BILDERBERG A LONDRA: UN MANIPOLO DI POTENTI STA DECIDENDO LE NOSTRE SORTI

sabato 8 giugno 2013

 “Dire che ci sforziamo di arrivare a un unico governo mondiale è esagerato, ma non del tutto ingiusto. Nel Bilderberg abbiamo avvertito che non potevamo andare avanti per sempre combattendo l’uno contro l’altro per niente e uccidendo persone e rendendone povere milioni. Così abbiamo ritenuto che una singola comunità che attraversa il mondo sarebbe stata una buona cosa”.

 A dichiarare una frase che, a prima vista, sembrerebbe tratta dal Cantico dei Cantici di San Francesco, è un parlamentare laburista, Denis Hearley, pronunciata nel 2001, tempi nei quali la gente era più orientata a vedere i disastri di Genova o le torri fumanti di New York e per cui questa frase rimase nelle terze pagine dei quotidiani.

Un’espressione, dicevamo, quasi avveniristica e tranquillizzante, se non fosse però per quel nome di un noto albergo olandese, che nel 1954 ospitò la prima riunione del gruppo a cui per oltre 40 anni è appartenuto il parlamentare in questione.

Il gruppo a cui fa riferimento Denis Hearley, sta tenendo in queste ore la propria riunione a Londra, presso il Grove Hotel del quartiere di Watford.

Analizziamo, punto dopo punto, la frase con il quale si è aperto l’articolo: non è esagerato, secondo il parlamentare britannico, parlare di un obiettivo di un unico governo mondiale; cosa vuol dire tutto ciò?

 Dopo il saggio “Per la Pace Perpetua” di Immanuel Kant, l’idea di un’unica regia che governi le sorti dell’intera umanità sembra essere diventata un’autentica ossessione in certi ambienti culturali ed in molte élite europee; ma se il filosofo tedesco, intendeva una sorta di accordo tra le varie nazioni le quali, conservando le loro caratteristiche, univano le proprie forze in nome della pace mondiale, dall’800 in poi invece, chi ha teorizzato una cabina unica per il globo, è sempre stato orientato ad annullare ogni cultura, ogni religione, ogni forma di autonomia dei vari popoli ed infine, dopo le due guerre mondiali, ha fatto partire un costante attacco alla credibilità ed all’esistenza stessa dei vari Stati nazione.

Del resto, già le prime logge massoniche nel ’700, professavano un intero mondo al servizio del “Grande Architetto”, unito verso la ricerca della verità; il progetto ha avuto un’enorme accelerata nel ’900, prima con la creazione di istituzioni politiche internazionali coma la Società delle Nazioni, l’Onu e l’Ue, poi favorendo sempre di più un sistema finanziario interdipendente e globalizzato, in cui il peso dei grandi gruppi d’interesse scavalchi la credibilità delle stesse istituzioni politiche.

Tali gruppi di interesse si riuniscono, dal 1954, nel gruppo Bilderberg ed è da queste riunioni che, spesso e volentieri, sono state decise le linee di indirizzo da attuare al fine di velocizzare il progetto di unità mondiale, denominato “Nuovo Ordine Mondiale”, termine che viene usato sempre di più nelle cancellerie di tutto il mondo.

Ma torniamo per un attimo alla frase di prima, in particolare all’ultimo verso: “…Così abbiamo ritenuto che una singola comunità che attraversa il mondo sarebbe stata una buona cosa”, afferma alla fine il deputato Denis Hearley; una frase aberrante in quanto, come detto prima, la formazione di un’unica comunità mondiale, vorrebbe dire la fine e la cancellazione di ogni struttura societaria, di ogni elemento caratterizzante i popoli e le nazioni, in una sola parola, vorrebbe dire un’atomizzazione dell’umanità, un pianeta nel quale ogni cittadino perde ogni punto di riferimento e, come già in parte sta accadendo nelle società occidentali, diventa facile preda del gruppo posto al comando della “comunità mondiale”.

Quella “singola comunità che attraversa il mondo” di cui si parla nel Bilderberg, altro non sarebbe infatti che un regno planetario in cui multinazionali, gruppi finanziari e di interesse coordinano ogni aspetto della vita quotidiana e non solo.

La riunione di questo gruppo di lobby, come detto prima, si sta tenendo a Londra in queste ore, ma presenta delle novità rispetto agli anni passato; infatti, gli organizzatori hanno predisposto l’incontro come un vera e propria  riunione governativa, con tanto di pass per la stampa, di calendario degli eventi e di elenco ufficiale dei partecipanti.

Un modo per far sembrare “normale” una riunione in cui accedono soltanto i big del mondo economico internazionale; da Londra, si vocifera anche di una saletta per i giornalisti ed il clima sembra quasi di un incontro tra amici presso una comune pensione estiva romagnola.

In realtà, l’impressione è che il Bilderberg stia abbandonando il Bilderberg; sembra quasi un paradosso, ma così non è: è lo stesso caso di quando, durante una battaglia militare, un blindato mandato in avanscoperta viene colpito dai nemici e chi lo occupa, preferisce abbandonarlo al suo destino, cercando di mettersi in salvo su un altro mezzo.

Dopo anni di assoluta segretezza del Bilderberg, in cui chi ne parlava veniva considerato un visionario o, peggio ancora, di far uso dell’arte della dietrologia, da due anni a questa parte questa riunione è stata letteralmente smascherata e davanti all’evidenza non si può più negare che un qualcosa del genere esista.

Così, mentre prima ad essere bersagliato dai manifestanti era il G8, adesso invece chi protesta contro un sistema del genere, monta le tende nella città in cui si svolge il Bilderberg che, dunque, si cerca di far passare come una normale riunione limpida e trasparente, senza nulla di anomalo o misterioso sotto; probabilmente però, il blindato su cui viaggiavano i membri del gruppo, una volta scoperto, è stato lasciato e “colorato” al fine di farlo apparire un’innocua automobile ed adesso bisogna chiedersi in quale direzione sono andati coloro che fino all’anno scorso, da sessant’anni a questa parte, usavano questo mezzo in gran segreto.

Per la cronaca, gli italiani presenti alla riunione sono sette e si tratta di: Franco Bernabé (Telecom Italia) membro anche del Consiglio direttivo, Lilli Gruber (giornalista), Mario Monti (ex presidente del consiglio, ministro e commissario europeo), Enrico Tommaso Cucchiani (Intesa Sanpaolo), Gianfelice Rocca (Techint), Alberto Nagel (Mediobanca) ed Emanuele Ottolenghi (scrittore e accademico). Da sottolineare come l’anno scorso, nella riunione tenuta a Roma, al posto di Monti c’era l’attuale presidente del consiglio, Enrico Letta.

In mezzo ai 138 “invitati” del Bilderberg, spiccano tra gli altri gli amministratori delegati di Siemens, Alcoa, Amazon, Michelin, Shell, Heineken, Ab, e personalità di spicco di Deutsche Bank, Barclays, Goldman Sachs, Novartis e Google, oltre a Christine Lagarde, che dirige il fondo monetario internazionale, l’ex numero uno della Cia, David Petraeus, e ministri di Turchia, Svezia, Danimarca, Belgio, Norvegia, Spagna, Polonia, Olanda e Finlandia.

Un mix di lobby, banchieri e capi di multinazionali che fatturano da sole più del Pil di interi Paesi africani, che crea un senso di costernazione per chi ancora crede in una dimensione etica ed umana del mondo; una riunione del genere, segreta o meno, dà dimostrazione di cosa voglia significare vivere in un mondo dominato dalla logica neo liberale ed in cui il potere determinato dal denaro tenta di cancellare ogni residuo di libertà.

Fonte: ilfarosulmondo.it

Tratto da: frontediliberazionedaibanchieri.it

http://www.nocensura.com/2013/06/bilderberg-londra-un-manipolo-di.html

 

WAR OF CASH – GUERRA AL CONTANTE

Beppe Scienzaintervistato da Valerio Valentini

In Italia allignano sentimenti antitedeschi, fomentati dai politici e dai giornalisti. È comprensibile che ai politici italiani quelli tedeschi non piacciano, dal momento che nel Parlamento tedesco non c’è un solo inquisito, un solo indagato, un solo condannato: è certamente gente antipatica.

E anche ai giornalisti italiani si capisce che non possano piacere quelli tedeschi: se guardiamo Der Spiegel, c’è un mare di giornalisti, tutti pronti a cercare le notizie, a informare i lettori, anziché dedicarsi a fare i favori a questo o a quell’amico, insomma a fare marchette. È naturale che il giornalismo tedesco, quello di alto livello soprattutto, sia inviso a quello italiano. Quindi si capisce perché vengano fomentati sentimenti antitedeschi.

 

Però, pensando invece ai cittadini, e non ai potenti, ci sono delle cose che, soprattutto nel campo di cui mi occupo – risparmioprevidenza e anche fisco –molti Italiani meriterebbero di sapere, mentre non vengono dette chiaramente.

Incominciamo con una. In Italia, le lire non valgono più niente, innanzitutto perché era previsto che dopo dieci anni sarebbero andate in prescrizione, e in secondo luogo perché con una grande manovra politica degna di un Roosevelt, Monti anticipò la prescrizione, di punto in bianco nel novembre 2011 con la manovra “Salva Italia”, anziché lasciarle scadere, dopo circa due mesi, alla fine di febbraio 2012. Grande mossa geniale, grande politico, grande economista, bocconiano, certo. Il problema era registrare a bilancio, togliere quella posta passiva nel 2011 e non 2012, perché tanto dopo due mesi-tre mesi, le banconote sarebbero scadute comunque. Ora, questo è capitato in Italia.

In Germania è molto diverso. In Germania la Bundesbank, la banca centrale, ha sempre cambiato le banconote da essa emesse, e ancora quelle emesse nel ’48 dalla Bank Deutscher Länder, che l’ha preceduta; le banconote in marchi non scadranno mai, saran sempre convertibili in euro. E lo stesso vale – leggiamo nel sito della  Bundesbank  – per il Belgio, l’Irlanda, per l’Austria, addirittura per l’Estonia. Perché mai uno Stato dovrebbero non riconoscere e non cambiare le sue monete? Si vuole forse colpire la criminalità organizzata? Be’, la criminalità organizzata, essendo organizzata, in Italia ha avuto tempo, dall’inizio del 2002 all’autunno del 2011, per cambiare le banconote in contanti. Quindi non è per quello. Si colpiscono dei poveracci, dei distratti, dei pasticcioni insomma, gente con problemi di lucidità; qualcuno che magari pensava “Me le tengo fino all’ultimo momento e le vado a cambiare a fine febbraio 2012”. No, tie’, fregato! Quindi 1 a 0 in favore della Germania (per i risparmiatori).

Passiamo ai consumatori. La Banca Centrale Tedesca ritiene una cosa che sembrerebbe logica, che il contante e la moneta elettronica vadano di pari passo. Cioè, uno usa quello che vuole: è libero di scegliere. Tant’è che la Banca Centrale Tedesca ha addirittura organizzato un convegno, il “>Bargeldsymposium, di cui ho riferito nel blog di Beppe Grillo , un convegno del 10 ottobre del 2012, sul contante. Un convegno dove studiosi della Banca Centrale e di atenei tedeschi hanno spiegato quali erano i vantaggi del contante.

Per esempio, un vantaggio innegabile del contante è che dà il senso della spesa. Cioè, se una preleva 300, 400 euro una volta, li spende e poi ne ripreleva altri, si rende conto di quanto spende. Non altrettanto bene si rende conto uno che paga 10, 30 euro, 40, 50, una volta con la carta di credito, una volta col bancomat eccetera. Altri vantaggi del contante sono l’immediatezza e il funzionamento sicuro: si paga anche se manca la corrente elettrica, che collega l’apparecchio alla rete telefonica; e soprattutto si paga in modo anonimo. Ecco, magari anche se uno non è un mafioso, anzi proprio se non è mafioso, non ha piacere che si sappia di tutte le spese che ha fatto, che la banca o CartaSì abbia l’elenco di quanto ha speso, quello che ha comprato, quando, come, con che frequenza, a che ora eccetera. Ecco, la riservatezza, per importi piccoli. Poi in Italia col contante ormai si può pagare solo sotto i mille euro: non si comprano i Cézanne, non si comprano i diamanti coi contanti, si fanno spese normali, quotidiane. Lo sanno quelli che pochi mesi fa non riuscivano a entrare nei Musei Vaticani, perché era bloccato il sistema di pagamento con bancomat e carte di credito. Addirittura un dirigente della Banca d’Italia,  Carlo Pisanti, ha riconosciuto in un convegno che il vantaggio del contante è che dà il senso della spesa.

In Italia invece la banca centrale si dà da fare per collaborare alla cosiddetta – bel termine inglese! – War-on-Cash, la guerra al contante, dove l’ABI, l’associazione bancaria italiana, viene a dire che è una lotta di civiltà (termini che magari andrebbero usati a proposito, non così da sbruffoni). Ora, non è una lotta di civiltà, la guerra al contante, è un interesse delle banche, che vogliono avere tutti i soldi sui conti correnti, quindi a interessi circa zero, e lucrare su commissioni varie a carico del consumatore o del commerciante. E quindi direttamente a carico del consumatore, perché gli verranno rigirate addosso. Ecco quindi anche qui, anche sul contante, alla Banca Centrale Tedesca e alla Germania, va un altro punto. E quindi siamo 2-0 a favore della Germania.

Al che uno potrebbe pensare che i Tedeschi con questo difendono gli evasori, fanno vita facile agli evasori, perché si dice in Italia – è una tesi che ha qualche fondamento, ma molto limitato – che la lotta al contante serve a debellare l’evasione fiscale, ma su questo si è già proceduto ottenuta abbassando moltissimo la soglia massima di pagamento con denaro liquido. Ora non si può proprio dire che in Germania ci sia un atteggiamento di connivenza, di tolleranza, di simpatia o di incuria nei confronti degli evasori fiscali. Anzi è esattamente il contrario.

E questo è il 3° caso, il 3° punto: il caso dei conti clandestini in Svizzera, o comunque all’estero, ma soprattutto in Svizzera, visto che sia l’Italia che la Germania confinano con la Svizzera; e la Svizzera è stata per decenni il luogo dove si arrivava con la valigetta in contanti e si versava nella banca svizzera, dando il proprio nome, ma con un conto cifrato – e poi il problema non è il conto cifrato, il problema è che la Svizzera per decenni non ha fornito informazioni al fisco estero. Ebbene, su questo ci sono state due impostazioni: una è l’impostazione dell’Austria e della Gran Bretagna, che han fatto un accordo con la Svizzera, siglato e ratificato per la fine dell’anno scorso (2012). Con l’accordo, chi aveva un conto clandestino pagava una tassa, una sanzione, dal 20 al 40% circa, e poteva tenerlo lì: una sorta di scudo fiscale, ma molto più oneroso, che prevede che la Svizzera si impegni, nei confronti del Regno Unito e nei confronti dell’Austria, a non accettare più soldi sul nero dai suoi cittadini. Sono accordi molto complicati, tanto che sono stati chiamati  Rubik, in ricordo del cubo di Rubik, complicatissimo gioco di molti anni fa. E però –  ripeto – Regno Unito e Austria li hanno siglati, e in effetti l’Italia ha trattato per mesi, anni, senza poi fare nulla.

Poi c’è il sistema tedesco, che in Italia conoscono pochissimi, perché pochissimi ne parlano e addirittura certi giornalisti negano di sapere che ci sia, quando è documentato da centinaia di articoli sulla stampa tedesca, interrogazioni parlamentari, commenti vari ecc. È insomma fuori discussione che la Germania, e in particolare i Länder (le regioni) con maggioranza socialdemocratica e verde, applichino questo metodo da alcuni anni, che consiste nel corrompere – sì, proprio corrompere – impiegati di banca svizzeri e comprare a caro ma congruo prezzo, elenchi di conti clandestini nelle banche svizzere. Questi dati vengono poi elaborati dal fisco tedesco, che convoca gli interessati. Sul piano giuridico studiosi di diritto tedeschi hanno stabilito che questo comportamento da parte dello stato è lecito. Con la conseguenza che, anche se qualche cd – e in un caso fu così – è stato pagato 5 milioni di euro, poi dopo, recuperando le imposte con tutte le sanzioni, le imposte per tutte le autodenunce – perché la gente a quel punto è preoccupata, e molti vanno ad autodenunciarsi temendo di essere identificati – c’è stato un guadagno per il fisco tedesco, o meglio per quei Länder (quelle regioni) che usano questo sistema, molto di più di quanto hanno pagato. Quindi siamo totalmente in attivo.

Ecco, in Italia questa ipotesi non è stata neanche presa in considerazione. Mai nessun politico ne ha parlato. Addirittura mi ricordo unavicenda interessante, che merita di essere riferita. Ero intervistato da Radio Anch’io, di Radio1, cioè della Rai, il 9 gennaio 2013. Ero intervistato in quanto collaboratore del blog di Beppe Grillo, e mi si chiese il mio parere su fatti fiscali. E io feci notare che questa via qui, che la Germania percorreva – e fra l’altro continua a percorrere – poteva far arrivare soldi nelle casse italiane, dello Stato italiano. Teniamo conto che in uno studio della Banca d’Italia, precisamente   Questioni di Economia e Finanza n. 97, si stima, con una metodologia valida (anche se, certo, son delle stime) che siano tra i 164 e i 194 miliardi i soldi clandestini italiani all’estero, in gran parte in Svizzera, data la vicinanza, ovviamente, e data anche la lingua del Canton Ticino. E feci anche notare che un accordo con la Svizzera permetteva di ottenere comunque delle entrate. E anche l’altra forma, quella di comprare gli elenchi di evasori, era da prendere in considerazione, se non altro.

Ebbene, mi sentii dire, da Ruggero Po, che conduceva la trasmissione, e da quello che era stato chiamato come esperto, Fabrizio Forquet, uno dei vicedirettori del Sole 24 Ore, che di questo loro non sapevano assolutamente nulla;  salvo, forse, un caso, una certa lista Falciani, che era finita sulle prime pagine dei giornali italiani, e quindi non si poteva negare che ci fosse. Questo è il livello del giornalismo italiano: poi ci si lamenta se gli Italiani non comprano giornali. E certo che non comprano giornali.

Oltretutto, questo Fabrizio Forquet evidentemente è come Ruby Rubacuori, soffre di amnesia, perché nel suo giornale stesso, il bollettino della Confindustria, di cui è vicedirettore, un po’ di notizie erano comunque uscite su questa attività dei tedeschi per stanare i soldi dei loro cittadini clandestinamente in Svizzera.

Già, i tedeschi… mi viene in mente un dettaglio d’attualità e lo dico: pochi giorni fa – è un fatto politico, storico – in Germania il Partito Social-Democratico, la SPD, ha festeggiato i 150 anni di storia. Ora, in Italia si trova a stento un partito, di quelli attualmente esistenti, che abbia 20 anni: forse la Lega Nord, non so. Comunque sicuramente nessun partito risale a 25 anni fa. Ma 150 anni sono tutt’altra cosa. Insomma la situazione in Germania è molto diversa, e molte volte in positivo, tralasciando il fatto che i cinquantacinquenni che perdono un lavoro trovano lavoro, e tante altre cose così.

Soprattutto quello che è fuori luogo sono le caricature in cui si vede Angela Merkel con i baffetti alla Hitler. Faccio notare che il Terzo Reich è finito nel 1945 e dal 1948 c’è la Repubblica Federale di Germania, non più il Terzo Reich. E in tema di democrazia, di difesa dei diritti dei cittadini e di stato sociale, l’Italia ha certamente poco da insegnare alla Germania.

Fonte tratta dal sito .

http://wwwblogdicristian.blogspot.it/2013/06/war-of-cash-guerra-al-contante.html

 

ANCHE ERDOGAN NEL MIRINO DI SOROS?

6 giugno 2013

 Meno di due settimane fa il Primo Ministro turco Erdogan dichiarava di prevedere una rapida caduta del regime di Assad in Siria, ad opera dei “ribelli”. La dichiarazione era in linea con l’atteggiamento ostile verso Assad tenuto dal governo turco in tutta la crisi siriana; ma lanciarsi in auspici così plateali rappresentava sicuramente una chiusura a qualsiasi possibilità di interlocuzione con un avversario presentato come politicamente già morto.

Il fatto che in questi giorni sia invece proprio Erdogan a veder messa in questione la propria legittimità politica dalle manifestazioni di piazza, rappresenta qualcosa di più di un’ironia del destino, ma potrebbe configurarsi come una logica conseguenza della politica anti-Assad. Ogni teatro di guerra tende ad esportare la propria instabilità ai Paesi vicini, e ciò non avviene per un semplice “contagio”, ma per il fatto che spesso la posizione di “alleato” si dimostra più insidiosa di quella di nemico.

Riguardo alle motivazioni delle manifestazioni, appare strano questo concentrarsi della rivolta contro la presunta svolta “autoritaria, integralista e populista” di Erdogan, mentre soltanto da parte di gruppi dell’estrema sinistra si accenna al fatto più macroscopico che la Turchia stia partecipando all’aggressione contro un Paese vicino e tradizionalmente amico. Mancano inoltre i riferimenti a tutti i pericoli che comporta l’interventismo in Siria. Togliere il divieto del velo islamico è certamente meno allarmante del fatto che Erdogan abbia deciso di asservire il proprio territorio alle esigenze dell’aggressione della NATO contro la Siria, lasciandolo trasformare in una base per le milizie mercenarie del Qatar e dell’Arabia Saudita, ed esponendolo così a tutte le possibili fregature connesse alla posizione di alleato troppo servile e servizievole.

Infatti una delle conseguenze più gravi della posizione di alleato subordinato riguarda la perdita del controllo del proprio territorio a causa della crescente invadenza dei cosiddetti “alleati”. Sarà una banalità ricordarlo, ma mettersi in posizione supina è sempre un invito all’aggressione. Il colonialismo è sempre più schematico che strategico, e spesso l’alleato può costituire una preda molto più facile e disponibile del nemico. Non è un caso che la cosiddetta guerra in Afghanistan sia diventata (sempre che non lo fosse sin dall’inizio) soprattutto una guerra degli USA contro un loro “alleato” tradizionale come il Pakistan. Erdogan dovrebbe perciò cominciare a preoccuparsi del fatto che i media occidentali denotino un atteggiamento sin troppo “comprensivo” nei confronti dei tafferugli in Turchia, e si tratta degli stessi media che in Italia considerano il sampietrino di un manifestante come un caso di para-terrorismo. Altri commentatori ufficia li intanto già descrivono Erdogan come se fosse un Fratello Musulmano, mentre i rapporti di Amnesty International sono presi per oro colato, esattamente come per la Siria. Analogamente, i capi di governo occidentali, a cominciare da Angela Merkel, hanno espresso posizioni “equidistantiste” che rappresentano una mortificazione diplomatica per un alleato fedelissimo come il regime turco. Insomma, sembra mancare poco che persino ad Erdogan venga affibbiato quell’epiteto di “dittatore” che implica la morte civile a livello diplomatico.

L’occupazione del territorio turco inoltre non ha riguardato soltanto la presenza di basi di truppe mercenarie straniere, ma anche di servizi segreti, e persino di quelle nuove agenzie della provocazione e dei colpi di Stato che sono le Organizzazioni Non Governative. La Open Society Foundations del finanziere “filantropo” George Soros – che si dimostrò decisiva nella destabilizzazione di tutta l’Europa dell’Est e dell’Asia ex sovietica -, risulta ora presente in modo massiccio anche in Turchia.

A scorrere i programmi ed i progetti della fondazione di Soros per la Turchia, impressiona il loro tono educazionistico e civilizzatore, come se la Turchia stessa andasse rapidamente convertita al vangelo occidentalista. Particolarmente pretestuosa appare la questione dell’estensione dei diritti della donna in un Paese che è stato tra i primi a riconoscere loro il diritto di voto; addirittura dal 1923. Il governo Erdogan inoltre non ha mai messo in questione i diritti acquisiti dalle donne nel periodo dei governi laici, né vi è traccia di islamizzazioni forzate; persino le norme che limitano la vendita degli alcolici sono più miti di quelle dei Paesi scandinavi. Non si capisce allora perché Soros non vada a salvare la Svizzera, che ha concesso il voto alle donne soltanto nel 1971, o la Svezia, che raziona gli alcolici.

Come è già avvenuto in Tunisia ed in Egitto, ed all’inizio anche in Siria, non c’è dubbio che la rivolta in Turchia convogli, o fagociti, anche istanze e rivendicazioni autentiche di un Paese che ha attraversato una notevole fase di sviluppo economico a costi sociali durissimi. Ma occorre tener presente che la tecnica della “rivoluzione colorata” elaborata dal team di Soros, non implica solo aspetti di mistificazione, ma anche di manipolazione. Anche l’adesione alla rivolta turca di un grande scrittore come Orhan Pamuk è sicuramente sincera; ma lo stesso Pamuk, sempre lucidissimo nello smascherare le magagne interne alla Turchia, si dimostra troppo spesso supinamente credulone nei confronti dei miti del Sacro Occidente.

La fondazione di Soros afferma anche di adoperarsi per l’entrata della Turchia nell’Unione Europea, cosa che sino a qualche anno fa avrebbe potuto costituire l’ammissione ad un club di eletti, mentre oggi suona come una minaccia di ingresso in un campo di concentramento. La “deriva autoritaria” di Erdogan fa tenerezza se confrontata con l’attuale situazione europea, nella quale un organismo come il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), vanta uno statuto che – agli articoli 32, 33, 34, 35 e 36 – conferisce ad una ristretta oligarchia finanziaria dei privilegi inauditi ed un’assoluta immunità giudiziaria. Il tutto avviene nella completa disinformazione di una pubblica opinione convinta invece di sapere tutto grazie ai finti eroi del giornalismo d’assalto come i Santoro, le Gabanelli ed i Saviano. Tra l’altro il MES, mentre si arroga poteri assoluti sulle finanze e sui parlamenti dei Paesi europei, confessa nel suo stesso statuto – al punto 8 del preambolo – la propria totale dipendenza da un’istituzione come il Fondo Monetario Internazionale, controllata dagli USA che ne costituiscono il socio di maggioranza.

Intanto, un’altra di quelle ONG no profit specializzate nella destabilizzazione internazionale, la Bertelsmann Foundation, comincia a discutere di obiettivi molto più ambiziosi, cioè l’inserimento della Turchia nel nuovo “ordine” transatlantico del commercio e della finanza, una forca caudina imposta dagli USA e contrassegnata dall’acronimo TTIP, che dovrebbe andare in vigore dal 2015, ma di cui l’opinione pubblica del libero Occidente non è stata ancora informata.

L’integrazione nell’ordine transnazionale – cioè il dominio incontrastato delle multinazionali – prevede l’eliminazione di quei meccanismi di mediazione sociale che sono tipici dello Stato nazionale; e si tratta di innocue politiche di garantismo sociale, che però le organizzazioni transnazionali etichettano come “populismo”. Tutto ciò che possa minimamente ostacolare lo strapotere delle multinazionali viene perciò catalogato come minaccia autoritaria e degenerazione morale. Il fatto di essere “alleati” non salva nessuno da questa sorte, anzi, espone ancora di più all’aggressione coloniale. Se ne stanno accorgendo ora i Paesi del Sud Europa, ed anche la Turchia potrebbe rendersene conto di qui a poco.


http://freeyourmindfym.wordpress.com/2013/06/06/anche-erdogan-nel-mirino-di-soros/

 

Firenze: aggredita e rapinata 92enne

che taccagna, non voleva condividere i suoi beni con una persona più sfortunata

 Una donna di 92 anni è stata aggredita e rapinata, ieri pomeriggio in piazza Giorgini a Firenze. L’anziana era appena uscita dalla sua auto quando uno straniero l’ha afferrata alle spalle strappandole le due collane in oro che indossava, poi è fuggito a piedi.

 La novantaduenne non ha riportato gravi lesioni e non è stato necessario il ricovero. Il valore dei gioielli portati via è di circa 2.000 euro.

Sull’accaduto indaga la polizia.

 

Pensioni: arrivano i tagli, i più penalizzati gli autonomi

Il governo sta mettendo a punto la mannaia pensionistica. Nei trattamenti futuri, ad essere più penalizzati saranno gli autonomi, che vedranno le loro pensioni decurtate rispetto ai contributi versati. Ecco come il Pdl tratta una fetta importante della propria base elettorale.

Questo va a sommarsi ai tagli già previsti dalla riforma Fornero come evidenziato dalla Ragioneria dello Stato , secondo la quale i lavoratori autonomi, anche senza nuovi tagli del governo Letta, riceveranno dall’Inps un assegno non superiore al 50 o 60% dell’ultima retribuzione. Percentuali destinate a scendere con il prossimo intervento del governissimo.

http://voxnews.info/2013/06/07/pensioni-arrivano-i-tagli-i-piu-penalizzati-gli-autonomi/

 

Laburista choc: “E’ vero, abbiamo progettato il rovesciamento etnico della Gb”

14-05-2013

In una conferma che i governi Blair e Brown hanno deliberatamente progettato il rovesciamento dell’identità etnica britannica attraverso l’immigrazione di massa, l’ex ministro e spin doctor Lord Mandelson ha ammesso che il New Labour ha fatto in modo che più lavoratori stranieri del necessario entrassero nel Regno Unito.

Ha anche ammesso che il flusso dei nuovi arrivati significa che i sostenitori tradizionali del partito non sono ora in grado di trovare lavoro. Capito elettori del Pd?

Le osservazioni di Lord Mandelson arrivano a tre anni dalla smentita laburista alle accuse di un ex consigliere, Andrew Neather, che li accusava di avere deliberatamente incoraggiato l’immigrazione al fine di modificare la composizione etnica della Gran Bretagna.

Mr Neather disse che la politica era progettata per ‘eliminare politicamente la destra attraverso una massiccia infusione di diversità etnica’.

Ha detto che c’era ‘un obiettivo politico guida: che l’immigrazione di massa era il modo in cui il governo aveva intenzione di fare del Regno Unito un paese multiculturale’.

Lord Mandelson ha dichiarato: ‘Nel 2004, come governo laburista, non solo eravamo accoglienti con gli immigrati, ma abbiamo mandato organizazzioni alla ricerca di immigrati nei loro paesi, per incoraggiarli a venire’.

‘Ci rendiamo conto solo ora che … l’ingresso nel mercato del lavoro di molte persone di origine non britannica rende difficile ai britannici trovare posti di lavoro.’

Sir Andrew Green di Migration Watch ha detto: ‘Questa è un’ammissione sorprendente dal livello più alto che la politica di immigrazione di massa del Labour era del tutto intenzionale.’

‘Ci vorrà molto tempo prima che i loro stessi sostenitori della classe operaia li perdonino per gli enormi cambiamenti che sono stati imposti alle loro comunità.’

Non dite che non siete stati avvisati. E’ quello che il Pd con il gentile sostegno del Pdl – o con la sua colpevole indifferenza – vuole fare in Italia, ora.

http://voxnews.info/2013/05/14/laburista-choc-e-vero-abbiamo-progettato-il-rovesciamento-etnico-della-gb/

 

Deputato L. Louis: “la stampa, che è in mano ai sionisti, ha il compito di disinformarci”

di Laura Caselli 

Vi riportiamo l’ultimo post del deputato Laurent Louis, pubblicato sulla sua pagina facebook.

“I sionisti di Bruxelles stanno lanciando la loro campagna di disinformazione in vista delle elezioni del 2014! È chiaro che il sostegno datomi dal Partito Anti sionista comincia a farli preoccupare… Soprattutto perché questo non è l’unico supporto. In questo articolo di propaganda, è tutto FALSO, dalla A alla Z. Quando si legge questo straccio, capiamo meglio i processi utilizzati dalla stampa sovvenzionata (che è in mano ai sionisti) volti a disinformarci. Prese per i fondelli, false accuse, calunnie, menzogne, il Centro Comunitario Laico Ebraico riprende tutti questi metodi per demolirmi mediaticamente.

Ecco qualche esempio: quando ho lasciato il PP a causa della sua islamofobia, hanno osato accusarmi di essere stato espulso per razzismo. Assurdo! Hanno ribaltato completamente la situazione.
L’articolo parla di questa storia di molestie ma si dimentica di dire che la giustizia mi ha totalmente assolto in questa oscura e triste vicenda. Si dimentica anche di dire che questa querela per molestie è stata sporta dalla mia ex collaboratrice, vice-presidente del PP… il giorno seguente al suo licenziamento e alla mia decisione di lasciare questo partito. Si dimentica anche di dire che la mia uscita fa perdere al PP 40.000 euro mensili di finanziamento pubblico. Di colpo, questa denuncia per molestie sembra più un regolamento di conti, no? La giustizia lo riconoscerà certamente.
Ma di sicuro i sionisti non presenteranno le cose in questo modo. Si sa, sono i re della disinformazione! L’articolo dovrebbe anche mettere in risalto questa storia inventata dai ministri Milquet e Turtelboom secondo cui io avrei pubblicato le foto dell’autopsia di Julie e Melissa sul mio sito internet mentre non ho mai fatto una cosa simile. Queste menzogne ministeriali che saranno riprese da tutta la stampa e che mi costeranno un’ accusa da parte della società, dimostrano che la disinformazione sionista è certamente presente all’interno del nostro governo.
So che ci saranno ancora numerosi attacchi contro la mia persona, e sono pronto, ma voglio che la gente sappia una cosa: i loro attacchi non fanno altro che rendermi più forte!”

Fonte: http://www.losai.eu/deputato-l-louis-la-stampa-che-e-in-mano-ai-sionisti-ha-il-compito-di-disinformarci/



http://www.nocensura.com/2013/06/deputato-l-louis-la-stampa-che-e-in.html

 

PRODI, la sua fondazione fa flop: chiusa. Bruciati 750mila€ di s oldi pubblici

scandalo? Quale scandalo? L’italia giusta non ruba

 venerdì 7 giugno 2013

  Doveva diventare Presidente della Repubblica ma è stato trombato dal suo partito (che lui stesso ha fondato). Ma per Prodi le brutte notizie non finiscono qui: chiude il museo-fondazione che aveva tanto voluto qualche anno. Non ci sono più soldi, ma la verità è che l’operazione è stata un gigantesco flop: a parte una sola mostra non è mai stato organizzato nulla di rilevante. E così finisce un altro sogno di Romano…

 Da Libero:

 Gongolava Romano Prodi quando nel 2007 stringeva la mano a Vladimir Putin e firmava il protocollo d’intesa per realizzare a Ferrara la succursale dell’Ermitage di San Pietroburgo. E aveva ragione: la colossale operazione che nelle intenzioni dell’atto costitutivo doveva “favorire la conoscenza e la conservazione del patrimonio culturale mondiale” era un’occasione unica e irripetibile sottolineata anche dalla scelta delle sedi di rappresentanza: Importanza scandita anche dagli uffici: sede di rappresentanza il Castello Estense e sede operativa nel complesso di parco Giglioli.  Peccato che però la Fondazione Ermitage Italia sia stata un colossale flop, oltre che uno spreco di soldi. Nei suoi sei anni di vita ha ospitato solo una mostra (quella sul pittore ferrarese Garofalo) visitata da appena 70mila visitatori. Per il resto covegni per esperti, cataloghi e ricerche per borsisti italiani e russi che hanno esaurito il finanziamento statale da 750mila euro ottenuto con i buoni auspici di Dario Franceschini, che aveva permesso di svolgere attività di ricerca e di documentazione nella palazzina di corso Giovecca, con tanto di pubblicazioni e borse di studio per giovani. La Regione e la Provincia, in periodi diversi, si sono sfilati dall’operazione, e il Comune non può reggere l’intero peso della Fondazione. Che così ha chiuso definitivamente i battenti. Peccato.

 Fonte: http://www.daw-blog.com/2013/05/28/prodi-la-sua-fondazione-fa-flop-chiusa-bruciati-750milae-di-soldi-pubblici/

http://www.nocensura.com/2013/06/prodi-la-sua-fondazione-fa-flop-chiusa.html

 

Banche, una vicenda italiana fa il giro del mondo, ma silenzio stampa in Italia

nonostante vi sia tutta una cospicua società che si auto definisce moralmente superiore ed onesta, si auto proclama onesta quest’uomo l’han lasciato solo. Forse anche le banche, come MPS, sono membri della società civile o istutuzioni benefiche come le definì il filantropo Bilderberger MONTI, il presentabile, il giusto.

 Fonte: http://www.liberoreporter.it/index.php/2013/06/banche/banche-la-vergognosa-vicenda-de-masi-fa-il-giro-del-mondo-mentre-in-italia-molti-girano-la-faccia.html

 Italia. La clamorosa storia dell’imprenditore calabrese Nino De Masi arriva persino alla BBC mentre in Italia molti, troppi, lasciano che il crimine bancario mieta ancora vittime. De Masi le ha viste tutte, proprio tutte e nonostante questo reagisce, lavora e da lavoro in una zona desertica dove tutto è “impossibile” da realizzare, inventa, crea, produce e cerca di vedere un futuro per se stesso e per il proprio territorio.  De Masi nonostante le sue incessanti battaglie verso i crimini mafiosi e bancari, alla ricerca di una giustizia che va oltre ai poteri forti e ai potentati, crede ancora in un “noi collettivo” e scrive una lettera alle massime Autorità dello Stato che vuole rendere pubblica affinché “tutti” possano sentirs i ed agire in un “noi collettivo” contro un sistema devastante.

 “Continuo a scrivere a tutti perché ritengo che, come dice il mio amico Monsignor Don Pino Demasi, un paese è civile, è democratico, se basato fondato  sul “tutti”, rappresentato dal “noi collettivo”.

 Certamente, da quanto quotidianamente emerge dai media, è chiaro come in questi anni siano purtroppo prevalsi i “noi” illegali, criminali, affaristici e figli di collusioni ed omertosi silenzi; ma non è a quei “noi” che mi rivolgo bensì a quei tanti e silenti cittadini per bene che “sognano” e sperano in una utopica normalità, nella quale il criminale, il degenerato affarista ed il corrotto, siano marginalizzati e non abbiano ruoli nella costruzione del nostro futuro.

 Questa mia lettera è appunto rivolta a quei “noi” che vogliamo esercitare queldiritto dovere di riappropriarci della libertà di essere e vivere in un paese libero e civile senza padrini o padroni.

 In questo contesto di “noi collettivo” vi è il nostro ruolo, e dobbiamo dunque chiederci cosa abbiamo fatto, cosa vorremmo e dovremmo fare per cercare di arrivare all’utopico sogno di normalità?

 Io la mia parte ho cercato e cerco di farla quotidianamente con le mie battaglie.

 Quella contro la criminalità mafiosa purtroppo mi sta privando anche della libertà personale e mi fa vivere nell’angoscia di non sapere quale domani ho davanti a me. Lavorare in una realtà come quella calabrese in cui l’Esercito presidia la mia azienda e mi trovo a vivere sotto la tutela e scorta delle forze dell’ordine, rappresenta una situazione drammatica. Ma sto pagando questo prezzo perché lo debbo a me stesso, alla mia azienda, ai miei dipendenti ed ai tanti giovani che ancora credono e sperano in un domani di normalità, di libertà e non di criminalità.

 A questa battaglia se ne aggiunge un’altra che ha dei contenuti forse ancora più drammatici, quella contro il potere criminale delle banche della quale in tanti hanno e stanno sottovalutando le conseguenze.

 Credo per la prima volta in Italia di aver dimostrato come il sistema bancario opera nell’illegalità, e la mia battaglia contro le banche ha contribuito in modo determinante a far emergere quali crimini sono stati e vengono tuttora commessi contri i cittadini. Oltre 10 anni di denunce e di studi hanno fatto sì, come emerso anche dai recenti servizi di importanti programmi televisivi, che le banche scelgano di restituire il maltolto a “semplice richiesta”, visto che sono stati presi con le mani nel sacco, e credo di aver molto contribuito ad arrivare a questi risultati.

 I continui scandali portati avanti e fatti emergere dalle indagini mediatiche e dall’attività di qualche raro e coraggioso magistrato che ha “osato” indagare su tali poteri forti, hanno posto alla luce del sole ed all’attenzione di tutti cosa significa banca oggi.

 La degenerazione e i comportamenti illegali del sistema bancario sono ormai cosa nota, ma quanto avvenuto è anche dovuto, con le relative  conseguenze che molti non vogliono capire, alla “collusione”, al silenzio ed alle omissionidelle Istituzioni preposte alla vigilanza. Il mercato creditizio, che è unbene pubblico tutelato dalle leggi e dalla Costituzione (art. 47), è statocostantemente violato (vedi cronache quotidiane) perché chi doveva vigilare non lo ha fatto, contribuendo non solo alla commissione di reati ma intaccando la credibilità delle Istituzioni tutte.

 Lascio al vostro ruolo ed alle vostre funzioni capire cosa ciò ha comportato per il sistema economico del nostro Paese, lascio alla coscienza di ognuno di voi capire quale povertà è stata causata alla gente che si è vista derubare i propri risparmi, lascio a voi capire cosa è avvenuto alle imprese come la mia, a cui sono stati  sottratti ingenti capitali, lascio ad ognuno di voi capire quali drammatiche conseguenze hanno avuto tali crimini se hanno poi portato centinaia di persone a suicidarsi.

 La gente si è tolta la vita in quanto non ha creduto che tali crimini potessero essere contrastati da un potere giudiziario che agli occhi dei cittadini rimane succube del potere di tali criminali (banchieri),e che la legge alla fine tutela i potenti a discapito delle vittime. Situazione che rende questi reati ancor più “terribili” e socialmente forse più pericolosi di quelli di origine mafiosa, in quanto agli occhi dei cittadini un mafioso prima o poi paga per i crimini commessi,cosa invece che non accade per i criminali finanziari.

 Pensare ciò significa minare la democrazia di un Paese con tutte le conseguenze, giuridiche, etiche, morali e storiche, e tutti coloro i quali lo hanno consentito con comportamenti omissivi (mancata vigilanza) e collusioni ne sono responsabili. Per queste ragioni io continuo a combattere con l’illusione di poter contribuire a dare la speranza a me stesso ed alla gente che, alla fine, la legge è veramente uguale per tutti e che l’unica cosa da fare è quella di denunciare sempre i soprusi subiti, da qualunque parte essi arrivino, chiedendo, ed a volte pietendo, agli organismi giudiziari di indagare su tali crimini. Spero e mi auguro che ciò venga inteso dalle massime Istituzioni, chiamate a vigilare sui primari valori costituzionali del nostro Paese.

 Quella che troverete allegata è una mia denuncia, per reati gravissimi, che ho appena presentato contro alcune delle più importanti banche italiane e Banca d’Italia per il suo ruolo di omessa vigilanza.

 Questo documento è pieno di prove, elementi, fatti e circostanze che ho, purtroppo da solo, trovato e studiato in questi anni. Il mio lavoro di studio ed anche di attività di investigazione credo servirà a tutti per capire di cosa parliamo e spero anche alla magistratura per avviare ed approfondire le indagini del caso.

 Questo atto è rivolto a tutti noi che pensiamo e speriamo di appartenere al “noi collettivo”, che vogliamo essere cittadini con diritti e doveri e vivere in un Paese in cui la libertà e l’uguaglianza siano i pilastri del domani, affinché venga utilizzato nelle forme e modi che verranno ritenuti utili.

 Rammentando i valori costituzionali sui quali è fondato il nostro Paese credo che le Istituzioni tutte, le quali dovrebbero essere portatrici di valori positivi, dovrebbero a questo punto attivarsi concretamente per far cessare questi crimini e dire basta a quei padroni e padrini che, per ricchi premi e cotillons e molte comodità, hanno massacrato le speranze del domani.

 Agli organi di informazione dico infine che queste battaglie si fanno “essendo poco normali”, dove questo significa rompere silenzi ed equilibri ormai fossilizzati. Le rivoluzioni civili si fanno osando, la libertà si conquistaosando, il sogno e la speranza per i nostri figli si conquistano osando elottando; su questi valori e con queste lotte i nostri antenati hanno costruito la nostra democrazia e libertà.

 Troverete allegato il documento di denuncia che, insieme a quanto già trasmessovi in precedenza (atto di richiesta di una commissione di inchiesta sull’operato delle banche e di Banca D’Italia), evidenzia fatti ed atti concreti affinché ognuno di noi possa fare la sua parte per le sue responsabilità e per i suoi doveri verso il prossimo.

 Con ossequi.

 Antonino De Masi”

http://www.stampalibera.com/?p=63789#more-63789

 

Bagno di sangue in Turchia la polizia uccide i manifestanti

mercoledì 5 giugno 2013

 Fonte: http://informatitalia.blogspot.it/2013/06/bagno-di-sangue-in-turchia-la-polizia.html

 Bagno di sangue in Turchia la polizia uccide i manifestanti

Scontri e uccisioni in tutta la Turchia, le foto e i video che provengono dalla Turchia sono impressionanti. Dalle informazioni che mi sono arrivate ci sono stati minimo 2 morti e 4 persone hanno perso la vista dopo essere stati centrati dai candelotti lacrimogeni o proiettili di gomma sparati dagli agenti, mentre altri 5 sono in pericolo di vita per fratture al cranio, oltre 1700 arresti e più di 1000 feriti. La polizia è intervenuta con i gas lacrimogeni, lanciati anche dagli elicotteri, ha usato idranti e ha anche fatto ricorso a bastoni elettrificati, che colpiscono con scariche anche di 40.000 volt le persone, stordendole.  In 67 città Turche contestazione anti-governo,  secondo il ministro Guler negli ultimi 4 giorni ci sono state 235 manifestazioni di protesta in tutta la Turchia. Oltre a Istanbul e Smirne, nella Capitale Ankara migliaia di persone hanno marciato per il centro tentando di raggiungere il Parlamento. Nel centrale quartiere di Kizilay centinaia di persone hanno lanciato pietre contro la polizia. Blocchi parziali per Twitter e Facebook, il principale provider turco TTNET impedisce l’accesso a Twitter e Facebook. Il presidente turco Abdullah Gul ha lanciato un appello al “buon senso” e alla “calma”, ritenendo che le proteste abbiano raggiunto “un livello preoccupante” e Il premier  Recep Tayyp Erdogan ha detto: “Azioni estreme dalla polizia”, ma nel frattempo non ha fermato la polizia e gli scontri sono continuati col massacro dei manifestanti. Molti manifestanti sventolano la bandiera nazionale,  e chiedono le dimissioni del primo ministro Recep Tayyp Erdogan.  In alcune zone della città di Istanbul i Turchi del TKP riescono a far arretrare la polizia ecco il video:

http://www.youtube.com/watch?v=xQVfKBe8czU

Ormai in Turchia è in atto la dittatura e la repressione violenta della popolazione.

Ecco i video degli scontri:

Le immagini contenute in queste note sono esplicite e raffigurano scene di guerriglia in Turchia. E’ sconsigliata la visione ad un pubblico non adulto e facilmente impressionabile.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=_uofQzHb5hw

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=JWmF1VhL3nI

http://www.youtube.com/watch?v=pfimNRrhrms&feature=youtu.be

http://www.youtube.com/watch?v=wS9MDYmEkHU

http://www.youtube.com/watch?v=-o__sPsaclM

https://www.facebook.com/photo.php?v=546806192054026&set=vb.217514361649879&type=2&theater

http://vimeo.com/67432788

http://vimeo.com/67480646

https://www.facebook.com/photo.php?v=10151648526182702

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=4pBQ1f5pM5c

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=BAGEzfYPlsg

Notizie Ansa:

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/06/01/Turchia-nuovi-scontri-Gezi-Park-decine-feriti-_8802695.html

L’ufficio di Amnesty International a Istanbul, nei pressi di piazza Taksim, è stato trasformato in una sorta di pronto soccorso per fornire aiuto ai feriti degli scontri della notte scorsa tra manifestanti e polizia. Lo ha detto all’ANSA, in un colloquio telefonico, il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury. “Anche la nostra sede è stata raggiunta dai fumi dei lacrimogeni” e sono “una ventina i volontari – tutto personale medico – che hanno curato decine di feriti, tra i quali alcuni bambini”, ha raccontato Noury, riferendo di maltrattamenti e abusi della polizia nei confronti degli arrestati. “I manifestanti fermati sono stati tenuti in massa, fino a 12 ore, nei blindati della polizia senza acqua, cibo e senza servizi igienici”, ha detto ancora il portavoce di Amnesty raccontando anche di “violenze nella stazione di polizia vicino a piazza Taksim e nella stazione centrale di polizia di Istanbul”. Secondo fonti mediche, ha precisa to Noury, “lacrimogeni sono stati lanciati anche all’ingresso degli ospedali” e la polizia “ha arrestato feriti che necessitavano di cure”.

Ecco le informazioni trovate sul perché degli scontri:

Fonte: http://www.bloginternazionale.com/2013/06/gezi-park-scontri.html?spref=f

Migliaia di persone stanno manifestando a Istanbul da venerdì 28 maggio per impedire la distruzione di uno dei parchi più importanti della città, il Taksim Gezi park, per fare posto a una caserma militare, un centro commerciale e una moschea secondo il piano voluto dal primo ministro Recep Tayyip Erdogan, ex sindaco di Istanbul, che vorrebbe trasformarla in una delle “capitali del mondo”. Nel piano, infatti, è prevista anche la costruzione del terzo ponte per collegare la parte europea a quella asiatica e la realizzazione di uno degli aeroporti più grandi del mondo.

La storia del Taksim Gezi park

Il Gezi park è un parco che si trova a fianco di piazza Taksim, nel distretto di Beyoglu. Ospita circa 600 alberi ed è una delle aree verdi storiche della città turca. Il parco, costruito sulla base del piano dell’architetto francese Henri Prost, è stato aperto al pubblico per la prima volta nel 1943 con il nome di Inonu park, in onore del secondo presidente turco Ismet Inonu che ha guidato il paese dal 1938 al 1950. La sua realizzazione, però, è stata voluta dal padre della Repubblica e primo presidente, Mustafa Kemal Ataturk, e ha comportato la demolizione di una caserma militare nel 1940, la stessa che ora vorrebbe essere ricostruita al posto del parco. Nel corso degli anni la sua estensione è stata ridotta più volte per fare spazio a diverse strutture alberghiere pur rimanendo uno dei luoghi più importanti e amati dai cittadini di Istanbul per rilassarsi e incontrarsi.

L’esplosione delle proteste

Le proteste si sono intensificate nella giornata di venerdì 31 maggio dopo che alla polizia è stato ordinato di usare la forza per sgomberare le tende dei manifestanti, per la maggior parte pacifici, e costringerli ad abbandonare il parco anche attraverso l’utilizzo di idranti, lacrimogeni e spray urticanti. I feriti causati dagli scontri sarebbero già più di un centinaio, alcuni in gravi condizioni. Tra questi ci sarebbero anche giornalisti, fotografi e due deputati dell’opposizione al governo guidato da Erdogan. Dopo le prime notizie arrivate da Istanbul, cortei di solidarietà si sono tenuti anche ad Ankara, capitale della Turchia, e in una decina di altre città. La lotta per la difesa di un parco si sta trasformando in qualcosa di più ampio.

Secondo il corrispondente dalla Turchia di Euronews, le proteste “sono iniziate contro un progetto di urbanizzazione, ma poi il carattere della mobilitazione è cambiato. Gran parte dei manifestanti non sono solo contrari al progetto ma protestano contro il comportamento del governo che non prende mai in considerazione il punto di vista dei cittadini”.

Erdogan, il cui atteggiamento è stato da sempre considerato troppo autoritario da parte dei partiti di opposizione, ha dichiarato di voler proseguire nella realizzazione del progetto di trasformazione di Istanbul a prescindere da cosa facciano i manifestanti. Inoltre ha affermato che le proteste sono di natura politica e non hanno nulla a che vedere con la distruzione del parco.

Altre fonti informative:

http://andreainforma.blogspot.it/2013/06/la-primavera-turca-sboccia-al-gezi-park.html

http://qn.quotidiano.net/esteri/2013/06/01/897687-turchia-gezi-park-scontri-protesta-contro-governo-filo-islamico.shtml

Per ulteriori informazioni , leggere qui:

http://news.cloudhak.it/bagno-di-sangue-in-turchia-la-polizia-uccide-i-manifestanti/

Angelo Iervolino

http://www.stampalibera.com/?p=63763#more-63763