SCOOP: INTERCETTAZIONE EPIFANI/TRANSFUGHI GRILLINI. TUTTO SULLO COMBINE PER FAR FUORI BERLUSCONI

DA LIBEROVELENO DI OGGI

Di Ottavio Cappellani

Questa settimana, noi di LiberoVeleno, siamo in grado di esibire il pistolono fumante (d’altronde è una cosa che ci viene sempre abbastanza bene) della “combine” tra il Pd e i fuoriusciti del M5S con l’obiettivo di avere la maggioranza al Senato e lasciare il Cavaliere in mano alla magistratura. Grazie ai nostri rapporti con i servizietti deviati e perversi abbiamo infatti, in tempi non sospetti, infiltrato un infiltrato che è stato dapprima un infiltrato del pd nei cinquestelle, e adesso è un infiltrato nostro tra gli infiltrati del… vabbè, una cosa così. Grazie a ritrovati tecnologici di ultima generazione (registratore a cassette) siamo in grado di trascrivervi un incontro segretissimo avvenuto in una stanza del Motel Agip di Ronco Bilaccio, dove si è svolto il corso di comunicazione con i media, al quale Epifani si è dovuto sottoporre su esplicita richiesta dei transfughi a cinquestelle.
Transfugo 1: Epifani, noi passiamo al Pd, epperò il Pd deve dimostrare di avere a cuore le nostre più intime esigenze…
Epifani: Ilva, Wi-fi libero per tutti, diminuzione del trasporto gomm…
Transfugo 1: Non ci siamo epifani. Le esigenze sono: diaria, assistenza sanitaria e assicurazione per noi e per i nostri familiari fino alla quinta generazione, auto blu, se non c’è blu almento azzurra metallizzata.
Epifani: Si può fare.
Transfugo 2: Buonasera Epifani. Io sono Transfugo 2, sono il suo coach per quanto riguarda la comunicazione televisiva. Pronto?
Epifani: Prontissimo!
Transfugo 2: Ripeta con me – VAFFANCULO!
Epifani: VATTELAPPIJAINDERCULO!
Transfugo 2: Non ci siamo. Poi l’accusano di essere provinciale e di non rappresentare l’Itaglia in quanto itagliana! Deve dire VAFFANCULO!
Epifani: VAFFANCULO!
Transfugo 2 a Transfugo 1: Si impegna. Ha talento.
Transfugo 2 (a Epifani): Forza Epifani, step 2 – VAFFANCULO BERLUSCONI!
Epifani si guarda intorno: Bello questo Motel Agip. C’è la tv via cavo?
Transfugo 2: Ripeta Epifani! VAFFANCULO BERLUSCONI!
Epifani: VAFFANCULO ABATANTUONO!
Transfugo 2 a Transfugo 1: L’ha detto?
Transfugo 1: Non mi pare. Faglielo ripetere.
Transfugo 2: VAFFANCULO BERLUSCONI!
Epifani: KALAPADULA TORTELLONI!
Transfugo 1: No, senta, Epifani, noi passiamo col Pd, poi abbiamo la maggioranza, poi facciamo ineleggere Berlusconi, poi facciamo la legge sul conflitto di interesse, poi prendiamo il potere. Ok?
Epifani: Mi sembra una cosa bellissima!
Transugo 2: Allora ripeta con noi! VAFFANCULO BERLUSCONI!
Epifani: PASTA COL SUGO E CANNELLONI! Ecco, l’ho detto!
Transfugo 2: Ma allora non ci siamo! Ma allora volete che ci iscriviamo al gruppo misto! Guardate che adesso NOI cinquestellemenogrillo siamo l’ago della bilancia! Siamo come la democrazia cristiana! AHAHAAHAH (Transfugo 2 ride con una risata satanica).
Epifani: Come volete voi. Io, se proprio volete dico quello che volete. Ma se poi Berlusconi si incazza cade il governo e col cazzo che vi rieleggono a voi dopo che vi siete sputtanati così.
Transfugo 1 e Transfugo 2 si guardano negli occhi.
Transfugo 2 a Transfugo 1: Pronto?
Transfugo 1: Prontissimo!
Transfugo 2: Allora al mio 3. Uno… due… e tre!
Transfugo 1 e Transfugo 2 all’unisono: PASTA COL SUGO E CANNELLONI!

FINO A QUANDO ABUSERETE DELLA NOSTRA PAZIENZA? TRA CICERONE E DATAGATE…..

di Piero Cammerinesi (corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine e Altrainformazione)

 Era l’8 novembre del 63 avanti Cristo e stava per andare in scena uno degli show più famosi della storia romana. Catilina, senatore romano, a sentir Sallustio ‘nato di stirpe nobile ma d’indole malvagia e corrotta’ aveva ordito una congiura per rovesciare la Repubblica romana ed estromettere il Senato. Quella sera due congiurati, col pretesto di passare a casa sua per salutarlo, avrebbero dovuto uccidere il console Cicerone. Ma qualcosa andò storto e Cicerone si salvò. Nonostante il fallimento della congiura, Catilina, con quella che oggi potremmo chiamare una notevole ‘faccia di bronzo’ si presentò tranquillamente in Senato, come nulla fosse. Nel silenzio generale Cicerone prese la parola e pronunciò davanti ai senatori una delle più appassionate orazioni che la storia ricordi, il cui incipit così suona:

 Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?

 Per chi non avesse più frequentato il latino dai tempi del liceo:

 “Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la tua sfrenata audacia?”.

 Ecco, queste parole mi risuonano nell’animo mentre leggo le notizie che si rincorrono sui media internazionali a proposito del Datagate. Mi riferisco evidentemente alle rivelazioni di Edward Snowden, ex consulente della NSA (National Security Agency) che ha rivelato all’opinione pubblica mondiale dettagli di due programmi segreti, utilizzati per tracciare telefonate e dati e per spiare comunicazioni sul web e sui social network anche di provenienza estera[1]. Da quel momento egli è stato bersaglio di campagne sempre più aggressive sui media da parte delle istituzioni. L’amministrazione Obama sta preparandone l’incriminazione mentre dal canto loro – in perfetto stile bipartisan – sia democratici che repubblicani lo hanno etichettato come “traditore”.

Eppure questa volta non tutto fila liscio per Washington; il supporto della pubblica opinione per questo ventinovenne dall’aria un po’ smarrita e ingenua sta crescendo contro ogni previsione e sta costringendo l’amministrazione Obama a giocare per una volta sulla difensiva.

 Un’indagine di ieri, infatti, mostrava come il 49% della gente sostenga che le rivelazioni di Snowden servano al bene comune contro un 44% che le considera dannose, anche se poi il 54% – contro il 38% – sia dell’opinione che chi è responsabile di tali rivelazioni debba essere perseguito legalmente[2]. Si pensi che nel 2010, dopo Wikileaks, la percentuale di persone che riteneva un bene sapere di più sulle trame governative era di appena il 29% contro il 53% che considerava atto criminale diffondere tali informazioni.

 Dunque qualcosa è cambiato.

 Cosa? L’effetto di Wikileaks nel tempo? La stanchezza per le balle infinite raccontate alla gente – 11 settembre, uccisione di Osama, armi di distruzioni di massa di Saddam, innocue manifestazioni a Bengasi, attentato di Boston e chi più ne ha più ne metta – o piuttosto qualcosa nelle cose che questo nuovo whistleblower dice e nel come le dice? A questo punto – avrete intuito che l’ultima ipotesi non mi è indifferente – per capirne di più mi piacerebbe soffermarmi su alcune battute della prima intervista al Guardian[3] di Snowden. Così egli parla delle motivazioni che tendono a giustificare le aggressioni alle libertà civili da parte di organizzazioni governative, più o meno segrete:

 “L’NSA, come qualsiasi intelligence, in generale tende a raccogliere informazioni da qualsiasi fonte e con qualsiasi mezzo possibile. Crede sulla base di una sorta di auto-legittimazione di servire un interesse nazionale”.

 Qui vediamo individuato il primo punto di resistenza delle organizzazioni governative: ‘Ci sentiamo autorizzati a fare qualsiasi cosa serva all’interesse nazionale’, essi dicono. Dunque ‘maggiore pericolo=maggiore limitazione delle libertà civili. Più eventi terroristi hanno luogo, maggiore la limitazione delle libertà costituzionali (vedi 9/11 o Boston). Alla domanda dell’intervistatore sul perché invece di mantenere l’anonimato e continuare a godersi una vita agiata alle Hawaii, abbia deciso di esporsi in prima persona mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi cari per possibili rappresaglie governative, Edward ha risposto:

 “Io credo che si debba una spiegazione alla gente, che si debbano fornire le ragioni che stanno dietro questo tipo di operazioni estranee al modello democratico. Quando il potere del governo viene completamente sovvertito si commette qualcosa di veramente pericoloso nei confronti della democrazia. (…)

 Si pensa che gli informatori siano contro il Paese e il governo, ma non io; io sono come chiunque altro, non ho capacità eccezionali, sono un tipo qualunque, che se ne sta seduto giorno dopo giorno in ufficio a guardare quello che succede e che a un certo punto gli viene di pensare: ‘non sta a noi decidere su questo genere di cose; deve essere la gente a dire se queste politiche sono giuste o sbagliate’”.

 Ecco, uno qualunque, come Edward si definisce, just another guy, che si trova improvvisamente davanti a un bivio: sono testimone di un abuso che sta rendendo peggiore il mondo; cosa fare? Seguire il mio interesse egoistico e girarmi dall’altra parte – cosi fan tutti – o denunciare rischiando personalmente beni, affetti, la vita stessa? L’intervistatore lo incalza con la domanda se ha pensato a quali potevano essere i rischi cui si sarebbe trovato di fronte mettendosi contro la CIA e altre potentissime entità militari ha risposto:

 “Può succedermi qualsiasi cosa (…) questa è una paura con la quale dovrò convivere per il resto della mia vita, sia essa lunga o breve. (…) Se vogliono prenderti ti prenderanno, è solo questione di tempo ma al tempo stesso devi prendere una posizione su cosa sia davvero importante per te, se vivere comodamente ma senza libertà, se questo sei disposto ad accettarlo e credo che sia così per molte persone, questa è la natura umana (…). Ma se prendi consapevolezza che questo è il mondo che tu stesso contribuisci a creare, un mondo che sicuramente sarà peggiore per le generazioni a venire, in quanto, così facendo amplifichi per così dire la configurazione di questa repressione totale, allora ti rendi conto di essere disposto a correre qualsiasi rischio e non t’importa più di cosa ti potrà succedere, purché la gente possa veramente scegliere in prima persona se queste politiche sono giuste e vanno utilizzate”

 

 Qui la svolta. Il ‘tipo qualunque’ prende coscienza e diventa strumento della trasformazione del mondo. Diventa una barriera, una difesa contro l’arroganza e la violenza del Potere, è l’incarnarsi di un pensiero di giustizia nel mondo, di un impulso di libertà. Egli sa che questa scelta ha un prezzo molto alto da pagare ma accetta di rischiare la propria vita per la libertà degli altri. Con la speranza che qualcuno segua il suo esempio. 

“La mia più grande paura a proposito delle conseguenze di tutto ciò, l’esito di queste rivelazioni per gli Stati Uniti è che nulla di tutto ciò cambi. La gente verrà a sapere di tutte queste rivelazioni dai media, saprà che il governo si appropria del potere ed è in grado di tenere sotto controllo la società americana e quella mondiale, ma non sarà disposta a correre il rischio necessario per alzarsi in piedi unita e combattere per cambiare le cose, per costringere i propri rappresentanti a prendere posizione a favore dei propri interessi, quelli della gente”.

 Io faccio tutto questo consapevolmente e a cosa servirà? La più grade paura è che nonostante io rischi la mia vita per la libertà di tutti, nessuno si senta chiamato a fare qualcosa, a prendere posizione, a rinunciare a un osso nella speranza di togliersi un giorno collare e catena. Quanti ne abbiamo visti nella storia di questi personaggi; dai contemporanei chiamati banditi, ribelli, rivoluzionari, terroristi e poi divenuti per magia eroi nei libri di storia. Ecco allora risuonarmi nelle orecchie le parole di Cicerone:

 “Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la tua sfrenata audacia?”.

 Fino a quando il Potere potrà ingannarci impunemente? Fino a quando i media, le televisioni, gli ‘esperti’ si prenderanno gioco di noi? Fino a che punto si spingerà l’audacia di mentire costantemente su ogni cosa? Dal giorno della prima intervista al Guardian il Datagate è andato avanti e si sono succeduti svolte e colpi di scena. Contrariamente al passato – vedi Wikileaks – la Casa Bianca, spinta dall’onda del malcontento popolare è stata costretta a scegliere, tutto sommato, toni meno arroganti e minacciosi, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, fino a istituire una commissione indipendente per fare chiarezza su questa spinosa grana per l’amministrazione.

 Obama, ad esempio, in un’intervista di ieri alla PBS[4] ha cercato ancora una volta di tranquillizzare la gente su questo scandalo che sta facendo scendere settimanalmente la sua popolarità. No, nessuno ascolta le vostre telefonate, né legge i messaggi sui social network. Tranquilli. Peccato che Snowden ci dica come secondo l’emendamento FISA e la sua sezione 702 le comunicazioni negli USA vengano raccolte e esaminate giornalmente sulla base di certificazioni di analisti e non sulla base di un mandato. La giustificazione che viene offerta è quella della raccolta ‘casuale’ ma fatto sta che “alla fine della giornata qualcuno alla NSA ha ancora tra le mani i contenuti delle tue comunicazioni[5]”. Obama si affanna ad affermare che il programma sarebbe ‘trasparente’ perché approvato dalla FISA, la corte segreta che aveva dato questa autorizzazione, guarda caso, dopo due settimane dall’attentato di Boston[6]. Ma l’azione di spionaggio di Prism è globale, con centinaia di milioni di persone controllate e la collaborazione di altre agenzie. Anche sull’affermazione che non verrebbero spiati cittadini stranieri si continua a mentire, ci dice Snowden e comunque “una sorveglianza di cui non si è a conoscenza non diventa qualcosa di positivo semplicemente perché ne è vittima soltanto il 95% del mondo invece del 100%. I nostri Padri fondatori non hanno scritto, ‘Noi riteniamo verità di per se stessa evidente il fatto che tutte le persone degli Stati Uniti sono state create uguali[7]’”

 Anche la NSA è corsa a chiudere la stalla dopo la fuga dei buoi: “Dall’11 Settembre sono stati sventati 50 attentati” si affanna ad assicurare il generale Keith Alexander, capo della più segreta delle agenzie di spionaggio USA. Ma il lupo, si sa, perde il pelo ma non il vizio e i membri della commissione intelligence istituita per fare chiarezza sul caso non hanno potuto esimersi dal condannare la fuga di notizie etichettandola – bella trasparenza – come “comportamento criminale” a opera di nemici interni peggiori di quelli esterni. Naturalmente tra i più sanguinari nemici di Snowden si è fatto avanti – come poteva mancare? – l’inossidabile Dick Cheney[8].

 A lui Snowden ha risposto seraficamente che essere chiamato traditore da un personaggio come Cheney – il regista di un conflitto che ha causato migliaia di vittime americane e centinaia di migliaia irachene – rappresenta il più alto onore che si può conferire a un americano. Le rivelazioni di Snowden sono solo all’inizio; proprio per evitare “che nulla cambi” – con i media che oggi si dedicano più a scoprire che cosa egli dicesse quando aveva 17 anni o come sia la sua ragazza – verranno rilasciate un po’ alla volta, con la speranza che la gente prenda finalmente posizione. Lui, nel frattempo, nel corso della chat sul Guardian di ieri[9], afferma senza esitazioni che “vale la pena di morire per il proprio Paese”.

 

Che si possa allora – una volta per tutte ed ognuno di noi nel nostro ambito – rivolgersi agli inganni e le sopraffazioni del potere con le stesse parole con le quali Cicerone, dopo aver smascherato Catilina, prosegue il proprio discorso? “Non ti accorgi che i tuoi progetti sono stati scoperti? Non ti rendi conto che il tuo complotto è ostacolato dal fatto che tutti qui ne sono a conoscenza? Credi forse che qualcuno di noi ignori che cosa hai fatto la notte scorsa e quella precedente, dove sei stato, quali congiurati hai convocato e quali decisioni hai preso? (…) Dammi ascolto, cambia il tuo proposito, dimentica massacri e incendi. Che anzi offrirò volentieri la vita, se con la mia morte può essere affrettata la libertà di Roma, cosicché il dolore del popolo romano produca una buona volta quel che già da tempo anela di produrre”.

 

Avevate mai notato quanto Cicerone sia attuale?


STORIA DI UN ROMANZO CRIMINALE: LA NASCITA DEL SACRO ROMANO IMPEURO

L’ombra nera e cupa di Sauron, portatrice di morte e schiavitù, si sta per abbattere sui popoli, ” Domani il mondo non sarà più lo stesso” profferì Saruman, il burattino di Sauron.

Ma Gandalf costruì un gruppo , di uomini liberi, la Compagnia dell’Anello, che si fece forza trainante per garantire la sopravvivenza e la libertà della Contea ( mondo,nel nostro caso).

Come andò a finire è storia nota: Sauron ed il burattino Saruman furono spazzati via da questa pattuglia di uomini liberi e coraggiosi.

Ora, più che mai, è fondamentale costruire una nuova  Compagnia dell’Anello.

Claudio Marconi

 E quindi uscimmo  a riveder le stelle.

                                                                                                                                                         Dante, Inferno. Canto XXXIV

…Il 1978 fu  un anno fondamentale per la storia italiana.

 Con l’omicidio Moro, abilmente orchestrato dai poteri forti, si chiuse una stagione di politiche di espansione della democrazia e del benessere nel nostro Paese. Una politica di concessioni democratiche dettate – sotto l’ egida americana – dalla pressione del blocco sovietico e dal terrore che i partiti che si ispiravano all’ideologia comunista riuscissero a prendere il potere. Eliminata la scomoda figura di Moro e boicottato il compromesso storico, le classi dominanti nostrane, alleate al grande capitale industriale e finanziario internazionale, partirono alla riscossa, scagliando – esse per davvero – l’attacco al cuore dello Stato.

 L’indirizzo economico della società fu orientato in senso liberistico, in modo da sottrarre ricchezza allo Stato e al lavoro (la quota salari nel 1976 toccò il suo apice), per trasferirla al capitale  e alle rendite private italiane e straniere, in un momento in cui il grande capitale si stava sempre più finanziarizzando e reclamava nuovi mercati internazionali per fare profitto.Ma c’era troppo pubblico, troppa presenza dello Stato, troppi diritti, troppe tutele: i grandi capitali pretendevano una deregolamentazione completa. Sui giornali compariva spesso questa parola: Deregulation. In inglese suonava bene, specie se a pronunciarla erano Ronald Reagan, che era stato anche attore, o Margareht Thatcher, che pareva la protagonista di un romanzo di Agatha Christie: un’inappuntabile signora con, nell’armadio, gli scheletri di diverse famiglie di operai.

 Occorreva tempo, ma l’oligarchia finanziaria voleva mano libera per poter privatizzare tutto. Voleva arrivare all’eliminazione delle prestazioni erogate dagli Stati per poterle privatizzare: voleva l’istruzione, la sanità, il welfare. Nessuno, naturalmente, parlò mai di oligarchia industriale e finanziaria. Nessuno disse mai di chi realmente si trattasse. Si chiamavano mercati. Era l’apertura ai mercati, e si diceva liberalizzare. Sapeva di libertà, mentre le cose finivano sotto un padrone. Per sostituirsi agli Stati, però, questi nuovi padroni avevano bisogno che gli stessi non potessero più finanziarsi a tassi agevolati e in modo indipendente. Ottennero, allora, che gli Stati rinunciassero alla sovranità monetaria, per devolverla a istituti privati, non democratici e non elettivi, controllati, direttamente o indirettamente, non da legittimi governi, ma dagli stessi oligarchi della finanza.

 Fu chiamata, vergognosamente, dottrina delle banche centrali indipendenti. Ci fu il fatidico divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, causa remota e celata dell’esplosione del debito pubblico. Ma la colpa fu attribuita alla classe politica corrotta e sprecona, che finanziava le proprie clientele. Volevano, poi, lalibera circolazione dei capitali e l’eliminazione del rischio di cambio, propalato come un moltiplicatore non dei pani e dei pesci, ma degli scambi commerciali. Così, dopo la liberalizzazione del settore bancario e la successiva creazione di gigantesche banche private – liberate anche da vincoli prudenziali a tutela dei risparmiatori e lanciate nella speculazione sfrenata – vennero lo SME, il Trattato di Maastrichtl’Euro, ilTrattato di Lisbona, il Fiscal Compact.

 Era stata, finalmente, creata una zona cosiddetta di libero” scambio, con una unica moneta, entrambe completamente assoggettate ai dettami dell’oligarchia finanziaria. Una zona dove le Costituzioni Democratiche erano state di fatto sovvertite e sostituite dal diritto dei Trattati; dove i diritti dei cittadini non erano più tutelati e le prestazioni fondamentali dello Stato non più garantite; dove tutto era in via di privatizzazione e dove i cittadini, costretti ad aprire un conto in banca, non potevano nemmeno più disporre liberamente dei contanti. Una zona in cui Stati, una volta tra i più progrediti al mondo, erano stati colonizzati e costretti a finanziarsi con moneta straniera, controllata dagli stessi oligarchi. E dove ormai svolgevano esclusivamente il ruolo di esattori per il Potere Centrale.

Si era sotto una terribile dittatura, anche se formalmente la propaganda impiegava il termine democrazia ad ogni piè sospinto. Giornali, che nel nome e nei contenuti dichiaravano di ispirarsi alle virtù della Res-Publica, e considerati dai più difensori degli interessi del popolo, erano i più strenui apologeti dell’Impero. Questa moneta unica, invocata dai burocrati-sacerdoti della finanza come una divinità monoteistica, irreversibile come il Giudizio Universale, stava, assieme ai vincoli dei Trattati, svolgendo  egregiamente il ruolo per cui era stata progettata. Non potendo essere riequilibrate dallaflessibilità del cambio, infatti, le asimmetrie delle bilance dei pagamentitra le diverse province imperiali, imponevano il contenimento dei salari, rendendo soddisfatti i capitalisti e i rentiers, che non vedevano i propri guadagni erosi dal mostro medioevale dell’inflazione. E un’altra virtù santa, la continenza, entrava di forza nel bagaglio dei comportamenti dei cittadini-sudditi, accusati fino a quel momento, di aver vissuto al di sopra dei propri mezzi.

 Inoltre, l’oligarchia centrale stava completando il suo progetto di annessione, impadronendosi delle industrie migliori dei Paesi periferici, che impossibilitate dal cambio rigido e sopravvalutato ad esportare secondo le proprie potenzialità, entravano in una spirale debitoria e vedevano precipitare i propri corsi azionari. Le industrie ancora in mano pubblica, invece –  alcune veri e propri gioielli, anche se dipinte come sentine del vizio e dell’inefficienza – ci avrebbero pensato le classi politiche locali, corrotte e colluse, a liquidarle al Potere Centrale, in ottemperanza a vincoli di bilancio, che, addirittura, erano stati trasformati in vincolo costituzionale.

 Frattanto, la crisi dei mutui subprime, (cioè la concessione di prestiti a chi non sarebbe stato in grado di rimborsarli, sui quali erano stati costruiti prodotti finanziari derivati truffaldini, ammanniti come sicuri e lucrosi), era esplosa al di là dell’Atlantico. Tale crisi, importata in Europa grazie alle grandi banche degli oligarchi imperiali, che speculavano sugli stessi prodotti finanziari, aveva acuito i problemi strutturali della cosiddetta Eurozona. I paesi membri, non potendo agire sulla leva del cambio, avevano visto peggiorare tutti gli indicatori economici. Le banche, che avevano avuto grandi perdite con i derivati e avevano prestato denaro alla periferia, facevano fatica a riavere indietro i prestiti. Molte entrarono in crisi di liquidità. Le perdite furono riparate dagli Stati, che ricapitalizzarono le banche degli oligarchi con denaro pubblico. Ovviamente, il debito pubblico esplose ovunque. Ma proprio a quel debito gli oligarchi imputarono l’origine della crisi e dissero che era causato dagli sprechi delle caste statali.

 La propaganda tuonava: si disse che la corruzione e gli sprechi fossero caratteristiche congenite del pubblico. Bisognava privatizzare ancora. Gli Stati tassarono ulteriormente i cittadini per rientrare delle spese sostenute per i salvataggi bancari. Ma la disoccupazione e il crollo dei salari stavano uccidendo ladomanda interna. La maggior parte delle piccole e medie imprese, entrarono in una grave crisi e ci fu una moria che de-industrializzò in modo importante il Paese. Ogni due ore chiudeva un esercizio commerciale. Ilgettito fiscale crollò e ciò favorì ulteriormente il disegno degli oligarchi: le dinamiche di svendita del patrimonio pubblico e di definitiva colonizzazione degli Stati venivano accelerate, anche grazie a politichepro-cicliche che – in dispregio a qualunque buonsenso – acceleravano la crisi, ma furono chiamate, con un ossimoro, austerità espansiva.

  cittadini, privati di tutto, erano davvero divenuti austeri. Continenza e austerità venivano predicate alla gente che si suicidava. Togliersi la vita era, infatti, all’ordine del giorno. Sètte di millenaristi percorrevano il Paese. Professori eretici; giudici che perseguivano ordini cavallereschi deviati; alti magistrati che agitavano la Costituzione come vessillo. Predicatori di piazza furoreggiavano e riuscirono perfino ad entrare in Parlamento, dove, però, qualcuno cominciò a dubitare della loro buona fede. Altri, vox clamantis in deserto, richiamava tutte le voci protestatarie all’unità di intenti. Ma i bassi personalismi e l’insipienza del volgo facevano sì che la maggioranza della popolazione vagolasse nelle tenebre senza sapere a quale partito rivolgersi…

 E sopra a tutto, al vertice della piramide imperiale, un progetto buio di dominio si delineava: i ribelli lo chiamarono mondialismo e stendeva le sue ali oscure su tutta la Terra. Una casta usurocratica, che sfidava il potere divino, sognava per sé di accentrare e controllare tutte le ricchezze e le risorse del pianeta. E il possesso completo dell’Europa era il banco di prova. La crisi si avvitava e i quartieri generali dell’Impero temevano per l’ordine pubblico. Poi, una mattina di domenica 28 Aprile 2013, a Roma, davanti a Palazzo Chigi, qualcuno sparò

 Prosegue l’autore…

….Ma il pilota automatico guidava il popolo come la Grazia. Ad alcuni blasfemi sovvenne anche un dubbio: non sarà quella del Presidente Napolitano? Proprio nel giorno dell’attentato, dopo mesi di conciliaboli, fu eletto ilNuovo Governo della provincia, che ancora portava il nome di Italia. L’Esecutivo fu presentato come Nuovo, ma era solo un’operazione di facciata: all’interno nessuno dei membri osava mettere in discussione i vecchiArticoli di Fede e i sacri vincoli di obbedienza al Potere Centrale, primo fra tutti il vincolo di bilancio. I nuovi luogotenenti, secondo un piano scaltro quanto prevedibile, finsero di allentare la pressione fiscale: un espediente per ottenere la tregua sociale necessaria a lavorare in pace alla missione per la quale erano stati prescelti.

 Così il popolo assaggiò, tapino, che cosa fosse la cornucopia delle mitiche riforme strutturali, che da decenni erano state prospettate come gli orizzonti di una sfolgorante terra promessa. La Riforma della Costituzione le avrebbe sancite, immolando sull’altare del profitto privato il benessere collettivo. Si aprì una fase costituente. La vecchia Carta del ’48, infarcita di tutele obsolete, venne riscritta, in modo che i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali non fossero più garantiti. Il welfare fu largamente privatizzato, per non gravare in modo insostenibile sul bilancio statale. Ci furono conseguenze funeste, che abbassarono ulteriormente il tenore di vita degli abitanti della provincia.

 Il lavoro non fu più un diritto, ma una dura conquista. La disoccupazione, si diceva, nelle economie di mercato è un fatto fisiologico, che ha un livello naturale. Anche il suicidio per disoccupazione divenne, così, un fatto naturale. La sanità non fu più un buco nero dello Stato, che tante ruberie e malversazioni aveva originato, perché la sua tutela fu affidata ai privati. I costi, però, lievitarono enormemente, e ammalarsi divenne una calamità per i meno abbienti, che diventavano sempre più numerosi. L’età della pensione fu rimandata nel tempo, come un sogno irrealizzabile. Per alcuni, infatti, l’età pensionabile non arrivò mai, sopraggiungendo prima la morte. Per altri, più fortunati, essa arrivò, ma non i frutti delle contribuzioni di una vita, che i fondi pensione avevano bruciato in speculazioni avventate.

 Le ultime industrie pubbliche e i beni demaniali furono svenduti alle oligarchie centrali. In obbedienza al pareggio di bilancio e alle altre “regole d’oro” del Fiscal Compact, la riduzione del debito pubblico doveva procedere a tappe forzate. Inoltre, la crisi aveva ridotto il gettito fiscale. E, se non bastasse, attraverso leagenzie di rating, nelle mani degli stessi oligarchi, in ogni momento poteva essere agitato il potere divino e ricattatorio dello Spread, capace di scatenare emergenze fittizie, alle quali, però, si doveva rispondere in modo insindacabile. Come già era avvenuto nel 1992, le industrie dello Stato furono vendute a prezzo di saldo; ma si  scrisse che quelle industrie erano inefficienti e improduttive, e, quando si era potuto, le si era  coinvolte in scandali montati ad arte.

 L’Euro fu abbandonato dal Potere Centrale. Sostituito da nuove divise dai cambi liberamente fluttuanti nell’etere dei mercati. Aveva esaurito il suo potere alchemico di trasformare i debiti dell’unificazione germanica in crediti, e le province rivali in popoli conquistati, annessi e saccheggiati. La svalutazione del cambio favorì, finalmente, le industrie della provincia, ma ormai esse erano tutte in mano agli oligarchi centrali. Le popolazioni locali non ottennero alcun sostanziale beneficio: si resero sì disponibili posizioni lavorative, ma esse erano di basso livello e di bassissima retribuzione. E il Leviatano della Tassazione riprese, più crudele e vessatorio che mai. Vanificate le residue speranze in una vita migliore – promessa rinviata, come in ogni religione o stato totalitario, a data  inverificabile – il popolo cominciò a comprendere di essere stato ingannato. La rabbia montava.

 Il Potere non vedeva l’ora che ciò accadesse e soffiava di nascosto sul fuoco, come già nel secolo precedente aveva imparato a fare in quella che si chiamò strategia della tensione. Anche gli ingenui cominciavano a capire quale ruolo avessero sempre giocato i servizi segreti, abili a mimetizzarsi tra gli oppositori e a fomentare incidenti e scontri. Ma i sistemi di controllo dell’Impero oggi erano più raffinati: internet consentiva di tenere sotto stretta  sorveglianza – e alla bisogna ricattare –  praticamente tutta la popolazione e di identificare gli attivisti e i dissidenti, uno ad uno. Lo Stato di polizia, non solo tributaria, divenne palese e una Forza di Gendarmeria Europea, chiamata Eurogendfor, con potere illimitato e totale immunità, nacque dalle ceneri di quelli che una volta erano corpi militari fedeli alle costituzioni nazionali.

 La repressione delle sommosse fu spietata e la sicurezza divenne il pretesto per un regime ancora più opprimente, che non lasciava più spazio ad alcuna privacy o libertà personale. I contanti furono definitivamente aboliti e tutte le transazioni monetarie rese elettroniche. Ciò consentiva alle banche di lucrare sulle transazioni e al Potere Centrale di tenere sotto osservazione e aggredire qualunque movimento finanziario della popolazione. I ribelli, furono dotati di carte prepagate al limite della sussistenza. La dittaturaaveva mostrato il suo vero volto e ormai tutti lo potevano riconoscere. Ma era tardi.

 Scriveva un Italiano:

 La situazione è gravissima e compromessa al punto che occorrerebbe un fronte comune di tutti gli Italiani. Purtroppo, nel nostro Paese esiste un limite culturale enorme: l’assenza del concetto di bene comune. “Extra ecclesia nulla salus”, diceva S. Agostino. E l’Italiano vive all’interno della sua ecclesia, famiglia o conventicola, dove entra o per diritto di nascita o per cooptazione, e poco gli cale che il suo orticello, il suo “particulare”, si trovi nel Lazio, in Italia, in Europa, o nel mondo. Ecco perché la colonizzazione ha sempre avuto buon gioco nel nostro sventurato Paese, ecco perché l’Italiano non ha mai fatto una rivoluzione, ed ecco perché l’Italia non offre – ne offrirà mai – alcuna resistenza al progetto del mondialismo, che vedrà presto la creazione di un’area di libero scambio tra Ue e Usa. L’impossibilità di salvare l’Italia è una impossibilità antropologica. Sulla bandiera dell’Italia, come chiosava Longanesi, dovrebbe esserci scritto: “Tengo famiglia”.

 E, in effetti, secoli di dominazione, uniti a una certa mollezza infusa dallo stesso cristianesimo e la suadottrina della predestinazione, avevano prodotto un cinismo rassegnato, un fatalismo atavico, per cui si attendeva  sempre l’arrivo di qualcun altro, di un salvatore o liberatore, vuoi nei panni di un americano in camicia a fiori, vuoi in quelli di un extraterrestre, proveniente o dagli spazi siderali, o dalle viscere della Terra, che qualcuno, su internet, sosteneva essere cava…

 Il libro interrompe qui la narrazione dei fatti.

 Ma c’era qualcos’altro: una lettera spiegazzata, nascosta nel sommario, vergata di suo pugno dall’autore, che somigliava più a un disperato appello che a una missiva. O forse era semplicemente un monito a futura memoria a non compiere gli stessi errori. L’autore era un Italiano. Vi leggo cosa ci ha scritto, perché è indubbio che noi siamo i destinatari.

Cari Italiani,

questo voglio dirvi: nessuno verrà a salvarci.

Mi rendo conto che quando un popolo è nato schiavo, sa solo immaginarsi un nuovo padrone; ma è ora di assumerci le nostre responsabilità e governare il nostro Paese da soli, per la prima volta da Italiani.

 In caso contrario, comincerà il Nuovo Medio Evo. Lo chiameranno Sacro Romano Impeuro. Il Papa che fa professione di pauperismo lo abbiamo già. Ci insegnerà, dopo la continenza e l’austerità, la via della decrescita.

 Porteremo la nostra croce, vestiti solo di un saio e scarpe di cartone, biodegradabili. Non perché saremo diventati più spirituali, ma perché non potremo permetterci altro. Poi, all’improvviso, qualcuno griderà: “Ecce IMU!”. E andremo tutti a confessarci all’Agenzia delle Entrate.

É ora di ribellarci. Le virtù teologali, che ci incatenavano, sono svanite: la fede nell’Euro l’abbiamo persa. La speranza nella Ripresa non l’abbiamo mai avuta. E la carità… siamo finiti a chiederla.

Scritto da: Francesco Mazzuoli – Tratto da: tempesta-perfetta.blogspot.it


 

Good Bye Hollande

22 giugno 2013 

Intervista a Emmanuel Todd

 Fonte Marianne

Tradotto liberamente da Luciano Lago

 Trascorso un anno dalle elezioni presidenziali francesi, l’intellettuale coautore dell’opera Le Mystere francais, traccia per il settimanale  Marianne un bilancio delle speranze tradite con l’intervista rilasciata a Aude Lancelin e Laurent Neuman

 Marianne: Quando ci siamo visti sei mesi fa, lei aveva evocato l’ipotesi che, alla fine del suo quinquennio, Francois Hollande avrebbe potuto trasformarsi in una specie di gigante alla Rooswelt…Oggi, circa un anno dopo, Lei pensa che, da adesso in avanti ,si possa considerare quella di Hollande un fallimento politico?

 Emmanuel Todd: Non ho bisogno di essere io ad enunciare il fallimento di Hollande. Questi ha avuto la sua opportunità, forse ne avrà una seconda. Mi piace molto la nozione di tipo americano della “seconda opportunità”,. Rispetto alla prima, è già avvenuta. Posso dirle che mi ha fatto ammettere l’evidenza. All’inizio è stata l’incapacità di aggravare l’imposizione fiscale al 75%. Un presidente della Repubblica dispone dell’arma dell’referendum ma si è dovuto sottomettere alle forti pressioni ricevute.

 Seconda questione: la riforma effettuta del mercato del lavoro che fa situare Hollande alla destra di Sarkozy. Terza questione: la riforma bancaria che si è svuotata di qualsiasi contenuto.  Ci sono alcune modifiche di superficie in corso ma la sostanza del problema è che lo Stato va a svolgere il ruolo di garante della speculazione delle quattro grandi banche del sistema francese. Accade poi l’affare Cahuzac (1) (il ministro autore di frodi fiscali). Per iniziare questa storia mi è sembrata ideologicamente geniale. Risulta in pratica che il garante dell’austerità è in pratica un corrotto. Una arguzia della storia per mettere a nudo il sistema.Se riflettiamo, in effetti, i suoi alter ego europei mantengono i propri oscuri collegamenti con il sistema bancario europeo. L’italiano Mario Monti ad esempio, che hanno cercato di presentare come un “padre virtuoso” era relazionato con Goldman Sachs. Cahuzac  non era quindi un atomo solitario della corruzione ma piuttosto un pezzo del sistema.


LA SPORCA DOZZINA: I 12PEGGIORI CRIMINI CONTRO L’AMBIENTE RIMASTI IMPUNITI.

Reati ambientali. Centinaia delle grandi sciagure che hanno devastato o stanno ancora devastando il nostro Pianeta risultano al momento impunite. Dalla distruzione delle foreste indonesianeper la fabbricazione di carta da parte della multinazionale APP (e all’abbattimento degli alberi contribuisce anche la produzione di olio di palma) ai 350 mila abitanti delle Maldive che si preparano ad emigrare a causa dei cambiamenti climatici.

 Sono soltanto due degli esempi che compongono la “sporca dozzina” dei crimini contro l’ambiente presentata dalla Supernational Environmental Justice Foundation (Fondazione SEJF) per rendere evidente come molte delle devastazioni che hanno colpito o stanno colpendo il nostro Pianeta risultino impunite. Non vi sono stati risarcimenti per i danni provocati e i colpevoli non sono stati assicurati alla giustizia. Ecco la lista nera dei peggiori crimini contro la Terra e l’umanità. L’elenco non è esaustivo, purtroppo, ma costituisce di certo un prezioso spunto di riflessione.

 1) Maldive e Kiribati: le isole sommerse dal cambiamento climatico

 I 350 mila abitanti delle Maldive vivono minacciati dall’innalzamento del livello del mare. Se i cambiamenti climatici portassero ad un aumento della temperatura del Pianeta pari a “soli” 4 gradi, ciò provocherebbe ondate di calore estremo, una diminuzione degli stock alimentari, un rialzo del livello del mare che colpirebbe centinaia di milioni di persone, che sarebbero costrette a lasciare le proprie case. La situazione alle Maldive e tanto grave che gli abitanti sono già pronti ad essere ospitati dall’Australia. I nomadi del clima sono già qui.

 2) Canada: le sabbie bituminose minacciano i nativi

 Lo sfruttamento delle sabbie bituminose canadesi è forse l’attività industriale più dannosa del pianeta. La loro estrazione ha portato alla distruzione di una regione grande quanto la Florida. La foresta boreale viene distrutta e per ogni barile di petrolio da ottenere ne vengono sprecati cinque d’acqua. I beni comuni e le popolazioni native sono a rischio. I liquami tossici vengono scaricati nei laghi. La produzione di petrolio da sabbie bituminose minaccia le popolazioni che vivono attorno ai giacimenti, inquinando le falde acquifere e la carne di alce, che costituisce un elemento essenziale per l’alimentazione di Metis e Inuit.

 3) Nigeria: il delta del Niger è avvelenato

 L’estrazione di petrolio dal delta del Niger è devastante per gli ecosistemi e le popolazioni residenti. Viene posta in atto una pratica illegale, che consiste nel bruciare il gas che esce dai pozzi petroliferi insieme al greggio. Il fumo così generato contiene un’elevata quantità di sostanze tossiche per la salute e per l’ambiente. Respirare i fumi nocivi comporta avvelenamento del sangue e cancro.

 4) Indonesia: la produzione di carta uccide le foreste pluviali

 La produzione di carta da parte della multinazionale APP sta portando alla scomparsa delle foreste pluviali dell’Indonesia, uno dei più importanti ecosistemi del pianeta. Si tratta di un habitat essenziale alla sopravvivenza dell’orango e della tigre di Sumatra. Questi luoghi ospitano il 12% dei mammiferi, il 15% dei rettili e il 17% degli uccelli del pianeta. Malgrado sia attiva da decenni, e operi oramai su un mercato di dimensioni mondiali, la APP non ha messo a punto un sistema di pratiche di sostenibilità, contando sugli alti margini di profitto assicurati da pratiche forestali di saccheggio.

 5) Giappone: lo tsunami nucleare di Fukushima

 Il terremoto dell’11 marzo 2011 ha sconvolto il Giappone. Alla scossa di magnitudo 9 è seguito uno tsunami che ha messo in ginocchio i sistemi di sicurezza delle centrali nucleari, portando all’esplosione del reattore 1 della centrale di Fukushima e alla fusione del nocciolo nei reattori 2 e 3. Lo sgombero, nel giro di 30 chilometri, ha interessato più di 110 mila persone, delle quali 21 mila vivono ancora fuori dalle loro abitazioni. Centinaia di migliaia di persone sono ancora esposte ai rischi a lungo termine delle radiazioni. Le vittime non hanno ottenuto alcun risarcimento. Non sarà Tepco a pagare, ma la popolazione giapponese, mentre il Governo ha investito 3500 miliardi di yen per salvare l’azienda elettrica dalla bancarotta.

 6) Golfo del Messico: la marea nera della Deepwater Horizon

 Si tratta del più grave danno ambientale marino della storia statunitense. La marea nera che per oltre 106 giorni si è riversata in mare – si stima fra le 460 mila e le 800 mila tonnellate – ha generato danni ingenti, tanto da rendere impossibile una quantificazione certa degli effetti del disastro, soprattutto pensando alle conseguenze negli anni a venire. Dagli ecosistemi marini, alla salute delle popolazioni, dall’industria della pesca, a quella turistica, le ripercussioni sono state enormi. La BP si è accordata con il governo americano per un fondo risarcimento alle vittime di 20 miliardi di dollari, ma i reali danni del disastro ambientale sono tutti da valutare e la certezza della pena ancora da stabilire.

 7) Romania: l’onda di cianuro del Danubio

 L’onda di cianuro partita il 31 gennaio 2000 dalla miniera d’oro Esmeralda, ad Auriol, in Romania, dopo aver ucciso i due affluenti che le hanno permesso di arrivare al Danubio, punta decisa alla foce del fiume blu, cioè alla più grande zona umida d’Europa, uno dei pochi paradisi naturali sopravvissuti nel vecchio continente. Le accuse più gravi riguardano la dinamica dell’incidente che ha causato il disastro. Secondo la società rumeno-australiana che possiede la miniera Esmeralda, la colpa è di un fenomeno naturale, il disgelo, che avrebbe fatto tracimare una diga. Ma gli ambientalisti fanno notare che questo genere di dighe non dà sufficienti garanzie e chiedono di rivedere l’intero sistema delle autorizzazioni minerarie. La compagnia australiana Esmeralda Exploration ha dichiarato fallimento e nessuno ha mai risarcito un solo euro per uno dei disastri più imponenti della storia nei confronti di un sistema fluviale.

 8) Ecuador: estrazioni petrolifere e contaminazione della foresta amazzonica

 La multinazionale Chevron-Texaco, durante le operazioni di esplorazione e sfruttamento delle risorse petrolifere in Ecuador, nell’area del Lago Agrio, ha inquinato pesantemente oltre due milioni di ettari, contaminando gravemente la foresta amazzonica. Già nel 1993, 30 mila tra abitanti e agricoltori hanno denunciato l’accaduto. Un tribunale dell’Ecuador ha riconosciuto la colpevolezza di Texaco, multandola per 18 miliardi di dollari, ma dopo varie fasi del processo, l’azienda petrolifera si è appellata alla Corte Internazionale dell’Aja. Il reato rimane al momento impunito.

 9) Mar Ligure: il disastro della petroliera Haven

 La superpetroliera Haven affondò nel Mar Ligure il 14 aprile 1991, dopo un’agonia di quattro giorni. L’affondamento provocò la morte di 5 uomini dell’equipaggio e lo sversamento sui fondali marini di134 mila tonnellate di petrolio. L’eredità dell’accaduto continua oggi e proseguirà per i prossimi 10 anni, con effetti negativi sull’ecosistema marino. La petroliera aveva mostrato segni di malfunzionamento già durante il viaggio verso l’Italia. Il risarcimento economico ottenuto è stato giudicato irrisorio rispetto ad altri casi analoghi.

 10) Bielorussia: l’incidente nucleare di Chernobyl

 Chernobyl costituisce l’incidente nucleare più grave della storia. Il disastro avvenne il 26 aprile 1986, presso la centrale nucleare V.I. Lenin. Le cause furono indicate in gravi mancanze da parte del personale, sia tecnico che dirigente, in problemi relativi alla struttura e alla progettazione dell’impianto stesso e nell’errata gestione economica e amministrativa della centrale. Il personale si rese responsabile della violazione di svariate norme di sicurezza e di buon senso, portando a un brusco e incontrollato aumento della potenza e della temperatura del nocciolo del reattore n°4 della centrale. Si formò una nube di vapore radioattivo che si disperse nell’aria e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente e rendendo necessaria l’evacuazione circa 336 mila persone. Non esistono ancora oggi dati ufficiali e definitivi sui decessi ricollegabili alla tragedia. Non venne accertata alcuna responsabilità penale. Il disastro rimane impunito.

 11) Argentina: la montagna di piombo di Abra Pampa

 Nella cittadina di Abra Pampa, nel nord dell’Argentina, si trova una montagna formata da 30 mila tonnellate di piombo, proveniente dalle lavorazioni di un impianto chiuso negli anni ’80. L’81% della popolazione infantile è esposta ai danni derivanti dal piombo, soprattutto a causa dell’inalazione di polvere del minerale. L’esposizione alla contaminazione riguarda anche gli adulti. Idanni cerebrali nei più piccoli non sono trattabili e includono ritardo mentale, diminuzione del quoziente intellettivo, carenza di attenzione, dislessia.

 12) India: la nube di pesticidi tossici di Bhopal

 Il 3 dicembre 1984, nello stablimento della Union Carbide India Limited, situato nella località di Bophal e specializzato nella produzione di pesticidi, si sprigionò una nube tossica di isocianato di metile, La nube uccise in breve tempo oltre 2000 persone e ne avvelenò decine di migliaia. Nel giugno 2010 un tribunale di Bhopal ha emesso una sentenza di colpevolezza per omicidio colposo per grave negligenza nei confronti di otto ex-dirigenti indiani della UCIL. Le condanne e le multe stabilite sono state giudicate irrisorie.

 http://www.greenme.it/informarsi/ambiente/10699-sporca-dozzina-12-crimini-contro-ambiente

 Scritto da: Marta Albè – Tratto da: informarexresistere.fr

 

AMOROSO: NIENTE RIPRESA, PRIMA DEVONO RIDURCI ALLA FAME

La crisi attuale è una crisi economica e sociale provocata dal successo della nuova struttura del processo di accumulazione capitalistico, che si è dato a partire dagli anni Settanta con la globalizzazione. Il cuore del processo è la finanza, cioè la trasfigurazione da un sistema basato sul profitto capitalistico a quello basato sull’esproprio dei redditi e la rapina delle ricchezze materiali e intellettuali. La crisi in corso non ha nulla di ciclico, diversamente dalle crisi economiche del capitalismo industriale, e troverà il suo punto di approdo in un potere assoluto coincidente con l’impoverimento di gran parte dei cittadini. Per questo l’uscita dagli effetti della crisi può avvenire solo con l’uscita dal capitalismo, che oggi è quello della speculazione finanziaria e della rapina di Stato.

I mercati finanziari sono le “fabbriche” che hanno sostituito quelle del fordismo industriale, la culla della rapina e dell’esproprio. Questo percorso di finanziarizzazione delle economie capitalistiche inizia negli anni Ottanta con la modifica della legge bancaria negli Stati Uniti, ai tempi di Reagan, poi negli anni Novanta con l’introduzione di nuove regole per la finanza che hanno consentito la produzione dei derivati e titoli tossici, con Clinton; il tutto, con il consolidarsi di un potere unico finanziario-militare illustrato ampiamente da James K. Galbraith. L’Europa ha seguito per imitazione le stesse politiche con le “direttive europee”, passivamente recepite anche in Italia, che hanno introdotto la banca “universale” e la liberalizzazione dei mercati finanziari.

 

In Italia questo percorso è stato segnato dalla biografia di Mario Draghi, che bene illustra i conflitti d’interessi e le collusioni tra mondo politico e poteri finanziari

Negli anni Ottanta è direttore per l’Italia della Banca Mondiale, negli anni Novanta diventa direttore generale al Tesoro e privatizza il sistema bancario, introduce il Testo Unico del 1993 sulle banche che recepisce tutte le direttive europee, comprese quelle ben note sui derivati speculativi. Poi lascia la mano per andare a dirigere la Goldman Sachs e contribuire così a mettere a punto la “grande truffa” che esplode nel 2008, di cui non era a conoscenza come responsabile della sorveglianza in quanto governatore della Banca d’Italia. Nel mentre la “sinistra” è distratta dalla difesa dell’autonomia della Banca d’Italia e dalla denuncia sul conflitto d’interessi di Berlusconi – contro il quale, in ogni caso, non fa nulla.

La classe dirigente politica e imprenditoriale che abbiamo è quella che è sopravvissuta alla guerra condotta contro il sistema italiano dagli anni Cinquanta in poi dagli Stati Uniti, dalla Francia e dalla Germania, e che continua oggi. Finora questa guerra è stata vinta, prima con l’eliminazione fisica dei personaggi scomodi – Mattei, Olivetti – poi con la distruzione del sistema politico italiano negli anni Novanta e ancora oggi. La corruzione esistente è la causa di questi sviluppi e di come, attraverso i fiumi di denaro riversati sui politici e sulle istituzioni, se ne è ottenuto il silenzio e la collusione alla realizzazione dei piani di costruzione del consenso su un progetto italiano ed europeo squilibrato. La reazione popolare degli ultimi anni, e espressa dalle ultime elezioni, dimostra che il limite della sopportazione è stato raggiunto, ma anche il fallimento di questi piani di destabilizzazione politica e di marginalizzazione economica del paese.

In Italia le persone e i movimenti che potevano denunciare e interpretare queste tendenze hanno scelto la via opportunistica dell’inserimento e dell’integrazione, trasformando il piano di apartheid globale della globalizzazione in un’opportunità per arricchirsi nel villaggio globale, e interpretando i fenomeni reali della destabilizzazione politica e marginalizzazione economica come “globalizzazione dal basso” e “globalizzazione del welfare. Si è cioè pensato di poter predicare il pacifismo portando la guerra altrove, di combattere la speculazione e il crimine “tassandoli” per ricavarne parte del dividendo, di poter costruire la “città ideale” dentro le nicchie di un contesto in sfacelo.

A chi avanzava riserve critiche sulle forme dell’integrazione europea si rispondeva che queste volevano far “sprofondare” l’Italia nel Mediterraneo. Ebbene, è proprio l’adesione acritica alle strategie della globalizzazione e dell’Ue che sta facendo sprofondare l’Italia nel “sottosviluppo”. Ma l’Italia è un paese forte e le reazioni sociali e politiche che si annunciano lo dimostrano. Il successo di queste tendenza è anche la sola speranza offerta ai nostri giovani. Una ricostruzione dell’Europa a partire dai popoli e dagli Stati deve assumere una forma confederale tra le quattro grandi meso-regioni europee (Paesi nordici, Europa centrale, Europa mediterranea e Europaoccidentale). Uscire dal guscio asfissiante del dominio dell’Europa occidentale e dell’alleanza atlantica è la premessa per queste nuove politiche.

L’euro doveva essere lo scudo, ma la sua gestione è stata affidata a chi ha messo in moto la crisi, inutile ripetere i nomi delle persone e organizzazioni, ed è quindi divenuto la camicia di forza che impedisce agli Stati e alla stessa Ue di reagire e di difendersi. Il ruolo dell’Europa è possibile se negli Stati nazionali si manifestano forze popolari che si facciano carico di riprendere il percorso di pace e cooperazione che fu alla base dell’idea di Europa nel primo dopoguerra, e poi fatto deragliare prima dalla guerra fredda e, successivamente, negli anni Novanta, dalla scelta di fare del progetto europeo un piano di competitività e di guerra.

Una delle affermazioni ricorrenti è che bisogna tagliare la spesa pubblica per creare le condizioni di base utili a contrastare e superare la crisi? La spesa pubblica non c’entra con la crisi e invece di guardare al deficit dello Stato e al debito estero si dovrebbe guardare all’occupazione e al deficit della bilancia dei pagamenti, come ho spiegato nel mio libro “L’Europa oltre l’euro”. La spesa pubblica aumenta in situazioni di crisi in ragione degli stabilizzatori automatici che hanno il compito di evitare forti conseguenze sociali, ed è per questo che Keynes raccomandava al governo: «Occupatevi dell’occupazione e questa si prenderà cura del bilancio dello Stato». Chi vuole gli stabilizzatori sociali, cioè il welfare, non intende risolvere la crisima scaricarne i costi in modo irresponsabile sui cittadini più deboli e i lavoratori, cioè sul 99% delle persone.

L’Europa deve ripensarsi e ritrovare il suo spirito di pace e di cooperazione con le nuove aree mondiali emergenti, lasciandosi alle spalle i vecchi mercati ricchi dell’Occidente. Insistere sul modello della guerra e della competitività significa condannarsi al suicidio e alla marginalità sia verso l’Occidente che verso l’Oriente. La cooperazione con le nuove aree in crescita non si ottiene con la competitività ma con rapporti diretti e di cooperazione tra Stati, cioè sullo scambio reale di capacità e di beni e con la messa in comune delle risorse disponibili.

La crisi finanziaria, la più grande ondata di crimine finanziario organizzato della storia umana, secondo le parole di James K. Galbraith, è stata preparata nel corso di tre decenni durante i quali la globalizzazione ha avuto il tempo di organizzarsi dispiegando tutti i suoi effetti con l’imposizione del “pensiero unico” fino al “potere unico” dell’ultimo decennio. Tra gli economisti, e non solo, è prevalsa la corsa a farsi “consiglieri del principe”, sostituendo e riscrivendo i libri di testo sotto dettatura del pensiero neoliberista. Tuttavia, le analisi critiche per comprendere quanto è accaduto non sono mancate: dai contributi premonitori di James K. Galbraith, “Lo Stato Predatore”, a quelli di Paul Krugman e Joseph E. Stiglitz.

Questa crisi si fermerà quando i 4/5 della popolazione saranno ridotti in condizioni di povertà e marginalizzazione. Un percorso avviato ma che richiede tempo. La “ripresa” sarà una stabilizzazione e istituzionalizzazione della povertà e della dipendenza politica del paese dai centri finanziari. Che questo possa avvenire in forma pacifica è da dimostrare. La vera ripresa ci può essere solo se il 99% degli esclusi riprende il controllo sulla macchina del potere politico ed economico. Le forme in cui questo avverrà, se avverrà, non saranno indolori per le vecchie classi dirigenti, e per questo vi si oppongono con tutti gli strumenti a disposizione. La forza obiettiva di questo cambiamento dipende dal fatto che l’alternativa a una vera ripresa è lo scenario dell’implosione dell’Europa sul modello jugoslavo, a noi ben noto. La preferenza per una soluzione (anche europea) negoziata e con un cambio di indirizzo dovrebbe apparire ovvia e di buon senso, oltre che più giusta. Ma raramente l’equità e la giustizia prevalgono sugli interessi costituiti.

(Bruno Amoroso, dichiarazioni rilasciate ad “Altrestorie” per l’intervista “L’uscita dal capitalismo” pubblicata su “Comune-info” e ripresa da “Megachip” il 15 giugno 2013. Presidente del Centro Studi Federico Caffè, nonché docente di economia in Danimarca e in Vietnam, Amoroso è tra i promotori dell’Università del Bene Comune ed è autore di numerosi saggi sulla crisi europea).

Tratto da: libreidee.org

 

La pagliuzza di B e la trave di DeB

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Posted By Redazione On
22 giugno 2013

Davide Consonni

Voi di la
Repubblica[2] fate i brillanti con i vostri lettori rompendo le uova alla JP Morgan, svelando retroscena autoritari e antisocialisti, nulla di nuovo. Perché, invece, non ribadite ai vostri lettori che il padrone de l’Espresso, Debenedetti, è nel consiglio di sorveglianza della «Compagnie Financière Edmond de Rothschild»? Perché non ribadite ai
vostri lettori la partnerships da 20% tra Bank of China e la «Compagnie Financière Edmond de Rothschild» di cui Debenedetti è stato coautore? Perché invece di menarla col complotto pluto giudaico massonico, non spiegate dove risiede la logica democratica di Debenedetti nel possedere il più grande comparto informativo italiano e al contempo essere nel consiglio d’amministrazione dei più grandi usurai del pianeta?

Vedasi:

BANCHE D’ AFFARI L’
ESORDIO IL PROSSIMO 23 SETTEMBRE
 
De Benedetti, tappa a
Parigi Nel consiglio dei Rothschild
 
MILANO – Carlo De
Benedetti entra nel consiglio di sorveglianza della «Compagnie Financière Edmond de Rothschild», la banca capofila del gruppo guidato dal quarantacinquenne baroneBenjamin de Rothschild, figlio del fondatore Edmond, esponente di spicco della dinastia di grandi banchieri ebrei. È una delle pochissime banche internazionali a conduzione familiare. L’ Ingegnere dovrebbe esordire nella riunione convocata per martedì prossimo, 23 settembre. La nomina nasce dai rapporti personali di De Benedetti con i Rothschild che controllano direttamente «La Compagnie
Financière» (Lcf), una banca non quotata (ma un progetto c’era per il 2008, poi accantonato) e attiva esclusivamente nella gestione di patrimoni, di fondi e nella consulenza alle imprese. A Parigi il gruppo Lcf è presente con la controllata Banque Edmond de Rothschild e a Ginevra con la Banque Privée per un totale di 100 miliardi di euro di fondi in gestione. Il perimetro delle attività è tale per cui non esistono business in conflitto: il gruppo infatti non eroga finanziamenti. Lo scorso anno Lcf ha avviato una campagna di rafforzamento in Italia, attraverso la sgr e la sim controllate, puntando sulle piccole e medie aziende e facendo leva proprio sull’ assenza di conflitti di interesse. Insieme a De Benedetti entra nella holding dei Rothschild anche uno dei big della comunicazione globale, Maurice Levy, numero uno della francese Publicis, un gruppo leader in Europa e numero 4 al mondo con 44mila dipendenti in 104 Paesi. Presidente del consiglio di gestione della
banca, che applica il sistema duale, è Michel Cicurel, ben conosciuto dall’ Ingegnere perché negli anni Novanta fu amministratore delegato di Cerus la holding parigina dove erano raggruppate le attività francesi della Cir e che la Cir stessa assorbì nel 2000 con un’ Opa (offerta pubblica di acquisto) sul flottante di Cerus. Il gruppo Lcf Rothschild è stato fondato dal barone Edmond de Rothschild nel 1953 e nel 1997 il figlio Benjamin ne ha assunto la guida.
mgerevini@corriere.it
 
Gerevini Mario

Pagina 33

(17 settembre 2008) – Corriere
della Sera

Altro riferimento:

PS

Tra l’altro a giorni Berlusca
deve saldare i 750 milioni a Debenedetti per la Mondadori, la più elevata pena pecuniaria della storia della magistratura italiana. Essì ma noi crediamo al complotto pluto giudaico massonico, che ne vogliamo sapere e capire, capisce solo michele serra e tutta la loggia di pennivendoli.. 

TUTTO ( O QUASI ) COME DECISO di GLG

Sunday 23 june 2013

 E non mi si venga a parlare di imposte patrimoniali perché anche quelle, se colpissero soltanto i veri ricchi, non sarebbero minimamente sufficienti. E speriamo non s’intenda scremare i risparmi e magari colpire ancora una volta “a tradimento” i conti correnti, ecc. Ergo, soltanto dei mascalzoni possono definire ricchi coloro che semplicemente hanno di che vivere senza rientrare nei parametri della povertà.

 1. E’ sul quasi che possono esserci alcune sorprese. Diciamo che non è vera l’affermazione, oggi corrente, secondo cui Monti è “finito miseramente”. Era deciso – quando fu deciso (da Napolitano-Berlusconi) che divenisse premier senza indire alcuna consultazione elettorale; e la decisione fu presa circa un anno prima della sua realizzazione – che dovesse finire com’è finito. La nomina a senatore a vita è stata in realtà un premio anticipato; forse ne avrà di successivi, o magari ha già cominciato ad averli, ma non è esattamente ciò che importa. Monti era l’uomo prescelto per spaventare gli italiani, per far loro temere il baratro “greco”. Doveva “riempire” un anno di vero terrore che disorientasse e infine addomesticasse il popolo. Il disorientamento c’è stato sicuramente, ma è aumentata la sfiducia popolare nei confronti della politica (quella di questi sciagurati che da vent’anni fingono di farla a suon di antiberlusconismo, con reazione “eguale e contraria” dei berlusconiani). Solo l’elettorato della presunta “sinistra”, uno dei più effettivi risultati del degrado intellettuale e socio-politico del paese, rimane ancora a votare i suoi coccolati banditi (è ora di chiamarli con il loro nome reale).

Si è deciso che non si potevano evitare le elezioni. Anche in tal caso, credo si siano svolti giochi “combinati” Napolitano-Berlusconi per ottenere grosso modo quel che è stato ottenuto: una situazione che ha consentito la rielezione a presidente dell’uomo, di cui gli Usa (di Obama) si fidano per il “Protettorato” del paese, e successivamente la formazione di un governo di “larghe intese”. Se prima, con Monti, il “nano” ha finto la più ampia sfiducia e ha mosso una marea di critiche (in specie sul piano fiscale) senza però mai compiere la più piccola mossa per farlo cadere, verso il governo Letta – deciso da lui in accordo con il “rieletto” – ha manifestato al contrario la più ampia benevolenza. Questo governo non ha cambiato pressoché nulla rispetto a Monti (salvo che in chiacchiere a vuoto), ha deciso nuove tasse (l’ultima sulla benzina), ha emesso un “decreto del fare” intricato e inconcludente, che contiene in realtà misure di peggioramento della nostra situazione. La magistratura non sembra aver accettato la tregua che – ormai ne sono pressoché convinto – era stata promessa (implicitamente) al “coniglio” da chi possiamo immaginare, ma in modo tutto sommato truffaldino. Non si può non consegnarlo al ludibrio delle “genti di sinistra” pena il disincanto e l’abbandono della pseudopolitica anche da parte di costoro.

Visto che si è disorientata la popolazione, non facendole capire nulla delle losche manovre dei vertici italiani (secondo i voleri di quelli statunitensi) – ma non si è egualmente riusciti ad ottenere una almeno discreta partecipazione elettorale alle malefatte di questa ignobile “classe” non dirigente – adesso sembra deciso che bisogna continuare con lo spavento. Giornalisti complici degli imbroglioni s-governanti diffondono la notizia di un rapporto segreto di Mediobanca che prevede in sei mesi la bancarotta italiana, il default appunto alla grecaPer evitarlo occorre una manovra aggiuntiva di 43 miliardi di euro; imponendo tasse speciali ai “ricchi”. Non esiste alcuna possibilità di succhiare così tanto sangue agli italiani se non vengono considerati “ricchi” quelli che guadagnano dai 1500 (massimo 2000) euro al mese in su. E non mi si venga a parlare di imposte patrimoniali perché anche quelle, se colpissero soltanto i veri ricchi, non sarebbero minimamente sufficienti. E speriamo non s’intenda scremare i risparmi e magari colpire ancora una volta “a tradimento” i conti correnti, ecc. Ergo, soltanto dei mascalzoni possono definire ricchi coloro che semplicemente hanno di che vivere senza rientrare nei parametri della povertà.

 2. E’ comunque evidente che l’andamento delle manovre condotte dal 2011 (dal duo già nominato) è stato fin qui quello grosso modo deciso. Tuttavia, il popolo è stato disorientato, non ha capito nulla; e tuttavia continua ad essere sempre più insoddisfatto del ceto politico, a disertare in gran parte il voto, a mugugnare. Gli unici rimasti ancora fedeli sono coloro che si ammucchiano nel maleodorante immondezzaio di “sinistra”. Si potrebbero in realtà accettare i 43 miliardi di nuovi prelievi se servissero alla presa del potere da parte di nuove forze in grado di eliminare tale putrido assembramento di “sinistra”, più i politicanti di “centro” e di “destra” (con calci nel sedere al “nano” complice finché non se ne va fuori dall’Italia). In tal caso, i conti potrebbero tornare. Se però deve restarci sulla testa un “ri-eletto”, al governo uno dell’“Aspen Institute”, un complice nanetto, più qualche altro succube degli Usa in sede di Istituzioni europee (tipo BCE), allora ciò è inaccettabile.

Finora è quasi andato tutto a fagiolo per quanto riguarda le operazioni del duo Obama-Napolitano (ricordo che si usano i nomi per indicare dati centri dominanti), coadiuvati dal Berlusca. Il quasi si trova dalle parti dell’elettorato situato a “destra”. Questo è purtroppo un elemento di debolezza per l’aprirsi di orizzonti diversi. Simili “destri” sono per lo più rozzi e ignoranti, hanno creduto al “coniglietto” che raccontava loro dell’esistenza dei “comunisti”; in realtà, i peggiori rinnegati, venduti (e pure balordi) di tutta la storia dell’umanità. E tali “destri” credono ancora alle ricette liberali e agli americani come il “grande popolo” della democrazia e della liberazione dei popoli sedicenti asserviti (mentre invece questi si battono con coraggio contro gli aggressori yankees).

Tuttavia, è dall’odio di questa parte di popolo nei confronti della “sinistra” che si deve partire per scatenarla contro i “presunti comunisti”, che sono in realtà i più infami servitori degli americani adorati dai “destri”. Ad un inganno sarebbe perciò necessario sostituirne un altro. Non è una piacevole prospettiva, ma non ne vedo altre con una popolazione come la nostra, dopo settanta anni di profondo corrompimento di ogni capacità di comprendere la “realtà”. Si è partiti con i Savoia e Badoglio; si è passati attraverso l’inganno dei diccì asserviti agli Usa e il “sedersi” dei piciisti, ancora più “realisti del re” nell’accettare i patti di Yalta e nel favorire il pieno ripristino del peggiore dei capitalismi.

Negli anni ’70 alcuni “comunisti”, sinceri ma ritardatari, si sono ingenuamente fatti turlupinare da chi tirava le fila di un grosso sconvolgimento mondiale (arrivato dopo circa altri vent’anni) e hanno così consegnato le sorti d’Italia ai “laici” antifascisti del tradimento, che sono ancora quelli in auge a tutt’oggi. Che volete si possa fare in una situazione così degradata? Sarebbe indispensabile ingannare parte del popolo per battere i devastatori che stanno travolgendo il paese con i loro inganni; e batterli significherebbe semplicemente eliminarli. Altre soluzioni sono “acqua fresca” portata al mulino di questo tipo di “antifascismo”, la vera infezione da cui siamo devastati e di cui è urgente guarire.

Tratto da: conflittiestrategie.it

 

ALLARME ROSSO – LA MINISTRA CI PORTA IN GUERRA

22 giugno 2013

ministra

Da Rai News 24 apprendiamo che per portare la pace in Siria dobbiamo armare i mercenari terroristi per distruggere la Siria stessa. Continuano a prenderci  per il naso?

 

COLPO DI STATO E ITALIA che entra direttamente in guerra a sostegno dei terroristi tagliagole di bambini e  dei mangiatori di organi umani. Lo vuole il nostro Ministro per la Guerra, per gli Esteri pardon!

 

EMMA BONINO, MINISTRA DEGLI ESTERI,  ABORTISTA, GUERRAFONDAIA, DROGHE-LIBERISTA, ATLANTICO-DIPENDENTE, ISRAELO-COMPIACENTE, FACENTE PARTE  DI UN PARTITO FINANZIATO DAGLI USA E SCOMPARSO DAL PARLAMENTO, VOTATA DA NESSUNO ED IMPOSTA AGLI ITALIANI, (in compagnia del Presidente della Repubblica, Presidente del Parlamento, del Governo ed altri strani Ministri), TRASCINA L’ITALIA IN UNA GUERRA CRIMINALE E OBROBRIOSA DI AGGRESSIONE ALLA  SIRIA PER CONTO DI PADRONI STRANIERI E CONTRO  GLI  I NTERESSI DELL’ITALIA.

Fu così in  Bosnia, Kossovo, Serbia, Irak, in Libia, con l’embargo all’Iran ed ora con la Siria. Erano tutte nazioni che avevano con l’Italia un rapporto privilegiato di scambi  e commercio e   le hanno distrutte (eccetto Iran per ora) mettendo così l’Italia in condizione di massima vulnerabilità e  di criminale dipendenza dai nostri “amici” angloeuropoidi.

Ci siamo ridotti a utili idioti al servizio dei desiderata di paesi stranieri, pronti a morire per le banche ed a distruggere i paesi liberi e noi stessi, per la gioia perversa dei nostri dominanti. Domani toccherà a noi se non riusciremo a cacciare questi ministri destabilizzanti ed anti italiani, ne sono più che certo.  Dobbiamo buttare fuori dal Governo la Bonino, magari in un ospizio, farebbe meno danni.  L’Italia ripudia la guerra, sta scritto nella nostra Costituzione e questo atto di guerra contro i nostri interessi si chiama alto tradimento!

GFH

 

Bonino: conferenza di pace, unica soluzione aumentare la guerra.

 

Siria. Doha, pieno sostegno  militare all’opposizione

 

Il summit di
            Doha

Il summit di Doha

Roma, 22-06-2013  da Rai news 24

Tutto il sostegno possibile all’opposizione siriana, anche militare, con ogni ‘supporto sul terreno’ attraverso il Consiglio supremo dei ribelli e una maggiore pressione perche’ si tenga al piu’ presto la conferenza di pace ‘Ginevra 2′ nella convinzione che al lungo e sanguinoso conflitto in Siria si possa metter fine solo con una soluzione politica.

Dalla riunione degli Amici della Siria di Doha esce unanime il coro degli 11 ministri, occidentali ed arabi, che vi hanno preso parte: spingere l’acceleratore sul supporto ai ribelli per consentir loro di “far fronte agli attacchi brutali del regime” di Damasco e “tenere vivo, anzi alimentare, il processo che porti” alla conferenza di pace, come rimarcato dal capo della Farnesina, Emma Bonino. Ginevra 2 e’ l’unica via, ha insistito il titolare della Farnesina. Dove restano le divisioni e manca ancora il consenso e’ la spinosa questione della fornitura delle armi agli oppositori di Assad. Non c’e’ un riferimento esplicito nel documento finale.

Ancora da interpretare una dichiarazione rilasciata dal premier del Qatar a fine lavori su “decisioni segrete” prese dagli Amici della Siria per aiutare i ribelli a rovesciare la situazione sul terreno. Da Doha viene l’indicazione a “incoraggiare l’opposizione siriana ad assumere una leadership politica con una composizione piu’ stabile”, ha aggiunto la Bonino alla fine di un lungo e faticoso dibattito che ha coinvolto gli 11 ministri degli Esteri e dal quale sono emerse posizioni discordanti. Da una parte il Qatar ha premuto affinche’ siano fornite “armi” ai ribelli perche’ solo cosi’ “si puo’ ottenere la pace”.

Dall’altra la Gran Bretagna, che con la Francia aveva piu’ insistito perche’ venisse revocato l’embargo sulla vendita di armamenti al fronte anti-regime, ha posto un freno. Il ministro degli Esteri William Hague, infatti, ha detto che sugli “aiuti letali” all’opposizione siriana “nessuna decisione e’ stata ancora presa” e, anche per mandare un messaggio in patria e placare le polemiche interne, ha sottolineato che qualsiasi decisione verra’ prima “discussa e votata in parlamento”. In mezzo c’e’ la posizione americana.

Negli ultimi giorni la Casa Bianca ha fatto capire che la possibilita’ di armare i ribelli e’ sempre piu’ concreta, solo pero’ passando per il capo dell’Esercito libero siriano Selim Idriss per poter ridurre l’influenza dei gruppi jihadisti. Oggi, il segretario di Stato americano John Kerry ha detto chiaramente che gli Stati Uniti e gli altri Paesi riuniti aumenteranno il loro aiuto all’opposizione politica e militare” per mettere fine allo “squilibrio” sul terreno in Siria. Un terreno martoriato da 93mila vittime e oltre 1 milioni di rifugiati. La Francia, intanto, ha fatto sapere di aver consegnato ai ribelli siriani dei trattamenti di protezione contro il gas sarin.

A riferirlo e’ stato il capo della diplomazia di Parigi, Laurent Fabius che e’ anche tornato sul ruolo di Iran ed Hezbollah sottolineando come dalla riunione di Doha sia stato ribadito un secco ‘no’ ad ingerenze nella crisi siriana. “Gli Hezbollah hanno giocato un ruolo tremendamente negativo, in particolare nell’attacco a Qusair. Non siamo affatto d’accordo sull’internazionalizzazione del conflitto. Per questo nel documento finale di Doha esigiamo che gli iraniani e gli Hezbollah smettano di intervenire in Siria”, ha rimarcato. Ma sul tavolo di Doha si e’ discusso naturalmente anche di ‘Ginevra 2′.

E su questo punto, cioe’ sulla necessita’ che si tenga al piu’ presto una conferenza di pace, l’accordo e’ ancor piu’ netto. “La soluzione al conflitto in Siria puo’ essere solo politica: una conferenza a Ginevra che metta ad uno stesso tavolo il regime e l’opposizione”, ha detto il ministro britannico precisando che non ci si aspetta comunque che un evento del genere si possa svolgere nelle prossime settimane.

 

Ecco chi “dobbiamo armare e sostenere con ogni mezzo” secondo la guerrafondaia Bonino

 

TG 24 Siria

 

Giovedì

SIRIA, 4 ANNI INCATENATA, I GENITORI ASSASSINATI DAVANTI AI SUOI OCCHI.Dall’ ultimo massacro perpetrato per mano dei terroristi takfiri mercenari contro la cittadina di Hatla in periferia di Deir Ezzour, la colpa sua è che appartiene ad una famiglia Sciita, dove alcune pagine facebook arabe affermano di essere stata incatenata mentre i suoi genitori sono stati assassinati davanti a suoi occhi.

Foto: SIRIA,
            4 ANNI INCATENATA, I GENITORI ASSASSINATI DAVANTI AI SUOI
            OCCHI. </p><br /><br /><br /><br
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            /> <p>Dal ultimo massacro perpetrato per mano dei
            terroristi takfiri mercenari contro la cittadina di Hatla in
            periferia di Deir Ezzour, la colpa sua è che appartiene ad
            una famiglia Sciita, dove alcune pagine facebook arabe
            affermano di essere stata incatenata mentre i suoi genitori
            sono stati assassinati davanti a suoi occhi.

TG 24 Siria ha condiviso la foto di عمار الاحمد.

 

13 giugno

Foto del Bambino sgozzato a sangue freddo insieme al resto dei membri della sua famiglia da parte di esponenti del fronte

di al nusra e poi cantavano compiaciuto di quanto avevano fatto. Questi mercenari assassini e criminali,

per chi non l…Visualizza altro

قال:”نحرناهونحرناأباه..”فكبّرالجمع..صورةللشهيدالطفلالذيذبحهاليومخوراجالعصرجبهةالكفرة،فيمنطقةالحطلةالسّوريّةبديرالزور.. العائلةكلهاذبحت ……Visualizza altro

Foto:
            ‎قال:''نحرناه ونحرنا أباه..''</p><br /><br
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            الجمع..</p><br /><br /><br /><br
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            /> <p>صورة للشهيد الطفل الذي ذبحه اليوم خوراج العصر
            جبهة الكفرة ، في منطقة الحطلة السّوريّة بدير الزور.. العائلة
            كلها ذبحت ...</p><br /><br /><br
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            مهداة لمن يقف على الحياد أو لمن يقول أنا لست مع أحد ..<br
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            نتاج حياديتك .‎

SONO PIÙ DI 600 GLI ATTENTATI TERRORISTICI RIVENDICATI DAGLI ESTREMISTI CONTRO IL POPOLO SIRIANO.

La foto del kamikaze Qatariota, Hamad Bin Mukalled Al-Mrehki, prima e dopo l’attentato,

il terrorista che si è fatto esplodere ieri a piazza Marjeh a Damasco, indossava una cintura esplosiva,

che ha provocato il martirio vita a 14 persone e il ferimento di più di 35.

Così vengono massacrati i siriani, Hatla, Deir Ez-Zor

Residenti sciiti della località’ di Hatla, nella Siria orientale, sono stati massacrati dai gruppi terroristici

sponsorizzati dall’estero, in un attacco portato nella provincia di Dayr az-Zor, vicino al confine con l’Iraq.

Lo riferisce PressTv aggiungendo che l’offensiva dei mercenari e le violenze successive

hanno costretto gli abitanti del villaggio a fuggire dalle loro case.

 

Foto: SONO
            PIÙ DI 600 GLI ATTENTATI TERRORISTICI RIVENDICATI DAGLI
            ESTREMISTI CONTRO IL POPOLO SIRIANO.La foto del kamikaze
            Qatariota, Hamad Bin Mukalled Al-Mrehki, prima e dopo
            l’attentato, il terrorista che si è fatto esplodere ieri a
            piazza Marjeh a Damasco, indossava una cintura esplosiva,
            che ha provocato il martirio vita a 14 persone e il
            ferimento di più di 35.
http://www.stampalibera.com/?p=64175

Veronesi Si Arrende A Di Bella: Somatostatina Efficace Contro Il Cancro (con Rettifica Di Adolfo Di Bella)

Fonte: http://www.atsat.it/articolo.asp?id_articolo=765 [1]

A 100 anni dalla nascita del “poeta della scienza” ecco che arriva una conferma da parte della medicina ufficiale. Il Professor Luigi di Bella originario di Linguaglossa in provincia di Catania era stato massacrato proprio prima di morire, gli vevano dato del ciarlatano al punto che il Professor di Bella se ne andò consapevole che il suo metodo sarebbe stato attaccato da ogni fronte. Adesso però la comunità scientifica si mette in riga. L’università di Firenze e Umberto Veronesi con L’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) arrivano finalmente a dare dignità scientifica al metodo Di Bella.

La terapia Di Bella si guadagna uno studio realizzato da parte dell’Università di Firenze dal nome: “Effetti combinati di melatonina, acido trans retinoico e somatostatina sulla proliferazione e la morte delle cellule di cancro al seno”. E’ uno dei pochi studi autorevoli in campo medico e che finalmente consegnano la Terapia Di Bella al campo della scienza ufficiale.

Lo studio condotto dall’Università di Firenze è stato poi pubblicato sulla rivista European Journal of Pharmacology ed ha ricevuto l’approvazione del IEO in seguito alla guarigione di cellule tumorali nel seno di una trentenne. Questa volta possiamo dirlo: il metodo Di Bella è efficace contro i tumori. Il tempo delle contestazioni è ormai lontano.

—————————-

RICEVIAMO e VOLENTIERI PUBBLICHIAMO

Adolfo Di Bella, in merito a tale articolo, ha espresso tale opinione:

“L’articolo richiamato, dei cui fini benevoli non ho dubbi, costituisce una forzatura della realtà e, purtroppo, cade in grossi equivoci.

Il Prof. Veronesi non si è “arreso” proprio a nessuno, e tantomeno al Mdb. Ognuno può dare il suo giudizio più o meno tiepido o negativo sul personaggio evocato, ma non attribuirgli dichiarazioni od ammissioni mai fatte. Titoli ad effetto portano unicamente danno alla plausibilità ed all’immagine del Mdb. E, purtroppo, anche a noi che portiamo il nome Di Bella e che abbiamo l’onore e l’onere di rappresentare e tutelare l’opera di nostro padre.

L’articolo vira a poi a livelli surreali quando cita uno studio di modesto significato scientifico del quale ci siamo già occupati sul DiBellaInsieme e del quale si è occupata anche la Sig.ra Locati, e che non ha spostato né sposterà di un micron né la situazione nè l’opinione corrente (lasciamo stare se in buona o cattiva fede) sul Metodo Di Bella; per cui ci auguriamo di non dover più tornare sull’argomento.

Di studi sperimentali su sostanze recepite dal Mdb, anche associate, se ne annoverano a migliaia, da anni o decenni. E non si tratta solo di articoli apparsi su riviste scientifiche, ma – cosa di maggior spessore ed importanza – di poderosissime monografie, eccezionalmente particolareggiate sotto ogni punto di vista e di assoluta autorevolezza, tuttora conservate nelle librerie del Laboratorio di via Marianini (ovviamente, il Prof. Luigi Di Bella le aveva lette e studiate tutte).

Dire che somatostatina, retinoidi e melatonina hanno un sicuro effetto anticancerogeno su cellule tumorali è pleonastico. Lo sappiamo già da decenni. Che poi determinati ambienti facciano spallucce, è cosa che non riguarda noi, ma i proprietari delle spallucce, che in futuro saranno pesantemente giudicati dalla storia umana, oltre che da quella della medicina.

L’omissione di ogni riferimento, anche bibliografico, al Prof. Luigi Di Bella, è stata azione scorretta e inammissibile nell’ottica dell’etica scientifica. I lavori clinici apparsi su cinque riviste accreditate diverse, tutti recanti la citazione bibliografica dei lavori dello scienziato (quando non nel testo, esplicitamente), contraddicono certe impacciate spiegazioni, che non meritano nemmeno replica: non è il nome Di Bella a creare ostacoli (comunque superabili!), ma tutta una serie di presìdi terapeutici che recherebbero beneficio ai pazienti ma danno ai produttori di farmaci. Basta fare il nome della somatostatina, della Melatonina ecc. per rendersene conto. Non occorrono stratosferiche doti di acume per comprenderlo.

SONO I LAVORI CLINICI che possono “sdoganare” il MDB. Quelli di natura sperimentale – ovviamente – sono un presupposto necessario, una fase preliminare; che c’è stata, dato che, come prima accennato, abbondano a tal punto da consentirci di affermare che mai, nella storia della ricerca, un orientamento terapeutico è stato supportato da un tal numero di riscontri sperimentali. Oggi, risultano quindi pletorici. I pazienti, poi, non potrebbero certo aspettare qualche altra decina d’anni, se la realtà fosse quella, pretestuosa, raffigurata da alcuni: la fase sperimentale in vitro precede tipicamente di anni se non di decenni quella dell’applicazione clinica!

Avrebbe potuto comunque avere un senso parziale impiegare la Soluzione di retinoidi e non, genericamente, i retinoidi e, soprattutto, spiegare il PERCHE’ dettagliato di questa azione farmacologica, sotto ogni profilo. Ma questo, non consentito dalla mancanza di specifica formazione medica dei coautori del lavoro sperimentale, avrebbe obbligato a citare per forza Luigi Di Bella, cosa che evidentemente non si voleva fare.

IN CONCLUSIONE: è veramente marziano voler attribuire ad un articolo sperimentale tutt’altro che significativo meriti e valenze inesistenti, ed IGNORARE grottescamente lavori clinici pubblicati su riviste scientifiche recepite da Medline. Si parla di tumore al seno e non si cita il lavoro del Dr. Giuseppe Di Bella che PER LA PRIMA VOLTA documenta, anche statisticamente, i risultati del Metodo Di Bella su 122 pazienti???? Direi che è una cosa pazzesca, insensata e faziosa. O che ha, in certi condivisori, ragioni poco confessabili. Questa è la realtà. Aggiungo, per conforto dei pazienti, che il lavoro sui carcinomi mammari, come altri pubblicati, non ha mancato di suscitare interesse in ambienti che, in un futuro non remoto……, potranno consentirci di avere ragione della criminale omertà finora registratasi.

Non se la prenda, perché questa “tirata” a tutti può essere rivolta tranne che a lei, che con entusiasmo ed amicizia ha gioito per una notizia (notizia-non-notizia) inopportunamente diffusa e colpevolmente rilanciata, che lei ha innocentemente preso per valida.

Un caro saluto

Adolfo Di Bella”