Two pack – Ora l’Ue potrà imporre anche modifiche alle leggi finanziarie

chiunque abbia promosso la dittatura europea è complice di aver venduto al mercato degli schiavi i popoli europei

 Sabato, Giugno 1st/ 2013

Nuovi poteri alla Commissione Liberal-Stalinista 

Le ultime reazioni dopo l’approvazione del Two Pack: si prospettano tempi ancor più duri

Così l’Eurocasta ci ha “calato un doppio pacco”

 di Giovanni Antonio Fois

Verso gli Stati uniti d’Europa… Fermiamoli!!

 Bruxelles, Roma – Durante gli ultimi mesi noi dell’Osservatorio QuiEuropa.it abbiamo cercato, affrontando le principali tematiche politiche internazionali, di contribuire ad aprire gli occhi agli italiani – e non solo – denunciando il sistema Ue, un leviatano capace di controllare serratamente le decisioni dei diversi stati membri. Abbiamo sottolineato la pericolosità di un organizzazione di siffatte caratteristiche che, in un tempo relativamente limitato, avrebbe perso le sue caratteristiche prettamente da vigilante sovranazionale, arrivando a ricoprire ruoli cruciali per le decisioni finanziarie dei diversi governi. Oggi questa lunga e travagliata storia giunge alle sue battute finali, assegnando direttamente all’Ue la possibilità di imporre modifiche alle finanziarie dei singoli paesi che, di conseguenza, perdono gran parte del loro peso politico sul piano economico internazionale.

  Two pack – La Dissoluzione reale e lenta agonia degli Stati

 Le atuonomie nazionali vengono di fatto tolte di mezzo in favore del governo centrale di Bruxelles che da decenni compie questa silenziosa rivoluzione politico-sociale. I media – strategicamente – garantiscono piena visibilità ed importanza al solo scenario nazionale, lasciando sullo sfondo decisioni di stampo europeo o comunque sovranazionale. Eppure sarebbe opportuno porre il focus proprio su queste decisoni che un domani potrebbero togliere di mezzo l’intero potere delle singole nazioni in favore del governo centrale Ue. Il cosidetto Two Pack, nuovo pacchetto di norme finanziarie introdotte lo scorso giovedi, da nuovi poteri alla Commissione Ue, introducendo, come detto, la possibilità di imporre modifiche alle finanziarie dei singoli stati.

 La Supercommissione e il Supercommissariamento

 La realtà che viviamo oggi è questa. Gli stati europei, dopo aver finanziato per anni i meschini introiti del Fondo Monetario Internazionale, dopo aver sottostato alle condotte criminali del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES o ESM) e dopo aver visto i propri cittadini soffrire e morire, si ritrovano di punto in bianco commissariati, alla stregua delle decisioni di chissà quale ”genio” dell’economia internazionale, nominato appunto da Bruxelles (vedi Bilderberg Club). Guardando al caso italiano ci rendiamo conto che nonostante gli enormi sforzi compiuti dalla popolazione negli ultimi anni e nonostante i premier burattini che continuano ad avvicendarsi sul trono di palazzo Chigi, l’Italia fatica ancora a pagare le ingenti somme dovute al Fmi e agli altri stati mediante il sistema beffa del debito pubblico ed ha pe rtanto bisogno, cosi come gran parte degli altri stati membri, di uno strozzino alle calcagna.

  Il punto – L’Automatica Imposizione di Finanziarie

 In base al nuovo piano i governi dovranno presentare le loro finanziarie a Bruxelles entro il 15 ottobre e la Commissione entro il 30 novembre le prenderà in  analisi e darà il proprio parere. Se riterrà che gli Stati non rispettino il (dittatoriale e sconcertante) vincolo di stabilità, lasciandosi andare a spese azzardate (se azzardato può dirsi il sopravvivere al di sotto della soglia del servizio pubblico-statale minimo), chiederà ai governi di modificarle ed entro la fine dell’anno tutti gli Stati dovranno adottare le leggi finanziarie imposte.Solo in questo modo sarà possibile portare a compimento il piano portato avanti per questi lunghi anni di sofferenze ed austerità: lo sfruttamento incondizionato dell’essere umano, vittima d’un s istema dalle caratteristiche apocalittiche che vede la corruzione politica dilagante, il mercato del lavoro inesistente, i sistemi di strozzinaggio nazionali dai nomi inquietanti e beffardi (vedi Equitalia) che garantiscono motivi di preoccupazione per la cittadinanza, spingendola alla fame o, ancor peggio, al suicidio. E’ ora di reagire e dire basta a questa vergogna immonda!

Giovanni Antonio Fois (Copyright © 2013 Qui Europa)

 Dittatura 3.0 – L’Italia dei Soviet, dei Commissariamenti e dei Gamberi

 http://www.quieuropa.it/two-pack-ora-lue-potra-imporre-anche-modifiche-alle-leggi-finanziarie/

 

Tav, da Napoli alla Val di Susa le mani della mafia sui cantieri

di ROBERTO SAVIANO
TUTTI parlano di Tav, ma prima di ogni cosa bisognerebbe partire da un dato di fatto: negli ultimi trent’anni l’Alta velocità è diventata uno strumento per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata, un modello vincente di business perfezionatosi dai tempi dalla costruzione dell’Autostrada del Sole e della ricostruzione post-terremoto in Irpinia. Questa è una certezza giudiziaria e storica più solida delle valutazioni ambientali e politiche (a favore o contro), più solida di ogni altra analisi sulla necessità o sull’inutilità di quest’opera. In questo momento ci si divide tra chi considera la Tav in Val di Susa come un balzo in avanti per l’economia, come un ponte per l’Europa, e chi invece un’aberrazione dello spreco e una violenza sulla natura. Su un punto però ci si deve trovare uniti: bisogna avere il coraggio di comprendere che l’Italia al momento non è in grado di garantire che questo cantiere non diventi la più grande miniera per le mafie. Il governo Monti deve comprendere che nascondere il problema è pericoloso. Prima dei veleni, delle polveri, della fine del turismo, della spesa esorbitante, prima di tutte le analisi che in questi giorni vengono discusse bisognerebbe porsi un problema di sicurezza del sistema economico. Che è un problema di democrazia.

Ci si può difendere dall’infiltrazione mafiosa solo fiaccando le imprese prima che entrino nel mercato, quando cioè è ancora possibile farlo. Ma ormai l’economia mafiosa è assai aggressiva e l’Italia, invece, è disarmata. Il Paese non può permettersi di tenere in vita con i fiumi di danaro della Tav le imprese illegali. Se non vuole arrendersi alle cosche, e bloccare ogni grande opera, deve dotarsi di armi nuove, efficaci e appropriate. La priorità non può che essere la “messa in sicurezza dell’economia”, per sottrarla all’infiltrazione e al dominio mafioso, dotandola di anticorpi che individuino e premino la liceità degli attori coinvolti e creino le condizioni per una concorrenzialità, vera, non inquinata dai fondi neri. Oggi questa messa in sicurezza non è ancora stata fatta e il Paese, per ora, non ha gli strumenti preventivi per sorvegliare l’enorme giro degli appalti e subappalti, i cantieri, la manodopera, le materie prime, i trasporti, e lo smaltimento dei rifiuti, settori tradizionali in cui le mafie lavorano (inutile negarlo o usare toni prudenti) in regime di quasi monopolio. Quando i cantieri sono giganti con fabbriche di movimenti umani e di pale non ci sono controlli che tengano. 

IL BUSINESS CRIMINALE
Le mafie si presentano con imprese che vincono perché fanno prezzi vantaggiosi che sbaragliano il mercato, hanno sedi al nord e curricula puliti, e il flusso di denaro destinato alla Tav rischia di diventare linfa per il loro potenziamento, aumentandone la capacità di investimento, di controllo del territorio, accrescendone il potere economico e, di conseguenza, politico. Non vincono puntando il fucile. Vincono perché grazie ai soldi illeciti il loro agire lecito è più economico, migliore e veloce. Lo schema finanziario utilizzato sino ad ora negli appalti Tav è il meccanismo noto per la ricostruzione post-terremoto del 1980: il meccanismo della concessione, che sostituisce la normale gara d’appalto in virtù della presunta urgenza dell’opera, e fa sì che la spesa finale sia determinata sulla base della fatturazione complessiva prodotta in corso d’opera, permettendo di fatto di gonfiare i costi e creare fondi neri per migliaia di miliardi. La storia dell’alta velocità in Italia è storia di accumulazione di capitali da parte dei cartelli mafiosi dell’edilizia e del cemento. Il tracciato della Lione-Torino si può sovrapporre alla mappa delle famiglie mafiose e dei loro affari nel ciclo del cemento. Sono tutte pronte e già si sono organizzate in questi anni. 

Esagerazioni? La Direzione nazionale Antimafia nella sua relazione annuale (2011) ha dato al Piemonte il terzo posto sul podio della penetrazione della criminalità organizzata calabrese: “In Piemonte la ‘ndrangheta ha una sua consolidata roccaforte, che è seconda, dopo la Calabria, solo alla Lombardia”. Così come dimostra la sentenza n. 362 del 2009 della Corte di Cassazione che ha riconosciuto definitivamente “un’emanazione della ‘ndrangheta nel territorio della Val di Susa e del Comune di Bardonecchia”. L’infiltrazione a Bardonecchia (che arrivò a portare lo scioglimento del comune per infiltrazione mafiosa nel 1995 primo caso nel Nord-Italia) è avvenuta nel periodo in cui si stava costruendo una nuova autostrada e il traforo del Frejus verso la Francia. Gli appalti del traforo portarono le imprese mafiose a vincere per la prima volta in Piemonte.

I LEGAMI CON IL NORD
Credere che basti mettere sotto osservazione le imprese edili del sud per evitare l’infiltrazione è una ingenuità colpevole. Le aziende criminali non vengono dalle terre di mafie. Nascono, crescono e vivono al Nord, si presentano in regola e tutte con perfetto certificato antimafia (di cui è imperativa una modifica dei parametri). È sempre dopo anni dall’appalto che le indagini si accorgono che il loro Dna era mafioso. Qualche esempio. La Guardia di Finanza individuò sui cantieri della Torino-Milano la Edilcostruzioni di Milano che era legata a Santo Maviglia narcotrafficante di Africo. La sua ditta lavorava in subappalto alla Tav. La Ls Strade, azienda milanese leader assoluta nel movimento terre era di Maurizio Luraghi imprenditore lombardo. Secondo le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Luraghi era il prestanome dei Barbaro e dei Papalia, famiglie ‘ndranghetiste. Nel marzo 2009 l’indagine, denominata “Isola”, dimostrò la presenza a Cologno Monzese delle famiglie Nicoscia e Arena della ‘ndrangheta calabrese che riciclavano capitali e aggiravano la normativa antimafia usando il sistema della chiamata diretta per entrare nei cantieri Tav di Cassano d’Adda. Partivano dagli appalti poi arrivavano ai subappalti e successivamente – e in netta violazione delle leggi – ad ulteriori subappalti gestendo tutto in nero. 

Dagli appalti si approdava prima ai subappalti e successivamente – e in contrasto con le norme antimafia – ad ulteriori subappalti con affidamento dei lavori del tutto in nero. Nell’ottobre 2009 l’Operazione Pioneer arrestò 14 affiliati del clan di Antonio Spagnolo di Ciminà (Reggio Calabria), proprietario della Ediltava sas di Rivoli, con la quale si aggiudicò subappalti sulla linea Tav. Dalla Lombardia al Piemonte il meccanismo è sempre lo stesso: “Le proiezioni della criminalità calabrese, attraverso prestanome, – scrive l’Antimafia – hanno orientato i propri interessi nel settore edile e del movimento terra, finanziando, con i proventi del traffico di droga e dell’usura, iniziative anche di rilevante entità. In tale settore le imprese mafiose sono clamorosamente favorite dal non dover rispettare alcuna regola, ed anzi dal poter fare dell’assenza delle regole il punto di forza per accaparrarsi commesse”. 

A Reggio Emilia l’alta velocità è stata il volano per far arrivare una sessantina di cosche che hanno iniziato a egemonizzare i subappalti nell’edilizia in Emilia Romagna. Sulla Tav Torino-Milano si creò un business mafioso inusuale che generò molti profitti e che fu scoperto nel 2008. Fu scoperta una montagna di rifiuti sotterrati illegalmente nei cantieri dell’Alta Velocità: centinaia di tonnellate di materiale non bonificato, cemento armato, plastica, mattoni, asfalto, gomme, ferro, intombato nel cuore del Parco lombardo del Ticino. La Tav diventa ricchezza non solo per gli appalti ma anche perché puoi nascondere sottoterra quel che vuoi. Una buca di trenta metri di larghezza e dieci di profondità è in grado accogliere 20mila metri cubi dì materiale. Ci si arricchisce scavando e si arricchisce riempiendo: il business è doppio.

IL SISTEMA DEI SUBAPPALTI
I cantieri Tav sulla Napoli-Roma, raccontano bene quello che potrebbe essere il futuro della Tav in Val di Susa. Il clan dei Casalesi partecipa ai lavori con ditte proprie in subappalto e soltanto fino al 1995 la camorra intasca secondo la Criminalpol 10mila miliardi di lire. Fin dall’inizio gli esponenti del clan dei Casalesi esercitarono una costante pressione per conseguire e conservare il controllo camorristico sulla Tav in due modi: o infiltrando le proprie imprese o imponendo tangenti alle ditte che concorrevano nella realizzazione della linea ferroviaria. I cantieri aperti dal 1994 per oltre dieci anni, avevano un costo iniziale previsto di 26.000 miliardi, arrivato nel 2011 a 150.000 miliardi di lire per 204 chilometri di tratta; il costo per chilometro è stato di circa 44 milioni di euro, con punte che superano i 60 milioni. Le indagini della Dda spiegarono alcuni di questi meccanismi scoprendo che molte delle società appaltatrici erano legate a boss-imprenditori come Pasquale Zagaria, coinvolto nel processo Spartacus a carico del clan dei Casalesi (e fratello del boss Michele, il quale riceveva nella sua villa imprenditori edili dell’alta velocità). Il clan dei Casalesi partecipò ai lavori con ditte proprie, accaparrandosi inizialmente il monopolio del movimento terra attraverso la Edil Moter. Nel novembre del 2008 le indagini della procura di Caltanissetta ruotarono intorno alla Calcestruzzi spa, società bergamasca del Gruppo Italcementi (quinto produttore a livello mondiale), che forniva il cemento per realizzare importanti opere pubbliche tra cui alcune linee della Tav Milano-Bologna e Roma-Napoli (terzo e quarto lotto), metrobus di Brescia, metropolitana di Genova e A4-Passante autostradale di Mestre. Le indagini (che aveva iniziato Paolo Borsellino) mostrarono: “Significativi scostamenti tra i dosaggi contrattuali di cemento con quelli effettivamente impiegati nella produzione dei conglomerati forniti all’impresa appaltante”. L’indagine voleva accertare se la Calcestruzzi avesse proceduto “a una illecita creazione di fondi neri da destinare in parte ai clan mafiosi dell’isola, nonché l’eventuale esistenza di una strategia aziendale volta a tali fini”. 
Ecco: questa è l’Italia che si appresta ad aprire i cantieri in Val di Susa. Che la mafia non riguardi solo il sud ormai è accertato. Di più: le organizzazioni criminali non solo in Italia, ma anche in Usa e in tutto il mondo, stanno approfittando enormemente della crisi, che è diventata per loro un’enorme occasione da sfruttare. Bisogna mettere in sicurezza l’economia del paese e siamo, su questo terreno, in grande ritardo. La giurisprudenza antimafia è declinata sulla caccia ai boss mafiosi. Giusto, ma non basta: serve un balzo in avanti, serve una giurisprudenza che dia la caccia agli enormi capitali, alle casseforti criminali che agiscono indisturbate nel mondo della finanza internazionale. O ci si muove in questa direzione o l’alternativa è che ogni forma di ripresa economica sarà a capitale di maggioranza mafioso.

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/03/06/news/tav_saviano-31013967/

Yemen: sposa bambina muore dopo tre giorni dal matrimonio

Guardate la foto di questa povera bambina indifesa e ditemi se non viene voglia di “spaccare il mondo”! Le bestie , tra loro, si rispettano molto più degli umani.


Come dice   Tristan Bernard 
– Due cose mi sorprendono, l’intelligenza delle bestie e la bestialità degli uomini-


La triste morte di Ilham Mahdi Shui al-Asi dovrebbe portare a riflettere. Ilham era una bambina di dodici anni, promessa sposa ad un uomo di trenta. L’uomo aveva sposato la piccola dopo aver ceduto la sorella ai famigliari della vittima. Un possibile, e ‘comune’ matrinonio di scambio, dunque. Ma lo scioccante epilogo vede la piccola Ilham ricoverata all’ospedale al-Thawra, (ci troviamo a nella provincia settentrionale di Hajjah, Yemen) solamente tre giorni dopo aver convolato a nozze. Il motivo? Un’emorragia vaginale, cominciata la prima notte dello sposalizio che, non essendo stata curata, ha provocato la morte della bambina. Il quotidiano ‘Yemen Observer’ parla di una “brutale aggressione sessuale”. Arwa al Rabie, la dottoressa che ha seguito la piccola Ilham, secondo quanto riportato dal giornale, sostiene che la vittima sia morta dissanguata, martedì scorso, perchè non è stata curata in tempo. A Sanaa si discuteva una possibile legge che vieti il matrimonio a ragazze con meno di 17 anni. A questa proposta parlamentare si oppongono fermamente i gruppi islamici, ritenendo che sia un provvedimento contro la Sharia, la legge islamica. La legge, a tutela delle bambine, era infatti stata già approvata a febbraio dello scorso anno, ma poi bloccata da alcuni deputati, che l’avevano definita ‘anti-islamica’. Migliaia di donne invece erano scese in piazza a manifestare affinchè la legge venisse approvata. Sperando infatti che possano non esistere più ‘martiri’ dalla giovinezza negata.

 fonte: ilcannocchiale 

SPOSA BAMBINA

La notizia è emersa  grazie a “Forum al-Shaqaiq” una organizzazione per la difesa dei Diritti Umani yemenita che ha denunciato il fatto avvenuto il 29-marzo-2010 e indicando la piccola Ilham come una “martire dei matrimoni combinati”.

Ogni anno, nel silenzio più assoluto, muoiono centinaia di bambine come è morta la piccola Ilham Mahdi Shui al-Asi, una strage di innocenti che va fermata a tutti i costi. E se qualcuno pensa che queste cose avvengono solo nei Paesi islamici si sbaglia di grosso. Queste usanze sono ben radicate anche in occidente, importate dagli uomini musulmani. E se in occidente la legge in teoria punisce questi veri e propri atti di pedofilia, in pratica tutti i Governi (nessuno escluso) tollerano quelle che vengono chiamate “usanze religiose”. La regola è “non interferire”.


Invece è ora di interferire, è ora di intervenire per liberare queste bambine da una legge medioevale che le costringe ad atti che definire contro natura è dir poco. Si inizi a intervenire seriamente in occidente senza paura di “interferire nelle usanze religiose”, non c’è niente di religioso in tutto questo. C’è solo la porcheria di uomini che andrebbero chiamati senza indugio con il loro nome: maiali. Almeno lo si faccia in occidente perché farlo nei paesi islamici sarà problematico, anche se qualcosa bisogna pur fare per interrompere questa strage di innocenti. Si inizi, per esempio, con il finanziare i movimenti femministi nei Paesi islamici. Si continui poi con forti pressioni internazionali sui Governi affinché introducano leggi a tutela della donne minorenni e contro i matrimoni combinati. In occidente si punisca severamente chi si macchia di questi orrendi crimini e, soprattutto, si rendano le donne musulmane consapevoli dei loro Diritti affinché si ribellino alla misoginia degli uomini musulmani.
E se qualcuno si fosse chiesto del perché l’Islam tace sugli scandali pedofili che stanno investendo la Chiesa cattolica, ora lo sa.
Dovrebbe essere chiaro che la difesa dei diritti umani è parte integrante della missione della Chiesa nel mondo. Così la Chiesa non può tacere quando i diritti che vengono da Dio sono violati e calpestati. Questi diritti prevalgono su ogni divisione di razza, tribù, colore della pelle, credo religioso e sesso!

http://ilmioblog-annamaria.blogspot.it/2012/07/yemen-sposa-bambina-muore-dopo-tre.html

 

Mentre a Sanaa si discute una controversa legge che vieti il matrimonio alle ragazze di meno di 17 anni, una bambina di 12 anni è morta nella provincia settentrionale di Hajjah in seguito ad una emorragia vaginale tre giorni dopo aver sposato un uomo di quasi 30 anni, riferisce oggi il quotidiano ‘Yemen Observer’, che parla di «una brutale aggressione sessuale».
Lo stesso giornale cita la dottoressa Arwa al Rabie, dell’ ospedale locale, secondo cui la bambina, Alham Mahdi Shoai, è probabilmente morta dissanguata, martedì scorso, poichè non è stata curata per tempo, quando è iniziata l’emorragia. La dottoressa si dice contraria ai matrimoni in giovanissima età, perchè «oltre ai rischi legati a gravidanze, le spose bambine non possono svolgere i loro compiti relativi alle richieste dei loro mariti». La vicenda di Alham è stata denunciata anche dal Forum delle Sorelle per i diritti Umani, una associazione yemenita che si batte contro il fenomeno delle spose bambine, secondo cui in questo caso si è trattato di un «matrimonio di scambio».
La famiglia dello sposo non ha «pagato una dote», poichè hanno dato in sposa al fratello di Alham una bambina della stessa età, ha detto al Gulf Times di Dubai il portavoce dell’ associazione, Majid al Methhaji. Un paio di settimane fa davanti al Parlamento yemenita si è svolta una manifestazione di diverse centinaia di donne per sostenere una legge che vieta il matrimonio alle bambine. Appena due giorni prima, migliaia di donne avevano a loro volta manifestato invece contro la stessa legge, sostenendo che «non è lecito vietare ciò che Dio permette».
La pratica dei matrimoni forzati nello Yemen è ben radicata e la legge che intende regolamentarli è stata in realtà già approvata a febbraio dello scorso anno, per poi essere però bloccata e inviata alla Commissione parlamentare di esame da un gruppo di deputati che l’ha bollata come anti-islamica. Secondo uno studio del ministero per gli affari sociali, un quarto delle yemenite si sposa prima dei 15 anni. Complice la struttura tribale della società e una povertà endemica, soprattutto nelle zone rurali. Ma anche la religione ha un peso fondamentale: come ha recentemente ricordato un religioso saudita in una intervista televisiva, «il Profeta Maometto è il modello da seguire», ed egli «ha preso in sposa Aisha che aveva sei anni».

http://www.ternimagazine.it/17660/cronache/dal-mondo-ecco-la-legge-dellislam-bambina-di-12-anni-muore-dissanguata-dopo-rapporto-con-il-marito-trentenne.html

LA CRISI DELL’EURO E’ UN’OCCASIONE UNICA E IRRIPETIBILE

Stefano D’Andrea

 Per coloro che aspirano a ricostituire la Patria costituzionale la crisi dell’euro è un’occasione unica e irripetbile che non deve essere sprecata.

 Grazie all’introduzione dell’euro – che è stata un errore tecnico, non soltanto politico – e agli effetti nefasti che ha prodotto,  i cittadini italiani hanno cominciato a mettere in discussione il mercato unico e finanche la concorrenza, che è il “valore” (in realtà disvalore) sommo sul quale l’Unione europea è fondata. La critica della concorrenza internazionale reca con sé il dubbio sull”eccessiva apertura del sistema economico nazionale italiano.

 Non basta abbandonare il mercato unico e tornare al mercato comune, senza: a) limitare il numero degli stati partecipanti; b) sottrarre alla concorrenza, anche intra-europea, la finanza (banche, assicurazioni e quant’altro) e instaurare un sistema finanziario nazionalec) sottrarre alla concorrenza, anche intra-europea, un certo numero di settori strategici che lo Stato italiano intenda promuovere; d) arrestare  e ripensare l’assurdo processo di uniformazione normativa, che non soltanto ha spinto l’Italia sistematicamente verso norme, principi e linguaggio estranei alla propria tradizione ma ha anche destrutturato l’ordinamento giuridico facendo ad esso perdere ogni organicità; e) ripudiare la libera circolazione dei capitaliche impone concorrenza fiscale, impedisce una imposizione veramente progressiva, vincola a tassare poco le rendite (altrimenti il capitale fugge), fa ricadere “fatalmente” l’imposizione fiscale sul lavoro, che è il fattore meno mobile (rispetto a impresa e capitale), e infine consente e promuove le delocalizzazioni e lo sradicamento dei cittadini italiani; f) vincolare gli stati partecipanti ad acquistare tecnologia militare esclusivamente da altri stati partecipanti e promuovere un’alleanza militare tra questi stati con eserciti separati (appartenenti ai singoli Stati) ma coordinati (senza esercito europeo, insomma).

 E’ necessario mandare al macero il mercato unico e re-instaurare un mercato comune che abbia almeno le caratteristiche segnalate. Insomma si tratta di tornare indietro rispetto alla CEE. Non direi invece che si debba tornare alla CEE come essa era al tempo in cui i Trattati europei non erano stati del tutto applicati (la libera circolazione dei capitali, in particolare, fu a lungo ritardata anche in ragione delle turbolenze monetarie degli anni settanta): che senso avrebbe mantenere principi che non si desiderano vigenti e non si vogliono applicare nel futuro? Quindi un eventuale futuro trattato europeo deve prevedere meno partecipanti, e comportare meno vincoli per gli Stati rispetto a quanti ne prevedeva il Trattato di Roma nonché due ulteriori vincoli sotto il profilo della promozione di un’alleanza militare e degli acquisti di tecnologia militare.

 Tutte le altre opzioni politiche, nella situazione di possibile implosione dell’Unione europea che si va delineando, sono mezzi per sorreggere il grande capitale internazionale, finanziario e non solo – il quale è scivolato sull’euro -, nonché l’europa di matrice atlantica e la NATO. Lo scricchiolio dell’Unione europea è anche potenzialmente scricchiolio della NATO.

 Questa è l’unica strada per la liberazione. Per tornare cittadini lavoratori con redditi dignitosi e non essere consumatori indebitati cronici, schiavi di un sistema finanziario che desidererebbe tornare a foraggiarci, rimediando all’”errore tecnico” compiuto. Per non dover lavorare molto più dei tedeschi e vedersi accusare, anche da connazionali, di essere lavativi. Per respingere al mittente i suggerimenti della tavola rotonda degli industriali europei (ERT) la quale ha deliberatamente perseguito, avvalendosi dell’Unione europea, la distruzione dei nostri sistemi scolastico e universitario. Per raggiungere nel medio tempo l’indipendenza nella politica degli acquisti delle fonti energetiche, nella politica internazionale in generale e di difesa in particolare.

 Si tratta di una prospettiva che non può vincere nel tempo breve?

 E’ un’obiezione inconsistente e perfino penosa. Quando mai una lotta o una battaglia importanti hanno avuto la possibilità di essere vinte in poco tempo? Oggi la prospettiva immediata non è la vittoria. La vittoria è la prospettva futura. Oggi la prospettiva immediata è il Risveglio, dopo venticinque anni di instupidmento, di credito facile e promozione dell’indebitamento delle famiglie, di televisione commerciale, di sedativi, di promozione dell’individualismo, del narcisismo, di precarizzazione del lavoro e destabilizzazione delle famiglie, di valorizzazione delle rendite delle vincite e dei grandi profitti a scapito del lavoro, di depressione sociale e culturale.

 Oggi la prospettiva immediata è approfittare della crisi per dar vita a un movimento sovranista, che in pochi anni raggiunga il 10% dei consensi e si affermi come stabile forza politica, capace di tirar fuori dal popolo italiano le migliori giovani energie che quest’ultimo è in grado di generare.

 Il resto verrà: intanto perché si avrà la possibilità di parlare stabilmente al popolo, con un linguaggio nuovo e con parole d’ordine nuove, che lo sveglieranno dal torpore nel quale è stato lasciato cadere per troppo tempo da tutta la sciagurata classe politica della seconda repubblica – in realtà del secondo ventennio –, già inesorabilmente condannata dal tribunale della storia; in secondo luogo, perché il popolo, come sa chiunque parli piacevolmente e frequentemente con le persone comuni, è in cerca di un’offerta politica che attualmente manca. Il popolo non ha ancora chiaro cosa stia cercando ma sta scrutando e ha cominciato a riflettere. Il popolo ha  capito che c’è qualcosa che non va in ciò che a lungo ha creduto, e quindi nelle parole d’ordine ingannatrici, ormai logore. Spetterà al movimento sovranista indicare quali sono le catene, quali sono stati gli errori e quale deve essere la prospettiva.

http://www.riconquistarelasovranita.it/?p=950

 

Allarme nel Mediterraneo, è boom di meduse. La Fao: “usarle per cibo e cosmetici”

la cara e umanitaria FAO che l’unica cosa che combatte è il pudore per i soldi che raccatta e destina alla casta loro e certo non a combattere la fame nel mondo, la favola per allocchi. Come l’altro caro ed umano istituto, che deruba i contribuenti europei per poi devolverli agli stati che convinceranno i propri cittadini a mangiare bacarozzi

 L’aumento delle meduse nel Mediterraneo sta raggiungendo livelli preoccupanti, alimentato dalla pesca intensiva, e per riequilibrare l’ecosistema si devono impiegare gli organismi planctonici per la medicina, la cosmetica e persino per l’alimentazione. E’ la conclusione di uno studio della Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, da cui emerge che la pesca intensiva nel Mare Nostrum sta causando un’invasione di meduse che vedono ridursi i loro principali predatori.  Quello che si sta creando e’ un circolo vizioso, poiche’ le meduse si nutrono delle uova di pesce e dei pesci piu’ giovani, contribuendo a loro volta a impoverire la fauna marina. Per spezzare questo circolo che rischia di causare un’irreversibile penuria di pesci, favorita anche dal riscaldamento globale e dall’uso sfre nato di fertilizzanti, lo studio fornisce un suggerimento: pescare le meduse per sfruttarne le tante proprieta’ benefiche nella cosmesi, in medicina e persino a tavola. Eliminati i tentacoli e accompagnata da salse, si puo’ mangiare come un piatto che depura tossine e batteri dall’organismo e regola al pressione arteriosa. Per la cosmesi e’ stata scoperta una specie di “medusa immortale” che sarebbe capace di bloccare l’invecchiamento cellulare e che promette miracoli anche nel ringiovanimento dell’epidermide umana.

Di Peppe Caridi

Fonte: http://www.meteoweb.eu/2013/05/allarme-nel-mediterraneo-e-boom-di-meduse-la-fao-usarle-per-cibo-e-cosmetici/206588/

http://pianetablunews.wordpress.com/2013/06/01/allarme-nel-mediterraneo-e-boom-di-meduse-la-fao-usarle-per-cibo-e-cosmetici/

 

Siria, per Letta è tutta colpa della Russia

ma certo, sicuramente come tutti i dirittoumanisti e pacifisti che si rispettano il solo interesse è le sorti del popolo siriano, che possa vivere felicemente come i liberatori hanno consentito agli iracheni, vedete come gioiscono sotto la democrazia? Come non credere a tanta bontà e sincerità da parte di Ue, Usa e Israele?

Violenza in Iraq: il mese peggiore dal 2008, oltre 1000 morti

Siria, Letta: la Russia sia responsabile

1 giu – In Siria c’e’ uno scenario delicato, su cui bisogna che la Russia sia responsabile per evitare che diventi globale. Lo ha detto, dal palco del festival dell’Economia, Enrico Letta. “Non si devono chiudere gli occhi.

Ed anche sulla Libia, che rappresenta uno scenario di grandissima delicatezza per la politica estera italiana e per quella del mediterraneo”, ha spiegato. Per il premier “bisogna evitare che la guerra in Siria diventi uno scenario globale”, responsabilizzando la Russia, tema “che ho affrontato in un recente colloquio col presidente Putin” . agi

http://www.imolaoggi.it/?p=52096#comment-11289

Pronti alla guerra in Siria via Amman

– Antonio Mazzeo –

 Damasco; foto di Marinella Correggia

 Mentre a Bruxelles l’Unione europea sblocca i trasferimenti di armi alle milizie anti-Assad, più di 15.000 uomini delle forze armate di 17 paesi Nato ed extra-Nato stanno per trasferirsi in Giordania per dar vita ad un’imponente esercitazione congiunta. Come annunciato dal governo di Amman, “a partire dalle prossime settimane” prenderà il via Eager Lion 2013 con operazioni di combattimento aeronavale e terrestre che interesseranno l’intero paese. All’esercitazione che durerà una quindicina di giorni, parteciperanno Arabia Saudita, Bahrain, Canada, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Francia, Giordania, Gran Bretagna, Iraq, Italia, Libano, Repubblica Ceca, Pakistan, Polonia, Qatar, Stati Uniti, Turchia e Yemen. In preparazione di Eager Lion, il Capo di stato delle forze armate giordane, generale Mishal Mohammed Zabin, si è incontrato nei giorni scorsi con i vertici militari di Stati Uniti, Francia e Turchia e con il vicesegretario generale della N ato, Alexander Vershbow.

 La notizia dei nuovi giochi di guerra in Medio oriente giunge alla vigilia della visita a Washington del segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen. Egli incontrerà il presidente Barack Obama, il segretario di Stato John Kerry e il responsabile per la sicurezza nazionale Tom Donilon. Al centro dei colloqui innanzitutto il conflitto siriano; il Pentagono starebbe analizzando l’ipotesi d’imporre la No fly zone sui cieli siriani, mentre alcuni paesi Nato invocano un intervento militare simile a quello realizzato due anni fa contro la Libia. In stato di massima allerta sono già le forze armate dei paesi che confinano con la Siria: Giordania, Libano, Israele e Turchia. Quest’ultima ha ricevuto nei giorni scorsi quattro batterie di missili “Patriot” dalla Nato, più altre due direttamente dagli Usa.

 Truppe speciali statunitensi stanno fornendo assistenza tecnico-logistica e intelligence ai militari giordani. Qualche mese fa sono stati trasferiti in Giordania 200 uomini circa della 1st Armored Division di Us Army, la divisione corazzata già di stanza in Germania e poi rischierata a Fort Bliss (Texas). Ala task force potrebbe seguire pure l’invio di un reparto specializzato nella guerra contro-aerea. Amman ha inoltre chiesto ai “paesi amici” di rafforzare i dispositivi “difensivi” alla frontiera con la Siria, fornendo magari batterie di missili “Patriot”. Intanto – secondo il generale Mishal Mohammed Zabin – sono state installate videocamere, radar e sofisticati sistemi d’allarme “per prevenire traffici e infiltrazioni nel paese”. Alle operazioni di “vigilanza” del confine con la Siria partecipano quotidianamente cacciaintercettori dell’aeronautica militare giordana. Uno di essi (un addestratore T-67 “Firefly” di produzione br itannica) è precipitato il 15 maggio scorso per un non meglio specificato “problema tecnico”, causando la morte dei due membri d’equipaggio. Il velivolo era decollato dalla base “King Hussein Air College” (nei pressi della cittadina di frontiera di Mafraq) dove sono ospitati più di 3.000 appartenenti all’esercito e alla polizia nazionale e i 200 militari della 1st Armored Division UsaPer l’agenzia The Associated Press è in questa installazione che i “consiglieri” militari statunitensi starebbero addestrando segretamente le formazioni ribelli in lotta contro il regime di Bashar Assad.

 Secondo un’inchiesta pubblicata nel marzo scorso da Le Figarò, ci sarebbe una seconda installazione militare utilizzata per l’addestramento e l’equipaggiamento dei ribelli siriani. Si tratta del “King Abdullah Special Operations Training Center” (Kasotc), realizzato poco a nord di Amman a fine 2008 dalle forze armate Usa. Nel centro opererebbero addestratori statunitensi, francesi e britannici. “In un ampio poligono gli insorti siriani sono preparati all’uso di sistemi contro-carro, ad operare in zone urbane, a creare trappole, a fronteggiare reparti convenzionali, ecc.”, riporta il quotidiano francese.

 Il ““King Abdullah Special Operations Training Center” ha ospitato il comando centrale dell’edizione 2012 di Eager Lion. Alle esercitazioni, le più imponenti mai tenutesi nello scacchiere mediorientale, parteciparono 12.000 militari provenienti anche allora da Stati Uniti, Nato (Italia compresa) e partner arabi.

23enne stuprata in spiaggia da un sudamericano

ma cos’è lo stupro è diventato un diritto acquisito di chiunque pascoli su questo territorio?

 PORTO SANT’ELPIDIO (FERMO), 1 GIU – Una studentessa spagnola di 23 anni, arrivata in Italia con il progetto Erasmus, ha denunciato ai carabinieri di Porto Sant’Elpidio di essere stata violentata lungo la spiaggia della cittadina balneare da un ragazzo sudamericano conosciuto poche ore prima durante una festa in uno chalet.

 A chiamare i soccorsi e’ stata la ragazza, accompagnata poi nell’ospedale di Fermo: i medici non avrebbero riscontrato lesioni ma uno stato di choc. Del ragazzo nessuna traccia. ansa

Torino: Bar devastato, arrestati 7 marocchini

ci fosse stato solo un italiano di mezzo avremmo sentito la sacerdotessa Boldrini a reti unificate professare omelie su un “evidente ennesimo caso di razzismo”

Così non è per cui agli strumentalizzatori di professione non interessa capire cosa sia successo

 Torino: Bar devastato, arrestati 7 marocchini

20 MAGG – A conclusione di articolate indagini, gli agenti della squadra mobile e del commissariato Dora Vanchiglia hanno arrestato tra Torino e la provincia di Roma sette marocchini accusati di essere tra i 14 maghrebini che, nel tardo pomeriggio del 23 febbraio scorso, armati di coltelli, bottiglie contenenti acido muriatico e di pistole avevano fatto irruzione nel bar Asmar in questo Corso Vercelli a Torino, aggredendo alcuni loro connazionali presenti nel locale.

 A causa dell’assalto un uomo era stato gravemente ferito, mentre altri erano ricorsi alle cure mediche in ospedale per ferite multiple ed ustioni da acido.


Bologna: Assalita e scippata da un marocchino, 58enne in ospedale

curioso notare come la stampa selezioni accuratamente gli episodi di violenza da divulgare. Se la donna non subisce l’aggressione da parte del fidanzato o marito non è vera aggressione, non ci si può ricamare sopra per cui la donna vittima di un estraneo si consoli.

Non interessa agli strumentalizzatori di professione. Se poi la donna in questione è italiana, vale meno. Non si può nemmeno romanzare sul razzismo.

 Bologna: Assalita e scippata da un marocchino, 58enne in ospedale

1 giu – Una donna 58enne è stata assalita alle spalle e gettata a terra, con violenza, perchè girava per strada con una collanina d’oro al collo, rivelatasi ghiotto bottino per un malvivente.  Ma, grazie all’intervento di un solerte passante, il tentativo di rapina è stato sventato e lo scippatore marocchino è finito in manette.

 E’ accaduto ieri, in via Belmeloro. Zona Universitaria. La vittima – ha poi riferito alla polizia intervenuta sul posto .- che mentre passeggiava si è sentita afferrare da dietro e strattonare. Caduta al suolo è stata aggredito dallo straniero, nel tentativo di strappargli il monile. La scena, pero’,  non è sfuggita agli occhi di un 41enne palermitano residente in città, che – spinto da spirito civico (per fortuna c’è ancora chi non l’ha perso) – non ha esitato ad intervenire. Dopo aver ingaggiato così una colluttazione con il nordafricano è riuscito a bloccare la fuga ed evitare lo scippo.

 Entrambi gli uomini sono finiti al pronto soccorso con vari lividi, ma ad avere la peggio è stata la donna, che nella caduta ha battuto il volto sull’asfalto: è stata ricoverata all’ospedale S.Orsola con un trauma facciale e una prognosi di 10 giorni. bologantoday.it

http://www.imolaoggi.it/?p=52102

 

Siria. Il ‘cupio dissolvi’ dell’Occidente

Per i jihadisti di al-Nusra sono “martiri”. Per le forze di sicurezza di Damasco, mercenari. Per gli altri non possono che essere dei terroristi.
Nei due anni di iniettata guerra in Siria – con il terrore, le stragi e gli attentati – si contano a centinaia gli stranieri, catturati o uccisi dalle forze di Damasco, arruolati tra i ribelli per far cadere l’unico Stato nazionale del vicino Oriente ancora laico e pluralista. Di tutte le nazionalità. Occidentali, turchi, o fondamentalisti islamici.
Il reclutamento avviene di consueto nelle moschee tenute dagli imam più estremisti, più fondamentalisti. O direttamente dai “servizi” militari dei vari Paesi ostili al governo di coalizione di Damasco guidato dal Baath.
Di solito, nel dare la notizia della cattura o dell’uccisione di cittadini occidentali, i media “democratici” tacciono sul come o perché tali persone siano state “rapite”, “imprigionate”, o “uccise” magari, come è capitato a ormai ben quattro “giornalisti italiani, dopo aver passato illegalmente la frontiera “con i ribelli”. Di più: denunciano – se sequestrati dai terroristi – “l’inazione di Damasco per liberarli”; se colti con il kalashnikov in mano, gli stessi media embedded spacciano il fatto come una “montatura del regime”. Ma i coperchi, tali bugiarde sub-canaglie, non riescono a costruirli.
Il caso della trentatreenne americana Nicole Lynn Mansfield, uccisa mentre tentava con due complici occidentali, uno britannico, l’altro non identificato, di insediare una postazione terroristica nei pressi di un impianto militare, è sintomatico.
Nei vari lanci dei media made in Usa &
West, si definisce la vicenda “oscura”. Intanto “Fbi” e Dipartimento di Stato “indagano” sulla sua morte anche se nel suo “corredo” oltre a vari armamenti, c’era la sua carta d’identità del Michigan e i suoi stessi familiari hanno confermato la sua “jihad”.
Qualcuno sussurra che di fronte alla morte occorre la pietà. Ma questi martiri-mercenari-terroristi, la pietà la possono chiedere soltanto alle loro vittime. A coloro che hanno ucciso.
Naturalmente non è, questa, certo, la posizione della Bonino…


Di sicuro è la nostra.

(31 Maggio 2013)

 Siria. Il cupio dissolvi dell™Occidente

di:Ugo Gaudenzi

 E’ stupefacente come sia generalizzata l’ostilità dei potenti dell’Occidente nei confronti della Siria.

Se non vi fossero le zampette dei propri gendarmi e alleati nel Vicino Oriente – Israele, Turchia, Qatar e Arabia Saudita – lo stesso atteggiamento delle due punte di diamante antisiriane, Washington e Londra, sarebbe illogico. O quanto meno inspiegabile.
Tanto più che la Siria laica di Assad è una nazione pluralista e popolare, ed è l’ultimo territorio di quella regione dove la libertà religiosa è più che un valore: è una sorta di missione. Damasco, Aleppo, Antiochia, Laodicea non sono affatto per caso le città dove – assieme ad Alessandria – è nato e si è diffuso il Cristianesimo.
E proprio per noi – pur profondamente laici, pur aspramente critici di quella particolare religione e in generale di ogni fede che influisca nella sfera civile, degli Stati nazionali – questa ostilità (o la stessa palese “rimozione del problema” da parte del Vaticano) è qualcosa che ci sconcerta nel profondo.
Tutti sanno cosa accade in Siria. Bande di ribelli, per la gran parte foraggiate e partecipate da elementi di altre nazionalità, hanno sferrato da due anni un attacco terroristico al governo di Damasco (e alla gran parte della sua popolazione) nel nome di un fondamentalismo islamico, diciamo così, alla libica. Aiutati dalle sanzioni, da forniture di armi e da una campagna mediatica anti-Assad e anti-Baath sferrata dall’Occidente.
Ma la Siria non è caduta. Anzi: il popolo si è stretto sempre di più attorno al suo legittimo governo e al sistema pluralista, politico e religioso che lo sostiene e la disfatta dei terroristi è ormai quasi completata.


Tuttavia noi ci domandiamo lo stesso: perché mai l’Occidente incita un terrorismo anti-cristiano?

E’ incredibile. Non c’è vera risposta, se non un cupio dissolvi.

 

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