No Tav: la lettera dei due brigatisti è copiata da un altro documento?

http://www.fanpage.it/no-tav-la-lettera-dei-due-brigatisti-e-copiata-da-un-altro-documento/

Forti somiglianze tra il testo scritto in carcere da Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, arrestati con l’accusa di essere esponenti del Partito comunista politico-militare e un documento pubblicato la scorsa settimana dalla rivista “Operai Contro”. Ecco i due testi a confronto.

No Tav: la lettera dei due brigatisti è copiata da un altro documento?

 

Il documento “Contro la repressione nuova determinazione”, firmato da Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, entrambi detenuti nel carcere di Siano, arrestati nel 2007 con l’accusa di essere gli esponenti del Pcpm (partito comunista politico-militare) contiene riflessioni non inedite. La nota, affidata al sito “Secours Rouge International”, è simile – letteralmente – in molti passaggi di un altro documento, scritto a Milano 13 settembre scorso, a firma Mario Sacchi, pubblicato sul sito operaicontro.it, col titolo “Lotte proletarie e repressione statale”. All’interno di entrambi i documenti, come anticipato già da Fanpage.it,  è contenutala stessa esortazione al movimento No Tav , ovvero la discussa richiesta di «passo in avanti». Nel documento firmato da Sisi e Davanzo si legge: «Guardiamo bene proprio il caso NO-TAV – con tutta la valenza “antagonista” assunta, e di portata generale – le ultime misure sono drastiche: militarizzazione aggravata con conseguenti minacce penali, e fino a quella (per ora solo agitata) di imputazione terroristico-eversiva. Ci si trova appunto stretti in quel bivio: compiere un altro salto in avanti, politico- organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare. Perciò apprezziamo molto la generale tenuta militante in sede processuale e, particolarmente, l’atto di revoca degli avvocati di alcuni/e compagni/e. Ciò che crea simpatiche consonanze con la nostra dimensione di prigionieri rivoluzionari e dei nostri processi politici. In questi atti e nei processi di rottura in generale, c’è la fondamentale affermazione della contrapposizione di interessi e logiche (di classe) che perciò nega e fa saltare la presunta neutralità e pretesa di “giustizia” dell’istituzione giudiziaria».

Il testo pubblicato sulla rivista Operai Contro è invece questo:
«Prendiamo come esempio l’esperienza NO-TAV, le ultime misure da parte dello Stato sono state molto drastiche: militarizzazione aggravata con conseguenti minacce penali e fino a quella (per ora solo agitata) di imputazione terroristico-eversiva. Il movimento si trova davanti ad un bivio: compiere un salto in avanti, politico-organizzativo, assumendone tutte le conseguenze o arretrare. Dal mio punto di vista è apprezzabile la tenuta militante dei compagni incriminati in sede processuale (c’è stato persino da parte di alcuni/e compagni/e l’atto di revoca degli avvocati). In questi atti e nei processi di rottura in generale c’è la fondamentale affermazione della contrapposizione di interessi e logiche di classe che nega e fa saltare la presunta neutralità e pretesa di “giustizia” da parte dell’istituzione giudiziaria. Questi atti arginano la tendenza più ovvia e diffusa, al diffensivismo innocentista e legalista che è proprio il terreno su cui la repressione cerca di farci arretrare».

Identico anche l’incipit dei due documenti: «La crisi è diventata il terreno su cui la borghesia, sviluppa la sua vera e propria guerra di classe: l’estorsione di crescente sfruttamento ne è l’asse portante, repressione e militarizzazione ne sono le armi». La domanda è una: che collegamento c’è fra i due documenti? Uno è firmato da due personaggi in stato di detenzione, l’altro invece da un giornale di sinistra (per quello che se ne sa non coinvolto nell’indagine No Tav, né tanto meno nelle indagini che riguardano Sisi e Davanzo). Di certo c’è la risposta del movimento contro l’opera ferroviaria in Val Susa: «Rispediamo al mittente, leggendoci e leggendo nell’accostamento che vediamo fare, una provocazione che respingiamo con forza. I notav non hanno bisogno di lezioni» scrive in una nota il Movimento No Tav che definisce il documento «fantomatico comunicato di due detenuti appartenenti alle fantomatiche nuove brigate rosse, sigla che ci risulta sciolta da molti anni, che vive solo negli incubi di qualche procuratore verso la pensione. Comunicato che facciamo fatica a trovare sui siti internet, anche quelli di movimento».

Egitto, islamisti minacciano i cristiani: “Quando l’esercito se ne andrà distruggeremo tutto”

Egitto, islamisti minacciano i cristiani: “Quando l’esercito se ne andrà distruggeremo tutto”

Pubblicato da ImolaOggi ESTERI,

NEWSset 21, 2013

 I copti di Delga (Alto Egitto) subiscono ancora la persecuzione degli islamisti anche davanti alla presenza di esercito e polizia. Testimoni raccontano che “i Fratelli Musulmani passano in rassegna le abitazioni cristiane prima dei poliziotti, imponendo loro il silenzio. Chi parla muore”.
Secondo Anba Aghabious, sacerdote di Delga, i Fratelli Musulmani incolpano i cristiani di aver fatto giungere l’esercito nella città: “Viviamo ancora in un clima di terrore”.
Intervistato da Mina Thabet, fondatore della Maspero Youth Union, un testimone spiega che “gli islamisti costringono gli abitanti a firmare documenti dove si attesta che non hanno subito alcun attacco da parte degli estremisti. Se il foglio non viene firmato i Fratelli Musulmani distruggeranno le abitazioni non appena l’esercito lascerà la città“.
Lo scorso 14 agosto gli islamisti hanno approfittato del caos iniziato con lo sgombero dei sit-in pro-Morsi al Cairo per occupare Delga e imporre la sharia a tutta la popolazione. I Fratelli Musulmani hanno incendiato almeno 62 abitazioni e costretto metà della popolazione a fuggire fuori dal governatorato di Minya. Molte delle persone rimaste vivono in strada o ospitate da altre famiglie cristiane e musulmane.
Oggi, la polizia ha annunciato che il regista delle azioni di “terrorismo” contro i cristiani di Delga e Minya è Abdel Maged, storico leader della Jamaa al-Islamya, fuggito in Alto Egitto lo scorso 3 luglio dopo la deposizione di Mohamed Morsi. (S.C.)
asianews
http://www.imolaoggi.it/2013/09/21/egitto-islamisti-minacciano-i-cristiani-quando-lesercito-se-andra-distruggeremo-tutto/

DRAGHI: “TAGLIARE I SALARI NELL’EUROZONA”

 Come al solito,occorre cercare con pazienza in rete e scovare notizie che non trovi da nessuna altra parte,opportunamente occultate dai media di regime.

 Il Presidente della Bce Mario Draghi ha preso parola in una conferenza dall’oscuro titolo “l’Europa e l’euro – un affare di famiglia”, organizzata dall’impronunciabile Bundesverband der Deutschen Industrie and Bundesvereinigung der Deutschen Arbeitgeberverbände. (16 September 2013)

 http://www.bis.org/review/r130916b.pdf

 E che dice Draghi?

Molto semplice: le nazioni europee, soprattutto quelle in difficoltà, devono procedere attraverso un taglio dei salari dei lavoratori, col fine di aumentare la loro competitività (delle nazioni, s’intende).

Parole che pesano come un macigno nello scenario europeo: dopo la proposta del FMI di tagliare i salari del 10% in Spagna (e “moderarli” Francia – http://eurocrazya.wordpress.com/2013/08/06/fmi-alla-francia-moderare-salari-e-tagliare-welfare/) e il conseguente endorsement del vice-presidente della Commissione Europea, nonché commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn (http://eurocrazya.wordpress.com/2013/08/03/fmi-tagliare-i-salari-in-spagna/), ora anche il terzo membro della Troika si schiera.

 Ecco la traduzione del passaggio fondamentale del discorso di Draghi:

 “La competitività può essere misurata in più modi, ma fondamentalmente è il confronto tra costi relativi e produttività relativa. All’interno dell’eurozona, dal momento che ogni stato condivide lo stesso tasso di cambio, una misura chiave di competitività è il costo relativo del lavoro in relazione alla produttività relativa – in altre parole, il costo unitario del lavoro.

Nella prima decade dell’unione monetaria, non si è prestata attenzione al costo del lavoro e alle sue implicazioni sulla competitività. Questo perché c’era la falsa presunzione che i conti delle partite correnti non fossero importanti in un’area con una moneta unica. Il risultato è stato che sono emersi squilibri di competitività.Abbiamo visto salari e produttività procedere su trend divergenti in molti paesi dell’eurozona. Per qualcuno di essi è venuto a crearsi un significativo gap di competitività che ha prodotto grandi deficit delle partite correnti.

 Perché tutto ciò è importante?

 Non solo perché persistenti deficit delle partite correnti creano delle vulnerabilità, come la dipendenza da finanziamenti esterni e un settore bancario super-indebitato, ma anche perché, a partire dal 2008, quei paesi che erano più competitivi hanno in media goduto di margini maggiori, minori livelli di debito pubblico, più crescita e più occupazione.

 Chiudere il gap di competitività

 Un modo per riacquistare competitività velocemente è quello di focalizzarsi sul numeratore del costo unitario del lavoro  i salari nominali. Un ulteriore approccio a lungo termine è quello di aumentare il denominatore – e cioè di raggiungere livelli più alti di produttività.

A mio parere, oggi nell’eurozona abbiamo bisogno di entrambi.

 Sul primo numero (salari nominali, ndr), nell’eurozona ci sono già incoraggianti segnali di riequilibrio in termini di competitività di costi.  In parte grazie alle riforme strutturali introdotte da diversi paesi, sta avvenendo un aggiustamento dei costi relativi, dopo che questi sono stati disallineati in passato……Ecco perché la sfida di lungo periodo di aumentare il livello di produttività è altresì fondamentale. Mentre l’aggiustamento dei costi aumenta la competitività solo in maniera relativa, gli aumenti di produttività, incrementando la crescita, possono beneficiare tutte le nazioni.

 Ricapitoliamo: in un primo momento, Draghi ammette implicitamente chela causa della crisi non è l’eccessivo indebitamento pubblico dei PIIGS, cosa peraltro ormai ampiamente risaputa. No, la crisi è stata innescata da un eccessivo indebitamento del settore privato delle nazioni periferiche, in particolare del loro settore bancario,che ha aperto le porte a enormi (e incontrollati) afflussi di capitale che, ovviamente, hanno fatto nascere, usando le parole di Draghi, “grandi deficit delle partite correnti”.

 Questa è quindi la diagnosi ormai accettata anche dai più alti membri del PUDE. Passiamo alla cura: come uscire dalla crisi? Per non dare troppo nell’occhio, Draghi propone due vie: quella del taglio salariale e quella dell’aumento della produttività.La seconda, però, viene bollata come “misura di lungo periodo”: in poche parole, dato che siamo con l’acqua alla gola, lasciamola perdere e concentriamoci sulla prima.

 Qual è l’esempio portato dal Presidente della Bce? La Spagna, ovviamente, la quale, come già precisato sopra, è stata oggetto di una precisa richiesta da parte del FMI appoggiata dalla Commissione Europea: tagliare i salari del 10%.

 Conclusione – Le parole di Draghi non sono affatto sorprendenti per chi ha aperto gli occhi già da un pezzo: in assenza di un tasso di cambio flessibileshock esterni devono essere assorbiti dalla forza lavoro attraverso disoccupazione di massa e tagli salariali: la cosiddetta svalutazione interna.

 Cari lettori, a questo punto sarete portati a pensare che tutte le maggiori testate giornalistiche italiane riportino le parole di Draghi con titoli funesti, del tipo: “Draghi, taglio dei salari unica soluzione”, o “La Bce ai governi europei: tagliate gli stipendi dei lavoratori”.

Invece no: tutti i maggiori quotidiani nazionali hanno ovviamente scritto che Draghi ha tenuto un discorso, senza però scrivere nemmeno una parola sulla proposta fondamentale fatta dal Presidente della Bce.

 Il Corriere, laRepubblica, laStampa, ilMessaggero, il Secolo XIX,il Giornalee persinoil Fatto Quotidiano.Tutti che blaterano di riforme, competitività, eccetera, facendo acrobazie per non menzionare quello che è il vero messaggio di Draghi.

Insomma, la solita mala informazione infarcita di leccaculismo e sottomissione al dogma unico del PUDE. (Partito Unico Dell’Europa)

 – http://www.corriere.it/economia/13_settembre_16/draghi-ripresa-fragile_5508c1a0-1eb0-11e3-808f-8b9926394b81.shtml

– http://www.repubblica.it/economia/2013/09/16/news/draghi_tassi_interesse_crescita_occupazione-66620612/

– http://www.lastampa.it/2013/09/16/economia/bce-draghi-ripresa-fragile-disoccupazione-troppo-alta-R2jxKZBkN044e6JhPXU0tJ/pagina.html

– http://www.ilmessaggero.it/ECONOMIA/mario_draghi_bce_crisi_deficit_pil_riforme_borse_spread/notizie/326714.shtml

– http://www.ilgiornale.it/news/economia/draghi-situazione-delleurozona-migliora-debito-alto-950598.html

– http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/16/eurocrisi-draghi-situazione-migliorata-ma-economia-resta-fragile/712726/

 

da

EUROCRAZYA

 – http://eurocrazya.wordpress.com/2013/09/16/draghi-tagliare-i-salari-nelleurozona/

 Aggiornamento del 17 settembre, ore 21.09

Segue anche questo brutto ceffo….Olli Rehn

 “L’Italia, come la Francia e la Finlandia, è tra i paesi dell’Unione europea che non sono ancora riusciti a bilanciare la dinamica dei salari e della produttività.Bisogna rimettere equilibrio con un mix di misure su retribuzioni e produttività, perché “paesi come Francia, Italia e Finlandia gradualmente perdono la loro fetta di mercato sull’economia mondiale”,…

 http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201309171403456640&chkAgenzie=TMFI

 ———————————–

Vale la pena riportare tutti gli articoli di squallidi pennivendoli e confrontarli col testo inglese (forse credono che nessuno sappia questa lingua…) da pag.2 a pag.5….è vergognoso constatare che tutti saltano sistematicamente la stessa è più importante parte del discorso.

Ennesima occasione per rilevare la costante disinformazione nei confronti dei cittadini.

 Ora veniamo al “salvatore della patria” Mr. Draghi che non fa che ribadire la volontà di questi usurai di distruggere popoli e nazioni.

E il bello è che l’analisi di Draghi sui motivi della crisi sono quelli che da sempre sosteniamo e che il prof.Bagnai ha dettagliatamente e chiaramente descritto nel suo libro “Il Tramonto dell’Euro”.Tutte le parti in grassetto blù sono le tesi di Bagnai.E’ incredibile !!!

E viene pure spazzato via il mantra del debito pubblico!

Solo che Draghi scambia l’effetto con la causa.

 Non sono il costo del lavoro e la produttività scarsa la causa del deficit della partite correnti,ma proprio lo squilibrio economico,fiscale,di inflazione….. esistente fin dall’inizio tra i paesi dell’Eurozona,l’ingente afflusso incontrollato di capitali dai paesi del  Nord a quelli del Sud,il cambio fisso,l’impossibilità di svalutazioni difensive....tutte cose che lui scambia per effetti (direi artatamente,dopo l’analisi bagnaiana che ha fatto….non può non sapere queste cose il presidente della BCE…!)

 Purtroppo la cura proposta  non farà che aggravare il male.

 In primis perché c’è un problema di mancanza della domanda,e non di offerta.Quindi questa famosa produttività (il cui recupero lo stesso Draghi colloca avanti nel tempo) serve a poco ora,quando le aziende manco riescono a vendere quello che hanno in stock.Non è questo il problema arruale delle aziende,ma la scarsa domanda,i crediti statali non onorati (100 miliardii) e la difficoltà del credito per investimenti,il peso eccessivo della tassazione….

 La domanda non c’è perchè é stata erosa una consistente fetta del potere d’acquisto di impiegati e salariati e del reddito nazionale (disoccupazione,precari….),insomma non ci sono soldi da spendere per le famiglie,senza cui la domanda interna non può ripartire.

E la cura Draghi che sarebbe? Tagliare i salari…..quindi abbassare ancora i redditi ,e naturalmente sempre quelli dei più deboli…!! Come se non fossero già a livelli di sopravvivenza…considerata anche la gragnuola di tasse che tre anni di sciagurata  austerity di governi filo-usurai ci hanno regalato… e continuano ancora oggi a regalarci…!

 Produrre di più e guadagnare di meno…..la cura Draghi….non c’è male come piano di sterminio...

 

Se non usciamo alla svelta da questa gabbia di usurai e malfattori europei,posiamo cominciare a scavarci la fossa.

 http://www.stavrogin2.com/2013/09/draghi-tagliare-i-salari-nelleurozona.html

Disavanzo al 3,1%. Letta: lo ridurremo E le parole di FASSINO SULL’IMU

Fassino se non estorce l’Imu sulla PRIMA casa non sa come pagare i dipendenti. Poco importa se sulle seconde anche se avute in eredità come le catapecchie di montagna ci può lucrare come vuole. Le famiglie torinesi che pagano ancora il mutuo devono ancora pagare una tassa per aver il diritto di abitare su una casa di cui ancora non sono in possesso, non certo fino a mutuo estinto.
Dice che non può pagare i dipendenti, tipo questi due?

Scandalo Fassino: paga 2 collaboratori con uno stipendio pari a quello di 13 parlamentari

per pagare lo stipendio a Cesare Vasiago imputato di abuso d’ufficio E RICONFERMATO DA FASSINO?
O servono soldi per pagare TAV ed altre NEFANDEZZE?

Torino, si indaga sugli appalti del Comune di Fassino

Il procuratore Caselli: “Abbiamo acquisito i documenti, non c’è nessuna ipotesi di reato”. Il sindaco: “Tutto in regola”

Era il 2012 e come per MPS si archivia TUTTO?

Ti piace l’Europa Fassino? Goditela, rispetta il vincolo del 3%, esigere più tasse perché devi FINANZIARE CON APPALTI i tuoi amici mafiosi è RIPUGNANTE ED INDEGNO.

Disavanzo al 3,1%. Letta: lo ridurremo

L’Italia sfora il tetto del Patto di Stabilità. Iva al 22% da ottobre anche se il PdL minaccia la crisi di governo

Marco Angelotti    

Mancando gli introiti dell’Iva al 22% e dell’Imu, e con meno introiti fiscali e contributivi a causa dell’inflazione, il disavanzo pubblico è salito al 3,1%. Sopra quel tetto del 3% che da anni apparentemente certifica che un Paese è “virtuoso” secondo i criteri di Maastricht perché non spende più di quello che incassa. In realtà non è vero perché il debito pubblico è salito in due anni al 130% dal 120% di novembre 2011. L’Europa non deve preoccuparsi, ha assicurato Enrico Letta. Entro fine anno si tornerà sotto il 3% e non ci sarà il rischio che la tecnocrazia di Bruxelles apra una procedura di infrazione contro l’Italia. Le modalità e gli strumenti con cui si raggiungerà tale obiettivo sono tutte da vedere visto che Renato Brunetta del PdL ha avvertito che se l’Iva dal 1 ottobre aumentasse, come peraltro era stato inizialmente previsto, il centrodestra uscirà dalla maggioranza e il governo non potrà che cadere. L’economia, ha ammesso Palazzo Chigi, registrerà a fine anno un calo dell’1,7% accentuato dal crollo registrato in luglio dal fatturato delle imprese e dagli ordinativi della clientela. Mentre la disoccupazione impazza il governo non sa più a quale santo votarsi e il timore diffuso è che a fronte di una crisi di governo la speculazione possa tornare all’attacco sui Btp decennali facendo tornare in alto lo spread con i Bund tedeschi. Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha garantito che nel 2014 ci sarà una crescita dell’1%. Più una speranza che una promessa visto che la moria di imprese continua e che il preteso segnale di svolta non si riesce ad intravedere.
I Comuni da parte loro piangono per la cancellazione dell’Imu sulla prima casa e battono cassa. Senza i corrispettivi della prima rata dell’Imu, non potremo pagare gli impegni di spesa primari come gli stipendi dei dipendenti, ha lamentato Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Bilancio della Camera. Dal 2007 ad oggi, ha insistito, il contributo finanziario dei Comuni per risanare i conti pubblici ha toccato i 16 miliardi. E sono soldi che hanno permesso all’Italia di restare dentro il Patto di stabilità europeo, quello del 3% del disavanzo sul Pil. Quindi senza i soldi del’Imu, i Comuni dovranno poter contare su nuovi introiti, come la tassa di soggiorno da applicare a tutti i turisti e in tutte le città. Senza soldi, ha concluso l’ex segretario del PD, i comuni non potranno nemmeno coprire le buche delle strade che negli ultimi mesi sono diventate uno degli argomenti più utilizzati nella polemica dei cittadini contro l’assenza delle amministrazioni locali. Si dovrà definire poi in tempi brevi anche la struttura della annunciata Service Tax che sostituirà l’Imu e la Tares. I Comuni hanno fame di soldi e come il Governo si aspettano che a tirarli fuori siano i cittadini. Come sempre.
 

20 Settembre 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22421
 

Enrico Letta non è TONTOLO ma gli italiani lo sono? Ecco come funziona

Scritto il 20 settembre 2013 alle 13:47 daPaolo Cardenà

 di Paolo Cardenà-

 In questi giorni si fa un gran parlare del piano del governo per attrarre in Italia investimenti esteri. Il tutto mentre non ci si preoccupa delle imprese italiane che muoiono o si trasferiscono all’estero. Per rompere un po’ la “monotonia” del format dei post pubblicati su questo blog, ho pensato di raccontarvela in maniera diversa.

 Seguitemi nel ragionamento. Nulla di complesso.

 L’azienda A, italiana che opera in Italia, offre lavoro a 10 persone. Ad un certo punto della sua attività, siccome il governo italiano ha bisogno di quattrini, gli impone il 70-80% di tasse e la condanna a morte certa. Visto che le ragioni della sopravvivenza prevalgono sempre sugli impulsi della morte, il signor Rossi, titolare dell’azienda che esiste da molte generazioni, dopo tante notti insonni, un bel mattino, si alza e,con animo afflitto, decide di licenziare tutti i suoi collaboratori e trasferire all’estero la sua azienda, poiché, in quel luogo, oltre ad avere condizioni decisamente migliori per svolgere la sua attività, ottiene anche il rispetto in quanto imprende generando ricchezza,  e offrendo slancio al benessere collettivo.

 Quindi, l’azienda chiude in Italia e riapre in Svizzera.

 Risultato: dieci persone disoccupate in Italia che, nei prossimi anni, dovranno essere sussidiate dagli altri contribuenti rimasti in Italia. Quindi, aggravio di spese per lo stato italiano, minori consumi, calo della domanda interna, minori entrate tributarie ed aumento del debito. Perché non si hanno più introiti (che prima si avevano) per mandare avanti la macchina statale.

 Sorge il problema. Ma siccome al governo ci sono tutti volponi, allora possiamo stare tranquilli.

 Infatti, ecco arrivare la soluzione.

 Un bel mattino Tontolo, che è ministro del governo, dopo una notte insonne passata a pensare e ripensare, prende e si alza esclamando: “Cazzo! E’ proprio vero che la notte porta consigli. Ho avuto un’idea geniale! Sai che faccio? Anziché occuparmi di quei morti di fame di imprenditori italiani che crepano e delocalizzano e per di più brutti, sporchi ed evasori, pianifico una bella campagna di incentivi a carico dei contribuenti rimasti, e così attraggo aziende estere che vorranno investire in Italia”.

  L’indomani c’è il consiglio dei ministri.

 Infatti Tontolo porta l’idea al CdM e tutti gli altri tontoli, che siedono attorno al tavolo insieme a lui, salutano l’idea con grande entusiasmo, plaudendo ed esultando.

 Perché, è chiaro: l’idea che ha partorito la mente illuminata di Tontolo, secondo loro, potrà consentire di avere salva la poltrona per qualche tempo in più.

Nel frattempo, il sig. Rossi, titolare dell’azienda A, prima italiana ma ora delocalizzata in Svizzera, siccome in quel luogo è stato accolto da eroe per quello che ha dovuto patire in Italia in molti anni di impresa, ha deciso di trasferire anche la sua famiglia in Svizzera. Quindi, l’eroe, oltre ad aver lasciato sul lastrico i suoi dieci collaboratori italiani e le loro famiglie, da qui in poi, spenderà in Svizzera anche il suo reddito. Stessa cosa farà la sua famiglia.

 Risultato: il Pil della Svizzera aumenta, quello dell’Italia cala ulteriormente, e con esso calano anche le entrate tributarie.

  Ma nessun problema. A raddrizzare le sorti dell’Italia ci pensa Tontolo e i suoi colleghi.

 Quindi che succede? Succede che il governo vera il pacchetto di incentivi e il dott. Tontolo, insieme al suo Premier, girano il mondo (sempre a spese dei contribuenti italiani rimasti) per pubblicizzare il pacchetto di incentivi e far conoscere al mondo dell’imprenditoria in cosa consistono.

 Un bel giorno Tontolo, rientrato dal Road Show, riceve una telefona.

 E’ Alonzo: un tizio spagnolo che, essendo stato travolto dalla crisi spagnola e avendo terra bruciata in quel luogo, decide di cogliere al volo l’offerta del governo Italiano, trasferendosi in Italia e aprendo  un’impresa.

 Siccome, in Spagna, Alonzo è stato furbo, ha anche qualche risparmio per poter iniziare la nuova attività in Italia.

 Quindi si trasferisce e apre un’impresa assumendo 10 persone: lo stesso numero che aveva licenziato Il Sig. Rossi qualche mese prima.

 Per Tontolo è un grande successo: arrivano capitali esteri, la disoccupazione diminuisce, ripartono i consumi e lo stato può incassare più tasse. Per gli italioti il Sig. Rossi è una merdaccia, mentre Tontolo è l’eroe nazionale. Tant’è che lo vorrebbero addirittura Presidente della Repubblica e premier ad interim. Tontolo è addirittura entrato nei sogni erotici delle donne italiote e lo vorrebbero a letto in ogni istante del giorno.

 Ma c’è un problema che non viene considerato da Tontolo. Siccome è parecchio illuminato, egli crede che, la fiscalità di favore riservata per qualche anno ad Alonzo, abbia consentito di riassorbire la disoccupazione creata da quella merdaccia di Rossi. Quindi, egli ritiene che la ricchezza prodotta ora in Italia sia uguale alla ricchezza che produceva il Sig. Rossi con i suoi 10 collaboratori.

 Questo non è vero! E non è vero per il semplice  fatto che Alonzo, siccome non si fida dell’Italia, contrariamente al Sig. Rossi che si fida della Svizzera, ha lasciato la sua famiglia in Spagna. Quindi, gli utili che produce in Italia vengono trasferiti in Spagna per essere spesi lì dalla sua Famiglia.

 Risultato: Minore crescita in Italia, maggiore crescita in Spagna, aumento degli squilibri tra i due paesi.

 Sebbene Tontolo pensi di aver risolto il problema, presto si accorge che c’è qualcosa che non va e che i conti non tornano. Le entrate tributarie non riescono a coprire le spese e decide di aumentare le tasse. Rompe il patto con Alonzo e le aumenta anche a Lui.

Un giorno Alonzo si sveglia incazzato, e si accorge che l’Italia non è troppo diversa dalla sua Spagna. Allora decide di ritornarsene là,  dove era venuto. Ma non prima di aver fatto bottino.Allora ordina grandi quantitativi di merci da fornitori italiani, le rivende sottocosto, non paga i fornitori, i collaboratori, non paga le tasse e se ne ritorna in Spagna lasciando Tontolo con il cerino in mano.

 RISULTATO IN SVIZZERA: Rossi fa grandi affari, offre lavoro a 10 persone, consuma il suo reddito in Svizzera e vive come un Re, contribuendo alla ricchezza di quel luogo e allo slancio sociale delle persone che vivono in Svizzera con lui.

 RISULTATO IN ITALIA: Un’impresa in meno, fornitori di Alonzo prossimi al fallimento perché non sono stati pagati, 10 disoccupati in pianta stabile, calo dei consumi, calo del gettito tributario, taglio ai costi dei servizi sociali sempre più scadenti, esplosione di debito e poi bancarotta.

E Tontolo? Tontolo ancora ministro.

http://finanzanostop.finanza.com/2013/09/20/ecco-come-non-funziona-in-italia/

La verità sulla Siria, reportage di RaiNews24 di Gian Micalessin

il massacro dei cristiani piace ai diritto umanisti che ritengono giusto inviare armi ai salafiti cosiddetti ribelli

By Angelo Iervolino – 19 settembre 2013

Documenti in          Esclusiva di RaiNews24, Gian Micalessin in prima linea a          Maaloula.

 Documenti in Esclusiva di RaiNews24, Gian Micalessin in prima linea a Maaloula.

 -Angelo Iervolino- 19 settembre 2013 – Ancora una volta i giornalisti di RaiNews24, sono in prima linea per raccontarci la verità. Da Ain tina, ad un chilometro da MaaloulaGian Micalessin ci mostra documenti in esclusiva dal fronte. Maaloula, è un villaggio cristiano di circa 3.000 abitanti, situato a 55 chilometri da Damasco, del quale già ho parlato nel mio articolo:I ribelli uccidono i cristiani e fanno pulizia etnica nei villaggi, Cirielli avverte Letta: “L’Italia non deve dare nessun supporto agli Stati Uniti neanche indiretto. I terroristi jihadisti di al-Qaeda Jabhat al-Nusra (Nusra Front), uccidono distruggono e saccheggiano, obbligando gli abitanti a fuggire, alcuni restano intrappolati, la cittadina chiama in aiuto l’esercito che a sua volta si trova nella morsa dei terroristi. L’esercito sta cercando di bonificare e liberare Maaloula e i centri abitati vicini per salvare i civili cristiani dal massacro e dai cecchini Jihadisti. L’esercito siriano è entrato nel villaggio cristiano, a Nord di Damasco, fino all’interno del Santuario di Santa Tecla, ma i terroristi restano asserragliati sulla collina di fronte al villaggio. Maaloula nei giorni scorsi è stato un teatro di violentissimi combattimenti e molti civili cristiani catturati che non hanno rinnegato Gesù sono stati decapitati.

 Video Esclusivi dalla Siria:

 

 

COLOMBIA: CONTADINI IN RIVOLTA CONTRO LE MULTINAZIONALI

Migliaia di persone sono scese in piazza, nelle principali città della Colombia, per protestare contro il Pacto Agrario Nacional, la riforma varata dal governo di Juan Manuel Santos, che prevede anche un trattato di libero commercio con gli Stati Uniti. L’accordo, denunciano i campesinos, privilegia le multinazionali, a scapito delle piccole produzioni e dei coltivatori diretti.

 Lo sciopero nazionale agricolo, dichiarato dai lavoratori del settore lo scorso 19 agosto, ha ricevuto la solidarietà trasversale di altre categorie: studenti, insegnanti, operai e altri lavoratori hanno manifestato insieme ai contadini.

Un silenzio assordante, invece, si è registrato sulla stampa nazionale, dove è quasi impossibile trovare notizia di sviluppi e motivazioni della protesta.

Il 29 agosto, a Bogotà, un’imponente manifestazione ha bloccato il centro della Capitale. Nel pomeriggio, dopo un corteo assolutamente pacifico, sono scoppiati violentissimi scontri tra polizia e manifestanti. Il bilancio ufficiale parla di 2 morti e 200 feriti, ma è difficile, col caos che è seguito, fare una conta reale dei danni.

 Come riporta Il Fatto Quotidiano, “la Mesa nacional agropecuaria y nacional de interlocución y acuerdo – che riunisce tutte le organizzazioni agrarie – ha denunciato 660 casi di violazione dei diritti umani, 485 feriti, 12 contadini uccisi e 262 arresti”.

 Numeri che fanno paura, e ai quali si aggiungono le ingiustizie perpetrate tramite l’Ica, Istituto agrario colombiano, che il 26 agosto ha sequestrato oltre 70 tonnellate di riso ai contadini di Campoalegre, un villaggio non lontano dalla Capitale. La motivazione addotta (“pericolo igienico-sanitario”) nasconde la ritorsione di un governo che punisce i lavoratori che non intendono piegare la testa.

Ma la protesta dei campesinos, malgrado la brutale repressione, non sembra destinata a fermarsi.

Foto: Sibci

Fonte: Agoravox

ELAC zintan-tripoli-ICC confrontation

ELAC & ALAC / CPI VERSUS TRIPOLI SUR LE PROCES DE SAIF AL-ISLAM KADHAFI: FARCE JUDICIAIRE ET CHANTAGE ENTRE AUXILLIAIRES DE L’OTAN AU MILIEU DU CHAOS LIBYEN !

 Ce que vous ne lirez pas dans les médias de l’OTAN !

Relire l’analyse de Luc MICHEL en juin 2012 pour comprendre le procès de Saif al-Islam Kadhafi par deux tribunaux fantoches en Libye et la confrontation Zintan-Tripoli-CPI sur son dossier …

 par Luc MICHEL (avec AFP – Reuters – PCN-NCP-SPO – Le Temps) /

pour ELAC & ALAC Website/

2e publication / 2013 09 19 (1ere publication 2012 06 12) /

 # Les domestiques judiciaires de l’OTAN – la pseudo CPI – arrêtés et emprisonnés en juin 2012 par les milices islamistes auxiliaires de l’OTAN !

Si le prix de la farce sanglante qu’est devenue la Libye post-Kadhafi ne se payait pas avec le sang et les larmes du peuple libyen, il y aurait de quoi sourire.

 Voilà les domestiques judiciaires de l’OTAN – CPI, TPI et cie – arrêtés par les auxiliaires militaires de l’OTAN en Libye, ces gangs islamistes armés, financés et installés au pouvoir par les généraux français, britanniques et américains et leur banquier qatari. Quant nous disons « domestiques » pour la CPI c’est pour rester poli et par respect pour les juges et les avocats qui font leur métier honnêtement. Loin de La Haye !

 La Libye est en voie de somalisation, une zone de non-droit, sans état, où ne règnent que la loi des armes et les appétits vénaux de criminels sans foi ni loi. Sans foi parce que les djihadistes, ceux de Benghazi comme ceux de Bruxelles ou Londres, ne sont le plus souvent que des trafiquants d’armes ou de drogue.

 LIBYE: QUATRE MEMBRES DU PERSONNEL DE LA CPI ARRETES

 Quatre membres du personnel de la Cour pénale internationale (CPI), dont un conseil – en fait un avocat payé par la CPI comme avocat d’un inculpé, car tel est la comédie judiciaire de La Haye – de Seif al-Islam, le fils ainé de Kadhafi, sont détenus depuis ce jeudi en Libye où ils s’étaient rendus pour rencontrer le fils de Mouammar Kadhafi, a annoncé ce samedi la CPI, qui a « exigé leur libération immédiate ».

 “Quatre membres du personnel de la Cour pénale internationale (CPI) sont détenus en Libye depuis le jeudi 7 juin”, a indiqué dans un communiqué la CPI qui siège à La Haye. Le représentant à la CPI de la Libye, Ahmed al-Jehani, avait annoncé plus tôt samedi à Tripoli que l’avocate australienne Melinda Taylor, un des conseils de Seif al-Islam, avait été arrêtée pour avoir tenté de lui remettre des documents “qui représentent un danger pour la sécurité de la Libye”.

 « La délégation de la CPI, qui outre l’avocate australienne compte des membres du greffe qui devaient notamment discuter avec le suspect de l’option de désigner un avocat de son propre choix, s’était rendue en Libye mercredi », a ajouté la CPI. Le président de la CPI, le juge Sang-Hyun Song, a exigé “la libération immédiate de tous les membres du personnel détenus”. “Nous sommes très préoccupés par la question de la sûreté de notre personnel, en l’absence de tout contact avec eux”, a-t-il déclaré, cité dans le communiqué.

 Le commandant de la « brigade de Zenten », Ajmi al-Atiri, avait affirmé samedi dans la journée qu’une “infraction à la sécurité” avait eu lieu pendant la visite et que l’avocate était détenue pour les besoins de l’enquête (sic). Selon M. Atiri, « il y a eu à l’occasion de la visite un échange de documents non déclarés, parmi lesquels une lettre de Mohamed Ismaïl, ex-bras droit de Seif al-Islam et actuellement en fuite, une feuille blanche portant la signature du fils Kadhafi et une lettre non signée adressée à la CPI » dans laquelle il assurerait qu’il n’y a pas “pas de gouvernement ni de loi en Libye” et qu’il est “maltraité”.

 Selon M. Jehani, Mme Taylor est détenue à Zenten “dans un lieu de résidence et non dans une prison” et est entendue par les autorités.

 SEIF AL-ISLAM KADHAFI : UN DETENU QUI GARANTIT UN CHANTAGE !

 Seif al-Islam est détenu à Zenten, à 170 km au sud-ouest de Tripoli, depuis son arrestation en novembre 2011 par une brigade d’anciens combattants rebelles originaires de cette localité. Précisons – car de fausses nouvelles circulent sur le net – qu’il n’est d’aucune manière lié à la Résistance armée ou politique libyenne et qu’il n’en est encore moins le chef ou le « guide » … Seif al-Islam, 39 ans, est visé par un mandat d’arrêt de la CPI pour « crimes contre l’humanité » commis pendant la répression du coup d’état islamo-monarchiste du 15 février 2011 organisé et financé par les USA, la France et l’OTAN, et qui a été transformée en conflit armé par l’OTAN lorsque Kadhafi ne s’est pas effondré. La junte fantoche de Benghazi qui usurpe le pouvoir en Libye au nom de l’OTAN et la CPI se disputent le droit de le juger.

 Seif est en fait l’objet d’un chantage entre le commandant de la « brigade de Zenten », un gang islamiste armé, et le CNT. Qui a permis à ce gang d’obtenir des positions de force dans l’Armée fantoche organisée par le CNT, et surtout d’accéder à son juteux financement par le Qatar, l’OTAN et les fonds spéciaux français (l’argent dont dispose secrètement et sans contrôle l’Elysée et le premier ministre).

 Il est actuellement, selon la procédure anglo-saxonne, représenté par le chef du Bureau du conseil public pour la défense (OPCD), Xavier-Jean Keïta, désigné et payé par la Cour, assisté par Mme Taylor, co-conseil. On comprend tout de suite quelle indépendance ont ces juristes ! Contacté par l’AFP, Me Keïta n’a pas souhaité faire de commentaire dans l’immédiat.

 CHANTAGE DANS LE CHANTAGE : LE CNT ET LE GANG DE ZENTEN ENTENDENT FAIRE CHANTER LA CPI !

 Un responsable du ministère des Affaires étrangères de la Junte du CNT, Mohammed Abdelaziz, a déclaré que la Libye allait demander à la CPI de lever l’immunité de l’avocate, afin qu’une enquête officielle puisse être menée: “Je pense que cette femme va rester avec nous pendant un moment, jusqu’à ce que l’imunité soit levée”.

 Le CNT, qui souhaitent juger chez eux le fils du dirigeant déchu, ont déposé le 1er mai une requête contestant la compétence de la CPI pour poursuivre Seif Al-Islam, seul fils de l’ancien dirigeant à être détenu en Libye. Outre la CPI, les autorités libyennes doivent aussi convaincre les responsables de Zenten de leur livrer Seif Al-Islam si elles entendent le juger. Selon M. Jehani, les ex-rebelles retarderaient « son transfert à Tripoli à cause d’arriérés de soldes non perçus ». Comme nous l’avons vu les enjeux sont bien plus élevés et concernent directement les rapports de force entre les gangs islamistes armés qui se disputent les richesses de la Libye.

 L’arrestation de l’équipe de la CPI sous un prétexte va en fait servir de moyen de pression pour faire chanter la CPI elle-même. Le but étant de l’obliger à accepter un procès de Seif par le CNT en Libye. L’OTAN a les alliés qu’elle s’est choisie en toute connaissance de cause …

 L’EQUIPE DE LA CPI EN DETENTION PREVENTIVE

 Le chef du gang de Zenten – arrêtons de parler de Brigade, terme choisi par la propagande de l’OTAN – qui détient ces quatre personnes a indiqué « qu’elles avaient été transférées vers une prison sur ordre du procureur général ».

 Les quatre membres de la délégation de la Cour pénale internationale (CPI) « ont été placés dimanche en détention préventive pour 45 jours », a indiqué à l’AFP un responsable du bureau du procureur général libyen. “Ils ont été placés en détention préventive pour 45 jours dans le cadre de l’enquête”, a indiqué ce responsable sous couvert de l’anonymat, sans donner de détails.

 Ajmi al-Atiri, le chef islamiste du gang de Zenten qui détient ces quatre personnes, tout comme Seif, a indiqué que l’équipe de la CPI détenue jusqu’ici dans une maison, a été “transférée dimanche vers une prison sur ordre du procureur général”… Ils sont toujours accusés « d’espionnage pour avoir tenté d’échanger des documents avec Seif al-Islam ».

 Dimanche, le représentant de la Libye à la CPI Ahmed Jehani avait précisé que seulement deux membres de l’équipe: l’avocate australienne Melinda Taylor et son interprète libanaise, Helen Assaf, avaient été arrêtées, tandis que deux hommes, un Russe et un ressortissant espagnol, seraient restés avec elles de leur propre gré. M. Atiri n’a pas expliqué pourquoi les deux hommes ont aussi été transférés également en prison ou si des charges ont été retenus contre eux.

 LE CHAOS LIBYEN !

 Cette affaire en dit long sur les limites étroites de l’autorité réelle du pseudo CNT et sur le chaos qui règne en Libye. Il n’y a plus d’état, de gouvernement, d’autorité. Et le CNT n’est qu’un des nombreux gangs islamistes lourdement armés qui organisent le chaos en Libye. Ajoutons à tout cela les manoeuvres concurrentes des multinationales pétrolières – la guerre est ouverte entre le français Total et les majors anglo-saxons – et les agendas divergents des USA, de la France et du Qatar.

 Sans oublier les anciennes municipalités de la Jamahiriya de Kadhafi, qui après 40 ans de Démocratie Directe municipale, où tribus et anciens cadres jamahiriyens ont organisé une autonomie de fait qui ne reconnaît pas l’autorité du CNT. C’est le cas à Bani Walid ou Sebah, où les milices d’auto-défense municipales ont chassé les gangs islamistes armés …

 « La Libye instable prépare ses premières élections » (sic) commentait Le Temps (Genève), revenu à plus de lucidité. « Le pays met en place son premier scrutin démocratique (resic) dans un contexte troublé. Si la démilitarisation des groupes armés ne progresse pas, les élus n’auront qu’un poids dérisoire » …

 C’est ce chaos que les medias de l’OTAN ou l’ineffable BHL appellent un « pays libéré » (sic) et une « démocratie émergente » !

 Luc MICHEL

 http://www.lucmichel.net/2013/09/19/elac-alac-cpi-versus-tripoli-sur-le-proces-de-saif-al-islam-kadhafi-farce-judiciaire-et-chantage-entre-auxilliaires-de-lotan-au-milieu-du-chaos-libyen/

 

Photo : Ajmi al-Atiri, le commandant du gang islamiste de Zenten.

Arrestation de Saif par le gang.

Grecia in vendita

Atene. La più balzana fra le parecchie idee balzane con cui l’ormai famigerata troika sta intervenendo sui conti greci è arrivata alla fine dello scorso anno. Gli esponenti di FMI, BCE e UE, hanno suggerito di evacuare le isole abitate da meno di 150 persone per tagliare l’inutile spesa statale. Le cronache raccontano che i Ministri greci, benché ormai abituati a ogni genere di richieste (richieste che accompagnano la Grecia al suo sesto anno di recessione), sono saltati su, a tal punto sdegnati che la proposta è stata subito ritirata. Del resto, quel che raccontavano i giornali nei giorni seguenti era abbastanza chiaro. Perché svuotare isole minuscole che non hanno nulla, a parte tradizioni e abitanti legati alla terra, se non per privatizzarle e venderle? Non è quel che hanno detto a chiare lettere politici tedeschi come il liberale Schäffer e il democristiano Wanderwitz? Il primo ha suggerito di vendere isole per tornare in pareggio, il secondo ha addirittura chiesto qualche isola in cambio degli aiuti finanziari. Nel caso di isole quasi vuote di che stupirsi?

Mentre la nave mi lascia sul porto di uno fra i meno abitati di questi pezzi di terra e roccia, tra casse di verdura che i vecchi corrono a conquistarsi ignorandomi, penso di nuovo a quei signori della troika. Non sono mai stati qui – questo è sicuro. Neppure il Presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, riuscì a sbarcare sul piccolo molo di Antikithira, in un mattino di quattro anni fa, quando era in programma la sua visita ufficiale. Il vento era troppo forte, e la nave, come spesso capita, non poté attraccare. Mai programmare nulla, se si sbarca in questo angolo lontano dalle grandi rotte – lo ripetono tutti. Se arrivi non sai se potrai andartene, né quando. Altro che Odisseo nell’isola di Calipso. Qui, i 25 abitanti non tenteranno di trattenerti a tutti i costi con promesse d’immortalitá, ma sarà semmai la natura che, imprevedibile, non fa sconti.

Quanto alle spese statali, poi, è divertente indagare. “Il contributo dello stato arriva con la presenza di un poliziotto e di un medico” mi spiega Dionisis Progoulakis, presidente dell’Assemblea dei cittadini di Antikithira. Al bar/taverna/emporio/ufficio postale del paese, mentre si arrotola l’ennesima sigaretta, Progoulakis continua a rappresentare l’unico filo che lega l’isola allo Stato centrale, un filo fragilissimo da quando Papandreou fece passare una legge rivoluzionaria per l’organizzazione amministrativa del Paese: la Kallikratis.

Comuni ridotti all’osso (da 1033 a 325), poteri dei piccoli centri polverizzati. Mentre la macchina burocratica si snelliva, realtà microscopiche e fisicamente lontane venivano quasi abbandonate a se stesse. “Io non guadagno nulla e non ho poteri. Posso solo suggerire quel che ci serve ma chi mi ascolta? Abbiamo perso autonomia e dobbiamo fare tutto da soli. Le strade le aggiustiamo noi. Gli incendi li spegniamo con le coperte perché il mezzo statale è rotto e nessuno viene a aggiustarlo”. Per la salute, però, dopo otto mesi senza un medico, è arrivato, amatissimo, un neolaureato venticinquenne in tirocinio, Avra Drougou: “Qui è come essere in famiglia. Un’esperienza bellissima, per certi aspetti. Per altri, è impressionante vedere in che condizioni di vita si è abbandonati. Quando la nave non arriva manca ogni cosa, e soprattutto i farmaci”. In questo scoglio perfettamente a metà fra Creta e Kithira, l’isola di Afrodite, la condizione delle isole che sarebbero responsabili degli sprechi greci è esemplare. C’è solo una bellezza sconcertante, infatti. E solo api che svolazzano sui cespugli di timo producendo un miele miracoloso. E solo pesce che arriva sui piccoli gozzi ogni sera. E solo capre selvatiche: talmente numerose che gli isolani non ci pensano neppure a recintarle e invece recintano se stessi, per proteggere i quattro vasi di gerani e i pochi orti domestici. Venti uomini e cinque donne. Nessuna scuola dal 1995. I bambini costretti a Creta. Quale risparmio qui per la troika? Solo bellezza da vendere.

Per ora, però, la vendita (o svendita – come suggeriscono le malelingue, abituate alle ultime privatizzazioni) è rimandata. Anche la lista di isole deserte che si potrebbero mettere sul mercato, una lista che l’attuale Premier Samaras ha fatto già stilare (individuandone una quarantina sulle oltre 2.800 disabitate), è provvisoriamente nel cassetto. Sul mercato allora sono soltanto le isole di proprietá privata che i greci non riescono più a mantenere. Anche in questo caso però l’orgoglio nazionale sta sollevando polemiche. La celebre Skorpios dove Aristotele Onassis è sepolto assieme ai figli è stata venduta lo scorso aprile a Ekaterina Rybolovleva, figlia di un oligarca russo. Ma le parole del vecchio armatore erano chiare: se i discendenti non avessero più potuto mantenerla, l’isola sarebbe tornata possesso statale. “Comunque vada la storia di Skorpios, sarebbe meglio che anche le isole private restassero in mani greche”. Sono tutti d’accordo, gli avventori di un libraio usato aperto fino a notte fonda, a Odos Klepsidras sotto le pendici dell’Acropoli. “Ne abbiamo abbastanza”. Lo dicono con calma.

Forse c’è qualcosa di nuovo in questa terza estate di crisi nera, in cui i Greci si sentono schiacciati dall’ennesimo invasore. Le strade brulicano di gente e i locali più economici sono zeppi e quelli più opulenti sono ormai dimenticati. “Non credo sia l’abitudine. Forse più che altro facciamo tesoro dei nostri errori” mormora Alexia, trentacinquenne maestra, davanti a uno dei negozi equo solidali a bassissimo prezzo in cui gli ateniesi cercano ora scampo. “Era la hybris, la tracotanza che gli dei puniscono nella nostra storia da sempre. Adesso siamo ridimensionati e credo sia una fortuna. Ma l’orgoglio, quello resta lo stesso”. Una fierezza che cresce anche sul record di presenze turistiche di quest’estate 2013. Quasi il 15 per cento in più. Forse dovuto in parte alla crisi turca ma poco importa. “Le mete restano quelle del turismo di massa” mi spiega l’esperto del comune di Kithira “I flussi sono invariati su isole come la nostra che privilegia un turismo di qualità, evita i gruppi e punta su singoli che amano non soltanto il mare ma anche la cultura dell’isola e il suo entroterra”. Altrove invece il turismo di massa rischia di fare danni. “Così sarà la fine” mormora Stamatis Mavros, baluardo storico di una delle isole che negli ultimi anni si è conquistata un posto di prima fila fra le mete di viaggio: Koufonissi. Famoso per la zuppa di pesce e i giudizi sferzanti, Mavros, 54 anni, è drastico. “Questa è un’isola piccola. Non è Santorini o Mykonos. Gli ateniesi arrivano, comprano i terreni, costruiscono, creano alberghi da 120 euro a notte, eppoi? Perché non si pensa a un museo visto che qui fiorì la Civiltà Cicladica? Serve un turismo diverso. Le spiagge sono poche e piccole. Quest’anno Koufonissi è sovraffollata come mai da luglio a agosto. Si deve smettere di costruire”.

Non vendere, non svendere, non distruggere. Equilibrio, ci vuole equilibrio. La misura è tutto. È la parola d’ordine che regna su una delle isole meno abitate, dove la quiete regna incontrastata e dove mi pregano di non dare le coordinate, non fare nomi, non dire nulla. Del resto, non ci sono traghetti che la raggiungano, nessun collegamento ufficiale. Chi vive qui non ha bisogno di nulla. D’inverno si raccoglie l’acqua piovana. Il vento e il sole producono energia. La terra coltivata offre verdure. Le capre e il pesce danno il resto. È uno di quegli anfratti che nei mari greci furono rifugio di pirati. E che ora rappresentano un’altra dimensione possibile. Una dimensione in cui lo Stato, con buona pace della troika, semmai ci guadagna. Perché si paga l’affitto delle terre interamente statali e si contribuisce a conservare la territorialità greca delle acque. E così eccoci all’ultima vera questione politico-economica, in auge da quando si comincia a parlare del petrolio che si nasconderebbe sotto gli abissi di questi mari.

L’esempio classico è Rho, sperduta isola dell’Egeo, sotto la Turchia, tra Rodi e Kastellorizo. Una manciata di abitanti che mantengono intatto un confine e coltivano il mito di una donna che si alzò ogni mattino fino alla morte a issare una bandiera greca sul tetto. “Se si sradicano queste realtà si perde tutto: storia, tradizioni e confini. Ma nessuno ci conquisterà” mi dice scandendo le parole Theodoros Consolas, anima di Gavdos, l’isola di Calipso, 60 abitanti a sud di Creta, nel mar Libico “Per ora si sono fermati, ma stia attento: usano altri strumenti. Come crede che possano informarsi gli abitanti di isole sperdute? Con la televisione. Bene, quella pubblica ora l’hanno chiusa”.

Matteo Nucci
Fonte: www.minimamoralia.it
20.09.2013

Questo pezzo è uscito sul Venerdì di Repubblica

Il Parlamento Europeo porta l’Eurozona un passo avanti verso il bail-in

Il 12 settembre il Parlamento Europeo ha votato a favore del Meccanismo Singolo di Supervisione (SSM), uno dei due pilastri dell’Unione Bancaria, con 559 Sì, 62 No e 19 astenuti. Il secondo pilastro è il Meccanismo Singolo di Risoluzione (SRM), l’ente centrale che dovrebbe eseguire il bail-in, ovvero il prelevo forzoso per salvare le banche.

Approvando il SSM, dislocato presso la Banca Centrale Europea, per vigilare sulle 150 maggiori banche dell’Eurozona (quelle “sistemicamente rilevanti”) e decidere di vita e di morte su di esse, il Parlamento Europeo ha dimostrato ancora una volta di essere un’istituzione corrotta. La sua iniziale obiezione per la mancanza di “trasparenza” sulle procedure del meccanismo è durata 48 ore. Alla fine, la stragrande maggioranza ha accettato che le deliberazioni del SSM rimangano segrete, e che i membri di una Commissione ristretta ricevano un briefing sommario, invece delle minute delle riunioni, dopo aver giurato di non rivelarne il contenuto al pubblico.

L’SSM ora torna all’Ecofin per l’approvazione finale e dovrebbe diventare operativo nell’autunno 2014.

L’SRM sarà ora al centro dei negoziati delle prossime settimane. Mentre la Germania ha finora sostenuto che occorre una modifica dei trattati per permettere un fondo singolo nell’Eurozona, la BCE e la Commissione (Michel Barnier) sostengono che l’Art. 114 fornisca ampia copertura legale per il meccanismo di bail-in. Della stessa opinione è il membro tedesco del Consiglio della BCE, Joerg Asmussen. Ma una volta conclusa la campagna elettorale in Germania, il 22 settembre, la posizione di Berlino potrebbe cambiare. Allora tutto sarà predisposto per avviare la confisca di migliaia di miliardi di soldi dei risparmiatori e degli obbligazionisti nel futile tentativo di tenere in piedi il sistema finanziario. Come ammettono gli stessi autori di questo schema, il denaro non sarà sufficiente, tant’è vero che Draghi ha voluto un impegno preventivo dai governi per intervenire con un “backstop”, e cioè con i soldi dei contribuenti.

La follia della politica di bail-in è stata denunciata persino da un ex banchiere della BCE. Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del consiglio della BCE, ha risposto al Commissario Almunia, che magnificava i meriti del bail-in al Workshop Ambrosetti il 13 settembre, che “così si rischia di minare la fiducia degli investitori e ricreare instabilità. Ci stiamo infliggendo qualcosa che non esiste in nessun’altra parte del mondo”. Giulio Tremonti, presente al dibattito, ha aggiunto: “Fare l’unione bancaria in Europa a carico dei risparmiatori è una pazzia. C’è un rischio di esplosione”.

Lo stesso giorno, l’ex banchiere centrale di Nicosia, Athanasios Orphanides, ha denunciato i metodi brutali usati dall’UE per costringere Cipro ad adottare il bail-in. Parlando ad un forum all’Università di Francoforte, Orphanides ha detto che l’Eurogruppo ha “ricattato” Cipro. L’attuale politica, a suo avviso, è “insostenibile e porterà ad una morte lenta dell’Europa”. Laddove una legge simile dovrebbe essere accuratamente preparata, il governo di Cipro fu costretto dall’Eurogruppo “a cambiare la costituzione e far votare una legge per la confisca della proprietà”.

Fonte: www.movisol.org
Link: http://www.movisol.org/13news161.htm
19.09.2013