Ecuador rinuncia ai dazi preferenziali USA, e gli offre aiuti per i diritti umani

Secca replica alle minacce per l’eventuale asilo a Snowden

“Ecuador non accetta pressioni o minacce da nessuno e non commercia con i principi, né li subordina agli interessi mercantili, per importanti che possano essere”, ha detto il segretario per le Comunicazioni Fernando Alvarado, per il caso dell’agente del NSA Eduard Snowden

L’Ecuador rispedisce al mittente pressioni e intimidazioni provenienti da Washington, in special modo le minacce del Congresso di sospendere alcune tariffe doganali preferenziali per le

esportazioni agli Stati Uniti. Il governo di Quito rinuncia unilateralmente a questo accordo, si svincola con sdegno dal ricatto che mette sul piatto della bilancia sovranità, diritti umani e tariffe doganali. Il portavoce ufficiale ecuadoriano rincara e cala sul tavolo l’asso di bastoni della dignità.

“L’Ecuador offre aiuti economici agli Stati Uniti per 23 milioni di dollari all’anno, un importo simile a quello che abbiamo ricevuto dalle preferenze tariffarie, al fine di fornire una formazione in diritti umani ed evitare attentati alla riservatezza delle persone, torture, esecuzioni extragiudiziali, e altri atti pregiudizievoli per l’umanità “. Una vera e propria sberla morale.

 “Esprimiamo apprezzamento e rispetto al popolo nordamericano, che ha sempre mantenuto ottimi rapporti con noi, manifestiamo solidarietà per lo spionaggio di massa che deve subire”

http://selvasorg.blogspot.it/2013/06/ecuador-rinuncia-ai-dazi-preferenziali.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed:+selvas/blog+(Selvas+Blog)

Tav, la Francia frena “Non è una priorità”

http://www.lastampa.it/2013/06/28/italia/cronache/tav-la-francia-frena-non-una-priorit-aDVB17QN6TO5yoKXVfROPP/pagina.html

 

I lavori nel cantiere Tav rischiano di protrarsi per molti anni

 

“Avanti col tunnel ma le opere
sugli accessi dopo il 2030”
Virano: “Per l’operatività
della linea non cambia nulla”

ALBERTO MATTIOLI

CORRISPONDENTE DA PARIGI

 

La Lione-Torino non è una priorità. Certo: la realizzazione del tunnel è prevista da un trattato fra Francia e Italia, quindi è sottratta al dibattito in attesa della ratifica dei rispettivi Parlamenti e, soprattutto, di capire se e quanto l’Ue voglia o possa investirci. Ma, dalla parte francese del «buco», tutte le altre opere, come le vie d’accesso, sono classificate fra le «seconde priorità». Un curioso ossimoro che, tradotto, significa che non se ne parla prima del 2030. 
 
E’ il verdetto della commissione mista, sei fra deputati e senatori, quattro tecnici o superburocrati, presentato ieri dal suo presidente, il socialista Philippe Duron, sindaco di Caen e deputato del dipartimento del Calvados. Il rapporto era attesissimo. Per il nuovo governo, si tratta di revisionare il piano delle infrastrutture dopo la gestione Sarkozy, accusata di aver affastellato troppi progetti faraonici: molti annunciati, pochi realizzati, alcuni irrealizzabili. Partendo dalla semplice constatazione che nei prossimi 25 anni 245 miliardi da spendere per strade, ferrovie, porti e aeroporti non ci saranno mai, Duron ha fatto una scrematura e indicato delle priorità. Per inciso, togliendola all’alta velocità, che finora, in un Paese innamorato dei suoi Tgv, era un dogma nazionale. Il rapporto è consultivo, ma il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, ha già fatto sapere a mezzo stampa di «condividerlo». E pazienza se ogni amministratore locale che non avrà la linea Tgv che gli era stato promesso diventerà una belva. 
 
Sulla Tav, la commissione non si pronuncia, trattandosi appunto di un progetto europeo. Lo fa invece sulla sua parte francese, che si compone di quattro opere: la nuova linea merci fra Lione e le Alpi, la linea Tgv fra Lione e Chambéry, la linea mista merci-passeggeri per San Giovanni di Moriana e il terminal nell’est dell’area metropolitana di Lione. Costo totale: 7.990 milioni di euro. Le ipotesi nazionali di spesa su cui la commissione ha lavorato sono due: una minima, sulla base di 8-10 miliardi da qui al 2030, e una più ottimista (ma anche più improbabile) da 28-30 miliardi.  
 
Ebbene, in entrambi i casi, la Lione-Torino è classificata, diciamo così, in serie B, dopo le «premières priorités» e prima degli «horizons lointains», gli orizzonti lontani post 2050. Citando il rapporto: «La Commissione conferma l’interesse a termine per gli accessi previsti, in linea con la realizzazione del progetto binazionale. Tuttavia, tenendo conto delle incertezze sul calendario del tunnel di base, non può essere certa che i rischi di saturazione e le sovrapposizioni d’uso che giustificano la realizzazione del progetto si verifichino prima degli anni 2035-2040».  
 
Ma insomma, monsieur Duron, credete ancora al progetto? «La posizione è quella indicata da François Hollande: sì, a patto che ci siano fondi europei sufficienti». E l’Italia? Mario Virano, il commissario straordinario Tav, non sembra preoccupato: «Il progetto internazionale non si ferma. La Francia sta facendo una valutazione su opere di accompagnamento che non mettono in discussione l’operatività della linea». 

Ecco tradotto il riassunto di Ibanez sul rapporto finale della “Commission Mobilité 21” (detto anche Rapporto Duron) presentato il 27 giugno al ministero dei trasporti francese, che classifica per ordine di priorità i 70 progetti di infrastrutture stradali e ferroviarie stabilite durante il governo Sarkozy, delineando in questo modo il futuro assetto della mobilità in Francia; ovviamente il riassunto fa riferimento solo alle decisioni prese riguardo la linea ferroviaria Torino – Lyon.

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COMUNICATO DEL 27 GIUGNO 2013

La Commissione « mobilité 21 » ha consegnato il suo rapporto.

Senza avere ricevuto gli oppositori alla linea Lyon-Torino, malgrado la loro richiesta, la “Commission Duron” ha consegnato il suo rapporto questo 27 giugno.

Vi è scritto che: “la commissione non ha potuto assicurarsi che i rischi di saturazione e di conflitto d’uso, che motivano la realizzazione del progetto, interverranno prima degli anni 2035 – 2040.”

Si aggiunge: “di conseguenza, si classifica il progetto relativo al collegamento binazionale in seconda priorità, quale che sia lo scenario finanziario preso in considerazione.” rimandando quindi questo progetto alle calende greche.

La Corte dei Conti aveva scritto il 1° agosto 2012: “gli studi … prevedono una saturazione della linea storica solo dal 2035 sulla base di una capacità massima di 15 millioni di tonnellate.”

La Commissione arriva quindi alle stesse conclusioni della Corte dei Conti e di tutti i Servizi dello Stato, smentendo i lobbisti della Lyon-Torino e questo progetto inutile.

Nell’accanirsi a ottenere l’inutile Lyon-Torino, i suoi promotori non hanno fatto nulla per il raddoppio delle linee tra Saint André le Gaz e Chambéry o tra Aix-les Bains e Annecy.

Non hanno fatto niente neanche per la copertura delle linee.

Non hanno fatto nulla per mantenere le loro promesse di far passare le merci dalla strada alla ferrovia.

20 anni persi per la popolazione e quanti soldi pubblici buttati?

Gli oppositori chiedono che le dichiarazioni del 2002 davanti al Parlamento, che promettevano il trasporto di 300.000 camion sulle vie esistenti sia oggi mantenute.

Domandano che le nuove tecnologie di motorizzazione intelligenti dei convogli siano sviluppate per il trasporto delle merci sulla ferrovia.

Eppure, disprezzando il buon senso e l’interesse pubblico, il governo ha scelto di fare esaminare il 10 luglio, il progetto di legge per la ratifica dell’accordo franco-italiano del 30 gennaio 2012 che sopprime, in particolre, il riferimento alla saturazione della linea.

Gli oppositori commenteranno questo progetto di legge durante la conferenza stampa organizzata per il 28 giugno alle ore 10 a Parigi.

L’abbandono immediato del progetto della nuova linea Lyon-Torino è una necessità assoluta e una azione di buon senso. Inoltre non ipoteca l’avvenire.

—-Messaggio originale—-
Da: contact@lesmollettes.eu
Data: 27/06/2013 16.55
A: <destinataires inconnus:;>
Ogg: Communiqué Lyon Turin Rapport Duron Opposants

COMMUNIQUÉ – Le 27 juin 2013.

La Commission « mobilité 21 » a rendu son rapport.

Sans avoir reçu les opposants au Lyon-Turin, malgré leurs demandes, la “Commission Duron” a rendu son rapport ce 27 juin.

Elle y écrit : « la commission n’a pas pu s’assurer que les risques de saturation et de conflits d’usage qui justifient la réalisation du projet interviendraient avant les années 2035 à 2040. »

Elle ajoute : « En conséquence, elle classe le projet d’accès à la liaison binationale en secondes priorités, quel que soit le scénario financier considéré. » repoussant ce projet aux « calendes grecques ».

La Cour des Comptes avait écrit le 1er août 2012 :« les études … ne prévoient une saturation de la ligne historique qu’à l’horizon 2035 sur la base d’une capacité maximale de 15 millions de tonnes. »

La Commission rejoint donc les mêmes conclusions que la Cour des Comptes et tous les services de l’État, elle désavoue les lobbyistes du Lyon-Turin et ce projet inutile.

En s’acharnant à obtenir le Lyon-Turin inutile, ses partisans n’ont rien fait pour le doublement des lignes entre Saint André le Gaz et Chambéry ou entre Aix-les Bains et Annecy.

Ils n’ont rien fait non plus pour les couvertures des lignes.

Ils n’ont rien fait pour tenir les promesses de reporter les marchandises de la route sur les trains.

20 ans de perdus pour les Savoyards et combien de millions d’argent public gâchés ?

Les opposants demandent que les déclarations de 2002 devant le parlement, promettant le transport de 300.000 camions sur les voies existantes soient tenues aujourd’hui.

Ils demandent que les nouvelles technologies de motorisation réparties et de wagons de fret intelligents soient développées pour le transport des marchandises par le rail.

Au mépris du bon sens et de l’intérêt public, le gouvernement choisit pourtant de faire examiner le 10 juillet, le projet de ratification de l’accord franco-italien du 30 janvier 2012 qui supprime notamment la référence à la saturation de la ligne.

Les opposants commenteront ce projet de Loi lors de la conférence de presse qu’ils ont organisé le 28 juin à 10 heures à PARIS.

L’arrêt immédiat de ce projet de Lyon jusqu’à Turin est une absolue nécessité et une mesure de bon sens. Pour autant, elle n’hypothèque en rien l’avenir.

Contact Presse: Coordination des Opposants au Lyon Turin.

Daniel IBANEZ 06 07 74 10 17contact@lesmollettes.eu/ Olivier CABANEL 06 09 85 87 39olivier.cabanel@yahoo.fr

http://lyonturin.eu/

–>

-- 
http://www.fmlambert.fr/Lyon-Turin-il-est-temps-de-revenir-sur-terre-_a141.html
 
http://vimeo.com/64201772
 
http://isere.eelv.fr/2013/04/19/video-lyon-turin-a-tout-prix/
 

 

http://www.dailymotion.com/video/xz559k_lyon-turin-a-tout-prix_news

Erdogan elogia la polizia. E’ caccia al manifestante

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Erdogan elogia la polizia, i servizi segreti indagano sul ‘complotto straniero’. Altri 20 attivisti arrestati per ‘terrorismo’ mentre un tribunale scarcera il poliziotto che ad Ankara aveva sparato ad un manifestante, uccidendolo.
Non si ferma l’escalation repressiva lanciata dal governo Erdogan contro le opposizioni e gli attivisti del movimento di protesta manifestatosi nelle strade turche a partire dalla difesa del Gezi Park di Istanbul.
Una nuova ondati di arresti ha colpito nelle ultime ore una ventina di persone, accusate di far parte di organizzazioni terroristiche, di attacchi nei confronti della polizia e della distruzione di proprietà pubbliche nella capitale Ankara.
Il clima è quello di una sempre pesante caccia alle streghe. Dopo lo sgombero violento di Gezi Park e di Piazza Taksim a Istanbul, il governo ha impresso un nuovo giro di vite nel paese e gridando al complotto esterno per giustificare la repressione contro forze politiche e movimenti sociali contrari al suo regime. Ieri il premier e il suo fido ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu hano di nuovo puntato il dito contro “influenze di Paesi stranieri” dietro le proteste popolari. Il primo ministro se l’è presa anche con alcune testate straniere, come la Reuters o la Cnn. E il quotidiano Hurriyet conferma che i servizi segreti turchi – il Mit – hanno lanciato una maxi indagine per chiarire tutte le connessioni fra il movimento e possibili “attori stranieri”. A sostegno dell’accusa lanciata da Erdogan secondo il quale contro la Turchia è in atto un complotto internazionale, lo stesso che avrebbe preso di mira anche il Brasile: “ci sono gli stessi simboli, gli stessi manifesti, Twitter, Facebook, gli stessi media internazionali” ha detto il capo del governo due giorni fa. Più specificamente, secondo il quotidiano islamico filogovernativo Yemi Safak, nel mirino ci sarebbero già alcune associazioni come l’American Enterprise Institute, tra i più influenti think tanks degli USA. Il Sindaco dell’Akp di Ankara, Melih Gocek, ha chiesto che venga denunciata pubblicamente la giornalista del servizio turco della BBC, Selin Girit, che Gocek ha definito una “spia al soldo dei servizi segreti britannici”.
In questo clima è suonato davvero sinistro l’ennesimo elogio della ‘sua’ polizia da parte del ‘sultano’ Erdogan. Secondo il premier gli agenti sono stati protagonisti di una “epopea eroica”. ”Le nostre forze di sicurezza hanno superato con successo un testo di democrazia” ha detto durante un discorso pronunciato alla scuola di polizia di Ankara. “Nessuno ha il diritto di insultare la polizia turca, che é stata molto tollerante nelle proteste, fin dal loro inizio” ha aggiunto Erdogan, in quella che è suonata come l’ennesima delega in bianco nei confronti degli apparati repressivi. E una rassicurazione agli agenti rispetto a possibili inchieste sui loro eccessi annunciate pomposamente nei primi giorni della rivolta dal presidente Gul e dal vicepremier Arinc.
A proposito di eccessi, proprio ieri è rimbalzato su blog e social network un video pubblicato dal quotidiano Hurriyet, ripreso dalle telecamere di sorveglianza di un parcheggio di Antalya, nel centro-sud del paese, il 2 giugno scorso. Le immagini – recuperate dalla locale associazione degli avvocati progressisti – mostrano due ragazzi e una ragazza che entrano in un parcheggio sotterraneo, probabilmente in fuga dalla polizia scatenata contro i manifestanti. Poco dopo arriva un gruppo di una quindicina di polizitti che li individua, li afferra e getta i due ragazzi sul pavimento, mentre la ragazza viene portata via. I due manifestanti vengono picchiati selvaggiamente e a sangue freddo per alcuni minuti, con calci, pugni e manganellate.
 Il video: http://www.youtube.com/watch?v=V-_ic_eOqWU

Sempre ieri, a coronamento delle dichiarazioni del premier sull’eroica polizia, un tribunale di Ankara ha deciso di rilasciare l’agente che il 1 giugno a Kizilay, nel centro della capitale turca, sparò a sangue freddo e a distanza ravvicinata contro un gruppo di manifestanti anti-governativi colpendo mortalmente alla testa il giovane Ethem Sarisuluk, 26 anni. Secondo Hurriyet online l’agente – che si chiamerebbe Ahmet Sah­baz – verrà comunque processato anche se la dichiarazione della corte – “ha agito in conformità al suo diritto di autodifesa” – non lascia certo presagire una condanna. Non è bastato ai giudici un video girato da Halk Tv che ritrae il poliziotto, in tenuta antisommossa, avvicinarsi ai manifestanti, dare un calcio a uno di loro, estrarre la pistola e sparare almeno tre colpi contro di loro, colpendone uno alla testa. Contro il rilascio del poliziotto assassino oggi in numerose città del paese i movimenti hanno indetto manifestazioni di protesta. Già nella tarda serata di ieri, contro la decisione del tribunale di Ankara, molte migliaia di persone sono scese in piazza a Kadikoy, nella parte asiatica di Istanbul.
Fonte: http://www.contropiano.org/esteri/item/17552-erdogan-elogia-la-polizia-e%E2%80%99-caccia-al-manifestante


Sotto la banca il cittadino crepa

Un’ordinaria storia di anatocismo 

Ernesto Ferrante

È una delle vessazioni più odiose che possano esistere. Un coltello che banche e finanziarie molto spesso si divertono a rigirare nella piaga di chi già si dimena tra debiti e scadenze per tirare a campare.
Parliamo dell’anatocismo, ovvero la capitalizzazione degli interessi su un capitale, affinché siano a loro volta produttivi di altri interessi.
La pratica più diffusa consiste nel sommare al capitale di debito residuo gli interessi ad ogni scadenza di pagamento, anche se sono regolarmente pagati, facendo lievitare a dismisura la somma da restituire.
Gli strumenti per frenare i vampiri esistono ma in un paese guidato da anni da chi pone in cima alla propria agenda l’interesse delle banche, chi viene dissanguato può contare solo sul supporto delle associazioni di categoria o sull’azione di qualche magistrato non omologato.
In un quadro del genere, assume grande importanza la sentenza n. 2342/2013 di cui si dà notizia sulla pagina facebook dell’Istituto Nazionale Antiusura.
E’ stata emessa lo scorso 18 giugno dalla quarta sezione civile del Tribunale di Catania in composizione monocratica (presidente Giorgio Marino) che ha condannato la Banca Monte dei Paschi di Siena a risarcire un’azienda (la Nuova Ciet srl) che, a causa dell’anatocismo praticato dall’istituto di credito, nel 2006, è stata ridotta sul lastrico e costretta a licenziare i dipendenti.
L’azienda ricorrente, specializzata in impiantistica elettrica, agli inizi del duemila, per la progressiva contrazione della domanda, fu costretta a fare ricorso al fido bancario. Ordinaria amministrazione, penserà qualcuno.
Ma il colpo di scena era dietro l’angolo. Nel 2006, infatti, la banca iniziò a rivendicare un credito di oltre 651mila euro e chiuse alla titolare dell’azienda l’accesso al conto corrente, intimandole di rientrare immediatamente nella somma richiesta, maturata a titolo di interessi.
Nel frattempo, oltre ad interdire l’accesso al credito dell’azienda, con conseguente preclusione di ogni minima possibilità di rivolgersi ad altri istituti, Montepaschi incassò titoli della “Nuova Ciet” per circa 300mila euro che erano stati rilasciati a garanzia del fido sul conto corrente.
Una condanna a morte per un’attività florida e produttiva per anni.
La titolare, decisa a non vedersi scippare quanto costruito in anni di sacrifici ed esposizioni anche personali, decise di intentare causa contro la banca affidandosi all’avvocato Vincenzo Drago, esperto in diritto bancario, che in poco tempo fece emergere la turpe verità, ovvero che la banca aveva praticato l’anatocismo.
“In sostanza, come si legge sulla pagina dell’Inaatc, tutte le volte che Nuova Ciet utilizzava il fido, essa calcolava gli interessi sugli interessi, addirittura su base non annuale ma trimestrale, capitalizzando gli interessi passivi e determinando una crescita esponenziale del debito”.
Per veder riconosciute le proprie ragioni, l’azienda strangolata ha dovuto attendere ben sette anni; nel frattempo la titolare si è ammalata ed è morta e della “Nuova Ciet” è rimasto in piedi solo un piccolo ufficio come sede legale per chiudere le pendenze gestito da un figlio dell’imprenditrice.
Con la sentenza del 18 giugno, il giudice ha accertato che la “Nuova Ciet srl”, nel momento in cui le fu sottratto tutto, presentava sul conto corrente un saldo attivo di 36.268 euro che il colosso bancario al centro di scandali di varia natura dovrà restituire.
Quando? Tra qualche anno, forse. Una cosa, tuttavia, è certa fin da ora: la vita a chi si è visto portar via tutto, non potrà restituirla nessuno e le eventuali scuse potranno servire al massimo a compiere un’azione che il celebre Totò suggerì ad un graduato in uno dei suoi celebri film…
 
27 Giugno 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21723


La Croazia nell’Ue tra corruzione e disoccupazione

Zagabria entra nell’Unione mentre attraversa una fase di grandi incertezze economiche e occupazionali
Andrea Perrone   

Il primo luglio prossimo la Croazia diverrà il 28esimo Stato membro del blocco europeo, ma come è avvenuto per altre nazioni in passato la situazione interna del Paese non è delle migliori. Anzi, dovrebbe destare molte preoccupazioni agli eurocrati.
Da una settimana intanto un enorme cartellone è stato collocato sulla sede di rappresentanza della Commissione di Bruxelles che dà il “benvenuto alla Croazia” che a giorni diverrà ufficialmente un  nuovo Stato membro dell’Unione europea. Ma Zagabria si unisce al club europeo in una fase di difficoltà economiche sedimentate e di scarso interesse, a dir poco, per la causa del continente unito. Un rapporto pubblicato da Bruxelles lo scorso 29 maggio mette in guardia a chiare lettere: l’esecutivo comunitario potrebbe avviare in tempi brevi una procedura per deficit eccessivo contro la Croazia, per sforamento del tetto sul deficit di bilancio. Il debito croato rappresenta al momento il 54% del Pil, ma, secondo la Commissione, supererà ampiamente la soglia del 60% nel 2014, oltre i limiti fissati dall’Ue. Zagabria prevede per il 2013 una crescita economica dello 0,7% e del 2,4% l’anno prossimo, mentre Bruxelles mette allo stesso tempo in conto un arretramento del Pil croato dell’1% nel 2013 e una debole ripresa l’anno prossimo, a +0,2%. Il deficit di bilancio dovrebbe arrivare quest’anno al 4,7% del Pil e rischia di salire nel 2014 al 5,6%, ben al di sopra del tetto del 3% previsto dall’Ue. Quanto alla disoccupazione, è salita fino ad arrivare ad oltre il 20% dei senza lavoro e pochi giorni fa addirittura la Slovenia si è affrettata a votare l’estensione delle restrizioni all’accesso nel suo mercato del lavoro per i cittadini croati, che saranno considerati de facto extra-comunitari per almeno altri due anni. Insomma un fiasco questa Unione europea, ognuno ha i suoi problemi e preferisce pensare a risolvere i suoi piuttosto che prospettare un miglioramento delle difficoltà che vivono tutti gli Stati membri dell’Ue per creare un futuro più radioso.
Già tre mesi fa la Commissione europea aveva esortato il governo a fare di più per combattere la corruzione e il traffico di esseri umani. Insomma quello di Zagabria potrebbe essere l’ennesimo errore dei tecnocrati di Bruxelles dopo quello compiuto con Sofia e Bucarest nel gennaio del 2007.
Gli eurocrati pur conoscendo la situazione interna del Paese dei Balcani occidentali vogliono assolutamente garantire l’ingresso di Zagabria nell’Unione europea non contenti dei problemi già verificatisi con la presenza di Bulgaria e Romania nel blocco europeo. A conferma di questo è stato pubblicato mesi or sono un altro rapporto dall’esecutivo comunitario di 15 pagine dove l’esecutivo comunitario si dichiarava fiducioso che la Croazia sarebbe stata pronta per l’adesione il 1° luglio 2013. E come avrebbe potuto esserlo se non è riuscita finora a debellare i problemi rappresentati da corruzione e traffico di esseri umani? Gli eurocrati pensavano forse che sarebbe riuscita a farlo in così poco tempo?
Insomma da qui al primo luglio verrà inserito nell’Ue un altro Paese dalla realtà molto complessa e controversa che potrebbe costituire un ulteriore problema per la già dissestata Unione europea con un numero di senza lavoro in continua crescita.

27 Giugno 2013 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21711


Rinascita: Il Senato nega il reddito di cittadinanza

u.g.

Vi ricordate i programmi elettorali?Vi ricordate le promesse di alleviare la crisi – degli anziani, dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, delle famiglie, con “misure urgenti” per il sostenere i cittadini?
Ebbene, ieri una mozione presentata dai cinquantadue senatori del M5 Stelle per “introdurre il reddito minimo garantito… per i cittadini che vivono sotto la soglia di povertà”, e in particolare inoccupati, disoccupati e donne tra i 30 e i 54 anni, attingendo al fondo nazionale per le politiche sociali, da incrementare con risorse reperite dal recupero dell’evasione, dal gioco d’azzardo e altro, è stata sonoramente bocciata dal partito unico destra-centro-sinistra. 181 i voti negati da Pd, Pdl e Scelta civica, oltre all’astensione della Lega, e 50 a favore.
Come volevasi dimostrare: le “larghe intese” funzionano, infatti così. E le promesse elettorali dei partiti di regime valgono meno di un rotolo di un foglietto di carta igienica.
Ma un appunto ai parlamentari del “Movimento” lo dobbiamo fare lo stesso.
Non basta una battaglia, occorre una guerra.
Il “reddito di cittadinanza” – più o meno presente in vari Stati d’Europa, fu proposto ai suoi tempi da Giacinto Auriti, giurista che Beppe Grillo conobbe e alle cui battaglie per restituire la sovranità al popolo italiano partecipò in anni non recenti.
Ebbene, per Auriti vi era un solo e preciso modo per ottenere la distribuzione di un reddito di cittadinanza in Italia: la riconquista della sovranità monetaria, con la conseguente eliminazione del “signoraggio” (ovvero del tasso usuraio che la banca centrale impone sulla semplice stampa del denaro) e la sua devoluzione a tutti i reali “Signori” della nostra Italia: i cittadini.
E’ questa la vera guerra.
 
26 Giugno 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21718


“Vendo un rene per pagare i debiti”: l’assurda storia di un panettiere disperato

Scritto da Redazione Infiltrato.it
Giovedì 27 Giugno 2013
I problemi di Salvatore Marino, panettiere di Marsala e oggi pensionato, hanno inizio circa 13 anni fa quando per gravi problemi familiari l’artigiano non è più in grado di pagare l’Inail. Da quel momento parte una vera e propria via crucis.
Mi fu notificato un pagamento di tre milioni di lire – racconta – che però in pochi anni sono diventati 14. Ho stretto i denti e li ho pagati tutti, ma poco tempo dopo mi arriva una cartella della Serit (Agenzia per la riscossione in Sicilia) che richiedeva il pagamento di alcune imposte”.
I debiti di Salvatore Marino continuano ad aumentare perché nel 1988 aveva acceso un mutuo presso il Banco di Sicilia per 60 milioni di lire. Debiti e interessi si sommano senza freno aumentando in maniera spropositata e nel 1994 il suo scoperto è 47 milioni di lire che nel 2006diventa addirittura di 105mila euro. Nello stesso anno scattano le procedure per il pignoramento del negozio e della casa. L’anno successivo il suo debito viene ceduto alla Tolomeo Finance che chiede a Marino la bellezza di 119mila euro.
“Mi bloccarono il conto in banca – continua – senza nessun avviso e, pignorandomi i beni, non fui più in grado di vendere il negozio per riuscire a saldare il debito. Mi hanno reso la vita un inferno. Tutto quello che potevo fare era vendere un rene”.
Fermiamoci un attimo. Sappiamo tutti che pagare le tasse è un dovere di ogni cittadino e mai ci sogneremo di dare ragione a chi non lo fa. Ma quello che ci fa arrabbiare più di qualunque cosa è la totale assenza di tutele per un piccolo artigiano che sta attraversando un momento di difficoltà. La storia di Salvatore Marino è fatta di debiti e interessi che crescono in maniera esponenziale senza nessuna regola e senza che nessuno riesca a tirare il filo della matassa.
Fortunatamente, nella vita dell’anziano panettiere appare l’avvocato Giuseppe Gandolfo, legale dell’Associazione Antiracket di Marsala onlus, che prende immediatamente in mano la situazione. “Anziché arrendersi e abbassare la testa, forse era il caso di denunciare coloro che hanno portato Marino alla disperazione” racconta Gandolfo. E così “ci siamo recati presso il nucleo di Polizia tributaria di Trapani e abbiamo querelato per usura la Tolomeo Finance srl di Conegliano, società che ha rilevato il credito del Banco di Sicilia. Ma non ci fermiamo qui. Più avanti affronteremo anche la questione bancaria e quella che chiama in causa la Serit Sicilia”.
Negli ultimi tempi notizie di questo genere cominciano a sentirsi sempre più spesso, segno che piccoli imprenditori e partite Iva cominciano ad alzare la testa oppure che sono arrivati ormai al limite massimo di sopportazione?
LEGGI DALLA FONTE ORIGINALE – Salvatore Viola su Lamiapartitaiva.it
http://www.infiltrato.it/notizie/italia/vendo-un-rene-per-pagare-i-debiti-l-assurda-storia-di-un-panettiere-disperato

Accuse gravi, indagati due parlamentari Pd: effetti collaterali dell’alleanza con il Pdl?

saranno condannati? Come no
Scritto da Redazione Infiltrato.it
Giovedì 27 Giugno 2013
Se le stesse accuse avessero sfiorato qualcuno del M5S o del Pdl sarebbe successo un casino mediatico da far invidia al Bunga Bunga. E invece, di fronte a due parlamentari del Pd indagati per associazione a delinquere e abuso d’ufficio, meglio tacere. O parlare di Grillo e grullini…
Anche per il Pd la Gabanelli è stata fatale. Qualche mese fa una puntata di Report parlava di strane parentele e di strani intrecci in Sicilia a Messina tra alcuni esponenti del Pd, i loro familiari e alcuni dirigenti regionali per i fondi destinati agli enti di formazione.
Ora la procura di Messina ha aperto un’inchiesta e a finire nel mirino sono due deputati democratici, Francantonio Genovese, suo cognato, il deputato regionale sempre del Pd Franco Rinaldi e altre nove persone. A darne notizia è la Gazzetta del Sud.
Le accuse – L’ipotesi di reato è associazione a delinquere che sarebbe stata finalizzata al peculato e anche alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita con i colleghi Camillo Falvo, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti.
Sono coinvolti il parlamentare nazionale messinese del Pd Genovese, il cognato e parlamentare regionale del Pd, Franco Rinaldi, le rispettive mogli dei due, Chiara e Giovanna Schirò, e poi la sorella di Genovese, Rosalia, il nipote Marco Lampuri, e Nicola Bartolone, Graziella Feliciotto, Salvatore Natoli, Roberto Giunta e Concetta Cannavò.

A imbarazzare di più largo del Nazareno è la posizione di Francantonio Genovese.
Impresentabili – Lui era già entrato nella lista degli impresentabili del Pd alle ultime parlamentarie per un’altra inchiesta per abuso d’ufficio. Per il momento comunque Genovese può restare al suo posto a Roma. In questa prima fase di indagine i magistrati possono condurre accertamenti senza richiedere l’autorizzazione a procedere. Solo dopo
sarà necessaria.
E il Pd dovrà decidere cosa fare. L’inchiesta comunque arriva certo con un tempismo che dà forza alle accuse lanciate ieri dalla deputata Marianna Maida: “Nel Pd ci sono troppi delinquenti, ormai in alcune parti d’Italia il partito è un’associazione a delinquere”. Insomma i democratici prima di concentrarsi sul Cav e sul processo Ruby dovrebbero
regolare i conti dentro le loro stanze. Che di trasparente hanno ben poco.
http://www.infiltrato.it/notizie/italia/accuse-gravi-indagati-due-parlamenta
ri-pd-effetti-collaterali-dell-alleanza-con-il-pdl

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“A Berlusconi 7 anni, ai colpevoli della morte di mio figlio solo un anno”

“A
            Berlusconi 7 anni, ai colpevoli della morte di mio figlio
            solo un anno”

by Daniele Di Luciano 26.giu 2013

 

di Riccardo Ghezzi

 

Ci sono sentenze che appaiono spropositate, esagerate, motivate da criteri politici che poco hanno a che fare con la giustizia. E che riaprono ferite difficili da rimarginare, evidenziando i due pesi e le due misure della magistratura italiana. E’ il caso di Angela Raso, madre di Luca, ragazzo romano che all’età di vent’anni è precipitato dai bastioni del Forte Belvedere di Firenze. Era il 2 settembre 2006, 21 mesi dopo la stessa sorte toccherà a Veronica Locatelli. Due giovani ragazzi morti per la superficialità e le carenza delle misure di sicurezza. Per questo motivo, dopo 7 anni sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio colposo prima il diringente dell’associazione “Teatro Puccini” che gestiva il complesso architettonico, Lorenzo Luzzetti, condannato a otto mesi di reclusione in primo grado e in Appello, poi in un altro processo il direttore della direzione Cultura del Comune di Firenze, Giuseppe Gherpelli, e l’ex assessore alla cultura Simone Siliani, condannati in primo grado rispettivamente a 10 mesi e un anno, mentre la pubblica accusa aveva chiesto dai due anni ai due anni e mezzo. Condanne blande, inaccettabili. E una ferita che si riapre dopo la condanna a 7 anni a Berlusconi per reati non certo paragonabili ad un omicidio colposo.

 

Angela Raso, le condanne per omicidio colposo per la morte di suo figlio non superano l’anno di reclusione. Cosa si sente di dire?

Sono state condanne per omicidio colposo, un reato che dovrebbe essere considerato grave. Dopo aver appreso la notizia dei 7 anni comminati a Berlusconi non ci ho più visto. Non voglio difendere Berlusconi, quello che fa lui in privato non è un problema mio. Ma non credo che questo sia il modo di fare giustizia.

La morte di suo figlio poteva essere evitata. Quali sono state le negligenze?

Innanzitutto è bene ribadire che né da parte di mio figlio né da parte di Veronica Locatelli ci sono stati imprudenze. Quel posto non era sicuro, l’aveva già rilevato il consigliere comunale Giovanni Donzelli, l’unico ad aver portato la questione in Comune. Prima che accadesse a mio figlio, erano già caduti dei cani, alcuni sono morti altri no: ci sono stati 5 o 6 episodi di questo tipo nell’arco di 3-4 anni. Poi è toccato a mio figlio, 21 mesi dopo a Veronica. Sul sito di Veronica Locatelli sono elencate tutte le segnalazioni rimaste inascoltate. Quel posto non era sicuro, il buio ha fatto il resto. Ma nessuno ha fatto mai nulla per evitare queste morti inutili.

E poi, la giustizia che non ha fatto giustizia…

Giustizia non è vendetta, sia ben chiaro. Perché in ogni caso ormai è impossibile fare giustizia sulla morte di mio figlio. Anche se mi dessero il via libera per decapitare i responsabili della morte di mio figlio, non otterrei nulla. Non servirebbe a riportarmelo indietro. Ma quello che fa più male è vedere come funziona in Italia. Per un omicidio colposo, viene ridotta la pena rispetto alla richiesta della pubblica accusa. Per il caso Ruby, invece, la pena è addirittura aumentata. E un ubriaco o drogato che uccide mettendosi alla guida finisce agli arresti domiciliari. Questa non è giustizia, vorrei urlarlo ai quattro venti.

Osservando le tempistiche, nel vostro caso stupisce anche la lentezza del processo…

Anche in questo caso, quando c’è la politica di mezzo i giudici bruciano le tappe, fissano udienze una dietro l’altra, anche nel week-end. Così è stato per Berlusconi. Per me, invece, la media era di un’udienza ogni 40 giorni circa. Sono passati 7 anni, abbiamo solo una condanna in primo grado e una in Appello. C’è tempo fino ad inizio 2015 per evitare la prescrizione, non vorrei che stiano rallentando apposta.

Insomma, se c’è da incastrare i nemici politici i processi corrono. Ma se c’è da difendere i semplici cittadini, se la prendono comoda…

In realtà anche il nostro processo è stato politico. La giunta coinvolta era di centro-sinistra. E il pm voleva addirittura archiviare il caso, tanto che all’epoca l’onorevole Gramazio presentò un’interrogazione parlamentare all’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella. E alla fine la richiesta di archiviazione fu respinta. Ogni tanto vado a vedere le udienze del processo per la morte di Veronica, che attende ancora una sentenza di primo grado. Gli imputati sono quasi gli stessi del processo per la morte di mio figlio, c’è anche l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici. Ecco perché dico che, purtroppo, anche questi processi sono politici. Ma nel senso opposto di quelli di Berlusconi.

La sperequazione tra le due sentenze ha aumentato la rabbia?

Sicuramente sì. Devo dire che senza la sentenza di ieri contro Berlusconi mi sarei anche tenuta l’anno di condanna a Siliani e i 10 mesi a Gherpelli. Ma vedere come funziona la giustizia in Italia e come viene strumentalizzata politicamente fa male. Molto male.

 

Fonte

 

Reddito di cittadinanza bocciato al Senato

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Fonte: http://www.losai.eu/reddito-di-cittadinanza-pd-pdl-e-sc-respingono-la-mozione-m5s/ [1]
Il Senato ha bocciato la mozione del Movimento 5 Stelle che richiedeva l’introduzione di un reddito minimo garantito, con 181 contrari (Pd, Pdl e Scelta Civica), 50 a favore (M5S e Sel) e l’astensione dei senatori leghisti. Ricordiamo che in Europa solo i cittadini dell’Italia e della Grecia non godono dei benefici del reddito di cittadinanza che che garantisce a tutti i cittadini,individui oppure nuclei familiari, a prescindere dal se si abbia un lavoro oppure no, ad avere gratuitamente un minimo vitale, come casa, acqua, cibo, sanità ed istruzione. Non ce lo meritiamo ma si compreranno invece gli F35 che costeranno 53 miliardi di euro e che ci servono di più e si finanzieranno le banche che ci pignorano, come ha fatto Monti che ha dato 2,3 miliardi alla Goldman Sachs oppure più recentemente 4 miliardi alla Monte dei Paschi di Siena.

Introdurre il reddito minimo garantito, predisponendo un piano che individui la platea degli aventi diritto, considerando come indicatore il numero di cittadini che vivono al di sotto della soglia di povertà. E’ la prima proposta contenuta nella mozione d’indirizzo al Governo per contrastare la povertà che presentiamo in Senato. Primo firmatario il capogruppo Nicola Morra.
Si impegnava inoltre il governo a reperire le risorse necessarie anche attraverso la lotta all’evasione fiscale, l’incremento delle imposte sul gioco d’azzardo e attraverso specifiche disposizioni volte alla redistribuzione delle pensioni d’oro e ad attuare specifiche politiche sociali e dell’occupazione per inoccupati e disoccupati tra i 30 e i 54 anni in generale, e per la donne inattive in particolare, quali categorie a più alto rischio di povertà ed esclusione sociale.

Vogliamo qui specificare che c’è una differenza tra reddito minimo garantito e reddito di cittadinanza: mentre il primo è rivolto solo a coloro che non raggiungono una certa quota di reddito, il secondo è destinato a tutti i cittadini italiani, sia al senza tetto che al multimiliardario.

La differenza è importante, soprattutto per motivi di copertura: anche restringendo la platea a chi guadagna meno di 1000 euro al mese (che non è comunque un reddito di cittadinanza), occorrono ben 70 miliardi l’anno per trovare la copertura richiesta, mentre se si vuole stringere la platea ai soli disoccupati ne servirebbero all’incirca la metà. E in ogni caso parliamo comunque di qualcosa di diverso dal reddito di cittadinanza.

Quindi sebbene anche nel blog di Beppe Grillo si sia parlato di reddito di cittadinanza in realtà si tratta di reddito minimo garantito che è una misura maggiormente fattibile e necessaria.

Il costo di un reddito minimo garantito che copra circa un milione di famiglie avrebbe un costo decisamente inferiore, secondo uno studio pubblicato su lavoce.info, ovvero 5-6 miliardi di euro.

La proposta di un reddito minimo garantito resta comunque valida e auspicabile, e una sua approvazione riempirebbe un gap italiano nei confronti di molti altri Paesi europei. Tuttavia come abbiamo detto all’inizio, gli interessi del governo sono altri.

Fonti http://www.dionidream.com/reddito-di-cittadinanza-pd-pdl-e-sc-respingono-la-mozione-m5s/ [2]
http://www.stampalibera.com/?p=64332