Intervista a Erri De Luca: “Anch’io ho fatto blocchi stradali”

http://www.notav.info/post/intervista-a-erri-de-luca-anchio-ho-fatto-blocchi-stradali/

(grazie per il testo completo a http://insorgenze.wordpress.com/ )

blocchiQuando le parole non bastano. Dopo le dichiarazioni all’Huffington Post e l’intervista di ieri al manifesto, Erri De Luca non demorde e difende la resistenza popolare contro i cantieri della tav in val Susa. «Anch’io ho fatto blocchi stradali», dichiara

Paolo Griseri
la Repubblica 8 Settembre 2013

TORINO — «Un intellettuale deve essere coerente e mettere in pratica ciò che sostiene». Per questo «anch’io ho partecipato a forme di sabotaggio in val di Susa». Così lo scrittore Erri De Luca, in questi giorni al centro delle polemiche, spiega le sue affermazioni sugli attacchi ai cantieri della Tav.

De Luca, può un intellettuale disinteressarsi delle conseguenze delle parole che pronuncia?
«La mia risposta è no. Se poi l’intellettuale è uno scrittore, è bene che conosca il significato delle parole: è il suo mestiere.
Direi di più: l’intellettuale non dovrebbe mai smentire quel che ha detto e scritto ».

Potrebbe cambiare idea per convinzione..
«Certo. Ma io conosco un criterio abbastanza semplice per capire se qualcuno cambia idea per convinzione o per opportunismo. Se uno trae vantaggio da quel cambio di opinione, lo fa quasi sempre per opportunismo. Io cerco sempre di fare le cose che dico, di farle concretamente, intendo. Perché credo che la scrittura non sia sufficiente a esaurire il mio impegno civile».

Esiste dunque una responsabilità dell’intellettuale per quel che dice?
«Certamente, soprattutto in alcune circostanze. Nei regimi dittatoriali dove la parola è impedita, lì una piccola voce pubblica può essere decisiva. Penso alla metafora del ciabattino. Che cosa può fare un ciabattino che sa fare bene le scarpe? Può impegnarsi, al di là del suo lavoro, per far sì che tutti possano avere scarpe. Ecco, l’impegno e la responsabilità dell’intellettuale è simile: occuparsi della libertà di parola per tutti».

In Italia siamo in un regime?
«Certamente no. Da noi la libertà di parola esiste, parlano tutti, parlano tanti. Da noi non è un problema di quantità di parole, semmai di qualità».

Può fare un esempio?
«Penso ad alcuni leader politici. Persone che hanno un grande carisma perché hanno fondato un partito e sono particolarmente ascoltati. Un leader che ha questo ruolo e che istiga all’uso di armi, parla di fucili da imbracciare… Ecco quel leader, a mio avviso, ha una responsabilità innanzitutto nei confronti dei suoi seguaci che possono essere indotti da quelle parole a metterle in pratica. Ma a quelle parole nessuno reagisce, come se fossero normali, facessero parte della fisiologica dialettica politica».

Ci stiamo abituando, mitridatizzando?
«No. Perché se quelle stesse parole non le dice un leader ma un comune cittadino, ecco che scattano le sanzioni. E questo è paradossale perché dalle labbra di un politico pendono milioni di persone. Da quelle di uno come me non pende nessuno».

Parlando degli attacchi ai cantieri Tav, lei ha detto di comprendere alcuni atti di sabotaggio. Ritiene di avere una responsabilità per quel termine?
«Il termine sabotaggio fa parte di una lunghissima tradizione di lotte del movimento operaio e sindacale. Ho fatto una constatazione: in una valle che vive in stato d’assedio e militarizzata per difendere un’opera inutile e dannosa, e dove non ci sono altri modi per farsi ascoltare, si ricorre al sabotaggio. Io non uso le parole a caso. Le parole hanno un peso. Per esempio: il più importante premio letterario di questo Paese è stato vinto da un libro che si intitola: Resistere non serve a niente (di Walter Siti, vincitore dello Strega, ndr). Ecco, io non avrei mai pensato di intitolare un libro così».

Quali altre parole la convincono di più?
«Quelle del mio amico bosniaco, Izet Sarajlic, un poeta che ho conosciuto durante gli anni della guerra quando facevo l’autista dei convogli di aiuti. Lui diceva di essere responsabile della felicità perché con le sue poesie di amore si erano celebrate nozze e dunque era responsabile anche della infelicità. Perciò rimase a Sarajevo a condividere la malora del suo popolo. Da lui ho imparato che un intellettuale deve stare dove la vita è offesa».

Un senatore del Pdl, Giuseppe Esposito, ha scelto il termine boicottaggio. Ha invitato a boicottare l’acquisto dei suoi libri. Che cosa gli risponde?
«Penso che inviti a boicottare un prodotto che non conosce».

Crede che non ci siano lettori del Pdl che acquistano i suoi libri?
«Certo che ce ne sono. Ma non credo che tra questi ci sia quel parlamentare».

Esposito sostiene di non comprendere come una persona della sua sensibilità possa ignorare la sofferenza dei lavoratori del cantiere che subiscono gli attacchi. Come fa a ignorare?
«Io non ignoro, ma inviterei a contestualizzare. E il contesto è quello di una valle che lotta da vent’anni con tutte le sue forze per impedire uno stupro alla sua integrità, subendo uno stato di assedio, esercito compreso».

Lei ha detto che ritiene importante per un intellettuale mettere in pratica quel che dice. Ha fatto questo in val di Susa?
«Certo che l’ho fatto. Ho partecipato ai blocchi dell’autostrada insieme a maestri elementari, vigili urbani, madri di famiglia. Il blocco stradale è certamente un atto di ostruzionismo. Diciamo che è una forma di sabotaggio alla libera circolazione».

Nomadi aggrediscono una dottoressa e prendono a bastonate un poliziotto

quando l’aggressione alla donna NON E’ POLITICALLY strumentalizzabile la si censura

Pubblicato da ImolaOggiCRONACA,

NEWSset 9, 2013
gm9 sett – Hanno aggredito la dottoressa in servizio nella guardia medica di Lamezia Terme, quindi hanno colpito con un bastone anche un poliziotto che era accorso dopo la chiamata al 113. E’ accaduto ieri, dove il personale del Commissariato lametino e’ intervenuto nei locali della guardia medica ubicata nei pressi dell’ospedale dove era stata segnalata la presenza di alcuni rom armati di bastone che volevano far irruzione nell’ufficio sanitario.
Gli agenti hanno identificato gli aggressori, uno dei quali ha anche colpito un poliziotto con un bastone, provocando lesioni guaribili in 4 giorni. La dottoressa della guardia medica ha riferito che intorno all’ora di pranzo aveva avuto un diverbio con i nomadi per questioni di parcheggio della sua auto e che nella serata un gruppetto di loro aveva minacciato e aggredito alcuni suoi familiari.
Al termine delle verifiche in manette e’ finito Antonio Bevilacqua, 34 anni, rinchiuso nella cella di sicurezza in attesa della direttissima per i reati di violenza e resistenza a pubblico ufficiale e lesioni nei confronti di un parente della dottoressa. Altre due persone sono state denunciate per lo stesso fatto in stato di liberta’. Agi
http://www.imolaoggi.it/2013/09/09/nomadi-aggrediscono-una-dottoressa-e-prendono-a-bastonate-un-poliziotto/

Dipendenti Istat: ci danno 70mila euro l’anno per non lavorare

70mila euro l’anno per 7 dipendenti….è il rilancio dell’occupazione?

A tutto ciò si aggiunge un’altra magagna per l’Istat: 14 milioni di euro investiti nella costruzione di una nuova sede a Pietralata, Roma

Prendere uno stipendio senza muovere un dito, o quasi. Succede a sette dipendenti dell‘Istat (Istituto Nazionale di Statistica), che per onestà hanno denunciato il fatto allo stesso ente. A riportare la notizia è Il Fatto Quotidiano, che spiega come i dirigenti fossero stati assunti quando a dirigere era l’ex presidente Enrico Giovannini, ora sostituito dal professore Antonio Golini. Ricevendo uno stipendio di circa 70mila euro l’anno a testa, rimasto poi praticamente invariato ora che i sette impiegati sono stati destituiti dalle proprie cariche per rimanere non si sa bene a far cosa.
La denuncia – “Prima lavoravo fino a tardi, ora se dedico un paio d’ore alla settimana all’Istat è tanto”, rivela uno di loro al Fatto. E così tre lettere sono state inviate alla dirigenza dell’azienda statale. “L’amministrazione – si legge nella lettera – ha risolto gli incarichi dirigenziali di preposizione di servizi di cui ai contratti individuali dei sottoscritti dirigenti tecnologici/ di ricerca. Nelle medesime deliberazioni, l’amministrazione prevedeva il conferimento di nuovi incarichi che risultano non ancora attribuiti”.
Lo spreco di denaro – Circa 120mila euro sono così “volati” via in stipendi versati a persone che lavorano poco e niente. Intervistata dal Fatto, il direttore generale dell’Istat Mara Carone, si giustifica adducendo il fatto che le denunce dei dipendenti sono inesatte. “Quanto affermato dai dipendenti – ha spiegato il direttore generale – non è puntuale: ad ogni loro lettera ha fatto seguito un incontro. Nel caso specifico la durata degli incarichi di dirigente era collegata alla conclusione di procedure concorsuali per l’assunzione di dirigenti amministrativi. Con la delibera di revoca dell’incarico, peraltro, i medesimi sono stati assegnati ai rispettivi uffici”. E alle parole ha fatto subito seguire una delibera lampo: Il 30 agosto i sette sono stati preposti “alla rete per il coordinamento amministrativo in qualità di esperti”. Di cosa, non si sa.
L’iter del “fattaccio” – La questione parte dal lontano 7 ottobre 2010, quando con un concorso l’Istat aprì la candidatura per 8 posti di lavoro a esterni. Alcuni dipendenti interni all’Istat non ottennero il posto e fecero ricorso al Tar. Che deliberò, in data 29 agosto, l’annullamento del suddetto concorso. A quel punto però sette dirigenti erano già stati destituiti e attribuiti ad altre cariche. A tutto ciò si aggiunge un’altra magagna per l’Istat: 14 milioni di euro investiti nella costruzione di una nuova sede a Pietralata, Roma. Che da 5 anni, risulta ancora in stato di abbandono. Su questo, negli anni scorsi, c’è stato anche il monito della Corte dei conti, ma nulla è cambiato.
http://www.imolaoggi.it/2013/09/09/dipendenti-istat-ci-danno-70mila-euro-lanno-per-non-lavorare/

MALIK OBAMA – FRATELLO DI BARACK OBAMA , LEGATO AI FRATELLI MUSULMANI IN EGITTO

ah ora comprendo perché, la sinistra innamorata del presidente premio nobel per la pace le cui guerre sono giuste, mica come quelle di Bush, ama tanto i FRATELLI MUSULMANI e ribaltano l’accusa dicendo che sia l’esercito egiziano ad essere il braccio destro degli USA….la rassicurante balla mainstream che seda le coscienze

22/08/2013

MALIK OBAMA
            - FRATELLO DI BARACK OBAMA , LEGATO AI FRATELLI MUSULMANI IN
            EGITTO

NEW YORK – Il fratellastro di Obama che vive in Kenia è legato ai Fratelli Musulmani in Egitto. Lo ha affermato il vice presidente della Corte Costituzionale Suprema d’Egitto, al-Tehani Gebali, in un discorso alla televisione egiziana, tradotto dal ricercatore Walid Shoebat.

 Gebali ha detto di voler “informare il popolo americano che il fratello del loro presidente Obama è uno degli responsabili che si occupa dei grandi investimenti dei Fratelli Musulmani. ”

 “Faremo eseguire la legge, e gli americani non ci fermeranno”, ha detto. ”Abbiamo bisogno di aprire i file e iniziare le sessioni.

 “L’amministrazione Obama non può fermarci, sanno che hanno sostenuto il terrorismo”, ha continuato. ”Faremo aprire i file in modo per mostrare come hanno collaborato con [i terroristi]. E ‘per questo motivo che l’amministrazione americana ci combatte. ”

 Gebali ha spiegato che la notizia è importante per gli americani che sono preoccupati per le azioni del loro presidente, definendolo “un regalo per il popolo americano”, il che implica che ci siano più rivelazioni a venire.

 Shoebat, che ha tradotto il discorso di Gebali, aveva già segnalato in maggio che Malik Obama è il segretario esecutivo della Organizzazione Da’wa islamica, o IDO, un gruppo creato dal governo del Sudan, che è considerato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti uno stato terrorista.

 Nel 2010, Malik Obama ha partecipato ad una conferenza della IDO nella capitale sudanese, Khartoum. Uno degli obiettivi della IDO è quello di diffondere l’Islam wahabita in tutto il continente africano.

 Il Presidente sudanese Omar Al-Bashir ha supervisionato la conferenza. Bashir è ricercato dalla Corte penale internazionale per sette capi d’accusa relativi a crimini contro l’umanità.

 Shoebat ha affermato di avere prove che Malik Obama “collabora con i terroristi, che lavora in uno Stato terrorista come un funzionario di un’organizzazione creata dai terroristi.”

 Obama, ritratto di famiglia in Kenya. Abongo “Roy” Malik Obama sta a sinistra subito dopo Barack Obama Jr. ‘s

 GLI STRANI AFFARI ‘ESENTASSE’ DI MALIK IN AMERICA

 WND ha riferito a maggio che i fondi raccolti negli Stati Uniti da una fondazione gestita da Malik Obama sono stati dirottati per supportare le sue tante mogli in Kenya, come denunciato da un esperto di estremismo islamico.

 Lois Lerner, il direttore della divisione di esenzione fiscale IRS attualmente sotto inchiesta del Congresso, ha firmato la lettera di approvazione dello status di esenzione fiscale per la Barack H. Obama Foundation, guidata appunto da Malik Obama.

 Lerner, attualmente in congedo esecutivo pagato dalla IRS, si è avvalso del quinto emendamento piuttosto che rispondere a domande sui criteri inadeguati utilizzati dal suo dipartimento IRS nel ritardare o comunque negare l’esenzione fiscale per le fondazioni di gruppi legati ai tea party e altri gruppi di “patrioti”.

 Shoebat ha dettagliato le sue accuse in un rapporto investigativo di 22 pagine dal titolo “Nuovo Scandalo IRS: l’estremismo islamico e schiavi del sesso: rapporto rivela il fratello e altri famigliari di Obama guida una Charities of Deceit”, pubblicato sul suo sito web

 Dopo un esame approfondito degli elementi di prova disponibili, Shoebat ha spiegato a WND le sue accuse contro la famiglia Obama:

 Quando Malik Obama e Sarah Obama hanno raccolto denaro negli Stati Uniti come capi di fondazioni che affermano di essere enti di beneficenza, non solo, l’Internal Revenue Service – fisco Usa – ha illegalmente concesso loro lo status esentasse, ma queste fondazioni hanno sostenuto – in varia misura – operazioni illegali che acquisiscono i finanziamenti per guadagno personale, sesso a pagamento, poligamia e la promozione del wahhabismo, l’Islam praticato da Al-Qaeda.

 Negli ultimi due anni, da molto prima che gli attuali scandali IRS divenissero pubblici, WND ha riferito irregolarità in 3 organizzazioni IRS-approvate gestite negli Stati Uniti dal fratellastro di Obama, e da altri parenti in Kenya.

 WND ha riportato nel settembre 2011 che la ‘Barack H. Obama Foundation apparentemente ha ricevuto l’approvazione IRS un mese dopo la domanda presentata nel maggio 2011.

 Nel mese di ottobre 2012, WND ha riportato che una fondazione indipendente, la Mama Sarah Obama Foundation, creata per conto della nonna di Obama in Kenya, ha trasferito i fondi, il 90 per cento dei quali vengono da persone fisiche e giuridiche negli Stati Uniti, a studenti kenioti di tre delle madrasse wahabite più radicali in Arabia Saudita.

 Nella foto, Malik Obama, testimone alle nozze di Barack H. Obama, 3 ottobre 1992.

fratello obama

ilpopolarenews | 2 settembre 2013

di Rodolfo Ballardini

 I parte

 Malik Obama, fratello del Presidente USA, è un leader dei Fratelli Musulmani? Tahani al Gebali, Vice Presidente della Suprema Corte Costituzionale egiziana, in un’intervista rilasciata durante la trasmissione televisiva Bitna al Kabir, ha dichiarato che è ora di rendere pubbliche le relazioni finanziarie internazionali legate ai Fratelli Musulmani. Il documento citato da Tahani, redatto dalle agenzie per la sicurezza del Paese, spiega che il sostegno dell’amministrazione USA ai Fratelli Musulmani, sarebbe legato al fatto che Malik Obama avrebbe un ruolo fondamentale nell’organizzazione degli aiuti economici al gruppo islamista egiziano responsabile, come noto, della distruzione di almeno 80 chiese in meno di una settimana e delle violenze perpetrate contro i copti da quando hanno preso il potere. 


“Il fratello di Obama, ha chiarito, è uno degli architetti degli investimenti per l’organizzazione dei Fratelli Musulmani”. Malik Obama, è stato successivamente precisato, dirige od è il responsabile di una associazione africana no profit strettamente legata sia ai Fratelli sia al terrorista del Sudan Omar al Bashir, responsabile del genocidio delle popolazioni cristiane del sud del Paese. Dove l’Islam ha mano libera, democrazia e libertà sono soppresse a suon di massacri. E l’Italia sostiene l’ingresso in Europa della Turchia islamica, ha ministri che sostengono lo jus soli, il che francamente è un’azione suicida, poichè la sharia, basata sul Corano, dice chiaramente che non possono esistere governi laici. Quello che l’Occidente, Europa in primis, si rifiuta di considerare è la necessità impellente di sostenere in Medio Oriente ogni regime che sia laico e non religioso, a costo di turarsi il naso. Meglio i militari in Egitto e Assad in Siria piuttosto che gli islamisti al governo. I generali egiziani stanno impedendo che il paese delle piramidi diventi un altro Iran. Un Egitto stabile, laico, in pace con Israele costituisce un secondo baluardo contro la diffusione del jihadismo ed è interesse dell’Italia che resti tale, o dovrebbe esserlo. L’Egitto controlla il canale di Suez e si affaccia sul Mediterraneo che sta trasformandosi in un lago jihadista. Il presidente Morsi, eletto si con il 50% dei voti ma sulla base elettorale del 30% degli aventi diritto di voto, dunque una minoranza, ha spodestato i parlamentari laici, ha eliminato gli oppositori politici, ha imposto una costituzione basata sulla sharia, ha rafforzato la fratellanza musulmana, ha sostenuto la tirannia iraniana, ha permesso le violenze anticristiane dei gruppi jihadisti, ha allacciato rapporti con hamas. Quello che la maggioranza degli egiziani non comprende, ed è sbalordita, è perché l’amministrazione USA insista nel trovare un punto di accordo o raccordo con la fratellanza musulmana che ha ampiamente mostrato di voler trasformare il paese in un’altra Somalia o Afghanistan sotto forze islamiche in versione talebana. Nonostante i Fratelli Musulmani abbiano dichiarato la jihad contro l’Occidente, minacciato di guerra Israele, preteso di trasformare l’Egitto in uno stato islamico con la sharia come legge, distrutto vestigia vecchie di secoli, bruciato ospedali ed assassinato cristiani per strada, gli Stati Uniti di Obama considerano i militari che hanno deposto Morsi una minaccia per la democrazia. Morsi durante la campagna elettorale dello scorso giugno 2012, ha mentito sulle sue precedenti attività, millantando il fatto di aver lavorato per la NASA, cosa assolutamente falsa, ha promesso agli egiziani uno stanziamento di circa 200 miliardi di dollari per la rinascita del paese, salvo poi affermare, una volta eletto, che si trattava solo di una ipotesi. Tra l’altro non sono mancate segnalazioni di brogli e impedimenti al voto da parte dei cristiani.

 

Vendola:”Davanti alla legge siamo tutti uguali”. Lui compreso?

Di Eugenio Cipolla at settembre 6, 2013 

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Immaginate per un attimo di essere a pranzo in un ristorante, magari a una festa. Il clima è giocoso, l’aria è spensierata, i convitati gradevoli. Al centro della lunga tavolata siede il signor N., accanto ad esso la signora S. Tutto procede in una spensierata armonia, fin quando il signor N. sputa nel piatto della vicina tra lo stupore generale.

 Così sarebbe andata se ieri mattina Nichi Vendola, leader di Sel e governatore della Puglia, avesse firmato i referendum dei Radicali sulla giustizia. Così non è andata, perché, arrivato al banchetto allestito a Largo di Torre Argentina, il paladino dei diritti omosessuali ha firmato solamente sette quesiti referendari ed in particolare quelli per abolire la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, per il divorzio breve (lui, che non può nemmeno sposarsi), sull’8 per mille, sull’abolizione dell’ergastolo, sulla limitazione dell’arresto preventivo.

 Per gli altri, invece, nulla da fare. No, secondo Vendola è una cosa ingiusta che un magistrato paghi per i suoi errori (così come fa un medico, un giornalista e addirittura uno spazzino), è aberrante solo poter pensare di limitare i balletti (e i doppi stipendi) dei magistrati fuori ruolo, è da paese incivile separare i Csm, così come nei maggiori Stati di diritto del mondo, in due tronconi, uno per l’accusa, l’altro per la difesa.

 No, non sono norme da prendere in considerazione, non vale nemmeno la pena provare a sentire cosa ne pensano gli italiani. Per Vendola sono altre le cose che contano. Non serve riformare la giustizia, non serve smaltire i 9 milioni di processi arretrati, non serve garantire certezze della pena e una giustizia giusta.

 Perché lui la giustizia giusta, quella dell’Italia giusta, l’ha avuta tanto tempo fa, grazie al giudizio di un giudice imparziale, con il quale non si era mai incontrato prima. E’ per questo che, nel chiedere che “Berlusconi paghi per i propri reati e per le proprie colpe”, invoca il principio di uguaglianza. Va capito.

http://www.qelsi.it/2013/vendoladavanti-alla-legge-siamo-tutti-uguali-lui-compreso/

Gli indagati del Pd in Friuli VG non si sono ancora dimessi, nonostante le promesse in campagna elettorale

Di Ettore Rattone at settembre 8, 2013

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Debora Serracchiani è da poco più di cinque mesi Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, avendo bttuto al fotofinish il Presidente uscente Renzo Tondo, ma invece di gustarsi la classica luna di miele con gli elettori, tipica dei neo eletti, è già alla prese con una grave crisi.

Problemi di coalizione? Diversità di vedute? Politiche economiche sbagliate?

Macchè, a creare alla sua giunta malumori e problemi sono le inchieste giudiziarie che vedono ben cinque consiglieri di maggioranza della scorsa legislatura, rieletti, da poco indagati per la famigerata questione dei rimborsi, che ha visto colpire nel bene e nel male tutte le regioni d’italia.

I consiglieri che risultano indagati dalla Procura di Trieste per spese di rappresentanza sono personaggi anche di peso, come l’attuale presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, e poi Enzo Marsilio, Daniele Gerolin, Igor Gabrovec e Franco Codega.

Non ci sarebbe nulla di strano, anche perché noi di Qelsi abbiamo già catalogato le notizie passate, inerenti ad altre Regioni, come bolle di sapone; ma il problema politico esiste eccome: era il marzo di quest’anno e Deborah Serracchiani in persona, in piena tranche agonistica elettorale sentenziò che chiunque fosse stato indagato avrebbe dovuto dimettersi, facendo firmare a tutti i candidati un foglio con le dimissioni in bianco.

Una mossa elettorale? Sarà, ma quei pochi militanti del Partito Democratico che hanno ancora un minimo di coscienza, vorrebbero che venisse applicata.

I cinque indagati ora cosa ne pensano? A nessuno di loro passa per l’anticamera del cervello l’idea di dimettersi, al massimo possono lasciare il gruppo del Pd passando al Misto, cosa che farebbe di fatto mancare i numeri alla maggioranza.

Il coordinamento del Pd Friulano tergiversa e rimanda ogni decisione definitiva alla prossima settimana cercando di ammorbidire clamorosamente la linea, cosa che dal canto suo, la neo Presidente, tentando di salvare la propria credibilità, non vuole proprio fare, tanto che proprio oggi si è vista costretta a ripetere che per lei gli indagati si dovrebbero dimettere, rivelando imbarazzata che però il Pd ha chiesto tempo.

Debora Serracchiani e il suo partito stanno giocando al poliziotto buono e al poliziotto cattivo per salvare capra e cavoli, i friulani se ne facciano una ragione e anche una colpa.

http://www.qelsi.it/2013/gli-indagati-del-pd-in-friuli-vg-non-si-sono-ancora-dimessi-nonostante-le-promesse-in-campagna-elettorale/

Il Pd offre la candidatura alle Europee a Bianca Berlinguer, la “giornalista indipendente”

Di Riccardo Ghezzi at settembre 7, 2013

 biancaberlinguer

A volte candidarsi alle elezioni può essere un ottimo salvagente, soprattutto quando serve a sbrogliare intricate matasse personali o professionali. No, non stiamo parlando di Silvio Berlusconi, bensì di uno dei suoi acerrimi avversari: Bianca Berlinguer, detta la “Zarina”. La giornalista del Tg3 avrebbe inguaiato i vertici dell’azienda in quanto unica a non aver recepito la direttiva contro i doppi incarichi emessa dal direttore generale dell’azienda, Luigi Gubitosi. In virtù di tale direttiva, infatti, ai direttori dei telegiornali Rai è vietata la conduzione. Vale per tutti, non per Bianca Berlinguer, la quale, sarà per il carattere spigoloso, sarà per il cognome importante che porta, sarà per l’appartenenza politica a sinistra che spesso autorizza a credere di poter esibire patenti di impunità, è l’unica ad aver fatto di testa sua. Bianca Berlinguer, in virtù di una deroga di cui approfitta in modo alquanto esagerato, conduce regolarmente ad ogni edizione serale lo stesso Tg3 che dirige, in spregio alla direttiva aziendale, tanto da aver scatenato il malumore dell’Usigrai e di colleghi direttori, vicedirettori e semplici conduttori. Tra assemblee infuocate e faide continue tra Usigrai da una parte, Zarina e fedelissimi dall’altra, va da sé che la Rai ormai poco sopporti la presenza di Bianca Berlinguer.

E qui arriverebbe, puntuale, il salvagente della candidatura, che allontanerebbe la Zarina dalla Rai giusto in tempo per evitare che chi ha dovuto rinunciare ai doppi incarichi faccia causa all’azienda, visto il trattamento di favore riservato alla figlia di Enrico Berlinguer.

Oltretutto, la Zarina garantirebbe al Pd un vasto portafoglio di voti, visto che buona parte dell’elettorato, nostalgico e insoddisfatto degli attuali vertici del partito, non vede l’ora di poter scrivere il cognome “Berlinguer” su una scheda elettorale. Oltretutto, la sovraesposizione mediatica delle direttrice-conduttrice, che non ha disdegnato più volte ospitate persino a La7, garantisce un bacino di consenso non indifferente tra gli anti-berlusconiani più radicali, che pure si ostinano a considerarla una giornalista indipendente.

La candidatura di Bianca Berlinguer sarebbe dunque un colpaccio tanto per il Pd quanto per la Rai, tanto che un primo pensierino era già stato fatto in vista delle amministrative di Roma. Alla fine, la scelta come candidato sindaco di centro-sinistra della capitale è caduta su Ignazio Marino, ma per la direttrice del Tg3 si spalancano ora le porte delle Europee 2014.

Tutti contenti, Rai e Pd. A rimetterci è solo la credibilità del giornalismo italiano, per quanto l’appartenenza politica di Bianca Berlinguer fosse già nota a prescindere dalla candidatura. Il problema è che la Rai è un servizio pubblico.

http://www.qelsi.it/2013/il-pd-offre-la-candidatura-alle-europee-a-bianca-berlinguer-la-giornalista-indipendente/

L’intelligence tedesca stronca Obama: Assad ha sempre vietato ai suoi l’uso dei gas

di Gianni Candotto – 09/09/2013

 Fonte: qelsi

 Siria

Oggi Obama negli Stati Uniti ha lanciato la sua offensiva mediatica per convincere l’opinione pubblica della bontà della sua guerra, mostrando immagini strappalacrime di bambini morti “a causa dei gas di Assad”. Le immagini sono raccapriccianti, suscitano sicuramente orrore e sono la mossa disperata di un presidente che deve combattere l’opinione pubblica sempre più contraria a quella che ormai viene definita l’ “assurda guerra di Obama”. L’orrore serve a combattere da un lato la protesta dei soldati e degli ufficiali americani, che nel social network Reddit si sfogano postando foto con cartelli inequivocabili come “non mi sono arruolato per combattere per Al Qaeda” e dall’altro l’opposizione politica dei Tea Parties e della maggioranza del Partito Repubblicano in vista del difficile voto al Congresso. Ed anche a tacitare l’ironia dei comici, un tempo amici, che adesso sbeffeggiano la guerra di Obama, come il celebre showman Stephen Colbet che ieri ha suggerito a Obama di bombardare un’altra zona dove tutti si sparano addosso: Chicago.

Ma una tegola che troncherebbe tutti gli alibi giunge oggi dalla Germania: Bild ha pubblicato le confidenze dell’intelligence tedesca, che sono una serie di autentiche bombe, stavolta in senso metaforico, sulle pretese di Obama. Il comandante della BND Gerard Schindler ha rivelato il contenuto di settimane di intercettazioni telefoniche e radio fatte dalle navi spia tedesche, dalle quali si evince che ormai dire ribelli e dire al Qaeda è la stessa cosa e che, cosa ancora più importante, Assad ha vietato espressamente ai suoi comandanti di utilizzare ogni forma di gas o agenti chimici.

Da qui la deduzione dei servizi segreti tedeschi che se gas è stato utilizzato dai governativi è stato fatto contro gli espliciti ordini di Assad. E questa non è una fonte russa che può essere considerata la classica “fog of war”, ma una fonte amica e quindi degna della massima considerazione. Anche se fosse dimostrato che i governativi abbiano utilizzato dei gas, cosa tutta da verificare, comunque Assad sarebbe innocente e al limite si dovrebbe cercare l’ufficiale responsabile.

Intanto, mentre la partita politica si gioca fuori dalla Siria, dentro si combatte. La guerra infuria nella cittadina cristiana di Maloula, come ottimamente documentato dall’inviato di guerra Gian Micalessin. I ribelli jiahdisti, che vengono dalla Cecenia, dalla Libia, dall’Arabia, dal Pakistan, nel silenzio generale dei media del mondo, terrorizzano i cristiani che possono solo scappare o morire. Questo pomeriggio sono stati sgozzati altri quattro civili cristiani che non avevano accettato di convertirsi all’Islam sunnita. I cristiani terrorizzati pregano per le truppe di Assad e non capiscono perché gli americani vogliano far vincere i loro sgozzatori.

Grazie Siria

BLOG | 9 SETTEMBRE, 2013 – 15:47 | DA FERNANDO ROSSI

 Per realizzare il proprio dominio sull’intero pianeta, la grande finanza ha bisogno di distruggere le nazioni , la loro sovranità, la loro cultura e la loro forza militare ed economica.

 USraele è la ruspa gigante (politica, economica, istituzionale, mediatica e militare) manovrata dai finanzieri sionisti, che spiana la strada al loro progetto.

 

* * *

La sovranità dei paesi già sottomessi, come quelli dell’UE, è ormai stata quasi totalmente sommersa: militarmente, dalla NATO; finanziariamente, dal debito pubblico che li tiene soggiogati; economicamente e socialmente, dal dollaro carta straccia con cui le grandi corporations hanno messo fuori mercato e comprato il loro apparato produttivo; mediaticamente e culturalmente, dalla posizione di monopolio raggiunta dalla grande finanza, che è sionista per un buon 50%. La Germania, la Francia e l’Inghilterra non sono sommerse, ma stanno a pelo d’acqua e pensano di avvantaggiarsi delle pene che stanno patendo gli altri popoli europei, ma poi toccherà anche a loro.

 Molti paesi hanno cercato, alcuni riuscendovi egregiamente, di non sottomettersi al dominio della grande finanza. L’America Latina ha subito l’azione della CIA e del MOSSAD, ma ha resistito e sta ancora resistendo, nonostante l’ostracismo economico e finanziario, le uccisioni, le campagne mediatiche di attacco e denigrazione dei leaders che difendono la sovranità della loro Patria. L’unico successo USraeliano ha riguardato i riusciti colpi di stato in Honduras e Paraguay.

 Panama, Santo Domingo, Nicaragua, Yugoslavia, Iraq, Afghanistan, Libano, Gaza, Libia, sono solo le più note e recenti tappe criminali della scia di morte, sterminio e massacri che la grande finanza ha ordinato, ed USraele & complici hanno attuato. Ma dopo la batosta subita in Libano dall’esercito israeliano, da parte dei combattenti di Hezbollah, e dopo le migliaia di morti subiti dagli USA & complici in Iraq e Afghanistan, le strategie e le tattiche militari USraeliane sono state profondamente modificate. Non abbiamo più assistito a sbarchi di marines o lancio di paracadutisti e arrivo di truppe precedute da carri armati, per conquistare territorio, l’arma principe è tornata ad essere, come già nella seconda guerra mondiale contro l’Italia, la Germania e il Giappone: quella del terrore; mentre i morti sono quelli dei paesi aggrediti e quelli pagati (o inviati dai paesi, e/o associazioni, e/o sette religiose gestite dai loro servitori) per morire al posto dei soldati Israeliani e Americani .

 Come e con quali criteri vengano decise le priorità dei paesi da distruggere e soggiogare, è materia incerta, per chi è fuori dalle segrete stanze in cui la grande finanza discute, decide, e passa l’ordine ai propri sottoposti ed ai loro governi; ma avendo assistito con capacità critica ai tanti fatti, nonché avendo letto le argomentazioni egli studi dei loro servitori e consulenti, economici, finanziari e militari, possiamo vederne la trama: appropriarsi delle risorse energetiche, accerchiare Russia e Cina che sono gli ossi più duri e la cui distruzione sarà l’ultima tappa del risiko, bellico e finanziario, che nei loro programmi dovrebbe portarli al dominio totale sul pianeta.

 * * *

 La Siria è una tappa intermedia: temuta per la sua storia millenaria, per la sua coesione nazionale, per la disciplina e forza del suo esercito. Israele non ha certo dimenticato le migliaia di soldati e i 1500 aerei lasciati sul suolo siriano nel 1973 e l’America non ha alcuna intenzione di imitarla 40 anni dopo, ben sapendo che la forza difensiva dell’esercito siriano è stata molto accresciuta, anche in virtù della alleanza militare con la Russia di Putin e con l’Iran che non è più quello dello Scià, alleato di USraele, ma quello della rivoluzione di Khomeini.

 Da 28 mesi la Siria è aggredita da terroristi affiliati ad Al Qaeda, ad Al Mussra, ai Salafiti (che perseguono l’ideale di un grande califfato sul pianeta e teorizzano che l’alleanza con USraele e le monarchie del Golfo è un passaggio obbligato per eliminare i concorrenti nella guida dell’Islam e per armarsi e addestrarsi in modo da poter poi attaccare l’occidente) o semplicemente attratti dal compenso mensile erogato loro dai monarchi sauditi. Questi terroristi CONTINUA SU TESTE LIBERE

Sulle notizie raccapriccianti dalla Siria. Il napalm contro una scolaresca? Una bufala della BBC

di Patrick Boylan – 09/09/2013

 Fonte: peacelink

 Siria: il napalm contro una scolaresca era una bufala della BBC. Ma lo scoop ha funzionato lo stesso. Cosa fare per disinnescare le menzogne [Patrick Boylan]


L’ultima notizia raccapricciante dalla Siria (il napalm contro una scolaresca) si rivela una bufala. Non importa: come la notizia raccapricciante che l’ha preceduto (l’uso di gas letale, realmente avvenuto), questo “scoop” viene subito strumentalizzato per chiedere un intervento militare USA. Ma quest’interminabile sfilza di notizie orrende dalla Siria può essere fermata, se riconosciamo che i mandanti siamo noi e se ripudiando il giornalismo sensazionalistico.

 

Sono davvero abili gli operatori della guerra psicologica al servizio dalla CIA, i quali riescono ad inventare di continuo e “videoregistrare” eventi sempre più raccapriccianti da attribuire al governo siriano di Bashar al-Assad, eventi assai più terribili di quelli già terribili che vengono commessi comunque in Siria, dalle diverse parti coinvolte in una cruente guerra per procura.

Questi mega orrori vanno dai bambini dalle gole tagliate “dai sicari del regime” a Houla un anno fa, ai 1700 morti per gas a Ghouta (un sobborgo di Damasco) il 21 agosto, ai “bambini bruciati vivi in una scuola”, ossia l’ultima horror story in ordine di tempo, diffusa la settimana scorsa dalla BBC e prontamente smontata come bufala sul blog di Francesco Santoianni.

 

Anche quando ci accorgiamo che sono delle messe in scena recitate da attori improvvisati, come nel caso della bufala smontata da Santoianni, questi video sono pur sempre orripilanti. Ma diventano orripilanti per davvero quando ci accorgiamo che ciò che è stato filmato, come a Houla e a Ghouta, non è affatto una recita ma la realtà e, nel contempo, ancheuna messinscena. Cioè una montatura. Infatti, dagli indizi più attendibili raccolti, sembra ormai chiaro che in questi due casi (per non parlare di altri), i ribelli siriani, pur di avere dei cadaveri reali da filmare per noi guardoni occidentali (nonchè da mostrare agli ispettori ONU in arrivo), abbiano tagliato loro stessi la gola ai bambini di Houla e lanciato loro stessi le granate a gas letale contro una fazione rivale a Ghouta. (Nel secondo caso, i ribelli sono stati aiutati da professionisti esterni, dotati di armi attribuibili ad Assad, per ingannare gli ispettori ONU.) Lo scopo di entrambe le messinscene: screditare il regime e quindi fornire agli USA un pretesto per intervenire militarmente al loro fianco. I ribelli sanno di non poter vincere altrimenti.

 Quindi, in un caso come nell’altro, i mandanti involontari di queste messinscene orribili – recitate o fatte accadere realmente – siamo noi telespettatori occidentali. Infatti, questi video sono stati ideati e girati – usando attori sdraiati a terra o creando cadaveri reali da filmare – proprio per noi. I ribelli (e i loro suggeritori della CIA) sanno perfettamente che il telespettatore medio in Occidente s’interessa alla Siria solo se vede scene raccapriccianti; per cui sanno di dover – per forza – sfornare notizie ogni settimana più orrende perché il loro messaggio, a favore di un intervento armato, ci arrivi

 Spetta a noi, dunque, gli “utenti finali” (e quindi indirettamente i committenti) di queste notizie sensazionalistiche, porre un altolà. In che maniera?

 Se non possiamo fermare gli “orrori ordinari” che vengono commessi in una guerra cruenta come quella siriana, possiamo perlomeno fermare i “mega orrori” che vengono deliberatamente messi in scena per condizionarci, boicottando i mass media che li divulgano. Così, facendo calare l’audience e quindi gli introiti pubblicitari di questi mass media, riusciremo ad imporre un silenzio stampa sulle notizie sensazionalistiche – come si fa per i sequestri. Con il risultato che, non avendo più riscontri nei media, le messinscene raccapriccianti cesseranno di essere realizzate. E noi non saremo più strumentalizzati

 Detto ciò, dobbiamo riconoscere che, in un certo senso, è un vero peccato – consentitemi un po’ di ironia – che noi non possiamo reclutare questi abili sceneggiatori della CIA e farli lavorare invece per le popolazioni che l’Occidente bombarda di continuo. Sarebbero in grado di ideare servizi – questa volta basandosi su fatti reali, non messinscene o montature – che fanno vedere tutto l’orrore dei droni USA nello Yemen e nel Pakistan (dove i bambini vengono bruciati vivi per davvero) e dei bombardieri italiani e alleati in Afghanistan (dove perfino le feste di nozze vengono fatte saltare in aria dalle bombe occidentali).

 In pratica, video di eventi veri, ma realizzati in chiave sensazionalistica per “bucare” i tg occidentali e le prime pagine dei giornali. Sarebbe una trovata geniale, no?

 Certo, esistono già molti video realizzati da tempo sulle devastazioni causate dalle truppe occidentali nei paesi del terzo mondo. Ma questi video – girati soprattutto dai contadini del luogo e caricati malamente su YouTube – vengono totalmente ignorati dai nostri tg. Evidentemente, secondo i caporedattori, sono troppo rozzi, fatti senza criterio, rischiano di non fare audience. Servirebbero, dunque, davvero a questi contadini potersi avvalere di esperti in guerra psicologica e in video propaganda, disposti a passare dalla loro parte – altri Bradley Manning e Edward Snowden, per dire. (E qui finisce l’inciso ironico.)

 L’ironia, infatti, sta nel fatto che il vero motivo – diciamocelo francamente – per il quale i video di questi contadini non vengono mostrati nei nostri tg è che i loro contenuti sono troppo scottanti: mettono sotto accusa l’Occidente. Toccano tasti dolenti. Per cui non servirebbe a nulla realizzarli con maggiore criterio, con l’aiuto di esperti – sarebbero censurati lo stesso.

Donde questo paradosso: noi in Occidente sappiamo più sugli orrori commessi dal governo alawita-sunnita in Siria di quanto non sappiamo sugli orrori commessi dal nostro stesso governo due anni fa in Libia e ininterrottamente, da dodici anni, in Afghanistan. I nostri tg ci mostrano i video di cadaveri carbonizzati solo se sono di siriani bombardati da Assad (o dai ribelli e poi attribuiti ad Assad per fare propaganda), ma non se sono di somali bombardati dai droni statunitensi, pilotati a partire dalla base di Sigonella in Sicilia.

 A questo punto diventa chiaro perché, da oltre due anni, la CIA aiuta così tanto i ribelli siriani a realizzare video e a scattare foto ben messe in scena (con occasionali sbavature come nel video smontato da Santoianni) e comunque sempre più raccapriccianti. Questi video e queste immagini servono non solo ad incitare l’opinione pubblica occidentale a sostenere un intervento militare USA in Siria a fianco dei ribelli (l’obiettivo principale, già menzionato); ma servono anche a distrarre l’opinione pubblica occidentale dagli orrori commessi nel mondo dalle proprie forze armate, e da quelle dei loro alleati.

 E’ dunque anche per questo secondo motivo che i padroni dei mass media ci fanno focalizzare tutta la nostra attenzione sugli orrori commessi in Siria: per distogliere il nostro sguardo da ciò che fanno realmente le nostre missioni militari all’estero.

 Occhio non vede, coscienza non duole.

 Perchè se ne diventassimo davvero consapevoli, sicuramente insisteremmo perchè il governo ritiri subito le truppe dall’Afghanistan e chiuda subito la base droni di Signonella. Se diventassimo consapevoli che l’attuale guerra in Siria è una guerra per procura in cui noi occidentali siamo coinvolti dietro le quinte sin dall’inizio, allora ci schiereremmo recisamente contro ogni ulteriore intervento militare esterno in Siria e a favore di un blocco totale delle armi provenienti clandestinamente dalle nostre industrie belliche. Prima di fare pulizia in Siria, faremmo pulizia in casa nostra.

 Ovviamente tutto ciò rovinerebbe i piani di egemonizzazione del mondo, tramite la proiezione delle proprie forze armate sull’intero pianeta, che la NATO Globale ha teorizzato quindici anni fa e votato a Chicago un anno fa. In compenso e in positivo, obbligherebbe i nostri governi a trattare con i paesi emergenti o già emersi, invece di cercare di sottometterli con la forza per ripartire le ricchezze naturali del mondo e per ricomporre le divisioni geopolitiche. E così, cercando di promuovere i nostri interessi con l’ingegno anziché con la violenza, diventeremmo finalmente una razza… umana.

 Un sogno? Intanto possiamo cominciare a realizzarlo. Possiamo dedicarci, anzitutto, alla madre di tutte le battaglie politico-sociali: la lotta per spezzare il controllo delle informazioni da parte dei ceti dominanti, a partire dalla creazione di un autentico pluralismo ed equilibrio nei mass media. In che modo?

Possiamo cominciare la nostra lotta in piccolo, selezionando bene i media che usiamo per informarci, dando più spazio a quelli alternativi in Internet. Come si è già detto, possiamo boicottare e far boicottare i mass media dominanti che, pur di demonizzare un regime da rovesciare, si abbassano fino al punto di rifilarci bufale sensazionalistiche – come ha fatto la BBC la settimana scorsa (ma non è la prima volta). Possiamo imparare ad essere fruitori attivi dei media che parlano di attualità, commentando gli articoli che leggiamo – non con battute, ma con ragionamenti filati – e poi passando a scrivere recensioni e articoli per questi media, se sono aperti a contributi esterni. Non allo scopo di diventare giornalisti (seppure questo metodo è un ottimo primo passo), ma per chiarire i fatti e le nostre idee esponendoli per iscritto.

Infatti, lo scrivere affina la lettura. Più scriviamo sull’attualità e più capiamo gli articoli d’attualità altrui che leggiamo. E meno dipendiamo dai mezzibusti in tv per spiegarci come va il mondo. Diventiamo così cittadini autonomi e consapevoli. Pronti ad iniziare la seconda fase della lotta per spezzare il monopolio delle informazioni mainstream. Ma di questo parleremo in altra sede.

 Note: http://www.francescosantoianni.it/wordpress/?p=989

http://www.youtube.com/watch?v=GVU8KMRtiHU