Cadavere nel fiume Po. Lo scorge un gruppo in barca insieme a Sgarbi

Cadavere nel fiume Po. Lo scorge un gruppo in barca insieme a Sgarbi

 Sgarbi, alcuni suoi collaboratori e il sindaco di Ro, Filippo Parisini, stavano facendo un giro in barca per vedere le possibili potenzialità turistiche della zona e mentre stavano navigando ecco il cadavere di Dario Raimondi, 34 anni.

 -Redazione-13 giugno 2013- Il cadavere di un giovane è stato rinvenuto dall’equipaggio di una imbarcazione in navigazione sul Po, nei pressi di Porto Tolle, nel rodigino. A bordo della barca una comitiva di cui faceva parte anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi.

 “Da lontano – ha raccontato lo stesso Sgarbi – ci siamo accorti che dall’acqua affiorava qualcosa di non definito, ma appena ci siamo avvicinati, la macabra scoperta. Un membro dell’equipaggio si è buttato in acqua per tentare di recuperarlo. Quindi abbiamo allertato i carabinieri”.

 Il corpo è di un ragazzo di 34 anni,  Dario Raimondi, elettricista di Sabbioni di Pescara, aveva perso da poco il lavoro. Era uscito di casa sabato mattina e non era più tornato; non vedendolo rincasare era stato il fratello a denunciarne la scomparsa ai carabinieri.

 Le ricerche si erano intensificate sulle rive del Po subito dopo il ritrovamento della Renault Clio del ragazzo, vicino ad una golena di Zocca di Ro, in località Borgo Molla. Partendo dal punto in cui era stata ritrovata la macchina, i sub hanno cominciato a scandagliare le acque del Po nell’ipotesi di poter ritrovare il corpo. Nei giorni successivi, l’attività di navigazione a vista dei vigili di Ferrara e le operazioni con l’ecoscandaglio della squadra di Ravenna non avevano dato alcun esito. Si temeva, fino a poco fa, che il corpo del giovane, nel caso si fosse gettato in acqua, non si fosse fermato nel tratto tra Zocca e Ruina ma fosse già arrivato verso la foce, trascinato dalla corrente.

 Ieri pomeriggio, il ritrovamento, da parte dell’imbarcazione del Club Ferrara su cui si trovavano Vittorio Sgarbi e i suoi collaboratori, accompagnati dal sindaco di Ro, Filippo Parisini, e dal suo vice Giannini. Come spiega lo stesso Sgarbi: “Stavamo compiendo un sopralluogo per approfondire le potenzialità turistiche della zona, e solo mezz’ora prima ero stato informato del fatto che fossero in corso delle ricerche per un ragazzo che era sparito alcuni giorni fa”.

 Il corpo supino sul pelo dell’acqua, è stato trascinato a riva con l’aiuto di un arpione proprio dall’imbarcazione che lo aveva avvistato. Sulla sponda i vigili del fuoco di Adria, Ro e Porto Tolle.


http://www.articolotre.com/2013/06/cadavere-nel-fiume-po-lo-scorge-un-gruppo-in-barca-insieme-a-sgarbi/178857?utm_source=NLL130613&utm_campaign=lettori&utm_medium=email&utm_content=art2-178857

Graziato da Ciampi: ricrea organizzazione criminale

10-06-2013

 È stato fermato questa mattina a Nuoro, insieme ad altre trenta persone, Graziano Mesina, ex bandito – non poi tanto ex –  durante un’operazione che ha smantellato  due organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti.

 Le forze dell’ordine di Nuoro hanno eseguito molti misure cautelari e perquisizioni, con la collaborazione dei nuclei di Milano, Cagliari, Sassari e Reggio Calabria. Le indagini che hanno portato all’arresto di Mesina hanno portato a scoprire che l’uomo guidava l’associazione più pericolosa.

 Secondo gli inquirenti Mesina si sarebbe messo alla guida di un’organizzazione con base a Orgosolo, che non si limitava allo spaccio, ma portava a termine rapine, furti e sequestri. L’altro gruppo era guidato da Gigino Milia, vicino al bandito da tempo, accusato con lui di sequestro e ricettazione nel ’78.

 Protagonista di diverse evasioni, definito “re del Supramonte”, al centro di diversi sequestri di persona, Mesina fece da mediatore nel caso del rapimento di Farouk Kassam. Venne graziato nel 2004 dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

 Un altra grande iniziativa di Ciampi dopo l’ingresso nell’euro. Quando uno è scemo, lo è sempre.

http://voxnews.info/2013/06/10/graziato-da-ciampi-ricrea-organizzazione-criminale/

LA RILEVANZA “GIURIDICA” DELLA MONETA

“Rilevanza della forma e della istituzionalità giuridica nella creazione del valore monetario”.

 Occorre precisare quali caratteristiche tecniche ed economiche assuma il procedimento di emissione nella creazione del valore monetario, ed in particolare l’enorme rilevanza della istituzionalità giuridica (cosiddetto corso legale) e la conseguente manifestazione formale mediante il simbolo monetario di costo nullo.E’ la manifestazione formale del simbolo che, una volta recepita dalla collettività,ne determina la tipica rilevanza giuridica per la coscienza sociale. E’ questa che crea il valore monetario convenzionale, sicché nel momento stesso in cui si è incorporato nel simbolo il valore convenzionale, si obiettivizza in un nuovo bene: la moneta.

 Questo bene ha dunque le caratteristiche di essere:a) immateriale, b) collettivo, c) di avere un valore condizionato: a) immateriale perché la strumentalità risiede non nell’elemento materiale del simbolo (la cui funzione consiste nel manifestare il bene, individuarlo come oggetto di diritto, attribuirne la titolarità al portatore del documento) ma nella convenzione monetaria. A conferma di ciò sta il fatto che, se si dichiara una moneta fuori corso, essa, pur senza perdere la sua integrità fisica, perde il suo valore. Ciò avviene perché il simbolo ha perso la sua rilevanza giuridica. In breve, perché è venuta meno la convenzione sociale che attribuiva al simbolo il tipico valore convenzionale monetario. La rilevanza giuridica è la tipica convenzione che rende attualmente utile ogni modo di essere degli strumenti giuridici, le LEGGI. Merita ricordare a questo punto la magistrale definizione di Pedio: “Conventionis nomen generale est omnia pertinens quod faciunt qui inter se agunt”.

 Da queste ovvie considerazioni emerge la assoluta inattendibilità delle teorie che capziosamente ed interessatamente pretendono di qualificare la moneta come merce, cioè come bene materiale. Queste teorie sono di solito sostenute per difendere il monopolio culturale delle scienze monetarie, dirottando la cultura di massa sui falsi binari della concezione materialistica del valore.La merce è stata da sempre la forma o manifestazione esteriore del valore monetario e solo entro questi limiti è accettabile la sua strumentalità o il suo valore che dir si voglia.Anche l’oro ha valore di moneta non perché sia oro, ma perché ci si è messi d’accordo che lo abbia.

 Tanto è vero ciò, che si usa ormai normalmente la carta per espletare la funzione tradizionalmente assunta dall’oro e nessuno si scandalizza se si usa correntemente oro carta, cioè moneta formalmente manifestata mediante un simbolo di costo nullo.Quando si distinguono i beni materiali da quelli immateriali in base alla considerazione che i primi sarebbero percepiti mediante i sensi (qui tangi possunt) ed i secondi mediante l’intelletto, non si comprende il punto essenziale della funzione della forma. Anche i beni immateriali si manifestano infatti mediante un mezzo sensibile: ad esempio carta ed inchiostro nel diritto d’autore o nel disegno del brevetto o dell’opera dell’ingegno. Non è dunque questo il criterio distintivo tra le due categorie di beni. La verità è invece che i beni materiali si distinguono dai beni immateriali, perché in quelli la strumentalità risiede nella materia, in questi invece risiede in una realtà spirituale.

 Il valore che è elemento comune a tutti i beni – sia quelli materiali che quelli immateriali – consiste sempre in una realtà spirituale, cioè – come abbiamo detto -in una previsione, che è una dimensione dello spirito perché è un modo di essere del tempo.Così come non è concepibile la vita senza tempo, non è concepibile valore senza vita, tanto è vero che non esiste ricchezza in un mondo dì morti. E’ dunque la nostra esperienza vivente che ci rende consapevoli di questa verità. Se la moneta fosse puramente e semplicemente merce, cioè materia, essa sarebbe concepibile anche in un mondo senza vita. Per reductio ad absurdum, dunque,questa tesi è da respingere. b) collettivo in quanto ha la caratteristica di essere ad un tempo unità di misura convenzionale del valore dei beni e valore della stessa misura che diventa pertanto oggetto di scambio.E’ la collettività stessa che accettando la moneta come unità di misura e mezzo di pagamento ne crea e conserva il valore, sicché la moneta non sarebbe concepibile se non nell’ambito di una collettività che ne usa.

 Questa caratteristica assume importanza di grande rilievo nell’ordinamento internazionale del sistema monetario,perché quando di questa convenzione monetaria partecipano differenti Stati, nasce un interesse comune alla stabilità ed alla difesa dei valori monetari che costituisce un incentivo alla pacifica coesistenza ed al coordinamento dei sistemi economici. c) di aver un valore condizionato dalla esistenza di beni da misurare nel valore.Questa condizione è comune a qualsiasi unità di misura. Ed è questa una precisazione fondamentale per evitare l’equivoco di ritenere la moneta”rappresentativa ” del valore dei beni esistenti sul mercato quasi fosse una specie di titolo di credito o fede di deposito.

 Il valore monetario è infatti, come abbiamo visto, convenzionale e non creditizio. Avere consapevolezza di questa verità significa anche comprendere che, all’atto della nascita, questo bene deve essere regolato anche come oggetto di diritto;occorre cioè stabilire per legge, all’atto dell’emissione monetaria, di chi sia la proprietà della moneta.Una valida riforma del sistema monetario internazionale non è concepibile se a monte non accoglie il principio fondamentale di considerare ogni popolo proprietario della sua moneta. E’ infatti la collettività dei cittadini che con la sua attività mentale crea il valore convenzionale monetario.Come abbiamo già detto, e torniamo a ricordare, il valore della moneta è creato dal fatto che ognuno è disposto ad accettare moneta contro merce perché, a sua volta,prevede di poter scambiare moneta contro merce. Questa previsione del comportamento altrui come condizione del proprio è la fonte del valore convenzionale monetario.Dunque, ogni popolo va riconosciuto proprietario della sua moneta in quanto è lui stesso che la crea. Il mancato chiarimento di questo concetto ha consentito il secolare equivoco dell’emissione monetaria.

 La banca infatti si è attribuita la proprietà della moneta perché l’ha emessa mediante indebitamento dei mercato,prestandola, e siccome prestare denaro è sempre prerogativa dei proprietario,con un rovesciamento contabile, si è attribuita la proprietà della moneta, il cui valore è, invece, creato dai cittadini. Particolarmente significativa e rivelatrice la considerazione di E. POUND: “Lo scopo della guerra civile americana venne scoperto in un numero dell’ Hazard Circular del 1862:”Il grande debito che i nostri amici capitalisti dell’Europa faranno creare da questa guerra, verrà adoperato per controllare la circolazione. Noi non possiamo permettere che i greenbacks (biglietti di stato) circolino, perché non possiamo averne il dominio”.

 

 Fonte:  http://www.beppegrillo.it/listeciviche/forum/

http://www.vocidallastrada.com/2013/06/la-rilevanza-giuridica-della-moneta.html

Turchia, La Rivoluzione va avanti. Il popolo chiede le dimissioni di Erdogan. Morti e oltre 6000 feriti

Cara Ministro Bonino, come mai la Ue e petrolmonarchie per i diritti umani forniscono armi ai ribelli siriani ed ai ribelli turchi no?

“È un errore guardare alla Turchia con un occhio offuscato da modelli ingannevoli. Si è parlato di primavera turca, ma non è così. I turchi non sono arabi e Piazza Taksim non è Piazza Tahrir”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino, in un’informativa alla Camera sulla situazione in Turchia. Per il ministro, le manifestazioni contro il governo in corso da due settimane in Turchia, “ricordano più le manifestazioni viste nei nostri paesi, come Occupy Wall Street”, che le proteste della Primavera araba.

 Turchia, La Rivoluzione va avanti. Il popolo chiede le dimissioni di Erdogan. Morti e oltre 6000 feriti

Mercoledì, Giugno 12nd/ 2013

 Turchia: tra mezze verità e bugie

Proteste punite con  violenze e soprusi da parte delle forze dell’ordine

Il premier Erdogan non fa marcia indietro. 6000 feriti.

Arrestati intellettuali e avvocati. Minacce e censure per i blogger e gli attivisti dei social network

 di Maria Laura Barbuto

  Infuria Ancora la Rivoluzione Turca – Oltre 6000 feriti

 Ankara, IstanbulL’effetto domino della guerra e delle rivolte da oltre una settimana ormai ha varcato anche i confini della Turchia: dall’inizio delle proteste si contano morti e feriti. Questi ultimi circa 6000. L’idea della distruzione e della morte sta contagiando  l’intera area del Medioriente  e, questa volta, si è spinta anche più a Nord, lì oltre il confine siriano in città come Ankara ed Istanbul , cuori pulsanti delle proteste avviate contro il Governo di Recep Tyyip Erdogan, accusato di autoritarismo e di una deriva islamista e filo-USA-NATO del paese.  Ad una prima analisi tutto ciò appare chiaro e, nella mentalità comune, ognuno di noi sarebbe portato a sostenere, quanto meno nell’ideologia, la popolazione turca vittima di soprusi e violenze. Ma quanto c’è di vero dietro questa situazione drammatica? A sentire molti media di regime quasi nulla!

  Parlano solo del taglio degli alberi a Gezi Park

 Si continua a parlare solo ed esclusivamente del “taglio degli alberi a Gezi Park”. Nulla di più falso! La concentrazione dei media nel veicolare informazioni falsate, ambigue e di parte è una tendenza ormai nota. Fatto sta che le strategie Usa e Nato (dell’Occidente in primis e dell’Unione Europea in seconda battuta) sembrano profondamente correlate a quanto avviene oggi in Turchia. Le responsabilità di quanto sta accadendo in tutto il mondo sono da ricercare, infatti, in un operato aberrante delle cosiddette potenze industrializzate e civilizzate che hanno la pretesa di dettare legge in paesi stranieri attraverso un assolutismo di potere finanziario con  l’obiettivo esclusivo di sorvegliare l’intero pianeta. Ultima vittima di questo sistema creato ad hoc è stata, appunto, la Turchia.

 

  Arresti, Torture, Minacce e Censura

 Tante le testimonianze dirette di alcuni insorti, costretti a subire violenze ed angherie da parte delle forze dell’ordine locali mobilitate per contenere i disastri della rivolta. “Mi trovavo a Besiktas, intorno alle 9 di sera, non facevo nulla – racconta un giovane studente dell’Università del Bosforo di nome Erkan – Per me è cominciato l’inferno: i poliziotti mi hanno afferrato e mi hanno picchiato, così, senza alcun motivo. Mi hanno portato dietro un bus ed hanno infierito ancora su di me perché lì dietro non c’era alcuna telecamera. Minacciavano di violentare una ragazza della quale ho sentito la voce ed insieme ad altri ragazzi arrestati ci costringevano a gridare “Amo la Polizia, amo il mio Paese”. Poi ci hanno accompagnato in commissariato e, solo lì, hanno cominciato a rivolgersi a noi in modo educato”. < span>Ma tra le ultime notizia giunte in redazione dalla Turchia, sicuramente tra gli atti più deplorevoli sicuramente quelle relative agli arresti di intellettuali ed avvovìcati; nonché le minacce volte dal governo verso bloggers e attivisti dei vari social network. Tra le spine nel fianco più temute dal regime.

 

 I Manifestanti continuano a chiedere le dimissioni di Erdogan

 

Questo è l’inferno che, ogni giorno, migliaia e migliaia di innocenti sono costretti ad affrontare per “scontare” la propria innocenza ed il fatto di essere nati in questi posti e tutto avviene nel costante silenzio, ormai troppo comune e diffuso, di tutti i media internazionali che, sempre più spesso, regalano verità di parte. In piazza, i manifestanti continuano a chiedere le dimissioni immediate di Erdogan il quale, a sua volta, non sembra disposto a cedere ed intensifica il pugno di ferro da parte del proprio governo.  “Possiamo essere contestati solo dal popolo turco – ha dichiarato il capo del governo – e non da questi gruppi marginali di estremisti. E possiamo essere contestati solo nelle urne”. Ma a monte di tutto ciò c’è un malcontento popolare dovuto soprattutto all’apertura neo-liberista a cui il Gove rno di Erdogan ha dato vita negli ultimi anni a seguito della politica basata sulle  numerose privatizzazioni avviate nel paese, che hanno creato nuove ed evidenti disuguaglianze sociali. E questo, di certo, non merita il silenzio; al contrario, bisogna dare voce a quanto sta accadendo sotto i nostri occhi e tutti dobbiamo essere capaci di guardare al di là dei nostri orizzonti o di quelli che ci propongono e ci impongono per una presa di posizione che fa parte di un gioco e di un intreccio internazionale. C’è in gioco la vita di migliaia di persone, c’è in gioco la nostra libertà, la nostra società. Domani potremmo cadere anche noi nel tranello organizzato a puntino dai potenti di tutto il mondo: non rendiamoci prede facili e vittime sacrificali di carnefici senza scrupolo ma ribelliamoci diffondendo la verità… quella VERA!

 

Maria Laura Barbuto  (Copyright © 2013 Qui Europa)

http://www.quieuropa.it/turchia-la-rivoluzione-va-avanti-il-popolo-chiede-le-dimissioni-di-erdogan-morti-e-oltre-6000-feriti/

SE LA FED “SI COMPRA” L’EUROPA

ma quanto sono magnanimi i nostri liberatori. Ancora una volta, spinti da pura bontà e senza secondi fini, sono pronti a “salvarci” dai “cattivi tedeschi”.

 VALERIO LO MONACOilribelle.com

 La notizia è uscita molto in sordina qualche giorno addietro, e l’abbiamo commentata immediatamente in trasmissione su Raz24: la Fed, Banca Centrale Usa, starebbe pensando seriamente di intervenire sui mercati per acquistare dei titoli di Stato dei Paesi europei in difficoltà.

 Mentre in Europa si discute a non finire sull’operato della Banca Centrale Europea in merito agli “aiuti” indiretti agli Stati per calmierare l’ascesa dei tassi di interesse, proprio mediante l’acquisto di parte del debito pubblico dei vari Paesi, ora parrebbe che anche la Fed stia per intervenire in “nostro” soccorso.

 Tutto parte, e per ora finisce, da una frase pronunciata da Ben Bernanke un po’ di tempo addietro. Questa: «La Fed ha l’autorità per acquistare sia debito pubblico nazionale sia debito pubblico straniero».

 In Italia è stata riportata pochissimo a suo tempo, ma ora iniziano alcune timide analisi in concomitanza con le turbolenze europee proprio su questo tema. Al di là della possibilità o meno che tale operazione possa avere inizio in grande stile, visto che è difficile che la Fed, una volta presa la decisione, lo faccia con interventi a basso profilo, è però tema che va analizzato a fondo. Perché nel caso le implicazioni per i Paesi europei sarebbero enormi.

 Intanto chiariamo un punto: al momento, noi, non abbiamo ulteriori conferme dell’operazione, dunque invece di dare la cosa per certa salvo poi fare finta di nulla ove il tutto non dovesse concretizzarsi, preferiamo invece dedicarci ad alcune supposizioni in punta di logica. Anche perché queste, da sole, come vedremo sono più che sufficienti per avvalorare la tesi e le parole di Bernanke.

 La cosa ha più di qualche reale possibilità, chiariamolo. Intanto perché la Federal Reserve, oltre alle operazioni monstre interne, cioè l’immissione di enormi masse di liquidità in Usa, già è attiva e praticamente da sempre sui mercati esteri. Poi perché, come cercheremo di spiegare, l’operazione rientra in una logica cristallina.

 Già a suo tempo la Fed intervenne in Europa concedendo denaro a varie Banche in difficoltà. Ma il passaggio ipotizzato verso un intervento anche sui titoli di Stato apre diversi altri scenari. Un conto è intervenire per acquistare parte delle Banche, un conto differente, come si intuisce, è invece andare ad acquistare parte dei debiti sovrani degli Stati. Questi ultimi, tra i quali il nostro, si troverebbero di fatto a essere “posseduti”, quota parte, proprio dalla Fed. Nel momento in cui firmiamo delle cambiali, cioè, nello specifico, dei titoli di Stato, diventiamo debitori verso qualcuno, il che di fatto ha enorme influenza su di noi.

 Prima sintesi parziale: se la Fed acquista il nostro debito pubblico, a meno che un giorno, o prima o poi, per un verso o per un altro, con un meccanismo o un altro, non decidiamo di ripudiarlo (cosa assai improbabile, vista la classe politica che ci governa e la cittadinanza che la vota) ciò significa che diveniamo in quota parte proprietà degli Stati Uniti d’America, attraverso la Banca Centrale Usa. Basta questo per far capire l’importanza di questa indiscrezione?

 Detto dell’urgenza del tema, resta ora da capire, ma non è difficile farlo, il motivo per il quale la Federal Reserve sarebbe ben pronta a intervenire in Europa. Una volta snocciolati i vari motivi per i quali sarebbe in procinto di farlo non ci si stupirà più nel prendere tale indiscrezione come, in realtà, una operazione ormai già messa in cantiere.

 Che motivi e benefici avrebbe dunque la Fed ad acquistare debito pubblico europeo?

 Tanti. Differenti. Importanti. E alla fine dei conti, decisivi.

 Intanto per fare spese da noi dovrebbe acquistare Euro, visto che non potrebbe comperare direttamente in Dollari. Questo non solo non è un problema per la Fed, visto che può stampare Dollari secondo necessità, ma diventa anche un beneficio diretto. Dopo aver fatto un accordo di swap con la Bce per proseguire con l’operazione, semplicemente stamperebbe denaro per andare ad acquistare Euro che poi userebbe per comperare i titoli di Stato. Il beneficio diretto, sempre per loro, sia chiaro, è quello che così facendo si creerebbe una situazione di ulteriore aumento di circolazione per il Dollaro, peraltro senza creare, in questo caso, problemi inflazionistici. Aumentare la circolazione del Dollaro, ricordiamolo, gli sarebbe utile per evitare che salgano troppo i prezzi delle materie prime e del petrolio, che è un altro problema che al momento si trova a dover fronteggiare. Potrebbe, in tal caso, ridurre un po’ il pompaggio interno di liquidità, che enormi pericolosit à comunque le ha, e allo stesso tempo mantenere alto il valore di cambio delle altre monete rispetto al Dollaro. Ergo, gli Usa sarebbero, come effetto indiretto, avvantaggiati nelle esportazioni, con i benefici connessi all’economia interna.

 Ma c’è anche il lato geopolitico, prima di passare a quello prettamente economico, finanziario e predatorio.

 Andiamo per ordine. Gli Usa, soprattutto oggi, hanno assoluto bisogno che l’Europa non collassi economicamente e politicamente. La situazione attuale europea, disastrata dal punto di vista dell’occupazione e dunque della società nel suo complesso, è un problema enorme per gli Usa nel caso in cui essi dovessero intervenire militarmente in tanti scenari di guerra che si stanno aprendo, o che intende aprire per continuare a perseguire interessi da noi e in Medio Oriente.

 Rammentiamo cosa è successo con la Libia, ad esempio, o in Mali, dove complici le situazioni non felici dei Paesi europei ci sono state adesioni piuttosto timide agli interventi di fatto decisi dagli Usa. Ecco, ciò gli Stati Uniti non possono permetterselo. E ancora meno possono permettersi che l’Europa diventi a guida prettamente tedesca come in pratica avviene già da anni.

 Per gli Usa l’Europa deve essere in buona salute e stabile, sia per essere utilizzata come mercato di sbocco per i prodotti statunitensi sia per essere usata alla bisogna come alleato strategico per perseguire gli interessi a stelle e strisce nel vecchio continente e ancora più a Oriente.

 Dal punto di vista economico e finanziario, inoltre, le cose sono ancora più chiare. E più spietate, ovviamente: in Europa gli Usa possono venire a fare un mucchio di denaro. L’economia statunitense è alla strenua ricerca del rilancio e dell’aumento dell’occupazione. Ora, aprendo e tenendo vivi i mercati europei, sostenendo i debiti pubblici acquistando i titoli di Stato come ventilato da Bernanke, gli Usa beneficerebbero di milioni di nuovi posti di lavoro in patria. Da loro si produce di più, e si crea occupazione, perché l’Europa può iniziare nuovamente ad acquistare. Chiaro, no?

 Ma non solo. Il punto dirimente, e pericoloso, è un altro. Questo: se la Fed “ci compera”, allora la finanza statunitense può attivarsi ancora di più nella gestione delle nostre economie. Ribadiamolo: se il nostro debito pubblico è in loro mani, sono quelle mani che ci inizieranno a guidare sempre più direttamente. Da noi c’è da fare enormi affari a prezzi di saldo: le sofferenze bancarie e quelle immobiliari, ad esempio, sono note. E su queste si avventerebbero ancora di più gli Usa. Ma ancora: entrando a gamba tesa nel nostro continente, e facendolo forti dell’aiuto concessoci con l’acquisto dei titoli di Stato, gli Usa avrebbero gioco facile a imporsi presso di noi rispetto la deriva del momento. Spieghiamo: al momento tra Fondi sovrani arabi e investitori cinesi e russi, l’Europa sta finendo spacchettata nelle mani orientali. Gli Usa non solo non vogliono permetterlo, ma vogliono partecipare alla spartizione e fare fuori gli altri il più po ssibile.

 Tradotto in parole semplici: gli Usa, mediante la Fed, userebbero come moneta di scambio, o meglio come ricatto, il fatto di sostenerci con l’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi di difficoltà. E noi ci caleremmo le braghe su tutto il fronte.

 Altro aspetto, anzi due, collegati all’operazione. Il primo: se si realizzasse questo scenario, tutto il rigore tedesco andrebbe a farsi benedire e la Germania sarebbe fatta fuori, dal punto di vista politico ed economico, rispetto allo scenario europeo che invece adesso domina. Resteranno calmi, dalle parti del Bundestag? Difficile crederlo. Il secondo: potrebbe innescarsi una “corsa all’aiuto”. Perché mai, di fronte alle spese della Fed, dovrebbero rimanere ferme invece la Cina o il Giappone? E che effetti avrebbe una nuova corsa a sostenerci sull’economia interna?

 Facile: tornerebbe una sorta di euforia e gli europei tornerebbero a fare acquisti felici, contenti e soprattutto ignari. Inconsapevoli di aver subito un nuovo piano Marshall, magari a doppia tenaglia – Usa e Cina – e questa volta con effetti definitivi sulla propria sovranità.

 Ultima cosa, en passant. Non perdiamo di vista un punto cardine: la Fed starebbe per venire a fare acquisti in Europa con una operazione estremamente semplice e indolore per gli Usa e invece molto dolorosa per noi. Loro ci comprerebbero semplicemente stampando moneta dal nulla. Come le banconote del Monopoli, mentre noi saremmo legati a quel punto mani e piedi molto di più rispetto a quanto già non siamo adesso, dopo l’invasione europea della seconda guerra mondiale.

 Valerio Lo Monaco

www.ilribelle.com

Per gentile concessione de “La Voce del Ribelle”

http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=11952

LA FINE DELLA GRANDE ILLUSIONE

di Gianni Tirelli

Il capital/liberismo, ha prodotto talmente tanti danni all’individuo, all’ambiente e all’eco/sistema tutto, da avere reso vano ogni altro presunto vantaggio.
Se per assurdo dovessimo stimare i costi relativi, alla bonifica di tutti i territori e delle acque del pianeta, disastrati dall’inquinamento, dalla contaminazione e dalla dispersione di scorie rifiuti tossici, non basterebbe tutto l’oro del mondo e 100 anni di lavoro.
Questa mia considerazione la dice lunga sull’attuale stato delle cose, dal quale si può uscire solo a patto, che si sospenda, oggi stesso, ogni tipo di produzione industriale, in un’opera di riconversione radicale e pragmatica, che riporti l’uomo alle sue origini, e primigenie ragioni.
Siamo poi talmente assuefatti, all’illegalità, al sopruso, al ricatto, al raggiro e all’intimidazione che, da tempo, sono divenuti i tratti caratteriali della “moderna” cultura liberista, assimilati come nuove regole relazionali.

La paura di ritorsioni, che va dal licenziamento del semplice operaio, fino alla minaccia di morte di un conduttore televisivo, di un giornalista, scrittore, di un pentito di mafia o di un giudice e suoi famigliari, hanno avvolto il nostro paese dentro un velo di totale omertà, degna del peggiore regime.
Pensare e tentare di rovesciare un tale Sistema, attraverso un’azione democratica fatta di leggi e di regole, al fine di ripristinare principi, valori e il comune buon senso, non solo è impraticabile (per i motivi sopra addotti), ma direi, semplicemente fantasioso.
Solo una sana rivoluzione popolare, riuscirà a porre fine a una tale ingiustizia e ristabilire l’ordine delle cose.

Viviamo in un mondo al contrario dove, mistificazione e menzogna, sono state adottate da tutti a regola e pratica relazionale. Una società pervertita che ha investito ogni suo sforzo, sulla profanazione e sulla violazione di ogni principio, valore, limite e confine, per rendere più appetibile e fruibile, la sua mercanzia insanguinata.
La locuzione “certezza scientifica”, del resto, descrive con efficacia il contrasto logico di una tale affermazione, codificandola a buon diritto, fra la sconfinata categoria degli ossimori moderni.
Questo relativismo etico e di valori, che ha caratterizzato la nostra epoca, è il risultato di una completa mancanza di volontà, di consapevolezza e discernimento – risultato ultimo di un’opera di lavaggio mentale e di plagio di massa, da avere azzerato in noi, ogni elementare parametro di riferimento, critico e di comparazione.

Ciò che sta accadendo nel mondo intero, non è dunque una normale crisi, fisiologia a fattori di natura economico/finanziaria, ma la fine logica di un Sistema, di un’Epoca che ha scommesso e investito ogni sua risorsa ed energia, sull’interesse particolare, sulla soddisfazione di ogni impulso malsano, vizio e perversione, mercificati a fronte della dignità altrui, di principi etici e scale di valori. La fine della grande illusione!
Ergo, nessuna ipotetica “crescita, ricerca e sviluppo”, potranno mai sanare una tale tragica circostanza, ma solo prolungare, ancora per un po, questa dolorosa agonia.

C’è un solo e unico modo, al fine di rimediare, almeno in parte, agli effetti apocalittici che innescherà il prossimo crollo del Sistema Liberista: RITORNARE ALLA TERRA, riconvertendo la “peggiore industria” (chimica in primis), in posti di lavoro pulito e morale – in agricoltura biologica e attività connesse – nella manualità e nell’artigianato. E’ tutto qui, molto semplice e normale, ma straordinariamente reale e fattibile!

Oggi, il futuro dei nostri figli e nipoti si colloca in quel luminoso passato che noi, come alieni venuti da un’altra galassia, abbiamo mortificato e demonizzato, per rincorrere le lusinghe delle seducenti sirene della “modernità”, della nostra vanità e di uno sfrenato egoismo masochista.
Ci sarebbe tanto altro da aggiungere, ma non è più il tempo!

http://www.oltrelacoltre.com/?p=16709

 

Istanbul, otto ore di scontri nella notte poi la polizia riconquista piazza Taksim

ISTANBUL – Dopo otto ore di scontri, è stata riconquistata nella notte dalla polizia piazza Taksim a Istanbul. Cessati gli ultimi lanci di lacrimogeni, i manifestanti si sono ritirati nel parco e i poliziotti hanno ripreso il controllo della piazza. Al momento i camion della nettezza urbana stanno ripulendo l’area. Un’altra manifestazione anti-Erdogan ad Ankara, con 5mila persone, è stata dispersa martedì sera dalla polizia.

L’intervento delle forze di sicurezza – che ha fatto anche ricorso ai cannoni ad acqua – era scattato nel centro della città, non lontano dalla sede dell’ambasciata americana, per disperdere una folla di circa 5mila manifestanti che lanciavano slogan inneggiano alle dimissioni del governo e del primo ministro turco Erdogan. Poi la tregua, che si teme abbia le ore contate.

Il consolato generale di Istanbul ha di nuovo invitato questa sera gli italiani ad evitare la zona di piazza Taksim e di Istiklal, nel cuore della megalopoli turca, teatro di duri scontri fra polizia e manifestanti. Già martedì mattina, in un messaggio sms agli italiani che si trovano a Istanbul, il consolato aveva raccomandato di ”stare lontani dalla zona e fare attenzione a possibili manifestazioni”.

 

 Intanto Gezi Park a Istanbul si è trasformato in un ospedale da campo per i feriti negli scontri con la polizia che intende sgomberare il parco e piazza Taskim. ”Nell’ultima ora, circa 25 feriti sono passati dal nostro centro prima di essere trasportati in ambulanza negli ospedali”, ha spiegato un’infermiera volontaria, sotto anonimato. ”Si tratta soprattutto di ustioni, di persone colpite dai bossoli dei lacrimogeni, alla testa o altrove, di cadute, fratture, crisi d’asma, o di chi necessita di punti di sutura”, ha aggiunto l’infermiera: ”Qui ci accontentiamo di fermare le emorragie, poi li mandiamo in ospedale”.

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Cina: una misteriosa schiuma esce dalla terra!

L'immagine delle incredibili bolle bianche fuoriuscite dalle risaie in CinaIn Cina , in un paese chiamato Nanchino, è successo un fatto molto particolare: pare che da delle crepe formatasi sulla terra, nei campi verdi, sia uscita una sostanza non meglio identificata:l e risaie in Cina sono un enorme risorsa mondiale, anche se mai i contadini locali avrebbero immaginato che fossero in grado di produrre un fenomeno simile. A seguito di violente piogge e temporali infatti, delle vere e proprie enormi ”bolle bianche” sono fuoriuscite dal terreno, provocando lo stupore di decine e decine di operatori del settore agricolo: <<in 60 anni non abbiamo mai visto una cosa del genere, hanno la forma di animali enormi ed appartenenti alla fantascienza, hanno un’incredibile varietà di forme e sembrano paranormali>>.Ovviamente ogni testimonianza ha la sua visione dell’ accaduto, certamente rimane difficile credere che schiuma del genere, sia formata da sostanze naturali, che si mischiano sottoterra e fuoriescono dal terreno.

 nanchino

L’immagine delle incredibili bolle bianche fuoriuscite dalle risaie in Cina

Chi ha provato ad avvicinarcisi ha testimoniato che le bolle erano completamente inodori, ma piuttosto appiccicose. Per sicurezza le autorità hanno fatto quadrato intorno alle aree interessate, per prelevare dei campioni e stabilirne la causa che ne ha portato alla formazione. Alcuni danno la colpa all’inquinamento: ”Con tutto l’inquinamento dei fiumi, non è una sorpresa che appaiono queste bolle giganti”. Secondo alcuni esperti invece, la causa sarebbe il metano che compone i fertilizzanti utilizzati sul terreno, ma l’evento risulta piuttosto raro ed obbligatoriamente deve essere analizzato a mente fredda.

strana schiuma

Nanchino è stata capitale della Cina per molto tempo, considerata una delle Quattro Grandi Antiche Capitali della Cina. E’ anche un importantissimo centro nei campi dell’educazione, ricerca, dei trasporti all’avanguardia e del turismo.

Anche la fuoriuscita di queste sostanze, attribuite a fango argilloso contenente molto ferro, ha creato diverse ipotesi, molto suggestive e catastrofiste, soprattutto perchè le zone interessate in questo caso non erano adiacenti a risaie, ma nel paese.L’ ipotesi più accreditata finora rimane la realizzazione di una rete metropolitana sotterranea, con le relative sostanze che si utilizzano per ”ammorbidire il terreno”, si sia creata la giusta combinazione che ha permesso alle sostanze schiumose di uscire; anche chiamando i vigili per ripulire le strade dalla sostanza, il loro intervento non è stato possibile, dato che la schiuma era già rientrata da dove era uscita.

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Lo Stato e il “socio” invisibile, dal 12 Giugno si torna a lavorare per noi

Lo Stato e il “socio” invisibile, dal 12 Giugno si torna a lavorare per noi

By admin  /   12 giugno, 2013  /  

 

(buona parte dei soldi delle tasse finiscono per ripagare il debito pubblico, al quale dobbiamo aggiungere il SIGNORAGGIO BANCARIO che paghiamo a chi stampa carta e ci chiede lavoro e sacrificio in cambio)

Staff nocensura.com

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“Quest’anno – calcola la Cgia di Mestre – sono stati necessari ben 162 giorni per assolvere agli obblighi fiscali e contributivi richiesti dallo Stato: una punta massima che nella storia recente del nostro paese non avevamo mai toccato”. La pressione fiscale è al 44,4% del Pil. Tenendo conto dell’economia sommersa siamo al 53,8& del Pil.

Mercoledì prossimo (12 giugno) è una data importante, da segnare sul calendario. Inizia la libertà per gli italiani (Tax freedom day). Libertà in senso fiscale. 

Da quel giorno in avanti, infatti, smetteremo di lavorare per lo Stato e ciò che produrremo, chi più chi meno, resterà nelle nostre tasche. A ricordarci il fatidico giorno della “liberazione fiscale” è la Cgia di Mestre, che da quindici anni calcola il giorno esatto tenendo conto della ricchezza prodotta (Pil) e del livello di tassazione raggiunta. Se partiamo dal primo gennaio, bisogna andare avanti di ben 162 giorni, lavorando, appunto, fino a mercoledì prossimo per coprire tutti gli obblighi fiscali e contributivi richiesti dallo Stato: una punta massima che nella storia recente del nostro Paese non avevamo mai toccato. 

Inutile fare tanti giri di parole: se siamo arrivati a questo punto lo si deve essenzialmente alla fortissima pressione fiscale. Nel 2013 toccheremo quota 44,4% del Pil. Dal 1980 a oggi il carico fiscale è aumentato di ben 13 punti. “Quest’anno – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – pagheremo mediamente 11.800 euro di imposte, tasse e contributi a testa. E in questo conto sono compresi tutti i cittadini, anche i bambini”.Ma la cosa ancor più preoccupante è che, a fronte di questa elevata pressione fiscale, ai cittadini non vengono forniti servizi adeguati. 

 

“Molto spesso – osserva Bortolussi – nel momento del bisogno il cittadino è costretto a rivolgersi al privato, anziché utilizzare il servizio pubblico. Tutto ciò si traduce in un concetto molto semplice: spesso siamo costretti a pagare due volte lo stesso servizio”. E di esempi se ne possono fare moltissimi: “Se dobbiamo inviare un pacco, se abbiamo bisogno di un esame medico o di curarci, di spostarci, ma anche nel momento in cui vogliamo che la giustizia faccia il suo corso in tempi congrui con quelli richiesti da una società in continua evoluzione”.

Se teniamo conto dell’economia sommersa si può calcolare la “pressione fiscale reale” che grava sui contribuenti “onesti”, quelli che pagano fino all’ultimo centesimo. Bene, per queste persone la pressione fiscale raggiunge livelli a dir poco preoccupanti, attestandosi al 53,8% del Pil. Per queste categorie di persone il giorno di liberazione fiscale arriva molto più avanti, a estate già inoltrata, il 16 luglio, oltrepassando abbondantemente la metà dell’anno, che per definizione è il 30 giugno. Non sarebbe male se riuscissimo ad anticipare, un po’ di giorni ogni anno, la data della festa della liberazione fiscale. 

Tutto il denaro che resterebbe nelle nostre tasche, infatti, potrebbe aumentare – e non di poco – i consumi, ridando slancio a un’economia che da un po’ di anni a questa parte è in seria difficoltà. 

Secondo le previsioni saremo inchiodati a questi livelli di altissima pressione fiscale almeno fino al 2017. Ma il dato che deve indurre la nostra classe politica a una riflessione ancor più seria è quello del “total tax rate, la somma delle imposte sul lavoro, sui redditi e sui consumi: siamo al primo posto, in Europa, con un preoccupante 68,3& del Pil. Quasi il doppio rispetto a Spagna e Regno Unito. La Germania è al 46,8%. In Europa siamo a livelli altissimi come numero di ore necessarie per pagare le tasse (269): 2,5 volte il Regno Unito, il doppio dei paesi nordici (Svezia, Olanda e Danimarca) e della Francia, un terzo in più rispetto al Germania. Infine siamo fanalino di coda, fra i paesi Ocse, nella classifica sull’efficienza della Pubbl ica Amministrazione. Con questi reco

rd negativi è difficile pensare di poter avere un futuro roseo. Bisogna iniziare a invertire la direzione di marcia, prima che sia troppo tardi.

 

Fonte: http://www.infiltrato.it/notizie/italia/lo-stato-e-il-socio-invisibile-dal-12-giugno-si-torna-a-lavorare-per-noi

http://www.altrainformazione.it/wp/2013/06/12/lo-stato-e-il-socio-invisibile-dal-12-giugno-si-torna-a-lavorare-per-noi/

 

Lo chiede l’Europa. Intanto lanciano appelli per “l’occupazione”. Mi ricordo di

Lo chiede l’Europa. Intanto lanciano appelli per “l’occupazione”. Mi ricordo di quando un tribunale magiaro, accusato di essere al soldo di Orban “il dittatore” non riassegnò le frequenze ad una radio locale dell’opposizione. La Ue, tanto attenta ai diritti umani ed alla libera espressione, fece fuoco e fiamme imbeccando la solita società civile. Ora, nessuno fa una piega, la dolce, caritatevole amate Europa sa come strumentalizzare. Chapeau.

 Grecia: la Troika ordina la chiusura della tv di stato!

 Il nostro ex premier Mario Monti del resto l’aveva detto che per la Grecia l’Euro era stato un successo. Ora la strategia di successo ed il boom economico del paese ellenico va sempre piu’ avanti tanto da rendere necessario la chiusura della tv di stato con quasi 3000 dipendenti licenziati.

Atene, 12 giu. (TMNews) – Dalla mezzanotte appena trascorsa la televisione pubblica greca non trasmette più. Il governo di Atene ha dato ieri l’annuncio a sorpresa e ha immediatamente messo in applicazione la decisione di oscurare i tre canali della televisione pubblica Ert. Nella serata di ieri la polizia greca ha neutralizzato il principale trasmettitore situato sul monte Hymette, ad est di Atene.

La decisione della chiusura ha creato anche una grave frizione all’interno della coalizione di governo diretta dal premier conservatore Antonis Samaras: due dei tre partiti della coalizione si sono opposti alla chiusura e hanno annunciato che voteranno contro quando il decreto sarà presentato in Parlamento per l’approvazione.

Tutti i 2.656 attuali dipendenti dell’Ert riceveranno una buonuscita e saranno autorizzati a presentare la loro candidatura alla nuova struttura privata che prenderà il posto di quella pubblica.

Questo intervento radicale e senza precedenti del governo greco è stato annunciato senza preavviso nel momento in cui i rappresentanti della troika si trovano ad Atene.

http://terrarealtime.blogspot.it/2013/06/grecia-la-troika-ordina-la-chiusura.html#more