Dottoressa Eleonora Cantamessa uccisa in strada: carabiniere ruba bancomat durante i soccorsi a Chiuduno Bergamo „Dottoressa uccisa in strada: carabiniere ruba bancomat durante i soccorsi“

http://www.today.it/rassegna/carabiniere-ruba-incidente-eleonora-cantamessa-chiuduno-bergamo.html

Intervenuto dopo che Eleonora Cantamessa era stata investita a morte, avrebbe sottratto un portafogli da un’auto che si era fermata per prestare aiuto. A incastrarlo alcune spese effettuate in una sala slot a Dalmine (Bergamo)

L’Eco Di Bergamo17 Settembre 2013

 

E’ davvero agghiacciante quanto scrtto dall’Eco di Bergamo sul caso dell’investimento e l’uccisione di Eleonora Cantamessa, la dottoressa travolta a Chiuduno mentre soccorreva l’indiano Baldev Kumar, anch’egli deceduto. 

Con due morti a terra, vari feriti e investitori in fuga, un carabiniere avrebbe pensato di prelevare dall’auto di uno di essi una borsa e poi utilizzare un bancomat rubato per giocare in due sale slot di Dalmine, in provincia di Bergamo. Il colpevole, secondo quanto riportato del giornale bergamasco, sarebbe un carabiniere in servizio alla tenenza di Seriate (Bergamo), che domenica 8 settembre era intervenuto dopo l’incidente. A scoprire l’autore del furto sono stati i suoi colleghi, i carabinieri di Bergamo e Grumello.

Il militare non si sarebbe fatto scrupoli di fronte alla tragedia che si era appena consumata aChiuduno (Bergamo). Tra cadaveri, feriti e delinquenti in fuga, ha pensato a far sparire la borsa abbandonata sull’Audi A2 di Joana Maria Busucic, barista romena che a sua volta aveva accostato per dare una mano nei soccorsi, e di appropriarsi del bancomat che avrebbe poi usato per giocare alle videolottery in due sale slot di Dalmine.

I suoi colleghi lo hanno riconosciuto dalle immagini delle due sale slot. E’ stato denunciato per furto e indebito utilizzo di carte di credito. 

ELECTIONS NEWS albanie Rama

EODE / International Elections Monitoring / FIN DE CRISE EN ALBANIE ? LE SOCIAL-DEMOCRATE EDI RAMA INVESTI PREMIER MINISTRE …

 EODE Press Office /

avec AFP – Courrier des Balkans / 2013 09 16 /

http://www.facebook.com/EODE.monitoring

http://www.eode.org/category/eode-international-elections-monitoring/international-elections-survey/

 

Le Parlement albanais a voté ce dimanche 15 septembre l’investiture du gouvernement de coalition du Premier ministre social-démocrate Edi Rama, qui s’est engagé à redresser l’économie sinistrée de son pays et à le rapprocher de l’Union européenne. Le nouveau gouvernement compte vingt ministres, parmi lesquels six femmes, une première en Albanie, dont Mimi Kodheli qui hérite du ministère de la Défense.

 Quatre-vingt deux députés ont voté pour l’investiture de ce gouvernement de coalition – qui compte dans ses rangs cinq ministres du « Mouvement socialiste de l’Intégration », une formation alliée du « Parti socialiste de E. Rama » -, 55 ont voté contre et un élu s’est abstenu.

 Les ministres, dont l’âge moyen est de 44 ans et qui pour la plupart occupent pour la première fois une telle fonction, se sont engagés à mettre en oeuvre d’ambitieuses réformes dans le but d’accélérer le rapprochement avec l’UE. “Le processus d’adhésion à l’UE est un objectif national qui nécessitera une transformation de la société albanaise conformément aux valeurs et aux principes européens”, a déclaré E. Rama, 49 ans, dans un entretien à l’AFP après l’investiture de son gouvernement.

 E. Rama, ancien maire de Tirana et peintre de formation, se rendra dès lundi à Bruxelles pour “témoigner de la ferme volonté de l’Albanie” de mettre en oeuvre les réformes souhaitées par l’UE. L’Albanie, à laquelle Bruxelles a déjà refusé à deux reprises le statut de candidat à l’adhésion, espère l’obtenir à la fin de cette année.

 Pour obtenir ce statut, le nouveau gouvernement de gauche, qui revient au pouvoir après huit années passées dans l’opposition, devra notamment renforcer l’État de droit et présenter des résultats “concrets” dans la lutte contre la corruption et le crime organisé. L’Albanie a la réputation, souvent non usurpée, d’un non-état infiltré par les mafias et les gangs para-politiques. “Il est très important de mener un véritable combat contre la criminalité et la corruption (…) et d’instaurer un climat de tolérance entre la majorité et l’opposition”, a-t-il souligné.

 “La pauvreté et le chômage sont nos ennemis”, a poursuivi M. Rama.

L’Albanie est en effet l’un des pays les plus pauvres d’Europe, avec environ 14,3% de la population vivant sous le seuil de pauvreté, avec moins de deux dollars par jour, selon les statistiques nationales. Le taux de chômage est de 14% et la dette publique a atteint plus de 60% du PIB. Pour amorcer le redressement économique, M. Rama entend relancer la production et l’emploi en attirant plus d’investissements étrangers. Il souhaite notamment supprimer les impôts pour les petites entreprises, réduire la dette publique et créer 300.000 emplois.

 En revanche, pour l’opposition de droite menée par l’ex-Premier ministre Sali Bersiha, le programme du gouvernement de M. Rama n’est que “propagande et démagogie vouées à l’échec”. “C’est un programme qui aura des conséquences négatives pour l’économie, qui va augmenter le chomage et la pauvreté et qui va plonger le pays dans une crise profonde”, a déclaré samedi le haut responsable de la droite, Lulëzim Basha. Vétéran de la scène politique albanaise, M. Berisha a surtout fait les frais de son échec dans la lutte contre la corruption et le crime organisé.

 “Sa défaite électorale est également due à la manière dont il a gouverné qui s’est peu a peu transformée en arrogance”, a estimé Besnik Mustafaj, ancien ministre des Affaires étrangères et analyste politique.

 Toutefois, en reconnaissant sa défaite aux législatives du 23 juin, M. Berisha a ouvert la voie à l’une des rares transitions au pouvoir non contestées dans ce pays, depuis la chute du communisme. Le scrutin avait été suivi de près par l’UE pour laquelle ce scrutin représentait un “test crucial pour les institutions du pays” et pour l’avenir européen de l’Albanie.

 EODE Press Office

Sur la situation en Albanie, lire nos analyses :

 Luc MICHEL, ALBANIE : BERISHA RECONNAIT SA DEFAITE AUX LEGISTATIVES DU 23 JUIN 2013

Sur http://www.eode.org/eode-international-elections-monitoring-albanie-berisha-reconnait-sa-defaite-aux-legistatives-du-23-juin-2013/

 EODE / International Elections Monitoring / ALBANIE : UN AUTRE PAYS EST-EUROPEEN AVEC DES ELECTIONS CHAOTIQUES

Sur http://www.eode.org/eode-international-elections-monitoring-albanie-un-autre-pays-est-europen-avec-des-elections-chaotiques/

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 http://www.eode.org/eode-international-elections-monitoring-fin-de-crise-en-albanie-le-social-democrate-edi-rama-investi-premier-ministre/

Armi chimiche in Siria? Dei terroristi

 Oggi la riunione del Consiglio di sicurezza 

R. E.    

Vladimir Putin ha quindi sbugiardato i signori del Nuovo Ordine Mondiale: la strage in Siria? Non è stato Assad, ma i ribelli Salafiti, appoggiati dal governo Saudita e dagli USA con i suoi alleati. La prova “finale” è stata fornita dal Cremlino al Palazzo di Vetro dell’ONU. Si tratta di video e foto che illustrano come i satelliti russi abbiano fatto luce sul fatto che i razzi che hanno causato l’ultima strage in Siria (1300 morti) non sono partiti da Damasco o dalla Siria, ma da territori di pertinenza di gruppi Salafiti: ovvero dei cosiddetti “ribelli-mercenari” al soldo di Arabia Saudita e USA.
Secondo Mosca, Washington non poteva non sapere, visto che i satelliti USA sono efficienti quanto quelli russi. E allora perchè tutte queste menzogne? Beh, si sa: i maestri della distrazione di massa sono sempre all’opera.
E la conferma è arrivata, ora, anche se obliquamente, anche dal documento degli ispettori delle Nazioni Unite.
«I campioni raccolti forniscono prove chiare e convincenti che sono stati utilizzati razzi contenenti gas sarin» in Siria. Questo è infatti quanto è emerso dal rapporto degli ispettori Onu sull’uso di armi chimiche che è stato consegnato a al segretario generale Ban Ki-moon.
«Sulla base degli elementi acquisiti nell’ambito della nostra inchiesta sull’incidente di Al Ghouta – si legge sugli stralci del dossier – la conclusione è che armi chimiche sono state utilizzate nel conflitto in corso nella Repubblica araba siriana». Il rapporto è ora sul tavolo del Consiglio di sicurezza che si tiene oggi, 16, nel pomeriggio.
Tra i dati più palesi, sicuramente il fatto che le milizie ribelli in Siria – ormai è ufficiale – sono armate e manovrate da Arabia Saudita ed alleati, che mirano ad innescare una nuova Guerra Mondiale. D’altra parte, Wesley Clark, il generale Usa, ha ammesso che la guerra in Siria era già stata progettata– insieme con quattro altri paesi – subito dopo gli attentati alle ”Twin Towers” a New York. Nel frattempo hanno distrutto l’Iraq sotto il motto di “Libertà per Iraq”! E’ uno dei più grandi crimini contro l’umanità nella storia recente.
Anche Michael Maloof, ex analista politico del segretariato della Difesa statunitense ha rivelato in questi giorni che i ribelli addestrati dall’Occidente e dalle monarchie feudali del Golfo posseggono il gas sarin. In un documento, classificato Secret/Noforn (da non diffondere all’estero) e realizzato dalla comunità di intelligence americana National Ground Intelligence Center (Ngic), si conferma che del gas Sarin «casereccio» è stato confiscato a maggio ai terroristi di al-Nusra, legati ad al-Qaeda. L’arma chimica sarebbe stata prodotta in Iraq dall’Aqi, braccio iracheno di al-Qaeda, e consegnata ai ribelli attraverso la Turchia.
Addirittura la confisca del gas è avvenuta a maggio: forze di sicurezza turche hanno sequestrato un cilindro da due chili contenente Sarin durante la perquisizione di case di militanti siriani di al-Nusra in Turchia. I combattenti erano stati arrestati pochi giorni prima e la perquisizione delle loro case è avvenuta dopo l’interrogatorio. Secondo il documento dell’intelligence americana, nonostante gli arresti, lo «sforzo» per produrre armi chimiche «continua a progredire».
Peraltro è sintomatico come negli ultimi giorni di agosto, il governo USA abbia bloccato la diffusione del canale Russia Today sul territorio nordamericano. L’emittente, che si è sempre contraddistinta dai media controllati dalle corporation per la sua indipendenza da grandi finanziatori americani, ha sempre trattato con obiettività i problemi di politica internazionale dando libertà di espressione a economisti e geopolitologi “fuori dal coro”. In seguito agli sviluppi geopolitici di quest’ultimo periodo, gli USA hanno dichiarato apertamente guerra all’emittente internazionale.
Sul finire del mese di agosto 2013, le tensioni internazionali tra USA e Siria andavano acuendosi. Il Governo nordamericano aveva già predisposto una campagna diffamatoria contro la Siria, sostenendo che il legittimo governo siriano di Bashar Al-Assad stesse usando armi chimiche contro la propria popolazione, giustificando così di fatto un intervento militare statunitense nella regione. Se da una parte i media mainstreamer, come in tutte le altre guerre condotte dagli USA, si stavano adoperando a supportare la versione ufficiale del governo americano, Russia Today e le reti associate, di contro, avevano già individuato delle prove schiaccianti contro quanto sostenuto dal governo americano. Il 22 agosto, durante un’operazione militare dell’Esercito Arabo Siriano contro i terroristi dell’Esercito Libero Siriano nell’area di Jobar, vengono filmate all’interno di un nascondiglio dei terroristi, sostanze chimiche tossiche. Nel video mostrato da una delle reti sorelle di RT, di nome Al Youm, si vede questo magazzino usato dai ribelli per la preparazione di razzi da riempire con sostanze chimiche, e si notano chiaramente sacchi bianchi contenenti una sostanza corrosiva, fabbricata nel Regno dell’Arabia Saudita, alleati storici degli USA all’interno della regione. Come se non bastasse la stessa RT aveva trasmesso il 24 di agosto un video dell’Esercito Arabo Siriano, in un altro magazzino abusivo usato dalla guerriglia, oltre ad armi e maschere antigas, si trovano scatoloni sulle cui etichette si notava la provenienza del materiale si legge chiaramente la scritta: “Made in USA”. Le notizie delle armi chimiche stoccate dai ribelli in diversi depositi vengono addirittura confermate dall’agenzia Reuters lo stesso 24 agosto. Dopo la diffusione di queste notizie su scala internazionale, i media occidentali avevano già iniziato la loro guerra contro il canale di Mosca: prima tacciando il canale di omofobia nei confronti di un giornalista James Kirchik, che in una diretta aveva criticato le misure adottate dal governo russo in materia di diritti per gli omosessuali, in realtà il collegamento era stato interrotto in quanto il giornalista si era messo ad inveire contro i suoi colleghi gridando all’omofobia, invece di rispondere alle domande su cui verteva la trasmissione. Il 30 agosto viene bloccato l’accountReddit del canale russo senza alcuna spiegazione, come denunciato da Margarita Simonyan redattrice capo di RT. Sul sito Reddit, RT contava almeno un milione di iscritti. Il 31 di agosto, sempre la Simonyan dal suo profilo Twitter denuncia il blocco di RT nel territorio USA. Il commento della capo redattrice cita:“Ero in attesa del momento in cui il nostro canale sarà bloccato negli USA. Hanno iniziato. Sono bravi nei confronti delle libertà della parola”. In una precedente intervista della Simonyan alla testata Spiegel Online la giornalista denunciava che l’atteggiamento dei media occidentali nei confronti della Russia non è cambiato dalla guerra fredda. Come darle torto?

16 Settembre 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22386

Il Letta-pensiero: “privatizzare gli utili; socializzare le perdite”

Dopo Monti anche Letta avanza “privatizzazioni”; errare sarà pure umano ma perseverare…

di Guido Rossi · 9 settembre 2013 

 La notizia – come normale che sia – viene passata con una incredibile nonchalance, come se fosse ovvio, consueto, giusto persino. Già tirate in ballo dal governo Monti, ritornano con svizzera precisione nelle promesse del Premier Letta: le privatizzazioni. “L’Italia è un paese affidabile in cui investire”, queste infatti le parole che a luglio sottolineò il presidente del consiglio a Londra.

 Si inquadri la situazione: l’Italia ha un debito pubblico importante – che sì va tenuto sotto controllo, ma non è così preoccupante come vogliono farci credere -, una crescita con la retromarcia e le ragnatele nelle casse.

 Soluzione già adottata: tassare pure l’aria. Ma non basta. Allora il governo va nell’archivio “azioni da compiere”, ed aprendo il file dal fascicolo “casi estremi” procede alla solita, ancor più inutile, se non proprio pericolosa…

 …Soluzione da ri-adottare: privatizzare i beni pubblici (tradotto: vendere a prezzi ridicoli i gioielli di famiglia per pagare i buffi). Si veda che il “tesoretto” italiano consta di partecipazioni azionarie in società non quotate (tra le quali ferrovie dello stato, anas, poste italiane, sace – assicurazioni alle imprese-) ed in società quotate (come ad esempio Eni, Enel, Finmeccanica..), per un totale di 140 miliardi di euro.

 Più di 350 miliardi sarebbero invece sotto forma di beni immobili. L’idea del governo è di dismettere almeno 200 di questi 500 miliardi, così da destinarli alla diminuzione del debito.

 L’operazione si fa più difficoltosa però per la necessità di riqualificare o cambiare destinazione d’uso degli immobili in questione, tant’è che si è parlato della creazione di una società-veicolo ad hoc a cui affidare l’ardua impresa. Manco a dirlo le quote della società sarebbero poi acquistate da grossi investitori, che come sempre – ma si era capito – sono fondazioni assicurative, istituti creditizi e banche.

 Tutto ciò rievoca singolarmente la vicenda dei mutui subprime. Con uno sforzo mnemonico si può ricordare come le banche nel 2007, in piena crisi di liquidità, per pagare l’enorme buco creato dai titoli tossici, cominciarono a vendere i loro titoli ancora buoni, ma –oops- nemmeno questi erano sufficienti a coprire il gigantesco debito. E poi? Il resto è storia nota.

 Perciò, puta caso riuscissimo a vendere le nostre chicche (rigorosamente all’estero), difficilmente riusciremmo a coprire tutti i debiti del caso. Foss’anche possibile il palesarsi di una tale, miracolosa possibilità, l’interrogativo s’ha da ripetere… e poi?

 Questa promessa, che Letta vuole mantenere già in autunno, è demagogia pura. L’Italia è in crisi? Voi cittadini italiani avete già pianto “lacrime e sangue”? non vi preoccupate, anche lo stato fa la sua parte, e dismette del suo (leggi: del tuo, ossia di tutti gli italiani). Senza contare che ciò è quanto mai diseducativo, nel caso si volesse intravedere il messaggio subliminale, che vorrebbe invitare i cittadini affogati dalle tasse a (s)vendere al più presto i beni in loro possesso, così da liberarsi finalmente del pesante fardello.

 Va detto. dilemma atavico quello di nazionalizzare piuttosto che privatizzare. Non si può affidare tutto alla gestione dello Stato, perché non ha i mezzi sufficienti; ma cedere a mani private i nostri beni e servizi fondamentali è anch’essa follia, poiché gli investitori – soprattutto se banche, ancor più se straniere – non hanno interesse circa l’efficienza del servizio offerto, ma esclusivamente nel trarre il maggior beneficio possibile. Esempio? Si pensi agli scarsi servizi, ai prezzi rincarati e scarsissima propensione a prestiti delle nostre – una volta nazionali – banche. Così pure ai prezzi gonfiati delle autostrade, o ai guai seguiti alle liberalizzazioni selvagge per taxi, pompe di benzina e via ancora.

 Senza contare che questo ben di Dio demaniale potrebbe invece essere utilizzato – non vendendolo- per risolvere molti dei problemi che affliggono l’Italia. Magari offrendo taluni immobili agli italiani in emergenza abitativa, oppure dando terreni in gestione ai precari, od anche far fronte al problema delle carceri. Ma non si vuol parlare di fantascienza.

 Perché dunque privatizzare è un errore? Perché non serve a nulla, non coprendo nemmeno tutto il debito, il quale è dipendente – da ricordare anche questo – dal mercato, che decide dei tassi dei nostri titoli. Un mercato che non solo lucra sul nostro benessere come sul fallimento, ma che altro non aspetta se non banchettare sulla nostra carcassa, e comprarci per un tozzo di pane. “Povera Patria” canta sempre Battiato.

http://www.lintellettualedissidente.it/litalia-vendita-letta-minaccia/

 

E’ ufficiale la chemioterapia è un agente cancerogeno!

 

Non è da poco che l’OMS ha classificato la chemioterapia come agente cancerogeno, ma la notizia rimbalza nuovamente da quando il governo ci ha stupiti con la discutibile scelta di attribuire i costi di due farmaci anti-tumorali direttamente al paziente e non più alla sanità pubblica, per un costo di circa 3 mila euro a settimana. A questo punto i cittadini cominciano a chiedere maggiori risposte alla comunità scientifica che il più delle volte appare spaccata al suo interno e ricca di contraddizioni come quella relativa alle posizioni dell’OMS sull’uso dei farmaci chemioterapici.

 Il paradosso della nostra medicina è proprio quello di voler guarire sapendo di danneggiare. Qualsiasi terapia accreditata potrebbe apportare benefici e, allo stesso tempo, degli effetti collaterali. Tuttavia colpisce comunque pensare che, mentre milioni di donne decidono di curare il cancro alla mammella con chemioterapie, allo stesso tempo stanno inconsapevolmente assumendo sostanze classificate come “cancerogene”. Qualcuno potrebbe obiettare che lo stesso concetto è alla base delle vaccinazioni contro molti ceppi di virus. E’ vero, ma la differenza è che il cancro non è un virus e non andrebbe, in teoria, curato con una vaccinazione a base di sostanze che provocano il cancro. Un parallelismo sicuramente non scientificamente calzante, ma che rende l’idea di quello che da diversi decenni sta accadendo in campo oncologico.

 Il cancro è la seconda causa di morte nei paesi industrializzati. Innumerevoli sono i fattori che possono causare l’insorgenza di questa malattia: in primo luogo l’inquinamento e le diossine che entrano nel ciclo agro-alimentare, le polveri sottili inalate, l’elettromagnetismo, fattori genetici e moltissime altre cause. Qualsiasi sia la causa che ha cagionato l’insorgenza della malattia, la terapia è sempre a base di chemio. Ne esistono di diversi tipi a seconda del tumore. In moltissimi casi vengono somministrati mix di farmaci e, in alcune cliniche, prima della terapia vengono fatte flebo con lo scopo di diminuire l’acidità del sangue. La chemio quindi è la terapia più usata per combattere alcuni tipi di cancro, ma colpisce pensare che la stessa Organizzazione mondiale della Sanità e l’American Cancer Society la classificano come “agente cancerogeno”quantificando il suo reale beneficio in una media del 2,2%. E’ stato stimato infatti che in America la media era del 2,1% mentre in Australia del 2,3%…

 Non solo. Secondo gli studi e le statistiche la Radioterapia è ancora peggiore perchè causa il cancro e lo peggiora. Anzi, la radioterapia sarebbe conosciuta da medici e pazienti come una terapia che causa spesso alcune forme tumorali.

 Siamo di fronte quindi al più grande fallimento della medicina?

 Di fallimenti ce ne sono stati tanti durante gli ultimi decenni, in campo chemioterapico il primo e più noto fallimento dell’oncologia riguarda il farmaco DES usato per molti tipi di cancro e soprattutto per il cancro alla mammella. Questo farmaco dava effetti collaterali anche nel lungo termine ed era stato già indicato da alcuni oncologi come “farmaco pericoloso”. Correva l’anno 1938. Ma questo farmaco uscì fuori commercio solo nel 1970 lasciando il posto all’oggi discusso TAMOXIFEN. La rete pullula di materiale concernente la tossicità di questo farmaco che per altro presenta una struttura simile al DES e che oggi è ancora il farmaco più prescritto al mondo per il cancro.

 Su vogliovivere.org è scritto esplicitamente che:

Il ben conosciuto ricercatore Pierre Blais descrive il tamoxifen come “farmaco spazzatura che si poneva ai vertici del mucchio di immondizia”.

Le tremende previsioni di Blais furono ignorate.

Il tamoxifen venne dapprima approvato dalla FIDA (Autorità per i medicinali e gli alimenti degli USA, ndt) per essere usato come pillola per il controllo delle nascite, poi per la prevenzione del tumore al seno.

Ben presto si rivelò invece come promotore di cancri particolarmente aggressivi all’utero ed al fegato, come causa di fatali coagulazioni di sangue ed ostacolo a numerose altre funzioni.

 Come approcciare quindi a queste posizioni? Come mai la scienza resta sempre un’opinione?

La ricerca dovrebbe darci una spiegazione scientifica, cioè formulata con metodo scientifico che risponda quindi a domande universali e che sia caratterizzata da esperimenti ripetibili. Fin quando si troverà risposta a tutte queste domande sarà lecito parlare di eventuali benefici derivanti di terapie nuove e sperimentali spesso piuttosto discusse o ingiustamente temute. Soprattutto alla luce del fatto che, il nuovo decreto legge approvato dal Governo Letta addebita i costi delle cure antitumorali direttamente al paziente e non alla sanità pubblica. I consumatori e i pazienti quindi devono avere una risposta. Abbiamo posto queste domande a validi ricercatori. Presto vi informeremo delle risposte.

 news.you-ng.it

 http://crepanelmuro.blogspot.it/2013/09/oms-la-chemioterapia-e-un-agente.html

In Turchia continua la protesta contro Erdogan

né gli inglesi, né i francesi, né gli americani, hanno intenzione di armare questi “ribelli” turchi. L’Occidente, a differenza della Siria baathista, non ha interesse a destabilizzare la Turchia, un Paese allineato agli interessi della Casa Bianca

Sebastiano Caputo    

Della Turchia non ne parla più nessuno pertanto la protesta non violenta iniziata diversi mesi fa a ad Istanbul nei dintorni di Gezi Park – poi sfociata nella repressione delle forze governative – non era stata poi così tanto diversa dalle prime manifestazioni pacifiche avvenutesi a Damasco più di due anni fa, queste ultime traviate dall’infiltrazione di gruppi terroristici arrivati da tutti i Paesi del mondo arabo. Il sollevamento dei dimostranti turchi nato a giugno in maniera spontanea, laica, autentica, contro la politica conservatrice di Recep Tayyip Erdogan, leader dell’Akp, che riuniva studenti universitari, associazioni laiche, il TGB (Unione dei Giovani Turchi), sindacati, i i Verdi e il Partito Comunista di Turchia, si è infiammato di nuovo in questa settimana. Lunedì 10 settembre, Ahmet Atakan, ventidue anni, aveva perso la vita durante una manifestazione ad Antiochia, nei pressi del confine siriano, dopo esser stato colpito da un lacrimogeno lanciato dalle forze dell’ordine. L’uccisione del giovane manifestante ha così riacceso la protesta contro Erdogan, tanto che sono riprese le manifestazioni e gli scontri con la polizia ad Ankara, Istanbul e Eskisehir, mentre in altre città si sono svolte manifestazioni minori.
 
Oltre a dover affrontare questi gravi problemi interni, il premier turco dovrà sostenere altre due questioni a forte rischio: da una parte Ankara ammassa truppe e blindati al confine con la Siria e prepara una possibile guerra contro Bashar al Assad, dall’altra, si fa a rischio il processo di pace nel Kurdistan, dove si è fermato il ritiro dei tremila guerriglieri separatisti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) verso il Nord dell’Iraq poiché secondo il leader dell’ala politica Cemil Bayik, Erdogan non avrebbe dato seguito agli accordi della trattativa, iniziata alla fine del 2012, per una soluzione politica del conflitto del Kurdistan che dal 1984 oppone il governo centrale turco e la minoranza curda.
 
Schierato dall’inizio della crisi con i fondamentalisti islamici contro l’ex-amico Bashar al Assad, Recep Tayyip Erdogan è uno dei principali sostenitori dei piani di attacco del presidente statunitense Barack Obama contro Damasco. Il premier turco si è dichiarato pronto a partecipare a “qualsiasi coalizione” contro il suo omologo siriano, e preme da tempo per un intervento internazionale, non solo “punitivo” e di durata limitata, ma di lungo respiro, “come in Kosovo”, che rovesci Assad. Una posizione pericolosa quella intrapresa dal leader conservatore, proprio quando l’Unione delle Comunità Curde (Kck), il braccio politico del Pkk, ha comunicato ufficialmente il suo appoggio alla protesta in corso per spingere il governo islamico di Erdogan a fare “passi veri per la democratizzazione e per risolvere la questione curda”. Peccato però che né gli inglesi, né i francesi, né gli americani, hanno intenzione di armare questi “ribelli” turchi. L’Occidente, a differenza della Siria baathista, non ha interesse a destabilizzare la Turchia, un Paese allineato agli interessi della Casa Bianca.

13 Settembre 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22373

Fisco, ci aspettano 3 mesi da incubo. Diluvio di tasse e adempimenti

 Grazie Italia e grazie EUROPA dei popoli, certamente non quello italiano e se Napolitano dice che l’Ue è un modello di sviluppo preparare bagagli, CI STANNO SFRATTANDO

 17 settembre 2013

 Di L’indipendenza

senza                soldi meno tasse 300x200 Fisco, ci aspettano 3 mesi da                incubo. Diluvio di tasse e adempimenti

di MARIETTO CERNEAZ

 Manco il passato fosse stato rose e fiori. Ora, tre mesi da incubo attendono contribuenti e imprese. Da ottobre a dicembre li aspetta un ‘diluvio’ di adempimenti fiscali, in totale 187 pratiche, al ritmo di 2 al giorno, per un valore di 100 miliardi di euro.

 Dall’Imu, all’Irpef, all’Ires, all’Iva fino alla Service Tax (un travestimento dell’IMu). E’ la Confesercenti a fare il conto, sottolineando che la mole di scartoffie in questi anni è cresciuta, dal 2011 se ne sono aggiunte altre 17, oltre agli obblighi formali. ”Le aziende muoiono di troppa burocrazia e troppe tasse oltre che di crisi”, è l’allarme lanciato dal presidente Marco Venturi, aprendo l’annuale appuntamento del Meeting Confesercenti alla ripresa autunnale.

 Per le Pmi il peso delle tasse è ‘stellare’: ”addirittura al 68,3% (in alcuni casi si arriva anche oltre l’80%), una pressione fiscale che fa dello Stato il socio di maggioranza delle imprese. E’ arrivato il momento di dire basta, non ci stiamo più – ha detto – negli ultimi 18 mesi 101.000 imprese commerciali hanno chiuso”. E la ripresa è timida, ancora lontana. Ma dal suo inizio la crisi ha ‘bruciato’ mezzo milione di piccole imprese che si somma al 1,5 milioni di lavoratori dipendenti che non hanno più lavoro. E nel 2014 ci sarà il picco disoccupazione, ogni famiglia avrà 4mila euro in meno da spendere e questo produrrà un ulteriore calo dei consumi per complessivi 60 miliardi. Uno scenario da incubo rispetto al quale la Confesercenti tira le orecchie alla politica. ”Basta galleggiare, non sono più sufficienti i compitini – ha avvertito Venturi – la crisi fa paura e la politica deve smettere di guardare se stessa, guardi invece ai problemi reali di famiglie e imprese. Chiediamo che non ci siano più aziende costrette a chiudere”.

 Quante volte abbiamo sentito imprenditori, cittadini e associazioni di categoria lamentarsi? Cosa è cambiato? Nulla, se non il fatto che la pressione fiscale aumenta, la burocrazia peggiora e l’Italia è sempre più inferno fiscale. Se vi piace così…

ECCO TUTTI I NUOVI RINCARI IN VISTA

I prossimi mesi e a partire dal nuovo anno entreranno in vigore moltissimi rincari su adempimenti e imposte che andranno a colpire i contribuenti italiani, soprattutto sul fronte dei consumi.  La colpa è delle ultime manovre attuate dal governo perlopiù mirate alla cancellazione dell’Imu sulla prima casa. Vediamo nel dettaglio cosa ci aspetta.

 AUMENTO DELL’IVA

 La data da segnare è il prossimo 1° ottobre quando rischia di scattare l’aumento dell’aliquota ordinaria dal 21% al 22%. Il nodo restano i fondi da trovare e il governo ha allo studio un provvedimento che farebbbe slittare nuovamente l’incremento.

 Il rincaro colpirebbe, tra l’altro, abbigliamento, elettrodomestici ed elettronica di consumo, gran parte degli autoveicoli, servizi legali e professionali. Un ulteriore rinvio di qualche mese, però, si potrebbe accompagnare a una revisione – da attuare con la legge di stabilità – degli attuali “panieri” vale a dire dei beni e dei servizi a cui si applicano le aliquote agevolate (4% e 10%), che potrebbe scattare proprio dal 1° gennaio.

 TASSA ALCOLICI

 La tassa sull’alcool aumenterà le accise su birra, prodotti intermedi e superalcolici per recuperare parte delle risorse (448 milioni) a copertura del decreto scuola. Il tutto in tre fasi: un primo rincaro scatta il 10 ottobre 2013, un altro il 1° gennaio 2014, il terzo il 1° gennaio 2015. Nel caso della “bionda”, l’imposta cresce da 2,33 a 2,66 euro per ettolitro e grado il 1° ottobre, per passare poi a 2,70 da inizio 2014. Tenendo conto dell’Iva, che a sua volta grava sull’accisa, il rialzo è del 33%.

 Non va meglio a prodotti alcolici intermedi e alcool etilico: il prelievo si allarga da 68,51 a 77,53 euro su tutte le bevande con gradazione inferiore ai 22 gradi, vino escluso, e addirittura da 800,01 a 905,51 euro per ogni ettolitro di etanolo.

 COOPERATIVE SOCIALI

 Un aumento dell’Iva dal 1° gennaio 2014 è stato già previsto dalla legge di stabilità 2013 per le cooperative sociali. Le prestazioni sociali fornite da cooperative sociali e loro consorzi, in esecuzione di contratti di appalto e di convenzioni in generale, sconteranno l’Iva del 10 per cento. Aliquota ordinaria, invece, le prestazioni svolte da cooperative non sociali e non Onlus e che non abbiano le caratteristiche per rientrare nell’applicazione delle esenzioni.

 AUMENTO IVA EDITORIA

 Il decreto sugli eco-bonus, prevede l’innalzamento dal 4 al 21% dell’Iva sui “supporti integrativi” dell’editoria. Cioè l’oggettistica venduta in una confezione unica con quotidiani, periodici e libri. Il regime speciale dell’aliquota scatta il 1° gennaio 2014, e si applicherà a «nastri, i dischi, le videocassette e gli altri supporti sonori o videomagnetici ceduti, anche gratuitamente, in unica confezione, unitamente a giornali quotidiani, periodici e libri». Si salvano dal rincaro i beni venduti con i libri per la scuola e l’università, inclusi dizionari e testi fruibili dagli ipovedenti. Nel rispetto di due condizioni: per essere considerato “didattico”, il bene non può essere commercializzabile separatamente e/o avere un prezzo distinto.

 TASSA SIGARETTE ELETTRONICHE

 Il dl lavoro, prevede una imposta di consumo del 58,5% sulle sigarette elettroniche dal 1° gennaio 2014. Ne pagheranno le conseguenze tutti i “i prodotti contenenti nicotina o altre sostanze idonei a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati nonché i dispositivi meccanici ed elettronici, comprese le parti di ricambio, che ne consentono il consumo”. Quindi, le cosiddette svapore (“prodotti contenenti nicotina”) e tutti gli accessori che le fanno funzionare: batterie, ricariche ed essenze.

 TASSE DISTRIBUTORI AUTOMATICI

 Dal primo gennaio, il caffè della macchinetta sarà più salato del solito: l’aliquota fissa sui distributori automatici di alimentari e bevande è in crescita dal 4 al 10%. Il ritocco si scaricherà, testualmente, sulle “”somministrazioni di alimenti e bevande effettuate mediante distributori automatici collocati in stabilimenti, ospedali, case di cura, uffici, scuole, caserme e altri edifici destinati a collettività”.

 SERVICE TAX

 Nel 2014 ci sarà il debutto della service tax, che di fatto sarà un prelievo sia sugli immobili sia sul servizio rifiuti. La vera novità è che graverà per una parte – che il Governo ha già anticipato sarà limitata – anche sugli inquilini. Quindi non peserà solo su chi possiede l’immobile ma anche su chi vive in affitto.

 IMPOSTA DI REGISTRO

 Dal 1° gennaio 2014 in tutti i casi in cui si applica l’imposta fissa e non quella proporzionale la somma da pagare passerà da 168 a 200 euro. L’intervento contenuto nel decreto scuola (Dl 104/2013) riguarda tra gli altri diversi atti societari ma anche i contratti di comodato di beni immobili, gli atti costitutivi e modificativi di Onlus e di associazioni in genere, l’accettazione e la rinuncia di eredità, la pubblicazione del testamento, la procura, le convenzioni matrimoniali, le associazioni temporanee di impresa, l’atto istitutivo del trust, le convenzioni urbanistiche, il contratto preliminare, gli atti notori, i verbali di inventario.

 POLIZZE VITA: MENO DETRAZIONI

 Già dalla dichiarazione dei redditi 2014 ci saranno meno sconti fiscali per il bonus sulle polizze vita e infortuni. Il decreto Imu di fine agosto ha, infatti, ridotto il tetto massimo della detrazione Irpef da 1.291 euro all’anno a 630 euro per l’anno d’imposta 2013 e a 230 euro dall’anno d’imposta 2014. Che cosa significa? Il bonus fiscale (detrazione 19%) si riduce da 245 euro annui a 120 euro nella dichiarazione dei redditi (Unico o 730 da presentare l’anno prossimo) e a 44 euro per l’anno seguente.

 ADDIZIONALI IRPEF

 Sono 569 i comuni che alzeranno le addizionali Irpef comunali per garantirsi maggiori entrate. I lavoratori dipendenti cominceranno a sentire il rincaro a partire dalla busta paga di marzo. Gli autonomi e le imprese tassate a Irpef se ne accorgeranno in maniera più sostanziosa al momento dell’autoliquidazione a giugno-luglio del 2014.

 (Fonte: http://www.finanzautile.org)

 da L’indipendenza

 LUNEDÌ 16 SETTEMBRE 2013

 Finalmente anche i Giovani iniziano a capire che questa Italia non fa per loro (il post offre in omaggio una riflessione “sull’armata” del “torniamo alla lira”…)

.In primis

chi non avesse ancora visto questo video se lo guardi

e, se anche l’avesse già visto, se lo riguardi…

In secundis…

Durante questa Grande Crisi…i grandi assenti sono i GIOVANI.

Vi spiegavo il mio punto di vista nel post Cari GIOVANI…ma dove caxxo siete? del quale vi consiglio la rilettura.

 Analisi socio-economico-generazionali a parte….

pare che FINALMENTE anche i Giovani Italiani (particolarmente mammoni e ben pocoglobalist)

stiano iniziando a capire che questa Italia “in un vicolo cieco” non è un posto che faccia per loro…

(a meno che non siano ricchi di famiglia od abbiano strette connessioni con qualche Casta)

Dunque, come consiglio da secoli in questo blog (spesso accade che l’informazione indipendente arrivi prima…), i Giovani italiani iniziano sempre di più a CAPIRE che sono costretti ad andarsene in altri Paesi dove abbiano maggiori possibilità di valorizzarsi.

 «Il 51% dei giovani vuole lasciare l’Italia»

La maggioranza dei giovani (51 per cento) sotto i 40 anni è pronta ad espatriare per motivi di lavoro.

E’quanto emerge da una analisi Coldiretti/Swg che evidenzia gli effetti nel 2013 del crollo del numero dei giovani al lavoro che sono passati da 6,3 a 5,3 milioni tra il 2010 e il 2013, sulla base dei dati Istat relativi al secondo trimestre.

IL 51% DEI GIOVANI VUOLE LASCIARE L’ITALIA……

. L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE NON GODE DEL PRIVILEGIO DEI SUSSIDI STATALI.

CLICCATE SUI VIDEO PUBBLICITARI

 La visione negativa del futuro è confermata dal fatto che in generale – continua la Coldiretti – il 61 per cento dei giovani italiani che pensa che in futuro la sua situazione economica sarà peggiore di quella dei propri genitori, il 17 per cento uguale e solo il 14 per cento migliore, mentre il 9 per cento non risponde.

Per la prima volta dal dopoguerra la nuova generazione sarà più povera di quella che l’ha preceduta conclude la Coldiretti nel sottolineare che «la voglia di fare meglio è stato il motore che ha fatto crescere il Paese da generazione a generazione»…..

 Non perdere anche il mio post: Evviva l’Australia! (anche se l’Italia sarebbe alla “mitica” svolta da +0,5% di PIL vs. -10% in pochi anni…)

 Del resto i Giovani che non si fanno incantare dalle SIRENE

dei PALLISTI della Casta che presidiano le Istituzioni

o dei Maghi della soluzione miracolosa (per. es. MMT o Ritorno alla Lira…)

inziano a sperimentare sulla propria pelle certe tendenze

sia nazionali:

 ALLARME ISTAT: TRA GLI UNDER 35 IN TRE ANNI UN MILIONE DI LAVORATORI IN MENO

Roma, 15 settembre 2013 – L’Istat lancia l’allarme lavoro giovani: tra il 2010 e il 2013 è crollato il numero degli under 35 al lavoro, passati da 6,3 a 5,3 milioni (-1 milione)

Dalle tabelle dell’Istat, riferite al secondo trimestre, emerge la difficoltà nella quale si trova soprattutto la fascia tra i 25 e i 34 anni per la quale si è registrato un calo di 750.000 unità.

In maggiore difficoltà la fascia di età tra i 25 e i 34 anni, ovvero chi ha terminato gli studi o anche chi si è laureato e si cominciava a lavorare, molte volte formando una famiglia…..

 sia GLOBALI….

(anche se la seguente analisi la fa troppo semplice scaricando la maggior parte delle colpe sull’austerity…mentre le cause sono molto più complesse ed articolate, come vi spiego da tempo)

 Presto l’Europa sarà povera. Scenari sul 2025

Nel 2025, l’Europa sarà un continente definitivamente povero.

La recessione e le misure di austerità imposte per sconfiggere la crisi economica porteranno i cittadini sul lastrico e, secondo le stime pubblicate oggi, in Europa almeno una persona su tre vivrà in condizioni di povertà.

Secondo le stime pubblicate oggi da Oxfam, i nuovi poveri saranno 25 milioni, portando così il totale a 146 milioni, ovvero circa un terzo dell’intera popolazione Europea. Una volta raggiunta questa degradazione sociale ed economica, stima l’organizzazione, ci vorranno almeno altri 25 anni per recuperare gli standard di vita che conoscevamo 5 anni fa……

……..Questi sono i dati sulla disoccupazione in Europa secondo la fonte della Commissione Europea e per l’Eurozona siamo al 12.1%.

Ma il peggio arriva quando si guardano ai dati sulla disoccupazione giovanile che in Europa si attesta ad una media del 24% e che peggiora andando a guardare i singoli paesi (in Italia siamo al 39.5%)…….

 Alla faccia della tanto decantata ripresina di Sakkommanis….

immaginatevi dunque cosa accadrà in Italia entro il 2025

se persino altri stati europei ben più efficienti di noi sperimenteranno queste tendenze….

vedi il mio post: Italia: Il Rischio “Atomico” dell’ABISSO GENERAZIONALE

E sono tendenze difficilissime da invertire, tanto più in questa Italia marcia ed i mano alla Casta ed agli italioti che continuano a supportarla…

 Vedete…

purtroppo NON CI SONO SOLUZIONI NE’ DI BREVE NE’ DI MEDIO PER QUESTA ITALIA (di lungo chissà…)

Questa è LA DURA REALTA’. Punto.

E bisogna avere il coraggio di guardarla in faccia e di adattarsi…

senza credere nelle BALLE ISTITUZIONALI DELLA CASTA

e nemmeno nelle PANACEE a tutti i mali…come MMT o “torna alla Lira che ti passa”…

L’Italia è sommersa da un coacervo di problemi lungamente stratificati e profondamente radicati…e non basta agire su una sola variabile, purtroppo…(anche se potrebbe dare un po’ di sollievo).

punto saliente poi continua qui:

 http://www.ilgrandebluff.info/2013/09/finalmente-anche-i-giovani-iniziano.html?utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&utm_campaign=Feed%3A+LaGrandeCrisi+%28IL+GRANDE+BLUFF%29


Ridiamoci sopra, Alberto Perino

http://blog.ilmanifesto.it/scienziato/2013/09/16/ridiamoci-sopra-alberto-perino/

IL MANIFESTO BLOG
   D’ambiente, nucleare, TAV e altri mostri…di Massimo Zucchetti
  • Caro Alberto Perino,

    ti scrivo pubblicamente perché tu sei stato molte volte per me come un fratello maggiore, consigliandomi e tranquillizzandomi quando mi trovavo di fronte a fatti  e persone  che mi facevano perdere temporaneamente il lume della ragione.

    Mi ha fatto perciò sorridere amaramente, come può sorridere un fratello minore, quello che ti è successo oggi. Spiego.

    Davanti alla danza indegna di accanimento mediatico e di potere contro il movimento NOTAV, hai scritto su un blog un articolo-sfogo, molto ragionevole e giustamente preoccupato per quello che sta capitando e capiterà in Italia nei prossimi mesi. Il concetto era, modestissimamente, non dissimile da quanto ho scritto io nel mio pezzo su Erri de Luca: in Valsusa stanno mettendo in atto un settembre di fuoco – misteriosi incendiari, media, politici – contro il movimento NOTAV, per distrarre l’opinione pubblica con un nuovo giocattolo e preparare l’autunno caldo della grande crisi del sistema Italia provocata dalla guerra, dalla disoccupazione, dalle tasse, dai licenziamenti.

    L’articolo si chiama appunto: In vista di un autunno caldo un settembre di fuoco.

    http://www.beppegrillo.it/2013/09/notav_autunno_caldo_settembre_di_fuoco.html

    Questa mattina, esce un articolo che riprende quanto tu hai scritto ed è però stranamente intitolato: “No Tav, Alberto Perino minaccia: “Sarà un autunno caldo e un settembre di fuoco” e riporta mirabilmente: “Promettono un “autunno caldo” e un “settembre di fuoco” di No Tav. E, a giudicare dai toni usati da Alberto Perino, uno dei leader del Movimento, c’è da prenderli sul serio.  In un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo Perino minaccia l’arrivo di una stagione rovente in Val di Susa, a seguito di quello che definisce un “accanimento mediatico e giudiziario” contro il Movimento senza precedenti.” L’articolo non è firmato, quindi è attribuibile al Direttore dell’Huffington Post, la signora Lucia Annunziata.

    Pensa, Alberto: ha fatto meglio la nostra tanto denigrata Repubblica, che ha scritto un titolo sostanzialmente corretto: “Sfogo di Perino con Grillo “Accanimento contro i No Tav“.

    Il tuo commento a caldo, parlando dell’incredibile articolo dell’Huffington Post, è ovviamente questo: “Io non sarò un mago a scrivere e a parlare ma questi davvero hanno travisato tutto: le mie parole e il mio tono erano quelli di una legittima preoccupazione “politica” per una probabile deriva autoritaria, questi l’han fatta diventare una minaccia! Ma non è possibile che l’informazione sia in mano a gente così!. Dagli a Perino, dagli ai NO TAV.”

    Certamente, concordo al 100%. Ma sono anche segnali di estremo disagio: si attaccano letteralmente a tutto, e pensano di metterci in trappola. Ma noi – come quando andiamo in montagna – andiamo avanti, passo dopo passo, anche in salita, e non ci fermeremo mai.

    NB – Chiarimento che non si sa mai: quella di cui sopra non è una minaccia, solo una promessa.

    *********************************

    In vista di un autunno caldo un settembre di fuoco (di Alberto Perino).

    Non si era mai visto un accanimento mediatico contro un movimento come quello che sta avvenendo nei confronti del movimento NO TAV.

    Non si era mai visto un accanimento giudiziario con prove molto deboli o addirittura assenti come quello che sta avvenendo nei confronti degli attivisti NO TAV.

    Ogni pretesto è buono per privarli delle libertà individuali, per montare accuse farlocche e campate in aria seguite da perquisizioni e sequestro di computer, degli archivi informatici e di tutti gli aggeggi dotati di memoria elettronica.

    Tecnica della pesca a strascico: alla fine qualcosa si prende e, magari, da cosa nasce cosa.

    Non si era mai visto un accanimento politico tanto velenoso stupido e arrogante come quello che in questi ultimi tempi sta colpendo il popolo NO TAV: dal sultano Giorgio all’ex sindaco di Cesana, dal ministro Alfano che si augura che la magistratura colpisca sempre più duramente gli avversari della Grande Opera a Lupi che sgomita per far avere laute commesse alle aziende vicine alla Compagnia delle Opere.

    Ma perché tutto questo accanimento che si pone come obiettivo di far passare nella gente, come credibile, l’accusa di TERRORISTI nei confronti degli onesti NO TAV che cercano di sottrarre il denaro pubblico dalle grinfie adunche di politici, affaristi, mafiosi, lobbisti e pennivenduti leccaculo?

    Perché, l’autunno si avvicina e col cader delle foglie e l’arrivo del freddo giungeranno al pettine i nodi dell’occupazione, della fine dei soldi per la cassa integrazione, della riduzione dei servizi pubblici e via dicendo.

    Ci sarà poi il problema dello stupro della Costituzione per realizzare il sogno di Licio Gelli e della P2, la necessità di garantire un salvacondotto politico al Berlusca perché gli consenta di mantenere il suo potere lasciando le briciole ai suoi gregari del PD, della famiglia Letta e delle famiglie mafiose.

    Perché tutto questo passi indenne per la “casta” si deve trovare con estrema urgenza un “capro espiatorio”, un “nemico interno” da additare al gregge da tosare e macellare e il MOVIMENTO NO TAV è il capro espiatorio ideale.

    E poi ultimamente aveva riscosso troppe simpatie in giro per l’Italia e per il mondo e allora bisogna fermarlo, distruggerlo, cancellarlo ad ogni costo e in ogni modo. Ed ecco scendere in campo, in un crescendo wagneriano, i media, la magistratura e i politici.

    Ecco far diventare eroi perseguitati quei personaggi che pochi mesi prima erano stati inquisiti per mafia o condannati per bancarotta fraudolenta, ecco dare onorificenze non agli operai dell’ILVA che crepano di cancro ma agli operai dei cantieri del TAV, che, poverini, sono “perseguitati” dai NO TAV.

    Così ogni giorno sui giornali embedded si chiede a gran voce di fermare il TERRORISMO e I TERRORISTI che stanno già operando in Valsusa sotto le bandiere NO TAV.

    E’ di questa sera la notizia che la procura di Torino con i procuratori Caselli, Ausiello, Rinaudo e Padalino, si sono incontrati con i colleghi di Milano per affrontare la grave situazione dei NO TAV definita “eversiva”. Analoghi incontri sono previsti prossimamente con le procure di Bologna, Roma, Napoli, Trento.

    Tutto questo agitar di spade non promette nulla di buono: il tentativo di criminalizzare il Movimento NO TAV paragonandolo alle BR e facendo scattare il dispositivo accusatorio di eversione e dunque metterlo fuori legge, mettendo fuori legge i suoi simboli, le suw bandiere, i suoi aderenti, i militanti…

    Magari con una retata in contemporanea su tutto il territorio nazionale che colpisca tre-quattrocento persone, fra cui sicuramente i personaggi più attivi, le persone simbolo, quelli che gestiscono i siti, e via dicendo…

    Colpendo in sostanza tutto e tutti compresi gli avvocati e i parlamentari che sono vicini al movimento NO TAV.

    Montando un caso mediatico senza precedenti che sputtanando, attraverso i media, nel modo più infame tutti i colpiti, i loro affetti, le loro vite private, diano in pasto al popolo bue assetato di gossip merdoso un piatto succulento in modo da distoglierlo dal salvataggio del Berlusca, dallo stupro della Costituzione, dai problemi legati al crack finanziario del Paese e grazie al governo delle larghe intese facendo passare in contemporanea leggi liberticide che colpiscano soprattutto il dissenso e le proteste di piazza.

    In modo da avere un autunno meno caldo con la gente più tranquilla rintanata in casa a mangiare il poco che riuscirà ancora ad avere mentre i soliti arcinoti potranno banchettare e festeggiare al rinato fascismo bipartisan. Mala tempora currunt.

    Forse hanno fatto i conti senza l’oste.

    *********************************************

    Con Alberto Perino, Manifestazione NOTAV Terzo Valico, aprlie 2013

    Con Alberto Perino, Manifestazione NOTAV Terzo Valico, aprlie 2013

di massimozucchetti
pubblicato il 16 settembre 2013

No Tav, Alberto Perino minaccia: “Sarà un autunno caldo e un settembre di fuoco”

Commento, di Alberto Perino, all’articolo che segue

Io non sarò un mago a scrivere, e a parlare, ma questi davvero hanno travisato tutto: le mie parole e il mio tono erano quelli di una legittima preoccupazione “politica” per una probabile deriva autoritaria, questo pirla o provocatore l’ha fatta diventare una minaccia! ma non è possibile che l’informazione sia in mano a gente così!.

Dagli a Perino, dagli ai NO TAV.

http://www.huffingtonpost.it/2013/09/15/no-tav-alberto-perino-minaccia_n_3930830.html?utm_hp_ref=italy

L’Huffington Post  |  Pubblicato: 15/09/2013 18:36 CEST  |

Promettono un “autunno caldo” e un “settembre di fuoco” di No Tav. E, a giudicare dai toni usati da Alberto Perino, uno dei leader del Movimento, c’è da prenderli sul serio. In un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo Perino minaccia l’arrivo di una stagione rovente in Val di Susa, a seguito di quello che definisce un “accanimento mediatico e giudiziario” contro il Movimento senza precedenti.

“È di questa sera – scrive l’attivista – la notizia che la procura di Torino con i procuratori Caselli, Ausiello, Rinaudo e Padalino, si sono incontrati con i colleghi di Milano per affrontare la grave situazione dei No Tav definita ‘eversiva’. Analoghi incontri sono previsti prossimamente con le procure di Bologna, Roma, Napoli, Trento. Tutto questo agitar di spade non promette nulla di buono: il tentativo di criminalizzare il Movimento No Tav paragonandolo alle BR e facendo scattare il dispositivo accusatorio di eversione e dunque metterlo fuori legge, mettendo fuori legge i suoi simboli, le suw bandiere, i suoi aderenti, i militanti”.

Di fronte a questa accelerazione, il Movimento risponde minacciando una stagione rovente (“Mala tempora currunt”). “Perché – prosegue il post – l’autunno si avvicina e col cader delle foglie e l’arrivo del freddo giungeranno al pettine i nodi dell’occupazione, della fine dei soldi per la cassa integrazione, della riduzione dei servizi pubblici e via dicendo”.

Secondo l’attivista, Pd e Pdl hanno trovato nel Movimento No Tav il loro capro espiatorio ideale. “Ogni pretesto è buono [per privare i No Tav] delle libertà individuali, per montare accuse farlocche e campate in aria seguite da perquisizioni e sequestro di computer, degli archivi informatici e di tutti gli aggeggi dotati di memoria elettronica. Tecnica della pesca a strascico: alla fine qualcosa si prende e, magari, da cosa nasce cosa”.

I toni usati da Perino seguono le voci di stampa secondo cui il Movimento avrebbe optato per un cambio di strategia, prediligendo i sabotaggi agli scontri. Sempre più spesso a finire nel mirino dei contestatori potrebbero essere le aziende. “Se in Clarea non si va attrezzati ci si fa male, oppure si rischia di doversi limitare alla testimonianza”, avvertiva l’ultimo numero di Lavanda, nota rivista vicina all’area anarchica. Via via che i contestatori si rendono conto che gli attacchi al cantiere sono rischiosi e dispendiosi in termini di energia, la tendenza è quella di preferire sabotaggi mirati alle ditte che lavorano sulla costruzione della Torino-Lione.


Altra velocità in Toscana, arrestata l’ex governatrice dell’Umbria Lorenzetti

http://www.lastampa.it/2013/09/16/italia/cronache/altra-velocit-in-toscana-arrestata-lex-governatrice-dellumbria-lorenzetti-Ro2CWCHxQYD1Jk9ae7zYJO/pagina.html

Maria Rita Lorenzetti

 
 
La democratica, attuale presidente dell’Italferr, ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta 
della Procura di Firenze
 
 

È stata notificata oggi un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per l’ex governatrice della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti (Pd) nell’ambito dell’inchiesta sul nodo fiorentino dell’alta velocità. 

 

Il suo legale Luciano Ghirga, nel confermare la notizia precisa che commenterà solo dopo aver letto la copiosa ordinanza di circa 400 pagine notificata stamani alla Lorenzetti, nella sua casa di Foligno.  

 

L’ex governatrice aveva già ricevuto un avviso di garanzia, nella sua veste di presidente dell’Italferr, con le ipotesi di corruzione, associazione a delinquere e abuso di ufficio.