La Monsanto sconfitta?

COMUNICATO EQUIVITA

7.6.13

La Monsanto sconfitta? (tutto da vedere)

il Comitato Scientifico EQUIVITA, che da 30 anni segue la storia degli OGM e dei brevetti sul vivente in Europa, ritiene necessario prendere le distanze dalla cronaca di oggi e fare una valutazione più approfondita della notizia uscita di recente: La Monsanto rinuncia agli Ogm in Europa

1) Tre sole sono attualmente le varietà  di Ogm autorizzate alla coltivazione in Europa (assai poco diffuse: due varietà  di mais per animali e una di tabacco), ma la Commissione europea, terminata pochi anni fa la lunga moratoria impostale dai cittadini europei, ha optato nuovamente per una politica di apertura agli Ogm, concedendo in cambio agli Stati membri la facoltà  di opporvisi singolarmente

2) Dopo un periodo travagliato durato fino ad oggi, in cui l’Italia (come vari altri Stati membri) aveva delegato la decisione sulle autorizzazioni alle singole regioni, l’Italia ha di recente stabilito (con mozione votata all’unanimità  in Senato) per la richiesta della clausola di Salvaguardia, sancita dalla direttiva del 2001/18 (art.26 bis), che vieta la coltivazione di OGM su tutto il territorio nazionale, sulla base di rischi documentati per la salute e l’ambiente. Se l’Italia, che in tal modo si allinea con un numero importante di altri Stati membri, saprà  portare a termine questo impegno, la nostra produzione alimentare, tanto apprezzata in ogni parte del mondo, sarà  stata salvata e le colture transgeniche non vedranno la luce e avremo conservato la nostra sovranità  alimentare.

3) L’attuale decisione della Monsanto, che dichiara di non voler espandere le sue colture geneticamente modificate in gran parte dell’Europa  dunque un semplice prendere atto di una situazione di fatto: i suoi progetti sono falliti, le colossali cifre investite non solo nei brevetti, ma anche nell’incessante lavoro di lobby svolto fino ad ora (di cui l’azienda stessa nel suo comunicato fornisce testimonianza) non sono state un investimento di successo.

4) La Monsanto tuttavia non fa cenno alle 65 varietà  di OGM di cui è consentita in Europa l’importazione (di queste ben 30 resistenti al glufosinate, erbicida che la Commissione europea ha messo nella Lista rossa, tra i pesticidi più pericolosi e 23 resistenti al glifosate, erbicida che anche esso è tossico per l’uomo, come ha dimostrato Seralini con i suoi studi sulle cellule umane). Questi prodotti creeranno sempre, pur se coltivati in altri continenti, gravi danni alla biodiversità , all’ambiente, alle economie locali, alla sovranità  alimentare, e alla salute umana, soprattutto con la diffusione dell’inquinamento chimico (ricordiamo che le coltivazioni Ogm aumentano di 4 volte il consumo dei pesticidi, anche secondo lo studio IAASTD, commissionato dall’ONU a 400 scienziati indipendenti).

5) Ma la cosa più grave (e sempre taciuta) è quanto avviene oggi all’Ufficio Europeo dei Brevetti di Monaco di Baviera.

Se prima rifiutavamo di accettare i brevetti sugli OGM, in quanto, con il pretesto di una modifica genetica introdotta, privatizzano la materia vivente, oggi restiamo sbigottiti davanti ad un’azione di gran lunga più illegale.

Oggi i brevetti rilasciati dall’EPO alla Monsanto non sono più, in grande parte, su organismi geneticamente modificati (come previsto dalla direttiva 98/44), ma su piante o animali riprodotti con metodi convenzionali (senza modifica genetica). Oggi la sfida della Monsanto va ben oltre. Ne deduciamo che se essa ci assicura di voler rinunciare a qualche Ogm, vuol dire che entro poco sostituirà  il mercato degli Ogm con quello dei prodotti convenzionali … coperti da nuovissimi brevetti.

Se noi non ci affrettiamo a fermarli con nuove e pi๠assennate leggi, i nuovi padroni del mondo privatizzeranno e controlleranno ogni nostra fonte di vita.

EQUIVITA, Comitato Scientifico Antivivisezionista Via P. A. Micheli, 62 00197 Roma Tel.+39.06.3220720, Cell. 335.8444949, Fax +39.06.3225370 email to: equivita@equivita.it

 

Google Now sa quando sei a casa

by Antimo Merolla 07.giu 2013

 di Antimo Merolla

 Siamo ormai abituati ad essere spiati e controllati attraverso ogni sorta di mezzo. L’ultimo esempio è lo scandalo scoppiato negli States dove l’amministrazione Obama è stata sorpresa a spiare i cittadini americani e non attraverso le compagnie telefoniche e quelle di carte di credito (Usa: bufera su Obama,Fbi spiava i telefoni). Adesso anche Google ha un nuovo metodo per convincere i propri utenti a consegnare i propri dati di localizzazione in tempo reale.

 Google Now funziona esattamente come un Gps (“Per esempio, è possibile, dal pc sul lavoro, dire a Google Now:” Ricordami di portare fuori la spazzatura quando torno a casa “, e quando rileva attraverso il vostro smartphone che si è arrivati a casa, Google Now vi invierà un promemoria)  sarà presto disponibile per Pc e smartphone.

NOVITA’ BILDERBERG 2013: PIU’ STAMPA PRESENTE. IL PARLAMENTARE EU DELL’ UKIP INTERVISTATO DA A.JONES AL GROVE

Il Parlamentare inglese G. Batton (UKIP- il partito di Farage) chiede che si indaghi sul Bilderberg

“Non è uan crisi del capitalismo ma della democrazia, dei governi democratici” Alex Jones chiede alla fine cosa direbbe ai partecipanti Bilderberg se potesse parlar loro direttamente:

“Se veramente siete qui per discutere di affari che riguardano tutti [quel che volete far credere], perchè pensate di raggiungere il vostro obbiettivo facendolo in segretezza? Avreste maggiori risultati se foste pubblici. Ogni decisione a cui giungete dovrebbe essere in pubblico. Avete bisogno di prenere il pubblico “con voi”. Ovviamente non lo faranno, perchè il pubblico non vuole imbarcarsi nel viaggio che “loro” hanno pianificato per questo “pubblico”. Quel che la gente percepisce ora è che la politica non fa qualcosa per loro, ma “a  loro”.

 PS

Quest’anno alla riunione un fatto eccezionale: anche la stampa è piu’ coinvolta.

 LA BBC intervista il “cospiratore” Alex Jones. La stampa mainstream… uguale ovunque …

 IL POPOLO DEL RAMO E QUELLO DELLA FORESTA: TU A CHI APPARTIENI?

 BILDERBERG 2013: MOLTA PIU’ ATTENZIONE DALLA STAMPA

dal The Guardian

Quando uno cerca un posto per tenere il summit politico piu’ potente del mondo, ne hai solo uno che fa al caso: Watford. Mi sa che le Seychelles dovevano essere tutte prenotate.L’area intorno all’hotel è sotto chiave: i locali stanno vivendo l’avventura di mostrare i loro passaporti per andare a casa propria.

 >>> TUTTO L’ARTICOLO QUI

 

Processo NOTAV, udienza 7 giugno: quando a dire che la legittimità è irrilevante è la Procura di Torino…

da Simonetta Zandiri (Note) Sabato 8 giugno 2013

<<…Se uno lancia un sasso, il fatto costituisce reato. Se vengono lanciati mille sassi, diventa un’azione politica. La protesta è quando dico che una cosa non mi sta bene. Resistenza è quando faccio in modo che quello che adesso non mi piace non succeda più. >> (Ulrike Meinhof)

Scapicollandomi con il timore di arrivare in ritardo, alla fine sono l’unica senza divisa ad entrare in quell’aula bunker, sono le 9, fuori mi accolgono due blindati ed un indefinibile numero di forze dell’ordine. All’ingresso dell’aula gli agenti parlano tra loro e scherzano, ma quando mi avvicino mi squadrano fino a quando qualcuno avvisa loro che “la signora è a posto”. Lo prendo per un complimento, in ogni caso ne approfitto per entrare senza le solite perquisizioni di rito. Scopro solo più tardi che l’udienza era stata fissata per le 9:30. Poco dopo iniziano ad arrivare altri volti familiari, gli avvocati del legal team, altri amici NO TAV. L’atmosfera si scalda. 

Alcuni imputati revocano la difesa dello Stato che devasta il Clarea ed il sociale.

Alle 9:30 l’appello, al termine del quale Maurizio Ferrari, imputato per i fatti del 3 luglio, chiede di poter fare una dichiarazione, richiesta che viene respinta dal Presidente ma ripetuta con ostinazione da Maurizio che chiede la revoca dell’avvocato assegnatogli al momento dell’arresto e mette in chiaro che “anche quando verrà nominato un altro avvocato” non verrà da lui riconosciuto, perché “facenti parte dello Stato, quello Stato che devasta il Clarea e che devasta il sociale”. 
Brusio tra gli avvocati, mentre un altro imputato, Fernandez prende la parola: “Non voglio far parte di questo teatrino giudiziario”, seguito da Marta “Anch’io revoco l’avvocato perché non intendo assolutamente difendermi o essere difesa, qualsiasi avvocato voi prendiate non mi rappresenterà, non voglio legittimare questo processo, per me le lotte non sono qua dentro, sono fuori e io sarò sempre fuori a lottare contro il TAV!”. Ah, le donne. Hanno sempre una marcia in più! 
Dichiarazione di Marta Bifani a cui si associano gli imputati Fernandez e Ferrari

 

per contrastare il sistema tecno-industriale che ci subordina al suo potere e modifica irreversibilmente le nostre vite.

Non intendo legittimare questo processo che vuole solo sanzionare la lotta cosi da paralizzarla e distruggerla. Questo processo non vuole sancire la verità ma il vostro potere. La lotta No Tav non si riduce a leggi, la realtà non è qui in quest’aula, la lotta no tav non si nutre di invenzioni coercitive come le vostre leggi.

Sono e sarò in valle per fermare il tav come fanno molte altre persone in Val di Susa che rifiutano con determinazione e con ogni mezzo necessario il tav, i vostri giudizi e le vostre leggi.>>

E già immagino i titoli dei quotidiani che evidenzieranno come “l’ala dura” scelga la “linea dura”. 

Segue una lunga pausa, gli avvocati spiegano che a questo punto i giudici sono tenuti a cercare un avvocato d’ufficio tra quelli disponibili e convocarlo in aula, aspettandone l’arrivo per riprendere l’udienza.
Alle 11:15 si riprende, con le osservazioni sulle ammissioni dei testimoni, ma il neo-nominato avvocato chiede di sapere quali sono i suoi assistiti e chiede tempo per poter analizzare gli atti, gli vengono concessi 10 giorni e fino a quel momento continueranno ad esercitare i loro mandati gli avvocati revocati, ai sensi dell’art. 107 comma 3,4.
Alcuni avvocati della difesa depositano CD/DVD contenenti dei video, i cui elenchi sono già stati depositati in cancelleria, viene inoltre depositata documentazione medica dall’avv. Ronfani (parte civile).
Sui banchi dell’accusa oggi c’è una novità, per la prima volta assente Ferrando, presenti i PM Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, a quanto pare da qualche settimana fanno parte del pool NO TAV (o meglio, ANTI-NO-TAV) della Procura.
Sulla questione dell’auto-difesa Novaro solleva il problema di “legittimità costituzionale della norma che impedisce di fatto l’auto-difesa dell’imputato”, citando anche la normativa della Comunità Europea. Il PM Rinaudo  replica: “Nessun clamore, la dichiarazione ci lascia del tutto indifferenti, che l’Avv.Novaro si trovi nella condizione di sollevare la questione relativamente alla possibilità dell’autodifesa, vorrei ricordare che la problematica è stata affrontata e risolta, in quanto la normativa della Comunità Europea è vero che prevede la possibilità dell’autodifesa ma secondo una scansione prevista non solo da un punto di vista temporale ma anche oggettivo, intendo che la Corte Costituzionale ha detto che sicuramente nell’ambito del nostro ordinamento non è fattibile che possa venire meno la difesa tecnica e l’autodifesa si può esercitare in ogni fase attraverso le dichiarazioni spontanee e le dichiarazioni che possono essere fatte in qualsiasi momento, ma senza pregiudicare la difesa tecnica”

La Procura circoscrive le testimonianze allo “stretto indispensabile”

Si entra nel merito, con l’intervento del PM Quaglino che evidenzia la scelta della Procura di chiedere al tribunale di “limitare le prove richieste a quelle strettamente necessarie a fare emergere la responsabilità individuale (o la non responsabilità, dal punto di vista della difesa) dei fatti contestati”, una sorta di confine entro il quale circoscrivere le testimonianze ai soli reati contestati per non trasformare il processo “in un dibattito sull’utilità o meno dell’opera TAV che, per quanto riguarda la Procura, è un fatto accidentale rispetto ai fatti contestati”.

L’udienza di oggi ruota tutta intorno a questo punto, al tentativo da parte della Procura di ridurre le “corposissime liste testi” presentate dalle difese. Si vorrebbero quindi escludere la testimonianze che riguardano, ad esempio, l’uso dei lacrimogeni (“c’è una circolare sull’argomento”), evitare  di sentire i medici del pronto soccorso che hanno stilato i certificati alle persone offese negli scontri del 27 giugno e del 3 luglio perché “visto il tempo trascorso si ritiene non vi sia altro da aggiungere rispetto a quanto già riportato sui documenti”. La Procura si oppone anche alla scelta di chiamare a testimoniare i Ministri, in quanto la discussione sull’opera non è oggetto del procedimento in corso, e si ritengono altrettanto inutili le deposizioni di Revelli, Cremaschi, Ferrero, Mattei, Bertola, Curto. “Inopportune anche le testimonianze di Romano Prodi, Antonio di Pietro, Bersani, etc, perché l’opportunità e la necessità dell’opera esulano dall’oggetto del processo”, poiché i capi d’imputazione sono violenze, minacce aggravate e lesioni a pubblico ufficiale e questo dev’essere il tema del procedimento. Si chiede quindi l’esclusione di Tartaglia, Cicconi, Cavargna ed altri esperti. come Marco Ponti, perché per la Procura di Torino “sono irrilevanti la legittimità e la sostenibilità dell’opera TAV ed il suo presunto danno economico”.
Credo di aver trascritto le parole esatte usate dal PM Quaglino, rileggiamole, perché sentire la voce della Procura affermare che “la legittimità è irrilevante” e farlo in un’aula bunker nella quale si sta svolgendo un processo è davvero paradossale. 

Opposizione anche per l’assunzione come testimone del Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore e del ministro dei trasporti pro tempore perché sono “irrilevanti l’origine, lo sviluppo e l’approvazione della linea ad alta velocità Torino-Lione”. E, qualora venisse ammessa la testimonianza della presidenza di allora, la Procura chiede che vengano sentiti a prova contraria anche l’attuale ministro delle infrastrutture ed il presidente della Regione Piemonte.

La difesa: “Farà una differenza capire perché lancio una pietra e in che contesto la lancio?”

La parola passa agli avvocati della difesa. La Macchia evidenzia il valore dela testimonianza di Prodi, Di Pietro, Bersani, ritenendole fondamentali per dimostrare il presupposto di illegittimità dell’opera, a suo tempo esclusa dalla legge obiettivo, cosa che avrebbe richiesto un ritorno alla normativa sugli appalti, e ripercorre l’anomalo iter che assume rilevanza anche ai fini dell’atteggiamento dei manifestanti che si sono opposti ad opere “non legittimamente messe in atto”.

Anche l’Avv. Novaro fa notare l’importanza del comprendere il contesto nel quale “si lancia la pietra”. Novaro aveva indicato il Questore di Torino, purtroppo deceduto, ed il prefetto Di Pace, sul dispositivo di ordine pubblico per quella manifestazione del 3 luglio: “ c’è un corteo che sfila e che viene gasato da 4mila lacrimogeni, si tratta di capire se quel dispositivo era stato preventivamente deciso e quali erano le regole d’ingaggio, come si fa a dire che non dobbiamo confrontarci sulle regole d’ingaggio? Io avrò il diritto di reagire? Vogliamo capire perché li abbiamo gasati e chi l’ha deciso oppure è vicenda che non v’interessa? Mi pare evidente che il Dott. Di Pace dovrà venire a riferirci qual era il dispositivo di sicurezza messo in campo. Ovviamente servirebbero anche altri elementi, ordini di servizio, la presenza degli operanti, tutta documentazione che la polizia ha ritenuto di non farci avere, di non farci riconoscere.  E’ quel dispositivo di ordine pubblico che va indagato per capire se ci sono atti arbitrari, perché qualcuno potrebbe aver violato le indicazioni, senza di questo saremmo di fronte ad un fatto di tifoserie contrapposte, questo è lo scenario che vi sta veicolando la procura… Farà una differenza capire perché lancio una pietra e in che contesto la lancio? “

L’Avv. Pellegrini cita il famoso processo a Danilo Dolci, difeso con grande passione da Piero Calamandrei, per sottolineare quanto sia importante che la difesa possa dimostrare se i comportamenti in essere siano legittimi o illegittimi, come avvenne per Danilo Dolci la cui colpa fu quella di aver reagito ad un atto illegittimo, quindi di aver combattuto per la protezione della legge, paradossalmente contro chi la legge non la voleva far rispettare, rimarcando quindi il diritto alla prova nel processo penale.

Anche l’Avv. Melano insiste sull’accettazione delle testimonianze di Revelli, Vattimo, Mattei, Cremaschi e Ferrero, ricordando le parole dell’illustre magistrato di Cassazione, Dott. Pepino: “se c’è da valutare i fatti è necessario collocarli nel contesto in cui avvengono”, ovvero “nella complessità di giornate convulse, con una grande mobilitazione il cui fine non era aggredire le forze di polizia ma ostacolare la realizzazione di un cantiere il cui fine era ritenuto illegittimo.”

L’Avv. Ghia fa notare che nell’ordinanza di sgombero del 27 giugno si evince come motivazione “l’urgenza per impegni internazionali”, ed è per verificare tale urgenza che è stata richiesta la testimonianza delMinistro Maroni, così come quella del Prefetto Di Pace che ha predisposto l’ordinanza di sgombero di un terreno che era legittimamente stato concesso per occupazione temporanea ai manifestanti fino al 4 luglio.

L’Avv. Bongiovanni aggiunge un dato interessante quanto inquietante. Mercoledì 5 giugno il sottosegretario del Governo, Rocco Ghirlanda, in sede di espressione di voto favorevole rispetto a 3 mozioni Pro TAV ha accolto in maniera significativa, come risulterebbe dai resoconti stenografici, la considerazione che “non esiste alcun impegno nei confronti dell’Europa alla realizzazione del TAV Torino-Lione”. Una tale affermazione andrebbe a screditare quei fatti notori che leggiamo solitamente sulla stampa, perché di fatto non esiste nessun impegno nei confronti dell’UE alla realizzazione di questa linea con caratteristiche di ALTA VELOCITA’, venendo meno quindi quel presupposto citato dal collega Ghia a fondamento dell’ordinanza per lo sgombero, perché parrebbe non sostenibile “l’urgenza dell’avvio del cantiere in ragione degli impegni internazionali assunti”, dunque non c’era alcuna legittimazione ad emettere l’ordinanza di sgombero. Secondo Bongiovanni ci sarebbe stata, quindi, una sorta di “continua provocazione”!

L’Avvocato Vitale si sofferma sul punto relativo all’uso di gas lacrimogeni. I PM chiedono di eliminare le consulenze e le testimonianze inerenti l’argomento, ma l’avvocato afferma che c’è stato un uso massiccio di artifizi lacrimogeni che hanno colpito manifestanti totalmente inermi che non stavano commettendo nessun reato, quindi “è importante capire come siano stati utilizzati, ma anche che effetti possano avere questi gas su chi viene colpito, tanto più che tra gli imputati ci sono persone ree di indossare occhialini o una maschera antigas, non per travisarsi, ma per proteggersi”.

Il Mistero dei DVD….last minute! 

Da più avvocati della difesa è stato sollevato l’anomalo caso di 50 DVD dei quali le difese vengono informati tardivamente, all’udienza dibattimentale del 21 novembre 2012, senza poter visionare il materiale e dopo aver già fatto la scelta di andare quasi tutti a dibattimento. Secondo l’Avvocato Novaro si tratta di un risvolto in chiave di tutela delle garanzie sul piano di operare in chiave difensiva, non è stato consentito di operare non avendo in mano gli atti perché la DIGOS avrebbe deciso di omettere il deposito di quei 50 DVD, lasciando la difesa a pochi giorni dal dibattimento, nell’impossibilità di prendere visione di questo materiale.  Si tratterebbe di 34 DVD del 3 luglio 2011 e 16 DVD del 27 giugno 2011, con annotazione Digos del 30 ottobre 2012, notificata il 12 novembre 2012, materiale tuttavia individuabile, almeno in parte, in un insieme di annotazioni della polizia scientifica datate novembre 2011. Sembrerebbe, quindi, che il materiale sia stato reso disponibile alla Digos il 24 novembre 2011, ma sia giunto alla difesa solo a metà novembre del 2012, in pieno dibattimento.

Il PM Padalino risponde a Novaro sostenendo che durante l’udienza preliminare del 19 luglio 2012 fu proprio l’avvocato Novaro ad insistere per la produzione agli atti degli originali dei filmati che evidentemente non c’erano, nella versione integrale e proprio “per venire incontro alle esigenze difensive la Procura ha delegato la DIGOS ad acquisire questi video che il 30 ottobre vengono messi a disposizione perché non erano disponibili prima del 19 luglio”. Brusio dal lato legal team NO TAV, la risposta evidentemente non soddisfa la difesa! 

La prossima udienza è prevista il 21 giugno, alle 9:30, ancora in Aula Bunker, pronti a conoscere l’esito delle osservazioni sulle liste testimoni e ad ascoltare i primi quattro testimoni della Procura.

Simonetta Zandiri

Xbox One: Una console per il controllo totale

Mi ricordo quando nei videogiochi impersonavi Mario e dovevi salvare la principessa. Al termine della sessione di gioco, spegnevi la console continuando tranquillamente la tua vita. La nuova Xbox One, apparentemente, vuole porre fine a quei giorni trasformando le amate console in dispositivi di sorveglianza che funzionano ogni giorno 24 ore su 24. La Xbox One avrà, di default, il Kinect – un dispositivo che cattura movimenti e suoni – attivato da impostazione predefinita. Infatti, la Xbox One rifiuterà di funzionare se il Kinect non è collegato. La fotocamera e il microfono svolgeranno il loro dovere anche quando la console è spenta. La fotocamera funzionerà anche al buio. Potrà leggere le espressioni facciali e contare le persone presenti nella vostra stanza.

 Inoltre, tutti questi dati catturati dal dispositivo potrebbero essere facilmente trasmessi dio sa dove, dato che la console richiederà una connessione ad internet per funzionare. La Microsoft vuole dare inoltre, agli utenti, la possibilità di accendere alla console dicendo “Xbox”. Per questo motivo, dunque, la piattaforma di gioco ascolterà ogni singola parola che direte, al fine per percepire la parola di attivazione.

 L’introduzione di queste funzionalità, hanno sollevato qualche perplessità in tutto il mondo.

 Tim Viti, direttore presso la Civil Liberties in Australia, ha detto a GamesFIX che Microsoft avrà molto di cui rispondere lanciando sul mercato un prodotto che ha la capacità di ascoltare e guardare tutto ciò che una persona fa.

 “La gente dovrebbe avere la capacità di spegnere la fotocamera o il microfono, anche se ciò dovesse limitare le funzionalità del sistema”.

 “Certo, se Microsoft non lo consentisse, la gente dovrebbe boicottare il prodotto e aspettare la prossima Xbox.”

 Vines ha aggiunto inoltre che la Microsoft dovrebbe rendere noto al pubblico l’utilizzo dei dati raccolti dalla Xbox One.

 “Secondo la legge australiana la nuova Xbox soddisfa, in alcuni punti, i requisiti di un dispositivo di sorveglianza, da qui la necessità di rendere noto al pubblico l’utilizzo delle informazioni”.

 – Games Fix, Privacy breach: Xbox One a ‘twisted nightmare’

 Secondo il commissario per la protezione dei dati di Berlino, Peter Schaar, la Xbox One non è altro che un dispositivo di monitoraggio sotto le spoglie di una console di gioco.

 “La Xbox One registra continuamente ogni tipi di informazione personale. Le mie velocità di reazione, il mio apprendimento o i miei stati emotivi. Questi vengono poi elaborati in un server esterno e forse anche trasmessi a terzi. Il fatto che Microsoft potrebbe, potenzialmente, spiare ciò che faccio nel mio salotto è un incubo. “

 Anche se la Xbox One offre la possibilità di spegnere la fotocamera e il microfono della console, la storia dimostra che queste opzioni potrebbero facilmente essere aggirate da remoto da qualsiasi organizzazione. Tutto questo lega perfettamente con il mio articolo intitolato  CIA Director: Web-Connected Devices in Your Home Make it Easy to Spy on You, il quale cita un direttore della CIA mentre afferma apertamente che i dispositivi collegati al web vengono utilizzati per spiare i cittadini.

 Vorrei quindi pagare diverse centinaia di euro per essere spiato? … Ummm … Lasciate che ci pensi …. mmmm No.

 Fonte

http://www.neovitruvian.it/2013/05/29/xbox-one-una-console-per-il-controllo-totale/

 

Boston. Photoshop e ecatombe di testimoni

WASHINGTON (PRESSTV) – Un reporter investigativo americano ha dimostrato che le foto usate per incastrare uno dei presunti attentatori di Boston sono state “modificate” con un software informatico come il Photoshop.

Leggere:

Attentato Boston: e’ ufficiale, FBI ha creato con Photoshop foto usate come prova+FOTO (e documenti)

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 Due agenti speciali dell’FBI, Christopher Lorek e Stephen Shaw, sono morti durante un’esercitazione a Virginia Beach, il 20 maggio 2013. I due uomini tentavano di scendere con un cavo da un elicottero su un’imbarcazione. Ma a causa del cattivo tempo sono precipitati in acqua morendo per le conseguenze dell’impatto.

Christopher Lorek e Stephen Shaw erano parte della squadra di agenti che si occupavano dell’attentato di Boston accanto a Richard Deslauriers. Erano coinvolti nelle fasi di cattura dei sospettati, i fratelli Tsarnaev.

 approfondimento Attentato di Boston: Morti agenti FBI e Testimoni

 

Francia: crisi, tasse e nuovi mercati

di: Cristina Bardella

 Cristina Bardella

I simboli non si toccano: è ciò che sostiene in sintesi Thierry Desseauve, cofondatore della prestigiosa Guida Bettane Desseauve ai vini di Francia. “Per il budget dello Stato non cambierà nulla, in compenso viene dimostrato che nelle alte sfere non capiscono cosa sia il vino. Il vino è cultura. Non è un prodotto di consumo come un altro.”: insomma si svende il genio francese. Ancora Oltralpe, altri rilevano che il vino costituisce la seconda voce di esportazione, e dunque che la vendita all’asta di parte della cantina dell’Eliseo è stata un errore colossale; oltre tutto, si fa notare, ne va del prestigio della tavola presidenziale con ospiti di Stato, visto che la cifra ottenuta servirà ad acquistare vini meno pregiati, e che al budget francese toccheranno solo gli (eventuali) resti.

Le 1200 bottiglie provenienti dal 10% della collezione – riduttivo denominarla cantina – dell’Eliseo, sono state messe all’incanto gli scorsi 30 e 31 maggio nelle sale del palazzo Drouot a Parigi. La vendita è stata curata dallo studio Kapandji Morange, non eccessivamente famoso (pure il sito è elegante ma laconico), del quale ora si può pertanto vaticinare una larga fortuna; per la cronaca la cifra ha raggiunto i 718.800 euro.

In una Francia dal morale già in caduta libera tra crisi e tassazione selvaggia, il colpo alla grandeur è stato forte, ed il morale non è stato risollevato dal paragone con un’analoga vendita effettuata dal governo inglese lo scorso marzo a scopo di autofinanziamento, dato che le bottiglie andate all’asta erano francesi (quindi non un simbolo di orgoglio nazionale), che le stesse non provenivano da Buckingham Palace, e che tale operazione ha fruttato l’equivalente di quasi un milione di euro: era una parte dei vini custoditi nella cantina di Lancaster House, sede di summit e banchetti offerti dal governo – non dalla sovrana – inglese, e nota ai cinefili perché set di film ambientati nello stesso Buckingham Palace (“Il discorso del Re”).

Per la generale depressione transalpina non è stato un toccasana neanche la tradizionale vetrina del Festival di Cannes, e non solo per le condizioni climatiche avverse. A chi abbia appena gettato lo sguardo dietro i lustrini ed i tappeti rossi non è infatti sfuggito che gli “eventi” più clamorosi della manifestazione – il vero ritorno tra operazioni di marketing e commesse –, cioè non i film ma i party di sponsor dichiarati ed occulti, non erano offerti da francesi.

Attenzione nei riguardi delle masse, timore di ritorni negativi di pubblicità, parametri fiscali in agguato? Può darsi un insieme di tutto ciò; certo non sarà un caso se, a parte la tradizionale asta benefica dell’Amfar, la fondazione creata da Elisabeth Taylor per la lotta all’Aids e la soirée offerta da un gioielliere svizzero vivacizzata dalla scomparsa di una collana da 2 milioni di euro, il clou dell’intera kermesse è stato il party di Villa Schweppes. Nell’inestricabile intreccio di film, attori, sponsor e testimonial di tutti, o quasi, i Festival cinematografici, nulla è un caso: il sontuoso trattenimento è stato offerto appunto dalla Schweppes francese (per essere esatti Orangina-Schweppes) che però dal 2009 non è più francese perché passata sotto il controllo del fondo d’investimento giapponese Suntory. La stessa attuale testimonial della bevanda, Uma Thurman, ha non a caso consegnato la Palma d’Oro, mentre la passata testimonial (dal 200 9) Nicole Kidman faceva parte della giuria del Festival. La Kidman, già protagonista di un sofisticato spot per un profumo francese (ora appannaggio di Audrey Tautou, non a caso madrina di Cannes 2013), è a sua volta la nuova testimonial delle calzature Jimmy Choo. Le ambite scarpe non parlano più inglese finanziariamente poiché controllate dall’aggressivo gruppo tedesco Labelux, dalla sede ora stabilitasi a Caslano nel Canton Ticino; supponiamo che le Choo saranno ampiamente valorizzate dal film in uscita dell’attrice australiana su Grace Kelly, il cui soggetto non pare sia stato di gusto dei Grimaldi, ma che in compenso si prevede procuri pubblicità anche alla casa di moda preferita dalla defunta principessa. La proprietà di questa griffe fa capo oggi ad uno dei due maggiori gruppi francesi del lusso, che infatti ne ha presentato la nuova collezione a Montecarlo in concomitanza con il Festival della vicina Cannes: nel quale ha brillato il film “Blood Ties” di retto da Guillaume Canet, la cui protagonista e compagna Marion Cotillard è casualmente la testimonial della borsa-culto della medesima griffe.

D’altra parte, se la Kidman calzasse nel film monegasco le Jimmy Choo, non sarebbe che un replay del gigantesco spot di “Marie Antoinette” (2006) per le scarpe firmate Manolo Blahnik, il creatore ispano-ceco dall’impero finanziario anglo-americano. La stessa regista Sofia Coppola – presente a Cannes 2013 con “The Bling Ring” -, che aveva infarcito di marchiani errori ad ogni livello il film sulla regina in versione pre-Rivoluzione, si era consolata dei feroci quanto motivati giudizi di impreparazione storica (base della sceneggiatura era stata una biografia romanzata inglese) divenendo testimonial del grande gruppo francese suaccennato, il quale l’ha probabilmente consigliata di limitarsi a soggetti contemporanei. E così la figlia di Francis Ford, ora meno attivo ma presente con Sofia nella campagna pubblicitaria del 2008, ha vinto nel 2010 il Leone d’Oro a Venezia, in felice coincidenza con il lancio della seconda serie di borse (“S.C. bag”) da lei create e firmate per il gruppo che tanto apprezza una delle icone dell’intelligencija italiana.

Finita allora l’epoca dei sensazionali eventi francesi? Certamente no, a patto che si svolgano lontano dalla Patria depressa. Il secondo maggiore gruppo transalpino del lusso non ha infatti badato a spese per lanciare la collezione 2013/14 della griffe di punta, per intenderci quella del tandem Kidman/Tautou riferito ai suoi profumi. La location si è tenuta a Singapore: nel leggendario Hotel Raffles, quartier generale della manifestazione, è stato proiettato il cortometraggio “Once upon a Time” (di fatto uno spot sublimato e dilatato), protagonista l’attrice inglese Keira Knightley, uno dei volti della Maison dall’epoca del film “La duchessa”; le sfilate si sono svolte invece in un’antica piantagione e nell’edificio di una guarnigione britannica del tempo che fu ristrutturata per l’occasione.

Più di mille i partecipanti tra collaboratori, giornalisti ed invitati: questi ultimi rappresentati in massima parte da personalità asiatiche, ovvero il nuovo mercato.

I simboli non si toccano: è ciò che sostiene in sintesi Thierry Desseauve, cofondatore della prestigiosa Guida Bettane Desseauve ai vini di Francia. “Per il budget dello Stato non cambierà nulla, in compenso viene dimostrato che nelle alte sfere non capiscono cosa sia il vino. Il vino è cultura. Non è un prodotto di consumo come un altro.”: insomma si svende il genio francese. Ancora Oltralpe, altri rilevano che il vino costituisce la seconda voce di esportazione, e dunque che la vendita all’asta di parte della cantina dell’Eliseo è stata un errore colossale; oltre tutto, si fa notare, ne va del prestigio della tavola presidenziale con ospiti di Stato, visto che la cifra ottenuta servirà ad acquistare vini meno pregiati, e che al budget francese toccheranno solo gli (eventuali) resti.

Le 1200 bottiglie provenienti dal 10% della collezione – riduttivo denominarla cantina – dell’Eliseo, sono state messe all’incanto gli scorsi 30 e 31 maggio nelle sale del palazzo Drouot a Parigi. La vendita è stata curata dallo studio Kapandji Morange, non eccessivamente famoso (pure il sito è elegante ma laconico), del quale ora si può pertanto vaticinare una larga fortuna; per la cronaca la cifra ha raggiunto i 718.800 euro.

In una Francia dal morale già in caduta libera tra crisi e tassazione selvaggia, il colpo alla grandeur è stato forte, ed il morale non è stato risollevato dal paragone con un’analoga vendita effettuata dal governo inglese lo scorso marzo a scopo di autofinanziamento, dato che le bottiglie andate all’asta erano francesi (quindi non un simbolo di orgoglio nazionale), che le stesse non provenivano da Buckingham Palace, e che tale operazione ha fruttato l’equivalente di quasi un milione di euro: era una parte dei vini custoditi nella cantina di Lancaster House, sede di summit e banchetti offerti dal governo – non dalla sovrana – inglese, e nota ai cinefili perché set di film ambientati nello stesso Buckingham Palace (“Il discorso del Re”).

Per la generale depressione transalpina non è stato un toccasana neanche la tradizionale vetrina del Festival di Cannes, e non solo per le condizioni climatiche avverse. A chi abbia appena gettato lo sguardo dietro i lustrini ed i tappeti rossi non è infatti sfuggito che gli “eventi” più clamorosi della manifestazione – il vero ritorno tra operazioni di marketing e commesse –, cioè non i film ma i party di sponsor dichiarati ed occulti, non erano offerti da francesi.

Attenzione nei riguardi delle masse, timore di ritorni negativi di pubblicità, parametri fiscali in agguato? Può darsi un insieme di tutto ciò; certo non sarà un caso se, a parte la tradizionale asta benefica dell’Amfar, la fondazione creata da Elisabeth Taylor per la lotta all’Aids e la soirée offerta da un gioielliere svizzero vivacizzata dalla scomparsa di una collana da 2 milioni di euro, il clou dell’intera kermesse è stato il party di Villa Schweppes. Nell’inestricabile intreccio di film, attori, sponsor e testimonial di tutti, o quasi, i Festival cinematografici, nulla è un caso: il sontuoso trattenimento è stato offerto appunto dalla Schweppes francese (per essere esatti Orangina-Schweppes) che però dal 2009 non è più francese perché passata sotto il controllo del fondo d’investimento giapponese Suntory. La stessa attuale testimonial della bevanda, Uma Thurman, ha non a caso consegnato la Palma d’Oro, mentre la passata testimonial (dal 2009) Ni cole Kidman faceva parte della giuria del Festival. La Kidman, già protagonista di un sofisticato spot per un profumo francese (ora appannaggio di Audrey Tautou, non a caso madrina di Cannes 2013), è a sua volta la nuova testimonial delle calzature Jimmy Choo. Le ambite scarpe non parlano più inglese finanziariamente poiché controllate dall’aggressivo gruppo tedesco Labelux, dalla sede ora stabilitasi a Caslano nel Canton Ticino; supponiamo che le Choo saranno ampiamente valorizzate dal film in uscita dell’attrice australiana su Grace Kelly, il cui soggetto non pare sia stato di gusto dei Grimaldi, ma che in compenso si prevede procuri pubblicità anche alla casa di moda preferita dalla defunta principessa. La proprietà di questa griffe fa capo oggi ad uno dei due maggiori gruppi francesi del lusso, che infatti ne ha presentato la nuova collezione a Montecarlo in concomitanza con il Festival della vicina Cannes: nel quale ha brillato il film “Blood Ties” diretto da Guillaume Canet, la cui protagonista e compagna Marion Cotillard è casualmente la testimonial della borsa-culto della medesima griffe.

D’altra parte, se la Kidman calzasse nel film monegasco le Jimmy Choo, non sarebbe che un replay del gigantesco spot di “Marie Antoinette” (2006) per le scarpe firmate Manolo Blahnik, il creatore ispano-ceco dall’impero finanziario anglo-americano. La stessa regista Sofia Coppola – presente a Cannes 2013 con “The Bling Ring” -, che aveva infarcito di marchiani errori ad ogni livello il film sulla regina in versione pre-Rivoluzione, si era consolata dei feroci quanto motivati giudizi di impreparazione storica (base della sceneggiatura era stata una biografia romanzata inglese) divenendo testimonial del grande gruppo francese suaccennato, il quale l’ha probabilmente consigliata di limitarsi a soggetti contemporanei. E così la figlia di Francis Ford, ora meno attivo ma presente con Sofia nella campagna pubblicitaria del 2008, ha vinto nel 2010 il Leone d’Oro a Venezia, in felice coincidenza con il lancio della seconda serie di borse (“S.C. bag”) da lei creat e e firmate per il gruppo che tanto apprezza una delle icone dell’intelligencija italiana.

Finita allora l’epoca dei sensazionali eventi francesi? Certamente no, a patto che si svolgano lontano dalla Patria depressa. Il secondo maggiore gruppo transalpino del lusso non ha infatti badato a spese per lanciare la collezione 2013/14 della griffe di punta, per intenderci quella del tandem Kidman/Tautou riferito ai suoi profumi. La location si è tenuta a Singapore: nel leggendario Hotel Raffles, quartier generale della manifestazione, è stato proiettato il cortometraggio “Once upon a Time” (di fatto uno spot sublimato e dilatato), protagonista l’attrice inglese Keira Knightley, uno dei volti della Maison dall’epoca del film “La duchessa”; le sfilate si sono svolte invece in un’antica piantagione e nell’edificio di una guarnigione britannica del tempo che fu ristrutturata per l’occasione.

Più di mille i partecipanti tra collaboratori, giornalisti ed invitati: questi ultimi rappresentati in massima parte da personalità asiatiche, ovvero il nuovo mercato.

06 Giugno 2013)

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21361

 

Siria: ribelle strappa e mangia il cuore del soldato + VIDEO

AL LINK SOTTO

by Antonio Merolla 1 Comment 14.mag 2013

DAMASCO – Un ennesimo atto di atrocita’ e incivilta’ perpetrato dai “ribelli” che vengono sponsorizzati dagli Usa e dai loro alleati regionali e non per combattere e rovesciare il governo siriano.

Le diverse agenzie di stampa internazionali e i social network hanno diffuso il macabro video che ri trae uno dei tanti mercenari anti-governativi in Siria mentre taglia il cuore di un soldato regolare a Homs e se lo porta alla bocca, nell’atto di mangiarselo.Come lo riferisce l’Organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch, l’uomo nel video si chiama Abu Sakkar, a capo della brigata Omar al Faruq (ramificazione del fronte Jabhat an Nusra, filo al-Qaeda).

Lo si vede avvicinarsi al cadavere di un soldato dell’esercito siriano. Quindi estrae un coltello e con l’arma ne tira fuori il cuore per poi mangiarlo a morsi. L’uomo proferisce anche degli insulti all’indirizzo contro gli alawiti (sciiti) e porta il cuore alla bocca prima che il video si interrompa bruscamente. Secondo le stesse fonti il killer nel video nel corso dell’anno ha piu’ volte aperto il fuoco indiscriminatamente contro i villaggi libanesi.

Fonte e video: Irib

http://www.losai.eu/siria-ribelle-strappa-e-mangia-il-cuore-del-soldato-video/

 

Le fregature dell’austerity. Seconda puntata

Anche l’Alitalia, dopo Telecom, ricorre ai contratti di solidarietà. E’ boom delle richieste che consentono alle aziende di destrutturare, ridurre le retribuzioni dei lavoratori, scaricare i costi sulle casse pubbliche che poi si ripigliano tutto (a noi) con le controriforme come quella Fornero.

 Dopo la Telecom anche l’Alitalia ricorre adesso ai contratti di solidarietà per il personale. L’azienda e i sindacati hanno infatti firmato un accordo per 2.200 contratti di solidarietà per il personale di terra per un periodo di due anni. “È stato siglato – si legge in una nota dell’azienda – nella serata di oggi un importante accordo tra la delegazione di Alitalia, guidata dall’Amministratore Delegato Gabriele Del Torchio, e le organizzazioni sindacali Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil e Ugl Trasporti”.

 In base all’intesa, 2.200 dipendenti del personale di terra rinunciano a cinque giornate lavorative al mese e alla relativa quota di salario. Una parte del salario perduto relativa ai giorni non lavorati, l’80%, sarà coperta dall’Inps e anticipato in busta paga da Alitalia. L’accordo, prevede anche una riduzione del 20% del compenso per l’amministratore delegato e del 10% per i dirigenti.

 In Italia sembra ormai dilagare il ricorso ai contratti di solidarietà (Cds). Ai lavoratori è riconosciuto il trattamento dell’integrazione salariale pari al 60% della retribuzione persa a seguito del rallentamento dell’attività aziendale. L’integrazione viene pagata dall’Inps. I lavoratori perdono così una quota del loro salario – parzialmente integrata dall’Inps – le aziende risparmiamo sulle retribuzioni e il costo del lavoro scaricando parte dei costi sulle casse pubbliche. Certo in questo modo vengono mantenuti i posti di lavoro, ma è evidente come e quanto tutto ciò vada a incidere ulteriormente su un monte salari sempre più ridotto, che viene spalmato su una platea di lavoratori più ampia, che perde sistematicamente quote nella distribuzione interna della ricchezza tra lavoro e profitti e che infine…. Continua a scaricare i costi delle destrutturazioni aziendali sull’Inps. La quale – per metterci una pezza – ha voluto una controriforma prev idenziale come quella Fornerò che in meno di dieci anni sottrarrà 80 miliardi di euro dalle pensioni e dalle aspettative di vita di milioni di lavoratrici e lavoratori, esodati, pensionati.

 Il numero delle aziende che ha fatto domanda per accedere a questa forma di sovvenzione nei primi tre mesi di quest’anno è più che raddoppiata rispetto ai primi tre mesi del 2008. In un solo trimestre le istanze sono state già 145 alla data del 31 marzo.

 Il maggior numero di imprese in stato di difficoltà che hanno chiesto contratti di solidarietà si segnala nelle Marche (11), ma anche Veneto (6) e Lombardia (7) si sono trovate a far fronte ad un rallentamento degli ordini e quindi della produzione. Quest’ultima regione nel 2008 aveva chiesto il maggior numero di sovvenzioni (33), seguita da Puglia (26), Sicilia e Campagna (25).

 La durata di questi contratti di solidarietà – che sono comunque soggetti ad un accordo tra azienda e sindacati – varia in base al luogo dove ha sede l’azienda. Se infatti il periodo iniziale di validità non può essere superiore a 24 mesi, nelle aree del Mezzogiorno possono essere prorogati per un massimo di 36 mesi, mentre nelle altre aree per un massimo di 24 mesi.

 Per amore della verità occorre dire che il boom di richieste non c’è stato solo l’Italia. Anche nella “locomotiva tedesca” nel 2013 il numero di lavoratori con contratto di solidarietà passerà dagli attuali 40 mila a circa 200 mila (+400%). Ma con qualche accanimento in più molto “tedesco”. Frank-Juergen Weise, capo dell’Ufficio federale per il lavoro, ha invitato le aziende a considerare riduzioni dell’orario anche per i lavoratori assunti con i contratti interinali. Un accanimento terapeutica, nel senso delle terapie d’urto ovviamente.

 vedi su Contropiano di ieri : Le fregature dell’austerity

 Ultima modifica Venerdì 07 Giugno 2013

http://www.contropiano.org/economia/item/17165-le-fregature-dell%E2%80%99austerity-seconda-puntata#origin:R

 Italia. Le fregature dell’austerity

di  Stefano Porcari

Il Draghi system. Calato lo spread, banche piene di soldi ma mutui e prestiti per famiglie e imprese sono sempre carissimi. La riforma Fornero sottrae 80 miliardi alle pensioni e alle aspettative di vita di milioni di lavoratori e lavoratrici. I soldi vanno a loro, le lacrime e il sangue tutte a noi.

 Ci hanno martellato per mesi sul fatto che finché non si fosse ridotto lo “spread” ossia lo scarto fra i BTp e i Bund tedeschi non sarebbe tornata la fiducia nei confronti dell’Italia e le banche avrebbero fatto fatica a raccogliere il denaro e non avrebbero abbassato “l’altro spread” ossia quello che praticano su mutui e prestiti di nuova emissione a famiglie e imprese. Adesso si scopre che il primo dei due differenziali è sceso, ma l’altro – quello di cui dovrebbero beneficiare famiglie e imprese – ancora no. Le cifre pubblicate ieri dalla Bce (sui dati fornitigli dalla Banca d’Italia) sono relative al mese di aprile, un periodo nel quale lo scarto fra i titoli di Stato decennali di Italia e Germania era tornato più o meno stabilmente sotto la soglia dei 300 punti base . Ma nonostante il ribasso dello spread i nuovi mutui messi a disposizione dalle banche hanno sempre lo stesso tasso interesse per le famiglie italiane, anzi costano qualche centesimo in più in media rispetto al mese precedente: 3,95% contro il 3,90 per cento. Anche i finanziamenti alle imprese, ad aprile sono cresciuti di un decimo al 3,6 per cento invece di diluire proporzionalmente con la riduzione dello spread. Dunque mentre i cosiddetti “mercati finanziari” allentavano la pressione attorno al nostro paese, le banche italiane potevano rifornirsi senza particolari problemi sui mercati dei capitali, ma sul versante dei prestiti e dei loro tassi, gli interessi collettivi non ne hanno tratto alcun beneficio. In sostanza famiglie e aziende italiane continuano a pagare più delle altre europee l’accesso al credito. ”L’Italia si trova in una situazione di credit crunch molto evidente” ha commentato oggi a Milano il capo economista per l’Europa di Standard & Poor’s, Jean-Michel Six, secondo il quale anche quest’anno l’economia italiana ”sara’ in recessione: le nostre stime sono di un calo del Pil dell’1,5%”.

L’altro dato che grida vendetta è quello reso noto oggi dall’Inps, secondo cui tra il 2012 e il 2021 la riforma Fornero sulle pensioni dovrebbe produrre 80 miliardi di “risparmi”. E’ quanto si legge in un Rapporto dell’Inps secondo il quale “la spesa subisce una notevole contrazione che nel 2019 é di oltre un punto di Pil”. I risparmi ottenuti, secondo una proiezione, si azzerano però nel 2045. Nel grafico contenuto nel Rapporto con proiezioni fino al 2050 sulla spesa pensionistica, si evidenzia come la riforma Fornero sia quella che ha dato maggiori risparmi a breve con il picco negativo per la spesa nel 2019 (poco sopra l’8,6% del pil). Poi la spesa risale restando al di sotto di quella prevista con le riforme precedenti (e quindi ulteriori risparmi oltre gli 80 miliardi stimati nel decennio 2012-2021) fino al 2045 quando incrocia e supera le curve delle altre riforme per spesa in termini di percentuale sul Pil (poco sotto il 10,5%). In pratica in meno di dieci anni, sul lavoro, le pensioni (e le aspettative di vita) di milioni di lavoratori e lavoratici verranno sottratti ben 80 miliardi che verranno buttati nel secchio senza fondo del pagamento del debito pubblico e dei suoi interessi che – nell’84% – finiscono nelle casse di banche, assicurazioni e fondi investimento italiani e stranieri. Intanto, come noto, il potere d’acquisto delle pensioni è già oggi in caduta libera: in 15 anni è diminuito del 33%. Nello stesso arco temporale il valore di una pensione media è sceso del 5,1%. Loro li chiamano risparmi, noi lacrime e sangue, non quelle false della Fornero.

 

Arrestato trafficante di organi umani È un ex alto ufficiale israeliano

AEROPORTO DI FIUMICINO

È un ex alto ufficiale israeliano

L’uomo latitante dal 2010, già condannato all’ergastolo in Brasile, è stato catturato dalla Polizia di frontiera

 ROMA – Arresto senza precedenti all’aeroporto di Fiumicino. È un ex alto ufficiale israeliano l’uomo fermato per traffico internazionale di organi umani. Il passeggero, latitante dal 2010, era ricercato dalla polizia di tutto il mondo perché colpito da un mandato di cattura internazionale emesso dallo stato brasiliano di Pernambuco, dove è stato già condannato all’ergastolo.

 IN CARCERE – A bloccarlo e arrestarlo allo scalo del Leonardo da Vinci, sono stati giovedì 6 giugno gli agenti coordinati dal dirigente della V zona Antonio Del Greco e dal responsabile della polizia di frontiera, Rosario Testaiuti. Settantasette anni, Tauber Gedalya, questo il nome del trafficante bloccato al Leonardo Da Vinci di Fiumicino. L’ex ufficiale è stato scoperto al controllo passaporti dopo essere atterrato allo scalo romano da Boston con un volo Alitalia. Poiché il passaporto sembrava contraffatto e il passeggero appariva molto nervoso, l’agente della polizia di frontiera si è insospettito e si è rivolto ai superiori che hanno approfondito gli accertamenti. Dai controlli è emerso poi che sull’uomo pendeva un mandato di cattura internazionale emesso da un tribunale brasiliano: era condannato all’ergastolo per il reato di traffico di organi umani. Dal gennaio 2002, nello Stato del Pernambuco Gedalya, con la complicità con alcuni cittadini brasiliani, avrebbe organizzato l’asportazione di organi umani di almeno 19 cittadini della zona nord est del Brasile.

 RENI E DOLLARI- Dopo aver sottoposto i donatori a esami medici, li faceva uscire dal Paese diretti in Sud Africa al fine di effettuare l’espianto ordinato da cittadini facoltosi. Per l’intervento – nella maggior parte dei casi si trattava di reni – ogni brasiliano riceveva tra 6 e 12mila dollari. «Si tratta del primo caso di arresto in Italia di una persona imputata di un reato così grave – ha detto il dirigente della V zona Antonio Del Greco, che ha sottolineato la professionalità degli agenti che hanno proceduto all’individuazione del ricercato – Comunque non risulta che il traffico di organi abbia interessato il nostro Paese, nè che vi siano italiani coinvolti».

 UOMO DI GHIACCIO – Freddo, impassibile, il trafficante non ha proferito parola al momento dell’arresto. Non ha voluto nemmeno che fossero avvertiti i suoi familiari. La Polizia di Frontiera di Fiumicino sta al momento concentrando le indagini sui possibili interessi dell’uomo in Italia, scandagliando suoi eventuali movimenti passati nel nostro paese e approfondendo i motivi che lo avevano fatto atterrare a Roma. L’uomo puntava a sfruttare senza pietà l’indigenza dei tanti brasiliani, pronti a perdere un organo pur di far sopravvivere la propria famiglia, rischiando magari di affidarsi a chirurghi macellai. Una volta accertata l’identità sospetta del 77enne, la Polaria ha svolto ricerche in collaborazione con l’Interpol e quindi, negli uffici della polizia giudiziaria, il riconoscimento e l’arresto.

 IL TRAFFICO DELLA CRISI – Gedalya è stato quindi trasferito nel carcere di Civitavecchia a disposizione dell’autorità giudiziaria che, dopo ulteriori accertamenti nazionali e internazionali, ne disporrà l’estradizione in Brasile. La compravendita clandestina di organi umani «sfrutta per lo più soggetti umani deboli, un venditore in difficoltà e un acquirente malato, con dei broker che fanno da tramite e medici che operano illegalmente. Per la legge italiana a compiere il reato è il broker, oltre ai medici, ma a livello internazionale si spinge per una compartecipazione del compratore. Ma se in Ue i Paesi hanno adottato una legislazione molto restrittiva, al di fuori le maglie talvolta sono più larghe, in particolare in Asia», ha spiegato Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt).

 Valeria Costantini

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_giugno_7/traffico-organi-arrestato-israeliano-fiumicino-2221525755293.shtml