Firmate e condividete STOP VIVISECTION – manca poco al termine dell’Iniziativa!!!

 

Firmate e condividete STOP VIVISECTION – manca poco al termine dell’Iniziativa!!!

Saluti a tutti,                                                                                                                     

vorrei che voi, insieme noi, sosteneste l’iniziativa dei Cittadini Europei STOPVIVISECTION, con una semplice firma.

Questa iniziativa dice STOP alla pratica insensata di sottoporre milioni di animali ad un’indicibile sofferenza e alla morte, con il fine di testare la tossicità di sostanze chimiche che possono pregiudicare la salute umana.

Oggi, infatti, esistono migliori metodi di sperimentazione non violenti, più rapidi e più economici in grado di fornire dati più precisi per le valutazioni di rischio delle sostanze chimiche e forniranno i mezzi per creare nuovi farmaci e nuove procedure a tutela della nostra salute.

 

Per anni i governi, imprese e ricercatori hanno sostenuto che la sperimentazione su animali è indispensabile per garantire il benessere della nostra specie. Ma adesso i nuovi progressi nella genomica, nella bioinformatica, l’epigenetica e la tossicologia computazionale stanno fornendo nuovi strumenti di ricerca per studiare l’impatto delle sostanze tossiche sulla salute umana.

Il rapporto della National Academy of Science sostiene che le nuove tecnologie d’avanguardia offrono per la prima volta DATI PIU’ PRECISI E MIGLIORI GARANZIE NEI CONFRONTI DELLA NOSTRA ESPOSIZIONE AI RISCHI TOSSICI.

Secondo tale report: “nel tempo, gli esperimenti su animali dovrebbero essere fortemente ridotti e finanche eliminati”.

Mentre le nuove tecnologie per i test di tossicità salveranno la vita a milioni di animali, esse manterranno anche la promessa di salvare la vita a milioni di esseri umani.

 

Vi chiediamo di firmare ora!

Più di 700.000 persone da tutte le parti d’Europa hanno firmato per questa causa, ci vuole meno di 1MINUTO per aderire e un documento alla mano…basta firmare qui:

 

       www.stopvivisection.eu

 

Per favore diffondete l’appello, inoltrando questa e-mail a tutti i vostri amici e conoscenti.

Inviare questo messaggio anche solo a 10 persone della vostra lista contatti, non costa nulla e darebbe una grande mano alla causa.

Il passaparola per il successo dell’iniziativa è fondamentale.

 

Fermiamo questa pratica barbara sulle creature che vivono insieme a noi sul pianeta.

E’ un impegno che non può più essere trascurato.

 

Per info:    http://www.stopvivisection.eu/it

 

Se vuoi firmare su carta, (e far firmare nel tuo ufficio, negozio,scuola..ecc) scarica i moduli qui: http://www.stopvivisection.eu/it/content/attivati

 

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su Twitter: https://twitter.com/SVivisection

   Grazie

 

 

Maerne, uomo si getta sotto un treno: circolazione bloccata

i 4MILA morti l’anno per indigenza che non sono un’EMERGENZA
Si sa, nella dittatura del politically correct siamo abituati a dare alla vita valore a seconda del genere della persona, del suo orientamento sessuale e della sua nazionalità. Se non sei tra gli eletti, o per giunta sei caduto in disgrazia e non sai più come andare avanti significa che non hai più soldi da dare alle sanguisughe dello stato che opera per SALVARE LE BANCHE. Per cui suicidati e non rompere.

Maerne, uomo si getta sotto un treno: circolazione bloccata
L’estremo gesto di un uomo attorno alle 10: si è gettato sotto il treno in corsa che l’ha travolto e ucciso. Treni bloccati e ritardi sulla linea tra Venezia e Castelfranco
ferrovie suicidi ritardi treni stazione di maerne

Il treno bloccato alla stazione di Maerne
MAERNE. Dramma della disperazione in mattinata alla stazione ferroviaria di Maerne di Martellago. A pochi metri dalla stazione un uomo, attorno alle 10, si è gettato sotto un treno in corsa che l’ha travolto e ucciso. L’estremo gesto di chi aveva deciso di farla finita.
A gettarsi sotto il treno sarebbe stato un uomo di 37 anni, residente a San Martino di Lupari, nel Padovano. Un testimone ha visto l’uomo mezzora prima della tragedia dirigersi verso i binari attraversando un campo arato della zona. Il giovane, evidentemente in confusione, è poi tornato alla propria auto, una Ford Focus, spostandola di qualche metro. Avrebbe quindi fatto una telefonata e poi sarebbe tornato verso i binari. Stavolta per togliersi la vita.
Disagi ovviamente su tutta la circolazione ferroviaria, bloccata in attesa che vengano completati i rilievi dei carabinieri. Ritardi su tutti i treni della linea tra Venezia e Castelfranco. Il treno coinvolto nell’incidente è il regionale 5711 partito da Castelfranco e diretto a Venezia Santa Lucia. Una cinquantina i passeggeri a bordo al momento dell’incidente.
http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2013/09/23/news/maerne-uomo-si-getta-sotto-un-treno-circolazione-bloccata-1.7795240

 

 

A 20 anni al volante di una Porsche: fermato tenta di corrompere i carabinieri

come tutti i precari italiani insomma

Il giovane nomade scorrazzava per le strade della Borghesiana. Fermato dai carabinieri ha offerto loro 200 euro. Subito l’arresto e la condanna a un anno e quattro mesi

Redazione22 Settembre 2013  

Una Porsche Panamera, modello d’auto a bordo della quale è stato trovato il rom fermato dai carabinieri
A 20 anni a bordo di una Porsche da 160.000 euro. Non passava di certo inosservato il 20enne rom fermato ieri nel corso di normali controlli a Tor Bella Monaca. I militari, dopo aver accertato l’identità del giovane, 20 anni rom di etnica serba, ed aver controllato i documenti della macchina, una Porsche panamera turbo, hanno immediatamente fatto notare all’autista che lo stesso si trovava alla guida di una macchina non compatibile con la patente da lui posseduta. A quel punto il giovane ha preso quattro banconote da 50 euro e le ha inserite nel passaporto, offrendole ai militari sperando di riuscire a corromperli.

I carabinieri come immediata risposta hanno arrestato il giovane per istigazione alla corruzione. Oltre a sequestrare i soldi, hanno sequestrato la potente autovettura del valore di circa 160.000 euro.

L’arrestato, giudicato in direttissima è stato condannato ad 1 anno e 4 mesi di reclusione: la prossima volta ci penserà bene prima di tentare di corrompere i militari dell’Arma.
http://www.romatoday.it/cronaca/nomade-porsche-corruzione-carabinieri-borghesiana.html


“Gli italiani devono conoscere la verità sui conti pubblici”

22 settembre 2013

20130922              150411 Gli italiani devono conoscere la verità sui conti              pubblici

Saccomanni oggi: “GLI ITALIANI DEVENO CONOSCERE LA VERITÀ SUI CONTI”

(vai alla notizia)

 e se DEVONO, vuol dire che non la conoscono. Se non la conoscono, ci sono due opzioni: o sono ignoranti, nel senso ignorano, o qualcuno ha mentito loro.

 Bene, qualcuno ha mentito loro.

 La verità é facile: l’Eurogruppo ha espresso la sua preoccupazione sullo sforamento del tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil che, alle condizioni odierne, parebbe inevitabile (anche se di un solo centesimo di punto, secondo le stime).

Per evitare ciò si é ampiamente caldeggiata una soluzione immediata.

Sul piatto, secondo Schettimanni, da oggi lo chiamerò così, ballano 16mld di Euro.

Questi 16 miliardi rappresentano il 2% della spesa pubblica complessiva che é di 800 miliardi (scusa Funny King se mi ripeto ma questo é un concetto base). Sarebbero 725 se non considerassimo gli oneri passivi sul debito, su cui poco noi possiamo agire (guarda qui articolo di InvestireOggi).

 Quindi nella più veritiera delle ipotesi 16 miliardi rappresentano il 2,2% della spesa su cui si può e di deve agire.

Caliamoci in una realtà più domestica. Il 2% per un individuo che guadagna 1.000€/mese sono 20€.

Se 20€ sono una cifra differenziale per un soggetto, e per un precario da 1.000€/mese lo sono, vuole dire che questo soggetto é in serissima difficoltà finanziaria.

 In effetti Schettimanni ci ha velatamente detto questo: “…… C’é il rischio che intervenga la Troika”. Bene, la Troika entra in gioco quando uno Stato é in default. Diciamo che la sua vera mission é il salvataggio, non tanto per aiutare il Paese in difficoltà, quanto per tutelare i creditori.

 Il problema é che, ancora una volta, siamo stati tratti in inganno.

La verità é stata camuffata dietro questa frase “gli italiani devono sapere la verità senza giochi politici dietro”

No, l’aumento dell’ IVA non é un gioco politico di sola campagna elettorale. Un punto percentuale aggiuntivo andrebbe a contrarre ancor di più i consumi che sono al collasso.

Consumi al collasso generano minore domanda interna, che si traduce in minore Pil e quindi minori entrate fiscali da imposte indirette. O meglio minori entrate rispetto a quelle sperate a parità di consumi (pre-calcolo). Guardate cosa é successo con la Tobin Tax.

A parte questi discorsi economici, perché martellare ancora il cittadino, riducendo ulteriormente il suo potere di acquisto?

Perché non é mai possibile intervenire dal lato dei costi, per esempio licenziando 10.000 forestali inutili in Calabria che giocano a carte e mangiano pane e salame mentre sono in servizio?

Tutto ciò non viene mai argomentato, ovviamente, perché eliminerebbe un grosso bacino di voti. Viene invece portata una finta realtà:

 ” l’aumento dell’Iva è improcrastinabile perché dobbiamo fare i compitini a casa. I politico che non si impegnano a fare ciò, solo per campagna elettorale, sono il male del paese perché minano la stabilità. E se minano alla stabilità, vogliono buttare in fumo i sacrifici degli italiani”

 L’unica verità é che gli italiani, quelli che lavorano e pagano le tasse, quelli che sempre più non arrivano a fine mese, stanno facendo sacrifici. E stanno facendo sacrifici perché hanno contro di loro uno Stato che li costringe a mantenere migliaia di parassiti statali inutili, una classe politica corrotta e ingorda e migliaia di evasori che li costringono a pagare più di quanto dovrebbero.

 Cosa fa quell’inetto di Saccomanni di fronte a tutto questo? Minaccia di dimettersi.

 Bene, vattene tanto non servi.

 Cosa possiamo fare per questo paese al collasso?

Come si può eliminare questa classe politica inetta?

http://www.rischiocalcolato.it/2013/09/gli-italiani-devono-conoscere-la-verita-sui-conti-pubblici.html


“Appropriazione indebita”, Publiacqua indagata dalla Procura di Pistoia

Postato lunedì 23 settembre 2013
Alberto Irace, Erasmo D’Angelis, Matteo Renzi
I vertici di Publiacqua sono sotto indagine da parte della Procura della Repubblica, dopo la denuncia-querela presentata nel novembre scorso da Legambiente (presidente Antonio Sessa) e Forum per l’acqua pubblica (portavoce Rosanna Crocini). Nel documento si ipotizzava il reato di appropriazione indebita. Il riferimento è alla quota tariffaria del 7% come remunerazione garantita degli investimenti, che il referendum del giugno 2011 ha eliminato ma che sono rimasti nelle bollette. Secondo le due associazioni, questa scelta configurerebbe il reato di appropriazione nei confronti di una parte dei soldi versati dai cittadini per pagare le bollette, parte che non avrebbe dovuto essere versata dopo l’esito dei referendum.
All’amministratore delegato Alberto Irace è stato recapitato nei giorni scorsi un verbale di identificazione in qualità di legale rappresentante della società degli acquedotti. Il verbale è un atto che viene inviato a un soggetto sottoposto a indagine per chiedergli, ad esempio, di scegliere un domicilio legale. A diffondere la notizia riguardante Irace è stata la stessa Publiacqua, con un comunicato diffuso ieri. Ad essere indagata, tuttavia, dovrebbe essere anche una seconda persona, sempre del consiglio di amministrazione.
I firmatari dell’esposto, presentato a fine novembre 2012, sottolineano che l’esito del referendum era immediatamente applicabile e che quindi la quota del 7% sulla tariffa dell’acqua, che aveva lo scopo di remunerare gli investimenti, andava subito eliminata.
Estratto dall’articolo di Fabio Calamati per Il Tirreno del 22 settembre
– See more at: http://altracitta.org/2013/09/23/appropriazione-indebita-publiacqua-indagata-dalla-procura-di-pistoia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=appropriazione-indebita-publiacqua-indagata-dalla-procura-di-pistoia#sthash.IGPUmDzw.dpuf


Diede il via ai lavori del Terzo Valico: arrestato per il Tav di Firenze

Solo ieri ci sono state le clamorose novità nell’ambito dell’inchiesta sul TAV di Firenze, con gli arresti domiciliari per la presidente di Italferr Maria Rita Lorenzetti, ex Presidente della Regione Umbria, di area PD.

 Tra i numerosi articoli dedicati all’argomento, richiama l’attenzione quello de Il Fatto Quotidiano, intitolato Tav Firenze, quando la Lorenzetti chiamò la Finocchiaro: “Walter è uno bravo”.

 Sorge spontanea la curiosità: chi sarà mai questo bravo Walter e cosa avrà mai fatto per esserlo?

 Lo chiarisce lo stesso articolo:

 Ed è proprio Walter Bellomo una delle figure chiave per l’accusa, che, si legge, “si propone come uomo di fiducia nella commissione ministeriale Via dando ampie rassicurazioni e mettendosi a disposizione per risolvere il problema della classificazione come rifiuto degli scarti della fresa, declassificandolo, e per superare il contenuto della delibera della Regione Toscana che ribadiva tale classificazione”. E’ chiaro dunque, per la Procura, quali favori mirano ad ottenere “Bellomo – si legge tra l’altro – sponsorizza Corezzi presso la Regione quale uomo che ha dato una mano per il parere per svincolare gli scarti della fresa dal regime dei rifiuti e che merita di essere premiato”. Ed è ancora Bellomo, in un’altra occasione, che “ne approfitta – si legge nelle carte – per chiedere alla Lorenzetti un interessamento per un posto di lavoro per una sua parente che vive a Terni“. La Lorenzetti “assicura il suo interessamento” garantendo di conoscere molto bene Giorgio Raggi della Coop CentroItalia che è “un amico mio carissimo”.

 Bene !

 Anzi, male !

 Trattasi di un componente la commissione ministeriale VIA (CTVIA), che di recente ha dato parere favorevole al veloce conferimento in discarica dei primi rifiuti, contenenti amianto, che vorrebbero scavare per il Terzo Valico, in modo da facilitare l’avvio dei lavori. Lavori che poi sono stati sospesi a seguito della mobilitazione del movimento popolare che si oppone alla realizzazione della “grande opera”.

 Ovviamente, come buon senso suggerisce, non è possibile che in Italia uno indagato da Gennaio 2013 per reati connessi al malaffare dei rifiuti, a fine luglio dello stesso anno (ad indagini ancora aperte), possa esprimere parere favorevole ad analoghe autorizzazioni.

 Sicuri?

 Proviamo a dare una controllatina al recente documento della CTVIA per togliere ogni dubbio.

 http://www.va.minambiente.it/DownloadFile.ashx?id=93429&t=VIA

 A pag. 72 si trova il nome del Dott. Gualtiero Bonomo, nome simile, ma non è certo il “bravo Walter” della Lorenzetti.

 Ancora sicuri?

 Entra in aiuto il Giornale di Sicilia, che chiarisce subito fin dalle prime parole dell’articolo:

 Gualtiero detto Walter Bellomo, il geologo siciliano arrestato stamani ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sul nodo Tav di Firenze, per presunti illeciti commessi come membro della commissione Via del ministero per l’Ambiente, nel “gioco di squadra” che faceva capo all’ex presidente dell’Umbria, Maria Rita Lorenzetti,

 http://www.gds.it/gds/sezioni/cronache/dettaglio/articolo/gdsid/287990/

 Bene !

 Anzi, male !

 Questo signore che il Giornale di Sicilia definisce “Geologo ed esponente del PD siciliano” è stato addirittura arrestato “per presunti illeciti commessi come membro della commissione Via del ministero per l’Ambiente”.

 Il resto dell’articolo chiarisce meglio il profilo di questa persona:

 solo ieri sedeva tra le prime file di una iniziativa politica a Palermo a sostegno di Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria nazionale del Pd, anche se tra i democratici viene collocato in area renziana.

 Da anni impegnato in politica, Bellomo ha fatto parte del Pci e poi delle sue diramazioni. Il picco della carriera lo raggiunge nel 1996, quando viene eletto segretario cittadino del Pds, a Palermo. Da allora però il suo percorso nel partito è stato difficile: tornò alla ribalta qualche anno dopo, mettendosi a capo dell’area sinistra ecologista del partito, senza troppo successo, e cercando gloria schierandosi a fianco di alcuni big del Pds-Ds.

 Non è mai riuscito a strappare una candidatura nè all’Assemblea regionale nè in Parlamento, per lui solo consulenze, ottenute grazie al partito e alla sua professione di geologo.

 Bene !

 Anzi, male !

 Ma cosa avrebbe mai fatto in particolare ?

 Entra in soccorso un articolo di gennaio 2013 di Arezzo Notizie, quando iniziò ad essere indagato

 http://www.arezzonotizie.it/archivio/home/dalle-vallate/valdarno/item/91734-terre-della-tav-il-pdl-alza-la-voce/

 Si legge che mentre un funzionario della Regione (poi trasferito) avrebbe redatto una relazione nella quale si esprimevano molte perplessità sul progetto di stoccare nell’ex Cava di Santa Barbara a Cavriglia i materiali prodotti dallo scavo per il sottoattraversamento fiorentino, mettendo nero su bianco che quei materiali fossero da classificare come ‘rifiuti speciali’, in realtà quella relazione sarebbe stata superata da una successiva relazione a firma del geologo Gualtiero Walter Bellomo – coinvolto nell’inchiesta e secondo l’accusa elemento di snodo di tante diverse realtà – il quale, al contrario, sosteneva che quei materiali potevano essere subito trasferiti nell’ex Cava di Santa Barbara in quanto materiali di ‘natura innocua’. Secondo l’accusa la procedura in tal senso, e che sembra esser stata quella poi seguita dalla Regione Toscana, avrebbe permesso di sbloccare circa 10 milioni di euro di acconto per far partire gli scavi e mettere in moto il macchinario per la perforazione.

 Bene !

 Anzi, malissimo !

 Riassumendo: un geologo della Commissione Tecnica VIA del Ministero dell’Ambiente, indagato dal gennaio 2013 per reati commessi per il TAV di Firenze e inerenti autorizzazioni e facilitazioni per trattare rifiuti speciali come normali rifiuti al fine di sbloccare 10 milioni di euro di acconto per far partire gli scavi e mettere in moto il macchinario per la perforazione, a fine luglio 2013 esprime parere favorevole per trattare come rifiuti normali, in assenza di controlli e analisi, i rifiuti del Terzo Valico, giusto per far partire gli scavi e mettere in moto i cantieri ?

 Poco più di mese dopo questo signore viene arrestato.

 Nessuna analogia ? Tutti tranquilli ?

 Valga pure il presupposto di innocenza fino a prova contraria, ma fino a prova contraria un documento inerente provvedimenti analoghi a quelli per cui una persona è stata arrestata, sarebbe meglio che fosse formulato e sottoscritto da tutt’altra persona, fintanto che l’indagato (ora arrestato) non abbia provato la propria innocenza e buona fede.

 Poco importa che non sia l’unico firmatario, chiunque conosca i documenti a firma “multipla” sa bene che qualcuno redige, gli altri si fidano (o confidano) e sottoscrivono.

 Chissà che non sia stato proprio il bravo Walter a redigere il documento con cui si voleva iniziare a scavare a Voltaggio il 10 Settembre.

 Chissà se questa autorizzazione così repentina non servisse a fare qualche favore a qualcuno dei big del partito democratico ligure o alessandrino.

 Chissà se le Procure di Genova e Alessandria decideranno di vederci chiaro, sempre che non siano troppo impegnate ad occuparsi dei pericolosissimi attivisti No Tav – Terzo Valico.

 Chissà se i candidati alle primarie del PD per la corsa a Sindaco di Novi Ligure avranno qualcosa da dire sul loro “bravo compagno Walter”.

 

No Tav, le mani dei violenti sul movimento: due gruppi estremisti si contendono la valle

http://www.repubblica.it/cronaca/2013/09/23/news/no_tav_due_gruppi_estremisti-67071149/?ref=HREC1-5

Anarchici contro autonomi: le opposte strategie dietro l’escalation di attentati. Da una parte lo spontaneismo, dall’altra l’organizzazione e la pianificazione

di PAOLO GRISERI

No Tav, le mani dei violenti sul movimento:  due gruppi estremisti si contendono la valleManifestanti No Tav fronteggiati da poliziotti in tenuta antisommossa 

TORINO – La discussione è pubblica. Attraversa i siti e le culture dell’area radicale italiana. È la discussione sulle forme di lotta, su quanto ci si possa spingere oltre la legalità. Un discussione che è anche competizione tra i gruppi estremi: vince chi, tra area anarchica e area autonoma, riesce ad esprimere la linea più radicale. È stata quella discussione a stuzzicare le invidie di chi ha fallito il suo progetto di insurrezione armata, come Vincenzo Davanzo e Vincenzo Sisi e oggi invita i NoTav a “compiere un salto in avanti politico organizzativo”. Ma sono gli esiti di quella discussione tra ali estreme, ben più dei proclami di terroristi falliti, a preoccupare chi sta conducendo le indagini sugli assalti al cantiere in valle e sta cercando di prevenire una nuova esclation di attentati.

Da subito, a differenza di altre volte, i leader del movimento hanno preso le distanze dai proclami di Sisi e Davanzo. Arrivando addirittura a ipotizzare che si sia trattato di “una provocazione”, come paventano i parlamentari di Grillo. E però i due esponenti delle “nuove Br”, avevano da tempo un occhio di riguardo per la valle. Già nel maggio 2012 avevano affermato che “il movimento italiano più avanzato, che ha conquistato un carattere di avanguardia di massa è ovviamente il No Tav”. Un movimento nel quale, spiegavano Sisi e Davanzo, i movimenti anarchici e “anarco-comunisti” avevano dimostrato “la capacità di inserirsi e diventare fermenti attivi”.

Più del delirio di immaginare una evoluzione armata della lotta in Valle, colpisce questo giudizio sui “fermenti attivi” di anarchici e area autonoma. Le due matrici sembrano infatti sempre più egemoni tra i No Tav e sembrano in grado di imporre le loro parole d’ordine. Quella dell’estate del 2013 doveva essere, ed è stata, “sabotaggio”. La parola scandalo, al centro delle polemiche, rivendicata da Erri De Luca, era già indicazione, il 3 luglio scorso su “Lavanda”, la pubblicazione dell’area anarco-ecologica valsusina. Più che un’analisi, un programma operativo sull’attacco al cantiere: “La roccia protegge quanto una maschera antigas. I fari proiettano ombre dove trovare riparo mentre illuminano gli automezzi da attaccare. Ogni guard rail contiene in sé una barricata.. con la giusta mira le pietre qualsiasi diventano pepite d’oro”. Perché “se condotte sotto l’egida della legalità, le lotte non avanzano di un passo”. Si tratta dunque di “superare il guado” della legalità. Fino a immaginare, anche qui, un “salto di qualità”: “L’assunzione collettiva della pratica del sabotaggio”. Nel mirino è “la logistica del Tav: ditte, forniture, banche, truppe di occupazione, alberghi”.

È esattamente ciò che è accaduto nei mesi successivi. Incendi ai cantieri e alle sedi delle società che lavorano per la galleria, intimidazioni ai lavoratori di Chiomonte. Superare il “guado” della legalità serve anche a sconfiggere la concorrenza dei 5stelle: “Non facciamoci illusioni su eventuali sponde parlamentari. Non ci sono né palchi per grandi attori, né posti a sedere per spettatori”. Ma su come praticare il sabotaggio le opinioni sono diverse. Perché all’ala anarchica si oppone tradizionalmente quella autonoma di tradizione leninista, tipica dei centri sociali, che combatte lo spontaneismo e l’individualismo anarchici. Nella notte del 30 agosto scorso vengono incendiati i capannoni della Geomont, una delle ditte che lavorano a Chiomonte. In quei giorni “Notav.info”, sito di area autonoma, sembra prendere le distanze: “Sappiamo che il movimento No Tav non ha appiccato il fuoco”. Segue l’insinuazione che dietro l’incendio ci sia una torbida storia di assicurazioni. Immediata la reazione anarchica: “E se qualcuno avesse deciso di attaccare la ditta per la sua partecipazione alla devastazione della Val di Susa? Persino i bambini sanno chi è stato davvero a dare fuoco alla Geomont”. Più che una polemica, una rivendicazione.

Non colpisce tanto il livello dello scontro, quanto il fatto che siano queste le componenti egemoni nel movimento. Al punto che anche il leader riconosciuto dei Comitati No Tav di valle, Alberto Perino, che si definisce “ghandiano”, sente la necessità di coprire pubblicamente il sabotaggio: “Certe volte i generatori e i camion si vergognano del lavoro che stanno facendo e si danno fuoco come i bonzi”.

È a queste suggestioni di “superamento del guado” della legalità, a questo brodo di coltura, che si rivolgono gli appelli degli ultimi rimasugli del partito armato. Certamente non avranno successo. Ma a preoccupare sono il quadro che si è andato disegnando in questi mesi nella valle e la competizione tra aree estreme. Dopo l’estate del sabotaggio, quale sarà il prossimo “salto di qualità”?

 

Perché la lettera delle Brigate Rosse ai NoTav è una bufala

http://www.giornalettismo.com/archives/1120211/perche-la-lettera-delle-br-ai-notav-e-una-bufala/

di Mazzetta  23/09/2013 – Non sono BR, non l’hanno scritta ai valsusini, non richiama alla lotta armata. Un guazzabuglio tutto mediatico per una storia di ordinaria criminalizzazione del dissenso

Perché la lettera delle Brigate Rosse ai NoTav è una bufala

  Le perplessità attorno alla – lettera delle “Nuove Brigate Rosse” ai Notav – sono più che giustificate, visto che si tratta di un’assoluta montatura.

 

CRIMINALIZZARE PAGA – L’episodio s’inserisce in una realtà, che prevede la sistematica criminalizzazione dei movimenti di base da parte delle istituzioni, anche nel caso di quello dei NoTav è evidente l’intenso lavorio di parte dei media, delle istituzioni e della politica nel costruire loro vicinanze con quello che di malvagio e negativo si trova lì per lì, tanto che sono stati accusati persino di essere mafiosi e negli anni sono stati accostati a qualsiasi sospiro eversivo che abbia percorso il paese.

Non stupisce quindi l’ultimo episodio, scaturito da un  lancio dell’agenzia ANSA, che si apriva così:

Nuove Br a No Tav: ‘Fate passo avanti’

Il movimento No Tav deve “compiere un altro salto in avanti, politico organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare”. E’ quanto scrivono dal carcere in cui sono rinchiusi, in un documento apparso su internet, Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, delle cosiddette ‘nuove Br’. Sisi e Davanzo furono arrestati nel 2007 con l’accusa di far parte del Pcpm – Partito comunista politico-militare. Il documento in cui compare la loro firma si intitola ‘Contro la repressione, nuova determinazione’ e, fra l’altro, parla anche del movimento No Tav, di cui sottolinea “la valenza antagonista di portata generale”. Ci sono delle “simpatiche consonanze” fra i No Tav imputati nel maxi processo di Torino e “la nostra dimensione di prigionieri rivoluzionari e dei nostri processi politici”. Lo scrivono Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, delle cosiddette ‘nuove Br’, in un documento apparso su internet, riferendosi alla linea difensiva scelta dai militanti chiamati a giudizio davanti al tribunale subalpino per gli scontri del 2011 con le forze dell’ordine.


UN DOCUMENTO BANALE Il documento si può leggere appunto in rete, ma ad un’attenta lettura pare molto arduo riassumerlo come ha fatto ANSA e come poi a ruota hanno fatto molti altri media. Il documento non tratta di lotta armata, questo è un fatto, il riferimento al “salto di qualità” è chiaramente all’interno di un discorso che tratta della resistenza alla repressione, va da sé almeno indebita, impiegata dallo stato contro il dissenso non istituzionalizzato attraverso lo strumento carcerario, è infatti appena il caso di ricordare che gli autori sono in carcere. Si tratta di un’analisi comunista abbastanza classica del rapporto tra le istituzioni, bastone dei padroni, e le classi popolari, davvero niente di eccezionale, tanto che risulta copincollata in buona parte, e in particolare proprio nella parte che nomina il movimento NoTav, dal sito Operai Contro, per niente sospettato d’essere veicolo di letteratura terrorista. Di più, il testo è stato pubblicato alcuni giorni fa e nessuno l’ha scambiato per un messaggio o un’esortazione ai Notav nemmeno per sbaglio.


IL PASSO AVANTI NON È LA LOTTA ARMATA – Il dubbio ulteriore che è venuto a molti e che ha esplicitato anche Beppe Grillo, cioè che si possa trattare di una bufala persino l’esistenza della lettera, potrà essere chiarito facilmente, in fondo basta una telefonata degli avvocati di uno dei due per tagliare le gambe a un eventuale falso. Ma non è tanto importante, perché vera o falsa che sia, il fatto è che in quella lettera non c’è nessun invito ai Notav e non c’è nemmeno alcun riferimento o invito alla lotta armata, neppure criptico. Neppure quel “salto di qualità” o i “passi avanti” da tanti virgolettati a intendere un invito alla lotta violenta, hanno in realtà nel testo alcuna appiglio verosimile per sostenere che si riferiscano ad atti violenti. E la cosa è ancora più chiara leggendo il documento dal quale è stato copiato/plagiato, che peraltro si dilunga su un’analisi del comportamento processuale di alcuni Notav fattualmente errata.


TRADOTTA MALE – La bufala quindi è già dimostrata ed è nella “traduzione” avventurosa di un appello che non c’è, poco importa a questo punto che la lettera sia genuina o no, quella lettera non è un appello ai Notav e nemmeno a imbracciare le armi.

E per di più non è nemmeno delle Brigate Rosse.


NON SONO BRIGATE ROSSE – In effetti c’è anche da notare che i due autori non sono “nuove brigate rosse” nemmeno un po’, né con le virgolette come li hanno definiti molti, né sono brigatisti tout court come li hanno definiti altri. I due fanno parte di un gruppo di persone accusato di preparare atti terroristici, ma che agli atti è stato imputato per aver sparato qualche minuto in un campo con un Kalashnikov e per aver attaccato un Bancomat per finanziarsi. Il gruppo era pesantemente infiltrato da anni e non è mai andato oltre, ma il fatto che tra loro parlassero male e in maniera minacciosa dell’onorevole Pietro Ichino ne ha fatto, per analogia, una cellula gemella o quasi di quella che si macchiò dei delitti D’Antona e Biagi. Il Partito Comunista Politico-Militare (PCPM) però non ha niente a che fare con le Brigate Rosse e non solo perché non è mai stata una realtà capace di farsi tanto pericolosa. Quella di “Nuove Br” come sono stati definiti per anni, è un’etichetta infondata che ora risorge e torna utile a distanza di tempo, tradotta  in  ”cosiddette Nuove Br” dai più prudenti.


NON SONO TERRORISTI –
 
Gli stessi giudici che li hanno condannati a pene pesanti li hanno definiti “sovversivi” e non proprio “terroristi”, condannati per associazione sovversiva semplice e non per associazione sovversiva con finalità di terrorismo, nonostante siano state registrate le loro telefonate e ripresi i loro incontri, peraltro partecipati dai sopra ricordati infiltrati, non è stata attribuita loro alcuna azione di stampo terroristico, solo intenzioni più o meno vicine alle loro scarse capacità operative, alcuni di loro sono stati assolti, altri sono ormai liberi. La ricostruzione dell’accusa si è rivelata esagerata ed estesa a persone poi riconosciute per innocenti, e con essa la portata dell’operazione di polizia o l’esistenza di minacce reali, grandemente amplificata dai media all’epoca. Di più, nessuno delle vere BR, vecchie o nuove, ha mai riconosciuto alcuna parentela o vicinanza con i due condannati o con la loro organizzazione. Ed è bene ricordare che neppure loro hanno mai dato segno o verbo di voler essere Brigate Rosse o riconoscersi nella loro storia.


PARLARE DI NIENTE – Quindi, riassumendo, la lettera non è stata scritta da alcun tipo di Brigatisti Rossi, non era rivolta ai NoTav e non contiene nessun invito alla lotta armata. Ne consegue che per almeno un paio di giorni tutti o quasi i componenti della classe parlante di questo paese, politici compresi, abbiano discusso di nulla, di una cosa che non c’è e non c’è mai stata, davvero una lettera “fantomatica” come l’hanno definita alcuni NoTav rispedendola comunque subito al mittente, ché non si sa mai.


NIENTE BR – Le Brigate Rosse, il gruppo storico, sono inattive dal 1988, 25 anni, da quando sancirono la “ritirata strategica”, dopo di allora si è manifestato sotto le insegne brigatiste solo il nucleo che tra il 1999 e il 2002 uccise Biagi e D’antona e che si ritiene del tutto neutralizzato una decina d’anni fa. Perché quelli del PCPM siano stati etichettati come le “nuove BR” dai media è abbastanza comprensibile, visto che il loro processo fu occasione per diversi politici di esibirsi in dichiarazioni stentoree e per lo stesso Ichino di recarsi al dibattimento alimentando l’attenzione verso il gruppo e le analogie con le azioni delle BR di Galesi e Lioce contro i giuslavoristi. Un circo a tratti osceno, animato anche da chi ha sfruttato l’uccisione di Biagi e D’antona per far passare anche in quegli anni leggi sul lavoro che probabilmente avrebbero lasciato molto perplessi i due giuslavoristi uccisi.


I CATTIVI VENDONO – Il resto lo fa la considerazione nota per la quale nel nostro paese i media amplificano sistematicamente le “minacce terroristiche”, e probabilmente non solo perché in casi come questo le BR fanno più notizia dei PCPM e un invito ai NoTav alla violenza fa ancora più notizia. La storia anche recente del nostro paese è fatta dei Pio Pompa e dei Renato Farina, è fatta di articoli e “fonti dei servizi” che sono arrivati ad annunciare “attacchi con siringhe e sacche di sangue infetto da HIV” alla Zona Rossa di Genova nel 2001, scritti da persone disposte a tutto o più semplicemente pagate per farlo. Persone per le quali inventare balle inverosimili è occupazione quasi quotidiana e per di più “patriottica”, com’è accaduto che qualcuno abbia rivendicato con orgoglio. Cavalcare di un’agenzia un po’ sopra le righe è cosa che poi può fare anche l’ultimo dei dilettanti.


FANTASIE E MITOMANI – Le cronache del nostro paese conservano memoria di decine di rivendicazioni da parte di sedicenti formazioni terroristiche esistite solo nella fantasia di qualche mitomane o nelle riflessioni d’investigatori e giornalisti. Ma accanto ai casi di giornalisti che si mandavano i volantini delle BR, si è visto addirittura il caso di un’intera e temibile organizzazione terroristica inventata dal nulla e presa per buona da tutti, come nel caso dei Nuclei Territoriali Antimperialisti,  partoriti dalla fantasia di Luca Razza, giornalista di destra che per oltre 10 anni impersonò la formazione “terroristica” che a lungo inquieterà il paese. «Per dieci anni gli Nta sono stati l’incubo degli inquirenti. Hanno rivendicato assassinii ed esplosioni, bruciato auto e prodotto risoluzioni strategiche, prese sul serio anche dalle nuove Brigate rosse. Ma era tutto una clamorosa beffa, messa in atto da un pubblicista megalomane «poeta e cantante». Così ha riassunto Valentina Avon in una dettagliata ricostruzione delle gesta di Razza e delle imbarazzanti conseguenze che hanno provocato a diversi livelli. Tra gli altri ne è rimasta vittima l’Unione Europea, gli «Anti-Imperialist Territorial Nuclei for the Construction of the Fighting Communist Party» sono finiti nella lista nera  del terrorismo internazionale stilata dalla Commissione Europea nel 2005, Luca Razza ha terminato la sua carriera e confessato nel 2004. Ma ne è rimasta vittima anche Wikipedia, che a oggi ha ancora la voce dedicata che, dopo averne elencato le gesta con pignolo dettaglio, si conclude buffamente e falsamente con: «Nel 2004 dopo un’azione portata avanti dalla DIGOS nel Nord Est dell’Italia, vengono arrestati i membri del gruppo, il quale viene sciolto dalle forze dell’ordine italiane.» Se qualcuno all’ascolto provvederà, non potrà che essere un bene.


L’UTILE MILLANTATORE – Per oltre 10 anni Razza produsse documenti “politici” in sile BR rivendicando il rivendicabile, persino l’omicido Biagi, e millantando l’esistenza di un’organizzazione armata pronta ad “offensive” variamente terroristiche. I suoi amici che erano al corrente di alcune sue stranezze dissero che qualche sospetto lo avevano, ma che credevano fosse Unabomber, ma non hanno detto niente lo stesso. Storie al limite dell’incredibile, talenti e imprese di provincia che in questo caso assurgono alla ribalta nazionale e danno da parlare, anche troppo. Una storia che potrebbe essere anche divertente, se non fosse che dell’incombente presenza degli NTA hanno approfittato in molti, in genere per reprimere altri o giustificare politiche repressive, se non per terrorizzare ignari cittadini e offrirsi loro come capaci protettori.


COSÌ FAN TUTTI – Nel caso di questi giorni forse non basta la “notiziabilità” della bufala a spiegare la diffusione acritica e universale di una bufala del genere, la genesi della quale importa relativamente. È fin troppo evidente che contro il movimento NoTav ci siano da tempo alcuni politici, e non solo, che non trovano di meglio del criminalizzare la protesta, un grande classico di ogni epoca e a ogni latitudine, perfettamente integrato nel modello occidentale di gestione del potere e innervato anche nella tradizione italiana. Gli sforzi immani degli apparati di sicurezza americani per riuscire a dimostrare che i militanti di Occupy Wall Street fossero pronti ad atti di terrorismo, e prima di loro gli stessi sforzi nei confronti di ecologisti e innocui movimentisti al seguito di cause più che degne, testimoniano l’esistenza di una tendenza sistematica dell’apparato repressivo statunitense che utilizza questi mezzi e al traino seguono i media, soprattutti alcuni media. Gli Stati Uniti sono il modello di questa gestione che vede il quarto potere dalla parte sbagliata e anche nel nostro paese il modello si è affermato da tempo, anche da prima dell’emergere della strategia della tensione e di altre infamità che hanno macchiato la storia d’Italia e che in genere hanno visto impuniti gli autori. Non deve davvero stupire la consonanza tra i politici del governo delle larghe intese, l’apparato repressivo ipertrofico che ancora ingombra il nostro paese e gli interessi dei grandi capitali che controllano l’informazione, ci sarebbe semmai da stupirsi del contrario, e non c’è da stupirsi se chi s’oppone a certi appetiti ha vita dura.


DISTRAZIONI DI MASSA – Media grazie ai quali le pensate di qualche fantasista diventano cronaca, realtà per le opinioni pubbliche, che dirotta il discorso e l’attenzione dei cittadini dalle rivendicazioni spesso sacrosante e condivisibili dei movimenti alla loro presunta “pericolosità”. Improbabili ipotesi di derive violente portano alla dissociazione dai cattivi, che serve soprattutto a cerca d’isolare i movimenti e le loro petizioni di principio quando si rivelano condivisibili da platee più vaste. È anche il caso delle questione dellla Torino-Lione, un progetto che i francesi non prenderanno di nuovo in considerazione prima del 2030, ma che qui da noi deve aver scatenato appetiti robusti, almeno a giudicare dalla feroce campagna politica bipartisan e al numero e qualità dei media schierati a difesa di un’opera che non serve alla collettività, concepita su previsioni di traffico in aumento geometrico che sono già state clamorosamente smentite dallo scorrere degli anni e dal calo del traffico sull’asse che dovrebbe servire.


STORIA VECCHIA – La criminalizzazione tattica del movimento NoTav era evidente ben prima dell’emersione della “lettera delle BR ai NoTav” che non è mai esistita, il movimento è stato accostato negli anni a tutto quello che di vagamente violento è transitato per le cronache, dai blac blok agli anarcoinsurrezionalisti, e non c’è stato lancio di pietre o rete scavalcata che non sia diventata notizia a livello nazionale, nonostante gli stessi politici e gli stessi organi d’informazione si siano fatti spesso cogliere nell’esaltare proteste simili, se non anche più violente, che si sono tenute in altri paesi.


LE RIVOLTE DEGLI ALTRI – È fresco ad esempio l’entusiasmo per le proteste contro Erdogan e lo sdegno per la loro repressione da parte della polizia turca, come per la rivolta contro il governo di Morsi in Egitto, tutte manifestazioni nelle quali i manifestanti hanno sicuramente trasceso oltre quanto abbiano mai fatto i valsusini e indubbiamente agendo contro governi democraticamente eletti, anche se non graditi dalle nostre parti. Nessuno in quei casi ha mai usato il termine “terroristi” per definire le persone in piazza, nemmeno quando hanno incendiato i mezzi della polizia o addirittura le sedi dei partiti di governo.


LA CALUNNIA Per il movimento NoTav invece succede sistematicamente, una criminalizzazione pesante, assecondata dal consenso politico, dalla mano pesante della magistratura e da una stampa schierata con le maggiori testate a favore dell’opera eccitata da “notizie” che non lo sono, ma che più spesso sono vere e proprie calunnie sistematiche. Notizie che spesso sono le relazioni dei nostri servizi segreti che tradizionalmente fin dal tramonto delle BR dicono di “temere la saldatura” tra i movimenti popolari e questa o quella setta terrorista. All’alba del 2001 ci furono persino quelli, e non furono pochi, che predissero la saldatura tra qaedisti e movimento altermondista. Relazioni che poi sono cavalcate da questo o quel politico a seconda della convenienza, riportate dai media e alla fine assumono la stessa consistenza della realtà, diventano realtà alternative costruite per diffamare e isolare i movimenti di base.


LA PROPAGANDA FUNZIONA E funziona, è per questo che sono decenni che il fenomeno si ripete anche se da quasi 40 anni la risposta dei movimenti a questi tentativi è sempre una sola, quella che è stata anche quella dei NoTav, che a darsi al terrorismo non ci pensano proprio. Come non ci hanno mai pensato gli altermondisti, i movimenti universitari, sindacali o locali, fino ai centri sociali che si sono nati e sfioriti negli ultimi decenni e che sistematicamente sono stati accusati di flirtare con il terrorismo e di ricorrere alla violenza, quando in realtà s’opponevano alla violenza, anche a quella della propaganda.

 UN OTTIMO ESEMPIO – L’ultima bufala può quindi essere presa come un utile esempio di scuola a ricordare e illustrare un fenomeno che non è nuovo e che probabilmente ci accompagnerà ancora a lungo, inquinando il discorso pubblico con pessima propaganda si possono ottenere ottimi risultati e quando la pessima propaganda è veicolata dai principali organi d’informazione ci mette poco a diventare realtà per buona parte dell’opinione pubblica. Si finisce così a discutere di terroristi che non ci sono, tralasciando ad esempio in questo caso di discutere il destino di un’opera che pare già condannata, ma che qualcuno non vuole ammettere lo sia per motivi che nulla hanno a che fare con l’interesse pubblico.

Fukushima, Tokyo ammette: il rischio-apocalisse è adesso

http://www.libreidee.org/2013/09/fukushima-tokyo-ammette-il-rischio-apocalisse-e-adesso/

Era tutto vero: il pericolo Fukushima comincia solo adesso e il Giappone non sa come affrontarlo. Le autorità hanno finora mentito, ai giapponesi e al mondo intero: Fukushima era una struttura a rischio, degradata dall’incuria. Un impianto che andava chiuso molti anni fa, ben prima del disastro nucleare del marzo 2011. Da allora, la situazione non è mai stata sotto controllo: la centrale non ha smesso di emettere radiazioni letali. Tokyo finalmente ammette che, da mesi, si sta inquinando il mare con sversamenti continui di acqua radioattiva, utilizzata per tentare di raffreddare l’impianto. Ma il peggio è che nessuno sa esattamente in che stato siano i reattori collassati: si teme addirittura una imminente “liquefazione” del suolo. L’operazione più pericolosa comincerà a novembre, quando sarà avviata la rimozione di 400 tonnellate di combustibile nucleare. Operazione mai tentata prima su questa scala, avverte la “Reuters”: si tratta di contenere radiazioni equivalenti a 14.000 volte la bomba atomica di Hiroshima. Enormità: bonificare Fukushima – ammesso che ci si riesca – richiederà 11 miliardi di dollari. Se tutto va bene, ci vorranno 40 anni.

Gli scienziati non hanno idea del vero stato dei nuclei dei reattori, riassume il “Washington’s Blog” in un lungo reportage tradotto da “Megachip”:le 

radiazioni potrebbero investire la Corea, la Cina e la costa occidentale del Nord America.

Fukushima tecnici

Perché il peggio deve ancora arrivare: gli stessi tecnici incapaci, che hanno prima nascosto l’allarme e poi sbagliato tutte le procedure di emergenza, ora «stanno probabilmente per causare un problema molto più grande». Letteralmente: «La più grande minaccia a breve termine per l’umanità proviene dai bacini del combustibile di Fukushima: se uno dei bacini crollasse o si incendiasse, questo potrebbe avere gravi effetti negativi non solo sul Giappone, ma sul resto del mondo». Se anche solo una delle piscine di stoccaggio dovesse crollare, avvertono l’esperto nucleare Arnie Gundersen e il medico Helen Caldicott, non resterebbe che «evacuare l’emisfero nord della Terra e spostarsi tutti a sud dell’equatore». Un allarme di così vasta portata, che disorienta anche gli esperti più prudenti. Come Akio Matsumura, già consulente Onu, secondo cui la rimozione dei materiali radioattivi dai bacini del combustibile di Fukushima è «una questione di sopravvivenza umana».

Migliaia di lavoratori e una piccola flotta di gru, riferisce il “New York Times”, si preparano a «evitare un disastro ambientale ancora più profondo, che ha già reso la Cina e gli altri paesi vicini sempre più preoccupati». Obiettivo, neutralizzare le oltre 1.300 barre di combustibile esaurito dall’edificio del reattore 4. E’ come sfilare sigarette da un pacchetto accartocciato, avverte Gundersen: basta che due barre si urtino, e c’è il rischio che rilascino cesio radioattivo, xenon e kripton. «Ho il sospetto che nei prossimi mesi di novembre, dicembre e gennaio, sentiremo che l’edificio è stato evacuato, che hanno rotto una barra di combustibile, e che la barra di combustibile sta emettendo dei gas. Ritengo che le griglie si siano contorte, il combustibile si sia surriscaldato e il bacino sia giunto a ebollizione: la conseguenza naturale è che sia probabile che una parte del combustibile rimarrà incastrata lì per un lungo, lungo periodo». Arnie Gundersen

Le griglie sono contorte per effetto del terremoto, che ha fatto collassare il tetto proprio sopra il deposito nucleare.

«Le conseguenze – conferma il “Japan Times” – potrebbero essere di gran lunga più gravi di qualsiasi incidente nucleare che il mondo abbia mai visto: se una barra di combustibile cadesse, si rompesse o si impigliasse mentre viene rimossa, i possibili peggiori scenari includono una grande esplosione, una fusione nel bacino o un grande incendio. Ognuna di queste situazioni potrebbe portare a massicci rilasci di radionuclidi mortali nell’atmosfera, mettendo in grave rischio gran parte del Giappone – compresi Tokyo e Yokohama – e anche i paesi vicini». Secondo la “Cnbc”, il pericolo maggiore riguarda il possibile sversamento di acqua in uno dei bacini, che potrebbe incendiare il combustibile. «Un enorme incendio del combustibile esaurito – dichiara alla “Cnn” il consulente nucleare Mycle Schneider – probabilmente farebbe apparire poca cosa le attuali dimensioni della catastrofe, e potrebbe superare le emissioni di radioattività di Chernobyl di decine di volte». Una sorta di apocalisse: «Le pareti della piscina potrebbero avere perdite al di là della capacità di fornire acqua di raffreddamento, o un edificio del reattore potrebbe crollare in seguito una delle centinaia di scosse di assestamento. Poi, il rivestimento del combustibile potrebbe incendiarsi spontaneamente emettendo il suo intero accumulo radioattivo».

Sarebbe il più grave disastro radiologico mai visto fino ad oggi, conferma Antony Froggatt nel suo “World Nuclear Industry Status Report 2013”, redatto con Schneider. E per Gundersen, direttore di “Fairewinds Energy Education”, l’operazione si prospetta «piena di pericoli», e la verità è che «nessuno sa quanto male potrebbero andare le cose». Ciascun assemblaggio di barre combustibili pesa 300 chili e misura 4 metri e mezzo. Gli assemblaggi da rimuovere sono 1.331, informa Yoshikazu Nagai della Tepco, più altri 202 stoccati nel bacino: le barre di combustibile esaurito inoltre contengono plutonio, una delle sostanze più tossiche dell’universo, che si forma durante le ultime fasi del funzionamento di un reattore. «Il problema di una criticità che colpisca il bacino del combustibile è che non la si può fermare, non ci sono barre di controllo per gestirla», sostiene Gundersen. «Ilsistema di raffreddamento del bacino del combustibile esaurito è stato 
progettato solo per rimuovere il calore di decadimento, non il calore derivante da una reazione nucleare in corso».

Le barre sono rese ancora più vulnerabili agli incendi nel caso debbano essere esposte all’aria. Il quadro è estremamente precario: l’operazione si svolgerà sott’acqua, in un bacino all’interno di un edificio lesionato, che la Tepco ha già puntellato. «La rimozione delle barre dal bacino è un compito delicato», testimonia Toshio Kimura, ex tecnico della Tepco, al lavoro a Fukushima per 11 anni. «In precedenza era un processo controllato dal computer che memorizzava al millimetro le posizioni esatte delle barre, ma ora non se ne può più disporre: il processo deve essere fatto manualmente, quindi c’è un alto rischio che si possa far cadere e rompere qualcuna delle barre di combustibile». In più, la situazione è assolutamente instabile. Secondo Richard Tanter, esperto nucleare dell’università di Melbourne, il reattore 4 di Fukushima «sta affondando». Lo conferma l’ex premier giapponese Naoto Kan: sotto il grande deposito di combustibile atomico, il terreno è già spofondato di circa 31 centimetri.

Per tentare di stabilizzarlo e isolarlo dall’acqua, la Tepco sta considerando la possibilità di congelare il suolo attorno all’impianto. Essenzialmente, riferisce “Nbc News”, si tratta di costruire un muro sotterraneo di ghiaccio lungo un miglio, cosa che non è mai stata tentata prima: in pratica, stanno cercando di arrampicarsi sugli specchi perché non sanno come risolvere il problema. «Un altro errore che venisse fatto dalla Tepco potrebbe avere conseguenze perfino esiziali, per il Giappone», sottolinea “Japan Focus” puntando il dito contro l’azienda elettrica responsabile del disastro. La Tepco ha infatti taciuto la verità sul degrado dell’impianto prima ancora del sisma, poi ha sbagliato tutto il possibile. Il governo di Tokyo ha concluso che il disastro ha avuto “cause umane”, ed è stato provocato da una “collusione” tra il governo stesso e la Tepco, oltre che da una cattiva progettazione del reattore. Già all’indomani della tragedia, «la Tepco sapeva che 3 reattori nucleari avevano perso capacità contenitiva, che il combustibile nucleare era “scomparso”, e che non vi era di fatto alcun vero contenimento».

 

L’azienda, ricorda il “Washington’s Blog” ha cercato disperatamente di coprire la verità per due anni e mezzo, «fingendo che i reattori fossero in fase di “spegnimento a freddo”», e solo ora ha ammesso che da due anni sta rilasciando enormi quantità di acqua radioattiva che, attraverso le falde sotterranee, si riversano nell’Oceano Pacifico. La dimensione del pericolo lascia sgomenti: nessuno, almondo, è preparato a fronteggiare una catastrofe come quella evocata dai tecnici più pessimisti. Ma l’aspetto più sinistro, forse, è proprio quello che riguarda l’informazione e l’assoluta mancanza di trasparenza: la verità è stata negata dai tecnici, minimizzata dai politici, oscurata daimedia. Molti blogger hanno incessantemente rilanciato l’allarme, fino alla notizia – qualche mese fa – degli sversamenti radioattivi in mare. Solo ora – di fronte all’impossibilità di continuare a negare, alla vigilia della pericolosissima operazione di bonifica – si giunge ad ammettere tutto. Colpisce l’appello di Mitsuhei Murata, ex ambasciatore giapponese in Svizzera, che chiede che il Giappone rinunci ad ospitare a Tokyo le Olimpiadi 2020, perché non potrebbe garantire la sicurezza degli atleti. Così, il Sol Levante tramonta nella vergogna.

Più soldati in Val Susa che in Afganistan

http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2013/09/20/piu-soldati-in-val-susa-che-in-afganistan/

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Forse qualcuno si potrebbe stupire del fatto che spesso fortezze e quadrilateri all’interno delle città non servissero alla difesa contro un qualche nemico, ma alla difesa contro la popolazione, avvertita dal potere come virtualmente avversaria. Tempi passati si dirà. Ed  vero, ma solo nel senso che le fortezze non ci sono più perché inutili, il resto rimane valido, anzi  è ridiventato più che mai valido man mano che la democrazia si è fatta più evanescente forse a causa della sua esportazione.

Così, con l’invio di altri 200 militari in Val Susa, deciso ieri in appoggio ai 215 già presenti, abbiamo un soldato ogni 289 abitanti della valle, mentre in Afganistan ce ne sono uno ogni 517 abitanti della provincia di Herat che è affidata al nostro controllo. Alle volte basta far caso ai numeri per scoprire inquietanti realtà inconsce che ci mostrano abissi e che le parole non dicono. Ma badate bene, mentre per l’Afganistan si parla con arrogante ostinazione di missione di pace, per la Val Susa abbiamo spesso sentito parlare di “guerra” da parte dei vari irresponsabili politici. Anche se, bisogna dirlo, sempre più spesso si ricorre allo stereotipo di “terrorismo” per designare l’opposizione alla Tav, creando così un saldo legame tra due situazioni così diverse.

Del resto i cantieri dell’inutile ferrovia ad alta capacità di far incazzare sono diventate delle cittadelle fortificate non diversamente da come succede in Afganistan per le basi delle nostre truppe costrette a pattugliare inutilmente una regione dove tutti – compreso l’esercito fantasma di Karzai – ci sono ostili.  E anche il linguaggio non è poi molto diverso da quello usato dai comandi militari: “ il Comitato, nell’evidenziare la necessità di tenere alto il livello di attenzione e vigilanza, ha deliberato, attraverso una rimodulazione del Piano di impiego dei militari nel controllo degli obiettivi a rischio, l’invio di ulteriori 200 unità per le esigenze di sicurezza”. Basta sostituire stato maggiore a comitato per avere una perfetta sovrapposizione della Val Susa ad Herat. Con una sola differenza: qui nessuno si illude che la missione sia di pace.ne sia di pace.