Un successo gli Stati Generali del Lavoro di Etinomia

http://www.tgvallesusa.it/?p=2476

WRITTEN BY: GABRIELLA TITTONEL – OCT• 03•13

Gabriella_21_no tav etinomia stati generali 28-29 settembre 2013 018Si è conclusa con molta soddisfazione la scorsa domenica a Vaie la I edizione degli Stati Generali del Lavoro, organizzati dall’Associazione Etinomia e dal Movimento No Tav e che ha visto la partecipazione di più di trecento persone, provenienti da tutta Italia e appartenenti al mondo del lavoro, da quello politico e amministrativo.

Una iniziativa che ha voluto lanciare una scommessa, quella di riconoscere alternative possibili in tutta una serie di ambiti, da quello della salute a quello del lavoro, andando a rivisitare il significato del lavoro stesso, del vivere quotidiano, creando nuove possibilità che meglio possono rispondere a questi tempi di crisi e di transizione. E questo mettendo insieme persone in una sorta di incubatoio pensante e proponente.

“Abbiamo inteso creare una sorta di spazio nelle menti affinché non si lascino colonizzare dai poteri forti e sappiano scoprire potenzialità alternative, atte a costruire un nuovo tessuto sociale: il risultato è stato sicuramente eccellente… Verrà presentato alla stampa un documento che metterà in luce tutti i risultati raggiunti negli otto tavoli di lavoro e probabilmente verrà anche realizzato un libro con gli atti del  convegno”, questo quanto sottolineato a termine lavori dal presidente di Etinomia Daniele Forte.

Gabriella_21_no tav Etinomia conf. stampa 24 9 2013 004Stanco certo, come tutti i promotori dell’evento che ha richiesto mesi di puntiglioso lavoro e che ha lanciato da subito alcune interessanti proposte che verranno elaborate o fatte proprie da altri nei mesi a venire. Si è parlato di finanza etica, ma anche della moneta coniata da Etinomia, il Susino. Si è guardato alla banca del tempo con ulteriori sfaccettature, si è affermato il principio che oggi è importante lavorare tutti lavorando meno e con diverse modalità, più rispettose della persona e dell’ambiente. Sì è ripreso il tema dei rifiuti, che può rappresentare la nascita di nuovi posti di lavoro, portando in valle un impianto di trattamento a freddo. E si è guardato alla necessità di far partire piccole opere diffuse, ma anche di lavorare sull’utilizzo dei fondi europei e, per i Comuni, di mettere a disposizione proprie aree per la creazione di orti cittadini con la proposta di corsi, anche per giovanissimi, di frutticoltura. Poi, per risparmiare territorio, si è indicata la necessità di recuperare le  aree dimesse, comprese le case dei centri storici, non più abitate.

Gabriella_21_no tav etinomia stati generali 28-29 settembre 2013 006Tante dunque le proposte.

Con un’ultima, lanciata a fine domenica da Eleonora Ponte, ideatrice degli Stati Generali del Lavoro, la quale ha annunciato che se ne terrà, in primavera, probabilmente a marzo, una nuova edizione, tutta dedicata agli agricoltori, essendo per loro questo il periodo più favorevole per parteciparvi.

 

Gabriella Tittonel

2 ottobre 2013

Tav, la crisi di governo rallenta le compensazioni

Susa e Chiomonte: le ricadute, per ora, restano sulla carta Dieci milioni di finanziamenti diretti (decreto Cipe) e altri 32 che dovrebbero arrivare dalla deroga al patto di stabilità.

 
Fermo il decreto Cipe, elenchi da correggere: i cantieri nell’estate 2014
MAURIZIO TROPEANO
INVIATO A SUSA

Nella sala del comune di Susa, davanti al sindaco, Gemma Amprino, ai suoi assessori e ad una rappresentanza di imprenditori e commercianti, il presidente della Regione, Roberto Cota, prova a gettare semi di ottimismo: «Non sono preoccupato delle conseguenze della crisi di governo sulla Tav perchè c’è un’intesa bipartisan e la realizzazione delle opere inserite nell’elenco delle compensazioni non è in discussione e può essere messo a punto dai tecnici del ministero». In realtà le dimissioni dei ministri del Pdl, e tra loro di Maurizio Lupi, titolare delle Infrastrutture, ha costretto ad annullare, a data da destinarsi, la riunione della task force governativa creata proprio per velocizzare l’iter delle compensazioni. Il governatore spera di ottenere una nuova convocazione del tavolo tecnico nazionale entro un paio di settimane ma, in ogni caso, l’avvio dei cantieri a Susa e Chiomonte subirà un significativo rallentamento. Se tutto va bene, ma proprio tutto (gare, convenzioni, ricorsi e appaltatori) infatti, i lavori potrebbero iniziare solo prima dell’estate 2014, ad urne ormai chiuse.  

 

La crisi, infatti, rende incerta la conclusione delle procedure per correggere alcuni punti della delibera Cipe e della lista degli interventi da autorizzare per la deroga al patto di stabilità. Correzioni necessarie per poter spendere i dieci milioni di compensazioni dirette. Qui il problema nasce dal fatto che la delibera del comitato interministeriale non è stata ancora pubblicata sulla Gazzetta ufficiale ed è ferma alla Corte dei Conti. E questo mentre «la decisione per il secondo lotto costruttivo della galleria del Brennero, discussa nella medesima seduta, è già stata pubblicata», denuncia il vicepresidente della Commissione Trasporti del Senato, Stefano Esposito. E poi quella delibera è da correggere perché individua un soggetto attuatore diverso (la Regione) da quelli indicati nella tabella degli interventi prioritari (provincia di Torino e comuni di Susa e Chiomonte) . E senza correzione potrebbero nascere dei problemi nella gestione di quelle opere dove sono previsti cofinanziamenti.  

 

La riunione della task force avrebbe dovuto permettere di risolvere anche il problema di rendere omogenea la lista delle opere per cui ottenere la deroga dal patto di stabilità. La cancellazione della riunione rimanda nel tempo l’esame delle richieste e delle relative autorizzazioni da parte del ministero dello Sviluppo economico con la conseguenza di allontanare nel tempo l’erogazione dei fondi e l’apertura dei cantieri. Esposito, che prima della crisi di governo, aveva ipotizzato l’avvio dei lavori nel maggio 2014, adesso è pessimista: «Incrociando le dita ci vorranno altri 40 giorni, forse due mesi». 

 

Cota e con lui l’assessore ai Trasporti, Barbara Bonino, di fronte ad imprenditori e al sindaco di Susa, si sono detti meno pessimisti ribadendo che a questo punto la scelta è solo tecnica e fa capo al ministero e non più politica: «Oggi – spiega Bonino – invieremo alla struttura di missione una nota riassuntiva della situazione con le relative soluzioni che dovrebbero permettere di sbloccare i finanziamenti». Il sindaco Amprino ha spiegato che le opere da realizzare nel 2013 non prevedono alcun finanziamento in ambito Cipe. Anche la provincia di Torino che ha già approvato il progetto esecutivo per la costruzione del Ponte degli Alpini è convinta che per correggere la delibera e pubblicare la delibera Cipe non serva una decisione politica.  

La Val Susa sembra in guerra

http://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2013/09/26/news/la-val-susa-sembra-in-guerra-1.133753

I Lince dell’esercito in pattuglia giorno e notte. I muri di cemento e le reti di filo spinato ovunque. Le garitte che segnano i limiti invalicabili. Una tensione pazzesca nell’aria. Ma come siamo arrivati a questo punto?

di Tommaso Cerno

La Val Susa sembra in guerra
Non vedi le betoniere. E nemmeno le gru con il becco d’acciaio puntato verso il cielo. No, il cantiere della Tav a Susa è un campo di guerra nel cuore di una verde vallata. I Lince dell’esercito sono di corveé giorno e notte. Più sotto la polizia, in assetto antisommossa, controlla ogni squarcio del perimetro. Una sessantina di agenti in divisa stanno a guardia di un fazzoletto di terra, largo 7 ettari, dove si scava senza sosta il tunnel dell’Alta velocità. Altrettanti sono pronti a dare il cambio. Altri ancora sono in missione nel bosco. E ancora fuori dalle reti. E sul lato ovest. Nei ristoranti di Susa mangiano ogni giorno un migliaio di poliziotti e carabinieri. Sembra una città occupata. Una base militare, protetta da sbarre di tre metri e filo spinato, come se Susa fosse volata dal Moncenisio a Baghdad, come un piccolo Afganistan in terra di Barolo.

Per salire fin quassù, a Chiomonte, alle pendici della Maddalena, il navigatore consiglia di uscire a Susa. Ma chi cerca la Tav resterà deluso. Troppo pericoloso. Troppo prevedibile. E così, come in un film di spionaggio, l’ingresso del cantiere più militarizzato d’Italia è stato spostato verso la Francia, dove nemmeno te lo immagini. Devi seguire l’autostrada del Frejus fino al bosco di Salbertrand, almeno 25 chilometri più a Nord. E lì, a pochi passi da Oulx, invertire la marcia puntando a Sud. Fino a un cancello d’acciaio, nascosto dietro una curva dell’autostrada. Dove è vietato accostare. Vietato scendere. Vietato sostare.

Una garitta presidiata segna il limite invalicabile. Per loro, è lo Stato che comincia. Per i No Tav è il segno che lo Stato, con quella vallata, ha chiuso da tempo. Fuori dalle reti restano le ferite della lotta. Centinaia di lacrimogeni esplosi sono sparsi dappertutto. Ai confini del bosco, dove un tempo c’era il prato verde di val Clarea, si scorge ancora qualche casa di legno sugli alberi. Da lì i No Tav vigilavano sulle loro terre. Ma ormai, fra quei rami, non ci sale più nessuno. Troppe telecamere. Troppi controlli. E luci da stadio che illuminano a giorno i pini e i cespugli per scongiurare le “battiture”. Quando di notte, scendendo silenziosi lungo i sentieri secolari del bosco, i No Tav accerchiano il cantiere di Susa. E grattano con i sassi sulle reti per spaventare la polizia.

Ecco che qui i controlli sono diventati più serrati. Nessuno passa senza autorizzazione. E, una volta dentro, c’è un secondo controllo. Stavolta è la Digos, in borghese, a chiedere i documenti. «Quattro occhi sono meglio di due», se la ride un militare.

Chi si aspetta una cava nella stretta gola della Val Clarea si sbaglia di grosso. Là sotto tutto funziona come in una catena di montaggio di Mirafiori. Ogni uomo, ogni mezzo si sposta in un’area precisa. Nessuno sta dove non deve stare. Ogni movimento del cantiere è coordinato con gli altri.

Il tunnel sta sotto il cavalcavia della A38, un mostro costruito negli anni Novanta, e sospeso su otto pilastri di cemento armato alti quasi cento metri. Lì gli uomini guidati dal commissario Mario Virano hanno appena finito di installare la grande “talpa” meccanica che scaverà, a colpi di venti metri al giorno, fino nel cuore della montagna. È il canale esplorativo della Clarea, il corridoio che corre perpendicolare al tunnel principale della Tav, l’ultimo tassello – secondo lo Stato – per garantire che l’opera si farà.

La grande talpa fa quasi paura. Protetta da un hangar che si allunga, man mano che gli operai montano i pezzi. È come un serpente d’acciaio, con la testa rotante. È alta sei metri e mezzo e larga altrettanto. È capace di inghiottire due tonnellate di roccia ogni quarto d’ora. I sui denti sono trentatré lame rotanti d’acciaio, che girano a tutta velocità. Per gli ingegneri quella è una “Tbm”, che in inglese significa Tunnel Boring Machine. Ma qui tutti la chiamano talpa, dagli ingegneri che l’hanno finita di saldare alle 17.15 del 16 settembre, fino ai No Tav più irriducibili, che contro quel serpente lungo 240 metri hanno alzato le loro bandiere. «Il primo componente della fresa è arrivato in cantiere il 4 agosto», rivela Virano. Attorno a lui una trentina di operai completano gli ultimi collaudi. «In valle c’era una grande mobilitazione, e c’era il rischio di qualche azione di sabotaggio. Così la data è stata tenuta segreta. Abbiamo aspettato che i No Tav indicessero una grande assemblea e, quando erano tutti raccolti a discutere, abbiamo spostato il trasporto eccezionale che conteneva la testa della fresa. Sono state ore di grande tensione, poi, quando il convoglio scortato ha fatto ingresso nel cantiere, abbiamo capito che un grande passo avanti era stato compiuto».

Ogni lama rotante è stata fissata e provata singolarmente. Ogni bullone è stato avvitato e monitorato con il laser. La pompa a olio che muove il grande pistone, su cui come una larva gigante striscia la talpa meccanica per farsi largo nella montagna, sarebbe capace di trainare da sola due Boeing 747 o di spostare una nave come la Costa Concordia. «Una volta entrata nel tunnel esplorativo, che è lungo 203 metri, la talpa cambierà sistema di scavo e si aggrapperà alla roccia con dei bracci laterali, muovendosi come un lombrico», spiega Virano. Dalla cabina di comando, in funzione 24 ore su 24, un raggio laser traccia la direzione dello scavo e, grazie a un computer, a ogni minima oscillazione della testa rotante, la macchina provvederà a correggere la direzione, per non sbagliare nemmeno di un centimetro la perforazione sotterranea.

Ma Lince e forze dell’ordine non controllano solo quel bestione d’acciaio. No, lo scavo da solo non servirebbe. Sempre il 16 agosto, in coincidenza con l’accensione della talpa, un’altra fresa, molto più piccola, aveva appena finito di scavare un altro tunnel. Minuscolo rispetto a quello della Tav, ma strategico. Una perforazione di 240 metri, larga appena 70 centimetri, che corre nel ventre della montagna, fino alla Dora Riparia, il fiume che scorre in Val di Susa. Un canale artificiale, senza il quale non sarebbe possibile scavare la grande montagna. «I nostri studi geologici ci dicono che, da quando la talpa comincerà a penetrare negli strati di roccia più duri, avremo una fuoriuscita d’acqua di circa 300 litri al minuto. Si tratta di una portata enorme, paragonabile a quella di un piccolo fiume», spiega un ingegnere. Ecco che per rendere possibile lo scavo, quell’acqua deve essere convogliata da qualche parte. E, per far questo, nel cantiere di sette ettari sotto il viadotto della A38 è stato costruito un grande impianto di depurazione. Una volta che l’acqua sarà stata ripulita dai sedimenti rocciosi, sarà rilasciata nel torrente Dora, attraverso il mini-tunnel scavato nella montagna. A pochi passi, invece, una decina di trivelle alte più di 30 metri lavorano senza sosta. Bucano il pendio della collina, dove gli escavatori hanno aperto il varco per i camion. E così i No Tav e il Movimento 5 Stelle hanno lanciato l’allarme. E si sono rivolti alla Procura della Repubblica di Torino per chiedere indagini approfondite su quello strano scavo. Virano sorride. È abituato alle polemiche da quando siede sulla poltrona più alta del commissariato per la Torino-Lione. «Questo cantiere è all’avanguardia in quanto a procedure e misure di sicurezza. Sarà preso a modello in tutta Europa per le opere future», ribatte. Poi svela il mistero di quegli scavi in profondità. «Le trivelle iniettano a una pressione altissima un liquido a circa 30 metri di profondità. Quel liquido, insieme al terreno, che in questa parte della montagna è molto friabile, creano una superficie solida che rende la terra dura come la roccia». In questo modo, a lavoro finito, la collina scavata dalle ruspe potrà essere ricostruita. Con un pendio artificiale di oltre 30 metri di altezza. «Senza quelle perforazioni, correvamo il rischio che il peso dei sedimenti spostasse i piloni dell’autostrada. Per questo stiamo rinforzando il terreno».

Metodo Sallusti, come volevasi dimostrare

http://www.gadlerner.it/2013/10/02/metodo-sallusti-come-volevasi-dimostrare

 

 

Il quotidiano di riferimento di Forza Italia, “Il Giornale”, titola oggi sul tradimento di Alfano. Il titolo è tanto didascalico quanto asservito, “Alfano tradisce”, con un sottotitolo che spiega come un pezzo del Pdl abbandoni Berlusconi alla ricerca di poltrone.

L’editoriale di Alessandro Sallusti, il direttore de “Il Giornale”, si intitola allo stesso modo, e rimarca come il tradimento di Alfano sia peggiore rispetto a quello compiuto da Gianfranco Fini. Gli architetti della scissione sono gli stessi, il PD e Napolitano, così come l’obiettivo, disarcionare Berlusconi dalla guida del centrodestra. Per Sallusti però «la cosa è ancora più odiosa perché Fini almeno sfidò un premier nel pieno del potere e della forza. Questi pugnalano un uomo che sta per essere cacciato dal Parlamento e finire agli arresti». Toni molto aggressivi, con tanto di accuse feroci ai Giuda, molto simili a quanto visto ieri sera a “Ballrò”. Durante la trasmissione di Rai 3 Alessandro Sallusti ha aggredito verbalmente Fabrizio Cicchitto, uno degli esponenti del Pdl più importanti nella fronda contraria alla caduta del governo, come si vede da questo video tratto da Repubblica.it.

 

Un approccio probabilmente ispirato alla correttezza che Marco Travaglio gli ha riconosciuto nell’editoriale di ieri del “Fatto Quotidiano”. Questa mattina il sito del “Giornale” ha aperto la sua homepage sul parricidio compiuto da Alfano, con tanto di foto di Silvio Berlusconi con la figlia Marina, possibile nuova erede alla guida di Forza Italia.

 

L’altro quotidiano di riferimento del centrodestra, “Libero”, usa invece altri toni, ed il direttore Maurizio Belpietro firma un editoriale nel quale il punto centrale non è tanto il tradimento di Alfano, non considerato, bensì l’utilità di un’eventuale procrastinazione del governo Letta. Chissà se anche Belpietro finirà nel girone dei traditori.

Fukushima potrebbe essere 15.000 volte peggio di Hiroshima se non verranno rimosse le barre di combustibile

GIAPPONE – Un professore della Yale University, esorta il mondo a svegliarsi dal suo sonno nucleare e affrontare alcuni fatti in maniera fredda e dura “Tutta l’umanità sarà minacciata per migliaia di anni” se la piscina dell’Unità 4 di Fukushima non potrà essere raffreddata. Le vostre preoccupazioni circa il mangiare pesce contaminato dal cesio nell’Oceano Pacifico sono fondate in effetti, ma questo che si prospetta per il mondo è un disastro di proporzioni epiche che aspetta solo di accadere. Se non altro, si indica la necessità di continuare ad alimentare il pianeta senza il nucleare, ma nel frattempo, più di 1.535 barre di combustibile devono essere meticolosamente rimosse dalla Unità 4, che con ogni probabilità si sta sgretolando. Charles Perrow, professore emerito di Sociologia presso l’Università di Yale mette in guardia: “Le condizioni della piscina dell’unità 4, a 100 metri dal suolo, sono pericolose, e se due qualsiasi delle aste dovessero toccarsi,  potrebbe innescarsi una reazione nucleare che sarebbe incontrollabile. La radiazione emessa da tutte queste asete, se non mantenute continuamente al fresco e separate, richiederebbe l’evacuazione delle zone circostanti  a Tokyo. A causa della radiazione presso il sito,  6375 delle aste presenti nel lotto non potranno essere raffreddate continuamente, ma saranno minacciate dalla fissione che influirà su tutta l’umanità, per migliaia di anni “Nelle prime fasi del disastro di Fukushima, la Tepco, sotto l’influenza della Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale (NISA), ha cercato di mantenere tutte le ramificazioni di Fukushima sotto silenzio, e ora l’intero paese deve affrontare la possibilità di dover spendere trilioni di dollari e più decenni per bonificare la centrale, ma che potrebbero non servire se le barre di combustibile non venissero rimosse correttamente. Tutto il boro tra barre di combustibile si è disintegrato esaurendosi.

 Questo significa che una reazione nucleare a catena potrebbe innescarsi se le barre dovessero arrivare troppo vicino alle piscine, causando uan disastro di un livello mai avvenuto. In meno di due mesi, la Tepco cercherà di rimuovere queste barre, ammettendo che essi non hanno le competenze o le risorse per farlo perfettamente – e questo invece è ciò che ci vorrebbe – la perfezione assoluta. Secondo la globalreasearch.ca, “circa 400 tonnellate di combustibile in quella piscina potrebbero vomitare un quantitativo di radiazioni di più di 15.000 di quanta ne sia stata rilasciata a Hiroshima. Più di 6000 elementi di combustibile ora sono poste insieme a soli 50 metri dalla Unità 4 e alcuni contengono plutonio. La piscina non ha la possibilità di contenerlo ed è vulnerabile alla perdita di liquido di raffreddamento,  crollo di un edificio vicino, un altro terremoto, tsunami e altro ancora. “Nel complesso, più di 11.000 elementi di combustibile sono sparsi intorno al sito di Fukushima. Secondo l’esperto di lunga data ed ex Ufficiale del Dipartimento di Energia Robert Alvarez, ci sarebbe cesio per più di 85 volte di quanto rilasciato a Chernobyl. “Non è il momento per TEPCO e del governo giapponese per cercare di salvare la faccia, o al mondo di porgere l’altra guancia.Bisogna agire”. Harvey Wasserman ha creato una petizione al NukeFree.org per avvisare il Presidente Obama e altri politici circa l’estrema gravità di questo incidente. Il tutto mentre si sta progettando di andare in guerra con la Siria, e non si riesce a vedere l’ascalation di questo disastro nucleare sotto il nostro naso, escalation di proporzioni abissali. Non vorrei seminare il panico prevedendo morte e distruzione, ma è importante riconoscere le conseguenze se questo problema non sarà affrontato attentamente con cura. – tradotto da Prison Planet

http://blueplanetheart.blogspot.it/2013/10/fukushima-potrebbe-essere-15000-volte.html


 

Armi chimiche. Putin : anche Israele deve essere disarmato

Dopo la proposta di mettere sotto controllo delle Nazioni Unite l’arsenale di armi chimiche della Siria, il presidente russo Vladimir Putin lancia una provocazione : smantellare anche l’arsenale chimico di Israele. Putin si è espresso durante un incontro con esperti russi e internazionali a Valdaï (nord-ovest della Russia). Il presidente russo ha voluto ricordare che l’arsenale chimico della Siria era apparso come un’alternativa all’arma nucleare israeliana,

 aggiungendo che di quest’arma Israele non ha bisogno. “Non posso garantire al 100% che riusciremo a condurre a termine il piano di smantellamento delle armi chimiche siriane, ma quanto fatto in questi giorni ispira fiducia sul fatto che sia possibile – ha dichiarato. “La Siria si è detta pronta a aderire e si considera già parte della convenzione internazionale sul divieto delle armi chimiche – ha sottolineato Putin, elogiando i passi concreti del governo di Damasco. Il presidente russo ha definito un’abile provocazione l’attacco chimico del 21 agosto nei pressi della capitale siriana Damasco. “In Siria non abbiamo alcun interesse per il quale cerchiamo di mantenere in carica l’attuale governo – ha detto Putin, aggiungendo che con la sua ingerenza negli affari attorno alla Siria, la Russia si applica semplicemente ad affermare i principi del diritto internazionale.

Tratto da: http://www.associazionelatorre.com/2013/10/armi-chimiche-putin-anche-israele-deve-essere-disarmato/

http://www.losai.eu/armi-chimiche-putin-anche-israele-deve-essere-disarmato/#sthash.fmXC6Ryl.dpuf


Pignoramento della pensione: il limite della pensione sociale

22 GENNAIO 2013 DI REDAZIONE | 15.721 LETTURE

 richiedi consulenza

Il pignoramento (presso terzi) del quinto della pensione non può avvenire nei confronti di coloro che ricevano pensioni già particolarmente basse: la giurisprudenza ritiene infatti impignorabile la quota della pensione o della stipendio sotto il cosiddetto “minimo vitale”.

Dopo aver affrontato, nei precedenti articoli di questa rubrica, cos’è il procedimento del pignoramento presso terzi e le somme che non possono essere pignorate, tratteremo ora il pignoramento della pensione e del cosiddetto “assegno sociale”.

Assegno sociale

Gli importi erogati dall’INPS a titolo di assegno sociale non possono essere pignorati per via del loro carattere assistenziale.

L’assegno sociale è una prestazione riconosciuta ai cittadini che si trovano in condizioni economiche disagiate, ossia che abbiano un reddito basso o pari a zero. Questa prestazione è anche conosciuta come pensione casalinghe, perché viene erogata dall’Inps anche in assenza di versamenti contributivi.

Pensione di anzianità

Diversa questione invece va fatta con riferimento alle pensioni di anzianità.

In generale, la pensione è pignorabile nei limiti di un quinto. La misura della quota pignorabile va determinata al netto delle ritenute di legge.

Dopo una storia sentenza della Corte Costituzionale [1], si ritiene impignorabile quella parte della pensione, assegno o indennità necessaria per assicurare al pensionato i mezzi adeguati alle esigenze di vita.

Tuttavia la legge non ha mai quantificato tale importo. I giudici sono quindi inclini a considerare, quale minimo vitale, il valore dell’assegno sociale [3], che infatti ha proprio lo scopo di assicurare ai cittadini ultrasessantacinquenni, in disagiate condizioni economiche, un reddito sufficiente per le minime esigenze di vita.

Tale importo è stato fissato in misura pari ad € 516,46 al mese, per tredici mensilità, per un totale di € 6.713,98 annui [4].

Pignoramento della pensione una volta depositata sul conto corrente

La pensione, così come lo stipendio, sebbene pignorabile nei limiti di un quinto quando il pignoramento è effettuato alla fonte (cioè direttamente al datore di lavoro o all’INPS), diventa invece interamente pignorabile quando depositata in banca. Ciò per via dell’eventuale confusione che potrebbe porsi con ulteriori somme presenti nel conto corrente del pensionato.

Il problema, tuttavia, oggi sorge per via dell’obbligatorietà del versamento della pensione sul conto corrente. A riguardo, vedasi l’articoloPignoramento della pensione di anzianità sul conto corrente obbligatorio: storture del nuovo sistema


IL PATONZA DICE SI’ A LETTA E LO SPREAD VA GIU’

Fassina :  “ Si chiude la seconda Repubblica e si pongono le basi per un parlamento finalmente europeo”

cioè suddito dei mercati ora è conclamato

VOTO POLITICO A UN PAESE BARZELLETTA – IL PATONZA DICE SI’ A LETTA E LO SPREAD VA GIU’
Dopo la dichiarazione di Berlusconi, Piazza Affari sale dell’1% – Lo spread Btp-Bund è sceso fino a 253 punti base dopo la dichiarazione di voto di Berlusconi a favore della fiducia al governo – Il rendimento del decennale del Tesoro è al 4,34%…

Da IlMessaggero.it

Spread in calo e Piazza Affari in rialzo dopo la dichiarazione del leader del Pdl, Silvio Berlusconi, che ha annunciato il sì alla fiducia al governo di Enrico Letta. L’indice dei titoli principali Ftse Mib sale dell’1% circa. Ieri la Borsa milanese aveva chiuso con un solido +3%, mentre lo spread tra Btp e Bund, dopo una iniziale fiammata a 280 punti base, era sceso fino a quota 260.

Oggi lo spread Btp-Bund è calato sotto i 255 punti base dopo l’intervento del premier e prima del voto di fiducia al Governo. Il differenziale è sceso fino a 253 punti base dopo la dichiarazione di voto di Berlusconi a favore della fiducia al Governo. Il rendimento del decennale del Tesoro è al 4,34%.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/voto-politico-a-un-paese-barzelletta-il-patonza-dice-si-a-letta-e-lo-63850.htm

bombe iranienne ou bombe israélienne ?

LUCMICHEL. NET/ UN CULOT SIONISTE SANS LIMITE : ISRAËL PRET A AGIR “SEUL” POUR EMPECHER TEHERAN D’AVOIR LA BOMBE …

 Luc MICHEL / En Bref /

avec AFP – La Libre Belgique – PCN-SPO /

2013 10 02 / 

Le Premier ministre israélien likudnik Benjamin Netanyahu a affirmé ce mardi que « son pays ne laissera jamais l’Iran acquérir l’arme nucléaire » et « était prêt à agir seul » pour l’en empêcher. « Israël ne laissera pas l’Iran obtenir des armes nucléaires. Si Israël est obligé d’agir seul, il agira seul », a-t-il martelé à la tribune de l’ONU. « L’Iran n’a pas encore franchi la ligne rouge mais est prêt à accélérer quand il le voudra », a-t-il ajouté.

 Quand au désarmement chimique de Damas, Netanyahu est aussi catégorique. « Israël doute de Damas » (sic), commentait La Libre Belgique (Bruxelles) évoquant les déclarations du Premier ministre israélien le 17 septembre dernier. « L’entente conclue entre les Etats-Unis, la Russie et la Syrie doit aboutir à la destruction totale de l’arsenal chimique syrien », insistait le chef du Likoud. « Et seul le résultat concret permettra d’en juger. Pas les paroles » …

 Monstrueux culot sioniste. Et misérables presstitutes de l’OTAN qui publient ces énormités sans critique ni recul. Car Israël est le seul et véritable état-voyou du Proche-Orient, occupant ou annexant illégalement des territoires palestiniens, syrien au Golan, libanais. Frappant ses voisins. Violant les droits de l’homme et les lois de la guerre, sans oublier les usages diplomatiques. Mais surtout détenant un arsenal – secret et incontrôlé – massif d’armes de destruction massives.

 Armes chimiques et bactériologiques. Mais surtout arsenal atomique – mis au point avec l’aide de la France et de la Grande-Bretagne, puis de l’espionnage aux USA – et constitué de missiles et missiles de croisière, dont une partie est installée sur une flotte de sous-marins de poche de la classe Dolphin – fourni quasi clandestinement par l’Allemagne – … Et oui de ces vertueux pays de l’UE – qui sont aussi ceux de l’OTAN – qui jouent au donneurs de leçons humanitaires et conspuent Damas ou Téhéran, après Bagdad et Tripoli !

 « L’UE c’est la Paix » affirment sans vergogne les politiciens de Bruxelles et Strasbourg. Les mêmes qui ont bombardé Belgrade en 1999, première frappe d’une capitale européenne depuis 1945, et ont employé les munitions à uranium enrichi en ex-Yougoslavie. L’imposture de l’UE répond au culot sioniste et à l’hypocrisie d’Obama, le prix Nobel aux drônes. Comment s’en étonner puisque les politiciens de l’UE sont les Kollabos de Washington et Tel-Aviv et prennent leur idéologie et leurs ordres de l’Axe américano-sioniste !

 Luc MICHEL

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