Basilio (M5S) : “La violenza della polizia mi lascia sempre sconvolta”

http://www.italiaincrisi.it/2014/04/06/basilio-m5s-la-violenza-della-polizia-mi-lascia-sempre-sconvolta/

Posted on April 6, 2014 by 

La violenza della polizia mi lascia sempre sconvolta.

Arriverà un giorno, in un, spero non troppo lontano futuro, che anche loro comprenderanno che manifestiamo NO TAV anche per il loro bene, per sconfiggere appalti milionari dati a ditte mafiose!

Presenviamo il suolo e la libertà dei cittadini italiani, preserviamo il futuro, il nostro, il vostro, care forze dell’ordine, caro Stato, ladro e prepotente che non ascolta grida di dolore che arrivano dalla Val di Susa.

Oggi avete manganellato un senatore della Repubblica italiana, domani mangallerete un semplice cittadino e magari nessuno lo saprà mai, magari toccherà anche a me, a mio nipote, chi lo sa.

 Al senato proprio Marco Scibona ha depositato una proposta di legge per riconoscere le forze dell’ ordine.

Se devo essere picchiata senza motivo, con la violenza che conosco molto bene, voglio sapere chi mi sta picchiando, è un mio diritto!

Ogni volta quando vedo immagini di questo tipo sto male e provo paura, la stessa di quando li vedi che dall’ alto del loro potere e cattiveria scagliano i loro manganelli sulle teste dei manifestanti.

(tra l’ altro vietato).

È un’ esperienza che incute terrore, paura….

è un esperienza che non ti dimentichi mai, ma se combatti per la giustizia e la libertà, sarei disposta anche a farmi uccidere!

Tatiana Basilio
Portavoce M5S Camera

BECCATI RENZI E QUESTA VIGILESSA

http://www.imprese5stelle.org/2014/04/05/beccati-renzi-questa-vigilessa/

NEWS 05/04/2014 –

vigilessa_renzi_palazzo_chigi

Solo in Italia succedono certe cose! Preparatevi, guardate che cosa abbiamo scoperto poco fa

Governo, Renzi porta a Palazzo Chigi la sorella del sottosegretario Manzione

Da Firenze con furore. Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani fiorentini, approda a Palazzo Chigi. Per lei, come rivela Dagospia, è pronta la carica di capo del Dipartimento legislativo. Laureata in legge e docente a contratto di “diritto della polizia locale” in alcuni atenei, è autrice del libro Martina va alla guerra, ispirato a una storia di mobbing. Il suo nome va ad aggiungersi alla lunga lista degli ex collaboratori di Renzi che, partiti come funzionari o amministratori locali, hanno velocemente guadagnato una poltrona nella capitale.

Gli uomini di Renzi – Prima di lei, la stessa “fortunata” promozione era toccata Luca Lotti (ex capo di gabinetto a Palazzo Vecchio e ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio), Simona Bonafè (ex assessore a Scandicci e oggi membro della dirigenza Pd), Maria Elena Boschi (ex consigliere giuridico del sindaco di Firenze, adesso ministro per le Riforme) e Dario Nardella (ex vicesindaco, deputato e futuro primo cittadino di Firenze).

Una questione di famiglia – Prima di lei, a occupare l’incarico di capo del dipartimento legislativo, c’era Carlo Deodato: un dirigente dello Stato che aveva lavorato come capo di gabinetto e capo ufficio legislativo in una dozzina di ministeri. Un curriculum innegabilmente diverso da quello della vigilessa Manzione che, pur apprezzatissima dai suoi concittadini, prima d’ora non aveva mai ricoperto un incarico di levatura nazionale. Va ricordato, infine che Domenico Manzione, fratello di Antonella, è stato sottosegretario agli Interni nel governo di Letta. In quell’occasione, il magistrato toscano non si era fatto troppi problemi a spiegare le ragioni della sua nomina: “Amicizia, stima e affetto personale”. Quello della sorella con Letta, molto probabilmente.

Valle di Susa e inquinamento: se ne parla a Bussoleno

http://www.tgvallesusa.it/?p=7045

 Val di Susa. Polveri sottili, amianto, elettrosmog, sensibilità chimica multipla. Se ne parla sabato mattina, 12 aprile, a Bussoleno, Salone Polivalente.

Posted on 7 aprile 2014

di Gabriella Tittonel

Gabriella_54_Ugazio Torino 1° marzo 2014

Di inquinamento dell’aria si sta parlando con sempre maggior frequenza in Valle, questo a causa delle ultime notizie sulle polveri che si stanno moltiplicando in concomitanza con l’inizio dei lavori relativi alla realizzazione del tunnel esplorativo dell’alta velocità valsusina. Sono polveri che vanno sommandosi a quanto già è presente sul territorio anche a motivo del traffico autostradale. E polveri di cui abbiamo denunciato la presenza, a partire dagli ultimi mesi dello scorso anno, estremamente minuscole, capaci di introdursi nell’organismo umano e suscitare malattie importanti.

Di questo problema hanno iniziato a occuparsi associazioni come Pro Natura Piemonte, medici e studiosi, è stato organizzato, lo scorso primo marzo, un importante convegno a Torino, nella Sala Convegni della Regione Piemonte, a cui hanno partecipato i professori Angelo Tartaglia, Massimo Zucchetti, Mario Cavargna, Marco Tomalino, Ugo Mattei e Giancarlo Ugazio. E successivamente il professor Giancarlo Ugazio, già ordinario di Patologia Generale presso l’Università di Torino, presidente del G.R.I.P.P.A. – Gruppo di Ricerca  per la Prevenzione della Patologia Ambientale e membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’ONA (Osservatorio Nazionale sull’amianto) ha partecipato al Convegno dell’ONA sulla lotta all’amianto che si è tenuto alla Regione Lazio il 21 marzo, preceduto da una prima sessione tenutasi il 20 marzo nell’auletta dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati. Un convegno importante, dal quale sono scaturite proposte  per impegni futuri e soprattutto per evitare futuri episodi a danno della salute umana e dell’ambiente.

Gabriella_54_no tav Clarea 17 3 2014 rilievi 022

Ambiente, quello valsusino, segnato da molteplici criticità, comprese quelle derivanti da lavorazioni industriali, criticità che, per poter  dare una valutazione precisa, debbono essere esaminate nel complesso e non, come troppi pensano di fare, esaminando e definendo ogni singolo parametro come assoluto componente dell’aria e del suolo in cui viviamo.

Per questo motivo il professor Ugazio ha voluto visitare anche il sito di costruzione dell’alta velocità, iniziando una serie di prelievi – campionatura dell’aria.

Di questo e dell’azione dei vari agenti inquinanti (amianto, elettrosmog, sensibilità chimica multipla) ai quali tutti possiamo essere esposti  e che possono condurre a un intreccio di patologie importanti il professor Ugazio parlerà in un incontro che si terrà il prossimo sabato mattina, a partire dalle 9,30, a Bussoleno presso il Salone Polivalente.

Introdurrà l’incontro il dottor Marco Tomalino, del Coordinamento Sanitario Vallesusa. Aderiscono all’iniziative il Gruppo Pace Valsusa e il gruppo Cattolici per la Vita della Valle.

G.T.  7 aprile 2014

DEFICIT DEMOCRATIQUE DE L’UE : REFERENDUM OU REPRESSION ?

Luc MICHEL/ En Bref /

avec Corriere del Veneto – EODE Press Office – PCN-SPO / 2014 04 05 / LM.NET - EN BREF référendum ou répression (2014 04 05) FR 1

Comme en Belgique contre les Républicains flamands ou la direction du PCN, l’état italien choisit la répression contre les autonomistes vénitiens.

Leur crime : Vouloir un référendum d’auto-détermination …

Visiblement ce qui est permis en Crimée ne l’est pas dans la soi-disant ‘démocratique’  UE ! LM.NET - EN BREF référendum ou répression (2014 04 05) FR 2

Des indépendantistes vénitiens arrêtés par la police anti-terroriste :

Lire article (en Italien) sur le Corriere del Veneto :

« Indipendentisti, blitz all’alba: 24 arresti. Sequestrato ‘tanko’, in manette Rocchetta.

Sedici in Veneto, accusati di terrorismo ed eversione. «Epicentro» nel Padovano. Pronto un blitz in piazza San Marco. Questa sera Plebiscito.eu manifesta a Venezia »

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2014/2-aprile-2014/blitz-contro-indipendentisti-24-arresti-2236075968.shtml

Sur le Référendum à Venise, lire aussi :

http://www.eode.org/eode-international-elections-monitoring-vers-un-referendum-dauto-determination-pour-lindependance-de-venise/

Sur le Référendum en Catalogne, lire :

http://www.eode.org/eode-press-office-referendum-en-catalogne-le-droit-des-peuples-a-lautodetermination-a-nouveau-exige/

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Luc MICHEL /

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L’EST PRO-RUSSE UKRAINIEN EXIGE LE REFERENDUM D’AUTO-DETERMINATION !

Luc MICHEL & Fabrice BEAUR pour PCN-INFO / 2014 04 06 /

avec RT – AFP – Itar-Tass – Correspondances – lucmichel.net – PCN-SPO /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

https://www.facebook.com/PCN.NCP.press.office

PIH - LM & FB est ukrainien (2014 04 06) FR

Après la ville de Donetsk et la prise du bâtiment de l’administration régionale, c’est au tour de la ville de Kharkov, ce dimanche soir, de voir des manifestants occuper le bâtiment de l’administration régionale et hisser le drapeau russe.

A Donetsk, les manifestants ont présenté un ultimatum aux “autorités locales” : ils exigent la convocation du Conseil régional de Donetsk et la décision d’organiser un référendum sur l’avenir de la région avec un choix ouvert, dont l’intégration à la Fédération de Russie. A noter que la police n’est pas intervenue lors de la prise d’assaut de l’immeuble de l’administration régionale. La ville de Lugansk a vu aujourd’hui, le même scénario se dérouler : manifestation populaire massive, demande d’un référendum d’auto-détermination et prise de bâtiment(s) officiel(s).

Le président russe Vladimir Poutine s’est engagé à “défendre par tous les moyens” les populations russophones des républiques de l’ex-URSS. Rappelons son avertissement : « Si nous prenons la décision d’utiliser les forces armées en Ukraine, elle sera tout à fait légitime, en complet accord avec le droit international, dans la mesure où nous avons une demande du président légitime (Victor Ianoukovitch). Nos obligations coïncident dans ce cas avec nos intérêts à défendre les gens que nous considérons proches du point de vue historique, culturel, économique », a-t-il déclaré, précisant que cela relèverait alors d’une « mission humanitaire ».

UKRAINE: DES PRO-RUSSES PRENNENT D’ASSAUT UN BATIMENT OFFICIEL A DONETSK

Des manifestants pro-russes ont pénétré dimanche de force dans les locaux de l’administration provinciale dans la ville de Donetsk, dans l’est russophone de l’Ukraine, a constaté un correspondant de l’AFP. Plus de 2.000 protestataires manifestaient près des locaux gardés par la police. A la fin du rassemblement, environ 150 se sont détachés de la manifestation pour s’en prendre au bâtiment de l’administration locale. Après avoir été repoussés par la police, une cinquantaine de manifestants ont finalement réussi à pénétrer dans les locaux. Des manifestants ont amené le drapeau ukrainien qui flottait sur le bâtiment de 10 étages et hissé à la place un drapeau russe.

Les manifestants brandissaient des panneaux avec les slogans “Donetsk, ville russe”, “Donnez-nous un référendum” sur l’indépendance et le rattachement à la Russie, ou “Otan dehors”.

Depuis le renversement fin février par un putsch du régime ukrainien pro-russe par des manifestants pro-occidentaux armés dans la capitale Kiev, les tensions sont vives dans l’est russophone de l’Ukraine, frontalier de la Russie. Plusieurs russophones y ont été tuées dans des manifestations.

“REPUBLIQUE DE DONETSK” !

Des manifestants ont réussi à pénétrer dans les locaux de l’administration provinciale. Certains ont amené le drapeau ukrainien qui flottait sur le bâtiment de 10 étages et hissé à la place un drapeau russe. Une banderole “République de Donetsk” a été déployée sur le bâtiment. Rappelant l’éphémère République des Conseils de 1918 …

Des images diffusées sur le site “Novosti Donbassa”, Nouvelles du Donbass, montraient alternativement des manifestants devant le bâtiment, et des manifestants faisant face, sans violence, à des policiers casqués dans ce qui semblait être le hall d’entrée. Les policiers ont fini par quitter les lieux, a constaté le correspondant de l’AFP.

Les images diffusées ensuite sur le site montraient des manifestants dans le hall de l’immeuble, scandant “Russie! Russie!”, alors que l’un d’eux, mégaphone en main, assurait “Ceci n’est pas la fin, ce n’est que le début”. Le parquet de Donetsk, aux mains de la junte de Kiev, a indiqué à l’AFP « avoir ouvert une enquête sur la prise du bâtiment » …

« DES PRO-RUSSES ATTAQUENT DES BATIMENTS OFFICIELS DANS L’EST » (AFP)

A Lougansk, grande ville de l’est du pays, comme à Donetsk, des manifestants s’en sont pris au bâtiment des services de sécurité ukrainiens (SBU), également à l’issue d’un rassemblement pro-russe, a constaté un photographe de l’AFP. Des manifestants, certains cagoulés, réclamaient la libération d’activistes pro-russes interpellés lors de précédentes manifestations. Ils ont jeté des oeufs puis des pierres sur les locaux du SBU, brisant des vitres. La police a tenté sans succès de les repousser avec des gaz lacrymogènes. Les manifestants ont réussi à casser la porte d’entrée, et certains ont pénétré dans les locaux.

… ET METTENT LES NEOFASCISTES A GENOUX !

Par ailleurs, à Kharkov, autre grande ville de l’Est (1,4 million d’habitants), des incidents ont opposé un petit groupe « de nationalistes » (selon l’AFP qui désinforme), en fait des néofascistes bendéristes à des manifestants pro-russes, « qui les ont obligés à quitter la zone de la manifestation à genoux », a constaté l’AFP. Les néofascistes ont ensuite été évacués sous protection de la police…

Il s’agissait de provocations de la part d’un commando de “Pravi Sektor”. Ces néonazis ont du battre en retraite sous la protection de la police. En effet, la population voulait les lyncher :

http://youtu.be/HbOHaNp25V4

 La crise entre Moscou et Kiev a déjà débouché sur le rattachement de la péninsule ukrainienne de Crimée à la Russie, après un référendum non reconnu par l’Ukraine et les Occidentaux.

 Le REFERENDUM est la solution civilisée à la crise ukrainienne. Mais Kiev et les occidentaux, ces champions auto-proclamés de la ‘démoratie’, n’en veulent pas. En Ukraine mais aussi en Catalogne ou à Venise …

 Luc MICHEL & Fabrice BEAUR

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http://www.scoop.it/t/pcn-spo

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UN SCANDALE ETOUFFE AU SEIN DE L’UNION EUROPEENNE : LA RUSSIE ENJOINT A LA LETTONIE D’AMELIORER “SANS DELAI” LE SORT DES RUSSOPHONES

Luc MICHEL pour Europäischer Widerstand-Résistance Européenne/

avec AFP – Belga – PCN-SPO / 2014 04 05 /

https://www.facebook.com/europaischer.widerstand

http://europaischer-widerstand.org

EW - LM russophobie balte (2014 04 05) FR

Il y a un ‘après Crimée’ à Moscou. Le temps de l’indulgence et de la patience est fini à Moscou envers Bruxelles et les pratiques russophobes que l’UE accepte honteusement en son sein.

La Russie a enjoint à la Lettonie de se plier “sans délai” aux recommandations du Comité des droits de l’Homme de l’ONU sur les droits de son importante minorité russophone, dans un communiqué publié ce samedi. Le comité de l’ONU a recommandé fin mars à ce pays balte de revoir sa politique des langues et s’est inquiété du statut de “non-citoyen” imposé depuis 1991 à une partie de la population faute de maîtrise du letton. Un scandale au sein de l’UE qui démontre, là aussi, le déficit démocratique de Bruxelles.

 Mais Riga estime que sa législation – établie après son indépendance en 1991 et la disparition de l’URSS – « a pour objectif de corriger l’héritage de l’époque soviétique’ (sic). « Les autorités de ce pays font preuve par leurs déclarations d’une totale indifférence à l’égard des droits des +non-citoyens+ et des représentants des minorités linguistiques, ainsi que d’un non-respect flagrant de leurs obligations internationales dans le domaine des droits de l’Hommes », déclare avec raison le ministère russe des Affaires étrangères dans le communiqué. « Nous espérons que les recommandations du Comité des droits de l’Homme vont être mises en oeuvre sans délai par les autorités de ce pays », ajoute le texte. Le letton est la seule langue officielle en Lettonie, pays qui compte deux millions d’habitants. Les Russes ethniques représentent officiellement 27% de la population de cette ancienne république soviétique désormais membre de l’Union européenne et de l’Otan. Officiellement car officieusement c’est près de 40% – les enfants de couples mixtes et les russophones ayant la nationalité lettonne étant comptés comme lettons ethniques pour gonfler leur chiffre – et la majorité à Riga la capitale

En 2012, la Lettonie a largement refusé par référendum (75% de non … lettons, le boycott des russophones ayant été une erreur politique) de faire de la langue russe la seconde langue officielle du pays. Comme en Estonie, pour obtenir la citoyenneté du pays, ils doivent passer des tests de connaissance de la langue lettone. En conséquence, quelque 13% de la population est apatride. Riga viole donc les droits démocratiques des minorités – russophones – telles qu’ils sont garantis par l’Union Européenne et pratique un nettoyage ethnique rampant. L’actualité nous rappelle une fois de plus que Riga ou Tallinn n’ont pas leur place dans l’Union Européenne.

QUAND BELGA DESINFORME …

ET PARTCIPE AU REVISIONNISME HISTORIQUE BALTE

Commentant cette info, l’agence Belga (Bruxelles) écrit que « Moscou avait annexé la Lettonie durant la Deuxième Guerre mondiale. Des millions de Lettons avaient alors été déportés en Sibérie, tandis que des populations russophones étaient envoyées en Lettonie. ». On notera la grossière désinformation. Il y avait moins de 2 Millions d’habitants en Lettonie en 1941 et donc il n’y a jamais eu de « millions de déportés » (sic).

C’est typique du révisionnisme historique balte auquel Belga, comme de nombreux médias de l’OTAN, participe …

Au sein même de l’Union Européenne, à Riga (Lettonie) et Tallin (Estonie), les plus hautes autorités et les gouvernements soutiennent des activités néo-nazies et développent un négationnisme visant à réhabiliter les anciens SS et à nier les crimes du génocide nazi. Le tout dans le silence assourdissant de Bruxelles et de la plupart des groupes antifascistes ou juifs.

EUROOPÄISCHER WIDERSTAND ET PCN : NOTRE ACTION DES 1998

Nous dénonçons, les premiers, avec EUROPÄISCHER WIDERSTAND et le PCN depuis 1998 cette situation, qui est devenue intolérable avec l’entrée des pays baltes dans l’Union Européenne en 2004.

Et nous avions mené alors une Campagne européenne « Riga-Tallin-Bruxelles : Pas de gouvernements pro-nazis dans L’Union Européenne ».

Nous avons aussi participé à l’encadrement des manifestations de nos camarades russes de NASHI, le ‘Mouvement de la jeunesse russe antifasciste et démocratique’, à Strasbourg et Bruxelles contre le révisionnisme estonien en 2008.

Où sont aujourd’hui les protestations et les mesures concrètes contre ce scandale au sein de l’UE ?

Le fait que les gouvernements baltes sont les nouveaux caniches exemplaires de l’OTAN explique-t-il ce silence honteux ? Il faut forcer les autorités lettones à ratifier sans réserves la « Convention-cadre sur la protection des minorités nationales » de l’UE.

LA REHABILITATION DES SS BALTES. COMME EN UKRAINE …

Les organisations nationalistes néo-fascistes lettones – dont celle (légale) des anciens SS lettons – n’ont pas de peine à obtenir une autorisation pour manifester dans le centre-ville.

 Pire, lors d’une conférence historique au Danemark en avril 2005, le ministre letton des Affaires étrangères, Artis Pabriks, a qualifié les marches annuelles des ex-SS lettons au centre de Riga de « modestes processions d’anciens combattants » (sic), que la Russie interpréte fort justement comme une renaissance du nazisme en Lettonie. Selon lui, l’assistance que les pays baltes ont prêtée aux nazis pendant la Seconde Guerre mondiale serait « un mythe et un exemple de la désinformation soviétique ». Il a ajouté évoquant les anciens SS letons – dont le premier fait d’arme a été le massacre des juifs de Riga – qu’ « il est plutôt triste de voir une procession d’anciens combattants aux cheveux blancs interprétée par la machine propagandiste comme la renaissance du nazisme » (sic).

 Moscou considère avec raison les processions des ex-SS, souvent en présence d’officiels et d’officiers d’active, comme « une action amorale et inadmissible ». « Seule une logique dénaturée peut expliquer la situation où des légionnaires défilent au centre de la capitale lettonne et la police use de la force contre les antifascistes », selon un communiqué du Ministère russe des Affaires étrangères publié contre la marche « traditionnelle » des anciens SS et des nationalistes qui ont eu lieu cette année. « Le plus cynique est que ces actions aient obtenu l’aval des autorités qui, en prévision du 60e anniversaire de la victoire sur le fascisme cherchent obstinément dans les capitales européennes un soutien à la politique de Riga censée réviser les résultats de la Seconde Guerre mondiale et le verdict de Nuremberg qui a baptisé les SS une organisation criminelle », selon le ministère russe.

La précédente présidente lettone Vike-Freiberga, elle, développait directement un discours négationniste, niant le génocide nazi, du même type que celui qui vaut des condamnations pénales aux dirigeants du Front National, ou aux néonazis comme Ernst Zündel. Evoquant le camp de concentration de Riga, qualifié fort justement d’ « Auschwitz letton » (plus de 100.000 morts et des expériences sur des enfants), elle parle dans un ouvrage officiel – parrainé par le Gouvernement américain, les mêmes qui financent les néofascistes ukrainiens – de « camps de rééducation par le travail » !

La question du révisionnisme balte rebondi chaque année à l’occasion du « débat » ouvert pour l’anniversaire de la victoire soviétique du 9 mai 1945 sur le Nazisme. Un faux « débat » – parce qu’il n’y a rien à débattre et que les véritables questions sur le sujet sont ailleurs. Les politiciens révisionnistes des états baltes n’ont été dans cette affaire – attitude qui leur est traditionnelle depuis 60 ans – que les porteurs de valise de la politique impérialiste américaine et atlantiste en Europe de l’Est. Ce qui a permis ce pseudo débat, c’est d’une part le travail de sape mené depuis plus d’une décennie par l’Ecole historique révisionniste atlantiste sur la victoire antinazie de 1945 et d’autre part la méconnaissance fondamentale des médias et politiciens occidentaux sur l’histoire des Pays baltes et de l’Europe orientale. On voit ainsi des media importants – comme BELGA ou l’AFP – poser des questions qui ont reçu depuis longtemps leurs réponses et reprendre sans aucun recul critique les mensonges de la propagande – qui vise notamment à réhabiliter les fascismes locaux – des régimes baltes.

MAIS LA VERITE HISTORIQUE EST TOUTE AUTRE.

Rappelons donc quelques faits non discutables.

 La Lettonie a été un des foyers révolutionnaires de 1917-1920 et a fourni à la Révolution bolchévique de nombreux cadres (à commencer par les régiments de fusiliers lettons qui ont protégé Lenine à Petrograd). C’est l’intervention armée des « corps francs » allemands proto-fascistes et de la Flotte britannique (qui agissait dans le cadre de l’intervention occidentale contre les Bolchéviques de 1918-1921 aux côtes des Armées blanches contre-révolutionnaires) qui a empêché la Lettonie de devenir une république soviétique dès 1918.

 Au cours des années 20 et 30, les régimes baltes ont évolué vers le fascisme et ont développé des législations antisémites (notamment un statut spécial sans droits civiques pour les juifs lettons).

Une partie importante de la classe politique balte est issue de cette matrice pro-fasciste. Cette situation explique pourquoi la collaboration pro-nazie a été si importante en 1941-45 et la participation directe des Baltes à l’organisation et à l’exécution du génocide des juifs. Elle explique aussi le rôle important des fascistes baltes émigrés après 1945 – et revenus au pouvoir après 1990 – dans le combat antisoviétique. Le révisionnisme des régimes baltes, tel qu’il s’étale à l’occasion de chaque 9 mai, est directement issu de cette matrice idéologique (1).

En 1940, les pays baltes entrent – légalement et selon les lois internationales, après un référendum – dans l’URSS, qui libère son territoire (occupé par les nazis dès juillet 1941) en 1944-45. Le Kremlin réfute donc le terme d’ « occupation » avancé par les régimes baltes à propos de leur intégration dans l’URSS. « Plusieurs pays tentent de récrire l’histoire à leur avantage en profitant du contexte », estimait le journal moscovite IZVESTIA.

L’arrivée des Nazis en juin 1941 sonne l’heure de la revanche pour la bourgeoisie balte, accueillant à bras ouvert les armées allemandes, fournissant légions SS et formations policières, dont la première tache sera le massacre des juifs, dont bien peu survivront.

 L’épuration soviétique de 1945, qui vise plusieurs dizaines de milliers de baltes dans trois pays – et non pas des ‘millions ‘ (sic) – où la base de la collaboration pro-nazie a été importante, frappe les collaborateurs des nazis et notamment ceux qui ont participé au génocide des juifs. Ce qu’oublient les révisionnistes baltes. Elle est de même nature que celle opérée en France, Belgique ou Italie.

La participation directe des fascistes baltes au génocide juif, particulièrement en Lettonie – ce que nie la précédente Présidente lettone Vike-Freiberga qui a tenu des propos négationnistes, où le camp nazi d’extermination de Salaspils – l’ « Auschwitz letton », près de Riga, où les nazis réalisèrent des expériences médicales sur des enfants – devient un « camp de travail correctif » (2) – n’est nullement discutable ni discutée. Notamment après les travaux de l’historien letton Andrew Ezergailis (3).

De 1940 à 1990, les pays baltes font partie de l’URSS. Ils sont administrés par une classe politique locale et disposent de l’égalité des droits, notamment en matière culturelle. Les langues baltes sont des langues officielles de l’URSS. Et, selon la politique stalinienne, les cultures locales sont non seulement favorisées mais développées. Parmi les dirigeants soviétiques qui s’opposent à l’éclatement de l’URSS en 1988-91, on trouve de nombreux baltes. Notamment le colonel letton Victor Alknis, dirigeant du groupe Soyouz – le plus pro-soviétique – au Soviet suprême d’URSS, député de la Douma russe après 1991.

1991 voit le retour des émigrés pro-fascistes. Trois exemples parlent d’eux-mêmes : la précédente Présidente lettone avait un passeport canadien, le précédent président lithuanien avait la nationalité américaine, Janis Kazocinu le chef de la Sûreté lettone est un « ex » général britannique et le général Jonas Kronkaitis commandant l’armée lithuanienne est un général de l’US Army « à la retraite » (4). La réhabilitation des anciens fascistes, y compris les légionnaires SS, avec l’accord des gouvernements et de la nouvelle classe politique balte, est immédiate dans les trois pays baltes (avec un bémol en Lithuanie depuis 1998).

La population des pays baltes n’est homogène dans aucun des trois pays, bien au contraire. On y trouve des minorités importantes (qui en Lettonie notamment forment la majorité de la population réelle) : non seulement russes – 40% en Lettonie et 80% à Riga –, mais ukrainiens, biélorusses, polonais, juifs (rescapés du génocide). La citoyenneté étant définie selon le droit du sang et l’origine ethnique dans les pays baltes, les minorités n’ont pas les droits civiques et politiques (qu’ils ne peuvent acquérir qu’après un processus long et difficile). La majorité des minorités de Lettonie est donc constituée de non-citoyens en raison de leur ethnie, y compris plus de 20.000 juifs de Lettonie. Sur lesquels les antifascistes sionistes, de type alimentaire au service des appareils d’état de l’OTAN, en Belgique et en France notamment, se taisent honteusement. Des citoyens de seconde zone, privés de passeports, de droits civils et politiques.

Que dirais-t-on ailleurs en Europe si, comme c’est le cas pour plus de 20.000 juifs de Lettonie, on refusait à des juifs la citoyenneté et les droits politiques et civiques en raison de leur origine ? A Riga, la capitale lettone, la langue russe est bannie, totalement absente. Mais les Russes y représentent pourtant près de 80 % de la population !

Voilà tout ce que les media aux ordres de l’OTAN ne disent pas.

En donnant la parole à grande échelle aux révisionnistes baltes, la presse européenne et les politiciens européens – comme Blair, le 1er ministre belge Verhofstad (5) ou le Danois Uffe Ellemann-Jensen (6) – se sont fait directement la complice du révisionnisme et du négationnisme baltes (7).

Les armées de l’OTAN participent aussi à ce révisionnisme. Ainsi l’Ecole des cadets de l’Armée estonienne porte le nom du Colonel Rebane, commandeur de la Légion SS locale. Elle a été inaugurée en présence d’officiers supérieurs de la Bundeswehr et de l’OTAN. Des officiers supérieurs lettons assistent aux marches des anciens SS lettons à Riga. L’OTAN – dont la Lettonie et l’Estonie sont aujourd’hui membres – avalise la réhabilitation des anciens SS.

Luc MICHEL

* Pour plus d’informations :

http://resistanceeuropeenne.online.fr/

https://www.facebook.com/europaischer.widerstand

http://europaischer-widerstand.org

* Sur la réhabilitation des anciens SS par les gouvernements baltes, lire :

http://www.pcn-ncp.com/editos/fr/ed-000421.htm

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NOTES ET RENVOIS :

(1) Le parcours du colonel estonien Alfons Rebane symbolise cette situation : dirigeant fasciste avant 1941, commandeur de la légion SS estonienne de 1941 à 1945, dirigeant de maquis fasciste – aidé par la CIA et le Groupe Gehlen – jusqu’en 1947 en Estonie (où il trouve la mort en 1947 croix de fer nazie au col), réinhumé en Estonie en 2000 en présence d’officiers supérieurs de la Bundeswehr et de l’OTAN, l’Ecole de cadets de l’armée estonienne (membre de l’OTAN) porte son nom (que dirait-on si l’école de cadets de l’Armée belge portait le nom de Degrelle ou celle de l’Armée française le nom de Doriot ?)

(2) Rappelons les liens de Vaira Vike-Freiberga et de son mari avec les milieux fascistes lettons : « Le professeur Vaira Vike-Freiberga joue un rôle central dans ce dispositif. La famille de cette canadienne, qui a fuit la Lettonie à la chute du Reich, était liée aux agents nazis des réseaux stay-behind de l’OTAN, via une association clandestine destinée à la diaspora, Les Faucons de la rivière Daugava (Daugavas Vanagi). Celle de son époux, Imants Freibergs, est passée par le camp du MI6 en Allemagne à la fin de la Seconde Guerre mondiale. Professeur de psychologie à l’université de Toronto, spécialiste de l’influence des drogues sur le comportement humain, Mme Vike- Freiberga s’installe à Riga début 1999, prend la nationalité lettone et est élue au printemps Présidente de la République ; mandat qui lui sera renouvellé quatre ans plus tard. Au cours des dernières années, la présidente Vike-Freiberga s’est attelée à réécrire l’histoire européenne (…) En janvier 2005, le gouvernement letton a publié un ouvrage intitulé HISTOIRE DE LA LETTONIE : XXe SIECLE. Il est précisé à l’intérieur du livre qu’il a été imprimé avec le soutien financier de l’ambassade des Etats-Unis. Le lancement a été effectué lors d’une conférence de presse de la présidente de la République. On y lit avec surprise, entre autres, que le camp de Salaspils, où les nazis réalisèrent des expériences médicales sur des enfants et où 90.000 personnes furent assassinées, n’était qu’un « camp de travail correctif » et que les Waffen SS étaient des héros de la lutte contre les occupants soviétiques. Cet ouvrage, ainsi que divers manuels scolaires, a soulevé la colère des parlemantaires et du gouvernement russe, et l’émoi dans de nombreux pays d’Europe centrale et orientale ».

(3) fr. Andrew Ezergailis, THE HOLOCAUST IN LATVIA, 1941-1944 : THE MISSING CENTER, Historical Institute of Latvia (June, 2002).

(4) Dans son livre KGB ET CIE, A L’ASSAUT DE L’EUROPE, Roumania Ougartchinska explique que la population lettone désabusée appelle ces émigrés « la bande des étrangers ». « C’est dans cette perspective que le MI6 et la CIA ont pris le contrôle de la Lettonie. A la faveur du chaos post-soviétique, ils y ont placé leurs hommes à la tête de l’Etat (…) À titre d’exemple, le Bureau de protection de la Constitution (SAB), notamment chargé de défendre la démocratie, est dirigé par Janis Kazocinu. Or, celui-ci est en réalité un général de l’armée britannique, devenu attaché militaire à Riga lors de l’indépendance, puis adjoint du chef d’état-major. Il n’a pris la nationalité lettone qu’à l’occasion de sa nomination ».

Cfr. Roumania Ougartchinska, KGB ET CIE, A L’ASSAUT DE L’EUROPE, Editions Anne Carrère, 2005, et Edward W. Baranauskas, « The Jonas Konkraitis story », LITHUANIAN WEEKLY, Vilnius, 5-18 août 2003.

(5) Plusieurs pays occidentaux ont soutenu la présidente lettone, qui « montre clairement qu’un an après que la Lettonie a pris une nouvelle fois la place qui lui revenait de droit dans l’Europe et 14 ans après avoir regagné son indépendance, vous êtes capables d’aller de l’avant avec la réconciliation et de faire des efforts (afin de nouer) des relations constructives avec la Russie » (sic), a déclaré le Premier ministre Tony Blair dans une lettre adressée à Vike-Freiberga. Pour le chef du gouvernement belge Guy Verhofstadt, la décision de participer aux cérémonies du 9 mai à Moscou – tout en insultant la Russie – est « une forte affirmation de votre volonté et celle de votre pays de consacrer des efforts pour construire l’avenir » (resic). Le congrès américain a débattu en 2005 sur un projet de résolution demandant à la Russie de reconnaître et condamner « le fait qu’entre 1940 et 1991 l’Union soviétique a occupé illégalement et annexé l’Estonie, la Lettonie et la Lituanie ».

(6) Uffe Ellemann-Jensen, Ancien ministre des Affaires étrangères du Danemark, « Comprendre le passé et regarder l’avenir », LE FIGARO, 9 mai 2005 : « J’admire le troisième président balte, Vaira Vike-Freiberga, de Lettonie, qui a décidé de se rendre à Moscou, pour honorer ce qui le mérite et dire haut et fort ce qu’il ne faut pas dissimuler. Elle montre par ce geste la position forte de son pays en tant que membre de l’Otan et de l’Union Européenne, et adopte une attitude morale qui inspire le respect. C’est tout à son honneur » (sic). Uffe Ellemann-Jensen ne nous dit pas ce qu’ils pensent des propos négationnistes de la présidene lettone concernant le camp d’extermination de Riga…

(7) L’historien Marc Ferro rappelle dans L’EXPRESS (« Les 100 jours qui ont changé le monde », Paris, 2 mai 2005) que le révisionnisme letton plonge ses racines dans l’idéologie atlantiste de la Guerre froide : « Ces Baltes perpétuent ce qu’on appelait alors l’ «esprit de Riga », c’est-à-dire la résistance, successivement, à l’impérialisme tsariste puis soviétique. Ce refus était incarné par des émigrés baltes aux Etats-Unis, puis par des diplomates en poste dans ces pays qui avaient contesté, en 1941, la conclusion de la « grande alliance » entre Washington et Moscou, et plus encore l’esprit de conciliation qui avait régné à Yalta. Derrière George Kennan, Loy Henderson, Charles Bohlen, diplomates et collaborateurs du Département d’Etat, ils mettaient en place le futur argumentaire de la guerre froide (…) Plus tard, ces mêmes hommes énoncèrent la doctrine du containment : bloquer les Soviétiques sur leurs positions ».

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Photo : défilé des anciens SS lettons à Riga en 2012.

LUC MICHEL SUR ‘AFRIQUE MEDIA’ TV CE LUNDI 7 AVRIL 2014 …

Luc MICHEL sur AFRIQUE MEDIA TV – ce lundi 7 avril 2014 à partir de 11h30 …

Emission ‘Le Débat Panfricain’ – animée par Bachir Mohamed Ladan/

En rediffusion et en streaming sur: http://lb.streamakaci.com/afm/ PCN-TV - LM sur Afrique Media Tv 5 (2014 04 07) FR

VOIR OU REVOIR/

Parmi les thèmes abordés par Luc MICHEL :

>>> RWANDA :

20 ans après le génocide, que célèbre-t-on ? qui sont les principaux responsables ? et à quelle fin ?

Introduction de Luc MICHEL,

Qui dégagera les responsabilités historiques et immédiates de la Belgique et de la Cour belge, de l’Eglise belge, de la France, des USA de Bill Clinton ;

Abordera l’état des enquêtes sur les auteurs de l’attentat déclencheur de 1994 ;

Il évoquera aussi l’arrière-plan géopolitique du génocide et de son exploitation dans la région des Grands-lacs.

LES AUTRES SUJETS DU ‘DEBAT PANAFRICAIN’/

REDIFFUSION DE L’EMISSION DE CE DIMANCHE 6 AVRIL 2014

SUJETS TRAITES :

1- CAMEROUN: Mise en détention d’un ministre en fonction. Bavure judiciaire? (JEAN DE DIEU AYISSI)

2- SENEGAL/GUINEE : Dakar ferme ses frontières avec Conakry en vue de limiter les dégâts d’Ebola. Est-ce la meilleure solution? (NOUHA SADIO)

3- COTE D’IVOIRE : Les sit-in du FPI et les marches éclatées prévues peuvent-ils faire plier le gouvernement Ouattara ?

– Est-ce une bonne politique de la part de l’opposition qui choisit la confrontation ? (François BIKORO, PATRICK SAPACK)

4- KENYA : Un troisième imam assassiné mardi dernier dans la ville de MOMBASSA. Quelles conséquences pour la stabilité ? (Dr BASSILEKIN)

5- RCA : la paix passe-t-elle forcement par le renforcement des effectifs militaires? (JP SAMNICK, Jules NJAWE)

6- LIBYE: SAADI KADHAFI s’excuse auprès du peuple libyen. Pourquoi lui ? (Luc MICHEL, Robert SIMO)

7- MALI: le président IBK cité dans une enquête de la justice française visant un parrain corse pour “blanchiment aggravé en bande organisée”, “abus de biens sociaux” et “faux en écriture privée” (HADI DIAKITE, François BEYO)

8- NIGER : Le Collectif des structures de la société civile pour la défense des intérêts du Niger reste plus que jamais débout pour le respect de la loi minière de 2006 par le groupe AREVA. (ABDOU ADAMOU, Patient NDOM)

9- SOUDAN : signature de la « paix des braves » au Darfour en présence des Présidents IDRISS DEBY du Tchad et OMAR El BECHIR du Soudan. Est-ce la fin de la longue crise ? (Eric YOMBI)

SUJETS DEBATTUS :

1- SOMMET UE/AFRIQUE : est-ce une nouvelle ère de coopération ?

2- EXERCICE DU POUVOIR EN AFRIQUE : Quel modèle de démocratie ?

Luc MICHEL y parle longuement de la crise du Parlementarisme, de ses manipulations, de l’alternative de la Démocratie Directe …

3- BURKINA FASO : Exhumation des restes de Sankara : De quoi le pouvoir a-t-il peur ?

Luc MICHEL y demande justice pour la mémoire de Thomas Sankara …

4- ICONE DE LA SEMAINE : GAMAL ABDEL NASSER (Egypte)

KH / PCN-TV

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Pensioni insostenibili? Retributivo “esagerato”? Falso: controinchiesta di un pensionato

Pubblicato su 6 Aprile 2014 da frontediliberazionedaibanchieri in ITALIA

Si chiama Lucio, viene da Livorno ha 43 anni di contributi, una vita di lavoro e una legittima rabbia per come il tema delle pensioni viene trattato dai governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni, soprattutto gli ultimi.

Il pensionato Lucio, calcoli e tabelle alla mano, dimostra in una vera e propria controinchiesta inviata a Franco Abruzzo, che noi pubblichiamo, quanto sia falsa l’immagine del sistema pensionistico italiano e dei pensionati dipinti come una sterminata massa di scrocconi che campa sulle spalle delle giovani generazioni.

Non è vero che il sistema è insostenibile, non è vero che le pensioni calcolate col metodo retributivo sono esagerate e quelle col contributivo sono “giuste”. Mentre, scrive e dimostra il signor Lucio, è vero che le pensioni sono state continuamente erose dall’azione dei governi e che – nonostante le smentite – Renzi si appresta ad intervenire (tagliare) ancora sulle pensioni.

Egregio Dottor Abruzzo,

non passa giorno, da quando si è insediato il nuovo governo, che non si parli di pensioni, e non solo di quelle d’oro, ma di quelle d’argento, di bronzo di legno… e su quanto già deciso riporto quanto segue:

– La Corte Costituzionale sta vagliando il ricorso inviato dal Tribunale di Palermo in ordine alla costituzionalità o meno del blocco della perequazione automatica delle pensioni disposto dal Governo Monti per il biennio 2012-2013. (Legge 214/2011) In caso di accoglimento dell’istanza la norma in questione sarà “cancellata” e l’INPS, conseguentemente, provvederà a rideterminare il valore delle pensioni in godimento.

– La legge di stabilità per il 2014 (legge n° 147 del 27 dicembre 2013) all’art. 1, comma 483, nel fissarenuovi criteri per il calcolo della rivalutazione annuale dei trattamenti pensionistici da valere per il triennio 2014-2016, ha, altresì, riproposto il blocco dell’adeguamento delle pensioni con riferimento alle fasce di importo superiore a 2.972,58 euro lordi al mese (pari a sei volte il trattamento minimo INPS) da valere per il solo anno 2014.

Intanto c’è da precisare il fatto che (la matematica non è una opinione*) il congelamento dell’indicizzazione ISTAT subita nel biennio 2012-13 non è un “contributo temporaneo”, ma permanente infatti basta osservare la sottostante tabella:

Pensioni insostenibili? Retributivo "esagerato"? Falso: controinchiesta di un pensionato

Il danno della mancata perequazione

B) calcolo effettuato con l’interesse composto anno su anno

C) per il totale mancato adeguamento è stata fatta la media tra il valore 2012/2013 e il valora al 2032

D) i valori calcolati superano quelli effettivi per il fatto che l’adeguamento ISTAT è (incostituzionalmente) ridotto per le pensioni medio alte

Come si vede a “fine vita pensionistica” si tratta di importi considerevoli.

Recentemente una delibera della Corte Costituzionale sentenza n° 316 del 3 novembre 2010, trattando della sospensione della rivalutazione delle pensioni di importo superiore ad otto volte il trattamento minimo INPS disposta dal Governo Prodi per l’anno 2008, pur ribadendo ancora che “la garanzia costituzionale della adeguatezza e della proporzionalità del trattamento pensionistico incontra il limite delle risorse disponibili al quale il Governo ed il Parlamento devono uniformare la legislazione di spesa” ha, tuttavia, avvertito che “la sospensione a tempo indeterminato del meccanismo perequativo, ovvero della frequente reiterazione di misure intese a paralizzarlo, esporrebbero il sistema ad evidenti tensioni con gli invalicabili principi di ragionevolezza e proporzionalità. Perché le pensioni, sia pure di maggiore consistenza, potrebbero non essere sufficientemente difese in relazione ai mutamenti del potere di acquisto della moneta”.

Questa autorevole sentenza non ha per nulla scalfito l’idea dell’attuale governo di mettere mano nelle tasche dei pensionati.

Come vede la manovra che il presente governo (ed i precedenti) ha in animo sulle pensioni, oltre che incostituzionale (si spera) è vergognosa. Per quelle poche migliaia di “fortunati” delle pensioni d’oro, su cui ci sarebbe da discutere, si vogliono falcidiare le pensioni di tanti milioni di italiani che arrivano a stento a fine mese dopo una vita di lavoro, dato che l’ISTAT stesso denuncia la povertà per 1/3 delle famiglie italiane e fra queste tante di poveri pensionati

Il tormentone sulle pensioni è storia antica, e le “riforme pensionistiche” da Dini alla Fornero di fatto hanno avuto l’unico obiettivo di ridurre l’importo degli assegni già decisi ed erogati da INPS.

L’INPS (è stato detto da molti) eroga 2 tipi di prestazioni,

A) La previdenza (per la quale si versano obbligatoriamente i contributi)

B) L’assistenza (CIG, invalidità, accompagnamento etc.)

Già questa sovrapposizione di compiti è fuorviante, la seconda B) dovrebbe trovare risorse dalla fiscalità statale.

È noto che INPS fino al 2009 era addirittura in attivo di 4,447 miliardi di euro

È stata la confluenza della gestione previdenziale Inpdap fortemente in passivo (senza corrispondente supporto da parte dello Stato) a determinare lo sbilancio del bilancio che si protrae fino ad oggi (Bilancio INPS in deficit per 9,786 Mld €).

Ora se si vogliono fare (come si è fatto) dell’INPS nato per erogare pensioni un enorme calderone nel quale oltre a queste ci si fa carico dell’assistenza B) e per di più si conglobano tutte casse previdenziali di categoria, molte delle quali in deficit, non si può far pagare il disavanzo di bilancio che ne consegue ai pensionati già liquidati dall’INPS.

Qui si deve salvaguardare un principio “LE REGOLE DELLA PARTITA VANNO RISPETTATE PER IL PREGRESSO”

E già con le varie riforme questo principio è stato violato più volte! Pensi che c’è chi addirittura pensa di “andare a recuperare soldi dalle pensioni calcolate coi vecchi metodi nel passato (retributivo/contributivo) a questo punto i pensionati dovrebbero:

FAR SALTARE IL BANCO

Ora, dopo che il passaggio dal sistema retributivo al contributivo è stato sancito per legge (non retroattiva) legge 8 agosto 1995, n. 335 della Riforma Dini, si vuole tornare sui questo argomento a 20 anni di distanza per vedere sulle pensioni esistenti quanto incide la differenza fra gli importi erogati e i contributi versati, magari con la “fantastica idea” di ridurre (in media del 25-30%) gli assegni attualmente goduti da 16,7 milioni di pensionati (Art. Libero 28.03.2014 di A. Castro)

MA DICO SIAMO IMPAZZITI?

Sia legalmente che economicamente sarebbe un provvedimento da “rivoluzione francese” anche se attuato sulle famose pensioni “ricche” ossia quelle maggiori di 2500 – 3000 € lordi mese. Si veda il file “lettera” per capire cosa sono le pensioni e a che servono?

SONO UNO DEI POCHI AMMORTIZZATORI SOCIALI PER LE NUOVE GENERAZIONI!

Egregio dottore i pensionati contribuiscono eccome al Pil e sono una ricchezza per le nuove generazioni per quei “bamboccioni adulti” che sono costretti per mancanza di lavoro la perdita del lavoro o salari da fame a vivere coi genitori.

Chi si pensa che abbia fornito loro una casetta (non certo l’Istituto Autonomo Case Popolari)?

Per ora anche Padoan assicura “le pensioni non si toccano” e direi che è ovvio, la spesa pensionistica è di 270 miliardi di euro all’anno.

Che divisa per 16,7 milioni di pensionati fa in media: 16.167 € lordi/anno cioè 1243,6 € lordi/mese (13 mensilità)
ovvero 938 € netti/mese

Inoltre (dati ISTAT) l’80% dei pensionati percepisce meno di 2000 € lordi /mese = 1408 € netti /mese

COSA VOGLIAMO TAGLIARE?

Però facciamo due conti (ovviamente medi) la spesa è sì di 270 miliardi di euro all’anno, ma in media allo Stato sotto forma di IRPEF tornano

16.167 – (938 X 13) = 3973 € /anno per pensionato, che moltiplicato per i pensionati 3.973 € X 16,7 milioni = 66,35 miliardi all’anno.

Per cui alla fine allo Stato i pensionati costano al netto: 270 Mld € – 66,35 Mld € = 203,65 miliardi di euro.

Se si confrontano i livelli di tassazione delle pensioni dei paesi EU (i nostri pensionati pagano più tasse della media EU) si vede che alla fine il nostro sistema pensionistico non è affatto così disastroso.

Dal lordo al netto delle tasse si passa dal 16,8 % del PIL (calcolo del lordo) al 12,7% del PIL (calcolo del netto).

È SUL NETTO DEL COSTO PENSIONISTICO CHE SI DEVE FARE IL CONFRONTO CON L’EUROPA

E poi c’è chi si interroga sulla differenza tra regime retributivo e contributivo:

ecco (sembra) l’ultima “trovata” del governo Renzi, che pochi media hanno divulgato ma che non ha fino ad ora non avuto smentita. Come si sa Renzi si è impegnato con la promessa “10 miliardi di euro per 10 milioni di lavoratori dipendenti” ed il problema insieme alle altre promesse in cantiere è quello di trovare le risorse economiche, perchè il nostro, lancia sul piatto la posta comunicandolo ai 4 venti e poi tocca ai ministri, funzionari, adepti risolvere il banale compito di reperire sia in quantità che dove i denari necessari.

Dunque riporto la notizia di Libero del 28 marzo 2014, articolo di Belpietro/Castro, che dice che l’esecutivo ha chiesto all’Inps di calcolare la differenza, per tutte le pensioni esistenti tra il trattamento retributivo e quello contributivo, e il direttore generale dell’Inps Mauro Nori ha detto che per i dipendenti privati il calcolo è facile mentre per quelli pubblici un po’ problematico, ma si può fare.

Questa “curiosità” del Governo non appare fine a sé stessa, già dal suo insediamento il tasto pensioni (Cottarelli), per quanto smentito da Renzi, è stato toccato e non certo per beneficiarle. Adesso nella affannosa ricerca di soldi per onorare la promessa di cui sopra fatta ai lavoratori dipendenti, il sospetto è che i soldi necessari tutti o in parte si vadano appunto a prelevare dalle pensioni.

Il ragionamento alla base di tutto è questo:

LE PENSIONI GIUSTE SONO QUELLE CONTRIBUTIVE, QUELLE RETRIBUTIVE SONO “SOVRADIMENSIONATE”

Si badi bene che si sta parlando di pensioni (retributivo o misto retributivo/contributivo) regolate a partire dal 1996 dalla Riforma Dini (legge 8 agosto 1995 n°335) che in pratica stabilisce:

· chi nel 1996 aveva più di 18 anni di anzianità contributiva, calcolava la pensione di vecchiaia solo con il metodo retributivo;

· chi nel 1996 aveva meno di 18 anni di anzianità contributiva, calcolava la pensione di vecchiaia con il metodo pro-rata, dal 1996;

· chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 calcola la pensione di vecchiaia solo con il metodo di calcolo contributivo

La differenza tra retributivo (pensione calcolata sulla media della retribuzione degli ultimi anni) e contributivo (pensione calcolata sulla base dei contributi versati, oggetto della “curiosità” del Governo è mostrata nella tabella allegata.

Pensioni insostenibili? Retributivo "esagerato"? Falso: controinchiesta di un pensionato

Differenze retributivo-contributivo

Come si vede al crescere dell’importo di pensione, cresce lo “sbilancio” tra retributivo e contributivo.

Ora l’idea sarebbe:

ANNULLARE LA RIFORMA DINI DI 20 ANNI FA E PAGARE TUTTE LE PENSIONI COL SISTEMA CONTRIBUTIVO

Lo stesso articolo di Libero dice che il risparmio sarebbe di 3,5 miliardi di euro per il settore privato e 2,5 per quello pubblico ossia 6 miliardi di euro.

Il gioco di trovare le risorse economiche è fatto!

Ora una manovra di questo tipo che interessa centinaia di migliaia di pensionati, stante il fatto che prevede di annullare una legge dello stato di 20 anni fa

È ASSOLUTAMENTE INACCETTABILE OLTRE CHE INCOSTITUZIONALE

Ma ormai, dopo diverse prove date, di Renzi non c’è più da stupirsi, si naviga colla regola di Machiavelli suo concittadino nato circa 500 anni prima: IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI e c’è da scommettere che il suo “breviario” da cui prende ispirazione in politica sia proprio il Principe.

Riprendendo il tema della iniqua tassazione delle pensioni italiane rispetto al resto d’Europa…

LE TASSE CHE GRAVANO SULLE PENSIONI COMPENSANO VARIE VOLTE LA DIFFERENZA DI TRATTAMENTO RETRIBUTIVO CONTRIBUTIVO

Come già scritto ai quattro venti le pensioni sopra un certo importo non servono solo ai pensionati ma alle loro famiglie (si veda file lettera e presentazione) per cui sono a tutti gli effetti un AMMORTIZZATORE SOCIALE (uno dei pochi rimasti) vedasi files Lettera e Presentazione.

Vogliamo taglieggiare ancora le pensioni dopo quanto fatto dal 1996 ad oggi?

Con stima cordiali saluti (accetti questi miei semplici contributi sull’argomento pensioni)

LUCIO (PENSIONATO D’ARGENTO DOPO 37 ANNI DI LAVORO DIPENDENTE E CIRCA 43 DI CONTRIBUTI: LAUREA + MILITARE)

LIVORNO

Tratto da:http://www.informarexresistere.fr

Pensioni insostenibili? Retributivo “esagerato”? Falso: controinchiesta di un pensionato

GIU’ LE MANI DALLA NOSTRA TERRA – SU LE MANI SUI TORTURATORI DI NASSIRIYA

www.fulviogrimaldicontroblog.info:

” Istruitevi, perchè avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perchè avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perchè avremo bisogno di tutta la nostra forza”. 

(Antonio Gramsci)

Arquata 1

Stavo per finire un articolo su Renzi, Kiev, fracking e partita geopolitica sull’energia, che ora verrà posticipato a subito dopo questo qui, quando sono piombate sul blog due notizione. Una bella, l’altra orrida.

No Tav-Terzo Valico, un’altra casamatta

Partiamo dalla prima, così siamo attrezzati a sostenere la seconda. Sabato scorso è esploso a livello nazionale il bubbone Tav-Terzo Valico. Quello che contiene l’ennesima demenziale alta velocità, da Genova a Tortona. Un’idiozia ad alto profitto per i soliti lestofanti. Sarebbe come lanciare una Ferrari dalla camera da letto in cucina. Un bubbone cresciuto nel corso di anni, diventato nel 2013 grande questione politica, economica, sociale, ambientale, legale, ma confinata nel silenzio delle valli boscose dell’Appennino ligure-piemontese.Terra ancora integra, di lupi, caprioli e uomini liberi, poco frequentata dai consumatori di turismi stereotipati, trascurata dai cannibali delle risorse e della “crescita”, visto che ai suoi sentieri ostici e alle sue popolazioni riottose si pensava di poter sottrarre castagne, funghi e poco più.

E invece, grazie a quella popolazione che, da “riottosa” ed emarginata, è deflagrata in ribelle con visione rivoluzionaria, oggi ne sono costretti a parlare tutti. C’ero stato, l’inverno passato, avvisato dai maestri No Tav della Valsusa, e, tra Novi Ligure, Arquata e Genova, avevo scoperto il Terzo Valico, anzi i “No Tav-Terzo Valico”, fratelli minori, ma dello stesso letto, delle avanguardie nazionali dell’indomabile Valle. E avevo scoperto una realtà di presidi, assemblee, cortei, lotte, che andava avanti da quando lo stesso insano branco di licantropi mafio-istituzionali, intento a divorare genti e territori in tutto il paese, si era avventato su queste lande per sfasciarle, desertificarle e trarne bottino. Li avevo visti marciare, i No Tav Terzo Valico, cantare, impedire espropri, sfondare recinzioni, coinvolgere popolazioni e parlamentari (tra questi solo i consueti Cinque Stelle). Ma fin lì tutto era rimasto come in sordina. Ho tentato di fare un graffio alla blindatura del silenzio dei media complici affiancando questa vicenda alle altre – No Tav, No Muos, No tanti altri saccheggi e devastazioni – nel docufilm “FRONTE ITALIA – PARTIGIANI DEL 2000”, ora in uscita.

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Ma gli strepitosi compagni che sul Terzo Valico (che poi sarebbe il quinto, visto che ne esistono già altri tre, assolutamente sufficienti, sottoutilizzati, in perdita di traffico da decenni, che da sempre aprono il transito dal mare all’entroterra e all’Europa), mi hanno fatto prendere un bel buco. Il film l’ho chiuso pochi giorni fa ma, proprio ora, sabato scorso, questi miei amici hanno allestito a Radimero di Arquata Scrivia, con il concorso di tanti No nazionali collaudati, la migliore delle loro battaglie. Reti intorno alle voragini in corso d’apertura nel Basso Piemonte e nella ligure Valpolcevera, che dovrebbero squarciare montagne e valli per nessunissimo vantaggio logistico, ma per una rapina da 6,2 miliardi, destinata ovviamente a decuplicarsi, le avevo già viste e girate mentre venivano assaltate e rimosse. Ma la devastazione era passata sostanzialmente sotto silenzio, grazie anche all’astuta “moderazione” dei pali in uniforme, intesa ad evitare che fosse lacerato il velo della riservatezza e delle mistificazioni.

Sabato scorso, invece, a docufilm chiuso, ecco che i No Tav-Terzo Valico hanno saputo far risuonare alle orecchie di un’opinione pubblica narcotizzata la sveglia racchiusa in quel verso della famosa canzone “Valle Giulia” (1968):

 Le camionette, i celerini  ci hanno dispersi,

presi in molti e poi picchiati

ma sia ben chiaro che si sapeva

che non è vero, no, non è finita là

non siam scappati più, non siam scappati più.

Avevo già visto le reti arancione dello stupro tagliate a Radimero e gli alberi sterminati ripiantati, ma quella volta, per attutire l’eco, i pretoriani erano rimasti in occhiuta passività. Poi le recinzioni erano state rimesse, dalla plastica si era passati al metallo, invalicabile, indistruttibile. Invalicabile? Indistruttibile? Sabato scorso alcune migliaia di cittadini, evolutisi in militanti, hanno valicato, hanno distrutto. 200 metri di recinzioni metalliche saltate e si sono ripresi il bene tolto. E i silenziatori si sono visti deflagrare tra le mani un botto che ha risuonato ben oltre le creste dell’Appennino da violentare. Già, perché i furbi delle armi di distrazione di massa, di fronte a una violazione del disordine costituito, hanno obbedito al riflesso condizionato che il sistema non riesce a reprimere quando, confrontato da chi decide di resistere in piedi, anziché prenderle a mani alzate e morire in ginocchio. Quando a mafiosi, corrotti, prevaricatori, predatori, cioè al massimo della violenza illegittima, si risponde non tollerandola, quella violenza, si esprime il massimo del pacifismo, di pace da giustizia. E si sfonda la congiura del malaffare che si avvantaggia del silenzio.

Arquata 2

Dalla Valsusa, dai siciliani del No Muos, dai greci per anni in rivolta, dagli Indignados e primaverili arabi autentici, s’è recuperata l’antica verità che, se una lotta non vuole essere soffocata dall’ignavia dell’informazione e raggiungere cuori e menti di milioni, miliardi, devi reagire, infliggere un costo al nemico che, sommato al costo subito, faccia massa critica e sfondi verso l’opinione generale, vuoi ostile, vuoi amica. Mutando i rapporti di forza. Sono i manifestanti spintonati, pestati e insanguinati, tra anziani, giovani, donne e parlamentari Cinque Stelle (il senatore Marco Scibona), sono le centinaia che non sono arretrati  e hanno costretto i pretoriani a rivelare il lato terroristico del loro Stato. Sarà ora la resistenza di massa  all’inevitabile ondata repressiva di autorità ed apparati al soldo dei devastatori, a continuare a far risuonare quella sveglia. “non siam scappati più”.che ha trillato per dieci anni, mutando il corso delle correnti nella struttura carsica della Storia.

Insieme agli altri, qui è in giro per il mondo in guerra contro il Nuovo Ordine Mondiale, i No Tav-Terzo Valico sono entrati  a pieno titolo tra i partigiani del 2000 del Fronte Italia. Brutta notizia per il saltimbanco zannuto che la criminalità organizzata, la massoneria, le mafie, l’Opus Dei, i banchieri, il serial-masskiller Obama, i Tecoppa di Bruxelles e Francoforte, hanno installato sul ponte di comando. Finirà come Schettino.

Sono soddisfazioni.

Nassirirya tortura

Nassiriya

Le canaglie che si sono succedute al Quirinale, a Palazzo Chigi e a Via XX Settembre durante le varie guerre Nato sappiamo tutti con quale proterva disonestà e prosopopea hanno elevato i loro sicari in divisa a eroi nazionali. Ultimo episodio quello dei due marò, assassini di  due inermi pescatori indiani in un mare che non aveva mai visto l’ombra di un pirata. Le “Jene”, unica trasmissione guardabile, insieme al programma di Paragone, “La gabbia” – e lo dico a quegli asceti, ecologisti dell’informazione, che hanno buttato la tv ritenendo che è meglio non vedere – nella puntata di mercoledì scorso, 30 aprile, hanno inciso nel carcinoma degli “italiani brava gente”. E ne hanno tirato fuori uno dei pezzi più purulenti: il mito degli “eroi martiri di Nassiriya”, 17 tra violentatori militari e civili dell’Iraq periti nell’attacco di partigiani iracheni.

Un coraggioso eversore della menzogna, inviato nella città irachena, ha riferito le testimonianze di chi nella base italiana aveva lavorato e operato al tempo in cui la resistenza l’aveva fatta saltare in aria, a rivalsa contro chi l’intero paese aveva raso al suolo. Già avevamo saputo, in pochi, ma con la certezza delle immagini e dell’audio, come questi nostri portatori di democrazia e diritti umani solevano spassarsela tirando su civili di passaggio e sui pullmini che li trasportavano, prorompendo in grida di giubilo – “annichilito!” – a ogni vittima colpita (vedi il mio “Iraq, un deserto chiamato pace”). Ora abbiamo potuto visitare le tre tende segrete, collocate ai margini della base, a distanza di sicurezza da urla di raccapriccio, dolore e morte, in cui i nostri eroi torturavano ed eliminavano, con le più raffinate tecniche apprese dai maestri Usa, soggetti sospettati di intralcio alla nostra missione di civiltà. Carabinieri e militari della stessa scuola che ha bruciato con elettrodi i testicoli di somali e infilato bottiglie nella vagina di somale, che oggi opera in Afghanistan e in qualsiasi parte d’Italia dove gli strumenti polizieschi, giudiziari e mediatici del terrorismo globale affermano di individuare ostacoli alla strategia neoliberista della devastazione e del saccheggio. Mele marce? Un convoglio di container di mele marce.

Nassiriya

Questa “nostra” Nassiriya non è stato lo spunto perché giornali e televisioni illustrassero e denunciassero, indignati e rivoltati, degrado e ferocia di questi subumani. Anzi, è capitata a fagiolo la morte in Afghanistan, per mano di un taliban, della celebrata fotografa tedesca, premio Pulitzer, Anja Niedringhaus. Embedded, anche stavolta, tra le truppe di occupazioni e i loro ascari poliziotti, come era stata in tutte le sue missioni di guerra, cosa che segna il suo lavoro al di là della qualità delle sue foto, da noi la giornalista era divenuta quasi santa per aver immortalato un soldato italiano afflitto tra le macerie della base di Nassiriya.

Così, una volta di più, l’italiano medio ha potuto placare eventuali perplessità su missioni di guerra, F-35 e Muos, con la dolente figura del nostro soldato che piange i compagni caduti nella lotta al terrorismo. E magari ribollirà di sdegno patriottico e voglia di giusta rappresaglia. Succede quando le sedicenti sinistre e centrosinistre coltivano “profonde sintonie” con terroristi che danno del terrorista alle proprie vittime, con despoti che danno del despota a governanti da abbattere, con populisti alla massima potenza che danno del populista a chi insiste a fare politica dalla parte del “torto”.

Bravi le Jene. Sono soddisfazioni, anche se torcono le

William Pezzullo e Lucia Annibali: vittime di uno stesso reato, ma per il Quirinale conta il genere

eguaglianza 2.0, quando discriminare è politically correct untitled587

William Pezzullo
 
01/04/2014 – 23.48
Nelle aule universitarie non ci hanno insegnato che la Giustizia può essere surreale. Poi abbiamo imparato che spesso lo è. L’aggressione subita da William Pezzullo, sfregiato con l’acido dalla ex fidanzata che non accettava la fine del rapporto, ne è testimone.
Oggi possiamo dare un aggiornamento di questa storia tutta italiana. Già a novembre 2012 avevamo rilevato l’assordante silenzio sull’episodio: nessuna copertura nazionale da parte di stampa e tv, nessun approfondimento, oscuramento totale non solo nei TG ma anche in quei programmi pomeridiani e serali che fanno audience rimestando nel torbido dei casi di cronaca.
William non interessa a nessuno, il suo dolore e il dolore della sua famiglia non trovano spazio sui media. Non solo, non trovano spazio nemmeno nella considerazione istituzionale.
Il Presidente Napolitano, infatti, ha conferito l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica a Lucia Annibali, anche lei sfregiata dopo aver lasciato il fidanzato.
Il caso Annibali ha avuto enorme risalto mediatico, tanto all’epoca dei fatti quanto il 25 novembre e l’8 marzo in occasione dei ricevimenti al Quirinale. Attenzione istituzionale e mediatica sicuramente dovute ad ogni vittima di violenza; saltava comunque agli occhi la vistosa disparità di considerazione rispetto ad altre vittime aggredite con l’acido, in particolare il solito William dimenticato, trascurato, snobbato da tutti.
ADIANTUM aderiva – insieme ad altre decine di associazioni – all’iniziativa dell’avv. Paola Tomarelli, che scriveva al Presidente la lettera che trovate allegata a margine dell’articolo.
Comica, per alcuni versi, e scandalosa, per altri, la risposta della Dr.ssa Zincone, responsabile per il Quirinale dei problemi per la coesione sociale.
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L’avv. Tomarelli ha puntualmente replicato – non senza ironizzare sulla risposta “cumulativa” della Zincone a due perfetti sconosciuti – ma è ancora in attesa di risposta. Non è dato di sapere se la prof. Zincone si sia dimenticata di rispondere, o più semplicemente eviti di controbattere poiché non è in grado di farlo con argomenti validi, o stia aspettando altre lettere sull’argomento per risparmiare sulla carta intestata del Quirinale.
In attesa della risposta che probabilmente non arriverà mai, è arrivata la sentenza di primo grado per l’aggressione all’avvocato Annibali: 20 a Luca Varani in qualità di mandante, 14 anni agli esecutori. Riconosciuti inoltre a Lucia Annibali 800.000 € di provvisionale.
E William?
La stampa non è imparziale, la tv non è imparziale, il Quirinale non è imparziale, possiamo sperare che almeno la giustizia lo sia?
Nemmeno per sogno, poveri illusi!
L’agguato a William Pezzullo ha avuto esiti clamorosamente diversi rispetto al caso Annibali: 10 anni a Elena Perotti e Dario Bartelli.
La metà esatta.
Eppure la Perotti ha diverse aggravanti rispetto a Varani: lui ha commissionato l’aggressione ma non vi ha preso parte, lei oltre ad averla organizzata l’ha anche materialmente eseguita.
Varani ha – involontariamente, dice lui – causato danni estetici e psicologici gravissimi, ma almeno non ha menomato le funzioni vitali di Lucia, fortunatamente non l’ha resa invalida.
La tesi difensiva sostiene che Varani abbia commissionato solamente un’azione intimidatoria, degenerata in lesioni permanenti senza una reale volontà del mandante.
Ovviamente non gli ha creduto nessuno.
Il Tribunale ha riconosciuto che, pur se indirettamente, Varani ha causato alla vittima danni permanenti che avrebbero anche potuto avere esiti peggiori.
La pena quindi deriva dal reato contestato: nulla esclude che Lucia avrebbe anche potuto restare uccisa, pertanto il capo d’imputazione è tentato omicidio.
Elena Perotti ha causato nella propria vittima danni fisici e psicologici estremamente più gravi di quelli subiti dalla vittima di Luca Varani, eppure non era imputata di tentato omicidio.
Abbiamo già visto come non si sia limitata a commissionare l’aggressione: il processo ha accertato che è stata lei, mentre il complice immobilizzava la vittima, a versare l’acido sul viso e sul corpo di William.
La pena dimezzata deriva dal capo di imputazione più blando rispetto al tentato omicidio.
Il Tribunale – evidentemente – è certo che William non avrebbe potuto subire nulla di diverso da ciò che ha subito, è certo che non avrebbe potuto restare ucciso, è certo che Elena non aveva la volontà di uccidere. Ecco perché la Perotti è riuscita a sgusciare via dall’imputazione di tentato omicidio ed è stata condannata per lesioni.
Nulla di imprevedibile, quale sarebbe stato lo sviluppo del processo si è intuito da subito.
Già da tempo la madre di William aveva anticipato l’intenzione del PM di edulcorare il capo d’imputazione; alla richiesta del legale di parte di configurare il tentato omicidio aveva risposto testualmente: “….ma cosa dice, non vorremmo mica costruire un mostro?”.
Guanto di velluto anche per le modalità di espiazione della pena: la madre di William ci riferisce che Elena Perotti non è in carcere, sta effettuando un percorso di recupero presso una comunità gestita da suore, insieme ad altri ospiti da recuperare psicologicamente per motivi diversi, tossicodipendenza ed altro.
Oggi William come sta? Che danni ha riportato, quali sono le conseguenza dell’agguato?
La fonte è ancora Fiorella Grossi, la madre di William; è l’unico modo per avere notizie vista la perdurante indifferenza mediatica. Nel corso dell’ultima telefonata, lunedì 31 marzo, la signora Fiorella dichiarava: “William non migliora affatto, anzi sta peggiorando, siamo disperati. Un occhio era perso del tutto ma almeno con l’altro riusciva a distinguere delle ombre, dei movimenti. Ora non vede più nulla, l’hanno operato più volte ma fino ad oggi non sono riusciti a recuperarlo. Anche la plastica ricostruttiva non riesce ad ottenere risultati; lo abbiamo portato in parecchi altri ospedali, anche a Torino dove hanno provato a ricostruire muscoli e tessuti del collo, ma sta peggio di prima. William ha penato tre mesi prima di uscire dal reparto di terapia intensiva, non erano sicuri di salvargli la vita. Ora sono 16 mesi che è chiuso in casa, usciamo solo per portarlo in qualche ospedale o da qualche specialista. Il morale è  a pezzi, non è autosufficiente, non lo sarà mai più, è questo l’aspetto più drammatico”.
Le chiediamo se sia stato riconosciuto qualche risarcimento per i danni subiti. “….I soldi? Quali soldi? È giusto che a Lucia abbiano dato 800.000, ma al mio William fino ad oggi nemmeno un centesimo. Parlavano di una casa dal valore di 53.000 euro, ma alla fine non gli danno nemmeno quelli perché mi pare di aver capito che c’è un pignoramento e il primo creditore è la banca. Comunque di queste cose capisco poco e mi interessano ancora meno, al primo posto ci sono la dignità e la salute e l’autonomia che hanno rubato a William”.
Insomma, sotto tutti gli aspetti due pesi e due misure, ormai uno standard nei nostri tribunali.
Quante volte lo abbiamo scritto sulle pagine di Adiantum?
Quante volte ancora lo scriveremo, prima di poter pensare di nuovo ad una Giustizia con la G maiuscola?
E’ inaccettabile che due delitti sulla persona, simili sia nel movente che nell’esecuzione (ma quello in cui è stato vittima William ha avuto conseguenze fisiche ancora più gravi), vengano “interpretati” a seconda del sesso dell’autore e alle vittime venga riconosciuta, simmetricamente, differente dignità a seconda del loro genere.  E’ altrettanto inaccettabile che, sempre a seconda del proprio sesso, chi commette un tentato omicidio sa di poter farla franca all’ombra di un chiostro benedetto da Dio.
ADIANTUM chiede – lo farà certamente nei prossimi giorni – l’invio di ispettori dal Ministero di Giustizia e un esame del caso dal Dipartimento Pari Opportunità.
Al presidente Napolitano si chiederà di riconoscere al nostro William il suo alto patrocinio, così come ha fatto con la Annibali.
Che piaccia o no alla Zincone.
 
Fonte: Redazione – Fabio Nestola