L’olocausto americano., Gideon Polya

Il tremendo costo finanziario israeliano imposto agli americani ha raggiunto l’enorme quota di 40mila miliardi di dollari odierni. Ma il prezzo umano da pagare riguarda le morti evitabili di milioni di americani, omicidio di massa passivo di americani in un olocausto americano inflitto dalla perversione fiscale di sleali neo-conservatori americani (Neocon) e di imperialisti sionisti “OnePercenters” impiegando $8mila-10mila miliardi nella pulizia etnica e in omicidi di massa attivi e passivi di musulmani all’estero a favore dell’apartheid israeliano invece di tenere gli americani al sicuro a casa.

 Il sostegno all’apartheid israeliano da parte del governo USA corrotto dal sionismo ha raggiunto, intorno al 2008, $40mila miliardi, suddivisi in (1) $3mila miliardi tra il 1948 e il 2003, (2) $4-6mila miliardi (guerre dell’Iraq e dell’Afghanistan favorite dai sionisti), (3) $700 miliardi (valore statistico di vita basato sul costo di 88mila veterani statunitensi suicidi dal settembre del 2001) e (4) circa $30mila miliardi (un quarto del costo del valore statistico di vita dovuto 15,6 milioni di morti evitabili di americani dal 2001). Questa è una sottostima, perché non considera i milioni di morti evitabili antecedenti all’11 settembre, associati alle corruzioni e perversioni sioniste americane.

 1. $3mila miliardi costati all’America per Israele, 1948-2003.

 Nel 2003 il Dottor Thomas R. Stauffer (1935-2005; stimato analista energetico, autore, educatore, consulente, e laureato alla Harvard University (che vanta 144 laureati vincitori di premio Nobel) nel Centro per gli studi sul Medio Oriente (CMES), stimò che i costi dovuti a Israele tra il 1948 e il 2003 superavano a quel tempo i $3mila miliardi: “I conflitti in Medio Oriente sono sempre stati molto costosi per gli USA, così come per il resto del mondo. Una stima del costo totale per i soli Stati Uniti dell’instabilità e i conflitti nella regione- derivanti dal cuore, il conflitto israelo-palestinese – si aggira intorno a $3mila miliardi, misurati nel valore del dollaro del 2002. Questo valore è quasi quattro volte maggiore del costo della guerra del Vietnam, anch’essa calcolata in dollari del 2002… Il totale dei costi identificabili raggiunge quasi i $3mila miliardi. Circa il 60% di quei costi, circa $1700 miliardi, consiste nella difesa di Israele da parte degli USA, dove è stato utilizzato la maggior parte del totale dal 1973.”[2].

 2. $4-6mila miliardi costati all’America nelle guerre a matrice sionista in Iraq e in Afghanistan.

 L’invasione illegale dell’Iraq, favorita dai sionisti, la guerra in Iraq e la guerra afgana sono state associate all’impegno di un immenso costo, ancora crescente, di $4-6mila miliardi. Pertanto il Professor Joseph Stiglitz (professore di economia presso la Columbia University, 98 laureati vincitori del premio Nobel, presidente del consiglio dei consulenti per l’economia del presidente Clinton e vincitore del premio Nobel per l’economia nel 2001) e la dottoressa Linda J. Bilmes ( Daniel Patrick Moynihan senior lecturer in diritto pubblico alla Harvard University) stimarono un costo a lungo termine della guerra in Iraq di 3mila miliardi di dollari nel loro libro pubblicato nel 2008 “The Three Trillion Dollar War: The True Cost of the Iraq Conflict” (La guerra da tre trilioni di dollari: il vero costo del conflitto in Iraq)[3].

 Tuttavia nel 2010 i Professori Stiglitz e Bilmes hanno corretto la loro stima accrescendola: “Scrivendo queste pagine all’inizio del 2008, preventivammo un costo totale per gli USA della guerra in Iraq di $3mila miliardi. Questa stima fece sembrar minuscole quelle precedenti, inclusa la proiezione del 2003 dell’amministrazione Bush di un costo tra i 50 e i 60 miliardi di dollari. Ma oggi, mentre gli USA smettono di combattere in Iraq, sembra che la nostra stima di $3mila miliardi (che tiene conto sia delle spese del governo che del più ampio impatto della guerra sull’economia statunitense) era, semmai, troppo bassa… Non ci sono dubbi che la guerra in Iraq è stata aggiunta essenzialmente al debito federale. Questa è stata la prima volta nella storia degli USA che il governo ha ridotto le tasse entrando in guerra. Il risultato: una guerra totalmente finanziata dal prestito. Il debito USA lievitò da $6400 miliardi nel marzo 2003 a $10mila miliardi nel 2008 (prima della crisi finanziaria); almeno un quarto di quell’aumento è direttamente imputabile alla guerra. E ciò non include la futura assistenza sanitaria e i pagamenti per disabilità per i veterani, che porterà altri 500 miliardi di dollari di debito.”[4].

 Il Professor Michael Intriligator (socio del US Milken Institute e professore emeritus di economia, scienze politiche e diritto pubblico all’Università della California di Los Angeles, UCLA, 13 laureati vincitori di premio Nobel) ha indicato un costo a lungo termine intorno ai $1500-2000 miliardi per la guerra in Afghanistan [5].

 Nel 2013, la Dottoressa Linda Bilmes dice: “Insieme, i conflitti in Iraq e in Afghanistan saranno il più costoso conflitto nella storia degli Stati Uniti – raggiungendo un costo compreso tra i $4mila e i $6mila miliardi. Ciò include l’assistenza medica a lungo termine e le compensazioni per disabilità ai membri del servizio, veterani e famiglie, rifornimento militare e costi sociali ed economici. La gran parte del conto dev’essere ancora pagata. Dal 2001, gli USA hanno aumentato la qualità, la quantità, la disponibilità e l’idoneità dei benefici per il personale militare e i veterani. Questo ha portato a un aumento senza precedenti del budget per il dipartimento degli affari per veterani e del dipartimento della difesa. Questi benefici si accresceranno ancora nei prossimi quaranta anni. Fondi aggiuntivi sono previsti per rimpiazzare grandi quantità dell’equipaggiamento di base utilizzato in guerra e per sostenere la presenza diplomatica e militare in corso nella regione dell’Iraq e dell’Afghanistan. Le grandi somme prese in prestito per finanziare le operazioni in Iraq e in Afghanistan imporranno anch’esse un costo a lungo termine di riduzione del debito. Come conseguenza di queste scelte di spesa bellica, gli Stati Uniti dovranno fronteggiare costrizioni di finanziamento di investimenti in personale e diplomazia, ricerca e sviluppo di nuove iniziative militari. Le serie di decisioni prese durante le suddette guerre, domineranno i futuri budget federali per i decenni a venire.”[6].

 Pamela Olsen (laurea maggiore in Fisica e minore in Scienze Politiche, alla Stanford University, ha vissuto e lavorato nella Palestinian West Bank, ha lavorato come ricercatrice a Mosca, in Siberia e in Cina, ricercatrice analista all’Istituto per l’Analisi della Difesa e autrice di “Fast Times in Palestine”) ha recentemente commentato in maniera critica l’immenso costo di Israele per gli USA (2013): “I costi dovuti a Israele imposti ai cittadini americani sono rimasti elevati dai tempi dello studio di Stauffer del 2003. Gli USA attualmente danno a Israele circa $3mila miliardi l’anno in aiuti militari, come previsto da un accordo firmato dall’amministrazione Bush che prevede il trasferimento verso Israele di $30mila miliardi in 10 anni, cominciando dal 2009… E se, come molti credono, gli USA non avrebbero invaso l’Iraq senza un’intensa e prolungata pressione da parte di persone interne a Washington che perorano a nome di Israele, altri costi vanno aggiunti all’enorme quantitativo totale… Le lobby e i partigiani israeliani stanno spingendo per una guerra con l’Iran con la stessa foga mostrata per l’invasione dell’Iran del 2003. Secondo tutte le stime, il costo di una guerra contro l’Iran sarebbe molto maggiore rispetto al conflitto iracheno. Oltre alla perdita di vite, gli analisti prevedono, per esempio, che se la produzione di greggio iraniano venisse tolta dal mercato, i prezzi della benzina aumenterebbero tra il 25 e il 70%… Così ci ritroviamo a chiederci perché l’America continua a versare denaro in uno stato che quotidianamente commette violazioni dei diritti umani, sfida gli interessi strategici USA, provoca rabbia e risentimento in miliardi di persone, compromette e compete con gli interessi americani usando tecnologie fornite dalle tasse dei cittadini americani, e vende i segreti militari americani ai suoi nemici. La risposta è semplice e ben riassunta dai Professori Stephen Walt e John Mearsheimer nel loro innovativo articolo nella London Rewiew of Books , “La Lobby Israeliana” e il loro libro “The Israel Lobby and US Foreign Policy”… l’AIPAC, la commissione americana per gli affari pubblici israeliani, è costantemente classificata tra le due più potenti lobby di Washington. Ed è solo un braccio della molto più grande, multi sfaccettata e ben finanziata lobby israeliana” [7].

 3. $700 miliardi valore statistico di vita basato sul costo di 88mila veterani statunitensi suicidi dall’11 settembre del 2001 nell’era della guerra al terrorismo favorita dai sionisti.

 C’è crescente preoccupazione per quanto riguarda l’alto tasso di suicidi tra i veterani che costituisce circa il 20% dei 30mila suicidi annui negli USA [8]. Negli ultimi dodici anni, ci son stati circa 20 veterani suicidi al giorno cioè 7305 l’anno e circa 88mila dall’inizio della guerra contro il terrorismo nel 2001 [9]. Quest’orrendo livello di 88mila decessi tra i veterani associati alle guerre traditrici favorite dai sionisti a beneficio dell’apartheid israeliano, è circa 3000 volte maggiore dei 34 soldati americani uccisi deliberatamente dall’Israele dell’apartheid nel suo attacco del 1967 all’USS Liberty [7,10].

 Non è possibile dare un valore in denaro a una vita, ma un approccio grezzo è il Valore Statistico di Vita (VSL dall’inglese) che può essere definito come il valore piazzato sulle variazioni della probabilità di morte [11]. L’Autorità per la Protezione dell’Ambiente americana (EPA) ha recentemente stimato il VSL a $8 milioni, ciò rappresenta il costo d’investimento sociale medio in ospedali, sicurezza, sicurezza sul lavoro ecc. per mantenere sicura una persona. Il VSL può essere visto, per esempio, come una stima del costo della regolamentazione salva-vita del governo cioè un del costo “evita-rischi” per preservare una vita umana di un dato gruppo [12]. Da questo punto di vista, gli 88mila suicidi di veterani, presunti legati alla guerra, costano $700 miliardi.

 4. $125mila miliardi associati a 15,6 milioni di morti evitabili di americani dal settembre 2001, dei quali $30mila miliardi si possono attribuire alla perversione fiscale a supporto dell’apartheid israeliano.

 Ogni anno circa 1,3 milioni di americani muoiono di una morte evitabile, suddivisi in: 15mila per omicidio violento; 21mila morti infantili evitabili sotto i 5 anni; 21mila morti legate all’uso di oppiacei derivanti dalla restaurazione e protezione dell’industria dell’oppio afghana, precedentemente distrutta dai talebani; 30mila americani si suicidano ogni anno, uno ogni 5 è un veterano; 31mila morti legate all’uso di armi da fuoco; 33mila americani uccisi da motoveicoli; 45mila morti derivanti dalla mancanza di assicurazione medica; 70mila morti dovute all’inquinamento dell’aria (per esempio dalla combustione del carbone, gli scarichi delle automobili ecc.); 75mila morti legate all’alcool; 225mila morti iatrogeniche (causate da farmaci); 300mila morti derivanti dall’obesità; 443mila morti a causa del fumo (di cui circa 1/10, cioè 49mila a causa del fumo passivo) [13,14]. Vanno fatte delle precisazioni, va notato che alcune di queste aree si sovrappongono, per esempio gli omicidi e i suicidi si sovrappongono con le morti legate all’uso di armi da fuoco e le morti dovute al fumo cesserebbero molto tempo dopo un blocco legislativo nazionale del fumo.

 Quest’enorme carneficina prevenibile di 15,6 milioni di americani dal settembre 2001, dev’essere analizzata nel contesto di una perversione fiscale, introdotta sopra nella sezione 1-3, nella quale all’incirca $8-10mila miliardi di dollari odierni sono stati impiegati in questo periodo dai Neocon americani e dagli imperialisti sionisti onepercenters americani a favore degli interessi strategici dell’Israele dell’apartheid, del terrorismo nucleare e della democrazia-via-genocidio. L’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) stima che nel 2011 le spese USA per la sanità sono state pari al 17,9% del PIL [15] e che il PIL totale fosse pari a $14400 miliardi [16], di cui le spese USA per la sanità sono state pari a $2600 miliardi. Quindi la stima di $10mila miliardi per l’Israele dell’apartheid come costo per l’America equivale a quattro anni di fondi per la sanità post 11 settembre. In alternativa, questa perversione fiscale di $10mila miliardi avrebbe potuto essere usata per aumentare i fondi per la sanità, dal 2001, da $30mila a $40mila miliardi.

 La stima di 1,3 milioni di morti americane prevenibili l’anno significa, 12×1.3 milioni cioè 15,6 milioni di morti evitabili dal settembre 2001. Applicando il VSL di $8 milioni a persona si ha un totale di $125mila miliardi. Se ipotizziamo che il 25% di questi decessi siano correlati con un 25% in meno di fondi per la sanità (spesa totale per la sanità americana dal settembre 2001 pari a $30mila miliardi invece dei possibili $40mila a causa della perversione fiscale pro-sionista, pro-Israele dell’apartheid) allora possiamo aggiungere altri $125/4 cioè circa $30mila miliardi al costo dell’Israele dell’apartheid per l’America.

 Conclusioni

 Il sostegno del governo USA, sovvertito dal sionismo, all’Israele dell’apartheid intorno al 2008 era pari a circa $40mila miliardi, suddivisi in (1) $3mila miliardi tra il 1948 e il 2003, (2) $4-6mila miliardi (guerre dell’Iraq e dell’Afghanistan favorite dai sionisti), (3) $700 miliardi (valore statistico di vita, VSL, basato sul costo di 88mila reduci statunitensi suicidi dal settembre del 2001) e (4) circa $30mila miliardi (un quarto del costo del VSL dovuto 15,6 milioni di morti prevenibili di americani dal 2001).

 Come le altre democrazie occidentali, gli USA sono una Murdochcrazia, una lobbycrazia e una corporatocrazia nelle quali il denaro compra persone, politici, leggi, partiti, percezione pubblica della realtà, voti e potere politico. I principali media bugiardi non discutono dei 2 milioni di palestinesi morti dal 1936 nel genocidio palestinese, per violenza (0.1 milioni) e per deprivazione violentemente imposta (1.9 milioni) [17], dei 12 milioni di musulmani uccisi tramite violenza (3.5 milioni) o deprivazione imposta dalla guerra (8.9 milioni) dal 1990, delle guerre USA contro i musulmani favorite dai sionisti [18], o dei 10 milioni di musulmani morti da violenze (3 milioni) o deprivazione imposta dalla guerra (7 milioni) da quando il governo USA (con probabile coinvolgimento sionista e israeliano) ha quasi sicuramente commesso le atrocità dell’11 settembre contro il popolo americano (vedi “Experts: US did 9-11”, [19]), più grande il crimine, più assidua la censura e la menzogna dei principali media [20-17].

 Dal 1776 gli USA hanno invaso settanta paesi [28] e ora si preparano a invadere illegalmente e devastare la Siria, dopo vari anni di supporto a una sponda della guerra civile. Tuttavia l’egemonia USA sul mondo ha avuto luogo a caro prezzo. Ogni anno, circa 18 milioni di persone muoiono di morte evitabile sull’astronave Terra, con gli Stati Uniti al comando. Si stima che dal 1950 sono decedute per deprivazione 1,3 miliardi di persone, inclusi 1,2 miliardi di non-europei e 600 milioni di musulmani, quest’ultimo olocausto musulmano essendo 100 volte più grande di quello ebreo nella seconda guerra mondiale (5-6 milioni uccisi, 1 ogni sei per deprivazione) o nel “dimenticato” olocausto bengalese, nel quale gli inglesi con la complicità australiana hanno deliberatamente ucciso di fame 6-7 milioni di indiani per ragioni strategiche [29-31].

 L’orribile costo in vite umane del supporto dei Neocon americani e degli imperialisti sionisti OnePercenters all’Israele dell’apartheid può essere quantificato in $40mila miliardi di impegno finanziario (in dollari del 2008) e circa 4 milioni di morti evitabili americane solo in questo secolo – un olocausto americano imposto dai sionisti, che rimane nascosto, visto che i media principali, i politici e gli accademici sono corrotti dai Neocon americani e dagli imperialisti sionisti. Il 99% del Congresso americano è pro-sionista e il 20% sono ebrei sionisti (nonostante la popolazione ebraica in America rappresenti circa il 2%). Al contrario, circa l’80% degli uomini di colore a Chicago (città con sindaco ebreo sionista, figlio di un Irgun terrorista sionista, coinvolto nelle pulizia etnica della Palestina) [32] e il 27,4% degli americani di colore in generale vivono e muoiono in povertà [33].

 Cosa possono fare le persone decorose? Sono obbligate a denunciare tutti gli abusi dei diritti umani e i crimini orribili, genocidi, dell’Israele dell’apartheid ed in particolare dei suoi sostenitori americani (vedi “Jews Against Racist Zionism”, “Ebrei Contro Il Sionismo Razzista” [34], “Non-Jews Against Racist Zionism” , “Non-Ebrei Contro Il Sionismo Razzista” [35] e “Boycott Apartheid Israel” [36]). I buoni, patriottici americani, e tutte le persone decorose in generale, dovrebbero informare tutti quelli che possono dell’olocausto americano imposto dai sionisti e la perversione sionista americana per la quale ogni anno 1,3 milioni di americani muoiono di morte evitabile a causa della perversione fiscale dei Neocon americani e degli imperialisti sionisti OnePercenters nell’ impegnare miliardi di dollari per uccidere musulmani all’estero invece di salvare americani in casa. Gli americani si devono svegliare e percepire la mortale perversione della loro società, dovuta agli sleali e genocidi razzisti sionisti e i loro sostenitori Neocon. Gli sleali, genocidi razzisti sionisti e i loro sostenitori neoconservatori devono essere esposti e emarginati dalla vita pubblica come lo son stati i nazisti, i neo-nazisti, i sostenitori dell’apartheid e il KKK. Per favore ditelo a tutti.

 Il Dr Gideon Polya ha insegnato per quarant’anni scienze in una delle maggiori università australiane. Ha pubblicato circa 130 lavori in cinquant’anni di ricerca scientifica, e più recentemente un importante testo di referenze farmacologiche “Biochemical Targets of Plant Bioactive Compounds”(CRC Press/Taylor & Francis, New York & London , 2003). Ha pubblicato“Body Count. Global avoidable mortality since 1950” (G.M. Polya, Melbourne, 2007: http://globalbodycount.blogspot.com/ ); vedi anche i suoi contributi in “Australian complicity in Iraq mass mortality” e in “Lies, Deep Fries & Statistics” (edited by Robyn Williams, ABC Books, Sydney, 2007: http://www.abc.net.au/rn/science/ockham/stories/s1445960.htm ) e “Ongoing Palestinian Genocide” in “The Plight of the Palestinians (edited by William Cook, Palgrave Macmillan, London, 2010: http://mwcnews.net/focus/analysis/4047-the-plight-of-the-palestinians.html ). Nel 2008 ha pubblicato una versione revisionata e aggiornata del suo libro del 1998: “Jane Austen and the Black Hole of British History” (vedi: http://janeaustenand.blogspot.com/ )mentre l’aumento globale dei prezzi del cibo minaccia una carestia catastrofica, anche maggiore di quella causata dagli inglesi che uccise 6-7 milioni di indiani nella “dimenticata” carestia del Bengala durante la seconda guerra mondiale (vedi le recente trasmissione della BBC coinvolgente il Dr Polya, il professore, Nobel in economia, Amartya Sen e altri: http://www.open.edu/openlearn/history-the-arts/history/social-economic-history/listen-the-bengal-famine ). Quando le parole falliscono, si può mostrare con le foto – per la visione dei grandi quadri di Gideon Polya per il pianeta, la pace, la madre e il figlio vedi: http://sites.google.com/site/artforpeaceplanetmotherchild/ e http://www.flickr.com/photos/gideonpolya/.

 Fonte: Countercurrents.org

Link: http://www.countercurrents.org/polya270813.htm

Traduzione per www.Comedonchisciotte.org a cura di PEREA

 Referenze.

 [1]. Dr John Gault, “Dr. Thomas R. Stauffer, 1935-2005: some personal reflections”, Harvard University Center for Middle Eastern Studies, 16 February 2006: http://cmes.hmdc.harvard.edu/ecmes/alumni/stauffer.

[2]. Thomas R. Stauffer, “The costs to the American taxpayers id the Israeli-Palestinian conflict: $3 trillion”, Washington Report on Middle East Affairs, June 2003, pages 20-23 : http://www.wrmea.org/wrmea-archives/251-washington-report-archives-2000-2005/june-2003/4641-the-costs-to-american-taxpayers-of-the-israeli-palestinian-conflict-3-trillion.html .

[3]. Joseph Stiglitz and Linda Bilmes, “The Three Trillion Dollar War: The True Cost of the Iraq Conflict” (W.W. Norton, 2008).

[4]. Joseph Stiglitz and Linda Bilmes, “The true cost of the Iraq war: $3 trillion and beyond”, Washington Post, 5 September 2010: http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2010/09/03/AR2010090302200.html .

[5]. Eli Clifton, “Bill for Afghan War could run into trillions”, Information Clearing House, 18 May 2010 :http://www.informationclearinghouse.info/article25479.h t m .

[6]. Linda Bilmes, “The Financial Legacy of Iraq and Afghanistan : How Wartime Spending Decisions Will Constrain Future National Security Budgets”, Harvard John F. Kennedy School of Government Faculty Research Working Paper Series RWP13-006, March 2013: https://research.hks.harvard.edu/publications/workingpapers/citation.aspx?PubId=8956&type=WPN .

[7]. Pamela Olsen, “The staggering cost of Israel to Americans”, Information Clearing House, 2 April 2013 :http://www.informationclearinghouse.info/article34485.htm . [8]. Rob Hotakainen, “Concern grows over “epidemic” veteran suicide rate”, The Tribune, 26 May 2011 :http://www.thenewstribune.com/2011/05/26/1680716/concern-grows-over-epidemic-veteran.html .

[9]. Dr Janet Kemp and Dr Robert Bossarte, “Suicide data report, 2012”, Department of Veterans Affairs, Mental Health Services, Suicide Prevention Program, especially Figure 3: http://www.va.gov/opa/docs/Suicide-Data-Report-2012-final.pdf .

[10]. “USS Liberty incident”, Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/USS_Liberty_incident .

[11]. “Value of Life”, Wikipedia” http://en.wikipedia.org/wiki/Value_of_life .

[12]. Gabriel Nelson, “EPA plans to visit a touchy topic – the value of saved lives”, New York Times, 18 January 2011: http://www.nytimes.com/gwire/2011/01/18/18greenwire-epa-plans-to-revisit-a-touchy-topic-the-value-75301.html?pagewanted=all .

[13]. Gideon Polya, “ One Million Americans Die Preventably Annually In USA ”, Countercurrents, 18 February 2012: http://www.countercurrents.org/polya180212.htm .

[14]. Barbara Starfield, “Medical errors – a leading cause of death”, Journal of the American Medical Association (JAMA), vol. 284, no. 4, 26 July 2000: http://www.cancure.org/medical_errors.htm .

[15]. “World Health Organization”, USA data: http://www.who.int/countries/usa/en/ .

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[17]. “Palestinian Genocide”: https://sites.google.com/site/palestiniangenocide/ .

[18]. “Muslim Holocaust Muslim Genocide”: https://sites.google.com/site/muslimholocaustmuslimgenocide/ .

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[20]. “Boycott Murdoch media”: https://sites.google.com/site/boycottmurdochmedia/ .

[21]. “Censorship by The Conversation”: https://sites.google.com/site/mainstreammediacensorship/censorship-by .

[22]. “Mainstream media censorship”: https://sites.google.com/site/mainstreammediacensorship/home .

[23]. “Mainstream media lying”: https://sites.google.com/site/mainstreammedialying/ . [24]. “Censorship by The Age”: https://sites.google.com/site/mainstreammediacensorship/censorship-by-the-age .

[25]. “Censorship by ABC Late Night Live”: https://sites.google.com/site/censorshipbyabclatenightlive/ .

[26]. “Censorship by ABC Saturday Extra”: https://sites.google.com/site/censorshipbyabclatenightlive/censorship-by-abc-sat .

[27]. “Censorship by the BBC”: https://sites.google.com/site/censorshipbythebbc/ .

[28]. Gideon Polya, “US has invaded 70 nations. Make 4 July Independence from America Day”, MWC News, 5 July 2013:http://mwcnews.net/focus/politics/28254-us-has-invaded-70-nations.html .

[29]. Gideon Polya, “Body Count. Global avoidable mortality since 1950”, now available for free perusal on the web:http://globalbodycount.blogspot.com/ .

[30]. Gideon Polya, “Jane Austen and the Black Hole of British History”, now available for free perusal on the web:http://janeaustenand.blogspot.com/ .

[31]. Gideon Polya, “ Bengal Famine. How Australia & UK killed 6-7 million Indians in WW2”, MWC News, 27 September 2011:http://mwcnews.net/focus/editorial/13742-bengal-famine.html .

[32]. Michelle Alexander, “The New Jim Crow. Mass incarceration in an age of color blindness”.

[33]. Trymaine Lee, “Number of Americans living in poverty hits 52-year high, 27.4 percent of Blacks under the poverty line”, Huffington Post, Black Voices: http://www.huffingtonpost.com/2011/09/13/number-of-americans-livin_n_960345.html .

[34]. “Jews Against Racist Zionism”: https://sites.google.com/site/jewsagainstracistzionism/ .

[35]. “Non-Jews Against Racist Zionism”: https://sites.google.com/site/nonjewsagainstracistzionism/ .

[36]. “Boycott Apartheid Israel ”: https://sites.google.com/site/boycottapartheidisrael/ .

L’Occidente allo sbando, l’Occidente ha paura, Fabrizio Fiorini

Il diritto, interno o internazionale, scritto o consuetudinario, derivante che sia da leggi o trattati, ha nella sua stessa natura la possibilità di essere mutato, abrogato, riformulato, dimenticato, addirittura violato. Se non si fossero cancellate norme, soppresse costituzioni, denunciati trattati, se non vi fossero mai stati questi sovrani atti squisitamente politici, la società umana sarebbe rimasta innaturalmente ferma, immobile, prima di quel dinamismo sociale che la sua essenza storica ha materializzato sotto forma di stravolgimenti sociali, passaggi epocali, rivoluzioni.

Oggi, nell’Occidente dell’ipocrisia e del “dirittumanismo” non è più così. Il diritto resta, immutabile, cristallizzato, divinizzato. Protetto da vecchie cariatidi degli ordinamenti tardo-novecenteschi, da un insopportabile moralismo gauchiste, dalla supponenza indotta di aver finalmente conseguito il migliore dei mondi realizzabili, l’eden della politica e delle relazioni internazionali.

Ma il mondo non aspetta il diritto: in meglio o in peggio che sia, cambia. Non solo: la forza del diritto, nei tempi correnti, si indebolisce, contestualmente al tracollo dell’autorità e della forza delle fucine in cui questo era forgiato, gli Stati,  a vantaggio di poteri più forti ma sovranazionali, a-statali, apolidi. E allora il diritto, legato a schemi oramai preesistenti, viene semplicemente ignorato, relegato all’oblio.

Gli Stati Uniti, lo stato sionista, la Nato, l’Occidente in genere, in ispecie nel campo dei rapporti internazionali, dettano la linea di questa nuova a-giuridica. Sintetizzare in queste poche righe le violazioni del diritto internazionale da loro commesse nel corso degli ultimi decenni è non solo tecnicamente impossibile ma – considerando la “naturalezza” del loro spregio di norme che ad altri impongono con la forza – sarebbe quantomeno grottesco.

Serva, quale unico esempio, quello della guerra alla Jugoslavia del 1999 in cui la Nato trascurò di rispettare non solo una mezza dozzina di principi sanciti dal diritto internazionale ma addirittura ignorò il suo stesso statuto che all’articolo 5 prevede l’utilizzo della forza militare in caso di attacco a una delle nazioni componenti l’Alleanza; eventualità che, chiaramente, era estranea agli eventi balcanici del 1999.

Appurato che per l’Occidente, e segnatamente per gli Usa, per i sionisti, per la Nato, per la Gran Bretagna (e per la rediviva Francia) non rientra nei bisogni primari il rispetto delle disposizioni di legge (figurarsi della volontà popolare) per la messa in atto di imprese belliche e di operazioni armate in qualunque modo camuffate, risulta altamente indicativa l’inversione di rotta di questi mesi, contestualmente alla crisi siriana.

 La Gran Bretagna ha abbandonato l’opzione militare in conseguenza di un voto parlamentare ostile. Negli Stati Uniti, per settimane e fino a l’altro ieri, si è parlato di “decisione del Congresso”. Stessa cosa, pur in tono minore, a Parigi. In tutti gli altri Stati satellite del libero Occidente, dall’Italia a Saint Kitts e Nevis, il coro era unanime: aspettiamo l’Onu, sentiamo cosa dice l’Onu, mai senza l’Onu. Proprio quello stesso Onu che era considerato un inutile carrozzone, era vilipeso e deriso ogni qualvolta avesse preso, fino alla guerra all’Iraq del 2003, una pur timida posizione avversa alla fregola bellica USraeliana.

Cosa si cela dietro questo inaspettato “ritorno al diritto”? Un repentino rinsavimento? Una “primavera americana”? No: la paura. Quella paura tipica di che all’improvviso esce dal suo autoreferenziale stordimento e si rende conto di essere stato messo all’angolo. Barack Obama, solo poche settimane or sono, era ancora spavaldo affermando con convinzione: “in Siria faremo come in Kosovo”. Non pensava, il tapino (forse i suoi consiglieri dell’Aipac lo tenevano all’oscuro),  che dal 1999 il mondo è cambiato, e non poco.

La “forza della ragione”, rivelatasi nel corso dei decenni poco efficace per fronteggiare la pervasiva aggressività americana, ha finalmente lasciato il posto alle “ragioni della forza”. Alla sana forza, alla rinascita e al potenziamento di Stati (pensiamo all’Iran, alla Russia, alla stessa Siria ma non solo) capaci di mettere un argine alla nuova “dottrina Monroe” applicata su scala planetaria; che hanno dimostrato che non è la “dottrina della pace” a essere vincente, ma la decisa e forte contrapposizione, l’unica “musica” che entra nelle orecchie di Washington.

Per la prima volta nella storia recente, gli Usa si fermano.  Non riescono a celare la loro frustrazione e il loro ridimensionamento neanche alla stampa più allineata, anche gli amici di vecchia data si fanno da parte. Addirittura il ministro Bonino tentenna, il che è tutto dire.

Mr. Obama se ne faccia una ragione: il declino dell’ “Impero” è cominciato. I popoli della terra potranno tirare un sospiro di sollievo, ma non si facciano troppe illusioni: la bestia ferita è capace di tutto.  E Tel Aviv, vedendo i suoi protettori indebolirsi, potrebbe fare di peggio.

In war we trust

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In war we trust

di Stefania Elena Carnemolla –
12/09/2013

 
 
Il gran sacerdote della
guerra
 di Washington lucida, chiuso nello Studio
Ovale, le ali di cera con cui andrà chissà quando alla guerra
di Siria, volando vicino al sole di Damasco. Lui, Icaro
del XXI secolo
, con al collo la medaglia d’oro del
Nobel per la Pace del valore di una patacca.

Noi siamo gli Stati Uniti
d’America
, dice, con i satrapi del potere di

Washington felici d’aver trovato una nuova minaccia e un nuovo
nemico cui costruire tutt’intorno la storia del tiranno oppressore. Il tiranno di Damasco, che ha i baffetti di Bashar al Assad, colpevole di essere il presidente della Siria, un ostacolo per il gran sacerdote e i satrapi di Washington folgorati sulla via di Damasco sognando l’Iran. Una trama con più sceneggiatori con i ribelli siriani armati e nutriti a dollari e piombati come locuste e cavallette sulla Siriaaddestrati dalla Cia, e non solo dalla Cia.

Washington, dove c’è la regia della crisi siriana, è il simbolo del potere politico intrecciato al potere militare. Così come di quelladiplomazia che da tempo ha ceduto il passo alle armi, facendo della politica estera americana una politica estera militarizzata. 
Gli Stati Uniti sono ormai diventati una “nazione militarista e aggressiva”, così David Shoup, ex comandante dei Marine Corps, in The New American Militarism, pubblicato nell’aprile del 1969 su Atlantic Monthly, con il senatore J. William Fulbright che
nel 1966 con Arrogance of Power già aveva spinto per un ripensamento delleWashington Rules.

Allarmi inascoltati. È qui, a Washington, che la guerra ha ancora il suo tempio. Un tempio di cui Obama, Nobel per la Pace 2009, è oggi il nuovo gran sacerdote. È da Washington che sono partite le “crociate” per “liberare il mondo” secondo il credo, così Andrew J. Bacevich, “strombazzato” dagli americani sin dalla presidenza Truman e secondo cui loro e solo loro devono poter “guidare, salvare, liberare, e infine trasformare il mondo”.

Crociate creature di quella che Bacevich in Washington Rules: America’s Path to Permanent War, caustico, chiama la Sacra
Trinità, imperniata su tre “verità indiscusse”: che “pace e ordine internazionale richiedano la presenza militare globale degli Stati Uniti”, che la loro forza sia “configurata per una proiezione di potere globale, quindi che solo un“interventismo globale”possa “sconfiggere, anche anticipandole, le minacce esistenti”.

Per Bacevich è Washington la Roma di questa religione universale, con il Pentagono Santa Sede del super potere militare. Se ciò, dice Bacevich, poteva avere senso nel 1945, non oggi, con risultati catastrofici per l’America ormai costretta a vivere in una “condizione di crisi permanente della sicurezza nazionale”.
 
Una condizione che fa comodo all’establishment della sicurezza nazionale colpevole di voler perpetuare le Washington Rules del “dominio globale”. 
Washington, così Bacevich, non è solo il governo federale, ma
anche quella congrega che da questo “perpetuo stato d’emergenza” ricava potere, denaro, prestigio, e quindi i contractors del Pentagono, le società, le grandi banche, i think tanks, i gruppi d’interesse, le università, i network televisivi, il New York Times. Un sistema d’interessi, accusa Bacevich, che ruota intorno alconcetto di belligeranza globale che piace sia ai repubblicani tradizionali che ai democratici tradizionali.
Chiunque si ponga al di fuori di questa “visione monolitica” è subito liquidato come “pazzo”. 
 
Andrew J. Bacevich è un ex militare, nato nel 1947 a Normal, nell’Illinois, un passato nella US Army fra Vietnam, Germania e Golfo Persico e congedatosi dall’esercito americano con il grado di colonnello. Studi alla United States Military Academy di West Point, quindi in storia americana e in storia diplomatica americana a Princeton, oggi Bacevich, che è uno specialista di storia militare e diplomatica americana, politica estera statunitense e di studi sulla sicurezza, insegna Storia e Relazioni Internazionali alla Boston University, con un passato accademico alla United States Military Academic di West Point e alla John Hopkins University.

A Boston è arrivato nel 1998, a capo fino al 2005 del Center for International Relations. È stato fellow del Council on Foreign Relations di New York, della The John F. Kennedy School of Government di Harvard, della The Paul H. Nitze School of Advanced International Studies della John Hopkins University, della The American Academy di Berlino, nonché del Kroc Institute for
International Peace Studies della University of Notre Dame.

Famoso per il suo Washington Rules: America’s Path to Permament War, uscito nel 2010, nel 2013 Bacevich ha pubblicato Breach of Trust: How Americans Failed Their Soldiers and Their Countryquindi The Limits of Power: The End of American Exceptionalism nel 2008, The New American Militarism: How Americans are Seduced by War nel 2005, American Empire: The Realities and Consequencs of U.S. Diplomacy nel 2002 e, nel 2007, come editor, The Long War: A New History of U.S. National Security Policy Since World War II
 
Suoi saggi e recensioni sono apparsi su The Wilson Quarterly, The National Interest, Foreign Affairs, Foreign Policy, The Nation, The New Republic e, suoi articoli, sul New York Times, Washington Post, Wall Street International, Financial Times, Boston Globe, Los
Angeles Times, nonché su altri giornali e magazine.

Critico dell’ortodossia militarista di Washington, da cui si allontanerà ancor prima del congedo, Bacevich è famoso perWashington Rules, una “tough-minded, bracing and intelligent
polemic against some 60 years of American militarism”, così Gary
J. Brass
, professore di Politica e Affari Internazionali a Princeton nella sua recensione del 3 settembre 2010 sul New York Times.
 
Conservatore, critico di Bush figlio e della sua dottrina di guerra preventiva, bollata come immorale, illecita e imprudente, passato all’opposizione, pur rimanendo conservatore, dopo la decisione di Bush di lanciare l’operazione Iraqi Freedom, quando Obama si candidò alla Casa Bianca, Bacevich, deluso dalla politica dei conservatori, propose che non solo lui ma che anche altri conservatori votassero per il giovane senatore di Chicago, certo che avrebbe archiviato il “ruolo di combattente degli Stati Uniti in Iraq”.

Su Obama dovette ricredersi dopo la sua decisione di incrementare le “truppe di occupazione in Afghanistan”. Il 7 luglio 2010 in un articolo, titolo Non Believer, pubblicato su The New Republic, Bacevich, che riconoscerà a Bush di essere ostinato nell’errore ma sincero, rimproverando a Obama di essere un sostenitore della guerra in Afghanistan, cui non credeva, ma che pure sosteneva per cinismo e tornaconto politico, si chiederà: “Chi bisogna disprezzare di più il comandante in capo che manda giovani americani a morire per una causa, anche se
sbagliata, in cui egli crede sinceramente? O il comandante
in capo che manda giovani americani a morire per una causa in cui egli manifestamente non crede e che pure si rifiuta di abbandonare?
“.
 
E il 1° ottobre 2010 intervistato da Jake Whitney per Guernica che gli aveva ricordato come eppure s’era fidato di Obama ai tempi della sua corsa alla Casa Bianca: “Ma io aveva interpretato la retorica elettorale di Obama sull’Afghanistan come un tentativo di difendersi dall’accusa di essere un codardo in materia di sicurezza nazionale, ma la sua decisione per una escalation
non era quello che i suoi elettori gli avevano chiesto a gran voce”.
 
Per Bacevich repubblicani e democratici, che a Washington hanno il loro centro di potere, sono senza distinzione alcuna i responsabili di quella politica militarista, simbolo dell’ortodossia imperante, fatta di interventismo e politica estera militarizzata. Una politica che danneggia i veri interessi del popolo americano, costringendolo, suo malgrado,
a vivere in una condizione di guerra permanente, quella cui Obama, nuovo simbolo della vanagloria militarista americana, è
colonna e pilastro.
 
Obama, così come altri prima di lui, ossequia il dogma di Washington, quello che nel 2004 farà dire a Donald Rumsfeld, segretario alla Difesa di Bush figlio, abbiamo riaperto le scuole, abbiamo riaperto gli ospedali, abbiamo riaperto le cliniche, abbiamo
trasformato l’Iraq, c’è il boom economico, ovunque si scorgono
segni di progresso.

Coloro che credono nel dogma di Washington vedono il mondo diverso da quel che è, fino a creare realtà immaginifiche. Coloro che non credono nel dogma, e quindi quelli che il potere di Washington bolla come eretici, vedono invece il mondo per quel che è, guardando alla realtà nuda e cruda.
 
Le critiche di Bacevich riguardano anche le modalità con cui le dottrine militari hanno influenzato la politica di Washington, dalla “shock and awe” e guerra lampo di Rumsfeld alla strategia della counterinsurgency del generale David H. Petraeus, poi a capo della Cia e ora tornato agli onori della cronaca bellica per il suo appoggio alla decisione di Obama di attaccare la Siria, giusto per “dare un segnale all’Iran e alla Corea del Nord”. Nessuna meraviglia, perché Petraeus è per Bacevich l’uomo dell’ortodossia.
 
Già in Washington Rules Bacevich aveva ironizzato sulla sua dottrina tutta incentrata sulla collaborazione con gli eserciti locali per la “costruzione della sicurezza” di un paese. Così come aveva ironizzato sulla dottrina del “suo protetto”, il generale Stanley A. McChrystal, che per l’Afghanistan aveva chiesto “seicento bilioni di dollari” e altri “trentatremila soldati americani in aggiunta ai settemila della Nato”, quindi paragonando Petraeus al “prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede di Washington” e McChrystal al “superman messianico” che “ricostruirà l’Afghanistan”.
 
Dalla “guerra globale al terrore” di Bush alla “campagna globale di counterinsurgency”, suggerita anche da John Nagl e dal generale Benet Sacolick, di Obama, che con McChrystal egli abbraccerà in versione long war per applicarla allo scenario afghano, mantenendo, grazie a questo nuovo sforzo dottrinale, lo status quo, garantendo, cioè, uno stato di guerra permanente secondo i dettami delle Washington Rules.

Se la prima fase del conflitto globale, così Bacevich in War on terror – Round 3 pubblicato il 19 febbraio 2012 sul Los Angeles Times, era stata gestita da Rumsfeld e la seconda da Petraeus, l’uomo simbolo della terza fase è Michael G. Vickers, già uomo di Bush, con un passato nelle forze speciali dell’esercito americano e nella Cia (c’era lui negli Ottanta in Afghanistan quando si trattò d’armare i mujaheddin contro i sovietici).
 
Oggi, spiega Bacevich, a Washington le regole si modificano, s’infrangono, si reinventano a tutto vantaggio degli Stati Uniti. La Casa Bianca non manda più “grandi eserciti per invadere e occupare paesi”, preferendo piuttosto “missili sparati da droni” e attacchi “mordi e fuggi” per “eliminare” chiunque il presidente americano “decida di eliminare”, con gli Stati Uniti che ormai si riservano, cioè, il diritto di “attaccare chiunque considerino una minaccia diretta alla propria sicurezza nazionale” e con il “presidente” che può esercitare questo “presunto diritto” senza
“autorizzazione del Congresso, senza consultare nessuno” tranne “Vickers e pochi altri membri dell’apparato di sicurezza nazionale”.
 
Mentre la Casa Bianca si prepara alla sua nuova guerra d’aggressione, ora contro la Siria, con un attacco rimandato di giorno in giorno, sul Washington Post Robert Scale, generale a riposo ed ex responsabile dello Us Army War College, ha accusato il potere di Washington di dilettantismo: “Non c’è strategia, non c’è un obiettivo finale, abbiamo rinunciato all’effetto a sorpresa, tutto è stato condotto in maniera amatoriale in barba a ogni principio bellico”.
 
Di questo avevamo parlato noi, ancor prima che il generale Scale tuonasse dalle colonne del quotidiano di Washington, nel nostro colloquio con Andrew J. Bacevich sulla guerra contro la Siria, quella voluta dalla Casa Bianca e dalle confraternite di
Washington.
————————-
Intervista a Andrew J. Bacevich

Stefania E. Carnemolla –
L’intervento americano contro la Siria con la perdita dell’appoggio della Gran Bretagna, sua storica alleata e dopo il disimpegno della Nato, è la prova del dilettantismo militare, politico e strategico di Obama, così diversi analisti. Professor Bacevich, qual è la sua opinione?
 
Andrew J. Bacevich –
Non so se sia una prova di dilettantismo, sicuramente rappresenta un fraintendimento, una cattiva lettura della politica britannica. Certo, l’abbaglio di David Cameron è stato ben più spettacolare di quello del presidente Obama. 
 
Stefania E. Carnemolla –
Molti concordano nel dire che dopo il suo discorso retorico sulla linea rossa e a causa del fatto che lo scenario prebellico non è quello che sperava, Obama ora interverrà giusto per “salvare la faccia”. È d’accordo con questa analisi?

Andrew J. Bacevich –
Il presidente ha fatto un errore enorme con la sua enfasi sulla linea rossa. Quando Assad ha capito che il suo era un bluff, Obama ha capito che nessuna delle sue opzioni mlitari era attraente. Non sta cercando di salvare la faccia, sta solo tentando di trascinare il Congresso nella condivisione dell’impiccio.
 
Stefania E. Carnemolla –
Non pensa che la linea rossa, che Obama pensava fosse il suo punto di forza, sia diventata per ironia della sorte il suo boomerang?

Andrew J. Bacevich –
Assolutamente sì, proprio così. 
 
Stefania E. Carnemolla –
Possiamo immaginare o anche pensare che Obama è un presidente che non ha imparato nulla dalla lezione irachena e quella afghana?
 
Andrew J. Bacevich –
Ha imparato che invadere e occupare i paesi con la prospettiva di trasformarli è un obiettivo da sciocchi. Ecco perché è fermamente convinto che non ci saranno truppe di terra inviate in Siria.
 
Stefania E. Carnemolla –
Col passare del tempo sembra che l’unica cosa cui Obama aspiri sia un atto di guerra contro la Siria. L’ex professore di Diritto Costituzionale che viola la costituzione e la legge internazionale.
 
Andrew J. Bacevich –
Obama è come qualsiasi altro leader mondiale. Rispetta le leggi internazionali quando le leggi servono ai suoi scopi. Le aggira quando sono un ostacolo ai suoi scopi.

Stefania E. Carnemolla –
Quali pensa saranno le chances militari americane?

Andrew J. Bacevich –
Non c’è dubbio che gli Stati Uniti possano distruggere targets. Molto più dubbio se così facendo la cosa sarà utile a un qualche obiettivo politico. 

Stefania E. Carnemolla
– A Obama manca una strategia militare. Il rischio è che la Siria possa diventare il nuovo pantano delle Forze Armate americane.
 
Andrew J. Bacevich –
Penso che lei abbia ragione, che a Obama manchi, cioè, una strategia. Ma il fallimento non è solo il suo. Negli ultimi tre decenni gli Stati Uniti non hanno mai avuto nel mondo islamico un approccio di principio alla politica.
 
Stefania E. Carnemolla –
Da quando Morsi, il suo grande alleato egiziano è stato deposto dal potere militare, Obama è nervosissimo, così come lo è da quando la Fratellanza Musulmana, simbolo del fallimento dell’Islam politico, è finita nella polvere. Il ruzzolone dei suoi ex alleati è stato per lui uno shock. Con il loro capitombolo, Obama ha perso uno dei suoi perni nella sua offensiva contro la Siria.
 
Andrew J. Bacevich –
Gli eventi in Egitto testimoniano la più grande irrilevanza del potere degli Sati Uniti. Non abbiamo nessuna abilità né di anticipare il cambiamento né di incidere su di esso quando questo avviene.
 
Stefania E. Carnemolla –
La Siria sembrerebbe l’ultimo atto della tragicommedia del potere di Washington. Non pensa che per gli Stati Uniti sia arrivato il momento di una svolta?
 
Andrew J. Bacevich –
Non vedo la Siria come una svolta. Penso che ormai sia chiaro e non da oggi come la politica americana nel mondo islamico abbia fallito. Intervenire in Siria perpetuerà semplicemente questo fallimento.
 
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

AVAAZ dossier n°2, ovvero…una cortina di fumo che copre i proiettili all’uranio impoverito

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Wednesday 11 september 2013

 
Leggete anche: AVAAZ
dossier n°1…come ti erudisco il pupo

di Dominique Guillet

Poco dopo l’operazione speciale
psicologica chiamata 11/9, il generale Wesley Clark, ex comandante in
capo della NATO (North Atlantic Terrorist Organization),
incontrò al Pentagono un ufficiale di stato maggiore che
l’invitò a guardare un documento riservato del
dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e che
prevedeva, nei successivi 5 anni, l’invasione di sette
Paesi (da “liberare” nel linguaggio orwelliano) da parte
degli Stati Uniti: Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia,
Sudan e Iran.
 Il generale Wesley
Clark, in pensione, ha più volte dichiarato pubblicamente in
proposito: “E’ stata una dichiarazione sorprendente:
l’esercito servirebbe a scatenare le guerre e far cadere i
governi e non a impedire i conflitti. Invadiamo Paesi. I miei pensieri correvano. L’ho messo da
parte, era come una pepita da conservare. Un gruppo di
persone ha preso il controllo del Paese con un colpo di
Stato politico, Wolfowitz, Cheney, Rumsfeld…
 Potrei
citare una mezza dozzina di altri dipendenti del Progetto per
un Nuovo Secolo Americano (PNAC). Volevano che il Medio
Oriente sia destabilizzato, incasinato e posto sotto il nostro
controllo.” (1)

E’ una coincidenza che l’organizzazione chiamata Avaaz ha sostenuto l’intervento militare in Libia (19/20/21) e Siria (25/26/27/28)?
E’ una coincidenza che Avaaz s’immischia negli affari
interni della Somalia (2/3/4)?
E’ un caso che Avaaz s’immischia negli affari interni del
Sudan (5) accusando inoltre l’assai demonizzato Iran di rifornirlo di armi (7/8)?
E’ una coincidenza che Avaaz s’immischi negli affari interni
dell’Iran (9/10)?
Chi sono questi “attivisti di Avaaz” coinvolti concretamente, nel 2012, nelle operazioni per destabilizzare la Siria (11)?
L’organizzazione Avaaz non è semplicemente una testa di
ponte della CIA, ma una gigantesca cortina fumogena che
nasconde le bombe liberatrici all’uranio impoverito
dell’imperialismo occidentale?

Nell’autunno del 2009, scrivendo i
miei quattro articoli sulla truffa del riscaldamento globale
antropogenico (13),
ho scoperto che gli attivisti di questa organizzazione hanno
cercato di raccogliere fondi in pochi giorni, fino a 150.000
dollari US, per creare un blog per il vertice di Stoccolma.
“Abbiamo solo un paio di giorni, da qui a lunedì potremmo
raccogliere 150000 dollari, Avaaz potrebbe impegnare maggiori
risorse in questo progetto, costruendo una mappa del mondo e
un blog tipo twitter per collegare tutti gli eventi
organizzati per il clima entro il 21 settembre, creando un
database globale telefonico per permettere a migliaia di noi
d’inondare i nostri leader di telefonate, ed infine, assumendo
un team di professionisti per fare un balzo di qualità
mediatico, contro le potenti lobbie industriali e del
petrolio.” 150.000 dollari finanziati da
ingenui attivisti per creare un blog! La mente vacilla. Al
momento pensai che Avaaz fosse una ONG fraudolenta,
un’organizzazione per gabbare i gonzi all’unico scopo di
sottrarre un sacco di soldi agli attivisti, e il cui
strumento principale si basa su patologie moderne, il
petizionismo acuto e la sfrenata coniugazione del verbo
“cliccare”.
 Ed è chiaro che Avaaz eccelle
quale gigantesca macchina per cliccare/spillare dollari/euro.
Basta  verificare su internet una delle sue campagne, del
2009, per raccogliere fondi, con grande enfasi sulle piccole
quantità: “Questo è un momento cruciale per l’Iran e per il
mondo. Possiamo scoprire la verità attraverso l’organizzazione
di un sondaggio post-elettorale rigoroso e urgente di
cittadini iraniani, chiedendogli per chi hanno votato e
pubblicando i risultati nei media. Più di un terzo dei voti è
in gioco, e il nostro sondaggio può ben dimostrare che diciamo
la verità, se siamo in grado di raccogliere 119.000 euro nelle
prossime 24 ore, pubblicheremo i risultati prima che il
Consiglio dei Guardiani della Costituzione non renda pubblici
i risultati del conteggio dei propri voti. Se possiamo
raccogliere più soldi, possiamo estendere la portata della
campagna. Abbiamo urgente bisogno che 10.000 di voi forniscano
una piccola somma. Aiutateci a finanziare l’indagine
utilizzando il modulo sicuro qui di seguito.”(10)

Ci si chiede anche di cosa sia sicura Avaaz, con la seguente frase in grassetto rosso: “228449 dollari donati per aiutare a finanziare un sondaggio per la verità in Iran“,
che vi appare? Sul sito di Avaaz-Francia di oggi, novembre
2012, si può premere il pulsante Paypal per contribuire
finanziariamente al sondaggio, quantomeno molto
“post-elettorale”. Dopo aver controllato la stessa campagna sul  sito statunitense, si scopre che la sede centrale si è profusa in scuse, nel 2009, circa l’impossibilità di fare il sondaggio, secondo essa a causa della corruzione in Iran.
 All’epoca, Avaaz propose
ai derubati, in tutta sincerità naturalmente, di recuperare il
maltolto inviando una e-mail, o di renderlo disponibile per
un’altra campagna che aveva appena lanciato per garantire la
connessione internet gratuita in Iran! (12)…
assicurandosi il jackpot di Paypal.

 
Perché Avaaz ha bisogno di soldi, tanti soldi, per organizzare le sue petizioni virtuali su alcuni computer, specialmente per la remunerazione dei suoi dirigenti. Perché, affermiamolo forte e chiaro, i dirigenti di Avaaznon sono pagati con arachidi virtuali:
il fondatore e direttore esecutivo Ricken Patel ha
ricevuto nel 2010 la modesta somma salariale di 183.264 dollari (15.200 dollari al mese), un leggero aumento rispetto al suo stipendio di 120.000 dollari dell’anno precedente, mentre il manager delle campagne, Ben Wikler, ha raggiunto 111.384 dollari di stipendio.
 Quello stesso anno, il 2010,Avaaz disse nella sua dichiarazione dei redditi (modulo 990) dichiarò 921.592 dollari per “nuove campagne e
consulenze”, 182.196 dollari per “spese di viaggio”, 262.954 dollari per “spese pubblicitarie”, 404.889 dollari per “costi nella tecnologia dell’informazione”, ecc, ecc. Tutto questo puzza di clientelismo e truffa finanziaria arci-dollarizzata. Tra le poche spese di gestione
di Avaaz vi è Milena Berry (e il marito Paul) per il lavoro di consulenza IT (Information Technology), qualcosa come 245.182 dollari nel 2009 e 294.000 nel 2010. Nonostante l’elevato stipendio di Milena Berry, che si presenta come il capo tecnico della gestione IT, l’organizzazione Avaaz ha lanciato un appello alla generosità nelle donazioni per rafforzare il proprio sistema informatico, a seguito di un presunto attacco informatico nel maggio 2012. No comment. 
L’organizzazione Avaaz non sembra aver fretta di pubblicare la sua dichiarazione dei redditi del 2011, il che è abbastanza comprensibile data la pletora di articoli apparsi su internet che denunciano questa organizzazione fraudolenta. A metà novembre 2012, il “modulo 990″ era ancora assente dal sito, mentre la revisione della relazione finanziaria venne rilasciata da una società di revisione di New York (Lederer,
Levine e Associati), il 19 giugno 2012. Avaaz fu creata nel 2006 da MoveOn.org e Res Publica. “Avaaz” in diverse lingue dell’Asia e dell’Europa orientale significa “voce”. La voce silenziosa dietro
Avaiaz e Res Publica è quella di tre individui: Tom Perriello, ex-membro del Congresso degli Stati Uniti;
Ricken Patel, consulente di molti enti controllati da predatori psicopatici; e Tom Pravda, ex-diplomatico inglese e consulente del dipartimento degli Interni degli Stati Uniti. Altri fondatori di Avaaz sono Eli Pariser (direttore esecutivo di MoveOn), Andrea Woodhouse
(consulente per la Banca Mondiale), Jeremy Heimans (co-fondatore di GetUp! e di Purpose) e l’imprenditore australiano David Madden (co-fondatore di GetUp! e di Purpose).

MoveOn, il co-fondatore
di Avaaz, distribuì nel 2002, attraverso il suo comitato di
azione politica, 3 milioni e mezzo di dollari USA a 36
candidati del Congresso. Nel novembre 2003, MoveOn ricevette 5
milioni dollari dal miliardario speculatore George Soros.
Ricken Patel, del resto, ha dichiarato pubblicamente che
l’Open Society Institute di George Soros (rinominato nel
2011 Open Society Foundation) è uno dei membri fondatori
di Avaaz. Chi è George Soros? Uno dei predatori psicopatici
alla guida del CFR (Council for Foreign Relations) e membro
del GruppoBilderberg. CFR e Bilderberg Group sono due
tentacoli della piovra del cosiddetto “Nuovo Ordine Mondiale”.
CFR e Gruppo Bilderberg furono creati dai Rockefeller, la
famiglia responsabile di molti mali che affliggono il mondo.
Per la cronaca, la Fondazione Rockefeller promosse le leggi
eugenetiche negli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso, ha
finanziato il nazismo prima e durante la seconda guerra
mondiale, e finanziato la ricerca genetica dal 1945, quindi
l’intero settore delle chimere genetiche, e infine ha lanciato
la devastante Rivoluzione Verde…

Avaaz è stata nel giugno 2009 uno
dei partner della campagna Tcktcktck di Havas, accanto
all’EDF, Banca Loyds… e 350.org, un’organizzazione finanziata
da Fondazione Ford, Rockefeller Foundation, Rockefeller
Brothers Fund e dall’organizzazione del miliardario George
Soros. George Soros è il primo finanziatore di tutto questo
movimento delle ONG dagli obiettivi occulti. Durante l’estate
del 2009, l’Open Society Institute (Soros) diede un contributo
di 150.000 dollari ad Avaaz.  In aggiunta a tale
concessione, Avaaz ricevette da Res Publica (finanziata da
Soros) 225.000 dollari nel 2006, 950.000 nel 2007 e 500.000
nel 2008. La Fondazione per promuovere l’Open Society (Soros)
ha dato ad Avaaz nel 2008/2009 300.000 dollari per il sostegno
generale, e 300.000 per la campagna (la truffa) climatica con
cui Avaaz ha la particolarmente brillante esperienza di saper
creare denaro non virtuale per combattere il riscaldamento
globale virtuale con petizioni altrettanto virtuali. Ricken
Patel non dice d’altronde e da nessuna parte, nella sua
crociata contro il riscaldamento globale di origine antropica,
come ridurre l”impronta di carbonio’ generata dagli enormi
emolumenti concessi dai suoi buoni amici di Avaaz (una
redistribuzione delle generose donazioni della cricca di
Soros, mentre Avaaz afferma sfrontatamente che
l’organizzazione riceve denaro da donazioni individuali!), e
l”impronta di carbonio’ generata dagli altissimi salari
diAvaaz! Si tratta probabilmente di una riduzione virtuale. E
per di più, non abbiamo controllato se le multiple tasche di
Ricken Patel abbiano generato molteplici “impronte di
carbonio” associate a stipendi multipli. Anzi, è co-fondatore
e co-direttore di Faith in Public Life (una grande
organizzazione cristiana), e consulente dell’International
Crisis Group, della Fondazione Rockefeller, della Bill Gates
Foundation, delll’ONU, dell’Harvard University, di CARE
International, International Center for Transitional Justice,
co-fondatore e co-direttore di DarfurGenocide.org e
co-fondatore e direttore di Res Publica. Un ecc, ecc, fino
alla nausea.

 
Nella cricca dei fondatori di Avaaz, la cui ideologia si basa sulla pratica della sindrome del click-click e delle piccole somme, Patel non è l’unico a indossare cappelli multipli. Tom Perriello si ritrova consulente o gestore di:National Council of Churches of Christ, Catholics United, Catholics in Alliance for the Common Good, Faithful America, Faith in Public Life, Center for a Sustainable Economy, Center for American Progress Action Fund, Youth and Environmental Campaigns, E-Mediat Jordan, International Center for Transitional Justice, Res Publica, The Century Foundation, l’ONU, Open Society Institute, ecc. ecc. Ha lavorato con il reverendo James Forbes sui concetti di “giustizia profetica”. Tom Perriello supporta la cosiddetta “guerra al terrore“, l’operazione speciale psicologica lanciata da Bush e continuata da Obama. La sua visione d’Israele rientra nella favola: vede questo Paese come una
delle “creazioni più spettacolari ed emozionanti della comunità internazionale” del 20° secolo ed è convinto che “vi sia un rapporto strategico e morale tra Stati Uniti e Israele“, ecc, ecc fino alla nausea. Il grande amore di Tom Perriello per Israele non impedisce ad Avaaz di lanciare una petizione per sostenere i poveri palestinesi perseguitati dallo Stato sionista! E qui sta il grande genio strategico di Avaaz nel sfruttare attivisti sinceri: Avaaz promuove, di volta in volta, “nobili” cause: le api, i palestinesi… e anche Kokopelli. Avaaz ha anche lanciato una petizione per mandare i banchieri in galera, quegli stessi banchieri che hanno promosso assieme adAvaaz la legislazione “cap and trade” (JP Morgan Chase, Bank of America…) o con cui i fondatori
di Avaazcollaborano nell’International Crisis Group (Morgan Stanley, Deutsche Bank…).

Avaaz ha raggiunto il picco della grande farsa quando l’organizzazione lanciò la campagna per fermare la “guerra contro la droga”. Il 3 giugno 2011, il burattino Ban Ki-moon ricevette dalle mani di Ricken Patel, insieme a Richard Branson fondatore della Virgin, una petizione di 600.267 persone: “Terminate la guerra alla droga“. Di cosa stiamo parlando? Di una campagna per depenalizzare cannabis, ayahuasca, funghi di psilocibina e
peyote? O una campagna per fermare la guerra contro la cancrena sociale formata dalla commercializzazione a tutto
campo dell’eroina e della cocaina? Scommetto che è la seconda
alternativa. Eroina e cocaina sono i due più generosi fondi neri della mafia dei predatori psicopatici, così come fonte di contanti per le grandi banche internazionali. La presenza dell’alleanza occidentale in Afghanistan ci dice, tra le altre cose, che il controllo dell’oppio, il 95% della produzione mondiale, si concentra in questo Paese. Quali  giornalisti degni di tale titolo hanno informato il pubblico dell’enorme scandalo del riciclaggio di centinaia di miliardi di narcodollari, dall’eroina e dalla cocaina, delle principali banche internazionali (23/24)
HSBC, Wells Fargo, Bank of America…?

 
Tutte queste campagne sono solo una
grande cortina fumogena per nascondere le finalità odiose
che Avaazsupporta al servizio dell’imperialismo occidentale,
la distruzione della Libia, la destabilizzazione della Siria,
la destabilizzazione dell’Iran, la destabilizzazione della
Bolivia di Evo Morales. Tutte queste operazioni di distruzione
e destabilizzazione di Paesi sovrani sono promosse da Tom
Perriello, le cui opinioni belliciste (“pro-guerra”) non sono
un segreto per nessuno. In un video (14),
Tom Perriello, si presenta come il direttore onorario
di E-Mediat Jordan, un’organizzazione situata in Giordania, un
paese al confine con l’Iraq e la Siria. Si rivolge ai giovani
dell’organizzazione (“un centro di formazione, tecnologie e
strumenti“) che sono pronti, ha detto, “a sacrificarsi per il
loro Paese“, cioè a servire da carne da cannone per
l’avanzamento dell’imperialismo occidentale.

Nel maggio del 2009, quando 60
membri del Congresso degli Stati Uniti votarono contro
l’assegnazione di 97 miliardi dollari nelle guerre in Iraq e
Afghanistan, Tom Perriello la votò. Nel marzo 2010, un
ricevimento fu organizzato da due organizzazioni pseudo-verdi
“League of Conservation Voters” e “Environmental Defense
Action Fund” per raccogliere fondi per la rielezione al
Congresso degli Stati Uniti di Tom
Perriello. MoveOn.org, co-fondatore di Avaaz, gli assegnò
100.000 dollari per la sua campagna di rielezione. Nel marzo
del 2010, quando 60 membri del Congresso degli Stati Uniti
votarono contro l’estensione della guerra in Afghanistan, Tom
Perriello la votò. Il 27 luglio 2010, Tom Perriello votò
contro il ritiro delle truppe statunitensi dal  Pakistan. Il
27 luglio 2010, quando 115 membri del Congresso degli Stati
Uniti votarono contro l’assegnazione di ulteriori 33 miliardi
dollari per la guerra in Iraq, Tom Perriello la votò. Il 30
luglio 2010, Tom Perriello votò contro il regolamento (HR
3534) per supervisionare la perforazione di  petrolio offshore
e votò a favore di una moratoria all’imposizione di
sorveglianti nelle perforazioni offshore. Il 15 dicembre 2011,
Tom Perriello divenne direttore di CAP Action, uno dei rami
delCenter for American Progress. Sul Democracy Journal, dopo
aver elogiato il “successo” dell’intervento militare in Libia,
disse: “Oggi, Gheddafi è morto e il popolo libico può, per la
prima volta da decenni, avere la possibilità di godere di una
governance responsabile e democratica… Non ci sono stati morti
tra le truppe americane. I combattenti ribelli e la stragrande
maggioranza della popolazione hanno celebrato la vittoria come
una liberazione e i siriani coraggiosi che affrontano la morte
ogni giorno, opponendosi al proprio regime repressivo, hanno
accolto con favore la caduta di Gheddafi. Tutti questi
risultati sono piccole imprese per coloro che hanno a cuore la
dignità umana, la democrazia e la stabilità…“

Queste sono in realtà le grandi
conquiste che caratterizzano la “liberazione” della Libia, che
era il Paese più ricco dell’Africa: un diffuso caos sociale,
attentati quotidiani, continue lotte interne, per non parlare
di 50-100000 civili libici liberati per sempre
dall’”oppressione” di Gheddafi, morendo sotto le bombe
contenenti uranio impoverito dell’occidente. Sia attraverso i
piani guerrafondai dei suoi fondatori o le proprie campagne di
destabilizzazione e d’invasione militare di Paesi
sovrani, Avaaz è chiaramente un’organizzazione complice di
crimini di guerra. Non ho né il tempo, né la voglia di sondare
ulteriormente le profonda immoralità di questa organizzazione
malvagia. Rinvio i lettori ai diversi articoli e storie che
iniziano ad emergere su internet (29/30/31/32)
e, in particolare, a quattro ottimi rapporti investigativi
scritti da Cory Morningstar, in Canada (15/16/17/18).
Ciò che credo sia una grande cortina fumogena, diffusa dalle
campagne “umanistiche” di Avaaz per i palestinesi, le api, la
foresta amazzonica o Kokopelli… sta svanendo
rapidamente. Avaaz è la “voce” occulta del complesso
militare-industriale che cerca di seminare il caos bellico sul
pianeta.

Fonte: liberterre

traduzione francese-italiano Gianni
Fraschetti

Università e generazione-spread. La sottomissione di una Nazione si misura dalla gioventù

di Sebastiano Caputo – 12/09/2013

 Fontelintellettualedissidente

 Da generazione-madre, la gioventù italiana, si sta lentamente trasformando in una generazione-spread in balia dei mercati, della globalizzazione, dei mercanti, dell’“inglesizazzione” della società.

harvard

La Sovranità è tutto per una Nazione. Senza sovranità non può esistere lo Stato. Senza Stato, la nazione non può preservare la sua storia e conservarsi nei secoli. Il grado di sudditanza dell’Italia ad esempio si percepisce non solo dal fatto che i presidenti nordamericani abbiano usato per mezzo secolo il Mediterraneo come piscina della Casa Bianca e la penisola italiana come trampolino per i loro tuffi imperialisti, ma dalle nuove generazioni, che per definizione racchiudono l’avvenire e la conservazione della cultura popolare in quanto generazione-madre. In Italia però, come hanno insegnato i vari Prodi, Andreatta, Amato, Draghi, Monti, “padri della Repubblica”, è meglio tradire piuttosto che combattere per il proprio futuro. Da generazione-madre, la gioventù italiana, si sta lentamente trasformando in una generazione-spread in balia dei mercati, della globalizzazione, dei mercanti, dell’“inglesizazzione” della società, in un mondo moderno dove hanno trionfato subdolamente l’individualismo democratico, il razionalismo illuministico, il cosmopolitismo kantiano, il positivismo inglese della seconda metà dell’Ottocento e l’utilitarismo di Jeremy Bentham e John Stuart Mill.

Il sistema educativo nostrano – il quale dalla riforma Gentile ad oggi, riusciva a cogliere l’essenza dell’Italia e degli italiani, le sue particolarità storiche e sociali – sta subendo un progressivo smembramento, soprattutto al livello universitario. Da una parte, il sistema iperliberista impone tagli alle risorse degli atenei, dall’altra, a causa delle privatizzazioni e del pensiero unico dominante in Europa, il modello anglo-sassone sta spazzando via il patrimonio didattico italiano nel nome dell’esterofilia e del libero mercato.

Il test a risposta multipla (usato nelle strutture anglo-americane) è diventato la chiave per accedere alle facoltà (un sistema che lascia poco spazio al merito), i corsi in inglese negli istituti si sono moltiplicati tanto da aver sostituito l’italiano in alcuni atenei, le università si sono trasformate in macchine per generare profitto (Bocconi, ecc.)  oppure in fabbriche di burocrati o perfetti funzionari di regime (Harvard, MIT ecc.), infrastrutture-aziende in mano a potentati economici (Luiss-Confindustria) o a gruppi di potere (LSE-Fabian Society) in competizione fra loro, riservate ad un ceto sociale piuttosto che ad un altro (e quindi non ai migliori), al punto da costringere talentuosi giovani ad indebitarsi con le banche pur di rispondere alle nuove richieste del mercato del lavoro.

Il livello di sottomissione di una nazione si misura dalla gioventù, è vero. In Italia, la generazione-spread, inebriata dall’esterofilia – l’erba del vicino è sempre più verde -, va su internet e con un click guarda i “rankings” (molto probabilmente in mano ad istituti privati che in base alle bustarelle versate determinano le classifiche)  per vedere quali sono le migliori università del mondo non sapendo però, che “il sistema uccide tutti non solo i poveri(Massimo Fini).

 

Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

QUAL’E’ IL VOLTO DELLA LIBIA POST-GHEDDAFI ?

i dirittoumanisti del né con la Nato né con bla bla che ne pensano dei diritti umani in Libia?
Aspettano la petizione di Avvaaz? Cioè l’ordine di squadra dei loro padroni???????
UN grazie per chi ha contribuito al genocidio di 60 MILA civili libici, per i diritti umani s’intende per liberarli dal GHEDAFI. Anche se a parte i tagliagole e mercenari nessuno dei civilissimi libici aveva chiesto. Ma i partitini del né con con … MA CON I RIBELLI SI decidono anche per gli altri. Poi se ne sbattono i cosiddetti.SCONTRI, ATTENTATI E CRISI ENERGETICHE: COSA È LA LIBIA OGGI?

 Libia Qual è il volto            della Libia post Gheddafi?

Che sia il giorno che ha “condizionato la storia”, come lo ha definito oggi il ministro degli Esteri Emma Bonino, o quello del “coraggio” che Obama ha chiesto agli statunitensi durante la commemorazione delle vittime dell’attentato alle Torri gemelle, l’11 settembre è sicuramente una data dalla straordinaria portata simbolica. E non solo per l’Occidente.

 Un anno fa a Bengasi, durante un assalto alla sede consolare, veniva ucciso l’ambasciatore statunitense in LibiaChristopher Steven, e altri tre diplomatici americani. Oggi, nella stessa città, un’autobomba è esplosa davanti a una sede del ministero degli Esteri libico a Bengasi. Un attentato che ne commemora un altro, già di per se celebrativo? Forse.

 

Gheddafi 300x165 Qual è            il volto della Libia post Gheddafi?

Uno sguardo più approfondito sulla questione dovrebbe però essere d’obbligo. In Libia da più di due anni, quando la “coalizione dei volenterosi” decise che era il momento di appoggiare gli oppositori al regime di Gheddafi e di esportare la democrazia, è in atto una guerra civile tra diverse fazioni e clan che si contendono il controllo del paese e delle sue inestimabili risorse.

 Lo scontro principale è tra Tripoli, sotto il controllo del salafita Hashim Bishr, e Bengasi, roccaforte dei miliziani di Libya Shield – lo scudo della Libia. Le due fazioni si accusano a vicenda di voler incassare i proventi del petrolio e attentati e omicidi quotidianamente fanno degenerare il settore già in crisi per gli scioperi di chi lavora sulle piattaforme. I miliziani impiegati nel petrolifero, da due mesi, chiedonoaumenti di stipendio per loro e royalitis per le brigate di appartenenza.

 Un clima di terrore e una guerra civile forse più “democratica” rispetto a quando a governare era il Rais, ma non meno cruenta. Ed è tra le piaghe di questo disastro che proliferano quei fattori che dall’11 settembre 2001 sono diventati uno spauracchio per tutti noi: terrorismo, attentati, fondamentalismo. Il vuoto di potere che i “volenterosi” hanno creato e che poi non sono riusciti a colmare, temporeggiando per spartirsi la torta, si è trasformato in uno scontro continuo, in una crisi economica ed energetica.

 Si pensa già come correre ai ripari: ieri gli Stati Uniti, secondo quanto riferito dalla CNN, hanno trasferito 250 marines dalla base militare spagnola di Moron a quella siciliana di Sigonella, per essere più vicini a Bengasi ipotizzando, probabilmente, un inasprirsi degli scontri. Inasprimento di cui, effettivamente, l’attentato di oggi è espressione. La normalizzazione è lontana, così come lo è per l’Egitto. Una “primavera” annunciata che però non arriva.

 Fonte: correttainformazione.it

Polli alle fibre

By Edoardo Capuano – Posted on 10 settembre 2013

 Clicca per              ingrandire

Mike Adams di “Natural news” ha eseguito delle analisi su alcuni campioni di carne bianca: l’esito è stato sbalorditivo…

 Abbiamo condotto la prima indagine presso il “Natural news gastronomic forensic laboratory”, il nuovo strumento di ricerca di “Natural news”, volto a mettere in senso letterale sotto il microscopio gli alimenti.

 Proprio oggi ho acquistato una confezione da dieci bocconcini di polli McNuggets da un ristorante McDonald ad Austin, Texas. Ho esaminato al microscopio digitale ad alta potenza in condizioni controllate dei campioni di pollo, aspettandomi di vedere solo carne ed un rivestimento esterno fritto.

 Quello che ho trovato, però, mi ha sconvolto. Ho visto un sacco di cose strane in tanti anni, occupandomi di alimenti e di nutrizione, ma non mi aspettavo di trovare questo… strane fibre all’interno dei polli McNuggets.

 Clicca qui per visionare le foto (in fondo all’articolo originale)

 Come mostrano le fotografie, sono stati reperiti filamenti sovrapponibili a quelli trovati nei malati di Morgellons. Abbiamo individuato strutture simili a capelli neri scuri e strutture blu a forma di uovo con annesse altre fibre. I campioni sono stati congelati per essere conservati come prove forensi. Abbiamo anche trovato macchie rosse ed un oggetto sferico che ricorda le alghe verdi.

 Non affermiamo che ciò implica che queste fibre rendono i polli Mc Nuggets poco sicuri per i consumatori. Riteniamo tuttavia che si ravvisino le condizioni per giustificare un’indagine della Food and Drug Admistration.

 In particolare da dove provengono questi “capelli”?

 È in atto una contaminazione incrociata nella lavorazione dei polli McNuggets?

 Bisogna trovare delle risposte a tali domande.

 Articolo originale: naturalnews.com / Articolo originale commentato dai lettori dove si può proporre un proprio commento.

 Autore: Straker

 Fonti:tankerenemy.com – Scie Chimiche (Chemtrails) – TANKER ENEMY TV – tankerenemymeteo.blogspot.co.uk

Decapitato con la sciabola come ai vecchi tempi. Ecco gli amici di Obama e Hollande

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CHIEDERE AD AVAAZ

Decapitato con la sciabola come ai vecchi tempi. Ecco gli amici di Obama e Hollande
QUESTA IMMAGINE NON E’ ALTRO CHE LA COPERTINA DEL PARIS MATCH, FORSE IL PIU’ AUTOREVOLE SETTIMANALE FRANCESE  CHE SI CHIEDE, INORRIDITO, SE SONO QUESTI I “PATRIOTI” CHE LA FRANCIA SI APPRESTA AD AIUTARE INSIEME AGLI USA DEL SEMPRE PIU’ PREMIO NOBEL OBAMA.
 
CE LO CHIEDIAMO ANCHE NOI. MA COME SI PUO’ SOLO PENSARLO ? QUESTI ANDREBBERO PROCESSATI PER CRIMINI CONTRO L’UMANITA’, ALTRO CHE AIUTATI…….
http://informare.over-blog.it/article-decapitato-con-la-sciabola-come-ai-vecchi-tempi-ecco-gli-amici-di-obama-e-hollande-120067794.html

De Villepin ctre la guerre en Syrie

PCN-TV / DOMINIQUE DE VILLEPIN CONTRE LA GUERRE EN SYRIE

 PCN-TV avec RT – PCN-SPO / 2013 09 14 /

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV 

https://vimeo.com/pcntv

 English sound

Video sur : https://www.facebook.com/photo.php?v=1413228212228674

 

Résumé français :

Dix ans après s’être opposé aux Américains sur l’invasion de l’Irak, l’ancien Premier ministre, Dominique de Villepin, se prononce à nouveau contre une intervention militaire en Syrie …

Après l’alignement de la politique française sur les USA et l’OTAN, la France des Sarkozy et Hollande a enterré la politique du générale de Gaulle aussi bien au niveau européen qu’arabe. La France réintégrée dans l’OTAN est le bon élève servile de Washington.

Et les derniers souvenirs du Gaullisme brûlent avec les propos désabusés de Villepin …

 PCN-TV & PCN-SPO

_____________________________

 http://www.syria-committees.org/

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

 

LETTA DIDENDE LA SOVRANITA’ DELL’ITALIA

Data: Domenica, 15 settembre 

 

DI C.M.

il-main-stream.blogspot

 No non ho bevuto, mi sono limitato a leggere La Stampa. Ma tutti i quotidiani nazionali riportano le ultime dichiarazioni di Letta, che ultimamente si fanno via via più divertenti. Dunque, il fatto è il parlamento italiano (cioè i nostri rappresentanti, cioè tutti noi) non può sfiduciare il governo del Nipote di Suo Zio, perché altrimenti pagheremmo tutti l’IMU. E qui siamo nell’ambito degli squallidi ricattini politici. Nulla di così nefasto, abbiamo visto di peggio.

 Ma il bello viene dopo. Letta annuncia che ciò che rende davvero inaffondabile il suo governo è la legge di stabilità (la vecchia finanziaria): «se il governo cade la scriveranno a Bruxelles, per un motivo molto semplice, che abbiamo la stessa moneta».

 Rileggiamo. Se il parlamento sfiducia il governo non può più formare e approvare la legge di stabilità, che pure è un atto che la costituzione gli riserva; né potrà concorrere a formarla un nuovo governo, o magari nuove camere scauturite dalla fine anticipata della legislatura, nè nulla che assomigli a qualcosa che ha a che fare con il processo democratico. No. Letta è l’unico in Italia che può sovraintendere alla formazione della legge di stabilità; se non c’è lui, subentra Olli Rehn. Tutto perché abbiamo la stessa moneta. Non è perciò assurdo che il giornalista riassuma il discorso di Letta in questi termini: “Mantenere la stabilità politica, insomma, diventa una ricetta per difendere la sovranità, nei limiti delle regole comuni che l’Europa s’è data nel nome dell’euro”Una storia che abbiamo già sentito, ricordate?

 Queste dichiarazioni sono interessanti per comprendere quanto sia profondo il pozzo in cui siamo precipitati. Innanzitutto ci chiarisce la totale perdita di sovranità che abbiano subito, visto che non siamo liberi di sostituire un governo con un altro. Gli artefici di tale perdita di sovranità ci dicono poi che bisogna difenderla. Questo nei giorni pari; in quelli dispari ci ricordano che non ne abbiamo ceduta abbastanza.

 Tale, demenziale deriva  è resa possibile dal fatto che questi soggetti non trovano di fronte a loro un’opposizione vera e propria. In mancanza di questa, si possono permettere di dire quello che vogliono. E dicono quello che vogliono. Sono padroni del campo, e possono prendersi gioco di noi in un clima di assoluta impunità.

 C.M.

Fonte: http://il-main-stream.blogspot.it

Link: http://il-main-stream.blogspot.it/2013/09/letta-difende-la-sovranita-dellitalia.html

15.09.2013