‘Non sono tutto il Paese’ Letta attacca i Forconi – A Torino procura procede per devastazione

Sempre dalla solita area, si sente dire che non piace lo sventolio del tricolore. Per chi è avvezzo alle sole bandiere di partito DEVE TROVARE PROPRIO RIPUGNANTE che il popolo NON NE VOGLIA. Inoltre, che strano. Quando a sputare sulla bandiera tricolore erano i leghisti subito la sinistra si ergeva in difesa del tricolore. ORA NO, altro controordine compagni?
Meglio ergersi a paladini del REGIME LETTA ALFANO TROIKA.
Letta chi rappresenta oltre all’1% della sua loggia BILDERBERG?????? Ah giusto, questa è democrazia, il regno dell’1%.

‘Non sono tutto il Paese’ Letta attacca i Forconi
Letta, non vero che rappresentano tutto Paese. A Torino procura procede per devastazione

11 dicembre, 21:40

Il Governo ‘spunta’ i forconi. “Sono solo una piccola minoranza, non rappresentano il Paese”, è l’affondo del premier Enrico Letta. Mentre il vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano annuncia la linea dura: “non avremo remore a reprimere ogni minaccia e intimidazione che dovesse essere espressione di atteggiamenti delinquenziali”. Sul fronte dell’opposizione, si registra la marcia indietro di Silvio Berlusconi, che rinvia l’incontro previsto con una delegazione dei dimostranti.

E il neosegretario della Lega Nord, Matteo Salvini, dà fuoco alla polveri: “dopo il voto di fiducia di oggi dovrebbero entrare in Parlamento”. Giunta al terzo giorno, la protesta, dunque, continua ad infiammare non solo le città, ma anche il Palazzo. In mattinata, alla Camera, Letta punta il dito contro Beppe Grillo, criticando chi “arriva a incitare all’insubordinazione le forze dell’ ordine, forze dell’ordine che invece io qui voglio ringraziare davanti a voi e al Paese, per la fedeltà indiscutibile ai valori repubblicani che dimostrano ogni giorno”.

Nel pomeriggio al Senato, il premier mette nel mirino i ‘forconi’. “Quando il Governo deve discutere – spiega – affronta il problema con le categorie economiche di riferimento, con i rappresentanti che rappresentano il 90% di quelle categorie, e si viene a dire che quelli che manifestano rappresentano il Paese, io rispondo che non è vero, si tratta di una piccola minoranza di una categoria economica, è uno stravolgimento delle regole di una democrazia economica”. Aggiunge poi che “blandire le minoranze stravolge le regole della democrazia”.

Berlusconi ieri aveva annunciato l’incontro per oggi alle 17 con una delegazione degli autotrasportatori. Oggi il dietrofront. “Ho deciso – fa sapere il leader di Forza Italia – per evitare ogni possibile strumentalizzazione, di rinviare l’incontro, ma rivolgo il mio invito al Governo affinché si faccia subito interlocutore attento delle istanze rappresentate da migliaia di aziende che stanno pagando la politica recessiva degli ultimi 2 anni”.

Ma, dopo Grillo, oggi è stata la Lega a salire sul carro delle proteste. “Letta – accusa il segretario Salvini – si sta scavando la fossa ubbidendo a tutte le richieste fatte da Bruxelles e poi qualcuno si stupisce dei forconi. Dopo il voto di fiducia di oggi dovrebbero entrare in Parlamento”. Quando la protesta è non violenta, “è sempre benvenuta”, sostiene, spiegando che in queste condizioni, con un premier che “ha parlato a vuoto, senza accennare minimamente al lavoro”, non c’è da stupirsi “se i forconi vengono a cercare qualcuno”. Sul fronte dell’ordine pubblico, il ministro Alfano – che domani svolgerà un’informativa alla Camera sul tema – fa la voce grossa. “Faremo di tutto – scandisce – per assicurare le manifestazioni di chi vuole protestare”, ma sarà usata “tutta la forza dello Stato contro i violenti. Impediremo che le città siano ostaggio dei delinquenti per fini politici o individuali. Non avremo remore a reprimere ogni minaccia e intimidazione”.

Il ministro invita quindi a “distinguere chi manifesta in forma civile e pacifica il proprio disagio da un’ala che si sta confermando violenta e delinquenziale”. E nelle città è ancora un bollettino di guerra. Gli scontri più gravi a Milano, dove i manifestanti sono entrati in rotta di collisione con i tifosi dell’Ajax, giunti per la partita con il Milan. Una trentina di supporter olandesi, scesa da un pullman, se l’è presa con gli attivisti dei forconi che stavano bloccando il traffico nel centro del capoluogo lombardo. Negli scontri sei tifosi della squadra di Amsterdam sono rimasti feriti, tre in modo grave.

A Torino altra giornata di cortei e blocchi. La procura ha aperto un fascicolo di indagine per gli episodi avvenuti negli ultimi tre giorni. Devastazione e saccheggio, istigazione a delinquere, resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, lesioni, i reati ipotizzati. Oggi sono state arrestate 5 persone. Anche la procura di Genova ha aperto un fascicolo contro ignoti ipotizzando l’interruzione di pubblico servizio di autobus e treni.

Oggi si registrano anche alcune contro-manifestazioni. A Pinerolo (Cuneo) il Pd ha organizzato un corteo di protesta contro i blocchi dei manifestanti. Da parte sua, il leader dei forconi, Mariano Ferro, prende le distanze dalle violenze. “I veri ‘forconi’ – dice – si trovano in Sicilia dove la protesta in questo momento è pacifica. Purtroppo la nostra sigla viene associata a gruppi di teppisti ed eversivi con i quali non c’entriamo nulla. Ci dissociamo a gran voce dalla violenza in atto in altre parti del Paese”. Un altro dei capi della protesta, Danilo Calvani, si lamenta. “Ci vogliono – rileva – far passare per violenti, estremisti, mafiosi. Non è così. E’ il popolo arrabbiato e desolato che è sceso in piazza. Gli estremisti non hanno nulla a che vedere con noi”.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&p=185105#185105

In azione lo squadrismo CONTRO I BLOCCHI in difesa del regime LETTA-ALFANO E DRAGHI

Un altro esempio di tolleranza da coloro che si ergono a superiori

Forconi e Autonomi, scintille sotto la Loggia a Udine
In piazza Libertà volano insulti, bottiglie di birra e anche qualche sasso. Poco dopo tra i circa 400 manifestanti torna il sereno, nessun incidente
protesta forconi
di Michela Zanutto

UDINE. Sono volati insulti, bottiglie di birra e anche qualche sasso. La seconda manifestazione del Movimento 9 dicembre, ieri sera, si è accesa oltre misura davanti alla Loggia del Lionello, quando quasi 400 persone – scese in strada per la seconda volta nel giro di tre giorni – hanno sfilato davanti a un cartellone sistemato da un manipolo di ragazzi della Nuova autonomia udinese, una sigla di estrema sinistra nata da poco in città. «Quando tra gli imbecilli e i furbi si stabilisce un’alleanza, attenti che il fascismo è alle porte», c’era scritto. È bastato riportare una frase dello scrittore Leonardo Sciascia per scatenare gli animi più fumantini. Una decina di minuti di tensione o poco più, risolti grazie all’intervento delle forze dell’ordine e degli stessi organizzatori che hanno impedito ai manifestanti di salire i pochi gradini che dividono il loggiato da via Mercatovecchio. «Non dobbiamo piegarci alle loro provocazioni – hanno gridato dagli altoparlanti –, non dobbiamo fare scadere in rissa una manifestazione altrimenti pacifica».
E il variegato popolo udinese dei forconi si è ricompattato, schierandosi sul terrapieno della piazza e stemperando gli animi con un minuto di silenzio in memoria delle vittime della crisi. Il corteo si è mosso da piazzale Osoppo – quartiere generale della protesta – quando erano passate da pochi minuti le 18. Subito è stata una pioggia di petardi, schiocchi sordi proseguiti durante tutta la manifestazione. E poi i fumogeni: bianco, rosso e verde, per ricordare che «siamo in piazza per salvare l’Italia».
Ma in prima fila c’erano i bambini, «sono le figlie e i figli di chi oggi è in piazza – spiega il coordinatore della manifestazione, Alessandro Gallo – vogliamo dare un segno tangibile, spiegare visivamente a tutti perché siamo qui a protestare. Lo facciamo per assicurare un futuro alle nuove generazioni». Un filo rosso di “no” unisce i manifestanti: no all’Europa, no alla Casta, a Honsell, a Letta, al governatore Serracchiani, al senatore Monti, a Berlusconi per arrivare fino ai massoni. Cori da stadio e “tutti a casa”, facevano da contraltare alle “ramazze”, già figura simbolo che al Carroccio non ha portato molta fortuna.
Era abbastanza eterogeneo il serpentone che, partendo da piazzale Osoppo, è scivolato lungo viale della Vittoria per piegare in via Giovanni da Udine, via Gemona, fino a piazza Libertà, per poi rientrare attraverso piazza San Giacomo. Pensionati, studenti, mamme e papà, grillini e anche parecchi esponenti di CasaPound, riconoscibili perché indossavano una maglietta gialla con il simbolo della sede cittadina del movimento di estrema destra. Un incedere lentissimo ha caratterizzato l’azione dimostrativa di ieri sera: oltre due ore per percorrere qualche centinaio di metri. Un piano studiato a tavolino così da bloccare il più a lungo possibile il traffico. Un piano che ha raggiunto l’acme in piazzale Osoppo, intorno alle 20, quando i manifestanti hanno invaso la strada per circa mezz’ora costringendo le automobili a procedere a passo d’uomo. La protesta prosegue a oltranza, l’obiettivo è ottenere la caduta del governo. E in questo senso ieri a Roma si celebrava una giornata cruciale. Perché la speranza del popolo del 9 dicembre era di vedere sfiduciato Letta in Parlamento. Così non è stato e «quindi venerdì scenderemo tutti in massa nella capitale per manifestare davanti a Montecitorio – assicura Gallo –, dobbiamo guardarli in faccia e gridare tutta la nostra disperazione». Domani, gli organizzatori parlano di circa 300 persone che in pullman convoglieranno a Roma per unirsi al movimento nazionale. Ma si ipotizza un terzo corteo pure in città, anche se con la contemporanea corsa della Staffetta 24 per un’ora di Telethon è difficile ipotizzare l’ok della Questura. In ogni caso il presidio in piazzale Osoppo prosegue. È ormai permanente da domenica sera. È persino spuntata una tenda da campeggio in cui i manifestanti si riparano nelle ore più fredde della notte. E la solidarietà è molta, con uomini e donne che portano un pasto caldo ai ragazzi che per tutto il giorno continuano incessantemente a distribuire volantini, perché «ribellarsi è un dovere».

11 dicembre 2013

http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2013/12/11/news/forconi-e-autonomi-scintille-sotto-la-loggia-a-udine-1.8282290

Gli anti-Equitalia bloccano il traffico

 “Siamo cittadini stanchi”
Presidio in via Tiarini, poi corteo sino a piazza Maggiore con blocchi delle auto lungo i viali. E’ la manifestazione contro la società di riscossione tributi. La protesta continuerà in consiglio comunale nel pomeriggio

di EVA PEDRELLI

Erano in una cinquantina questa mattina al presidio davanti alla sede di Equitalia a Bologna, in via Tiarini. Una manifestazione contro la società di riscossione dei tributi che ha visto anche la partecipazione di alcuni rappresentanti del movimento dei forconi (dai quali però i manifestanti di Bologna hanno preso le distanze).
I manifestanti, dopo aver sostato davanti alla sede di Equitalia tra cori e striscioni (‘Non suicidatevi, ribellatevi’), hanno proseguito con un corteo lungo le vie del centro. Il serpentone ha bloccato i viali per alcuni minuti, tra via dell’Indipendenza e il ponte di Galliera, creando problemi al traffico. Poi ha di nuovo bloccato la circolazione tra via dell’Indipendenza e via Ugo Bassi.

”Non c’è violenza – ha detto Elisabetta Bianchi, una delle organizzatrici – Vogliamo che i dirigenti di Equitalia vengano fuori, siamo cittadini stanchi”. A Palazzo d’Accursio Elisabetta Bianchi ha iniziato una trattativa con i rappresentanti del Comune per ottenere l’ingresso in consiglio comunale oggi pomeriggio. I manifestanti hanno rifiutato la proposta della presenza in aula solo di una delegazione.
Articolo, foto e video al link :

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/12/09/news/gli_anti-equitalia_bloccano_il_traffico_e_nel_pomeriggio_arriveranno_in_consiglio-73116271/

Lettera aperta al Movimento NO TAV da parte di un detenuto

Bella lettera. un abbraccio solidale a Valerio. Spero di vederlo presto libero, a trovarci in Valsusa

 Nicoletta Dosio

Faccio girare questa lettera aperta di Valerio Crivello al movimento no tav,  chiedendo che vega pubblicata sulle mailing list e sui siti. Valerio è un  ragazzo combattivo e solidale che per aver coraggiosamente denunciato i  pestaggi e altre angherie commessi nel carcere di Tolmezzo ha subìto  trasferimenti e isolamento punitivo (14 bis), continuando a difendere la  propria dignità a testa alta. Questo scritto, come dice lui stesso, è il suo  modo per essere vicino ai valsusini in lotta e per creare, tra dentro e  fuori, un “ponte”. Ponte tanto più significativo vista la calorosa  accoglienza ricevuta dai no tav in carcere e viso che anche il carcere,  purtroppo, è una realtà ormai legata alla lotta contro il treno veloce e i  soprusi che incorpora e difende. A Valerio fa molto piacere ricevere lettere  e libri.

Massimo

  Lettera aperta al movimento no tav

Cari amici della no tav,

sotto invito di un mio caro compagno, conosciuto nel carcere lager di  Tolmezzo, vi scrivo, sperando in un legame, in un ponte, con cui poter  dimostrare la mia solidarietà a voi, che, benché in modo diverso dal mio,  siete conculcati in libertà e dignità dal potere statale.

Ammetto che la mia attenzione verso di voi è il risultato di una spinta  esterna avvenuta nel 2012. Come spesso accade, l’uomo medio, preso dalla  vita convulsa fatta di lavoro, sequenze inutili di quotidianità ripetitiva e  direzionata da bisogni vaghi, tende a percepire con marginalità e distacco  le notizie (già di per sé poco veritiere e dozzinali) del tubo catodico e  della stampa: non è sempre una mancanza di empatia o sensibilità, ma spesso solo una stanca disattenzione su vicende che invece ne abbisognano molta.

L’opinione pubblica non è veramente al corrente della situazione in Val di Susa, persino i carcerati italiani, così colmi di tempo libero da passare  davanti alla tv, non hanno ben chiaro quanto sia vicina a loro la  controversia che divampa in quel piccolo pezzo d’Italia, reso sacrificabile  dalle mire economiche del Moloch statale.

Ho intrapreso il discorso con molti detenuti, l’opinione comune ricalca ciò che volutamente le stampe divulgano per compiacere i padroni, ossia che la  TAV significa progresso, velocità (mi ricorda tanto il manifesto futurista di Marinetti e co. tanto amato dai fascisti) ma soprattutto lavoro e imprenditoria. Così l’italiano stolto si chiede chi mai sia così tanto  barbaro da opporsi a questo benessere e a queste possibilità di lavoro,  soprattutto con la crisi attuale.

Purtroppo nessuno si sofferma su un particolare: il benessere della  collettività è l’equilibrio nella collettività! Il benessere per la  collettività non è far passare la merda per cioccolato o far credere che una  schiavitù sia l’unico modo per salvarsi dalla povertà. Ci sono intellettuali  prezzolati che, al soldo (in maniera occulta certo) di politicanti come Lupi, fanno i mercanti vendendo “cioccolata” e “salvezza”, legittimando “poveri” imprenditori e demonizzando i manifestanti come fossero terroristi  mal armati. Ma poiché in parte il cittadino è vigliacco e arrivista, oltre  che mal informato e credulone, non solo crede, ma cede, a volte addirittura impegnandosi a voler ottenere lo stesso successo dei suoi governanti e oppressori, usando così i loro metodi, ma facendo soprattutto il loro gioco, alla fine però l’unico risultato sono gli scarti di quelle tavole ammannite dai ricchi epuloni.

Essere obiettivi non è facile, bisognerebbe però sempre chiedersi del rapporto costi-benefici delle grandi opere finanziate in parte con denaro pubblico, quando si sa che lo scopo è lucrare mirando ai finanziamenti dell’Unione Europea. In egual modo ci si dovrebbe chiedere come mai, dei 30 mld messi a disposizione dalla stessa UE per la piccola imprenditoria, ben pochi vengono utilizzati, perché non canalizzati da adeguata informazione.

Eppure emeriti economisti come Zagrebsky o Mario Callagati, allievo di Giorgio Fua, critici verso la possibilità di ripresa della grande produzione e della crescita, a conti fatti ammettono che l’unico sensato intervento dello Stato nell’economia è il credito per le piccole e medie imprese, in modo che con piccole opere a livello locale si soddisfi la richiesta di manodopera.

Ora, per quanto ritenga questa possibilità solo in parte salvifica perché difende (in parte) un capitalismo che di fatto è il concetto di entropia economica ai massimi livelli (irreversibilità dei processi produttivi),

almeno non si tratta di depauperare energia economica, sociale e ambientale con un’imposizione di sudditanza per il guadagno di una casta.

E qua, si apre un altro punto, quello per cui sono un vostro acceso sostenitore, la non accettazione di un’imposizione da parte dei “nostri impiegati” per l’ipotetico nostro bene. È paradossale pensare che una

democrazia rappresentativa, che dovrebbe per l’appunto rappresentare la nostra volontà, invece la sotterri per mantenere viva la propria “cleptocrazia”. Noi cittadini siamo datori di lavoro che pongono una classe per farsi derubare e schiavizzare: se bisognava arrivare alla faccenda della Val Susa per reagire allora dico che si è aspettato troppo.

Diciamoci la verità, quel grosso buco non ha utilità alcuna visto che dalla metà degli anni ’90 il traffico commerciale su gomma attraverso l’arco alpino (e non solo) ha avuto una decrescita, visto che anche la stessa Francia non ha stanziato il denaro previsto perché di fatto non ha ottenuto alcuna precedenza dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture (non mi ricordo il nome in francese, pardon!), ma qualche canaglia in Italia vuole replicare lo scempio economico della Salerno-R. Calabria, perché per una volta lo Stato impara dalla malavita e non il contrario.

Ed infatti per veder difesa la loro prepotenza, ecco una bella militarizzazione a protezione dei poveri imprenditori… Qualcuno ha detto in tv che parlare di militarizzazione sia assurdo, perché il presidio occupa 7 km quadrati su una superficie di 1000 kmq. Bisognerebbe spiegare a quell’esimia testa di c… (di cui non ricordo il nome) che anche un metro di presidio è manifestazione dittatoriale quando le armi vengono puntate sulla volontà popolare.

Cari amici, vi invito ad investire nella vostra giusta causa in due modi distinti ma correlati. L’informazione generalizzata e l’azione localizzata, senza lasciar spazio all’indulgenza. Vorrei potervi essere fisicamente vicino e sarei felice di incorrere in problemi giudiziari per una causa come la vostra, ma purtroppo mi trovo qui incasinato in un modo di cui neanche io ho idea, ma questa è un’altra storia.

Con rispetto per la vostra lotta,

Valerio Crivello

 

carcere di Piacenza, 20 novembre 2013

 

Per scrivergli:

Valerio Crivello

C.C.

Via delle Novate

29100 Piacenza

 

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I giorni della rabbia (e dei babbei)

ma certa gente dice che l’unico intento dei forconi sia quello di instaurare una giunta di militari……La prossima volta che dicono? Che questi forconi si alleano con i marziani?

Mentre scriviamo un Parlamento illegittimo sta votando una terza fiducia al governo Napolitano-Letta. C’era un convitato di pietra, la rivolta di piazza che sta incendiando il Paese, giunta oggi al suo terzo giorno. Indicativo quanto ad un certo punto ha dichiarato il segretario del Partito democratico Guglielmo Epifani. Da portavoce qual’è del principale paladino dell’ordine costituito dopo aver stigmatizzato e condannato il movimento del 9 dicembre, ha inveito e minacciato rabbiosamente “chi si è permesso di oltraggiare gli esponenti e le sedi del Partito democratico”. Il riferimento è a quanto accaduto ieri a Perugia.

Nelle stesse ore il Ministro dell’interno suonava il medesimo spartito.

Segno del nervosismo che regna nei traballanti Palazzi del potere. Un segno di debolezza che suo malgrado Letta ha confermato quando, chiudendo la sua filippica, ha dovuto ribadire che lui non si arrende e si “batterà come un leone contro le pulsioni antieuropeiste”.

Dunque, anche se la rivolta si fermasse oggi, essa avrebbe ottenuto un successo enorme. Lo ha ottenuto perché ha saputo strappare tanti comuni cittadini dallo stato di sudditanza e d’impotenza, gettandoli nel fuoco della lotta; perché ha saputo parlare al cuore e alla testa di milioni e milioni di cittadini falcidiati dalle politiche criminogene dei dominanti ottenendo un’ampio consenso. —dominanti che d’ora in avanti non potranno più usare l’alibi che siccome gli italiani non s’incazzano vuol dire che condividono i duri sacrifici richiesti.

Ma questo NUOVO MOVIMENTO non si fermerà qui. Potrà rallentare, inciampare, ma è destinato a crescere, ad ingrossare le sue fila. Si farà le ossa, si dovrà strutturare in forma stabile (un coordinamento nazionale di tutti i portavoce locali?) superando disorganizzazione e pressapochismo. La sfida lanciata dal Movimento è tutta politica ciò che lo obbliga a crescere a maturare in fretta. Se la sua attuale direzione si dimostrerà inadeguata non abbiamo dubbi che verrà scavalcata e sostituita.

Se il Movimento del 9 dicembre è riuscito in questo mezzo miracolo non è solo perché la misura era colma. Se ha funzionato come catalizzatore della rabbia è grazie ad otto fondamentali fattori:

(1) è stato respinto ogni sindacalismo categoriale a favore di un vero e proprio programma politico generale,
(2) No alla globalizzazione e al capitalismo finanziario predatorio,
(3) No all’Unione europea,
(4) Riconquistare la sovranità popolare e monetaria,
(5) Difesa e applicazione della Costituzione,
(6) Ripudio di tutti i partiti, di destra e di sinistra, che hanno governato il Paese causando la catastrofe sociale,
(7) di contro alla richiesta rivolta ai governi di cambiare la loro politica economica si chiede un cambiamento radicale, politico ed economico, un governo popolare,
(8) decisiva, sul piano simbolico, anche la decisione di rifiutare ogni bandiera di partito a favore di quella italiana.

I media di regime, dopo aver annunciato che la protesta sarebbe stata un flop, hanno scatenato la loro artiglieria pesante, definendo la rivolta “populista”, “demagogica”,”qualunquista”, “fascista”, “golpista”. Al secondo giorno, quando hanno visto i presidi e i blocchi ingrossarsi, di giovani, studenti, precari, pensionati, oltreché di piccoli imprenditori in rovina, le centrali strategiche della disinformazione, hanno aggiustato il tiro, ricalibrandosi verso un peloso paternalismo.

E’ la medesima traiettoria di certa sinistra “antagonista”. Leggendo lunedì certi siti “rivoluzionari” ( eccezioni positive Infoaut e Militant, NdR) veniva il dubbio che avessero fatto un copia e incolla da la repubblica. Martedì, ieri, già si segnalavano le prime, timide e contorte correzioni di tiro. Senza tuttavia ammettere il madornale errore iniziale. Un buon segno.

Ci sono tuttavia numerosi babbei in circolazione —faremo nomi e cognomi a tempo debito, stiamo anche noi monitorando e catalogando— che insistono a chiamare questa rivolta “reazionaria”. La prova sarebbe che i fascisti l’avrebbero infiltrata. Gli stessi che hanno scatenato una miserabile campagna contro l’MPL e i suoi dirigenti, accusandoli, dal momento che aderiscono alla protesta, di essere “pappa e ciccia coi fascisti” —ciò che a sinistra suona come la più infamante della accuse, quella che merita la condanna all’ostracismo se non peggio. Veramente non non solo “aderiamo” ci siamo dentro fino ai capelli, e in ogni luogo in cui siamo abbiamo occupato la prima linea.

Ed è proprio per questo nostro ruolo attivo, perché ci stiamo conquistando la stima di chi sta occupando strade e piazze, che possiamo praticare l’antifascismo, quello vero, quello che toglie spazio, agibilità e ossigeno ai fascisti proprio nei luoghi di massa in cui essi cercano di ficcarsi.

Sì cari babbei! noi abbiamo deciso di “sporcarci le mani”, di stare comunque col popolo che soffre e, nel fuoco della battaglia, guadagnare la sua fiducia. Non è con le declamazioni isteriche e con gli esorcismi che si emarginano i demagoghi, ma battendosi per indirizzare sui giusti binario la rabbia sacrosanta di chi ormai è alla fame ed è pronto a tutto.

Babbei! Chiedetevi piuttosto come mai proprio nelle città in cui siete i fascisti si sono potuti infiltrare, perché siete ai margini di questa grande protesta. Chiedetevi se ciò non sia dovuto al fatto che non avete alcuna reale base sociale, che la vostra consistenza politica è inversamente proporzionale al volume dei vostri proclami ideologici, ed al vostro antifascismo paranoide.

Vi faremo rimangiare le vostre accuse infamanti. Non sarete voi che verrete a prenderci. Saremo noi che verremo e prendere voi!

11 Dicembre

Movimento Popolare di Liberazione

http://sollevazione.blogspot.it/2013/12/i-giorni-della-rabbia-e-dei-babbei.html

Comunicato stampa di Petro Simonenko, leader del Partito Comunista di Ucraina

da solidarite-internationale-pcf.over-blog.net | Traduzione di Marx21.it

Il Partito Comunista di Ucraina chiede ai dirigenti dell’Unione Europea di reagire immediatamente alle dichiarazioni provocatrici del co-presidente della sua missione nel paese, Aleksandr Kwasniewski che, nella sua intervista sul giornale polacco Rzeczpospolita, ha apertamente invitato l’opposizione a usare la forza per impadronirsi del potere in Ucraina.
Il Partito Comunista esige anche di sapere dalla cancelliera Angela Merkel con quale diritto e a nome di chi il ministro degli Affari esteri tedesco Guido Westerwelle si sia recato in Piazza dell’Indipendenza per incontrare i rappresentanti dell’ “opposizione”.

Il Partito Comunista invita il Ministro degli Affari Esteri a reagire nei confronti dell’ingerenza diretta di dirigenti di Stato stranieri negli affari interni del paese.

Si cerca di negare al popolo ucraino il diritto di disporre del proprio destino. Si cerca di negare il suo diritto a prendere decisioni in base ai propri interessi, e non a quelli del capitale internazionale.

Oggi, la pseudo-opposizione, come nel 2004, rappresenta la quinta colonna che sacrifica l’interesse nazionale sull’altare delle multinazionali. Sono praticamente gli stessi attori, le stesse promesse, gli stessi metodi.

Ecco perché il Partito Comunista invita tutti i cittadini, il popolo dell’Ucraina a cercare la risoluzione della crisi politica attuale con i soli strumenti legali.

In caso contrario, noi ci dirigeremo verso una “balcanizzazione” del paese, verso la distruzione dell’Ucraina come Stato.

http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/23252-il-partito-comunista-di-ucraina-accusa-i-dirigenti-dellue-di-volere-distruggere-lucraina-come-stato.html

L’opposizione ha portato a Kiev 3 mila sovversivi

curioso come in Italia, certe manifestazioni straniere, pesantemente infiltrate da jahidisti/imperialisti con tanto di foto che sobillano le folle siano salutate con tanta ammirazione per la spontaneità. Quelle italiane, SENZA CHE SIANO CAPEGGIATE DA ALCUN PARTITO, sono populiste ed infiltrate. Che strana miopia, o semplici marchette per lo status quo? Poi sono gli altri i “reazionari”. Oggi si plaude alla fiducia di un governo illegittimo come sancito dalla CONSULTA ma lo si ritiene democratico mentre si parla a vanvera di derive eversive che vengono dalle piazze dove il popolo ridotto in miseria dal regime della troika sta reagendo.
 
Domenica a Kiev le forze dell’opposizione hanno portato 3 mila sovversivi per destabilizzare la situazione ed eseguire provocazioni, afferma Oleg Kalashnikov, componente del Partito delle Regioni, leader del “Unione dell’Arma” che partecipa alla manifestazione del partito governativo sulla piazza della Costituzione presso il palazzo del Parlamento a Kiev.

“Secondo la nostra informazione, oggi a Kiev sono entrati oltre 3 mila sovversivi per eseguire provocazioni che dovrebbero portare al colpo di stato”, ha dichiarato Kalashnikov.

L’agenzia Interfax-Ucraina comunica che il numero dei partecipanti della manifestazione pro-governativa è aumentato, ora sono circa 2 mila persone.

http://italian.ruvr.ru/2013_12_08/Lopposizione-ha-portato-a-Kiev-3-mila-sovversivi/

Estremo insulto a Nelson Mandela?

Il capo del governo israeliano Beniamin Netanjau ha fatto sapere alla stampa che non parteciperà ai funerali di Nelson Mandela perchè “il viaggio costa troppo”. Come dire non vale neppure la spesa del viaggio. Assieme al Dalai Lama ed alla regina Elisabetta sarà tra gli assenti alla grande kermesse di Capi di Stato che Obama ha radunato a Città del Capo.

Naturalmente Netanjau diserta l’omaggio dei grandi della terra a Mandela perchè Israele continua in Palestina la politica di apartheid del vecchio SudAfrica. Può colui che tiene prigionieri due milioni di palestinesi a Gaza e tiene quasi in prigione i quattro milioni di palestinesi della Gisgiordania rendere omaggio a colui che incarna in tutto il mondo la lotta all’apartheid?
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/mandela_80_capi_di_stato_in_sud_africa_per_ultimo_saluto/notizie/397047.shtml

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http://www.washingtonpost.com/blogs/the-switch/wp/2013/12/10/nsa-uses-google-cookies-to-pinpoint-targets-for-hacking/

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Sul 9 dicembre: le impressioni di un metalmeccanico

Questa non vuole essere un analisi “militante” su quanto accaduto ieri ma solo una serie di riflessioni a caldo. Un ringraziamento a Infoaut e a Radio Black Out che han dimostrato di capire gli eventi in corso senza farsi prendere da isterismi.

“…Eppure qualcosa deve succedere, non si può andar avanti così!”. Quante volte,in questi anni,abbiamo sentito questa frase,magari alla fine di qualche discorso sull’ennesimo furto dell’ennesimo politico, durante la pausa caffè in cantiere,oppure al bar a fine giornata. Diciamo che, in questi ultimi anni, i discorsi sulla “casta” sono quelli che al lavoro vanno per la maggiore insieme al calcio il costo proibitivo della vita e la Belen di turno vista in tv la sera prima.

E’ difficile descrivere i problemi che abbiamo senza cadere nel mantra del: “non si arriva a fine mese”. Posso dire che nemmeno noi che lavoriamo abbiamo un reddito,chiamare “reddito” quattro soldi che se ne vanno tutti dopo due settimane tra affitto,bollette e carburante è un eufemismo,andare a lavorare senza un euro in tasca dopo che hai preso lo stipendio tre settimane prima (quando va bene) è qualcosa che ti fa veramente incazzare,andare a trovare i genitori e, magari,fargli un po di spesa perchè dopo una vita che hanno lavorato hanno una pensione al limite della fame ti fa incazzare ancora di più,li guardi e pensi: io finirò così. A molti queste cose possono sembrare ovvietà,luoghi comuni questa è solo una parte della realtà che affrontiamo tutti i momenti,non vado oltre perchè non è mia intenzione piangermi addosso. Sul lavoro, ma anche in giro, se ne è parlato molto sul 9,non si sono visti manifesti o volantini,tutto è corso con il passaparola cose sentite,cose lette su facebook al cellulare. Anche sui “forconi”,non si sa molto ma quello che ha spinto molti di noi a fare blocchi o scendere in piazza è stata una parola d’ordine molto semplice: “tutti a casa,se ne devono andare tutti”. In quel “tutti a casa” che molti,a sinistra,bollano come “populismo” (evidentemente “se vayan todos” fa più figo) è racchiusa la nostra rabbia i cui obbiettivi,nonostante la spontaneità che tutti ieri abbiamo visto, sono ben chiari Lo si è visto in Piazza Castello,davanti al palazzo della regione,o davanti alla sede di Equitalia oppure fuori dal comune di Nichelino (successivamente occupato),lo si è visto durante i blocchi sulle strade.

Non mi va di usare spocchia nel giudicare la gente, il fatto che partecipi (nel limite del possibile) a cortei o iniziative non fa di me un superuomo con le risposte in tasca,e non ho nessuna intenzione di dare patenti politiche a destra e a manca. Faccio l’operaio da una vita e la gente la conosco,mi rendo conto che nella nostra classe sociale c’è un vuoto politico enorme che di certo non è qualche partitello di estrema destra a colmare,mi rendo conto dei limiti che questo vuoto ha creato,ma non riesco a capire il disprezzo da parte di chi,invece,dovrebbe essere in mezzo a noi.

Ed è proprio questo il punto: si tifano le rivolte esotiche della Turchia,o quelle della Grecia (attraverso tutti i filtri mediatici) ma quando qualcosa di simile si verifica nel nostro paese allora sono in molti a sigmatizzare e correre ai ripari. Chi non si “mescola con i fascisti” (che a forza di ripetere sta cosa dei fascisti sembra quasi che fn sia la spectre del momento),chi tira fuori una spocchia assurda e fastidiosa,contro i “bottegai” (manco avessero tutti la botique griffata in centro), chi si domanda come mai gli sbirri non carichino duramente la gente in P.zza Castello (cazzo questa poi è proprio una cosa infame),e chi tra un po difende a spada tratta i commercianti del centro che “poverini vengono intimiditi”.

Anche sta cosa,non l’ho capita: se io sciopero e,magari,ottengo un risultato quello finisce in tasca anche di chi non ha fatto nulla,non ha aderito allo sciopero e ha fatto il crumiro quindi non vedo quale sia il problema a sfanculare i crumiri. Chi in questi giorni vede fascisti dappertutto non ha ancora ben capito,che cosa sia e che cosa è diventata,nel frattempo,la nostra classe sociale la vita che facciamo ogni giorno e le difficoltà che abbiamo. Le critiche e le analisi sulla “ricomposizione di classe” le lascio alla sinistra salottiera voglio capire e (quando posso) esserci,ieri non ho visto fascisti oppure “piccoli imprenditori col mito di berlusconi” o “bottegai”,ho visto la stessa gente che vedo sul lavoro e nella vita di tutti i giorni per una volta tanto per strada e pure un attimo incazzata.

UN LAVORATORE METALMECCANICO

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