Islamizzazione: in Belgio aboliti Pasqua e Natale

dire vacanze primaverili suona pagano. Ci manca solo l’introduzione dei sacrifici di sangue e siamo a posto. Cmq è la massoneria che usa le religioni per metterle una contro l’altra per far in modo che essa, la massoneria vestita di finta laicità prevalga su tutto e tutti. Vedi NWO


Islamizzazione: in Belgio aboliti Pasqua e Natale

Islamizzazione: in Belgio aboliti Pasqua e Natale

 by Massimiliano Di Benedetto

17.giu 2013

 L’Islam: cavallo di Troia della laicizzazione d’Europa. NDR

 Procede a passi spediti l’islamizzazione dell’Europa. La Pasqua è passata ma quest’anno in Belgio, le scuole non hanno chiuso per la vacanze “pasquali”, ma per le “vacanze di primavera”. Da quest’anno infatti in Belgio, sarà vietato chiamarle “pasquali”: sarà obbligatorio chiamarle con il nuovo aggettivo “primaverili”. L’ennesimo esempio di neolingua che non poteva non arrivare da un paese artificiale e cuore dei fanatici dell’Unione Europea.

 A stabilirlo è una circolare ministeriale che recepisce un decreto governativo di giovedì scorso concernente la materia delle festività nel mondo della scuola.

 Così il congedo di Ognissanti a novembre si chiamerà “congedo di autunno”, le vacanze di Natale diventano le “vacanze d’inverno” e il Carnevale viene messo in un angolo per fare spazio a un “congedo di relax”. Sarebbe ridicolo, non fosse tragico.

 La giustificazione è sempre quella della “laicità” delle istituzioni pubbliche che non devono “urtare” gli immigrati.

 Insomma, la Pasqua è abolita in Belgio, ma solo nel nome. Come i Cristiani al crepuscolo dell’Impero infatti, i nuovi sacerdoti della religione multietnica sanno bene che “abolire le feste” creerebbe una reazione popolare, e allora le si “sostituisce”. E’ un metodo molto più raffinato di rubare l’identità ad un popolo. E così, come la festa del Sole Invictus divenne il Natale cristiano, così oggi la Pasqua, diventa “festa di primavera”. E’ con la manipolazione della lingua che si distorce la realtà.

 Gli identitari hanno denunciato l’ennesimo tentativo di distruggere l’identità cristiana del Belgio ma il governo ha deciso e i leader islamici, sempre più presenti nel dibattito politico belga, plaudono.

 

L’obbiettivo finale della massoneria

 

La Massoneria ha adottato come simbolo operativo, che ne definisce la finalità, la costruzione del Tempio di Salomone, e ad esso fa riferimento anche nei suoi riti.

Nel linguaggio massonico costruire il tempio di Salomone significa costruire il tempio dell’umanità, ossia unire il mondo sotto l’ombrello della dottrina massonica che insegna che Dio è il padre di tutti gli uomini, che tutti gli uomini sono quindi fratelli, e che l’anima è immortale. I Massoni prevedono il giorno in cui tutte le divisioni religiose e ogni settarismo saranno spazzati via, e comincerà quindi una nuova era di pace universale e fratellanza.

Albert Pike ha affermato che la speranza del Massone è ‘nel definitivo annientamento del male nell’universo e [nel] trionfo finale della Massoneria, che farà di tutti gli uomini una sola famiglia e casa’ (Albert Pike, ‘The meaning of Masonry’, in Little Masonic Library, 5:35).

Questa è la ragione per cui la Massoneria è considerata dai Massoni come un grande ordine di uomini selezionati, iniziati e addestrati per far sì che la volontà di Dio, ossia – secondo loro – la Massoneria, prevalga. Quindi i Massoni si propongono di trasformare il mondo, e questo perchè ritengono che i non Massoni siano nelle tenebre ed hanno bisogno della luce, che fornisce ovviamente la Massoneria, per essere salvati dall’errore e dalla superstizione. Questo naturalmente significa che il Cristianesimo, dato che per i Massoni costituisce una dottrina esclusiva o settaria, non può essere tollerato affinchè la Massoneria abbia successo (cfr. John Ankerberg, The Secret Teachings of the Masonic Lodge, pag. 33-34). Ma il Cristianesimo non viene solo considerato una dottrina settaria, ma anche uno gnosticismo bastardo in quanto ha preso dalla Massoneria lo gnosticismo vero e lo ha adulterato con teorie assurde e false (!), e quindi il dovere di ogni vero Massone è quello di eliminare dalla faccia della terra questo gnosticismo bastardo e rimpiazzarlo con quello puro e vero che è la Massoneria soltanto a possederlo. I massoni dunque devono operare affinchè trionfi nel mondo lo gnosticismo della Massoneria. Da qui la forte avversione della Massoneria verso il Vangelo di Cristo e la dottrina di Dio.

Quando dunque la Massoneria afferma che essa rispetta e tollera le altre religioni, in effetti essa mente, perchè il rispetto e la tolleranza ci sono solo quando le altre religioni sono d’accordo con essa infatti l’autorevole massone J. M. Ward nel suo libro Freemasonry: Its Aims and Ideals [Massoneria: I Suoi Scopi e Ideali] ha infatti detto a pag. 187: ‘Io dichiaro coraggiosamente che la Massoneria è una religione, tuttavia essa non è in conflitto in nessuna maniera con alcun’altra religione, a meno che quella religione sostenga che nessuno fuori dai suoi portali possa essere salvato’, o non l’attaccano perchè in questo caso la Massoneria scatena la sua offensiva, come disse l’allora Gran Maestro del GOI Giuliano Di Bernardo in occasione di un attacco sferratogli dal cardinale Silvano Piovanelli (il quale aveva parlato di «massoneria corruttrice della vita civile» nel 1991): ‘Siamo pacifici cittadini, viviamo nella riservatezza, non attacchiamo nessuno, ma se qualcuno ci attacca, come il Papa, siamo pronti ad attivare i nostri eserciti’ (citato in Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, pag. 48).

E poi la Massoneria mente perchè essa si propone di prendere il posto delle religioni a livello mondiale. D’altronde se la Massoneria afferma che spera di togliere dal mondo tutti i ‘dogmi’ e tutte le ‘credenze superstiziose’, ciò non può che significare che essa si propone di sostituire le religioni con ‘la più grande, la più bella, la più nobile, la più civile di tutte le religioni!’ (Ugo Lenzi, in Gran Loggia Nazionale dei Liberi Muratori d’Italia, 1951, pag. 51. Bollettino del GO d’Italia), che è appunto la Massoneria perchè adogmatica e senza credenze assurde, false e insensate (!!!). E questo leggendo gli scritti dei Massoni si vede molto chiaramente: solo i ciechi non possono vederlo!

 Dal mio libro ‘La Massoneria smascherata’ (pag. 82-83)

 Fonte: http://giacintobutindaro.org/2012/12/20/lobbiettivo-finale-della-massoneria/

I giornalisti che negano il signoraggio lavora(va)no per Goldman Sachs

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            giornalisti che negano il signoraggio lavora(va)no per
            Goldman Sachs

I giornalisti che negano il signoraggio lavora(va)no per Goldman Sachs

 04.ott 2012

 – di Daniele Di Luciano –

 È divertente che i giornalisti delle testate più importanti siano gli unici a non denunciare la truffa del signoraggio bancario. Che coincidenza, vero? Proprio loro che potrebbero farlo capire a milioni di lettori, niente, sono convinti che sia una “bufala da complottisti” o qualcosa del genere.

 Come un certo Fabio Scacciavillani, giornalista del Fatto Quotidiano. In un suo articolo leggiamo:

 [Lo Stato] Stampa biglietti colorati e paga con essi beni e prestazioni che valgono enormemente di più. La differenza di valore è il signoraggio dei nostri giorni (il signoraggio di cui blaterano complottisti vari invece è un’emerita panzana partorita per imbonire menti confuse).

 Secondo Scacciavillani sarebbe lo Stato a stampare i biglietti colorati. Dove ha trovato questa notiziona non si sa dal momento che nell’articolo non cita nessuna fonte. In poche parole ci dovremmo fidare di lui. Bel giornalismo. In realtà a stampare i biglietti colorati sono le banche centrali come scrive Olli Rehn a nome della Commissione del Parlamento Europeo:

 [Le banconote] ad emetterle fisicamente e a ritirarle dalla circolazione sono, in pratica, solo le banche centrali nazionali.

 Scacciavillani confonde lo Stato con la banca centrale! È come se io scrivessi in un articolo che l’Italia è una banca centrale e un quotidiano nazionale me lo pubblicasse…

 Incuriosito da un articolo che titola “Che cos’è la moneta?” scritto da un tizio che non sa neppure chi stampa le banconote e che definisce il signoraggio un’emerita panzanadi cui blaterano complottisti vari, sono andato a leggerla sua autobiografia:

 ho lavorato al Fondo monetario internazionale a Washington, alla Banca centrale europea a Francoforte (nel periodo pioneristico in cui è partita l’unione monetaria), a Goldman Sachs a Londra

 Qualcuno è stupito?

 

Editorialista del Corriere critica la ministra Kyenge e viene punito.

‘Datagate’: il governo americano spia gli internauti del mondo. Profezia dei Simpson avverata

All’inizio del mese di giugno scoppia il caso ‘datagate’: la ‘Verizon Business Network Services‘, uno dei principali provider di servizi di telecomunicazione negli Stati Uniti, ha ricevuto ordine di fornire ai servizi d’intelligence statunitensi, la Nsa, tutti i dati su tutte le telefonate che gestisce.

E un alto funzionario della Casa bianca conferma, spiegando che l’amministrazione Obama difende questa pratica, definita “uno strumento fondamentale per proteggere la nazione dalle minacce terroristiche nei confronti degli Stati Uniti”.

 A darne notizia è il quotidiano britannico The Guardian, il quale ha ottenuto una copia dell’ordine emesso in data 25 aprile da un tribunale riservato, la Foreign Intelligence Surveillance Court (Fisa), che impone a Verizon di fornire le informazioni alla National Security Agency (Nsa). Il Fisa ha concesso il via libera all’Fbi il 25 aprile dando al governo la possibilità di ottenere i dati per tre mesi, fino al 19 luglio.

 Il documento, sottolinea il giornale britannico, mostra per la prima volta che sotto l’amministrazione Obama le registrazioni delle comunicazioni di milioni di cittadini americani vengono raccolte indiscriminatamente e in massa, a prescindere dal fatto che gli utenti siano sospettati o meno di un illecito.

 Ma il caso della Verizon è solo l’inizio: l’amministrazione Obama “spia” non solo i cellulari ma anche la rete. Infatti, il Washington Post rivela che attraverso il programma Prism il governo avrebbe accesso anche ai server dei giganti della web, colossi come Facebook, Google, Apple, solo per citarne alcuni.

 Il programma segreto dal nome in codice Prism, scrive il Washington Post, somiglia molto “a quello controverso voluto dal presidente George W. Bush dopo gli attacchi dell’11 settembre”. Creato nel 2007, consentirebbe di controllare direttamente anche nei server di società internet americane, estraendo video, audio e foto che permettono di ‘seguire’ i movimenti delle persone e i loro contatti.

 Fra le società a cui la Nsa e l’Fbi hanno accesso ci sono Microsoft, Yahoo!, Google, Facebook, PalTalk, Aol, Skype, Youtube e Apple. Le aziende, per aprire i loro server alle autorità e acquistare l’immunità da azioni legali, devono ottenere una direttiva dal procuratore generale e dal direttore nazionale dell’intelligence.

 In pratica, afferma il Washington Post, hanno spazio di manovra, come dimostra il fatto che Apple abbia resistito per anni prima di entrarvi a fare parte.

 Facebook, Google, Yahoo ed Apple non ci stanno a finire nella bufera del “datagate” negli Stati Uniti. Per questo motivo i giganti tecnologici americani si sono affrettati l’8 giugno a diramare una serie di comunicati in cui negano che il governo americano sia mai entrato nei loro server.

 E’ il New York Times a svelare il contrario: malgrado le smentite ufficiali, i big della Silicon Valley di fatto aderirono al ‘Prism‘, il controverso programma portato avanti dalla Cia e dalla Nsa. L’unica a rifiutare la sigla dell’accordo, e forse realmente non coinvolta nel datagate, sarebbe stata Twitter.

Facebook ha ricevuto tra 9.000 e 10.000 richieste di dati di utilizzatori da varie entità governative statunitensi nella seconda metà del 2012, riguardanti gli account di un numero tra 18.000 e 19.000 dei propri utenti.

Il più grande social network mondiale ha postato il dato in un blog. L’azienda ha aggiunto di aver diffuso l’informazione dopo il raggiungimento di un accordo sulla divulgazione con le autorità nazionali statunitensi della sicurezza.

Allo stesso modo di Facebook, varie altre aziende di Internet hanno stretto un accordo col governo federale per diffondere notizie sul numero di richieste di controllo ricevute, secondo quanto rivelato da due fonti vicine alla vicenda.

 L’accordo sottolinea la pressione imposta al governo e alle aziende della Rete dopo le notizie filtrate la scorsa settimana, nell’ambito del Datagate, sul programma di controllo degli stranieri da parte della National Security Agency. Anche Microsoft ammette di aver passato dati riferiti collegati a oltre 31.000 utenti al governo Usa, in risposta a 6.000-7.000 richieste dalle varie agenzie.

 The Guardian rivela che quasi tre miliardi di informazioni da computer sono state raccolte negli Stati Uniti solo nel marzo 2013.

 In contraddizione cioè con le garanzie fornite dal numero uno dell’intelligence Usa, James Clapper, tornato ad attaccare di nuovo la stampa che ha fatto ‘‘rivelazioni irresponsabili”, perché il programma mira a ”garantire la sicurezza degli americani”.

 Nella hit parade dei paesi più sorvegliati spiccano Iran (14 miliardi), Pakistan (13,5 miliardi) e a sorpresa Giordania (12,7), oltre a Egitto (7,6) e India (6,3). E c’è anche la Germania nel sistema Boundless Informant, Informatore Illimitato.

 Anche Google, con un comunicato molto simile postato su internet, ha smentito qualsiasi coinvolgimento nel programma di controllo. I dirigenti del gigante di Mountain View hanno fatto sapere che ”qualsiasi affermazione secondo la quale Google rivela informazioni sui propri utenti su così  larga scala è completamente falsa”: ”Forniamo i dati degli utenti solo se le richieste sono conformi alla legge.

 Quando un governo ci chiede tali informazioni, il nostro team legale esamina attentamente ogni domanda, e spesso le respinge se non seguono le corrette procedure o sono troppo ampie”, spiegano i vertici di Google.

 Stessa tesi è sostenuta anche da altre aziende come Microsoft, Aol, Yahoo e Apple. Il timore di tutti, ovviamente, è che la gente cominci a diffidare di tutte le piattaforme, scatenando una vera e propria ‘fuga’ dalla rete per sottrarsi all’onnipresente vigilanza del Grande Fratello. Intanto, si è scatenata una vera e propria bufera su Barack Obama.

 E il New York Times lo attacca duramente: “L’amministrazione ha perso credibilità”, afferma il quotidiano tradizionalmente vicino al presidente. Le telefonate spiate sono un “abuso di potere di potere che richiede vere spiegazioni”, si legge nell’articolo. Sinora il governo ha risposto “con le stesse banalità che ha usato ogni volta che il presidente Obama è stato sorpreso a eccedere nell’uso dei suoi poteri”.

 La profezia dei Simpson

 I Simpson parlarono del “datagate” nel film del 2007: durante “The Simpson, Il Film”, Lisa, in fuga con la madre Marge e il fratello Bart, dice a tutti di tenere la voce bassa perché qualcuno potrebbe ascoltare le loro conversazioni. ”Non e’ che il governo ascolta tutte le conversazioni”, replica Marge.

 Quindi la scena si sposta su un’enorme sala della National Security Agency (Nsa), dove gli agenti trascrivono centinaia di messaggi. ”Hey ragazzi, il governo ha finalmente trovato qualcosa”, urla ad un certo punto uno dei dipendenti, riferendosi a Lisa, Marge e Bart, che poi vengono arrestati.

 E ora c’è già chi si attende un boom delle vendite della pellicola, proprio come èaccaduto per il romanzo di George Orwell ‘1984’, il quale descrive una societa’ totalitaria in cui ciascun cittadino è tenuto costantemente sotto controllo, e che dopo lo scandalo del programma di controllo dell’Nsa hanno fatto registrare un piu’ 7.000%.

 17 giugno 2013

http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/archive/2013/06/17/datagate-il-governo-americano-spia-gli-internauti-del-mondo.html

De l’uranium et de l’amiante sur le tracé de la LGV Lyon-Turin

Andrea Barolini (Reporterre)

lundi 17 juin 2013

La montagne qu’est censée traverser la LGV Lyon-Turin est truffée d’uranium et d’amiante, révèle un scientifique italien. Evacuer et sécuriser ces matériaux dangereux ferait encore gonfler l’addition démesurée de ce projet contesté.


La construction de la ligne Lyon-Turin se trouve depuis longtemps dans le collimateur des environnementalistes italiens. Et voici qu’une nouvelle raison vient renforcer leur critique : sous la montagne dans laquelle est censée passer la ligne ferroviaire – selon le projet né en 1991 et relancé par les Etats français et italien en accord avec l’Union européenne en 2001 -, des chercheurs indépendants ont trouvé des matériaux fortement dangereux pour la santé publique, tels que l’amiante et l’uranium.

Le Val de Suse, qui traverse le Piémont du tunnel du Frejus jusqu’à Turin, est connu en Italie comme la « mine uranifère d’Europe ». Ce n’est pas le mouvement populaire « No-TAV », qui depuis longtemps désormais s’oppose au projet, qui le dit, mais la compagnie pétrolière italienne Agip : elle a confirmé la présence de matériel radioactif dans les années 1970, quand l’entreprise publique a creusé des tunnels exploratoires dans les montagnes situées entre les municipalités de Giaglione et Venaus. Les techniciens de l’Agip s’étaient lancés à la recherche de pechblenda, le constituant principal des minéraux d’uranium pour l’industrie nucléaire car, à l’époque, avant les référendums du 1987 qui ont imposé l’abandon de l’atome, l’Italie voulait se doter d’un parc nucléaire.

Massimo Zucchetti, professeur du Politecnico de Turin, est allé personnellement à coté des sites où ont commencé les premiers travaux pour la réalisation des tunnels : « Avec un compteur Geiger, a-t-il expliqué àReporterrej’ai relevé des taux de radioactivité jusqu’à mille fois plus élevés que la radiation naturelle. Il y a vingt-huit endroits dans le Val de Suse, où l’uranium émerge de la surface du sol, y compris sur un des sites où sera creusée une partie du tunnel. Ce matériau est présent dans la montagne depuis des milliers d’années. C’est pourquoi, s’il faut la creuser, il serait intelligent de ne pas le faire ici… ».


Le professeur Zucchetti, du Politecnico de Turin

Les anciennes mines d’uranium sont en fait localisées à quelques centaines de mètres seulement de Maddalena di Chiomonte, le lieu choisi pour le chantier par la société Lyon Turin Ferroviaire (LTF, filiale de Réseau Ferré de France et de Rete Ferroviaria Italiana), qui est le promoteur de la section transfrontalière entre Saint-Jean-de Maurienne, en Savoie, et Bussoleno, en Piémont.

Zucchetti a enregistré sa visite près du chantier : la video est diffusée par le quotidien italien Il Fatto Quotidiano

« On n’a trouvé ni amiante, ni uranium », a déclaré au contraire Marco Rettighieri, directeur général de la société franco-italienne, à l’agence de presse Ansa au début de mois de juin. Mais dans les documents de planification initiale du projet, les techniciens du LTF n’avaient même pas envisagé l’hypothèse de trouver de l’uranium. « Donc nous ne savons pas s’ils étaient équipés d’appareils pour détecter la radioactivité, ni de protections contre celle-ci. Maintenant, ils parlent dans le projet définitif de l’éventualité de trouver de l’uranium. Mais ils ne spécifient pas l’éventuelle destination de tels déchets spéciaux, qui bien évidemment ne pourraient pas être utilisés, par exemple, pour des œuvres civiles », poursuit Zucchetti.

L’affaire connait un précédent. A Venaus, où est censée passer la LGV Lyon-Turin, une centrale hydroélectrique était entré en service en 1967 Les matériaux extraits avaient été utilisés pour un terrain de football à Giaglione : « On y relève aujourd’hui un taux de radioactivité double par rapport à la normale. Il ne s’agit pas d’un risque pour la population, mais d’un signal qui confirme la présence d’éléments dangereux », observe le professeur.

Et de l’amiante !

Mais l’uranium n’est pas le seul souci. Dans les terres situées sous le Val de Suse, on trouve un autre matériau fortement nuisible pour la santé publique : l’amiante. Dans ce cas, la présence a été confirmé par les projets officiels eux-mêmes. « Mais, on ne sait pas pourquoi, le projet suppose de trouver de l’amiante seulement dans les premières 500 m des tunnels. En réalité, on pourrait en rencontrer sur l’ensemble du chantier, c’est-à-dire sur les 104 km de tunnels », explique Zucchetti.

Donc, les roches extraites devraient être traitées de la même façon que des déchets potentiellement dangereux, ce qui entrainerait une forte augmentation des coûts. Comme le projet prévoit la construction d’une ligne ferrée de 200 km, comprenant huit tunnels, cinq viaducs et cinquante-neuf ouvrages d’art, on mesure l’importance de l’enjeu.

La LTF explique sur son site internet que, « sans la nouvelle ligne Lyon-Turin, le trafic ferroviaire traversant la frontière à Modane passerait d’environ 1,4 million de voyageurs à 2,3 millions à l’horizon 2035. En revanche, la réalisation de la nouvelle liaison devrait permettre d’attirer 4,7 millions de voyageurs sur cet axe en 2035 : environ 1,3 million se transférant vers le rail, d’une part de la route (400 000), d’autre part de l’avion (900 000). Il en résultera un effet positif pour l’environnement ».

Mais cela est prévu pour 2035. Et l’an dernier, la Cour des Comptes françaisea souligné l’augmentation vertigineuse du coût prévisionnel du projet, passé de 12 milliards en 2002 à 26 milliards aujourd’hui. Elle a estimé que, dans le contexte économique actuel, il sera très difficile de mobiliser un tel financement public.

Le conseil des ministres italien devrait examiner dans les semaines qui viennent la loi autorisant la ratification de l’accord franco-italien du 30 janvier 2012. Le texte sera ensuite transmis à la Chambre des députés et au Sénat (en Italie, il faut que les deux chambres donnent le feu vert). Le même texte devra être aussi ratifié par l’Assemblée nationale française. Les deux parlements tiendront-ils compte de l’uranium et de l’amiante que mettraient au jour les foreuses géantes ?

Di uranio e amianto sulla rotta del TGV Torino-Lione

Andrea Barolini (Reporterre)

Lunedi, June 17, 2013

La presunta croce la Lione-Torino TGV cosa montagna è piena di uranio e amianto rivelato uno scienziato italiano. Evacuare e proteggere questi materiali pericolosi sarebbero ancora gonfiare l’eccessiva aggiunta di questo controverso progetto.


Lungo la costruzione della linea Torino-Lione è nel mirino degli ambientalisti italiani. E un nuovo motivo rafforza la loro critica sotto la montagna in cui si suppone di passare la linea ferroviaria – a seconda del progetto è nato nel 1991 e ripreso dagli stati francese e italiana, in accordo con l’Unione europea nel 2001 – la ricercatori indipendenti hanno trovato materiali altamente pericolosi per la salute pubblica, come l’amianto e l’uranio.

La Val di Susa, che attraversa il tunnel del Frejus Piemonte a Torino, l’Italia è conosciuta come la “miniera di uranio in Europa” . Questo non è il movimento popolare “No-TAV”, che ora ha a lungo opposti al progetto, dice, ma la compagnia petrolifera italiana Agip: è confermata la presenza di materiale radioattivo nel 1970, quando il società pubblica scavato cunicoli esplorativi in montagna situata tra i comuni di Giaglione e Venaus. I tecnici Agip aveva iniziato a cercare pechblenda, i principali minerali costituenti dell’uranio per l’industria nucleare, perché, al momento, prima del referendum del 1987 che ha imposto l’abbandono della atomo, l’Italia ha voluto sviluppare una potenza nucleare.

Massimo Zucchetti, professore al Politecnico di Torino , si recò personalmente presso i siti in cui il primo ha iniziato a lavorare per la realizzazione del tunnel: “Con un contatore Geiger , ha detto Reporterre , ho preso i livelli di radioattività a un migliaio di volte superiore alla radiazione naturale di fondo. Ci sono ventotto località della Valle di Susa, dove l’uranio emerge dalla superficie del suolo, tra cui uno dei siti sarà scavato parte del tunnel. Questo materiale è presente nelle montagne per migliaia di anni.Pertanto, se scaviamo esso, sarebbe intelligente per non farlo qui … “ .

Le ex miniere di uranio sono in realtà trova a poche centinaia di metri di Maddalena di Chiomonte, il sito scelto per la società Lyon Turin ferroviarie (LTF, società controllata da Réseau Ferré de France e Rete Ferroviaria Italiana), invece, che è il promotore della sezione di confine tra Saint-Jean de Maurienne, in Savoia, e Bussoleno in Piemonte.

Zucchetti ha registrato la sua visita nei pressi del sito: il video è trasmesso dal quotidiano italiano Il Fatto Quotidiano

“Non abbiamo trovato alcuna amianto o uranio” , ha detto Marco Rettighieri contrario, direttore generale della società franco-italiana, alla agenzia di stampa Ansa ai primi di giugno. Ma nei documenti di pianificazione iniziale del progetto, i tecnici LTF non aveva nemmeno preso in considerazione la possibilità di trovare l’uranio. “Quindi non sappiamo se fossero dotate di dispositivi per rilevare la radioattività, o protezioni contro di esso. Ora, si parla nella bozza finale della possibilità di trovare l’uranio. Ma essi non specificano la possibile destinazione di questi rifiuti pericolosi, che ovviamente non poteva essere utilizzato, ad esempio, per le opere civili “, afferma Zucchetti.

Il caso conosce un precedente. A Venaus, che dovrebbe passare la Tav Torino-Lione, un impianto idroelettrico è stato messo in funzione nel 1967 I materiali estratti sono stati utilizzati per un campo di calcio Giaglione: “C’è oggi un doppio livello di radioattività oltre normale. Non è un rischio per il pubblico, ma un segnale che conferma la presenza di elementi pericolosi “ , osserva prof.

E l’amianto!

Ma l’uranio non è l’unica preoccupazione. Nelle terre in Val di Susa, c’è un altro materiale altamente nocivo per la salute pubblica dell’amianto. In questo caso, la presenza è stata confermata da progetti ufficiali stessi. Ma non so perché “, il progetto prevede la ricerca di amianto solo nel primo 500 metri di gallerie. In realtà, si potrebbe soddisfare l’intero sito, vale a dire il 104 km di gallerie “,spiega Zucchetti.

Così rocce estratte devono essere trattati allo stesso modo di rifiuti potenzialmente pericolosi, che porterebbe ad un forte aumento dei costi. Dal momento che il progetto prevede la costruzione di una linea ferroviaria di 200 km, con otto gallerie, viadotti e cinque cinquantanove opere d’arte, l’importanza della questione è misurata.

La LTF dice sul suo sito web che “senza la nuova linea Torino-Lione traffico ferroviario che attraversa il confine di Modane da circa 1.400.000-2.300.000 viaggiatori nel 2035. Tuttavia, l’attuazione del nuovo servizio è previsto per attirare 4,7 milioni di viaggiatori su questa rotta nel 2035: circa 1,3 milioni stanno trasferendo alla ferrovia, una porzione della strada (400, 000) di dall’altra del piano (900, 000). Questo si tradurrà in un effetto positivo sull’ambiente “ .

Ma è prevista per il 2035. E l’anno scorso, la Corte dei conti francese ha osservato il drammatico aumento del costo stimato del progetto è aumentato da 12 miliardi nel 2002-26000000000 oggi. Sentiva che nel clima economico attuale, che sarà molto difficile da sollevare tale finanziamento pubblico.

Il Consiglio dei Ministri italiano dovrebbe prendere in considerazione nelle prossime settimane, la legge che autorizza la ratifica della convenzione franco-italiana del 30 gennaio 2012. Il testo sarà poi trasmesso alla Camera dei deputati e del Senato (in Italia, devono entrambe le camere si affacciano sul verde chiaro). Il testo deve essere ratificata dall’Assemblea nazionale francese. I due parlamenti faranno a spiegare l’uranio e amianto che potrebbe individuare trapani giganti?

QUISQUILIE E PINZILLACCHERE (il governicchio e il “Decreto del fare”) di Emmezeta

17 giugno.

APETTANDO UNA LIETA NOVELLA DA BERLINO, CHE NON ARRIVERA’, la montagna delle «larghe intese» ha partorito il topolino del «decreto del fare».

 Finalmente una buona notizia, di quelle che lasciano il segno: da oggi, grazie al governo Letta, non sarà più necessario il certificato di «sana e robusta costituzione» per fare il farmacista. Il «decreto del fare» —lo ha decretato la grande stampa filo-lettiana— è però una cosa seria, dunque è vietato ridere. A riprova di ciò i media ci informano che è stato eliminato anche l’obbligo di presentare il certificato di «idoneità psico-fisica» per fare il maestro di sci. Un’innovazione davvero tranquillizzante.

 Siamo nemici della burocrazia e dunque va bene così. Ma siamo ancor di più nemici delle prese in giro, e dunque va davvero malissimo. Perché il fatto è che le 80 misure (ottanta) prese ieri dal governo Pd-Pdl-Sc sono state presentate come misure per l’uscita dalla crisi. Misure magari modeste, misure «cacciavite» le ha definite il Corsera, ma pur sempre misure che indicano come «uscire dal tunnel». Un concetto reso più enfatico dall’ex direttore di Repubblica, Eugenio Scalfari, che assurto ormai al ruolo di portavoce quirinalizio, è oggi un ultras di Letta come ieri lo era di Monti. Questo il titolo del suo consueto pistolotto domenicale: «Lunga la strada, stretta la via. Ma la marcia è cominciata».

 Ora, che si sia infine deciso di spuntare un po’ le unghie ad Equitalia, sancendo almeno l’impignorabilità della prima casa per i debiti tributari inferiori ai 120mila euro, è certo un piccolo fatto di civiltà, ma cosa c’azzecchi con la mitica ripresa proprio non sappiamo. Ci sarebbe semmai da ricordare come per arrivare a questa misura ci siano volute tante proteste, qualche attentato ed alcune decine di suicidi.

 Ma andiamo oltre, soffermandoci su tre misure a loro modo assai emblematiche.

 Partiamo dalla promessa di ridurre le bollette elettriche. Su questo il trionfalismo governativo, ed in particolare del ministro Zanonato, appare davvero fuori luogo. Intanto l’obiettivo verrà raggiunto, se verrà raggiunto, con un’ulteriore penalizzazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, e già qui ci sarebbe molto da ridire. Ma anche volendo tralasciare questo aspetto, quale sarà l’impatto reale per la famiglia media? Qualche giornalista più avvezzo alle quattro operazioni ha già notato che essendo le famiglie italiane 25 milioni, il risparmio medio sarebbe in realtà di soli 22 euro a famiglia (550 milioni/25 milioni =22). Ci dispiace deludere questi professionisti dell’aritmetica, ma il risparmio sarà assai inferiore. Le famiglie consumano infatti solo il 20% dell’energia elettrica venduta in Italia, dunque gli euri risparmiati saranno solo 4,40 (22×0,2 =4,40).

Circa 4 caffé e mezzo da sorseggiare ringraziando il mitico Zanonato.

 Ma sono settimane che Letta ci dice, bontà sua, che la vera emergenza è il lavoro. Ed ecco spuntar fuori la norma sui cantieri. Tre miliardi momentaneamente sottratti alla Tav, al Ponte sullo Stretto ed al terzo valico Genova-Milano, per essere dirottati su altre opere, per lo più nelle aree metropolitane di Milano, Roma e Napoli. Anche qui lasciamo perdere il giudizio di merito su queste scelte, anche se va segnalato quantomeno il fatto che non si sappia minimamente uscire dalla logica delle grandi opere. Ma da dove tiri fuori il governo il numero di 30mila posti di lavoro nessuno lo sa. E nessuno ce lo spiega, dato che si tratta di una cifra improbabile quanto inverificabile. Cifra tanto più arbitraria, dato che deriverebbe da un momentaneo spostamento di risorse già stanziate, senza che vi sia alcun ulteriore investimento.

 Ed infine un’annotazione su un curioso intervento fiscale, anch’esso motivato come misura anti-crisi. Da mesi il teatrino della politica discute di come ridurre l’IMU, come evitare un nuovo aumento dell’IVA, come intervenire sull’IRPEF… il tutto «restando in Europa», con l’impegno a rispettare il Fiscal compact. Ci siamo già occupati di questa gigantesca presa in giro (vedi L’allegra brigata degli europeisti anti-tasse), ma con il «decreto del fare» Letta ha deciso di superarsi. Qual è la prima tassa davvero tagliata dal governo? Semplice, quella sulle imbarcazioni: azzerata fino ai 14 metri di lunghezza, dimezzata per gli scafi superiori ai 14 metri. Un bell’esempio di redistribuzione della ricchezza verso l’alto.

 Si potrebbe continuare, ma non lo facciamo, perché è meglio concentrarsi sul contesto in cui sono state prese queste misure. Un contesto nel quale il governo ammette di essere incapace di far fronte alle sue stesse promesse su IMU ed IVA. Un’incapacità dettata dai vincoli europei che, com’era facilmente prevedibile, non hanno fatto registrare alcun allentamento. Da qui la politica del rinvio: si è rinviato il pagamento dell’IMU sulla prima casa in attesa di una rimodulazione dell’imposta in modo da non ridurre il gettito complessivo; si rinvierà probabilmente la decisione sull’IVA in attesa di definire un inasprimento dell’IRPEF attraverso la ridefinizione (ovviamente con nuovi tagli) di deduzioni e detrazioni. Insomma, stante la gabbia europea, tutto si può fare fuorché ridurre la pressione fiscale, che anzi andrà in futuro aumentata.

 L’impossibilità di far fronte anche a cifre relativamente modeste come quelle in questione, la dice lunga sulla forza, l’autorevolezza, l’autonomia del governo Letta, un governicchio che galleggia in attesa di tempi migliori, che qualche inguaribile ottimista prevede per il dopo-voto tedesco del 22 settembre.

 Qualcuno troverà ingeneroso ridicolizzare il governo per la pochezza delle sue azioni. Ma che dire allora della pretesa di affrontare il dramma della disoccupazione giovanile, che ha raggiunto il 38%, con un intervento di poco più di 400 milioni di fondi europei da spalmare in diversi anni?

 La sproporzione tra la gravità dei problemi e l’azione del governo è sotto gli occhi di tutti. Emiliano Brancaccio ha detto che «si tenta di vincere la guerra con una cerbottana». C’è davvero poco da aggiungere a questo lapidario giudizio.

 Quali siano i dati del disastro economico italiano dovrebbe esser noto, ma un breve (ed aggiornato) ripasso non può far male.

 Dal 2007 ad oggi il Pil italiano è calato del 7%, il reddito delle famiglie del 9%. Ma questa è ovviamente solo una media, perché in realtà milioni di famiglie hanno visto il tracollo del proprio reddito. La stessa Corte dei Conti ha stimato nei giorni scorsi una perdita di 230 miliardi di Pil in 5 anni. Ma la situazione è ancora più grave se guardiamo all’industria manifatturiera. La produzione industriale, in calo consecutivo da 20 mesi, è diminuita del 25% dall’aprile 2008 ad oggi, con punte superiori al 30% in quattro settori (metallurgia, mezzi di trasporto, gomma e plastica, apparecchiature elettriche). E recuperare non sarà facile, dato che si calcola che il 15% del potenziale produttivo (impianti, macchinari, eccetera) sia ormai andato perso.

 Ecco, di fronte a questo disastro, e di fronte al massacro sociale che comporta, occuparsi dei certificati medici, o di altre questioni di identica portata, grida davvero vendetta. Ma tant’è, questa è l’Italia 2013.

 Ma per quali motivi è questa la situazione? Le ragioni sono sempre più di una, ma una è quella davvero decisiva: la subalternità delle classi dirigenti nazionali nei confronti dell’Unione Europea. Una subalternità, quella di Letta, perfettamente in linea con quella del suo predecessore. Il quale godeva addirittura (lo ha ora candidamente confessato un suo ministro) dei sacrifici imposti agli italiani. Forse Letta non mostra un identico sadismo, ma la sua politica non è certo diversa.

 Diversa è semmai la situazione, perché sono ormai chiari gli effetti della politica di austerità. Si vorrebbe allora la botte piena e la moglie ubriaca. Cioè il mantenimento degli obiettivi di bilancio, sposato a qualche allentamento di quei vincoli. Ecco allora la comica corsa ad ipotizzare ogni trucco contabile, al fine di rispettare formalmente il rapporto deficit/pil al 3%, pur infrangendolo nella sostanza. Sulla materia si è proposto di tutto e di più: scorporare dal computo suddetto le spese per gli investimenti, quelle sulle infrastrutture europee, quelle per «combattere la disoccupazione», quelle causate dai disastri naturali e chi più ne ha più ne metta. Sta di fatto che i decisori europei al momento non si sono affatto commossi, né per i terremoti, né per i disoccupati e neppure per le spese infrastrutturali…

 Cambieranno le cose in futuro? I patiti dell’Europa pensano di sì. Ma su quali basi si fondino queste speranze non è dato sapere. Venendo a Roma, l’altro giorno, il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, ha ribadito che gli obiettivi di bilancio non si toccano e che di flessibilità in Europa ce n’é già anche troppa.

 Il cambiamento potrebbe avvenire dopo le elezioni tedesche del 22 settembre? Davvero non si vede il perché. I sondaggi danno ancora favorita la Merkel. L’attuale cancelliera potrebbe essere sì costretta ad un’alleanza (peraltro non certo inedita) con la Spd, ma il partito socialdemocratico esprime davvero posizioni diverse da quelle della Cdu-Csu? Non sembra proprio, mentre sull’altro versante il possibile ingresso in parlamento di Alternative für Deutschland (favorevole ad una sorta di «euro del nord») di certo restringerebbe ancora i margini di manovra dell’immarcescibile cancelliera.

 Non è un caso che in Italia si parli ben poco del dibattito in corso in Germania. Nei giorni scorsi la Corte costituzionale tedesca ha iniziato le udienze sui ricorsi presentati contro la Bce per l’adozione (l’estate scorsa) del programma Omt, che consente l’acquisto da parte della banca centrale di Francoforte dei titoli dei paesi dell’Eurozona che decidessero di farne richiesta. A difendere la Bce il membro tedesco del board, Jörg Asmussen; ad attaccarla il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Uno spettacolino che promette sviluppi.

 Il fatto è che la maggioranza dei tedeschi è con Weidmann. Secondo un sondaggio il 48% vorrebbe bloccare il piano della Bce, mentre solo il 31% lo approva. Il problema non è tanto, dunque, il pronunciamento della Corte costituzionale (che avrà comunque tempi non brevi) quanto il sentimento diffuso in ampi strati della popolazione tedesca. Un elemento che ci dice già ora che niente di sostanziale potrà cambiare dopo il voto del 22 settembre. E se un cambiamento ci sarà, esso non sarà probabilmente nella direzione sperata dal governo italiano.

 Ecco perché, al di là dei singoli provvedimenti, le misure del governo Letta mostrano una miseria senza precedenti. Frutto di una subalternità coltivata lungo l’ultimo ventennio, di un’impossibilità di cambiare senza ammettere il proprio fallimento, di una classe dirigente che merita solo di essere cancellata.

 Non c’è alcuna luce in fondo al tunnel, ma solo nuove sofferenze per il popolo lavoratore. Quisquilie e pinzillacchere, così l’insuperabile Totò avrebbe definito le modeste trovate di Letta e del suo «decreto del fare» di fronte alla crisi senza sbocchi che viviamo da cinque anni. Ma sono quisquilie e pinzillacchere che preparano i nuovi sacrifici che verranno richiesti in nome del Dio Euro. Probabilmente assai prima di quanto si pensi.

http://sollevazione.blogspot.it/2013/06/quisquilie-e-pinzillacchere-il.html

Ecco i Mengele dell’era moderna: uccidono i bambini per “bontà”

I filantropi alla Soros, Rockefeller vari sono tra i fondatori dell’eugenetica 1901, USA. Chiamatelo omicidio terapeutico che suona politically correct.

Un pò come i suicidi di stato che sono solo gesti disperati di persone “depresse”. Sono perfino discriminatori perché solo i bambini? E gli anziani? Caspita, pensate che risparmio per Inps e sanità. VIva la selezione della specie politically correct.

 Fonte:http://www.liberoquotidiano.it/news/1263041/Ecco_i_Mengele_dell_era_moderna___uccidono_i_bambini_per__bont%C3%A0_.html#.Ub3ahKwlT0A.facebook[1]

L’Olanda vuole estendere l’eutanasia ai più piccoli

 15/06/2013

 Ecco, ci siamo arrivati: in Olanda è stata proposta una legge per uccidere i bambini malati. Del resto, che male c’è? L’eutanasia esiste da 12 anni, spiega l’associazione dei medici, e si tratta soltanto di estenderla: «È un modo per limitare la sofferenza del malato e dei suoi genitori», sostengono. È un atto di pietà, capite? Stiamo legalizzando il dottor Mengele, stiamo autorizzando l’infanticidio e la selezione della specie, stiamo riscrivendo in diretta il libro dell’orrore eugenetico, ma lo facciamo per pietà. Per sentirci migliori. Perché siamo buoni.

 Oh, ma certo: come siamo buoni. Un bambino potrà essere buttato giù dalla moderna rupe Tarpea soltanto perché ha una grave malformazione, e questo gesto (la soppressione del bebé) dev’essere considerato pure un grande atto di bontà perché limita la sofferenza sua e dei suoi genitori, come affermano i medici olandesi. Ma certo: limita la sofferenza. Del resto la domanda è nota: valeva la pena di essere vissuta quella vita? E siccome nessuno si chiede mai chi stabilisce se una vita vale la pena di essere vissuta o no, andiamo avanti di gran lena: presto arriverà un’associazione di medici olandesi che proporrà di uccidere, per esempio, chi nasce cieco (poverino, non vedrebbe mai un tramonto) o magari zoppo (poverino, non correrebbe mai i cento metri). E ci spiegherà che lo facciamo nel suo interesse, ovviamente, lo facciamo per non farlo soffrire e non far soffrire i genitori. Ma sì, dai: non è venuto bene. Lo buttiamo via e lo sostituiamo con un altro, che non sia fallato. Non è meglio per tutti?

 A leggere i resoconti della proposta olandese (che è già stata imitata anche dal Belgio) impressiona proprio l’immensa banalità del male, la subdola mostruosità quotidiana che riduce i bambini alla stregua di detersivi o margarina in vendita da supermercato. La merce è fallata? Avanti, procediamo con il rimpiazzo. Un’intera partita è difettosa? Non si esiti nemmeno un minuto a sostituirla. Il detersivo o la margarina vengono tolti dagli scaffali e buttati in discarica. I bambini pure. Per il loro bene, s’intende. E per quello dei loro genitori. Bisogna pure ringraziare.

 Purtroppo è così: quando ci si allontana dalla cultura della vita, l’abisso non ha più fine. Se si può raschiare via un bimbo nel ventre della mamma, perché non lo si può buttare in discarica quando è nato? Se si possono togliere acqua e cibo a un malato terminale, perché non lo si può fare a un neonato? I medici olandesi, sotto il manto ipocrita, sono spietati: bisogna intervenire, dicono, perché i bambini malati «impiegano tempi lunghi per spegnersi». Capito? Non ne vogliono sapere di morire, accidenti, restano lì aggrappati a quel frammento di vita, quale essa sia, vogliono riempirsi i polmoni con un respiro dopo l’altro, foss’anche l’ultimo non ci vogliono rinunciare, e non si rendono conto di essere soltanto un fastidio da spazzare via. O, forse, un costo da tagliare.

 Non può non venire il sospetto, infatti, che alla fine più che le condizioni di salute contano le condizioni economiche. Puoi mantenere un figlio malato? Allora vive. Non lo puoi mantenere? Che problema c’è: lo buttiamo. E così il risultato finale di questi campioni dei diritti è che finiscono per difendere solo i diritti dei più forti e dei più ricchi: chi sta bene non ha problemi, chi ha tanti soldi neppure, ma se hai gravi problemi di salute e hai la sfiga di nascere in una famiglia povera, beh, sei condannato alla discarica, come un prodotto difettato.

 E non ci rendiamo conto che di questo passo, orrore su orrore, dopo la soppressione del bimbo malconcio arriveremo pure alla soppressione del nonno malato. Del resto la domanda è già pronta: l’anziano non più autosufficiente ha diritto ancora di vivere? Sì o no? Chi lo decide? Una commissione? La possibilità economica della famiglia? Ci sarà qualche associazioni di medici che dirà: «Impiega un tempo troppo lungo per spegnersi», pure lui. Ma come osa? Con quel che costa? Come si permette di restare inchiodato in poltrona davanti alla tv senza sentire l’urgenza di morire? Bisogna intervenire per togliere il fastidio. E, guardate che se lo facciamo, è solo per ridurgli le sofferenze. Perché siamo buoni.

 Ma sì, siamo buoni, buonissimi. E a forza di presunta bontà arriveremo, per l’appunto, a un passo da Mengele, anzi forse ci siamo già: avremo una selezione della specie, avremo l’eliminazione dei deboli, forse avremo anche qualche bella convenienza economica, un bel risparmio da mettere nella finanziaria in stile olandese. Quello che non riesco più a capire è se, essendo così buoni e finanziariamente perfetti, avremo ancora la possibilità di dirci uomini.

 di Mario Giordano

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Usa accusavano Cina di hackeraggio, e intanto hackeravano strutture cinesi

La Cina deve aderire al nuovo ordine mondiale finanziario, parola di Soros video al link qui http://www.stampalibera.com/?p=64027

Usa accusavano Cina di hackeraggio, e intanto hackeravano strutture cinesi
12-06-2013
Edward Snowden, l’analista della NSA che ha rivelato l’affiare PRISM, ha
rivelato al South China Morning Post che resterà ad Hong Kong per
combattere possibili tentativi da parte del suo governo di averlo
estradato per divulgazione di segreti di stato.

In un’intervista esclusiva effettuata da un luogo segreto della città,
l’ex analista della Central Intelligence Agency ha anche fatto
affermazioni esplosive: il governo degli Stati Uniti, che da sempre
accusa la Cina di attacchi hacker, di avere condotto attacchi simili
contro computer a Hong Kong e in Cina per anni.

Su richiesta di Snowden non possono essere divulgati i dettagli su come è stata condotta l’intervista.
Gli Stati Uniti stanno esercitando una forte pressione diplomatica su
Hong Kong per ottenere l’estradizione.

“Le persone che pensano che ho fatto un errore nello scegliere Hong Kong come location fraintendono le mie intenzioni. Io non sono qui per
nascondermi dalla giustizia, io sono qui per rivelare la verità”, ha detto.
Snowden ha detto che l’NSA ha condotto operazioni di hackeraggio di
computer a Hong Kong e in Cina dal 2009. Nessuno dei documenti ha
rivelato ulteriori informazioni su sistemi militari cinesi, ha detto.
Gli obiettivi delle operazioni, secondo Snowden, erano l’Università e i
funzionari pubblici, le imprese e gli studenti in città. I documenti
indicano anche attività di hacking dalla NSA contro obiettivi continentali.
Snowden ha detto che sta rilasciando le informazioni per dimostrare
“l’ipocrisia del governo degli Stati Uniti, quando si afferma che esso
non ha come obiettivo le infrastrutture civili, a differenza dei suoi
avversari”.

“Non solo lo fa, ma ha così paura che questo possa essere reso noto che
è disposto a utilizzare qualsiasi mezzo, come l’intimidazione
diplomatica, per evitare che tali informazioni diventino pubbliche.”

“Non sono né un traditore né eroe. Io sono un americano “, ha detto,
aggiungendo che è orgoglioso di essere americano. “Credo nella libertà
di espressione. Ho agito in buona fede, ma è giusto che l’opinione
pubblica si formi la propria opinione “.
http://voxnews.info/2013/06/12/usa-accusavano-cina-di-hackeraggio-e-intanto-hackeravano-strutture-cinesi/

Razzismo in Italia: Famiglia(e) di italiani in camper, le case popolari agli immigrati

maurizio vive nel camper da 2 anni a firenze

FIRENZE – Quello che trovate qua sotto è un comunicato stampa in cui si mette in risalto la situazione di Maurizio, un uomo costretto a vivere da ben 2 anni all’interno del proprio camper, con la moglie e due bambini piccoli…

 

L’indifferenza delle istituzioni del vicinato è davvero sconvolgente.. Buona lettura!

 “Via Lami: una normalissima strada di città che corre lungo la ferrovia dello Statuto, delimitata da un muro completamente imbrattato che evoca un forte senso di degrado, di ghetto. Dall’altro lato della strada eleganti palazzine residenziali. Ha da poco smesso di piovere. Auto e motorini sfrecciano indifferenti lungo la via. Basta percorrere pochi metri dall’imbocco della strada per intravedere un camper, vecchio e po’ malconcio, ricoperto di appelli scritti con pennarelli colorati che iniziano a sbiadire.

 Arrivati di fronte alla casa mobile, troviamo ad accoglierci un bel bimbo biondo che gioca sul marciapiede, rincorrendo la sorellina di quattro anni. I bambini sorridono e ci dicono che il “nonno” è dentro con il fratellino più piccolo, Siro. L’uomo sulla settantina, accortosi della nostra presenza, spunta fuori dal camper, in braccio a lui un neonato dagli immensi occhi blu, con una voce rauca richiama i fratellini verso la casa mobile e ci saluta, chiedendoci chi cerchiamo. Maurizio Villani, il papà e proprietario del camper tornerà a momenti con Rita, la mamma dei bambini.

 Durante la breve attesa, cerchiamo di metabolizzare le immagini che ci scorrono davanti. L’avevamo letto sui giornali e visto nei TG ma l’impatto è comunque surreale. I piccoli sono incredibilmente sereni: il camper è un gioco e poi, in quella buffa casa, ci vive il babbo, che incontrano solo nei fine settimana. Loro vivono fino al giovedì con mamma a “Casa Speranza” una struttura d’accoglienza di Settignano che ospita solo madri e figli. Giocano per tutto il tempo, corrono intorno a noi, ci fanno qualche buffa domanda, senza smettere un secondo di ridere, nessun capriccio, nemmeno un velo di tristezza nei loro occhi. Si rincorrono fino al bordo della strada, tanto da suscitare la nostra preoccupazione ma Jacopo, tre anni, ci rassicura sorridendo “No, no !Non ci andiamo sulla strada, è pericolosa, poi ci arrotano”.

 Dopo una decina di minuti arrivano mamma e papà. Sono sorpresi della nostra presenza. I bambini corrono verso i genitori e gli saltano in braccio. Ci presentiamo e iniziamo a chiacchierare.

 “Io avevo una ditta con diversi dipendenti, lavoravo nel campo edile – dice Maurizio con voce sicura – purtroppo, da quando le cose hanno iniziato ad andare male, i soldi guadagnati in una vita sono finiti con incredibile rapidità: il lavoro diminuiva, aumentavano i ritardi nei pagamenti, da parte di privati ma anche di committenti pubblici e così, nemmeno io ero in grado di saldare tutti i conti- ammette l’uomo – poi è arrivato lo sfratto, mentre Rita aveva appena scoperto di aspettare il nostro terzo bambino. Siamo in attesa di un alloggio popolare che sembra non arrivare mai. Io vivo nel camper da un anno e mezzo e da poco, ho invitato a stare con noi il “nonno”, non c’è nessun legame di parentela, era un vecchio conoscente finito in disgrazia dopo gravi problemi di salute, anche lui aveva perso la casa, dormiva al pronto soccorso ed abbiamo deciso di ospitarlo, i bambini gli vogliono un gran bene”.

 I membri delle istituzioni non hanno fatto niente per loro, solo qualche vana promessa. In oltre un anno di permanenza solo un paio di persone gli hanno fatto visita. Anche il vicinato è completamente indifferente. Qualche vicino di casa, talvolta, porta un po’ di pane o una fetta di torta ma per la maggior parte, girano alla larga da quel camper e spesso negano addirittura il saluto alla famiglia. I negozianti della via in cui vivevano in precedenza, fanno credito a Maurizio, lo conoscono da una vita e si fidano di lui. Hanno anche subito due tentativi di furto: dei Rom hanno tentato di entrare nel camper.

 Ci facciamo avanti e chiediamo a Maurizio se le numerose associazioni di volontariato abbiano fatto qualcosa o se abbiano mai valutato l’ipotesi di affidarsi a “uno di quei movimenti che lottano per la casa” ma la risposta è sempre la stessa: “Quelli a noi, non ci pensano proprio, hanno altre priorità, trattano solo con gli immigrati – dice Maurizio – io non voglio scavalcare nessuno, non pretendo che qualcuno dia la precedenza al nostro caso, cercate di capirmi, voglio solo riunire la mia famiglia”. Nell’ultimo bando per l’alloggio popolare, avevano incluso nel nucleo famigliare il nonno, che con una pensione da qualche centinaio di euro, aveva abbassato il loro punteggio in graduatoria.

 “Siamo in attesa delle graduatorie di luglio, ora il nostro punteggio è molto alto, siamo a 15 punti adesso, questa è l’unica speranza per tornare a vivere. Il Comune è sempre molto puntuale quando si tratta di vedersi pagare le multe o le tasse, peccato che tutta questa puntualità non vi sia quando tocca a loro dare qualcosa ai cittadini”.

 Maurizio non è remissivo, non si è fatto schiacciare dalla sua condizione, anzi: “Spesso mi chiedo cosa farò quando riuscirò a sollevarmi da questa situazione, e penso proprio che mi batterò per i diritti di tutti i fiorentini in difficoltà, sono più di quanti se ne possano vedere. Bisogna davvero toccare il fondo per riuscire ad ammetterlo. Siamo un popolo orgoglioso. Conosco molte famiglie che campano una settimana con un kg di riso ma si vergognano di ammetterlo, lo considerano un fallimento”.

 Il suo caso ci fa comunque pensare che il comune, solerte nella cura di migliaia di immigrati, stia dimenticando quella parte della popolazione che dopo aver pagato ogni contributo al comune per generazioni, per anni, ora, complice la crisi economica, si trova in completa povertà. Il discorso si sposta infatti sulle condizioni in cui versa il paese, sulle ditte fallite, sulle bancarotte e sugli innumerevoli suicidi.

 “Sapete perché non mi suicido? – dice Maurizio – ho imparato a mettere la dignità in tasca, per la mia famiglia. Non sono solo i debiti, ma anche la mortificazione ad uccidere. Trovarsi a 47 anni, in un camper, senza poter offrire nulla ai propri figli è terribile ma ho imparato a convivere con questa sensazione. Sono qui e resterò qui, per mia moglie, i miei bambini, per il “nonno” e per tutto quello che spero di poter fare per la comunità, una volta uscito da questa situazione”.

 Ho fatto più di un appello a Renzi, ma quello pensa solo a Roma. Le istituzioni sono lontanissime. Anche mia moglie, con il bambino piccolo, si è più volte presentata in Palazzo Vecchio e a risponderle solo un citofono e ore di attesa sotto il caldo estivo con un neonato. Nessuno si è nemmeno degnato di aprirle la porta, di chiederle se voleva aspettare dentro all’ufficio: una situazione scandalosa.”

 Noi chiediamo cosa possiamo fare per loro, se hanno bisogno di qualcosa e la loro risposta, in tono mesto, è: “Abbiamo bisogno di tutto, non abbiamo niente, davvero niente”.

 Mentre i bambini sorridono per il vasetto di Nutella trovato nei sacchetti della spesa e ci salutano con la manina, noi ci dirigiamo verso la macchina, in silenzio. Ogni persona dovrebbe avere la possibilità di guardare da vicino questa famiglia e le tante altre che versano in queste condizioni. Mentre le varie associazioni di volontariato non fanno altro che pensare a immigrati e clandestini, mentre la tv chiede l’ 8×1000 per i missionari, il supermercato, alla cassa, raccoglie fondi per i pozzi in Africa e le famiglie adottano bambini a distanza, sotto casa, a pochi metri dal portone, i loro connazionali patiscono il freddo e la fame in un camper.

 Ci sentiamo in colpa per l’indifferenza di una città che si sta disumanizzando, che sta perdendo il contatto umano, sta dimenticando la solidarietà e l’amicizia che stringevano i rapporti tra concittadini, tra vicini. In una società in cui il primato non spetta mai ai nostri fratelli ma alla beneficenza mediatica, teniamo a ricordare ad ogni fiorentino, che la famiglia Villani, era quella che comprava frutta e verdura da voi, che mangiava la pizza nel vostro ristorante, che si riforniva nel vostro negozio, che pagava i contributi al nostro comune. Adesso, sono loro ad aver bisogno di noi, con la dovuta precedenza su chi, in questa città non è nato e vissuto”.

 Fonte[3]

http://www.stampalibera.com/?p=64024&print=1

Anziana aggredita con violenza da rapinatore

Grazie Ministro. Per fortuna l’anziana non si è opposta all’aggressione, mostrando disponibilità all’accoglienza.

 17-06-2013

 Milano Aggredita, spintonata le due catenine che portava al collo strappate via con violenza e gettata a terra: e’ successo alle 12.45 circa di oggi in via Airaghi, a Milano. La vittima, ancora una volta un’anziana, una signora di quasi 80 anni, ha descritto il rapinatore come uno straniero tra i 18 e i 20 anni. Probabilmente maghrebino. La donna ha il bacino fratturato ed escoriazioni varie, oltre a un gran dolore dentro.

http://voxnews.info/2013/06/17/anziana-aggredita-con-violenza-da-rapinatore/