L’Ungheria emette moneta senza debito

ah ecco perché dicono a sinistra che manca la democrazia n Ungheria. Manca la libertà dell’usuraio di lucrare sul signoraggio (che dice la sinistra essere solo un‘invenzione di certa “gentaglia”, meglio leccare il fondoschiena al padrone)

Posted By Redazione On 4 settembre 2013

di Ronald L. Ray – Traduzione a cura di N. Forcheri

L’Ungheria si libera dei vincoli dei banchieri

• Dopo che è stato ordinato  all’FMI di abbandonare il paese, la nazione adesso stampa moneta senza debito

L’Ungheria sta facendo la storia.

Mai più dagli anni ’30 con il caso della Germania un paese europeo aveva osato sfuggire alle grinfie dei cartelli bancari internazionali controllati dai Rothschilds. Questa è una notizia stupenda che dovrebbe incoraggiare i patrioti nazionalisti del mondo intero ad intensificare la lotta per la libertà dalla dittatura finanziaria.

Già nel 2011 il primo ministro ungherese,  Viktor  [1]Orbán [1] promise di ristabilire la giustizia sui predecessori socialisti che avevano venduto il popolo della nazione alla schiavità di un debito infinito con i vincoli del FMI (IMF [2]) e lo stato terrorista d’Israele. Queste amministrazioni precedenti erano infiltrate da israeliani nelle alte cariche, in mezzo al furore delle masse che alla fine, in reazione, hanno votato il partito  Fidesz [3] di Orban.

Secondo una relazione sui siti germanofoni  del “National Journal”, Orbán si è accinto a scalzare gli usurai dal trono. Il popolare e nazionalista primo ministro ha detto all’FMI [4] che l’Ungheria non vuole né richiede “assistenza” ulteriore dal delegato della Federal Reserve di proprietà dei Rothschild. Gli ungheresi non saranno più costretti a pagare esosi interessi a banche centrali private e irresponsabili.

Anzi, il governo ungherese ha assunto la sovranità sulla sua moneta e adesso emana moneta senza debito e tanta quanto ne ha bisogno. I risultati sono stati nientemeno che eccezionali. L’economia nazionale, che vacillava per via di un pesante debito, ha ricuperato rapidamente e con strumenti inediti dalla Germania nazionalsocialista.

Il ministro per l’Economia ungherese ha annunciato che grazie a “una politica di bilancio disciplinato” ha ripagato il 12 agosto 2013 il saldo dei 2,2 bilioni di debito all’FMI, prima della scadenza ufficiale del marzo 2014. Orbàn ha dichiarato: “L’Ungheria gode della fiducia degli investitori” che non vuol dire né l’FMI né la Fed o altri tentacoli dell’impero finanziario dei Rothschild. Piuttosto si riferiva agli investitori che producono in Ungheria per gli ungheresi, creando crescita economica vera, e non già la “crescita di carta” dei pirati plutocratici, bensì quel tipo di produzione che assume realmente le persone e ne migliora la vita.

Con l’Ungheria libera dalla gabbia della servitù agli schiavisti del debito non c’è da meravigliarsi che il presidente della banca centrale ungherese gestita dal governo per il bene pubblico e non per l’arricchimento privato abbia chiesto all’FMI di chiudere i battenti da uno dei paesi più antichi d’Europa. Inoltre, il procuratore generale, ripetendo le gesta dell’Islanda, ha accusato i tre precedenti primi ministri del debito criminale in cui hanno precipitato la nazione.

L’unico passo che rimane da fare per distruggere completamente il potere dei bancksters in Ungheria, è di attuare un sistema di baratto per lo scambio con l’estero come esisteva in Germania con i nazional socialisti e come esiste oggi in Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, i cosiddetti  BRICS [5], una coalizione economica internazionale. E se gli USA seguissero la guida dell’Ungheria, gli americani potrebbero liberarsi dalla tirannia degli usurai e sperare in un ritorno a una pacifica prosperità.

Ronald L. Ray, autore freelance che risiede nel libero stato del Kansas, discendente di vari patriotti della Guerra americana di indipendenza.

– See more at: http://americanfreepress.net/?p=12418#sthash.xQO6HWUr.ajIN2p9j.dpuf [6] http://www.stampalibera.com/?p=66247

Siria/USA/Israele: Obama rassicura 1000 Rabbini.

On peut supposer que si le président Barack Obama faisait une téléconférence avec 1 000 curés ou 1 000 imams en simultané, il y aurait quelques remous dans les médias et qu’on s’interrogerait pour savoir si ce dirigeant a toute sa tête.
Qu’on se rassure, ce n’est pas à mille curés ou imams que le président des Etats Unis vient de s’adresser mais à mille rabbins à qui il a adressé, comme il le fait chaque années, ses vœux pour le nouvel an juif.
Mais pas sulement puisque Barack Obama a déclaré aux rabbins que la conclusion de la crise syrienne, c’est-à-dire le rôle de son action, allait montrer qu’on [“on”, c’est l’Etat prétendu juif] pouvait compter sur lui.
Un propos qu’il a tenu en réponse à une question qui liait Syrie et Iran…
Quelqu’un disait qu’Obama était le premier président juif des Etats Unis. Il ne s’était apparemment pas trompé.

Obama souhaite shana tova à 1 000 rabbins

Dans sa téléconférence annuelle avec des rabbins, le président des Etats Unis déclare que la conclusion de la crise syrienne montrera qu’on peut compter sur lui pour freiner le programme nucléaire de l’Iran
Par Yitzhak Benhorin, Yediot Aharonot (Sionistan) 21 août 2013 traduit de l’anglais par Djazaïri

WASHINGTON – Le président américain Barack Obama a abandonné quelques minutes la crise syrienne pour souhaiter à quelque 1 000 rabbins un heureux Rosh Hashana (nouvel an juif).

Un des rabbins qui a participé à la téléconférence annuelle a dit qu’Obama avait été interrogé sur la façon dont on pouvait compter sur le gouvernement des Etats Unis pour stopper le programme nucléaire iranien s’il ne réagissait pas à l’utilisation d’armes chimiques par la Syrie. Obama a refusé de dire aux rabbins ce qu’il envisageait de faire en ce qui concerne la Syrie, mais il a affirmé que la conclusion de la crise actuelle montrerait qu’on peut compter sur lui.
Le dirigeant des Etats Unis a aussi évoqué le lien inaltérable entre les Etats Unis et Israël ainsi que les valeurs partagées par les deux pays, dont les valeurs juives de justice sociale. Obama a aussi mentionné la participation des Juifs à la lutte pour les droits civiques menée par Martin Luther King Jr. Les USA viennent de commémorer le cinquantième anniversaire du discours de King «J’ai fait un rêve.»
Pendant la téléconférence, Obama a aussi parlé des efforts de son administration pour promouvoir la réforme de la protection sociale et la paix entre Israël et les Palestiniens.

http://www.almanar.com.lb/french/adetails.php?eid=128995&cid=18&fromval=1&frid=18&seccatid=22&s1=1

“HAI SPORCATO UN MANIFESTO COMUNISTA!” E GLI FRACASSANO LA TESTA – LA VIOLENZA DEGLI “ANTAGONISTI” SI E’ IMP ADRONITA DELLA STATALE DI MILANO

 Due “antagonisti” della Statale, noti per la partecipazione ai cortei No Tav, lo scorso 14 febbraio hanno quasi ucciso a calci e pugni uno studente “colpevole” di aver sporcato un manifesto comunista – Cranio fracassato, nessuna denuncia – E l’ateneo è ostaggio di violenti-nullafacenti… 


1 – CALCI IN TESTA PER UN DISEGNO – LA FOLLIA E I SILENZI ALLA STATALE
Michele Focarete e Andrea Galli per “Corriere della Sera”

Una precisazione sul finale di partita, nella perquisizione dopo le manette: «Tutti questi libri? Io, brigadiere, sono laureato. Sono dottore!» (l’orgoglio di Simone Di Renzo). Un precedente che descrive l’Italia: l’arresto nel 2012 per le violenze dei no Tav assieme a ex brigatisti, politici locali, disoccupati, barbieri, pensionati (il passato di Lorenzo Kalisa Minani).

Una confessione: «Mi spiace per i due ragazzi, hanno la mia età» (la paura di Federico). I primi stavano uccidendo l’ultimo. Università statale. Una festa. Clandestina. Notte di San Valentino. Giorni di occupazione degli studenti.

Federico che gira con un pennarello in tasca. Sempre. Simone e Lorenzo, detto Lollo, che menano le mani. Spesso. Studente all’accademia di Belle Arti a Brera. Militanti del centro sociale «Panetteria occupata». La testa un po’ sulle nuvole. Le panchine della Questura: quanti precedenti per Di Renzo e Minani.

Resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamenti, lesioni. E la Val di Susa, certo. Se c’era un corteo, c’erano anche loro. Insiste l’avvocato, Eugenio Losco: «Guardate che non hanno condanne definitive». Ripetono gli investigatori: «Guardate le foto».

Ecco. Le immagini del viso tumefatto. Della fronte che pare una collina bucata dal cratere d’una bomba. In particolare, della parte destra della fronte che al tatto «risultava sul punto di cedere».

Federico, originario della provincia di Varese, a Milano residente in affitto, casa condivisa con altri cinque ragazzi, di quel 14 febbraio 2013 vede e rivede solo scarponi. Altro non ricorda, così giura. «Prima calci e pugni. Cado. Mi proteggo, mi copro il viso. E sulla mia testa, sul petto, sulla pancia, vedo volare scarponi».

Non si fermavano più. Una settantina di giorni di prognosi. Una vite e otto placche in fronte. «Potevi morire» gli ha detto un chirurgo. Le botte avevano fatto a brandelli ossicini, li avevano spinti vicini al cervello. Rimase a terra un’ora e mezza. Lo aiutò a rialzarsi un amico col quale era andato alla festa in Statale.

Balli, bicchieri, cazzeggio. Le ragazze. E i disegni. C’erano poster e fogli bianchi destinati alle personali iniziative. Chi voleva, riempiva lo spazio bianco. Per gioco, per divertimento, perché la notte era lunga. Si poteva colorare. Scrivere.

Federico poggiò l’inseparabile pennarello su una vecchia locandina del Partito comunista, incentrata sui prigionieri politici. Forse con una birretta in corpo, non sa dirlo con esattezza, stava tratteggiando innocui, semplici segnetti quando sentì una voce alle spalle.

«Ehi tu cosa fai?». Una voce e delle ombre. «Erano una ventina. Mi urlarono: “Allora non sei un comunista!”. Figurarsi… Non sono di sinistra e neanche di destra, non sono di niente, sono apolitico…». Altro non aggiunse. Cominciò la furia.

Non ha denunciato, Federico. «Non è nel mio stile». Non serba rancore. Ha ricevuto la solidarietà del sindaco Pisapia («No a intimidazioni e violenza»). Alle domande dei carabinieri, che non escludono coinvolgimenti di altri ragazzi, ancora non riesce a dar risposte nei dettagli.

Nemmeno ha saputo riconoscere Minani e Di Renzo quando gli hanno mostrato le fotografie. «Sono questi i due?». «Non ne ho idea». Le indagini sono partite perché dall’ospedale San Paolo, dove nel frattempo Federico era andato a farsi vedere una mattina che aveva visto un avallamento in fronte, avevano informato le forze dell’ordine.

Qualche dubbio, per chi indaga, rimane. C’è la sensazione di particolari lasciati nascosti, tenuti sottotraccia. Magari nomi non fatti. Comunque, se dalla Procura filtra il suggerimento a inquadrare il pestaggio come svincolato da lotte politiche tra studenti, subito l’area antagonista ha preso le distanze dai picchiatori. I quali, per carità, hanno incassato vicinanza e vedranno compagni imbastire presìdi sotto San Vittore.

Minani, 30 anni, risulta iscritto da eterno fuoricorso a Scienze politiche, facoltà che ha visto laurearsi (laurea triennale) Di Renzo, 26 anni. Federico è nel mezzo, di anni ne ha 28, qualche esame superato e laurea lontana. Di Renzo ha avuto contrattini da precario. Vivacchia, con gli aiuti della famiglia, ceto medio. Che poi è la stessa sorte di Lorenzo. E di Federico. Il quale al Corriere ha giurato che tanto mai li avrebbe denunciati. Mai.

E con orgoglio ha rivendicato la ricerca della salvezza, in fuga da una festa in università, anzi da un assassinio. «Pensavo di essere morto… Mi sono alzato, sorretto dal mio amico» e non un bus, non un taxi, non un motorino. No. «Sono tornato a casa a piedi… Trascinandomi…Piano piano… E ce l’ho fatta».

2 – L’EQUIVOCO DEGLI ANTAGONISTI CHE BIVACCANO NELL’ATENEO (CON MILANO INDIFFERENTE)
Paolo Di Stefano per “Corriere della Sera”

Una notte da Arancia meccanica per la festa di San Valentino, la festa degli innamorati, è il più brutale degli ossimori. Evidentemente ci sono persone che non aspettano altro che un’occasione qualunque, bella o brutta, allegra o triste, politica o non politica, per scatenare tutta la loro violenza, che non appartiene né alla sedicente festa, né alla sedicente politica, né al sedicente impegno, né al contesto ma solo all’abisso chissà quanto insondabile della loro follia e della loro imbecillità.

La vicenda si potrebbe raccontare così: in un clima da baraonda alcolica e non solo, un giovane osa violare con un pennarello un manifesto politico e per questo, dopo un battibecco, viene pestato a calci con una ferocia senza senso: la vittima, a cui a momenti fuoriesce la materia cranica dalle botte che ha ricevuto, e un suo amico preferiscono raccogliere le loro cose e trascinarsi penosamente verso casa senza aspettare le forze dell’ordine, decisi, chissà perché, a evitare la denuncia.

Anche i delinquenti, credendo morto il ragazzo, svaniscono nel nulla con le mani e gli stivali sporchi di sangue. Passano i mesi. Nessuno ne saprà niente fino a ieri, però nel frattempo il giovane è stato ricoverato e operato con una vite e diverse placche in testa, e la denuncia del medico ha fatto scattare l’indagine.

Ma la vicenda si potrebbe anche raccontare così: da molto tempo un’area dell’Università Statale di Milano è diventata zona franca per (noti) vagabondi e provocatori ex universitari che si definiscono confusamente «antagonisti» (probabilmente per darsi un tono di idealità), poiché appena possono non trovano di meglio che infiltrarsi in cortei, manifestazioni (come quelle dei no Tav) e centri sociali per scatenare la loro furiosa demenza.

Questi trentenni, che al massimo possono vantare una laurea triennale e che non appartengono a famiglie alla deriva della società, bivaccano nell’ateneo giorno e notte (anche a cancelli chiusi) e se vengono «disturbati» reagiscono minacciando alla cieca.

Dunque, la notte di San Valentino – che poteva essere anche la notte di Sant’Eutropio, protettore dei macellai o qualunque altra notte a caso – non c’è stato bisogno della Nona Sinfonia di Beethoven (come nel film di Kubrick) per far scattare la gratuità di un’Arancia meccanica milanese.

Una storia di straordinaria follia. Anzi neanche una storia, tanti sono i buchi della sua trama. Straordinaria sì, perché di normale, in questa pseudostoria, non c’è proprio niente: né il luogo della violenza, né l’accanimento degli aggressori, né il loro (presunto) movente, né il successivo silenzio della vittima. Già, ma ordinario e straordinario da tempo finiscono per coincidere. Ordinaria straordinarietà. È questo l’ossimoro più brutale, a pensarci bene.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/hai-sporcato-un-manifesto-comunista-e-gli-fracassano-la-testa-la-violenza-degli-antagonisti-62222.htm

Intervento in Siria: il voto del congresso “contro” gli alleati USA?

di Matteo Pistilli – 02/09/2013

Fonte: eurasia

Molto ha fatto discutere il discorso di Obama contenente due affermazioni sulla “questione siriana”: volontà di intervento Usa, ma con precedente approvazione da parte del Congresso (ossia il Parlamento statunitense).

Queste dichiarazioni sono state seguite da tutta una serie di precisazioni da parte dello stesso Obama e del ministro degli esteri Kerry, in cui si esprime la necessità dell’azione nord americana.

Quindi allo stesso tempo Washington ha preso tempo ed ha deciso di intervenire. Questo tergiversare ha prodotto dubbi, critiche e anche scherno sia da parte di chi vorrebbe un intervento immediato sia da chi invece si oppone a questo.

E’ possibile leggere invece il percorso che ha scelto il Presidente Usa in maniera coerente e volto a raggiungere due obiettivi: il primo è il solito consenso internazionale, spina dorsale della politica statunitense; si pensa che una discussione e quindi un’approvazione (alquanto probabile) da parte del Congresso dia un manto di legittimità all’intervento. Il secondo è più profondo e importante: in questo modo l’amministrazione Usa potrebbe volersi mettere al riparo dai propri stessi alleati, che spingono costantemente per trascinare la potenza americana nel conflitto (ma vale anche per altri conflitti). Ponendo la prassi di un’approvazione del Parlamento, Obama potrebbe voler mandare un messaggio proprio a questi: da oggi non è così semplice e scontato un intervento statunitense a copertura di avventati alleati, perché c’è la società civile americana da ascoltare.

Il primo obiettivo ha senso solo da un punto di vista propagandistico, perché il voto di un parlamento nazionale non ha nessuna influenza e importanza nel diritto internazionale o meglio ancora nel diritto interno di altre organizzazioni statali; il Congresso non è il parlamento globale e il suo voto non dà nessuna legittimità a nessuna azione internazionale.

Il secondo invece potrebbe avere una certa importanza: sebbene l’assemblea di Capitol Hill non sia l’esempio della rappresentatività e sia molto frequentata da lobbisti di ogni tipo (quelli dell’industria militare spiccano), il ricorso a questa pone dei dubbi per gli alleati (in questo caso nell’area interessata) spesso citati da Obama: Israele, Turchia, Giordania e anche quelli spesso taciuti come Arabia Saudita, Qatar. Tali Paesi, che spesso attivano crisi sapendo di contare successivamente sulla copertura statunitense, potrebbero d’ora in avanti avere un’incertezza in più, dovendo far riferimento anche al voto parlamentare e non alla sola decisione del comandante in capo ossia del Presidente degli Stati Uniti.

La crisi siriana ha posto per Washington seri problemi, giunti principalmente dai propri alleati nella zona che hanno avuto e continuano ad avere un ruolo diretto nelle atrocità della guerra. Staremo a vedere se Obama, spinto da alcuni ambienti statunitensi, stia cercando di liberarsi di una zavorra che ha spesso affossato gli stessi interessi nordamericani.
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46075

Navi da guerra della NATO al largo delle coste siriane Il dispiegamento navale è stato deciso “prima” dell’att acco chimico del 21 agosto

di Michel Chossudovsky – 04/09/2013

 Fonte: aurorasito

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Un massiccio dispiegamento navale degli Stati Uniti e alleati si svolge nel Mediterraneo orientale al largo delle coste della Siria, così come nel Mar Rosso e nel Golfo Persico. Anche se questa dimostrazione di forza militare potrebbe non rientrare nel piano di attacco immediato contro la Siria, crea un clima di timore in Siria. L’US Navy ha schierato l’USS San Antonio, una nave da assalto anfibio nel Mediterraneo orientale. La San Antonio raggiunge cinque cacciatorpediniere statunitensi “già sul posto per dei possibili attacchi missilistici sulla Siria, ha detto un funzionario della difesa.” L’USS San Antonio, con diversi elicotteri e centinaia di marine a bordo, “staziona nel Mediterraneo orientale“, ma “non ha ricevuto alcun compito specifico“, ha detto l’anonimo funzionario della difesa. L’US Navy schiera cinque navi da guerra e una nave anfibia in Mediterraneo davanti la Siria. L’USS San Antonio disponendo di attrezzature per lo sbarco anfibio, può essere utilizzata per sbarcare seimila tra marinai e marine, ma comunque “niente scarponi sul terreno” rimane il motto ufficiale. Allora, perché gli statunitensi schierano la loro più avanzata nave da assalto anfibio? Le notizie suggeriscono che sia routine e che non ci siano piani di attacco: “Nessuno sbarco anfibio è previsto, tuttavia, il presidente Barack Obama ha escluso qualsiasi ‘stivale sul terreno’”. (Ibid)

Attualmente vi sono cinque cacciatorpediniere al largo delle coste della Siria: gli USS Stout, Mahan, Ramage, Barry e Graveley, per non parlare della nave d’assalto anfibio San Antonio. I cacciatorpediniere sono equipaggiati con missili da crociera Tomahawk, e “sono pronti a sparare… se Obama dà l’ordine.” Il 28 agosto, l’US Navy annunciava il dispiegamento del cacciatorpediniere della classe Arleigh Burke, USS Stout, in rotta per unirsi ad altri quattro cacciatorpediniere,”mentre fioccano le accuse che il regime del presidente siriano Bashar al-Assad ha usato armi chimiche contro i civili, il 21 agosto“. Nella solita torsione, questo dispiegamento di Forze navali di Stati Uniti ed alleati, viene preceduto dall’attacco chimico attribuito al Presidente Bashar al-Assad. Secondo i registri navali, il cacciatorpediniere lanciamissili USS Stout (DDG 55) è partito dalla Naval Station Norfolk, in Virginia, il 18 agosto 2013, “per schierarsi nella zona di responsabilità della VI Flotta statunitense“. L’USS Ramage ha lasciato laNaval Station Norfolk il 13 agosto per il Mediterraneo orientale, “per rilevare il Mahan“. Ma in realtà è stato deciso di schierare tutti e cinque cacciatorpediniere lungo le coste siriane. Questa decisione è stata presa dal Pentagono molto prima degli attacchi chimici del 21 agosto, che costituiscono il pretesto di Obama per intervenire su motivazioni umanitarie.

La nave d’assalto anfibio San Antonio che trasporta elementi del 26° Marine Expeditionary Unit, si è unita ai cinque cacciatorpediniere dell’US Navy nel Mar Mediterraneo orientale, ha confermato un funzionario della difesa (30 agosto). “Nessun compito specifico è stato assegnato finora”, ha detto il funzionario, parlando in condizione di anonimato. “La San Antonio è in mare nella prudente decisione che possa essere spedita dove è necessaria.” I cinque cacciatorpediniere posizionati vicino la Siria sono: Barry, Gravely, Mahan, Ramage e Stout. L’US Navy aveva tre cacciatorpediniere nel Mediterraneo, e ilRamage e lo Stout dovevano sostituire il Mahan e il Gravely rispettivamente, quando sono arrivati questo mese. Ma i funzionari hanno deciso di mantenerli tutti e cinque sul posto, mentre gli Stati Uniti soppesano un attacco. Ogni cacciatorpediniere può trasportare fino a 90 missili da crociera Tomahawk, anche se di solito ne trasportano assai di meno durante le operazioni.

 Marinecorpstimes.com, 30 agosto 2013

Questo massiccio dispiegamento navale comprende anche dei sottomarini strategici, ordinato prima del tragico evento del 21 agosto, ponendo così la domanda: “Se l’attacco chimico è la giustificazione per intervenire, perché l’ordine di lanciare l’operazione navale “umanitaria” R2P contro la Siria è stata decisa “Prima” del 21 agosto? Vi era già la consapevolezza o l’intelligence riguardo l’evento dell’attacco chimico del 21 agosto? Un attacco contro la Siria immediato o a breve termine è improbabile. Obama ha annunciato il 31 agosto che avrebbe cercato l’approvazione formale del Congresso degli Stati Uniti, che si riunirà il 9 settembre. Le notizie da fonti indipendenti forniscono prove certe che i ribelli di al-Qaida, sponsorizzati dagli Stati Uniti (reclutati e addestrati dalle Forze Speciali alleate), hanno in possesso armi chimiche, e questo ritardo non favorisce la credibilità politica del presidente. Inoltre, vi è la prova che i ribelli sponsorizzati dagli USA hanno usato armi chimiche contro i civili. Nel fornire queste armi chimiche ai “ribelli” di al-Qaida, l’alleanza USA-NATO-Israele viola il diritto internazionale, per non parlare della propria legislazione antiterrorismo. Sostenere apertamente al-Qaida è diventata la “Nuova Norma”. Quando le varie prove vengono assemblate, il quadro che emerge è quello di un’”operazione falsa bandiera” svolta dai “ribelli” e dalle forze speciali statunitensi, per incolpare il Presidente Bashar al-Assad di aver ucciso la propria gente. Come accennato in precedenza, il dispiegamento navale è stato deciso prima dell’attacco chimico del 21 agosto. Tale diabolico attacco false flag, che consiste nell’uccidere dei civili e incolparne il governo siriano, costituisce la giustificazione dell’intervento militare per  “motivi umanitari”.

Gli Stati Uniti e i loro alleati sono in procinto di schierare le loro forze navali al largo delle coste siriane. Il Pentagono ha confermato che la portaerei USS Nimitze il suo gruppo d’attacco si dirigono verso il Mar Rosso dall’Oceano Indiano ma, secondo dichiarazioni ufficiali, “non è stato dato l’ordine di partecipare all’attacco limitato degli Stati Uniti contro la Siria“. “Il funzionario ha detto che il gruppo d’attacco non ha avuto assegnata alcuna missione e il passaggio del Mar Rosso è una mossa prudente, nel caso siano necessarie le sue risorse per “massimizzare le opzioni disponibili”. Le altre navi del gruppo d’attacco dell’USS Nimitz sono l’USS Princeton e tre caccia, USS William P. Lawrence, USS Stockdale e USS Shoup. Le ultime notizie indicano che la portaerei USS Harry S. Truman e il suo gruppo d’attacco siano nel Mare Arabico settentrionale. Nel frattempo, vi sono conferme che la Francia ha inviato la sua fregata antiaerea Chevalier Paul nel Mediterraneo orientale. La nave da guerra francese si unisce alla flotta di navi da guerra statunitensi e britanniche”, tra cui i cacciatorpediniere dell’US Navy e i sottomarini inglesi e statunitensi, armati con missili da crociera Tomahawk.” La Siria viene dipinta dai media francesi come l’aggressore: “La nave Chevalier Paul è uno dei caccia più avanzati francesi della classe Horizon,… sarà “estremamente utile” se la Siria decidesse di lanciare attacchi aerei contro la flottiglia internazionale”. La portaerei a propulsione nucleare francese Charles de Gaulle rimane in banchina, nel porto di Tolone, nel sud della Francia, secondo le agenzie di stampa.”

Navi da guerra russe verso le coste siriane

Una situazione critica si sta affermando: anche Mosca ha annunciato l’invio di due navi da guerra nel Mediterraneo orientale, per aumentare la sua potenza navale presso la base navale russa del porto di Tartus, nella Siria meridionale. L’agenzia ha citato una fonte dello stato maggiore delle forze armate dire che una nave anti-som e un incrociatore lanciamissili saranno inviati nei prossimi giorni, perché la situazione “richiede alcuni aggiustamenti” della forza navale. ‘Navi da guerra francesi e russe verso la Siria’ – France24

I sistema di difesa aerea della Siria

L’S-300 russo è operativo. Il dispiegamento del sistema missilistico superficie-aria S-300 in Siria è previsto dal Ministero della Difesa russo dal 2006. La Siria possiede anche il sistema di difesa aerea Pechora-2M. Il Pechora-2M è un sofisticato sistema antiaereo multiplo, che può essere utilizzato anche contro i missili da crociera. Se questa difesa aerea non fosse attiva, l’attuazione di una “no fly zone” di USA-NATO sarebbe senza dubbio già stato previsto. Descrizione: il Pechora-2M è un sistema missilistico antiaereo superficie-aria a corto raggio, progettato per la distruzione di aerei, missili da rociera, elicotteri d’assalto e altri bersagli aerei volanti a quote basse e medie. Inoltre, in risposta alle installazioni dei missili Patriot della NATO in Turchia, la Russia ha consegnato alla Siria gli avanzati missili Iskander, pienamente operativi. L’Iskander è descritto come un sistema missilistico superficie-superficie “che nessun sistema di difesa missilistica può tracciare o distruggere“: l’Iskander può volare a velocità ipersonica, ad oltre 1,3 chilometri al secondo (Mach 6-7) ed ha una gittata di oltre 280 miglia con una precisione millimetrica nel distruggere bersagli con la sua testata da 1.500 chili, un incubo per qualsiasi sistema di difesa missilistica.

Osservazioni conclusive

Il mondo è a un bivio pericoloso. Il dispiegamento navale di Stati Uniti e alleati nel Mediterraneo orientale, è contiguo al dispiegamento di navi da guerra russe presso la base navale russa di Tartus. La Siria ha un sistema di difesa aerea avanzato, che sarà utilizzato nel caso di un attacco statunitense. Consiglieri militari russi assistono le forze armate siriane. La Siria ha anche potenti forze terrestri. La Siria ha costruito il suo sistema di difesa aerea con l’arrivo e l’installazione negli ultimi anni del sistema russo S-300.

La storia ci dice che le guerre sono spesso causate in modo imprevisto, da “errori politici” ed umani. Questi ultimi sono tanto più probabili nel sistema politico corrotto e diviso di Stati Uniti ed Europa occidentale. La pianificazione militare USA-NATO è supervisionata da una gerarchia militare centralizzata. Le operazioni di comando e controllo sono, in teoria, “coordinate”, ma in pratica sono spesso segnate da errori umani. I servizi segreti spesso operano indipendentemente e al di fuori della responsabilità politica. Mentre i pianificatori militari sono profondamente consapevoli dei pericoli dell’escalation, i politici rispondono agli interessi economici dominanti, e in ultima analisi decidono il lancio di un importante teatro di guerra. Qualsiasi forma d’intervento militare diretto USA-NATO contro la Siria destabilizzerebbe l’intera regione, che potrebbe condurre a un’escalation su una vasta area geografica, dal Mediterraneo orientale al confine Afghanistan-Pakistan con il Tagikistan e la Cina. La pianificazione militare comporta scenari intricati e giochi di guerra da entrambe le parti, tra cui opzioni militari relative ai sistemi d’arma avanzati. Uno scenario da Terza Guerra Mondiale è contemplato dai pianificatori militari USA-NATO-Israele fin dall’inizio del 2000. L’escalation è parte integrante dell’agenda militare. I preparativi di guerra per attaccare la Siria e l’Iran sono in “avanzato stato di preparazione” da diversi anni. Abbiamo a che fare con il complesso processo decisionale politico e strategico che coinvolge l’interazione di potenti gruppi d’interesse economico e le azioni occulte dei servizi segreti. Nel caso della Siria, l’intelligence degli USA e delle sue controparti occidentali e israeliane sostengono l’insurrezione armata in gran parte integrata dai mercenari di al-Qaida e dagli squadroni della morte.

Il ruolo della propaganda di guerra è di primaria importanza non solo per lo conformare l’opinione pubblica affinché accetti l’ordine del giorno bellico, ma affinché si crei un consenso nelle alte sfere decisionali. Una forma selettiva di propaganda di guerra è diretta agli “alti funzionari” (TOPOFF) delle agenzie governative, dell’intelligence, delle forze armate e dell’ordine, ecc. Tutte destinate a creare un consenso inflessibile a favore della guerra e dello Stato di polizia. Mentre i piani di guerra  avanzano, è essenziale che i pianificatori politici e militari siano giustamente impegnati a condurre la guerra “in nome della giustizia e della democrazia“. Perché ciò avvenga, devono credere fermamente nella loro propaganda, vale a dire che la guerra è “uno strumento di pace e di democrazia”. Non hanno alcun interesse per il devastante impatto dei sistemi d’armi avanzati, ordinariamente classificato come “danni collaterali”, e tanto meno per il senso e il significato della guerra preventiva con l’utilizzo di armi nucleari. Va notato che il consenso alla guerra umanitaria sarà estremamente fragile se ampi settori dell’opinione pubblica saranno contrari alla guerra. Le guerre sono sempre decise dai leader civili e dagli interessi aziendali, piuttosto che dai militari. La guerra serve agli interessi economici dominanti, che agiscono dietro le quinte, nelle riunioni aziendali a porte chiuse, nei think tank di Washington, ecc.

La realtà capovolta. La guerra è pace. La menzogna diventa verità. La propaganda di guerra, vale a dire le menzogne mediatiche, costituisce il più potente strumento di guerra. Senza la disinformazione dei media, l’agenda bellica US-NATO-Israele sarebbe crollata come un castello di carte. La legittimità dei criminali di guerra ai vertici sarebbe spezzata. E’ quindi essenziale disarmare non solo i media mainstream, ma anche il segmento degli autoproclamati media alternativi “progressisti” che danno legittimità alla “responsabilità di proteggere” (R2P) del mandato della NATO, in gran parte con l’obiettivo di smantellare il movimento contro la guerra. La strada per Teheran passa per Damasco. Una guerra all’Iran comporterebbe, come primo passo, la destabilizzazione della Siria come Stato-nazione. La pianificazione militare riguardante la Siria è parte integrante dell’agenda bellica contro l’Iran. La guerra contro la Siria potrebbe evolvere verso una campagna militare USA-NATO-Israele contro l’Iran, in cui Turchia e Israele sarebbero direttamente coinvolti. E’ fondamentale diffondere le notizie e spezzare i canali di disinformazione mediatica. Una comprensione critica e imparziale di ciò che accade in Siria è di cruciale importanza per invertire la marea dell’escalation militare verso una grande guerra regionale.

Il nostro obiettivo è in definitiva di smantellare l’arsenale militare USA-NATO-Israele e ripristinare la pace nel mondo. E’ essenziale che i popoli di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Italia, Israele, Turchia e di tutto il mondo impediscono questa guerra.

 

Copyright © 2013 Global Research

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

La Casa Bianca ha pianificato l’attacco chimico siriano?

di Yossef Bodansky – 04/09/2013

 Fonte: aurorasito

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Vi sono sempre più prove da numerose fonti mediorientali, per lo più affiliate all’opposizione siriana e ai suoi sponsor e sostenitori, che rendono sempre più solida e basata su prove circostanziali l’idea che l’attacco chimico del 21 agosto 2013 alla periferia Damasco, sia stata davvero una provocazione premeditata dall’opposizione siriana. L’entità della consapevolezza degli USA di questa provocazione deve essere ulteriormente indagata, in quanto i dati disponibili mettono, con  “orrore”, la Casa Bianca di Barack Obama sotto una luce diversa e inquietante. Il 13-14 agosto 2013, le forze dell’opposizione filo-occidentale iniziavano in Turchia i preparativi per un importante e irregolare assalto militare. I primi incontri tra i vertici militari dell’opposizione e i rappresentanti di Qatar, Turchia e dell’intelligence degli Stati Uniti [“Muqabarat Amriqi“] avevano luogo presso il presidio militare turco di Antakya, convertito a centro comando e base dell’Esercito libero siriano (ELS) e dei suoi sponsor stranieri. Molti comandanti dell’opposizione erano arrivati da Istanbul per informare i comandanti regionali di un’escalation imminente nei combattimenti, grazie a “una svolta nella guerra” che porterebbe all’attacco degli USA alla Siria.

Le forze di opposizione hanno dovuto preparare in fretta le loro forze per sfruttare i bombardamenti degli USA, per marciare su Damasco e rovesciare il governo di Bashar al-Assad, spiegavano gli alti comandanti. I funzionari dell’intelligence del Qatar e della Turchia assicuravano i comandanti regionali siriani che per la prossima offensiva avrebbero avuto in abbondanza armi. In effetti, un’inaudita distribuzione di armi è iniziata in tutti i campi dell’opposizione nella provincia di Hatay, il 21-23 agosto 2013. Nella sola regione di Reyhanli, le forze dell’opposizione hanno ricevuto oltre 400 tonnellate di armi, principalmente armi antiaeree, lanciarazzi e munizioni per fucili e mitragliatrici. Le armi sono state distribuite dai depositi controllati dall’intelligence di Qatar e Turchia, sotto la stretta supervisione dell’intelligence degli USA. Queste armi sono stati caricate su più di 20 tir giunti nella Siria settentrionale, per distribuirle in diversi depositi. Fece seguito l’invio di altre diverse centinaia di tonnellate di armi, verso il 24-25 agosto 2013, tra cui principalmente sofisticati missili e razzi anticarro. Agenti dell’opposizione ad Hatay hanno detto che questi invi di armi furono “i più grandi” che hanno mai ricevuto “dall’inizio dei moti, oltre due anni fa“. I carichi da Hatay sono andati a tutte le forze ribelli che operano nella zona di Idlib e Aleppo, tra cui i jihadisti di al-Qaida (che costituiscono la maggioranza delle forze ribelli nella zona). Diversi alti agenti dell’opposizione siriana e degli Stati arabi patrocinatori, hanno sottolineato che queste forniture di armi erano specificamente destinate a sfruttare l’impatto dell’imminente bombardamento della Siria da parte degli Stati Uniti e degli alleati occidentali. L’ultima formulazione strategica delle riunioni di coordinamento ha avuto luogo il 26 agosto 2013. La riunione di coordinamento politico ha avuto luogo a Istanbul e vi ha partecipato l’ambasciatore degli USA Robert Ford. Più importanti sono state le riunioni di coordinamento militare e operativo presso il presidio di Antakya. Agenti dell’intelligence turca, qatariota e statunitense vi hanno partecipato assieme ai comandanti dell’(opposizione) siriana. I siriani furono informati che il bombardamento sarebbe iniziato entro pochi giorni.

All’opposizione è stato detto in modo chiaro che l’azione per scoraggiare l’ulteriore uso di armi chimiche da parte del regime di Assad, potrebbe aversi già nei prossimi giorni“, ha detto un partecipante siriano alla riunione. Un altro partecipante siriano ha detto di essere convinto che il bombardamento statunitense fosse stato programmato per il 29 agosto 2013. Diversi partecipanti, siriani e arabi, sottolinearono che le assicurazioni sugli imminenti bombardamenti erano più esplicite, anche se formalmente Obama è ancora indeciso. La descrizione di questi incontri solleva delle domande sulla consapevolezza dell’intelligence degli Stati Uniti, e di conseguenza della Casa Bianca di Obama. Tutte le fonti consultate, siriane e arabe, sottolineano che funzionari del “Muqabarat Amriqi” hanno partecipato attivamente alle riunioni e ai briefing in Turchia. Pertanto, per lo meno, avrebbero dovuto sapere che i leader dell’opposizione sapevano in anticipo di “una svolta nella guerra”, cioè che un evento drammatico avrebbe provocato l’intervento militare degli USA.

Il semplice fatto che i depositi di armi sotto la stretta supervisione dell’intelligence degli USA sono stati aperti e che circa un migliaio di tonnellate di armi di alta qualità è stato consegnato all’opposizione, indica che l’intelligence degli Stati Uniti sapeva in anticipo di tale provocazione e della possibilità per l’opposizione siriana di sfruttare l’impatto conseguente dei bombardamenti degli USA e alleati. Quindi, anche se la Casa Bianca di Obama non sapeva in anticipo della provocazione chimica, si dovrebbe concludere, o per lo meno sospettare, che l’attacco chimico sia molto probabilmente la “svolta della guerra” anticipata dai leader dell’opposizione; una provocazione per i bombardamenti degli USA. In tali circostanze, la Casa Bianca di Obama avrebbe dovuto astenersi dall’affrettarsi nell’accusare Damasco ed Assad minacciando ritorsioni, rendendo così la Casa Bianca di Obama per lo meno complice dell’attacco. Nel frattempo, ulteriori dati reali da Damasco sull’attacco chimico, aumentano i dubbi sulla versione di Washington degli eventi. Subito dopo l’attacco, tre ospedali di Medici Senza Frontiere nella zona di Damasco, curarono più di 3.600 siriani colpiti dall’attacco chimico, di cui 355 morivano. MSF ha fatto dei test sulla maggior parte dei degenti. Il direttore delle operazioni di MSF, Bart Janssens, ha riassunto i risultati: “MSF non può né confermare scientificamente la causa di questi sintomi, né stabilire chi sia responsabile dell’attacco. Tuttavia, i sintomi riportati dai pazienti, in aggiunta al modello epidemiologico degli eventi, caratterizzato dal massiccio afflusso di pazienti in un breve arco di tempo, dalla provenienza dei pazienti e dalla contaminazione degli operatori sanitari, indica fortemente un’esposizione di massa ad un agente neurotossico.” In poche parole, anche dopo aver analizzato 3.600 pazienti, MSF non è riuscita a confermare che il sarin sia la causa delle lesioni. Secondo MSF, la causa potrebbero essere stati agenti nervini come il sarin, gas antisommossa concentrato o anche pesticidi ad alta concentrazione. Inoltre, rapporti dell’opposizione indicano una puzza persistente durante l’attacco, suggerendo che potesse provenire dal “sarin da laboratorio” usato dai gruppi jihadisti (che si distingue dal sarin inodore di tipo militare) o da agenti improvvisati dai pesticidi.

Alcune prove propagandate dalla Casa Bianca di Obama sono alquanto discutibili. Un piccolo incidente a Beirut pone gravi domande. Il giorno dopo l’attacco chimico, faccendieri libanesi che lavorano per il “Muqbarat Amriqi” sono riusciti a convincere un siriano, che sosteneva di essere stato ferito durante l’attacco chimico, a cercare aiuto medico a Beirut in cambio di una bella cifra che potesse effettivamente cambiargli la vita. L’uomo fu messo in un’ambulanza e trasferito durante la notte all’ospedale Farhat di Jib Janine, Beirut. La Casa Bianca di Obama ha subito fatto trapelare ai mass media amici che “la Croce Rossa libanese aveva annunciato che, dai risultati dei test, aveva scoperto tracce di sarin nel suo sangue.” Tuttavia, questa notizia proveniva dall’intelligence libanese e dai funzionari della Croce Rossa. Secondo alti funzionari dell’intelligence, “il direttore operativo della Croce Rossa George Kettaneh disse che il ferito siriano era fuggito dall’ospedale prima che i medici potessero fare i test sulla presenza di gas tossici nel suo sangue. A quanto pare, il paziente aveva dichiarato di essersi ripreso da una nausea e che non era più necessario un trattamento medico. Le forze di sicurezza libanesi sono ancora alla ricerca del paziente siriano e del suo onorario.

Il 24 agosto 2013, Commando siriani, agendo in base alle informazioni dell’intelligence sui possibili autori dell’attacco chimico, facevano irruzione in una rete di gallerie dei ribelli nel sobborgo di Damasco, JubarContenitori di materiale tossico vennero danneggiati nel feroce scontro a fuoco, per cui diversi soldati siriani ebbero crisi di soffocamento e “alcuni feriti sono in condizioni critiche“. Il Commando infine sequestrava un deposito dell’opposizione contenente barili pieni di sostanze chimiche necessarie per la miscelazione “del sarin da laboratorio”, attrezzature da laboratorio, così come un gran numero di maschere antigas. Il Commando siriano catturava anche diversi ordigni esplosivi, proiettili di RPG e di mortaio. Lo stesso giorno, almeno quattro combattenti di Hezbollah che operavano a Damasco, presso Ghuta, furono colpiti da agenti chimici nello stesso momento in cui il Commando siriano veniva colpito durante il rastrellamento dei  gruppi ribelli nelle gallerie di Jubar. Sia i siriani che le forze Hezbollah agivano sulla base delle informazioni dell’intelligence sui veri autori dell’attacco chimico. Damasco aveva detto a Mosca che le truppe siriane furono colpite da un qualche tipo di agente nervino, ed inviava in Russia campioni (sangue, tessuti e suolo) e le attrezzature catturate.

Diversi leader siriani, molti dei quali non sono sostenitori di Bashar al-Assad, se non suoi nemici giurati, sono ormai convinti che l’opposizione siriana sia responsabile dell’attacco chimico nella zona di Damasco, del 21 agosto 2013, al fine di spingere Stati Uniti ed alleati a bombardare la Siria di Assad. Più esplicito ed eloquente è Saleh Muslim, capo del Partito dell’Unione Democratica curda (PYD), che si batte contro il governo siriano. Muslim dubita che Assad abbia usato armi chimiche mentre sta vincendo la guerra civile. “Il regime siriano… ha armi chimiche, ma non li userebbe presso Damasco, a cinque km dal comitato [dell’ONU] che indaga sulle armi chimiche.  Naturalmente non sono così stupidi da farlo”, ha detto Muslim alla Reuters, il 27 agosto 2013. Ritiene che l’attacco sia “finalizzato ad incastrare Assad e a provocare una reazione internazionale“. Muslim è convinto che “terze parti che vogliono incolpare il regime siriano, mostrandolo quale responsabile dell’azione“, siano i mandanti dell’attacco chimico. Gli Stati Uniti sfruttano l’attacco per promuovere la propria politica anti-Assad e se gli ispettori dell’ONU dovessero trovare la prova che i ribelli sono dietro l’attacco, allora “tutti dimenticheranno“, osserva Muslim. “Chi verrebbe  punito? Puniranno l’emiro del Qatar o il re dell’Arabia Saudita, o il signor Erdogan di Turchia?

E restano altre domande: data l’entità del coinvolgimento del “Muqabarat Amriqi” nelle attività dell’opposizione, come mai l’intelligence degli USA non sapeva in anticipo del previsto uso da parte dell’opposizione di armi chimiche a Damasco? Si tratta di un colossale fallimento. E se lo sapeva ed ha avvertito la Casa Bianca di Obama, perché poi questa s’è affrettata in modo bigotto ad accusare l’amministrazione Assad? Inoltre, come può l’amministrazione Obama continuare a sostenere e promuovere l’opposizione, che ha intenzionalmente ucciso 1.300 civili innocenti per provocare l’intervento militare degli Stati Uniti?

 

Yossef Bodansky, redattore di Defense and Foreign Affairs

Copyright Defense and Foreign Affairs – Oilprice.com 2013

 

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Per attaccare la Siria Obama chiede al Congresso. Ma anche no.

di Federico Cenci – 04/09/2013

 Fonte: ilfarosulmondo

 La storia non rassicura quanti temono un intervento militare americano in Siria. Nel passato, ogni volta che gli Stati Uniti hanno minacciato di scatenare una guerra, sono poi passati alle vie di fatto. Insomma, quando il governo americano mette il dito sul grilletto, finisce anche per premerlo. E non importa se il Congresso sia contrario, poiché in tal caso il presidente può ricorrere al War Power Resolution, una legge federale del 1973 che gli consente arbitrariamente, senza passare per il voto parlamentare, di inviare in missione forze militari.

Certo, questa legge prevede però dei vincoli precisi. Del resto, essa nasce proprio per dirimere un equivoco che accompagnava gli Stati Uniti sin dal 1789, anno in cui entrò in vigore la Costituzione. L’articolo I della stessa, infatti,riserva l’autorità di dichiarare guerra al potere legislativo, non all’esecutivo. Ciononostante, una serie di esperienze militari avvenute senza previo consenso parlamentare (su tutte, quella del Vietnam, una guerra mai dichiarata) avevano suscitato aspre polemiche. E dunque il War Power Resolution venne ideato per placarle una volta per tutte, fornendo alla presidenza gli strumenti giuridici per agire a prescindere dal parere del Congresso.

Allo stesso tempo questa legge aveva anche il compito di tenere sotto controllo i poteri del presidente. Venne infatti stabilito che essa può essere utilizzata solo in casi eccezionali, ossia «una emergenza nazionale creata da un attacco agli Stati Uniti […] o alle sue forze armate». Inoltre, nel caso di un intervento delle truppe Usa, il presidente, che secondo la Costituzione è il comandante in capo delle forze armate, deve comunicarlo al Congresso entro 48 ore. A meno che non ci sia una specifica autorizzazione, l’operazione non deve durare più di 60 giorni, più altri 30 previsti per il ritiro delle forze impegnate.

Una serie di vincoli, dunque, finalizzati a ricoprire di una veste democratica e istituzionale lo scempio della guerra, oppure a limitarne il ricorso. Vincoli che, tuttavia, sono stati regolarmente ignorati dagli inquilini della Casa Bianca,quale che fosse il loro schieramento politico. In ultimo, dallo stesso Barack Obama, appena due anni fa, durante la crisi in Libia. La scadenza dei 60 giorni venne in quel caso ampiamente trasgredita. Le truppe americane proseguirono la campagna militare contro il Paese governato da Gheddafi senza l’autorizzazione del Congresso e senza una dichiarazione di guerra. Prima dell’attuale presidente americano, un suo predecessore, Bill Clinton, anch’egli democratico, si fece beffa dei vincoli previsti dalla War Power Resolution. Accadde nel corso dell’intervento in Kosovo, nel 1999.

Veniamo all’attualità. La mattinata del 9 settembre è attesa con trepidazione dagli osservatori di tutto il mondo. Quel giorno l’Amministrazione Obama chiederà al Congresso di approvare il testo di autorizzazione per l’uso della forza militare in Siria. Sulla scorta di quanto la storia insegna, tuttavia, non ci sarebbe da stupirsi se ancor prima di quella pur imminente data, gli Stati Uniti, benché non attaccati dalla Siria, decidessero di sferrare il loro attacco al Paese diBashir al Assad. Un sentore preoccupante in tal senso è rappresentato dall’annuncio della Russia: due suoi radar hanno registrato il lancio di altrettanti oggetti balistici dal Mediterraneo verso la costa siriana. Poche ore dopo, Israele ha ammesso che si è trattato di un test missilistico effettuato insieme alle forze armate statunitensi.

Notizia che non fa altro che confermare quanto detto da Assad al quotidiano francese Le Figaro: «Il Medio Oriente è una polveriera a cui si sta avvicinando del fuoco». Un fuoco che potrebbe dilatarsi esponenzialmente coinvolgendo non solo i Paesi della regione. A questo punto non resta che augurarsi che la storia, almeno per questa volta, rinunci al suo antico retaggio di magistra vitae.

Mc Cain aime le poker et la guerre

 LUCMICHEL.NET / MC CAIN AIME LA GUERRE, LE SANG ET LE POKER …

 Luc MICHEL pour lucmichel.net /

avec PCN-SPO – The Washington Post – AFP / 2013 09 04 /

 Mc Cain est un des quatre « cavaliers de l’apocalypse » yankee. Avec Lieberman, Bider (actuel vice-président) et Dick Cheney (l’ex vice-président et vrai boss du régime Bush II, surnommé le « prince des ténèbres), Mc Cain est un des leaders du parti yankee de la guerre,

toujours prêt aux agressions. Pour le plus grand bénéfice du lobby militaro-industriel US et du lobby pétrolier.

 Et c’est aussi, avec les trois autres, un des chefs du lobby anti-russe (et anti Poutine). Et aussi du lobby pro israélien. Beaucoup pour un seul homme. Qui est aussi un des dirigeants des réseaux OTPOR/CANVAS, chargés d’encadrer la subversion en ex Union Soviétique et au Grand Moyen-Orient.

 

On connaissait « l’homme qui riait dans les cimetières ». Mc Cain lui aime conjuguer les sensations fortes du poker en ligne et le goût du sang lorsque les parlementaires US décident de porter la mort chez leurs ennemis.

 En plein débat sur les frappes en Syrie, John Mc Cain a en effet été surpris à jouer au poker en ligne lors d’une réunion parlementaire sur la Syrie ! « Certains se sentent moins concernés que d’autres par la crise en Syrie » commentait l’AFP …

 Alors que le Sénat américain tenait une réunion ce mardi 4 septembre pour discuter d’une possible intervention en Syrie, l’ancien rival d’Obama, le sénateur républicain John Mc Cain s’accordait une pause détente en jouant au poker sur son téléphone. Une photographe du Washington Post a saisi cette instant et la photo s’est très vite répandue sur les réseaux sociaux.

 Le sénateur pris sur le vif a réagi via Twitter. « Sans honte » dit l’AFP !

« Scandale ! J’ai été pris en train de jouer à un jeu sur iPhone après trois heures d’auditions. Pire encore : j’ai perdu » a-t-il twitté.

Ce qui en dit long sur le personnage …

 John McCain a également réagi sur la CNN. “J’écoute toujours attentivement mes collègues pendant de longues heures. Mais parfois je commence à m’ennuyer et recours alors au poker”. “Le pire”, a-t-il ajouté, “c’est que j’ai perdu 10 000 dollars” …

 MC CAIN JUGE OBAMA TROP MODERE SUR LA SYRIE !

 Le sénateur républicain avait émis des réserve sur le projet d’Obama d’une action “limitée” en Syrie … jugeant cette option trop timide ! Depuis deux, il appelle à la guerre et aux frappes sur Damas. Sur le modèle de celles contre Tripoli, dont il a été un des organisateurs. Mais il a fini par apporter son appui au président américain à condition que l’attaque américaine soit en mesure de “renverser la situation sur le champ de bataille”. La version du projet de frappes adoptée mercredi par la commission du Sénat a intégré cette précision. 

 Mc Cain est aussi et surtout un des leaders du lobby sionistes aux USA.

Et voilà précisément que dans un communiqué (3 sept 2013), l’AIPAC – American Israel Public Affairs Committee, le surpuissant lobby pro-israélien – soutient qu’il « est impératif d’adopter la résolution autorisant le recours à la force ». Obama peut être serein quant à l’issue du vote le 9 Septembre prochain. Il peut compter sur le lobby sioniste pour faire en sorte qu’une majorité des représentants vote en faveur de l’intervention en Syrie.

 Une intervention sans troupes au sol, et « limitée dans le temps » , mais de « 60 jours avec une prolongation de 30 jours » (90 jours au total). ON EST LOIN DES FRAPPES LIMITEES INVOQUEES DEPUIS UNE SEMAINE (comme pour la Libye en mars 2011).

Quand Obama a demandé l’avis du Congrès le 31 Août, en fait, il demandait l’avis de l’AIPAC …

 Luc MICHEL

 PROFIL Facebook  https://www.facebook.com/luc.michel.505

Twitter  https://twitter.com/LucMichelPCN

PAGE OFFICIELLE Facebook  https://www.facebook.com/Pcn.luc.Michel

Website  http://www.lucmichel.net/

 http://www.lucmichel.net/2013/09/05/lucmichel-net-mc-cain-aime-la-guerre-le-sang-et-le-poker/

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 MC CAIN -, FIGURE ÉMINENTE DE L’IMPÉRIALISME YANKEE ET DU LOBBY MILITARO-INDUSTRIEL :

 Spécialiste des questions internationales et de défense, il fut un partisan de l’intervention américaine au Kosovo sous le mandat de Bill Clinton à qui McCain reprocha cependant de ne pas envoyer davantage de troupes.

Lors de sa campagne électorale des présidentielles US de 2000, il a proposé un projet de politique internationale intitulé « Refoulement des États voyous » (Rogue State Rollback). Celui-ci prévoyait de fournir un soutien politique et matériel aux forces locales présentes à l’intérieur et à l’extérieur des États voyous, visant notamment l’Irak, la Corée du Nord et la Serbie, afin de « renverser les régimes qui menacent les intérêts et valeurs américaines ». Soutenu par les néoconservateurs, il précisait alors que, en cas d’agression des alliés américains, les États-Unis avaient le devoir de répliquer par la force20.

Partisan de la guerre en Irak en 2003 et du renversement de Saddam Hussein, il a cependant toujours contesté la stratégie mise au point par le secrétaire à la Défense, Donald Rumsfeld, exigé la démission de ce dernier dès le début des difficultés de l’occupation de l’Irak pour l’impréparation matérielle des troupes. Il a très tôt prôné un renforcement des troupes militaires qu’il n’obtient qu’à partir de janvier 2007.

Il soutient le principe d’une intervention militaire au Darfour.

En 2003, il a ce commentaire acerbe au sujet des Français : “Ils me font penser à une vieille actrice des années 40 qui essaie toujours de se faire inviter grâce à son physique, mais qui n’est plus assez belle pour ça.”

Il préconise une « Ligue des Démocraties » rassemblant les États de l’OTAN et les autres régimes démocratiques à travers le monde, « Celle-ci pourrait agir quand l’ONU ne le fait pas (…) accès plus facile aux marchés pour les pays qui acceptent les libertés économiques et politiques. »

Dans le cadre de la crise concernant les armes de destruction massive en Iran, il préconise, le 20 avril 2008 sur la chaîne de télévision ABC, des sanctions efficaces et sévères avec les nations démocratiques aptes à faire pression sur le gouvernement iranien.

Il intervient dès février 2011 pour soutenir le CNT de Benghazi contre Kadhafi. Et dès mars 2011 contre Assad.

 # EN SAVOIR PLUS SUR MC CAIN ET SES RÉSEAUX :

 * Sur Mc Cain, un des principaux cerveaux US des révolutions de couleur,

cfr. Luc MICHEL, LE SENATEUR AMERICAIN MCCAIN VERSUS POUTINE: DU SOI-DISANT « PRINTEMPS ARABE » A UNE « INSURRECTION RUSSE »

sur : http://www.elac-committees.org/2011/12/28/pcn-spo-le-senateur-americain-mccain-versus-poutine-du-soi-disant-printemps-arabe-a-une-insurrection-russe/

  * McCain versus Poutine : de Tripoli, en Libye, pour une insurrection armée en Russie!

 À la télévision Russia Today: McCain en verve, après son premier appel de Tripoli, de nouveau aux Etats-Unis, le sénateur McCain déclare que « la Russie et la Chine expérimenteront une insurrection semblable à celle de Libye » …

http://www.youtube.com/watch?v=3Vm3Nb0MfII&feature=related

Le sénateur américain (et patron de soi-disant «ONG», comme OTPOR) McCain “a invité Poutine à ne pas être trop confiant” et plaide pour une aide directe américaine au soulèvement dans les rues de Russie!

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=34axsRxJi74

 

SYRIA – Moqdad la syrie ne pliera pas

# SYRIA COMMITTEES / FAYÇAL MOQDAD: LA SYRIE NE PLIERA PAS “MEME S’IL Y UNE TROISIEME GUERRE MONDIALE” !

 Luc MICHEL pour Syria Committees Website/

Avec SANA – AFP – PCN-SPO / 2013 09 04

 Le gouvernement syrien ne cèdera pas face aux menaces de frappe occidentale » même en cas de troisième guerre mondiale », a affirmé ce mercredi le vice-ministre syrien des Affaires étrangères Fayçal Moqdad dans une interview exclusive à l’AFP.

 Il a également indiqué que Damas avait pris “toutes les mesures” pour faire face à une éventuelle attaque et qu’il mobilisait ses alliés face à l’axe de la guerre mené par les Etats-Unis et la France, qui cherchent à mettre en place une coalition pour mener des frappes contre Damas en représailles à une attaque chimique présumée. En fait une attaque de djihadistes de l’ASL menée avec des munitions chimiques saoudiennes.

 LA SYRIE RIPOSTERA !

 « Le gouvernement syrien ne changera pas de position même s’il y a une troisième guerre mondiale. Aucun Syrien ne peut sacrifier l’indépendance de son pays », a affirmé le pugnace Moqdad. « Si la France veut soutenir Al-Qaïda et les Frères musulmans comme elle les a soutenus en Egypte et dans d’autres régions du monde, elle va vers un échec en Syrie », a-t-il dit dans cet entretien mené au ministère des Affaires étrangères à Damas.

 « Nous n’allons pas donner des informations sur la manière dont la Syrie va riposter (…) La Syrie a pris toutes les mesures pour riposter à une telle agression », a affirmé le ministre. « La Syrie, en vertu de la charte de l’ONU, a le droit de riposter à une telle agression qui n’a aucune justification dans le droit international », a-t-il précisé. « Personne ne peut prédire la situation dans la région après le début de cette agressions », a prévenu F. Moqdad. « Quand la guerre commence, on ne peut pas savoir ce qui va se passer une fois que le premier missile s’abat sur la Syrie », a-t-il renchérit.

 LA SYRIE N’EST PAS SEULE

 Il a égalemet affirmé que le pouvoir syrien mobilisait ses alliés face à Washington et ses alliés. « Les Etats-Unis mobilisent actuellement leurs alliés en vue d’une agression contre la Syrie. Je pense que, de son côté, la Syrie a le droit de mobiliser ses alliés et que ces derniers lui offrent toutes sortes de soutien », a-t-il dit sans vouloir donner de détail. « L’Iran, la Russie, l’Afrique du Sud et des pays arabes ont refusé cette agression et sont prêts à faire face à cette guerre que vont déclarer les Etats-Unis et ses alliés, y compris la France, contre la Syrie », a indiqué M. Moqdad.

 Selon lui, « la position russe est inchangée. C’est une position responsable (d’un pays) ami qui est en faveur de la paix », a-t-il dit. Le président russe Vladimir Poutine avait exigé mercredi que les Occidentaux présentent à l’ONU des “preuves convaincantes” de l’usage d’armes chimiques par le pouvoir.

 LA LEGALITE INTERNATIONALE EST DU COTE DE DAMAS

 Alors que le président américain tente d’obtenir un appui le plus large possible aux Etats-Unis et à l’étranger pour une intervention militaire en Syrie, et alors que le Conseil de sécurité de l’ONU, divisé, n’a pas avalisé une telle intervention, selon F. Moqdad, si “une partie doit être punie pour son non-respect de la loi internationale, ce sont les Etats-Unis, la France et d’autres”.

 LA FRANCE INFEODEE A WASHINGTON

 Le vice-ministre s’en est pris violemment à la France, l’accusant d’être “inféodée” à Washington. “Si la France veut soutenir Al-Qaïda et les Frères musulmans comme elle les a soutenus en Egypte et dans d’autres régions du monde, elle va vers un échec en Syrie”, a-t-il dit. “Il est honteux que le président français (dise) +si le Congrès approuve, je vais en guerre, sinon je n’irai pas+, comme si le gouvernement français n’avait pas son mot à dire”, a affirmé M. Moqdad. Il faisait évidemment référence au Congrès américain qui doit voter sur le principe d’une intervention militaire en Syrie à la demande du président Obama.

 “La France est totalement soumise aux politiques américaines dans la région (…) la France est actuellement inféodée (aux Etats-Unis). La France mérite mieux que ça”, a encore ajouté M. Moqdad.

 SUR ISRAEL ET LA PROVOCATION DE DJOBAR …

 Interrogé sur l’exercice israélo-américain de mardi lors duquel la Russie a détecté le lancement de deux missiles balistiques tirés en Méditerranée, le vice-ministre a répondu: “S’il s’agissait d’un message qui nous est adressé, on l’a bien reçu et nous riposterons de la même manière quand cela est dans notre intérêt”, sans élaborer.”Nous avons des capacités de défense que connaissent bien les Américains et les Israéliens”, a-t-il assuré.

 Concernant l’attaque chimique présumée du 21 août près de Damas qui a fait des centaines de morts selon des pays occidentaux, il a réaffirmé que le gouvernement syrien “ne peut pas avoir utilisé sous aucune forme de telles armes, si elles existent, contre son propre peuple”.

“Ces substances chimiques sont parvenues aux terroristes (rebelles) à travers la Turquie, il y a aussi deux kg de sarin venus de Libye qui ont été saisis”, a-t-il dit.

 Interview AFP /

Commentaires et intertitres : Luc MICHEL

 http://www.syria-committees.org/syria-committees-faycal-moqdad-la-syrie-ne-pliera-pas-meme-sil-y-une-troisieme-guerre-mondiale/

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 Photo : le vice-ministre syrien des Affaires étrangères Fayçal Moqdad

Et Luc MICHEL (Syria Committees) à Damas au Ministère des Affaires étrangères syrien

Siria-video: i mercenari integralisti uccidono due bambini

youtube ovviamente sta censurando il video tra poco non sarà più disponibile

Wednesday 4 september 2013
Siria-video: i mercenari integralisti uccidono due bambini

 http://www.youtube.com/verify_controversy?next_url=/watch%3Ffeature%3Dplayer_embedded%26v%3D5ak5g-rYdQM
 
Guardate bene questo video, potrebbero essere i vostri figli, o i vostri fratellini, sono due bambini ma ciò non li salva da un rapido processo musulmano e da una spietata fucilazione. Ma Obama non la vede questa roba ? E noi dovremmo aiutare questi criminali ?