La Russofobia di Washington colpirà l’Europa

Trascrizione dell’intervista di PressTV allo storico e scrittore Webster Tarpley. PressTV: L’Occidente continua a minacciare la Russia di ulteriori sanzioni. Se scoppiasse una grave guerra di sanzioni, chi avrebbe la meglio dal punto di vista economico?

W. Tarpley: Credo che sarebbe un disastro dovunque, ma penso che la questione delle sanzioni abbia questo potenziale: oggi abbiamo visto l’agenzia di rating Standard & Poors svalutare il debito russo a una tacca dal livello spazzatura; l’effetto che ciò sta avendo è di distruggere, o potenzialmente distruggere, l’intero apparato che noi chiamiamo ‘globalizzazione’.
‘Globalizzazione’ è una bel modo di descrivere il sistema finanziario mondiale unipolare che è prevalso dal 1991. Davvero, l’unico modo in cui questo sistema potrebbe essere abbattuto, il che credo sia nell’assoluto interesse di gran parte della popolazione mondiale, sarebbe di avere un paese enorme come la Russia costretto ad uscirne e che probabilmente risponderebbe con il controllo sui capitali, sui cambi, con la nazionalizzazione o la confisca degli investimenti stranieri e cose di questo genere, il tipo di cose che succedono durante o in prossimità di una guerra. La gente qui di Washington non lo afferra minimamente.

A Washington abbiamo una sorta di psicosi da russofobia; abbiamo una classe dirigente così fissata con l’idea di egemonia e mondo unipolare, che non si rende conto che ciò non è fattibile nel mondo odierno, e sta quindi spingendo istericamente per queste sanzioni. Non credo che le sanzioni funzioneranno; la mia stima è che tra 7-10 giorni al massimo ci sarà una grande escalation militare, il giorno che sta ora circolando è il due di maggio; e questa sarà un’importante mossa russa, non necessariamente la classica invasione attraverso i confini, ma qualcosa di spettacolare, magari la defezione di diverse brigate ucraine, o qualcosa di simile. In sostanza abbiamo una guerra civile, è stata guidata da Brendon della CIA e dal vicepresidente Biden, speaker russi sono stati uccisi e la Russia ha emesso questi moniti severi per tutta la settimana, che però non sembrano recepiti dai comandi USA, britannici e della NATO; perciò, per così dire, l’Ucraina va in cerca di guai.

PTV: Quanto e perché l’Ucraina è importante per l’Occidente, che per ottenerla ha deciso di combattere con la Russia ? Ne valeva la pena?

WT: Abbiamo questo apparato di rivoluzioni colorate, abbiamo la AID statunitense (Agenzia per lo Sviluppo Internazionale), il National Endowment for Democracy (Sovvenzioni Nazionali per la Democrazia), e questi hanno sperperato $5 miliardi in sostanza per fomentare il fascismo in Ucraina, che è quello che la signora Nuland ci ha detto. Hanno investito $5 miliardi quindi a loro piacerebbe sicuramente saccheggiare la regione fertile dell’Ucraina, il potenziale di carbone e acciaio, […] e a loro piacerebbe anche, o sarebbe piaciuto, espellere la Russia dal Mar Nero. Credo sia più probabile che, quando si saranno calmate le acque, tutto il territorio lungo la costa settentrionale del Mar Nero, dalla Russia fino alla Transnistria in Romania, sarà nelle mani della Russia. La cosa principale al momento però credo sia questo isterismo, l’idea di non voler tollerare una potenza che è abbastanza forte da dire ‘no’, e che ha la capacità storica e culturale di dire no, che la Russia certamente ha.

PTV: L’Unione Europea dipende moltissimo dal gas russo. Quanto crede queste dispute danneggeranno l’UE?

WT: Credo che sarebbe disastroso in particolare per due paesi: la Germania e l’Italia; altri paesi minori soffrirebbero, ma questi due sono quelli che dipendono maggiormente dalle esportazioni verso i mercati russi e anche dal gas russo, perciò per loro sarebbe un disastro. Molti giochi sporchi sono in corso, gli USA vorrebbero imbrogliare l’Unione Europea e farle accettare queste sanzioni, che la colpiranno. […] I britannici vogliono vedere il sacrificio di Germania e Italia, perciò c’è molto tradimento nel campo occidentale. […] La signora Merkel in particolare sta giocando col fuoco, la sua Unione Cristiano Democratica ha una base industriale, è formata in prevalenza da industriali e persone con forti interessi nel commercio tra est e ovest. Se irrita questa base, l’era della Merkel potrebbe finire molto prima di quanto pensiamo.

Fonte: Tarpley.net (http://tarpley.net/ukraine-fascist-premier-yatsenyuk-raves-of-world-war-iii-russian-move-likely-in-coming-week-psychosis-of-russophobia-grips-washington-elites/ )

Fonte: http://www.controinformazione.info/
Link: http://www.controinformazione.info/la-russofobia-dellelite-di-washington-avra-gravi-conseguenze-in-europa/
27.04.2014

IL LAVORO NELL’EUROPA DELLE BANCHE

di Fernando Rossi
 
27 aprile 2014
I partiti e i media, del sistema creato dalla grande finanza, ci dicono che l’uscita dall’Euro e dall’Europa delle banche sarebbe una sciagura, ma sanno benissimo di mentire; sono costretti a farlo perché questa è ormai la loro natura. La loro esistenza, funzione, organizzazione e finanziamento sono indissolubilmente legati ai servizi che sono chiamati a svolgere su input politico-culturale dei centri decisionali quali la Trilaterale, il Bilderberg, il CFR, l’Aspen …
 
Loro sanno benissimo che è tragicamente folle e suicida una ‘competizione’ con sistemi paese europei ed extraeuropei, politicamente e finanziariamente controllati dalla stessa grande finanza che ora ha in mano l’Europa e la BCE, in cui ci sono condizioni più ‘competitive’ (su costo del lavoro e dell’energia, nonché per via delle varie ‘regalie’ insediative, tributarie e ambientali, concesse loro da governi da loro gestiti) .
 
Il ‘divenuto’ Segretario del PD e Presidente del Consiglio che prima, tra le seconde e terze file, stava al gioco, è ora stato promosso per sostituire chi, essendo da tempo in prima linea, toglieva efficacia alle invenzioni mediatiche ed alle cortine fumogene con cui hanno programmato di condurci fiduciosi e speranzosi, verso il baratro.
 
Renzi, uscito dalla riunione in cui la BCE ha deciso di accreditarci altri miliardi di € di debito, che noi non vedremo nemmeno, poiché andranno al fondo necessario per coprire le spese del colpo di Stato in Ucraina (e per finanziare il banchiere messo alla sua Presidenza), ha avuto un incontro con Obama, l’Amministratore Delegato di USraele, che è la struttura istituzionale formalmente incaricata dalla grande finanza di gestire il disbrigo delle questioni politico-militari, e non ha battuto ciglio quando si è sentito dire che la “loro” libertà ha un costo.
 
Da ubbidiente scolaretto si è infatti impegnato a pagare quel costo ed a continuare con nuove Contro-riforme.
 
Avrebbe potuto dire che abbiamo già milioni di disoccupati e imprese chiuse o fallite, che milioni di italiani non avranno la pensione poiché non riusciranno mai ad avere 40 anni di contributi lavorativi, ecc., ecc., invece ha sorriso ed annuito. Avrebbe potuto dire che come servi fedeli, già paghiamo la metà dei costi delle 113 basi militari con cui loro occupano il nostro paese, che da quasi 70 anni compriamo le loro armi e facciamo tutte le loro guerre o che non è chiaro da quale ‘terrorismo’ ci dobbiamo difendere se è USraele, utilizzando anche  la sua NATO e la sua Arabia Saudita, ad istruire, armare e finanziare le organizzazioni terroristiche salafite, di Al Qaeda e di al Nussra che loro hanno inviato in Siria per rovesciare un paese la cui banca centrale ha la colpa di essere della Siria e non dei Rothschild. Avrebbe potuto dire che sono la ‘loro’ globalizzazione e la ‘loro’ moneta debito che ci stanno strangolando e ci impediscono di avere la risorse pubbliche necessarie per difendere ed estendere l’occupazione e l’imprenditoria italiana.
 
Invece, triplo salto mortale e rieccolo blaterare di Jobs act, che, manco a dirlo, sotto la terminologia anglosassone nasconde la solita ricetta globalizzatrice: precariato, contratti a termine, apprendistato e flessibilità, per ridurre diritti e costo del lavoro.
 
Poi vengono a dirci che uscire all’Euro e dall’Europa globalizzata dalla banche sarebbe un guaio per gli italiani.
 
Il dramma è che la loro potenza mediatica e clientelare, gli consente di ‘imbambolare’ e ‘ipnotizzare’ delegati sindacali in buona fede, attivisti politici di destra, centro e sinistra, in buona fede…che, come nella storiella della rana nella pentola…gli avessero detto nel 1993 che le loro famiglie e l’Italia si sarebbero ridotte nella attuale situazione avrebbero riso in faccia all’indovino, prendendolo per pazzo, mentre ora se ne stanno allineati e coperti dietro i loro capi partito, sindacato, associazione di CENTRODESTRASINISTRA, che ogni tanto allungano un ‘biscottino politico’.
Il ‘biscottino’ che ora va per la maggiore, essendo all’orizzonte l’appuntamento con le elezioni del parlamento europeo (sovrastruttura che non conta nulla in termini di potere politico, economico, finanziario e militare, ma che rischia di far emergere dalle urne un risultato contro l’€ e la ‘loro’ Europa, che potrebbe aprire nuovi scenari e/o complicare le ulteriori tappe globalizzatrici), è quello del cambiamento, “ora ci impegniamo davvero e vedrete che cambiamento”!
 
Ma poi a Obama, Draghi, Schultz e Merkel (che di recente ha fatto lo stesso giochino nelle elezioni in Germania), chiariscono che non va preso sul serio quello che stanno dicendo in campagna elettorale e che possono stare tranquilli e continuare a confidare sulla loro fedeltà.
 
Diranno “Le condizioni categoriche che porremo alla BCE , alle multinazionali della ERT e alla Commissione Europea, non potranno essere rifiutate perché noi siamo un paese europeista, che ha fondato l’Europa e siamo ancora una delle 20 economie più forti del mondo. Se le  nostre richieste non verranno esaudite, allora si che usciremo dall’€ e dall’Europa , o autorizzeremo gli italiani a dirci, con un referendum, se dobbiamo star dentro o uscire!”, ma lo faranno perché siamo in campagna elettorale e se loro non catturano i voti delle vittime dell’Euro e dell’Europa delle banche c’è il rischio che il giochino si rompa.
 
Quando i partiti che governano e hanno governato (Renzi o Berlusconi, Tsipras o Fratelli d’Italia, Lega o Casini), vanno in TV e negli altri media a dire che ‘le cose in Europa debbono cambiare’ , che ‘loro lavoreranno per cambiarle’ .. nella migliore delle ipotesi ciò che hanno in mente per l’Italia è solo un guinzaglio più lungo, un riparo di fortuna e qualche osso, o i resti della tavola dei banchieri … almeno la domenica !
 
Quando CgilCislUil, tutti gestiti da persone del PD & complici, fingono di ‘difendere’ i posti di lavoro, le conquiste salariali ed i diritti acquisiti dai lavoratori italiani (salute, previdenza, normative rispettose dei diritti civili), sanno di svolgere una parte in commedia e che la china in cui ci hanno messo aderendo alla globalizzazione, all’Euro ed all’Europa delle banche ci porterà tutti sulle orme della Grecia, che è il primo paese europeo occupato e destrutturato dalla finanza globalizzatrice.
 
 

Case farmaceutiche e corruzione: lo scandalo planetario della Glaxo Smith Kline

La Glaxo Smith Kline è con le spalle al muro. La casa farmaceutica inglese sta collezionando accuse di corruzione in giro per il mondo, senza tregua. Le ultime arrivano da Libano e Giordania. Il 16 aprile il Wall street journal 8 http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-admin/post-new.php#http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702304810904579505303079461622) scrive che è entrato in possesso di mail secondo cui lo staff dell’azienda avrebbe corrotto i medici locali con viaggi e campioni di farmaci in omaggio che avrebbero potuto vendere direttamente ai pazienti.
 
Appena due giorni prima un’inchiesta del programma Panorama della Bbc (http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-admin/post-new.php#http://www.theguardian.com/business/2014/apr/14/glaxosmithkline-bribery-allegations-poland ) rivela che in Polonia il manager regionale della Glaxo Smith Kline e 11 dottori sono sotto indagine per un presunto giro di mazzette versato ai camici bianchi in cambio della prescrizione del farmaco antiasmatico Seretide. L’episodio risale a quattro anni fa e a denunciarlo è un ex rappresentante della ditta, Jarek Wisniewiski. Proprio in quel periodo (dal 2010 al 2012) il colosso del farmaco inglese dichiara di essere impegnato in un programma di formazione sull’asma. Ma Wisniewiski smentisce: i soldi investiti in realtà servono a pagare i dottori compiacenti che assicurano di aumentare gli ordini del farmaco. Ai microfoni della Bbc l’ex dipendente va giù schietto: “Al meeting ho detto che ho pagato il corso e che ho bisogno di più prescrizioni di Seretide. Così hanno capito esattamente per quale motivo stavo pagando”.
 
Un altro ex rappresentante della Gsk, che però preferisce rimanere anonimo, racconta che da una parte l’azienda remunera con denaro i medici per tenere lezioni inesistenti e dall’altra, i medici fanno schizzare le vendite del farmaco. Un do ut des papale papale. Wisniewiski conferma: “Cento sterline dovevano fruttare oltre cento prescrizioni del prodotto”. E aggiunge che non si comporta così di sua spontanea volontà: l’ordine di fare i giochi sporchi è impartito dal manager regionale. Anzi, a lui non sta bene, lo fa presente all’azienda ma i capi minacciano di licenziarlo o di emarginarlo. La Gsk in effetti ammette di avere ripreso e punito un suo impiegato nel 2011. In un report pubblicato sul sito web della multinazionale (http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-admin/post-new.php#http://www.gsk.com/responsibility/responsibility-reports-and-resources.html ) si legge che solo nel 2013 sono state commesse dallo staff 161 violazioni delle politiche di marketing e vendita e 113 segnalazioni. Con il risultato che 48 persone sono state licenziate o hanno lasciato volontariamente il posto di lavoro.
 
Ancora in aprile, il 6: una persona informata degli affari di Gsk in Medioriente rivela al Wall street journal ( http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-admin/post-new.php#http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702303532704579476862300832806) che in Iraq l’azienda di nascosto arruola come sui rappresentati di vendita 16 medici e farmacisti che lavorano nel Governo. A questi paga anche le trasferte per le conferenze internazionali. In più, dà delle tangenti sostanziose ad altri medici in cambio delle prescrizioni dei suoi prodotti. Come da copione, la Gsk vince un contratto con il ministero della Salute iracheno per la fornitura del vaccino Rotarix contro la gastroenterite e i funzionari del ministro con le loro famiglie se ne vanno in vacanza in Libano spesati dall’azienda.
 
A luglio 2013 scoppia lo scandalo in Cina ( http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-admin/post-new.php#http://www.theguardian.com/business/2013/jul/22/glaxosmithkline-admits-bribery-china) . Qui la multinazionale inglese spende 320 milioni di sterline per corrompere la classe medica con denaro e favori sessuali. La strategia ogni volta è fare finta di cadere dalle nuvole. Per questo qualche giorno fa la Gsk invia dei nuovi dirigenti ( http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-admin/post-new.php#http://www.theguardian.com/business/2014/apr/25/glaxosmithkline-china-new-bosses-gsk-bribery-reputation ) per controllare che le vendite siano fatte in modo pulito tentando di salvarsi la reputazione. Come se la pratica del comparaggio dipendesse soltanto dai singoli rappresentanti e non dai vertici.
 
Il record è negli Stati Uniti ( http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-admin/post-new.php#http://www.bbc.com/news/world-us-canada-18673220 ) : nel 2012 l’azienda paga tre miliardi di dollari di multe per aver corrotto i dottori in cambio della prescrizione di antidepressivi per indicazioni non autorizzate.
 
Lo scorso dicembre Andrew Witty, l’amministratore delegato della Gsk, intervistato dal New York Times ( http://www.ilfattoquotidiano.it/wp-admin/post-new.php#http://www.nytimes.com/2013/12/17/business/glaxo-says-it-will-stop-paying-doctors-to-promote-drugs.html?_r=0 ) promette che la sua azienda d’ora in poi farà la brava e non darà più soldi sottobanco ai dottori. Ma i danni ormai sono fatti e nessuno ci assicura che non siano ripetuti.
 
Chiara Daina
27.04.2014

MH370: Blackstone e J. Rothschild ?

Le ricerca internazionale dell’aereo scomparso MH 370 ha mostrato che Washington era in grado di seguire il velivolo ben oltre ciò che ha affermato finora e ci ha messo una settimana per rivelare ciò che sapeva. Esse hanno mostrato anche che la Cina non aveva porti di rifornimento per dislocare la sua marina in una così vasta area. Ma al di là del fatto diverso e di quel che rivela dalle capacità strategiche di ciascuno, è chiaro che questa scomparsa enigmatica fa felici: Blackstone e Jacob Rothschild.

Nell’era geostrategica tripolare del mondo del post-Crimea tra Stati Uniti, Russia e Cina, è imperativo mettere in contrastaro la stravolgente disinformazione dell’Occidente attraverso lo sguardo inaggirabile del portale russo multimediale Russia Today.

Come spesso accade in incidenti misteriosi, la sparizione inusuale del volo MH 370 Malaysia Airlines, la cui spiegazione non soddisfa nessuno, ancor meno la più parte dei cinesi colpiti, ha portato ad innumerevoli interpretazioni, alcune strambe e altre inquietanti.

Mentre la guerra infuria sulle sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea contro Vladimir Putin, Russia Today ha pubblicato in maniera pressata quattro giorni dopo che il volo MH 370 era scomparso, che un brevetto di semi-conduttori è stato approvato dall’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti [1]. La guerra dei brevetti è scoppiata?

trad.kefos93

continua:
http://www.voltairenet.org/article183463.html

NULLA E’ FUORI DALLA NOSTRA PORTATA’; Una piovra che strangola il pianeta , il più recente sigillo dell’intelligence USA NROL-39: un satellite-spia nello spazio

Ogni anno vengono spesi miliardi di dollari per le operazioni di intelligence degli Stati Uniti, con l’intento di intercettare e-mail, ascoltare e controllare.

L’ultimo satellite spia, NROL-39, inviato in orbita dal National Reconnaissance Office degli Stati Uniti (NRO), costo un miliardo di dollari, può essere riconosciuto dal suo logo che sottolinea esplicitamente quali sono gli intenti: un polpo che avvolge con i suoi tentacoli la terra e il motto ‘Nulla è fuori dalla nostra portata’.

Un portavoce del NRO ha commentato così la scelta del logo:
“Non c’è nulla che sia fuori dalla nostra portata [che non possiamo raggiungere]” definisce la missione e il valore che porta alla nostra nazione e le persone che combattono la guerra e che esso vuole sostenere, persone che, sul pianeta, servono valorosamente tutti proteggendo la nostra nazione”.

FONTE

La missione NROL-39 è stata classificata segreta, come tutte le operazioni e i satelliti lanciati dal NRO. Il decollo del razzo United Launch Alliance è avvenuto dalla Air Force Base di Vandenberg, in California, insieme al suo incarico segreto: il razzo ha anche trasportato 12 “nanosatelliti “, per una serie di missioni scientifiche.

Il National Reconnaissance Office degli Stati Uniti è uno dei 16 uffici federali e la sua missione è quella di progettare, costruire, lanciare e mantenere in servizio i satelliti di intelligence americani ai fini della raccolta dati in tutto il mondo.
INFO

TEMPI tutt’altro che COMICI

Come essere divertenti anche se non lo si è.

VIDEO
https://www.youtube.com/watch?v=0aU0P00aOuw

ALTRI LOGHI

LISTA SATELLITI E LOGHI

http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_NRO_Launches

http://www.nogeoingegneria.com/motivazioni/sociale/nulla-e-fuori-dalla-nostra-portata/

Una pioggia di mercenari sulla Siria

di Leandro Albani resumenlatinoamericano.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Sono migliaia i mercenari che agiscono in Siria dall’inizio del conflitto interno nel gennaio 2011. Sin dalle proteste che scatenarono un’aperta ingerenza straniera nella nazione araba, il governo del presidente Bashar Al-Assad ha reiteratamente denunciato la presenza di elementi terroristici nel paese. Queste denunce non sono state presentate unicamente ai mezzi di comunicazione, ma molte di quelle prove “dormono” sulle scrivanie dell’Organizzazione delle nazioni unite (ONU).

Il rapporto “La presenza di mercenari in Siria. Realtà e conseguenze”, diffuso ieri dall’ambasciata siriana in Venezuela, offre un quadro completo della metodologia che Stati uniti, potenze europee, Turchia e monarchie del Golfo persico utilizzano in Siria con l’obiettivo di abbattere il governo. Attentati terroristici, assassini a sangue freddo della popolazione e combattimenti permanenti con le forze armate, sono gli strumenti di destabilizzazione utilizzati in questa regione del Medio oriente.

Benché dall’inizio del conflitto, Stati uniti e alleati – con il consenso della direzione delle Nazioni unite -, abbiano applicato un’infinità di sanzioni contro la Siria, fino ad ora non hanno manifestato alcuna contrarietà all’ingresso di mercenari nel paese. Al contrario, Washington celebra anche adesso l’invio del suo “aiuto non letale” all’opposizione armata.

Cifre mercenarie

Nel rapporto pubblicato dall’ambasciata siriana a Caracas, sono citate le cifre diffuse dall’organizzazione statunitense International action center (IAC). In questo lavoro viene indicato come dal 1º aprile 2011 fino al 31 dicembre 2013, la IAC abbia registrato l’attività di 248mila membri di organizzazioni armate irregolari che hanno combattuto contro l’esercito siriano. Di questi, 58mila sono morti e 82mila hanno abbandonato il paese, 12mila sono irreperibili e 96mila si sono uniti a gruppi terroristici come quelli del Fronte Al Nusra – legato ad Al Qaeda – e dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. La IAC segnala inoltre che nel 2013 si trovavano in Siria un totale di 143mila mercenari, la cifra maggiore da quando è cominciato il conflitto.

Secondo IAC, i mercenari appartengono a 87 nazionalità e ben 12.760 sono statunitensi ed europei. L’Arabia saudita è il paese che invia più stranieri a combattere in Siria, con un totale di 19.700, di cui quattromila sono caduti in battaglia contro l’esercito siriano.

Il rapporto IAC ha anche segnalato l’allarmante utilizzo di donne per il cosiddetto “jihad sessuale”. Nello studio si spiega che la Tunisia è il primo paese ad inviare le donne a questo scopo, definito di “divertimento dei mercenari maschi”. In totale, sono 96 le donne trasferitesi da Tunisi, e di queste 18 sono state uccise. Sul totale degli stranieri in Siria, l’istituto nordamericano ha rivelato che circa duemila sono tornati nei loro rispettivi paesi.

Riferendosi al finanziamento dei gruppi mercenari, IAC ha spiegato che il denaro fornito dai paesi del Golfo persico, ad eccezione dell’Oman, supera “la cifra di 34 miliardi di dollari, di cui il Qatar ha contribuito con circa 13 miliardi (e) l’Arabia saudita con circa 11 miliardi”.

Rispetto alla partecipazione della Turchia alla guerra di aggressione contro la Siria, viene osservato che l’esercito di quel paese “ha perduto” più di 247 fra “soldati e ufficiali nei combattimenti a fianco degli (stranieri) armati, malgrado il governo turco non abbia fatto chiarezza su questo punto” e abbia accusato il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) per i caduti in combattimento.

Una delle conseguenze meno conosciute dell’ingerenza contro la Siria è denunciata dal responsabile del centro forense dell’Università di Damasco, il dottor Hussein Noufal, che, come riportato dall’IAC, ha documentato “18mila casi di furto di organi (la maggior parte di bambini), da parte delle bande (armate) turche”.

In un’altra indagine – pubblicata su www.disqus.com/Fryzia e contenuta in “Le presenza di mercenari in Siria…”-, viene indicato che, tra gli altri, sono presenti 450 mercenari francesi, 668 tedeschi, 750 russi, 1.200 afgani, 1.900 pachistani e 5.000 palestinesi.

Il pericolo per l’Europa

Nel rapporto inoltre si segnala il pericolo rappresentato dall’ingresso dei mercenari in Europa. Secondo l’ambasciata siriana in Venezuela, esiste un crescente “timore che questi terroristi agiscano nei loro rispettivi paesi in modo violento e pericoloso”. Questi fatti, uniti alla cosiddetta Primavera araba, hanno permesso l’aumento delle “correnti islamiste come i salafiti e gli jihadisti”.

Lo stesso Servizio informazioni federale (BND), il servizio informazioni esterne della Germania, viene ricordato nella relazione, ha notato “che il flusso di combattenti dal paese verso l’Afghanistan e il Pakistan è diminuito molto per la pressione militare sugli estremisti, mentre si è registrata una mobilitazione maggiore di combattenti verso la Siria senza ostacoli lungo il tragitto di viaggio e con facilità di aggregazione ai gruppi armati”. Il responsabile dell’intelligenza tedesca, Gerhard Schindler, lo ha confermato rivelando che “l’influenza dei combattenti di Al Qaeda tra le file dei gruppi estremisti in Siria si sta estendendo”.

L’aggancio

L’ingresso della maggior parte dei mercenari in Siria avviene attraverso la frontiera settentrionale con la Turchia. In quella zona possono entrare armi, attrezzature per la comunicazione, uniformi e giubbotti.

Nella relazione si spiega nel dettaglio come effettuare “l’aggancio” di mercenari in Europa, che vengono poi trasportati in territorio siriano. Esistono “reti di reclutamento” legate ad Al Qaeda e altre organizzazioni estremiste che chiamano i combattenti stranieri. Anche il reclutamento si effettua attraverso “associazioni ed organizzazioni islamiche attive che lavorano all’interno dei vari paesi europei” dietro una facciata religiosa. Un’altra forma è la convocazione mediante le reti sociali.

“La realtà dice che i paesi europei hanno fallito nelle loro politiche di inclusione sociale per gli emigranti provenienti dai paesi islamici – spiega la relazione -, e che l’islamofobia è cresciuta molto ultimamente, incoraggiando queste comunità straniere a aderire alle organizzazioni estremiste come reazione alla condizione di isolamento ed esclusione nella quale vivono”.

Nonostante le cifre in molte occasioni si mostrino fredde e distanti, è il caso di ricordare che più di 100mila persone sono morte in Siria, molte delle quali per le mani dei gruppi mercenari e terroristici. Ogni giorno che passa, le prove dell’ingerenza contro la nazione araba si accumulano. Nel frattempo, Washington ed i suoi alleati osservano da lontano la distruzione altrui, promettendo un’infinità di risorse per un corretto “aiuto non letale” all’opposizione armata.
http://www.marx21.it/internazionale/medio-oriente-e-nord-africa/23959-una-pioggia-di-mercenari-sulla-siria.html

Eutanasia: i medici olandesi si lamentano dei farmacisti che fanno obiezione di coscienza e un partito propone di abolirla

a quanto pare nel regno dei diritti e della tolleranza e della cosiddetta democrazia, c’è chi può esercitare il diritto all’obiezione di coscienza ed altri no.
Discriminare, per la “tolleranza“.

aprile 29, 2014 Leone Grotti
L’obiezione di coscienza è legale in Olanda e sempre più farmacisti sono preoccupati dalla banalizzazione della morte tramite eutanasia e dall’abuso della legge
Il programma televisivo olandese Altijd Wat Monitor ha fatto scalpore il 16 aprile scorso dedicando una puntata all’eutanasia e ai farmacisti che si rifiutano di fornire i medicinali per il suicidio assistito e la “buona morte” facendo obiezione di coscienza. Tanto che una parlamentare olandese ha già chiesto al ministero della Sanità di discutere la sua abolizione.

OBIEZIONE DI COSCIENZA. Il servizio televisivo ha ripreso le lamentele dei medici della clinica Vita, che pratica l’eutanasia ai pazienti che la richiedono. Più della metà dei dottori ha dichiarato che spesso i farmacisti si rifiutano di vendere le droghe necessarie: molti perché giudicano i casi controversi, come quando l’eutanasia è prevista per pazienti con demenza o malattie psichiatriche, altri per motivi religiosi.

DIRITTO DEI FARMACISTI. Ai dottori ha risposto un rappresentate dell’ordine dell’associazione dei farmacisti olandesi KNMP: «Una farmacia non è un negozio dove si distribuiscono medicinali letali. Anche i farmacisti hanno il diritto di avere un’opinione».
Secondo la legge olandese un farmacista può fare obiezione di coscienza e non è obbligato a vendere i farmaci letali ai dottori. Il tema è controverso anche perché l’eutanasia, legale nel paese dal 2002, è sempre di più abusata e viene praticata anche ai malati di mente, seppur illegalmente. Le violazioni sono tante e tali che addirittura il padre dell’eutanasia olandese, Boudewijn Chabot, ha dichiarato a gennaio: «Sono sorpreso dai recenti sviluppi, la legge sull’eutanasia sta deragliando: presenta troppi difetti e io non mi sento più a mio agio».

EUTANASIA BANALIZZATA. I farmacisti si lamentano anche di come la morte tramite eutanasia sia ormai banalizzata: «Ti chiamano dei medici, spesso completi sconosciuti, all’ultimo momento e ti dicono: “Procurami questo farmaco e in fretta”. Ma questo non è il modo, parliamo di vita e morte».
Il servizio televisivo ha fatto discutere, come riporta nrc.nl, tanto che il partito di sinistra GroenLinks ha chiesto al ministro della Salute Edith Schippers di parlare dell’obiezione di coscienza per riformarla e abolirla.

http://www.tempi.it/eutanasia-i-medici-olandesi-si-lamentano-dei-farmacisti-che-fanno-obiezione-di-coscienza-e-un-partito-propone-di-abolirla#.U199USZH7IU

Guerra per (e con) le risorse naturali in Europa. L’Ucraina taglia l’acqua alla Crimea

cattura19
Ieri l’Ucraina ha tagliato alla Crimea l’approvvigionamento di acqua potabile: significa affamare la Crimea, dato che avrà acqua per gli usi civili ma non per l’irrigazione. La guerra in Ucrania – perchè in Ucraina si spara – è scoppiata per le risorse naturali e l’energia (serve infatti per decidere se gli europei continueranno ad acquistare gas russo o saranno costretti ad importare il più caro gas statunitense da fracking) e sta sviluppandosi attraverso l’uso e il controllo delle risorse naturali. E’ la nuova frontiera della guerra. Forse erano meglio le bombe.
 
L’Ucraina ha deciso di buttarsi nelle braccia (tutt’altro che disinteressate) dell’Ue e degli Usa in seguito a disordini di piazza incoraggiati dagli stessi Usa e dalla stessa Ue. La Crimea (di lingua e cultura russa) ha preferito continuare a guardare verso Est: con un referendum ha scelto di staccarsi dall’Ucraina e di chiedere l’annessione alla Russia.
 
L’Ucraina ha deciso di punirla con armi non convenzionali. Ha tirato giù una chiusa e ha bloccato il canale artificiale che porta in Crimea l’acqua del fiume Dnieper: l’85% del suo fabbisogno idrico. I campi, e soprattutto le risaie, rischiano l’agonia: in tutto il mondo, oltre il 70% del consumo d’acqua serve proprio per l’agricoltura.
 
Contemporaneamente la società energetica ucraina Dtek, controllata dall’uomo più ricco del Paese,ha avvisato la Crimea che le taglierà le forniture di energia elettrica: a meno che la Crimea non paghi fino all’ultimo centesimo i suoi debiti pari a 60 milioni di dollari. Anche la benzina arriva dall’Ucraina in Crimea col contagocce.
 
Curiosamente l’Ucraina è a sua volta in abissale debito con la Russia per le forniture di gas, presenti e passate: il conto ammonta a 11,4 miliardi di dollari. La Russia non ha chiuso i rubinetti.

Sostieni TGMaddalena

Quasi tre anni di info-attivismo totalmente autofinanziato hanno richiesto impegni e sacrifici importanti, che speriamo abbiano contribuito a valorizzare le esprienze di comunità in lotta raccontate e trasmesse attraverso articoli, video, dirette streaming, approfondimenti e inchieste.
Ora per continuare a svolgere al meglio questo lavoro, fondamentale per andare oltre l’informazione mainstream, chiediamo il vostro aiuto ed il vostro contributo.
Troverete nelle manifestazioni NO TAV i nostri banchetti per l’auto-finanziamento e potrete acquistare oggetti per contribuire alla nostra crescita.
Potete anche versare una quota libera come sostenitori, tramite PayPal, e carta di credito.

Se preferite un bonifico bancario potete usare il conto corrente intestato a:

Simonetta Zandiri – IBAN – IT89K0326830680001984733260 – specificando TGMaddalena nella causale del bonifico.
Grazie per il vostro contributo.

Noam Chomsky sulla Crimea: “Altro che feroce invasione”

 crisis-in-crimea
Intervista di Pio d’Emilia. Chomsky sui nuovi venti di guerra oriente-occidente, accusa i giornalisti di asservimento al pensiero comune e gli Usa di doppiopesismo.

Di «pas­sag­gio» a Tokyo per una serie di affol­la­tis­sime con­fe­renze, abbiamo chie­sto a Noam Chom­sky, pro­fes­sore eme­rito di lin­gui­stica al Mas­sa­chu­setts Insti­tute of Tech­no­logy, il suo parere sui nuovi «venti di guerra» tra Occi­dente e Oriente, che agi­tano il pia­neta. E non solo per quel che riguarda la crisi ucraina e ora la Crimea.

L’Occidente sem­bra essere pre­oc­cu­pato da quello che qual­cuno ha defi­nito il «fasci­smo» di Putin. E men­tre tor­nano i toni da guerra fredda, la situa­zione, in Cri­mea, rischia di precipitare…

Non solo in Cri­mea, direi che anche qui, in Asia orien­tale, la ten­sione è altis­sima, tira una brut­tis­sima aria. Il recente rife­ri­mento del pre­mier Shinzo Abe — per il quale non nutro par­ti­co­lare stima — alla situa­zione dell’Europa prima del primo con­flitto mon­diale è più che giu­sti­fi­cato. Per­ché le guerre pos­sono anche scop­piare per caso, o a seguito di un inci­dente, più o meno pro­vo­cato. Quanto alla Cri­mea, fac­cio dav­vero fatica ad asso­ciarmi all’indignazione dell’occidente. Leggo in que­sti giorni edi­to­riali assurdi, a livello di guerra fredda, che accu­sano i russi di essere tor­nati sovie­tici, par­lano di Ceco­slo­vac­chia, Afgha­ni­stan. Ma dico, scher­ziamo? Per un gior­na­li­sta, un com­men­ta­tore poli­tico, scri­vere una cosa del genere, oggi, signi­fica avere svi­lup­pato una capa­cità di asser­vi­mento e subor­di­na­zione al «pen­siero comune» che nem­meno Orwell avrebbe potuto imma­gi­nare. Ma come si fa? Mi sem­bra di essere tor­nato ai tempi della Geor­gia, quando i russi, entrando in Osse­zia e occu­pando tem­po­ra­nea­mente parte della Geor­gia, fer­ma­rono quel pazzo di Sha­kaa­sh­vili, a sua volta (mal) «con­si­gliato» dagli Usa. I russi, all’epoca, evi­ta­rono l’estensione del con­flitto, altro che «feroce invasione».

Per carità, tutto sono tranne che un filo russo o un fan di Putin: ma come si per­met­tono gli Stati uniti, dopo quello che hanno fatto in Iraq – dove dopo aver men­tito spu­do­ra­ta­mente al mondo intero sulla sto­ria delle pre­sunte armi di distru­zioone di massa, sono inter­ve­nuti senza un man­dato Onu a migliaia di chi­lo­me­tri di distanza per sov­ver­tire un regime – a pro­te­stare, oggi, con­tro la Rus­sia? Voglio dire, non mi sem­bra che ci siano state stragi, puli­zie etni­che, vio­lenze dif­fuse. Io mi chiedo: ma per­ché con­ti­nuamo a con­si­de­rare il mondo intero come nostro ter­ri­to­rio, che abbiamo il diritto, quasi il dovere di «con­trol­lare» e, nel caso, modi­fi­care a seconda dei nostri inte­ressi? Non è cam­biato nulla, alla Casa Bianca e al Pen­ta­gono, sono ancora con­vinti che l’America sia e debba essere la guida – e il gen­darme – del mondo.

A pro­po­sito di minacce, oltre alla Rus­sia, anche la Cina e il Giap­pone fanno paura? Chi dob­biamo temere di più?

Dob­biamo temere di più gli Stati uniti. Non ho alcun dub­bio, e del resto è quanto riten­gono il 70% degli inter­vi­stati di un recente son­dag­gio inter­na­zio­nale svolto in Europa e citato anche dalla Bbc. Subito dopo ci sono Paki­stan e India, la Cina è solo quarta. E il Giap­pone non c’è pro­prio. Que­sto non signi­fica che quello che stanno facendo, anzi per ora, per for­tuna, solo dicendo i nuovi lea­der giap­po­nesi non siano peri­co­lose e inac­cet­ta­bili pro­vo­ca­zioni. Il Giap­pone ha un pas­sato recente che non è ancora riu­scito a supe­rare e di cui i paesi vicini, soprat­tutto Corea e Cina non con­si­de­rano chiuso, in assenza di serie scuse e soprat­tutto atti di con­creto rav­ve­di­mento dal parte del Giappone.

Pro­prio in que­sti giorni leggo sui gior­nali che il governo, su pro­po­sta di alcuni par­la­men­tari, ha inten­zione di rive­dere la cosid­detta «dichia­ra­zione Kono», una delle poche dichia­ra­zioni che ammet­teva, espri­mendo con­tri­zione e rav­ve­di­mento, il ruolo dell’esercito e dello stato nel rastrel­lare decine di migliaia di donne coreane, cinesi e di altre nazio­na­lità e costri­gen­dole a pro­sti­tuirsi per «risto­rare» le truppe al fronte.

Già, le famose «donne di ristoro», tut­ta­via ogni paese ha i suoi sche­le­tri. In Ita­lia pochi sanno che siamo stati i primi a gasare i «nemici» e anche inglesi e ame­ri­cani non scher­zano, quanto a cri­mini di guerra nasco­sti e/o ignorati

Asso­lu­ta­mente d’accordo. Solo che un conto è l’ignoranza, l’omissione sui testi sco­la­stici, un conto è il nega­zio­ni­smo: insomma, in Ger­ma­nia se neghi l’olocausto rischi la galera, in Giap­pone se neghi il mas­sa­cro di Nan­chino rischi di diven­tare premier.

(Il Manifesto, 18 marzo 2014)