaldina di fare le cose con materiali che hanno una rottura certa in tempi definiti e brevi).
 
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[3]Nel settore oggi operano anche le grandi marche internazionali come Apple che ha un suo florido mercato refurbish store.apple.com/it/browse/home/specialdeals/mac [4] .‎ Non è da meno  Fujitsu- Siemens che vende i suoi prodotti di eccellenza a prezzi abbordabili nei siti tedeschi o come in questo sito americano: http://www.shopfujitsu.com/store/outletstore.do .[5]
 
I computer professionali ricondizionati più conosciuti e venduti al mondo sono a buona ragione Fujitsu e Dell, alcuni modelli HP e Lenovo. E’ proprio  Lenovo,  il maggior venditore di computer per aziende. La società di Singapore che ha rilevato il settore notebook di IBM Thinkpad e che ne ha portato il marchio alle massime vette di eccellenza, produce computer robusti: shockproof, impermeabili ai liquidi nella tastiera, con il case in lega di magnesio e sofisticati sistemi di salvataggio dei dati. Alla fine l’eccellenza ingegneristica profusa nel prodotto ha dato ragione all’azienda  che ha sempre venduto, controcorrente, solo prodotti di alta qualità. Infatti nell’ultimo anno Lenovo ha scavalcato HP nelle vendite mondiali, divenendo primo produttore assoluto. E sta ora preparandosi ad assorbire  HTC[6].
 
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[7]In Italia i prodotti  Lenovo ricondizionati non sono molto diffusi, tuttavia li si può trovare dall’azienda distributrice o nei negozi che costituiscono la rete di rivenditori  FREEPCwww.freepcitalia.com.[8]   E’ un’azienda padovana che distribuisce  computer professionali  “liberi da incombenze” ovvero pronti all’uso, con installati  utili programmi open source. Questa ditta garantisce i suoi prodotti fino a 24 mesi. Una bella comodità per i negozianti che non devono più impiegare il loro tempo prezioso per caricare programmi sul cui acquisto guadagnano pressochè nulla.
 
L’interesse per i computer ricondizionati sta aumentando parecchio. La cosa ha del sorprendente, infatti: “alcuni negozi scettici che vendevano computer nuovi, ora vendono solo computer ricondizionati che comprano da noi” dice l’ing.  Olmino responsabile interno dell’azienda FREEPC e aggiunge: “Almeno qualche volta riusciamo a fare meglio dei concorrenti europei! “
 
Nel nord Europa, specialmente in Germania e Regno Unito, la vendita di tutti i materiali ICT refurbished, dalle stampanti laser, ai computer, ai monitor, ha avuto un boom di vendite esponenziali. In Italia non solo siamo ancora al palo di partenza, ma i venditori di computer (che sono bravi ed esperti  quanto raramente sanno fare commercio) si ostinano a vendere prodotti nuovi di fascia bassa guadagnando una media del 6 % come nel caso di una catena nazionale molto diffusa dal nome anglofono, mentre il computer usato di qualità i negozianti lasciano che gli italiani lo comprino su internet e all’estero.
 
Qualche volta i consumatori hanno delle delusioni, infatti il prodotto usato se non è garantito da una casa seria e non è un modello professionale, è meglio non comprarlo senza prima averlo visto, controllato bene  e provato. Alcuni smanettoni sono disposti a rischiare e comprano all’estero, data la carenza di offerta del prodotto in Italia, fatta sempre eccezione per  la solita FREEPC. L’Azienda ha dimostrato di credere fortemente nel progetto, ha realizzato per i suoi prodotti un raffinato packaging che ne mantenga il decoro e lo status di eccellenza del prodotto. Ha inoltre imbastito una preziosa comunicazione, per far comprendere la validità e l’eticità della scelta dell’acquisto di un prodotto informatico ricondizionato: http://www.freepcitalia.com/wp-content/download/opuscolo_2013.pdf  [9]
 
Qualche volta anche nel commercio, attività antica quanto difficile, bisogna essere pionieri, occorre anticipare i tempi, anche andando controcorrente.
 
Corrado Palazzi
 
Mercatino dell’usato: è boom nell’Italia in crisi
 
di: WSI Pubblicato il 20 agosto 2013| Ora 12:31
Lombardia guida le regioni, con 517 imprese attive. Tra le province Roma in testa, 11,3% del totale nazionale, seguita da Milano, Napoli e Torino.
il-mercato-dell-usato-conta-3-283-esercizi-commerciali-in-italia.aspx
 
Il mercato dell’usato conta 3.283 esercizi commerciali in Italia
 
ROMA (WSI) – Dall’abbigliamento usato per bambini a quello per sportivi. Dal recupero e assemblaggio di materiale usato per creazioni artistiche ai veri e propri centri dell’usato, quasi moderni rigattieri. Una passione diffusa in tutto il Paese e che, in tempi di crisi, significa anche risparmio. Il mercato dell’usato in Italia conta 3.283 esercizi commerciali. Il settore che vanta più imprese è quello del mobile usato e degli oggetti di antiquariato (52,9% del totale, 1.738 imprese attive), seguito dal settore indumenti e altri oggetti usati (29,9% del totale, 980 imprese) che è anche quello che fa registrare la crescita più significativa nell’ultimo anno, +14,2%. E’ quanto emerge da un’indagine della Camera di commercio di Milano su dati del registro delle imprese al primo trimestre 2013 e 2012Leader tra le regioni la Lombardia (517 imprese attive, 15,7% del peso sul totale nazionale) davanti al Lazio (430, 13,1%) e alla Toscana (386 imprese, 11,8% sul totale). Tra le province, Roma è in testa (11,3% del totale nazionale del settore usato), seguita da Milano (7,3%) e Napoli (6%). Torino è quarta.
Il Lazio è la regione italiana con il maggior numero di imprese attive nel settore dei libri usati e dei mobili antichi e usati (rispettivamente con 40 e 240 imprese attive) mentre la Lombardia guida la classifica in quello relativo ad oggetti e vestiti usati (177 imprese). La regione più specializzata in quest’ultimo ramo di mercato è però la Sardegna (38% del totale usato della regione) mentre la Basilicata primeggia nel settore dei mobili usati e oggetti di antiquariato (69,2%).In Italia il mercato dell’usato registra una leggera crescita tra 2012 e 2013, con 3.283 aziende attive nel settore e una crescita dell’1,1%. Positive le performance di Calabria (+18,2%), Sardegna (+11,1%), Basilicata (8,3%), Sicilia (+6,6%) e Lombardia (+5,7%).
Tra le prime dieci province per numero di imprese, spetta a Brescia il compito di far registrare la crescita maggiore, con un +11,8% rispetto all’anno precedente. (TM News)
 

http://www.stampalibera.com/?p=65865

Tradimento contro Ceaucescu

dicembre 14, 2013
 
Valentin Vasilescu, Reseau International, 14 dicembre 2013
 
Il 25 dicembre 1989 a Targoviste, il giorno dell’esecuzione dei Ceausescu, fu pronunciata una frase veritiera: “Vedete, il traditore è sempre stato vicino a voi”. La persona in questione era Victor Atanasio Stanculescu responsabile dell’esecuzione dei Ceausescu.
 
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L’agente di un servizio straniero collocato in una posizione chiave nello Stato, vale quanto un intero esercito. Stanculescu fu probabilmente reclutato nel 1986 da un agente dell’MI6 (l’intelligence estera inglese). L’agente di nome George Pop, un rumeno con cittadinanza inglese, che operò nel 1984 in Romania, rappresentava la divisione motori aeronautici ed equipaggiamenti militari della Rolls-Royce. Supervisionava l’assemblaggio dei motori aeronautici ROMBAC (del BAC-1/11 costruito su licenza in Romania). Più tardi, l’MI6 aveva passato informazioni a Stanculescu sui colleghi dell’AVO ungherese (NdT: i servizi segreti ungheresi) che avevano sviluppato un meccanismo per operazioni d’importazione di materiale militare in Romania, coinvolgendolo nei colloqui con il suo omologo ungherese Ferenc Karpati, Capo di Stato Maggiore ungherese. Sotto tale pretesto, Stanculescu nell’agosto 1989 partecipò a un seminario di formazione organizzato dall’AVO in una villa sulle rive del lago Balaton. Durante tale incontro ebbe assegnato un ruolo decisivo, organizzare il colpo di Stato del 22 dicembre 1989 per togliere definitivamente dal potere Ceausescu. Curiosamente, o forse no, alcune discussioni di Victor Stanculescu sul lago Balaton e successivi contatti con l’addetto militare ungherese in Romania, Sandor Aradi, erano note al controspionaggio rumeno. La sicurezza registrò l’11 settembre 1989 le telefonate ricevute da Aradi, a Budapest, riguardo un “cesto di frutta” che Stanculescu avrebbe dato all’addetto militare presso il ministero della Difesa.
La missione di Stanculescu a Timisoara, assieme a Gusa (NdR: generale rumeno, allora Capo di Stato Maggiore) comprendeva la distruzione dell’esercito sotto la loro direzione. Quando il suo compito a Timisoara fu adempiuto, alle 05:00 del 20 dicembre, Stanculescu, in attesa dell’esito della manifestazione che doveva aver luogo, si presentò all’ospedale militare di Timisoara simulando un attacco di cistifellea, e poi disse per telefono al generale Milea che doveva tornare a Bucarest. Cosa che fece la notte successiva, 21 dicembre 1989, con un aereo militare. La mattina del 22 dicembre, alle 06:00, Stanculescu andò all’Ospedale Militare Centrale, questa volta per farsi ingessare un piede. Questa mossa rientrava nel piano per rovesciare il regime di Ceausescu, perché dopo il suicidio del ministro della Difesa, generale Vasile Milea, alle 09:00, Stanculescu doveva impedire ad ogni costo la cancellazione del golpe, che dipendeva dalla sua nomina a ministro della Difesa. Nicolae Ceausescu, per evitare il tradimento dell’esercito, avrebbe nominato suo fratello, il Tenente-Generale Ilie Ceausescu, a ministro della Difesa, essendo stato anche uno dei tre assistenti di Milea. Dopo la partenza dei Ceausescu dal Comitato Centrale, alle 13:30, Stanculescu chiamò un medico militare presso il ministero della Difesa, per liberarlo dall’ingessatura. Fu lo stesso medico dell’Ospedale Militare Centrale, Colonnello Niculescu, direttore del Dipartimento di Traumatologia, a farlo. Gusa era andato a Timisoara il 22 dicembre alle 12:45, e 5 minuti dopo Stanculescu annunciò la riuscita del colpo di Stato, come previsto, anche se finì il lavoro solo il 25 dicembre, con l’eliminazione fisica dei Ceausescu. Il potere fu consegnato ad Ion Iliescu, che iniziò ad applicare con Gusa un altro scenario, quello dei terroristi, in realtà inesistenti, causando altri 942 morti tra i rumeni. Tutti gli ordini provenivano da Timisoara, e non da Ceausescu.
Facendo riferimento al generale dell’esercito romeno Stanculescu, nel 1989 Miklos Nemeth, ex-primo ministro di Ungheria, confermò a Susan Branstatter, regista del documentario sulla rivoluzione rumena del dicembre 1989 dal titolo “Scacco matto – Strategia per una rivoluzione“, che  l’Ungheria era riuscita a reclutare molte persone nelle posizioni chiave del regime di Ceausescu. Definì i criteri per l’arruolamento dicendo che queste persone erano in grado di aiutare le vittime del regime. Cinico sulle famiglie delle 1104 persone uccise dall’esercito rumeno durante gli eventi del 1989, ma anche realista, secondo la prospettiva degli interessi nazionali dell’Ungheria che ha sempre cercato di “liberare” la Romania, in particolare la Transilvania rumena.
 
Valentin Vasilescu, pilota ed ex-vicecomandante della base militare dell’aeroporto di Otopeni, laureato in Scienze Militari presso l’Accademia di Studi Militari di Bucarest nel 1992.
 
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Intervista al generale Stanculescu, organizzatore del colpo di Stato contro Ceausescu
 
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L’ex generale Victor Atanasie Stanculescu, il capo dell’esercito rumeno quando Ceausescu fu rovesciato, e che diresse il processo-farsa sommario che si concluse con la sua esecuzione, nel suo libro pubblicato di recente, “Infine, la verità“, indica come fu pianificato, insieme ai servizi segreti russi, il “colpo di Stato” del dicembre 1989. Si tratta di cinque interviste con lo storico Alex Stoenescu, dove il generale rivela i piani precedentemente concordati con i sovietici e gli statunitensi, lo sviluppo del colpo di Stato e perché vi furono tante vittime civili. Una testimonianza importante che proviene dal cuore degli eventi, e che rivela alcuni dati che il mito della “Rivoluzione rumena” nasconde. Questa è la traduzione dell’articolo pubblicato da Evenimentul Zilei sul libro. Credo che tale articolo abbia sufficienti rivelazioni da leggere, per poter capire. Mi auguro che nel tempo si possa scrivere un post sul libro, non avendo che le note di base pubblicate su di esso. La teoria della “rivoluzione” è promossa da tutti coloro che cambiarono casacca in tempo per rimanere ai vertici. Inoltre, funge da arma anticomunista perché fa credere che lo scopo delle manifestazioni di piazza di migliaia di cittadini sia stato il rifiuto del comunismo, quando al contrario, sostengono sempre più prove, chiedevano una riforma, non il cambiamento del sistema. Questo non solo lo sostiene il popolo rumeno, con cui si può parlare prendendo una Ursus (birra rumena), ma perfino alcuni soggetti che vissero la rivoluzione come il regista Sergiu Nicolaescu, pochi pensavano che stesse per cambiare il regime, avendo solo richiesto la riforma del socialismo.
Stanculescu sostiene che i servizi segreti russi e statunitensi progettarono il colpo di Stato da tempo, e che fu l’uomo che diresse gli eventi fino a quando Iliescu prese il potere. Il piano originale prevedeva un governo provvisorio militare, guidato da lui, ma alla fine si decise per un governo civile. Fornisce anche indicazioni su come la CIA intervenne presso il governo della Romania dopo la rivoluzione e scelse i suoi presidenti.
 
Stanculescu porta il KGB nella rivoluzione rumena
L’era di Nicolae Ceausescu è finita con un classico colpo di Stato, preparato dai servizi segreti sovietici, il KGB e il GRU (servizi segreti militari), con l’aiuto di ufficiali romeni, come ha dichiarato il generale Victor Atanasie Stanculescu, il personaggio chiave degli eventi del dicembre 1989, in un libro presentato presso la Biblioteca centrale di Bucarest. Nel volume “Infine, la verità“, il generale Stanculescu colloquia con Alex Mihai Stoenescu, raccogliendo cinque interviste che il generale accordò allo storico, la prima nel 2004 e le altre nel 2009. L’ultima, del 30 dicembre, nel carcere di Jilava (Nota: il generale fu arrestato come responsabile per la sparatorie della marina a Timisoara). “Sono le rivelazioni di Stanculescu sui fatti che conosce. La caduta di Ceausescu fu causata all’estero, dai sovietici e dagli statunitensi, ed era informato di tutto ciò. Descrive anche un evento verificatosi nel lago Balaton in Ungheria, con il capo del KGB. Sapevo anche che ci sarebbe stato un conflitto tra l’esercito e la polizia politica, la Securitate“, dice lo storico Alex Mihai Stoenescu, autore di un altro libro sulla rivoluzione, “Cronologia degli eventi del dicembre 1989“. Il destino del regime comunista della Romania fu deciso a Mosca e Washington, e una delle pedine fondamentali del colpo che eliminò dal potere Ceausescu fu Victor Atanasie Stanculescu, allora viceministro della Difesa. Nella primavera del 1989, l’ex generale era in “vacanza” con la moglie e la figlia sul lago Balaton, in Ungheria. A questa ‘escursione’ parteciparono anche il capo del KGB per l’Europa orientale e il Capo di Stato Maggiore ungherese, generale Ferenc Karpati, che discussero il problema ‘Ceausescu’.
 
‘Questo Ceausescu finirà male!’
Il capo del KGB era preoccupato per il fatto che la “liberalizzazione” avviata da Gorbaciov, avrebbe ricevuto una risposta dai rumeni, perché reagivano a tutto ciò che proveniva da Mosca, in linea di principio. Ha sempre ripetuto che avremmo dovuto fare qualcosa e cooperare“, ricorda Stanculescu. Dopo l’incontro, su cui il generale ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli nel libro, fu contattato nel settembre 1989 dall’attaché militare ungherese a Bucarest, Sandor Aradi: “Mi fu presentato da un ex-ufficiale dell’UM 0.110 (unità anti-KGB della Securitate), come un agente dal  straordinario potere di penetrazione in Romania.” Aradi disse, “Mi hanno detto che si è parlato con lei in passato (sul lago Balaton). Dobbiamo unirci per poter uscire da questo pasticcio della ‘malattia del comunismo’“. Più tardi, Stanculescu l’informò che, dopo i colloqui di Mihkail Gorbaciov con Ceausescu, il 4 dicembre 1989, quando il dittatore rumeno l’aveva accusato di “distruggere il comunismo”, il presidente russo tornò a Mosca e disse al suo assistente segretario alla propaganda: “Questo Ceausescu farà una brutta fine“.
 
GRU e KGB decisero l’esecuzione di Ceausescu
La decisione di rimuovere Ceausescu venne dai servizi segreti sovietici?”, chiese lo storico Stoneascu al generale, che rispose seccamente: “GRU e KGB insieme”. I primi giorni di dicembre, le truppe speciali della Direzione per l’Informazione (GRU) dello Stato Maggiore dell’Esercito Sovietico, chiamate Spetznaz, entrarono nel Paese. In loro supporto venne impiegato un aereo da guerra elettronica che disturbava il sistema di difesa terrestre. “Era troppo complesso per essere stato installato da noi“, spiega Stanculescu, riconoscendone l’impiego dai sovietici “per facilitare i movimenti, amplificare il caos generale e le azioni contro il regime“. Inizialmente, dopo che il piano era stato già concordato con i servizi segreti stranieri, l’azione doveva iniziare dall’interno, nel  novembre, subito dopo il XVI.mo Congresso del PCR. “Compresi che, a fine novembre, fummo ingannati. Non sapevamo chi avrebbe fatto il primo passo. Alla fine lo fecero i sovietici“, disse il generale, aggiungendo che nessuno agiva per paura della Securitate.
 
“La Securitate sarà battuta”
La collaborazione tra russi e statunitensi fu confermata in un altro passo. Poco prima degli eventi di dicembre, Victor Stanculescu fece uscire la figlia e il figlio dalle strutture operative della polizia politica, la Securitate, “perché non venissero feriti.” “La Securitate sarà sconfitta” dissero al generale. Avendo alle sue spalle la Securitate, Ceausescu sarebbe stato protetto, così si decise di eliminare il problema. Queste informazioni furono fornite dall’attaché militare statunitense a Bucarest. “Per favore non dica i nomi. Andai nellasua  residenza molte volte, anche con l’addetto militare francese (…) Le informazioni me le diede l’americano. ‘Attenti, ricordate che la Securitate deve scomparire!’ Mi dispiace, ma non posso dare dettagli più precisi, perché ne ho dimenticato alcuni, ho voluto dimenticare“, disse Stanculescu nell’intervista.
 
KGB e GRU spararono a Bucarest e Timisoara
Uno degli argomenti che occupa alcune pagine del libro, è in relazione a uno dei grandi misteri della rivoluzione: chi erano i “terroristi”? (nota: si chiamano terroristi coloro che spararono contro l’esercito e i civili, una volta che la Securitate e la marina erano passate con i golpisti). Una questione che il generale Stanculescu chiarì: “Il fenomeno del terrorismo ebbe due componenti. La componente esterna, sovietica, e le componenti interne, che agirono come elementi che, avendo visto che il regime era stato rovesciato, dovevano resistere. Alcuni terroristi furono arrestati da noi, dell’esercito, e molti altri ufficiali lasciarono le caserme. (…) Si nascosero per un po’ e, infine,  tornarono alle loro unità. E nessuno sa che cosa fecero durante quel periodo“. Dei dati riportati negli archivi sovietici, studiati in Russia, mostrano che sia il KGB che il GRU spararono dai tetti, sia a Bucarest che a Timisoara, sulle truppe tra la popolazione, essendosi uniti agli ampia movimenti di protesta. Inoltre, l’ex generale riconobbe che vi furono formazioni militari che ricevettero direttive dal Comitato Centrale, guidate per sezioni militari che avrebbero potuto decidere di difendere Ceausescu. “Non ne sappiamo molto, ma sappiamo che fu fatto. Ciò che fu in seguito reso noto è che alcuni uomini furono messi da parte, non concentrati, non mobilitati, non inviati alle manovre, erano parte attiva della Riserva dell’Esercito o dello Stato e che vi erano attivisti tra di loro. Vi furono sempre dei permessi di massa, qualche centinaio da ogni unità rimossi discretamente dai programmi regolari.” (Nota: si riferisce all’esercito romeno, che aveva unità di resistenza preparate a rispondere a un colpo di Stato). In quei giorni, furono arrestati dei militari con ordini “lasciati in bianco” (infiltrati), ma furono rilasciati immediatamente. “Ebbi una lista di 1015 terroristi catturati, identificati come militari. Mi fu comunicato che erano stati arrestati e trattenuti dalla polizia. Di quelli che sono scomparsi, evaporati, non esiste più nulla. Il sistema per proteggerli nelle situazioni estreme di prigionia, funzionò“. Più esattamente, precisa il generale, “si doveva dichiararli arrestati per errore“. Il termine “terroristi” fu applicato anche agli agenti dell’Accademia Militare che, a seguito di ordini confusi, spararono a 38 uomini nella notte del 21-22 sulle barricate di fronte all’Hotel Intercontinental.
 
“Nel 1991, la CIA mi propose di candidarmi”
 
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Vicino al potere, in parte garantito dal fatto che era stato scelto quale principale pedina del colpo dai servizi segreti stranieri, e in parte perché Nicolae Ceausescu aveva piena fiducia in lui, i piani di Victor Atanasie Stanculescu presero quota. Dopo il suicidio del generale Vasile Milea (Nota: il ministro della Difesa si suicidò, secondo la versione ufficiale, dopo aver guidato la repressione di Timisoara), Ceausescu volle Stanculescu suo successore come ministro della Difesa, ma poi Iliescu nominò Nicolae Militaru. Tuttavia, Stanculescu orchestrò, nella prima fase, il colpo di Stato. L’ordine di prendere il controllo dei consigli provinciali del partito del Paese, il ritiro dei corazzati di fronte il Comitato Centrale, il ritiro dell’elicottero e il suggerimento a Ceausescu di fuggire. Un classico colpo di Stato. “Fui invitato a rivolgermi all’Istituto della Rivoluzione, e rifiutai perché, come ho detto, non voglio partecipare alla riscrittura delala storia di Iliescu. Le cose non andarono come fu raccontato“, testimonia nel libro Stanculescu. Il generale, inoltre, riconobbe, costretto dai testimoni di Timisoara e dalle prove portate da Alex Mihai Stoenescu, di aver ordinato che ai lavoratori delle fabbriche di Timisoara fosse consentito di uscire, per amplificare le dimostrazioni.
Prima che Iliescu entrasse potentemente in scena, i piani per la Romania del dopo Ceausescu dimostrarono che sarebbe cambiato poco con gente come Victor Stanculescu, cioè “la fase principale seguiva il modello portoghese, un breve regime militare seguito da un regime democratico appoggiato dall’esercito. Finora ho sostenuto che successe proprio ciò, ma i compagni non vogliono ammetterlo. Penso che avremmo potuto, in quel periodo che chiamiamo fase di transizione, risolverlo in modo simile alla Grecia o al Portogallo, dove ho vissuto, perché ci fui subito dopo l’azione dei militari. A tre mesi dal rovesciamento del governo Caetano, andai a Lisbona, e quelle manovre furono eseguite in nome dell’esercito”. Parla del colpo di Stato del 1974 e del movimento delle forze armate. A capo dello Stato si sarebbe installato lo stesso Stanculescu: “Fui moralmente e professionalmente preparato a prendere il controllo del Paese, a garantirne la transizione e la tranquillità della popolazione, ma quando cercai di fare qualcosa, bloccarono ogni possibilità di azione“.
La seconda opportunità per accedere alle massime cariche dello Stato gli fu data nel 1991. L’ex generale disse che i primi contatti con gli statunitensi avvennero attraverso l’MI6, i servizi segreti inglesi, con cui ebbe ‘stretti contatti’. In base alle sue dichiarazioni del 2 dicembre 1991, incontrò due statunitensi in un quartiere di Bucarest, un agente della CIA e un rappresentante del ministero della Difesa: “Abbiamo una domanda, ci verrà chiesto se siete interessati a partecipare alle prossime elezioni presidenziali in Romania“, era la proposta che gli fecero. Se parlò di eseguire ‘un sondaggio sui pareri all’estero’ per indagare sull’immagine di Stanculescu all’estero e su certi settori della popolazione. Costo: 3 milioni di dollari, di cui una parte sostenuta dagli statunitensi. “Abbiamo assicurato le elezioni in Colombia, Indonesia, o credo fossero questi due Paesi, ma non abbiamo i soldi al momento. Dopo essere diventato presidente, le restituiremo i soldi.” Respinse categoricamente la proposta. “Non faccio così“, riporta Stanculescu. “Il rifiuto fu causato dalla mia paura di non poter pagare il debito”.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Buazizi, il “barbone” divenuto icona nazionale

dicembre 16, 2013Lascia un commento
 
Karim Zmerli Tunisie-Secret 15 dicembre 2013
 
Dallo schiaffo che non ha mai ricevuto alla laurea che non ha mai avuto, tutta sbagliata la storia di questo “barbone”, come dice Farhat Rajhi, divenuto icona nazionale e celebrità mondiale. Come quella che prese di mira l’Iraq, la disinformazione non fu mai così fuorviante, potente e distruttiva per gli Stati-Nazione. Tale disinformazione era un’arma dei servizi statunitensi e fu usata da un gruppo di cyber-collaboratori tunisini, dentro e fuori il Paese. Tre anni dopo la distruzione della Tunisia, si svela l’icona “nazionale” che distrusse la nazione.
 
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Tra un paio di giorni, ci potrebbe essere ancora qualche tunisino che celebra il terzo anniversario dell’immolazione di Tariq Buazizi  (s’è la sua vera identità), che incendiò la Tunisia e il cui devastante incendio si diffuse in Libia, Egitto, Yemen e Siria. Questa è l’occasione per tornare su tale manipolazione di massa che distrusse la Tunisia, di cui i nostri connazionali non hanno finito di pagare, perché il peggio deve ancora venire.
Come abbiamo scritto più volte nel 2011, Bouazizi non si chiamava Muhammad ma Tariq. Non  ebbe una laurea, ma un diploma. Non era di una famiglia povera di Sidi Buzid, ma di una famiglia media, come il 50% dei tunisini, i poveri, i veri poveri, rappresentano il 17% della popolazione tunisina. Non era un venditore ambulante che sfamava la famiglia, ma un ubriacone che ogni notte frequentava feccia come lui. Dopo ogni sbornia, picchiava la madre Manubia per null’altro che  denaro e con cui aveva un conto in sospeso: dopo la morte del marito Taib, dal quale ebbe tre figli, tra cui Tariq, ne sposò il fratello, cioè lo zio paterno di Tariq, dal quale ebbe altri quattro figli.
Il 17 dicembre 2010, Fayda Hamdi (47 anni), agente comunale ed ex segretaria del governatorato di Sidi Bouzid, retrocessa per far posto ad un candidato raccomandato, controllò Tariq Buazizi, fruttivendolo ambulante e senza licenza. “Devi fare come tutti i commercianti, avere una licenza per vendere legalmente“, disse. Volgare e violento, quest’ultimo rispose: “Vai ai farti...!” Lei finse di confiscargli la bilancia, replicando: “Come pensi di pesare ora?” Sempre violento e minaccioso,  rispose: “Con le tue tette da pu...”. Fayda Hamdi dichiarò: “Gli dissi di andarsene, ma cominciò ad urlare, mi spinse. Volevo confiscargli bilancia e merce. Ha resistito ferendomi a una mano. Mi insultò con pesanti parolacce. Cercò di strapparmi la spallina dell’uniforme. Dei rinforzi arrivarono…” solo allora la merce dell’ubriacone fu confiscata da altri agenti comunali giunti in soccorso. Dopo una bevuta di tre ore, Tariq Buazizi si recò al governatorato dove nessuno voleva riceverlo. Meno di un’ora dopo si diede fuoco davanti alla sede del governatorato di Sidi Buzid. Da quel momento si avviò la macchina della disinformazione e propaganda. In diretta connessione con agenzie straniere (statunitensi ed europee), un gruppo di cyber-collaborazionisti creò la tragica finzione che non lasciò indifferenti i giovani tunisini: la storia di “Muhammad” Buazizi, un giovane laureato disoccupato, umiliato e schiaffeggiato dalla polizia di Ben Ali. La sera stessa, la rete TV  islamo-sionista al-Jazeera diffuse questa tragica finzione. In questa manica di cyber-collaborazionisti istruiti ai metodi dell’organizzazione serba Otpor, agenzia della CIA finanziata da Freedom House, vi erano persone pienamente consapevoli di lavorare per delle potenze straniere e vi erano coloro che li seguivano come pecore. Questi cyber-collaborazionisti sono noti a tutti e non è necessario ricordarne i nomi.
Sei mesi dopo la morte di Tariq Buazizi, il mito iniziò ad incrinarsi. In un articolo di Christophe Ayad, “La rivoluzione dello schiaffo” su Libération dell’11 giugno 2011, Lamin Buazizi,  sindacalista da Sidi Bouzid, ammise che “In realtà, tutto fu inventato a meno di un’ora dalla sua morte. Disse di essere un laureato disoccupato per colpire il pubblico, quando era solo diplomato, e che era un fruttivendolo. Per istigare gli analfabeti s’inventò lo schiaffo di Fayda Hamdi. Questa è una zona rurale tradizionale, e ciò scioccò la gente.” Il sindacalista si dimenticò di dire che questa disinformazione non fu un prodotto locale, ma proveniva da oltre Atlantico! Questo sindacalista venduto all’ambasciata degli Stati Uniti di Tunisi, e in costante contatto con la cellula nera di al-Jazeera, non aveva altra scelta che ammettere una parte della verità. Il 19 aprile 2011, dopo quattro mesi di detenzione nel carcere di Gafsa, il giudice di Sidi Bouzid ordinò un non-luogo a procedere, essendo Fayda Hamdi totalmente innocente. Il primo a scrivere che “Lo schiaffo non ci fu mai” fu il professor Abdelhamid Largash del giornale on-line Leaders, il 25 maggio 2011. Poi ci fu l’articolo di Christophe Ayad, come detto sopra. Il colpo di grazia arrivò da Muhammad Amin Manqai con il suo articolo “Tunisia, ascesa e caduta di Muhammad Buazizi“, Kapitalis, 23 giugno 2011, in cui  cita Farhat Rajhi, l’effimero ministro degli Interno dopo la caduta del regime: “Muhammad Buazizi era un barbone, null’altro che un tizio da evitare quando cammini con tua moglie o tua sorella per strada!” Così, in pochi mesi, un Hela Beji fu elevato alla dignità di “San Buazizi” (Le Nouvel Observateur del 10 gennaio 2011), Farhat Rajhi lo sminuì all’indegnità di “barbone e null’altro.” Il ribasso di Tariq Buazizi nella borsa della “primavera araba” non impediva a Bertrand Delanoë, sotto la pressione di comunisti ed ambientalisti, di assegnarne il nome a una piazza di Parigi, proprio quando la targa che ne onorava la memoria nella città natale, Sidi Bouzid, veniva distrutta da ragazzini, laureati disoccupati, umili del Paese, persone oneste ed affidabili nonostante la povertà e l’ingiustizia sociale.
Tariq Buazizi non partecipò alla distruzione della Tunisia. Questo giovane ubriacone, come migliaia in Tunisia, non pianificò il suo suicidio, né tanto meno la destabilizzazione, occupazione e islamizzazione della Tunisia. Coloro che ne furono responsabili, davanti alla storia, fu il branco di cyber-collaborazionisti della CIA, che sotto l’ombrello di Alec Ross, consigliere speciale di Hillary Clinton, e di Jared Cohen, l’organizzatore dell’Alliance for Youth Mouvement (AYM) che si tenne a Washington nel dicembre 2008 riunendo i vari piccoli ratti tunisini, egiziani, libici, yemeniti, siriani e algerini della futura “primavera araba“. Tra i responsabili di fronte alla storia vi è anche l’esercito virtuale (facebook e tweeter) dei rinnegati involontari, ingannati dai cyber-collaborazionisti e istigati dalla TV islamo-sionista al-Jazeera.
 
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora