Emerge il vero ruolo delle “organizzazioni umanitarie” pilotate dagli USA

Posted By Luciano Lago On 25 settembre 2013
Terroristi con tenda USAID [1]
di Luciano Lago

 Un nostro corrispondente dal Medio Oriente ci ha trasmesso questa foto che ritrae uno dei leaders della rete terroristica di ISIS, affiliata ad al Quaeda, in Siria mentre utilizzano una tenda fornita da USAID, l’agenzia che si occuperebbe  di “sviluppo internazionale” ma che è stata denunciata innumerevoli volte in America Latina come agenzia di spionaggio USA che, dietro apparenti attività “umanitarie”, in realtà si occupa di intervento politico nei paesi del terzo mondo.

Il comandante Muhayirin Kavkaz wa Sham , nella foto, risulta il capo di questa formazione terroristica che proviene dall’Irak ed è una filiale di al Quaeda, attiva nella guerra scatenata dagli USA ed Arabia Saudita contro la Siria. La foto conferma quanto affermato da numerosi analisti che gli aiuti e le forniture militari fornite dagli USA ai ribelli arrivano direttamente nelle mani dei terroristi dei gruppi affiliati ad al Quaeda.

Fra l’altro questa organizzazione ultimamente ha proclamato una “campagna di pulizia” dal male contro i gruppi dell’opposizione che risultano troppo filo occidentali.

Soltanto due giorni fa il presidente boliviano Morales aveva denunciato che la USAID veniva utilizzata nel suo paese per attività di destabilizzazione, così come attività similari erano state denunciate in precedenza anche in Venezuela ed in Russia, dove il governo di Putin ne aveva decretato l’espulsione (nel settembre 2012) ed aveva denunciato le attività spionistiche e di ingerenza politica attuate dalla USAID.

http://www.noticiaspia.org/rusia-expulsa-a-la-usaid-por-injerencia-en-asuntos-politicos-internos/ [2]

http://www.contrainjerencia.com/?p=48957 [3]

D’altra parte non c’è niente di nuovo, visto che erano state pubblicate le rivelazioni di Wikileaks riguardo alle tecniche di infiltrazione pianificate dal Dipartimento di Stato USA verso i paesi considerati”non allineati” agli interessi americani, tecniche che prevedono l’utilizzo di queste organizzazioni che si occupano ufficialmente dei “diritti umani” dello “sviluppo” ed altri nobili scopi ma ben altre sono le loro finalità. Come USAID viene utilizzata in Medio Oriente ed in America Latina, Freedom House, altra organizzazione “umanitaria”, si è occupata di attività di infiltrazione politica in Ucraina ed in altri paesi dell’Est Europa ed un numero imprecisato di ONG create appositamente e finanziate dagli USA o da entità finanziarie internazionali.

In particolare erano stati pubblicati da Wikileaks i telegrammi trasmessi dall’ambasciatore USA in Venezuela, William Brownfield, che dimostravano la funzione di sostegno di questo ambasciatore ad attività dell’opposizione al governo di Chavez. In occasione delle elezioni presidenziali in quel paese, da un telegramma intercettato si era appreso che l’ambasciatore contava sulle attività di una serie di ONG create in Venezuela e finanziate dalla USAID con la finalità di rovesciare il governo e difendere gli interessi delle multinazionali USA presenti nel paese. Segue la descrizione in dettaglio delle attività di destabilizzazione del paese e gli sforzi per creare delle divisioni nel partito lealista ed isolare politicamente il presidente Chavez. L’obiettivo strategico era quello di “favorire la nascita di organizzazioni nella società civile allineate con l’opposizione”.

Obiettivo tuttavia fallito con la rielezione plebiscitaria del presidente Chavez.

Le stesse tecniche vengono applicate in Siria, con la variante dell’intervento nel conflitto di gruppi di agenti CIA e di mercenari della Blackwater  con il preciso compito di addestrare e di fornire armamenti e logistica ai miliziani anti Assad, in buona parte stranieri, infiltrati dal confine con la Turchia e dalla Giordania.

Anche in questo caso in prima fila troviamo queste organizzazioni come la USAID che fornisce logistica, rifornimenti ed assistenza ai miliziani salafiti, con l’obiettivo di destabilizzare il paese ed ottenere il rovesciamento di un regime, quello di Assad, non “allineato” agli interessi degli Stati Uniti.
 http://www.stampalibera.com/?p=66797

Tav, il geologo del ministero arrestato: “Sto forzando la mano per fare la Cispadana”

Nell’ambito della maxi-inchiesta della procura di Firenze sugli appalti Tav, che ha portato agli arresti tra gli altri dell’ex governatrice Pd dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti, spuntano le conversazioni di Walter Bellomo, militante Pd e membro della commissione di impatto ambientale. Al centro delle telefonate l’iter per l’approvazione della grande opera emiliana

 di David Marceddu –

  “Io mi sono preso l’impegno che in tempi rapidissimi, quindi significa marzo, massimo primi di aprile, noi chiudiamo questa procedura”. È il 10 gennaio 2013, Walter Bellomo, geologo, membro della Commissione per la Valutazione d’impatto ambientale (VIA) è al telefono con un suo collega del ministero dell’Ambiente, che sta trattando in quei giorni la pratica per approvare il progetto della Cispadana. Si tratta di un’opera sponsorizzata dal Pd, la prima autostrada regionale in Italia, avversata da anni dalle popolazioni dell’Emilia, tra Reggiolo e Ferrara, le stesse popolazioni colpite nel frattempo dai disastrosi terremoti del 2012. Ora, nell’ambito della maxi-inchiesta della procura di Firenze sugli appalti Tav, che ha portato agli arresti tra gli altri dell’ex governatrice Pd dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti e lo stesso Bellomo, anche lui militante Pd, spuntano le conversazioni telefoniche che hanno riguardato anche l’iter per l’approvazione della grande opera emiliana.

Le carte della Cispadana arrivano alla VIA il 3 ottobre 2012. Bellomo, è quanto scrive il gip Angelo Antonio Pezzuti, si dà da fare immediatamente per velocizzare l’iter burocratico in cambio di alcuni favori. L’ingegnere palermitano prende contatti con Cinzia Cammarata, dirigente di CoopSette, colosso delle cooperative rosse emiliane e in quanto tale anche dirigente di ARC, il consorzio creato per costruire la Cispadana, di cui CoopSette è tra i principali azionisti. “Siccome giustamente io sto forzando un po’ la mano… e Francesco Di Mino e Giuseppe Chiriatti [entrambi componenti della commissione VIA e non indagati, ndr] non avranno la possibilità di venire avendosi letto tutte le carte (…), la cosa che ti chiedo – spiega Bellomo a Cammarata – è comunque di evidenziare tutte le criticità che ci possono essere così da evitare un secondo sopralluogo”. Sempre con Cinzia Cammarata (che non è indagata), Bellomo si premura affinché sia preparata una relazione sintetica per la commissione: “Avete messo in crisi i miei poveri commissari (…) visto che oggi ci hanno liquidato in mezz’ora dicendo: ‘No no… abbiamo già capito tutto … però tornate con la sintesi’”. Bellomo prosegue rivolto alla rappresentante dei costruttori dell’autostrada: “Ora tu devi fare una cosa (…) perché noi vogliamo raggiungere l’obiettivo, perché non li possiamo costringere a studiarsi tutte queste carte”.

 Chi sembra avere perso di vista l’obiettivo comune invece è il commissario Di Mino. Il 10 gennaio 2013 Bellomo ribadisce a Giuseppe Chiriatti che il loro collega nella commissione VIA sembra non reggere più una cosa “molto più grossa di quello che lui possa fare”: “Se lui ha questa difficoltà perché capisce che il problema è troppo grosso per poterlo lui affrontare in maniera adeguata, io cercherò… non ci vuole niente: lo sostituiamo. Non è che ora casca il mondo”. Chiriatti dal canto suo sembra pronto a occuparsi del problema personalmente: “Walter ti stoppo subito. Me la vedo io. Se lui ha difficoltà prendo la referenza e vado avanti, non ti preoccupare ci penso io”. A far dubitare Bellomo è stata la reazione di Di Mino a un’obiezione presentata dall’associazione ambientalista Wwf in commissione VIA: “Se lui [Di Mino] parte dal presupposto ‘Ah! ma io c’ho un’osservazione del Wwf che mi dice che il lavoro è inutile e quindi poi facciamolo approvare un progetto che c’è il Wwf che mi dice che è inutile’…”. Bellomo è preoccupato: “Io mi sono preso l’impegno che in tempi rapidissimi chiudiamo questa procedura. Lui [Di Mino] non sta lavorando per raggiungere questo obiettivo, perché se lui vuole raggiungere questo obiettivo, già come dire, è partito male”.

 A metà dicembre 2012 Bellomo scrive un messaggio a Cammarata spiegandole dell’approvazione da parte della commissione dei pareri sul Put e sulle varianti di autorizzazione paesaggistica. “È il mio regalo di Buon Natale!”, scrive Bellomo. Ma a metà gennaio il giochino si interrompe: Walter Bellomo è oggetto di una perquisizione della Guardia di Finanza il 17 gennaio. Anche l’ex governatrice Lorenzetti quel giorno riceve la visita delle fiamme gialle. L’inchiesta della procura di Firenze sta portando i primi frutti. L’affare della Cispadana per Bellomo è ormai una rogna: “Sì, ho qualche problema”, spiega al telefono al commissario Di Mino. “No no… fai quello che ti consiglio io: fai una nota in cui metti in evidenza la difficoltà del problema e la necessità di aspettare”. Poi senza mezzi termini conclude: “Nello specifico io di questa cosa non me ne voglio occupare più”.

 Secondo il giudice per le indagini preliminari Pezzuti che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, Walter Bellomo, che a febbraio 2013 è stato a un passo dalla candidatura in parlamento col Pd, ha tratto da tutto questo intreccio di contatti, compreso l’affaire Cispadana, una serie di vantaggi come consulenze professionali, assunzioni di parenti. Tutte cose incompatibili con la sua funzione di pubblico ufficiale, che dovrebbe valutare quei progetti, per i quali invece le imprese si rivolgevano a lui cercando un’approvazione più rapida. Nei giorni scorsi il Movimento 5 Stelle in parlamento, il consigliere regionale Giovanni Favia e i comitati dei cittadini hanno chiesto di fermare il progetto dell’opera alla luce degli svuiluppi giudiziari.

 La replica. “Mi sono occupato della cosa solo nelle fasi embrionali”, spiega a ilfattoquotidiano.it Giuseppe Chiriatti, membro della commissione VIA che compare nelle intercettazioni. “Dal 9 dicembre sino a marzo ho infatti avuto gravi problemi di salute: a dicembre e gennaio ancora dialogavo, ma da febbraio sono stato in rianimazione. Non ero in condizioni di poter valutare i documenti. Sì, ci fu forse qualche telefonata, ma si parlava di cose che poi si sarebbero dovute comunque valutare dopo. Io poi fui estromesso dal gruppo che si occcupava del tema. In quel periodo – ha proseguito Chiriatti – avevo sentito anche l’ingegnere Di Mino, referente del gruppo, e ho potuto dare una mano iniziale nell’andare a fare una disamina di tutta la documentazione, ma poi sono scomparso dalla vicenda”.

Romeno la stupra: magistrato lo ‘multa’ per 3mila euro e lo libera!

deve essere colpa degli spot pubblicitari che vede la donna servire la propria famiglia a tavola

Effetti della ‘svuotacarceri’. Molestata, aggredita e violentata in ufficio da un immigrato a cui la sua famiglia aveva dato lavoro. Un’impiegata 22enne è rimasta vittima di un odioso episodio di violenza sessuale che si è consumato nella sede di una società dell’Appennino parmense lo scorso 7 marzo.

 La giovane era rimasta sola in ufficio e stava sbrigando le ultime pratiche prima della chiusura quando un operaio 30enne rumeno, G. T., è entrato nella stanza e si è seduto accanto a lei. Secondo quanto riportato nel capo d’imputazione, l’uomo ha iniziato a molestarla con pesanti avances. Quando ha allungato le mani, palpeggiandola, la giovane si è ritratta e ha cercato di lasciare l’ufficio. L’uomo non gliene ha lasciato il tempo. L’ha raggiunta, afferrata con violenza e trascinata dentro a un antibagno. Lì ha sbattuto la vittima contro il muro, l’ha bloccata col peso del suo corpo, è riuscito a spogliarla e a compiere su di lei pesantissimi abusi sessuali. La ragazza è riuscita a fatica a sfuggire a un brutale stupro. Si è divincolata finché l’aggressore non ha mollato la presa. Un assalto che le è costato 25 giorni di prognosi per le ferite riportate, oltre alle gravi ripercussioni psicologiche.

 L’operaio è stato arrestato dai carabinieri ad aprile, alcune settimane dopo l’aggressione, al termine di un’attività d’indagine scattata con la denuncia della vittima. E’ stato rinchiuso in carcere con l’accusa di violenza sessuale aggravata e lesioni. Negli scorsi mesi, vista l’incensuratezza dell’uomo, la misura è stata attenuata con gli arresti domiciliari.

 Oggi la sentenza del gup Paola Artusi: il 30enne ha patteggiato due anni di reclusione. La pena è stata sospesa e l’imputato è tornato in libertà. Ha risarcito la vittima con una somma di 3mila euro e ha rinunciato a un credito di 5mila euro pari a due mensilità e al Tfr a favore della ditta, di proprietà della famiglia della giovane.

 Bravi, assumete ‘migranti’. Bravi magistrati, secondo cui uno stupro vale 3mila euro. E bravissimi Pd-Pdl-Monti-Sel che hanno votato la svuotacarceri.

Non dà elemosina: picchiata

25-09-2013
Ponte San Giovanni – Alle 9.30 di mercoledì mattina un immigrato è entrato in un negozio chiedendo l’elemosina. Al rifiuto della ragazza, si è scagliato su di lei picchiandola ripetutamente al viso e strappandole la catenina d’oro che aveva al collo.
La ragazza è stata poi accompagnata al pronto soccorso.

Nel corso della notte fra martedì e mercoledì sono stati svaligiati i garage dei condomini di via Lunghi. I militari dell’Arma dovranno ora quantificare l’entità dello bottino dei ladri.
http://voxnews.info/2013/09/25/non-da-elemosina-picchiata/

La Potenza morale che punisce la Siria per il presunto uso di armi di distruzione di massa.

Nella città irachena di Fallujah, bambardata dai Marines nel 2004, si assiste ad un aumento sconvolgente nel tasso di mortalità infantile, di tumori e di casi di leucemia. Un tasso che – stando ad una recente ricerca – supera quello riferito dai sopravvissuti alle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki nel 1945.

I medici iracheni a Fallujah si sono lamentati fin dal 2005 di essere sopraffatti dal numero di bambini con gravi difetti alla nascita, danni che spaziano da una bambina nata con due teste alla paralisi degli arti inferiori. Dicono anche di vedere molti più tumori rispetto a prima della battaglia di Fallujah svoltasi fra le truppe USA ed i ribelli.

Le loro affermazioni trovano sostegno in una ricerca la quale mostra un aumento dei tumori di quattro volte (400%) che salgono a dodici volte (1200%) nel caso di bambini sotto i 14 anni. La mortalità infantile in città è più di quattro volte (+400% ) rispetto a quella che si riscontra nella vicina Giordania ed 8 volte più alta (+800%) che nel Kuwait.

Il dottor Chris Busby, visiting professor presso l’University of Ulster – ed uno degli autori della ricerca condotta a Fallujah su 4.800 soggetti – ha dichiarato che è difficile stabilire chiaramente la causa esatta dei tumori e dei difetti neonatali, ma aggiunge che: «per produrre effetti simili, la popolazione deve essere stata esposta a fortissime sostanze mutagene quando si sono verificati gli attacchi del 2004».

I Marines USA hanno prima assediato Fallujah, 30 miglia ad ovest di Baghdad, e l’hanno poi bombardata nell’aprile del 2004 dopo che 4 dipendenti della società di sicurezza americana Blackwater furono uccisi ed i loro corpi bruciati. Dopo uno stallo di 8 mesi, a novembre i Marines sconvolsero la città usando l’artiglieria e bombardando con raid aerei le posizioni dei ribelli. Le forze USA ammisero successivamente di aver utilizzato fosforo bianco ed altre tipologie di munizioni.

Nell’assalto, i comandanti USA trattarono Fallujah come una zona dove sparare liberamente, in modo da ridurre al minimo le perdite. Gli ufficiali britannici rimasero costernati dalla mancanza di preoccupazione per i danni ai civili. Il Brigadiere Nigel Aylwin-Foster, un comandante britannico di stanza con le forze americane a Baghdad ricorda che «durante le operazioni preparatorie dell’operazione di pulizia di Fallujah del novembre 2004, in una sola notte e su di una singola piccola porzione della città, vennero sparati 40 colpi di artiglieria da 155 mm».

Aylwin-Foster aggiunge che il comandante USA che ordinò quest’uso devastante della forza non ritenne significativo di doverne fare menzione nel proprio rapporto quotidiano al generale USA in comando.

Il dottor Busby però spiega (anche che se non è in grado di identificare con precisione il tipo di armamento adottato dai Marines), che «la portata del danno genetico riscontrabile negli abitanti suggerisce l’uso di una qualche forma di uranio: «ritengo che abbiano utilizzato contro gli edifici una nuova arma in grado di penetrare attraverso i muri ed uccidere chi si trovava all’interno».

La ricerca è stata condotta da una squadra di 11 persone che nel gennaio e febbraio di quest’anno hanno verificato 711 abitazioni di Fallujah. I residenti hanno compilato un questionario fornendo dati sui tumori, casi neonatali e mortalità infantile. Finora, il governo iracheno è stato riluttante a rispondere alle lamentele dei civili circa i danni alla salute causati dalle suddette operazioni militari.

Inizialmente, i locali hanno guardato i ricercatori con un certo sospetto, soprattutto dopo che una stazione televisiva di Bagdhad aveva mandato in onda un servizio sostenendo che dei terroristi stessero conducendo un’indagine e che chiunque fosse stato sorpreso a condurla od a risponderle sarebbe stato arrestato. Conseguentemente, per togliere i sospetti, gli organizzatori della ricerca fecero in modo di essere accompagnati da una persona di fiducia della comunità.

La ricerca, intitolata «Cancer, Infant Mortality and Birth Sex-Ratio in Fallujah, Iraq 2005-2009», condotta dai dottori Busby, Malak Hamdan ed Entesar Ariabi, è giunta alla conclusione che è corretto sostenere che esista un dato di fatto incontestabile, costituito dalla improvvisa crescita di casi di tumore e di difetti neonatali congeniti. La mortalità infantile è all’80 per 1.000 contro il 19 del vicino Egitto, il 17 in Giordania ed il 9,7 in Kuwait. La ricerca descrive inoltre i tipi di tumore come «simili a quelli dei sopravvissuti di Hiroshima, che furono esposti a radiazioni ionizzanti dovute alla ricaduta di uranio dalla bomba atomica».

Particolarmente significativo il cambiamento nel rapporto fra maschi e femmine nei nuovi nati. Nella popolazione normale tale rapporto è di 1.050 bambini per 1.000 bambine, ma per quelli nati a partire dal 2005 a Fallujah c’è un calo del 18% nelle nascite di maschi: il rapporto è infatti di 850 maschi per 1.000 femmine. Il rapporto fra nuovi nati maschi e femmine è un indicatore del danno genetico che colpisce i maschi maggiormente delle femmine. Analogo cambiamento fu scoperto ad Hiroshima.

A causa della rabbia scatenata fra i civili, a partire dal 2007 gli USA hanno ridotto la potenza di fuoco usata in Iraq e a partire dal 2003, c’è stato un deciso impoverimento nell’assistenza e nelle condizioni sanitarie. L’impatto della guerra sui civili è stato più pesante a Fallujah rispetto a qualsiasi altro luogo in Iraq perché la città è stata a lungo assediata ed isolata dal resto del Paese dopo il 2004; i danni di guerra sono stati riparati lentamente e la gente era troppo spaventata per rivolgersi agli ospedali di Baghdad anche a causa dei posti di blocco militari lungo le strade.
http://www.effedieffe.com/index.php/2008/images/stories/foto2009/index.php?option=com_content&view=article&id=268068:linvasione-americana-in-iraq-lascia-uneredita-piu-tossica-di-hiroshima&catid=83:free&Itemid=100021 [1]

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla, revisione di Lorenzo de Vita http://www.stampalibera.com/?p=66839

Platone, Aristotele e la famiglia

Bruciamo i libri dei classici greci e chiudiamo gli istituti classici.
Sono omofobi. Dopo la damnatio memoriae 

http://www.blitzquotidiano.it/libri/divina-commedia-omofoba-razzista-islamofobica-antisemita-gherush92-1152974/


La dittatura del politically correct, IN NOME DELLA TOLLERANZA

Platone dixit…
Posted By Redazione On 25 settembre 2013

Platone – La Repubblica Cap. VIII, Atene 370 A.C.

Quando la città retta a democrazia si ubriaca di libertà confondendola con la licenza, con l’aiuto di cattivi coppieri costretti a comprarsi l’immunità con dosi sempre massicce d’indulgenza verso ogni sorta di illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per potere continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il padre si abbassa al livello del figlio e si mette, bamboleggiando, a copiarlo perché ha paura del figlio; quando il figlio si mette alla pari del padre e, lungi da rispettarlo, impara a disprezzarlo per la sua pavidità; quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa, possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e ci è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine; c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle?
In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri; in cui tutto si mescola e si confonde; in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze; in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella molteplicità e moltiplicazione dei favori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici; in un ambiente siffatto, quando raggiunge il culmine dell’anarchia e nessuno è più sicuro di nulla e nessuno è più padrone di qualcosa perché tutti lo sono, anche del suo letto e della sua madia a parità di diritti con lui e i rifiuti si ammonticchiano per le strade perché nessuno può comandare a nessuno di sgombrarli; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell’autoritarismo?
Ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri.
Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi.
Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice.
Così la democrazia muore: per abuso di se stessa.
E prima che nel sangue, nel ridicolo .
 http://www.stampalibera.com/?p=66813
La famiglia è l’associazione istituita dalla natura per provvedere alle necessità dell’uomo.
Aristotele

Hollande parole parole

LUCMICHEL. NET/ « PAROLE, PAROLE » … L’HYMNE DE LA FRANCE HOLLANDISTE !

 Luc MICHEL / En Bref /

avec Libération – PCN-SPO / 2013 09 27 / François Hollande, hué et sifflé par les travailleurs, la mine déconfite, sur le site de l’usine ArcelorMittal de Florange, ce jeudi 26 septembre …

 A Florange, «les promesses seront-elles tenues cette fois ?» interroge Libération (Paris), pourtant jadis hollandonolâtre. Car le roi Hollande est nu. Et la France avec lui.

Libé raconte une histoire cruelle pour ce président qui entend faire la loi à Bamako et « punir Assad » à Damas, mais s’est couché devant les patrons-voyous Mittal : «  Il est parti comme il est arrivé. Sous les huées de la centaine de manifestants postés face aux Grands Bureaux d’Arcelor Mittal à Florange. François Hollande n’est pas sorti de sa berline pour aller à la rencontre des métallos qui attendaient pourtant «un geste». Plus d’un an après sa venue lors de la campagne de 2012, le président de la République a tenu une de ses promesses : celle de revenir à Florange. Un déplacement à hauts risques, préparé de longue date par l’Elysée. Pour l’occasion, la CFDT a même ressorti la camionnette bleue et orange sur laquelle l’ancien candidat avait pris la parole devant les salariés en lutte. » «Qui sait, il va peut-être remonter pour y annoncer la nationalisation d’Arcelor Mittal», ironise Matthieu, sidérurgiste à Hayange.

 

Hollande a à nouveau promis. Encore et toujours. « La création d’une plate-forme de recherche sur la sidérurgie à Florange » et autres gadgets à résonance – comme les tonneaux vides – écologique, dans l’air du temps et de la majorité rose-verte-kaki du régime Hollande.

Certains syndicalistes, dont Martin le leader du combat de Arcelor, se sont laissés prendre. Encore et toujours.

 D’autres sont plus dubitatifs sur le projet et regrettent qu’aucune annonce n’ait été faite en terme d’investissement industriel. «Cela ne créera pas d’emploi en plus», déplore Fabien qui travaille chez un sous-traitant d’Arcelor. « Si demain il y a une relance de la demande d’acier, on ne pourra pas y répondre, car nos hauts fourneaux sont à l’arrêt, sans investissement, sans maintenance. On demande que le centre de recherche soit lié à nos hauts fourneaux, aujourd’hui c’est pas le cas », précise Yves Fabbri (CGT).

 Car la France industrielle, comme celle de la Belgique ou de tant d’autres pays de l’UE, est morte, enterrée entre les spéculations des banksters, la trahison des politiciens européens ralliés au « parti américain » – que dénonçaient de Gaulle et Thiriart -, l’impuissance des fonctionnaires de Paris et de Bruxelles. Et elle ne renaîtra pas de cette cohorte incapable.

Symbole de l’échec de la Sociale-démocratie française – qui fait suite à l’échec du néo-conservatisme à la française sarkozyste -, Montebourg, la grande-gueule du gouvernement français, l’homme qui va démissionner mais reste toujours ministre (d’un très hypothétique « redressement industriel » -sic), celui qui allait chasser les Mittal (resic), n’était pas invité au voyage de Florange …

 « Parole, parole … » chantait Dalida, amie d’un autre « jeteur de promesses » (comme on dit en Wallonie) social-démocrate, ce Mitterrand qui voulait la « rupture avec le capitalisme » (sic) et qui a fini dans un régime de voleurs … Le régime Hollande a trouvé son hymne !

 Luc MICHEL

 (Photo Philippe Wojazer. Reuters)

 http://www.lucmichel.net/2013/09/27/lucmichel-net-parole-parole-lhymne-de-la-france-hollandiste/

 # ALLER PLUS LOIN …

Analyse et perspective du Dossier Florange,

Luc MICHEL, PCN-INFO / FLORANGE OU LA TRAHISON DE FRANCOIS HOLLANDE sur :

http://www.lucmichel.net/2013/09/26/pcn-info-florange-ou-la-trahison-de-francois-hollande/

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 Luc MICHEL /

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No Tav. Intimidazioni contro Alberto Perino

http://www.contropiano.org/politica/item/19330-no-tav-intimidazioni-contro-alberto-perino

No Tav. Intimidazioni contro Alberto Perino

Gli agenti della Digos di Torino hanno perquisito questa mattina a Condove, in Val Susa, la casa di Alberto Perino, volto storico del movimento No Tav. Non è la prima volta che l’abitazione di Alberto Perino viene “setacciata” dalla polizia. L’ipotesi di reato, in questo caso, è istigazione a delinquere per alcune notizie che Alberto ha pubblicato sul web, notizie relative allo spostamento dei macchinari delle aziende che lavorano sulla Tav e invitando a presidiare l’autostrada A23 per bloccarli. La perquisizione è stato eseguita dalla Digos su mandato dei pm torinese Andrea Padalino e Antonio Rinaudo. 

Continua dunque l’opera sistematica di intimidazione da parte della magistratura e della politica contro gli attivisti del movimento No Tav e le personalità che si sono schierate a loro fianco. Mentre ci sono ancora decine di attivisti sotto processo e diversi ancora in carcere, è’ notizia di ieri l’indagine aperta contro Gianni Vattimo e la voce su una denuncia contro lo scrittore Erri De Luca.

Ad Alberto Perino va tutta la nostra solidarietà.

Vedi anche:

No Tav. Intimidazione contro Gianni Vattimo.Indagato

I padroni della Tav denunciano Erri De Luca

La Repubblica delle manette

http://www.notav.info/senza-categoria/perquisita-casa-di-alberto-perino-accusato-di-istigazione-a-delinquere/

perino no tav-2La giornata no tav in val di Susa inizia anche così ore 7.45 il comitato di Condove nota tre macchine “sospette” sotto casa di Alberto, lui non risponde al telefono e scatta così l’allarme. Dopo poco il legal team raccoglie le prime notizie, un procedimento ad personam, istigazione a delinquere. I fatti contestati risalgono all’estate 2013 quando Alberto era impegnato con il movimento ad ostacolare l’arrivo della talpa destinata al cantiere tav della val Clarea. Viene contestato ad Alberto il lavoro di controinformazione attraverso il quale aveva indagato su alcune ditte “sospette” che partecipano al cantiere. Convocato in procura alcune settimane fa venne sentito come persona informata dei fatti in merito alle mobilitazioni. Oggi la “svolta” investigativa dei pm della procura di Torino Padalino e Rinaudo, la posizione di Alberto cambia e diviene indagato per istigazione a delinquere. Stesso copione è toccato ieri al filosofo Gianni Vattimo, a Nicoletta Dosio, a Luca Abbà, a Erri De Luca e a molti altri no tav. Per chiudere in bellezza apprendiamo ora che è stato già fissato per lui un interrogatorio, intanto gli viene rovistata e rivoltata l’abitazione privata. Come sempre, con un “inchino” non possiamo che riconoscere l’accanimento morboso della procura di Torino contro il movimento no tav.