La guerra imperiale contro la Siria

di Fabrizio Casari – 31/08/2013

 Fonte: Altrenotizie [scheda fonte]

  L’attacco americano alla Siria è imminente. Obama ha già dato il via libera, a detta della Nbc, mentre stando alla Reuters non avrebbe ancora deciso. Ma tutto sembra indicare che la guerra sta per avere inizio: la procedura normalmente utilizzata a scopi mediatici per convincere gli americani dell’indispensabile nuova aggressione ad uno Stato sovrano è già in marcia. Il Segretario di Stato Kerry si è già scatenato in minacce di fronte ai taccuini aperti degli impiegati embedded della grande stampa d’Oltreoceano, e lo stesso ha fatto il portavoce della Casa Bianca.

Sono cominciate le finte indiscrezioni dei giornali e le interviste ai presunti esperti militari e d’intelligence, utili a saggiare il clima, ma i risultati non sono stati esaltanti: oltre il 60% degli statunitensi non approvano la nascita di un nuovo fronte di guerra.

 Come sempre, il casus belli è sostanzialmente costruito ad arte; dal Golfo del Tonchino al famoso arsenale di Saddam denunciato da Colin Powell in sede ONU e poi rivelatosi miseramente falso, la propaganda bellica statunitense non va tanto per il sottile. Il privilegio di controllare la grande maggioranza dei media planetari, sia in quanto proprietari, sia in quanto direzione politica e ideologica, permette agli Stati Uniti di poter dire e negare tutto e il contrario di tutto senza dover ricorrere all’obbligo di dimostrarne la fondatezza. Nel caso specifico, non vi sono prove sull’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad, che anzi, a rigor di logica, risulta difficile immaginare, dal momento che il luogo dove l’attacco chimico si sarebbe svolto vedeva la presenza massiccia di forze lealiste.

 Ancora più bizzarro appare l’attacco al convoglio degli ispettori ONU, dal momento che Damasco ha proprio nel ruolo delle Nazioni Unite l’unica deterrenza politica e giuridica nei confronti della scalata interventista di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Quale interesse avrebbe avuto nell’aprire il fuoco contro l’ONU? Lo avrebbero avuto semmai i ribelli, come del resto sono interessati a incolpare il governo dell’uso delle armi chimiche. Il che non significa che effettivamente il regime siriano non le abbia utilizzate, ma un’inchiesta approfondita sarebbe utile, dal momento che l’unica fonte al riguardo è rappresentata dai ribelli islamici, non proprio affidabili e certamente non neutrali. Prima di scatenare un’altra guerra varrebbe la pensa sapere cosa è avvenuto e di chi sono le responsabilità.

 Come quelle venute fuori – solo per fare un esempio – dalla pubblicazione da parte della rivista Foreign Policy della declassificazione dei documenti segreti del Pentagono relativi alla guerra che, 23 anni orsono, l’allora buon amico Saddam Hussein scatenò contro l’Iran di Khomeini. L’Iraq utilizzò massicciamente armi chimiche – gas Sarin per la precisione – contro la popolazione iraniana, in particolare nell’operazione definita “Sacro Ramadan” e lo fece con il consenso degli Stati Uniti. I morti si contarono a migliaia.

Lo rivelano alti ufficiali della US Army e membri della CIA in pensione. La proibizione dell’uso delle armi chimiche risale al 1925 e al Protocollo di Ginevra del 1925, cioè di 55 anni prima della guerra tra Iraq e Iran (1980-1988), ma nella circostanza gli USA non sembrarono scandalizzarsi, dato che come disse l’allora presidente genocida Ronald Reagan, “sarebbe intollerabile una vittoria iraniana”.

 La strada del diritto internazionale è preclusa ai fini della guerra. L’ONU non approverà nessuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza che presti legalità internazionale all’aggressione, il veto di Russia e Cina è scontato. Dunque l’operazione sarà sotto egida Nato. I servi storici di Washington, Gran Bretagna e Canada, seguiti dall’Australia e Nuova Zelanda, costituiranno il gruppone di testa per la corsa ai bombardamenti prima e ai contratti dopo. Perché il piatto siriano è troppo succulento per i piani di destabilizzazione mediorientali e l’occasione è ghiotta, dal momento che la congregazione di forze ribelli non riesce a deporre Assad, tantomeno a spostare la popolazione contro il regime.

 Nonostante gli sforzi finanziari degli Emirati, nonostante l’aiuto militare di turchi e consiglieri britannici e francesi, l’esercito di Assad, grazie anche al contributo degli Hezbollah libanesi e al sostegno iraniano, ha dimostrato infatti di saper invertire a proprio favore i pronostici che dalle capitali occidentali e del Golfo pochi mesi orsono prevedevano la caduta del regime. Il dilatarsi della guerra ha invece messo a nudo le contraddizioni e la litigiosità interna delle diverse bande di integralisti islamici che combattono in Siria e, senza l’intervento straniero, la guerriglia non durerebbe ancora molto al lungo. Proprio a questo si deve l’accelerazione di queste ore.

 

Le opzioni in campo sembrano riguardare i cosiddetti attacchi mirati, cioè una significativa quota di Tomahawk e Cruise lanciati dalle flotte americane, inglesi e francesi più prossime alla Siria, seguite da raid aerei. Successivamente, é facile prevederlo, si darà vita alla no-fly zone, destinata in teoria ad impedire l’uso dell’aviazione militare ai lealisti.

Ma, come già avvenuto in Libia, la no-fly zone diverrà subito ben altro, e cioè un vero e proprio susseguirsi di raid aerei destinati ad attaccare le forze di terra dell’esercito siriano. Fatta piazza pulita della capacità militare dei lealisti, la guerriglia avrà gioco facile nel conquistare città e siti strategici del paese, dando il via al racconto dell’insurrezione popolare che sconfisse il regime a cui tutti o quasi fingemmo di credere.

 Le ripercussioni politiche internazionali all’aggressione alla Siria saranno comunque rilevanti e il prossimo G20 di Mosca difficilmente riuscirà ad appianarle. Mosca e Pechino difficilmente accetteranno di dimostrare in modo palese la loro impotenza nello scenario globale. Non è in discussione l’esito militare della vicenda, anche se si scoprirà rapidamente come la Siria è territorio non semplice da conquistare; sarà difficile assistere ad una passeggiata di salute degli integralisti islamici aiutati dell’Occidente, visto che una significativa parte della popolazione ha ben presente cosa gli potrebbe succedere in caso di presa del potere di al-Queda e propaggini varie al seguito.

 Non c’è nessuna ragione umanitaria dietro la scelta dell’Occidente di attaccare la Siria. Se così fosse, la ricerca della soluzione politica al conflitto sarebbe stata perseguita. Che si bombardino città, si scateni la guerra nei cieli e si colpiscano le infrastrutture del paese non pare avere molto a che fare con le preoccupazioni per la popolazione civile. Nel mondo alla rovescia, che sceglie il paradosso sfacciato come arma principale della propaganda, la guerra è diventata la ricerca della pace. Il business della guerra e del saccheggio continua a determinare le scelte della politica. Il presidente Nobel per la pace ha già il dito sul grilletto. Una nuova avventura coloniale, tragica e ingiusta, sta per cominciare.

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La vera storia della Siria

di Francesco Gonzaga – 29/08/2013

 Fonte: informarexresistere

 In Italia, in questi caldi giorni d’agosto, il sole splende ancora fino a tardi. Le giornate sono lunghe, ognuno di noi ha la propria routine: lavoro, amici, serate. Preoccupazioni, gioie, emozioni. Il disco dorato sorge e poi tramonta, e noi seguiamo esattamente questo ciclo. Incuranti. Ignari del fatto che c’è un pezzo di mondo, nemmeno troppo lontano da noi, in cui l’umanità si sta squarciando. Un pezzo di mondo in cui uomini di carne, come noi, vengono barbaramente uccisi, giorno e notte. Ma la cosa più terribile è un’altra. Il peggio è che tutte le sovrastrutture che reggono il nostro mondo dorato, i media, la politica, non sono ignare, non sono incuranti. Sono complici. Coautori di questo orrendo disegno di morte.

 Da questo senso di ribrezzo per ciò che mi circonda, nasce il desiderio di provare a descrivere, con i semplici strumenti di cui dispongo, la vera storia della Siria. A testimonianza di quanto scrivo, elencherò in fondo varie fonti, tra cui scritti, video ecc. Spero che lo sgomento causato dalla verità vi travolga, proprio come ha fatto con me, e che il rigurgito che ne derivi vi spinga a smascherare quanto più possibile intorno a voi queste orrende menzogne.

 Partiamo dal contesto. Prima dell’inizio di questa ondata di violenze, nel marzo 2011, la Siria era uno stato senza rilevanti conflitti interni. Dal punto di vista politico, il paese era retto dal partito Ba’th, che si era impadronito del potere nel 1963. Nel 1970 prese la guida del potere Hafiz Al Assad, padre di Bashar che istaurò una forma ereditaria del ruolo di presidente della Repubblica, tanto che alla sua morte, nel 2000, il presidente divenne l’attuale Bashar Al-Assad. Il partito Ba‘th, politicamente parlando, è un partito di ideologia tendenzialmente socialista, con spiccate tendenze al nazionalismo arabo.

 Assolutamente di secondo piano per il partito è la dimensione confessionale( prova ne sia che i tre fondatori, negli anni ’40, erano di tre religioni diverse). La Siria di Bashar Al-Assad è stata dunque un paese con una forte impronta laica, dove il governo( detentore del potere esecutivo) e l’assemblea nazionale (detentore del potere legislativo) avevano componenti appartenenti al partito Ba’th (o alla lista degli altri partiti moderati ad esso alleato)  provenienti dalle diverse etnie e gruppi religiosi della nazione (sciiti, sunniti, drusi, cristiani, curdi), senza discriminazione. Ugualmente, era permesso e tollerato ogni tipo di culto religioso. Nei media occidentali si dà grande risalto al fatto che la famiglia Assad appartenga al clan degli Alawiti, gruppo religioso vicino al credo dei  mussulmani sciiti, non particolarmente numeroso nel paese, ma in realtà questo non ha grande importanza. Infatti l’appartenenza a diversi ceppi etnici/religiosi  all’interno della Siria non era motivo di forti contrasti o tensioni(esempio personificato di ciò è la moglie di Bashar Al-Assad, sunnita, sposata tranquillamente con un Alawita, e molto occidentale e laica nel modo di esprimersi). Dal punto di vista della politica interna, in Siria era in vigore dal 1963 lo stato di emergenza e la legge marziale, a cagione del permanente stato di guerra/tensione con Israele. Ciò permetteva al presidente la soppressione di alcuni articoli della costituzione, e il mantenimento di fatto di un regime semi-dittatoriale, in cui appunto la famiglia degli Assad deteneva importanti funzioni, pur lasciando ampia autonomia di scelta tramite l’elezione popolare dell’esecutivo e dell’assemblea popolare(un regime quindi con molte più libertà di altri paesi del golfo come per esempio l’Arabia Saudita). Dal punto di vista della politica estera invece, la Siria è stata da sempre uno dei più acerrimi nemici di Israele. In anni recenti, il presidente Assad ha stretto sempre più i legami con Hezbollah e l’Iran facendo leva sul comune sentimento anti-israeliano, nonostante a livello politico permangano grandi differenze tra il regime siriano, come detto molto laico e tendenzialmente socialista, e gli altri due membri dell’“alleanza”, in cui l’importanza della dimensione confessionale ricopre un ruolo determinante.

 Ora i fatti. Quelli veri, non filtrati da un’informazione che in Italia ci giunge distorta, frammentaria, spesso capovolgendo del tutto la realtà.

Sul finire del marzo 2011, alcune migliaia di siriani scendono in piazza in diverse città, soprattutto a Daraa. Quasi la totalità dei manifestanti esprime i propri slogan del tutto pacificamente. Coloro che protestano si dividono generalmente in due correnti: i laici riformisti , meno numerosi, che chiedono al presidente Assad la cessazione dello stato di emergenza introdotto nel 1963, la promulgazione di riforme, l’abolizione della legge marziale e più in generale la liberalizzazione totale della vita politica del paese, e coloro che in altri paesi arabi sono conosciuti come i simpatizzanti dei Fratelli Musulmani, ovvero estremisti religiosi sunniti, che sono sempre stati emarginati dalla vita politica del paese (in Siria fin dagli anni ‘60 non era permesso al partito dei Fratelli Musulmani di presentarsi, per impedire una deriva islamista dello stato), e che chiedevano sostanzialmente un maggior peso della religione islamica all’interno dello stato Siriano. E’necessario constatare comunque che, diversamente da altri paesi come l’Egitto, a causa principalmente della sua storia ma anche della sua conformazione etnica, in Siria coloro che erano favorevoli ad un cambiamento in direzione di maggior intransigenza religiosa erano, e sono, fortemente minoritari.

 Il 24 marzo, sull’onda delle manifestazioni svoltesi in tutto il paese, il presidente Assad, annunciava l’avvio di un articolato processo di riforme: dichiarava inoltre che un comitato avrebbe studiato norme per abrogare lo stato di emergenza e per elaborare una legge sui partiti, per superare il monopolio del partito Ba’th. Contemporaneamente in tutto il paese un numero enorme di persone si recava in piazza per affermare il proprio sostegno al presidente (nessuna di queste oceaniche manifestazioni è stata mostrata dai media occidentali). Nonostante però queste importanti concessioni da un lato, ed enormi iniziative popolari a sostegno del regime dall’altro, durante l’ultima settimana di marzo continuano ad arrivare al presidente notizie terribili: nel corso di nuove manifestazioni organizzate dall’opposizione si registrano un grande numero di morti e feriti, non solo però tra i manifestanti, ma anche tra le forze di sicurezza. Il presidente dichiara pubblicamente più volte che nessuno ha ordinato alle forze di sicurezza di sparare sui dimostranti (del resto, al di fuori della stupida logica istillata dai nostri media, è difficile pensare che per poliziotti normali, soldati semplici, sia “perfettamente naturale” sparare indiscriminatamente sui propri connazionali senza alcuna pietà). Alla fine di questa tragica settimana, il quadro è più chiaro: ci sono molti video, trasmessi all’inizio solo dalla televisione di stato siriana, poi da alcuni emittenti russe, che mostrano la verità: in diverse manifestazioni organizzate dall’opposizione, sono presenti elementi non meglio identificati, che, armati, sparano sulle forze di sicurezza. In altri video è possibile vedere cecchini che sparano indiscriminatamente sia sulle forze di sicurezza che sui manifestanti, creando sempre più, com’è facile immaginare, scompiglio, confusione, terrore. Col passare del tempo, le forze di sicurezza riescono a catturare alcuni di questi elementi, le cui confessioni sono trasmesse in continuazione dalle reti nazionali e dalle reti russe, venendo completamente ignorate, naturalmente, dai media europei e americani. Si tratta molto spesso di mercenari stranieri, sauditi,afghani,iracheni e di tante altre nazionalità oppure di siriani, che appartenendo al terrorismo islamico internazionale, in cambio di somme di denaro spesso ingenti fornite da potenti finanziatori, uccidono forze di sicurezza e civili, senza alcun tipo di discriminazione. Per creare il caos. Il presidente Assad, sconvolto come la maggior parte della popolazione, il 30 Marzo denuncia per la prima volta pubblicamente questi fatti.

 All’inizio una buona fetta degli oppositori moderati non crede alle parole del presidente, e ritiene che il gran numero di morti di quei giorni sia dovuto al pugno di ferro adottato dal governo. Ma, con il trascorrere dei giorni, si mostra sempre più il tremendo volto dell’orrore. Nei giorni successivi, nuove manifestazioni sfociano in veri e propri massacri, causati nuovamente dalla presenza di terroristi internazionali sia tra le fila dei manifestanti, sia in mezzo tra questi e le forze di sicurezza. Ma non basta. Si hanno notizie in tutto il paese di veri e propri eccidi: intere caserme della polizia sterminate, centinaia di famiglie massacrate. I cosiddetti “ribelli” in questa fase non sono altro che mercenari affiliati al terrorismo islamico internazionale, provenienti da 29 paesi diversi (infiltrati in Siria grazie al sostegno di Arabia Saudita, Usa, Israele tramite il confine turco, libanese, giordano), reclutati da potenti finanziatori (approfondiremo più avanti chi sono costoro) ed equipaggiati con armi nuovissime di fabbricazione europea, americana, israeliana. Tra di loro sono presenti anche siriani di nascita, che approfittano dell’offerta di denaro per compiere massacri e orrori insieme a questi relitti umani. E così, nel giro di breve tempo, da ogni parte della Siria arrivano notizie terribili, quasi troppo incredibili per essere vere. Arrivano foto e video di interi villaggi o quartieri ricoperti di cadaveri. Ma queste bestie a forma di uomo, non si limitano a uccidere senza distinzione civili, poliziotti, musulmani, sciti, laici al grido di Allahu Achbar. La maggior parte dei cadaveri viene trovata sgozzata, decapitata, mutilata senza pietà. Spesso i medici riferiscono che i cadaveri presentano segni di violenze e abusi, indifferentemente se uomini, donne, vecchi o bambini. Ci sono video su Youtube come quello in cui uno di  questi abominevoli esseri umani, dopo aver tagliato a pezzi con un machete un soldato delle forze di sicurezza, gli strappa il cuore dal petto, e ne ingoia un pezzo. Si avete capito bene, proprio così.

 Alcuni sopravvissuti raccontano altre storie atroci, come quella di un bambino di 11 anni sopravvissuto per miracolo ad uno di questi massacri, che narra la fine della sua famiglia, orrendamente sgozzata a freddo da “un gruppo di strani diavoli con la barba lunga, per nulla rassomiglianti a militari”. Altri, all’arrivo delle forze dell’ordine, raccontano che questi pazzi, una volta entrati nel quartiere, prendono alcuni civili dalle case e, radunata tutta la popolazione in piazza, li uccidono pubblicamente. A volte riprendono la scena col telefonino, mettendo poi il video su Youtube, per fare vedere “cosa succede” ad opporsi al loro potere. Ma non è tutto. Quando alcuni di questi diavoli vengono catturati dalle forze di sicurezza, (spesso tra l’altro le fonti governative riferiscono che costoro hanno nel sangue sostanze allucinogene, droga, alcol in gran quantità) si possono udire altre confessioni di questi semi-analfabeti, ancora più terribili. Costoro dichiarano di essere pagati da “sceicchi”, che versano loro mensilmente un gran numero di dollari, al quale essi sono totalmente asserviti, anche dal punto di vista ideologico, arrivando a svolgere qualunque tipo di compito. Inoltre sono in molti a testimoniare che spesso questi gruppi compiono massacri di civili vestendo divise militari, oppure fanno saltare edifici con civili dentro riprendendo con videocamere le stragi, per poi trasmetterle a reti estere quali Al-Arabiya, attribuendo la paternità di questi atroci delitti alle forze governative.

 Il governo siriano, preso atto della situazione, non ha scelta: decide di inviare l’esercito a protezione dei cittadini in diverse città, e in questo modo si sviluppano decine e decine di focolai di guerra lungo il paese. Le forze di sicurezza, come si può ben immaginare dopo aver udito gli orrori di cui sopra, sono accolte ovunque come liberatrici dalla popolazione. A questo punto, quasi la totalità dell’opposizione laica/moderata (perlopiù formata da ceti economicamente elevati e istruiti) al regime di Assad si è assolutamente convinta della gravità della situazione, e comprende perfettamente le dichiarazioni e l’operato del governo. Si verifica quindi un progressivo ritorno di popolarità del regime, che ora può contare sull’approvazione e il sostegno di oltre il 90% della popolazione. Nel giro di alcuni mesi, tra l’altro, Assad farà approvare notevoli riforme di carattere politico/sociale, arrivando addirittura a concedere una nuova costituzione e revocando una volta per tutte il discusso stato di emergenza in vigore dal 1963. D’altro canto Assad dichiara che la Siria non soccomberà mai alle mire dei complotti stranieri, e che lui non si dimetterà lasciando il suo popolo in balia di questi pazzi. Il presidente comunica anche che è compiaciuto delle riforme realizzate grazie al dialogo con le componenti moderate dell’opposizione, ma che è necessario invece opporsi fino all’ultimo uomo contro questi sanguinari terroristi stranieri. Occorre notare che dalla parte dei “ribelli”, si è schierato soltanto un non elevato numero di reali oppositori siriani, ovvero gruppi di islamisti radicali sunniti e simpatizzanti dei fratelli mussulmani(alcuni di questi costretti a forza con i metodi descritti sopra a passare dalla parte dei “rivoltosi”). Costoro attualmente combattono il governo in alcune zone della Siria. E’ inoltre presente un altrettanto esiguo numero di oppositori di stampo moderato al regime di Assad, che però nella quasi totalità non si trovano più nel paese, e sostengono l’opposizione e il neonato “Esercito Libero Siriano”(nome privo di senso, dal momento che in Siria agiscono appunto gruppi di terroristi internazionali senza grandi legami tra loro e senza un reale controllo centralizzato)o per totale ignoranza sul reale stato delle cose, o perché uomini corrotti, pronti per subentrare come amministratori della Siria del dopo Assad con il sostegno degli occidentali.

 Ecco appunto, gli occidentali. Parliamo del loro atteggiamento, ma non solo, anche di quello di Israele, e l’Arabia Saudita. Fin dall’inizio, è chiara l’impostazione dei media di questi paesi. Ogni canale ufficiale, ogni testata giornalistica di una certa rilevanza, inizia a ripetere fin da subito che i massacri che avvengono in Siria sono opera del regime. Senza nemmeno essere sfiorati dal ipotesi di errore, articoli su articoli, fiumi di carta e di parole vengono versate contro Assad e il suo governo. Al contrario invece, la Russia, dove circolano le vere immagini di ciò che accade in Siria, si schiera sia a livello di opinione pubblica che a livello politico fortemente in sostegno al regime del presidente Assad, e pone il veto più volte all’interno del consiglio di sicurezza dell’Onu ad un eventuale intervento per aiutare “gli insorti”. Ma, senza alcun obbiezione di coscienza, alcuni paesi quali Usa, Gran Bretagna, Francia, Israele e Arabia Saudita inviano fondi e sostentamenti ai gruppi di “ribelli”. Ma non solo. Esistono molti video in cui sono visibili teste di cuoio mediorientali o addirittura occidentali istruire sul campo i cosiddetti “ribelli” all’uso di complicate e nuovissime armi, prodotte naturalmente in Occidente. Col passare del tempo, gli Usa soprattutto rendono questo finanziamento sempre più smaccato, con il segretario di stato John Kerry, che dichiara pubblicamente enormi trasferimenti di denaro ai membri del “Esercito Libero Siriano”. E col passare del tempo, la diplomazia Occidentale, scade sempre di più nel ridicolo. Viene presentato un piano di pace da Kofi Annan, uno dei pochi diplomatici che si dimostra sul serio intenzionato a far cessare le violenze. Annan chiede che si rispetti un cessate il fuoco, che si giunga a patti con le parti, che si formulino alcune conferenze di pace. Ma, se avete letto ciò è scritto sopra, avete già capito che sono parole al vento: come si può infatti discutere con orde di diavoli, sovvenzionati proprio da chi vuole fomentare il caos e la guerra? Il governo di Bashar Al Assad cerca di rispettare i termini del patto, dà il suo avvallo alla presenza di testimoni Onu in Siria. Ma, chiaramente, si susseguono nuovamente terribili episodi di violenza, che costringono il governo siriano a rispondere per non lasciare solo il popolo di fronte alle barbarie. Il culmine viene raggiunto dopo il massacro di Hula: un gran numero di civili viene trovato orrendamente trucidato nella periferia della città. Su richiesta dell’Russia, viene inviata una squadra di ispettori Onu sul posto per accertare i reali mandanti dell’tremendo eccidio. Poco dopo aver udito la presentazione del generale Mood, capo degli osservatori, che definiva “oscure”le prove riguardo a coloro che avevano ucciso tutti quei civili, incredibilmente quasi tutte le cancellerie europee iniziavano a condannare vigorosamente il regime di Assad come colpevole dell’orrore, e giudicavano come unica possibilità d’uscita  la sua dipartita. Il ministro degli esteri Lavrov, incredulo, dichiarò in serata di avere qualche dubbio sulla reale volontà di far cessare le violenze da parte degli occidentali, se invece che accertare il reale mandante degli omicidi, l’Occidente si premuniva di indicare la via per il necessario cambiamento politico della Siria. Di nuovo, da qui in poi, furono chiare le diverse tendenze. Usa, Gran Bretagna e Francia erano per un intervento militare immediato contro il regime, per “proteggere i civili siriani”, Italia e Germania suggerivano invece che bisognava trovare una soluzione politica del conflitto: difficile dire se i ministri degli esteri italiani e tedeschi ignorassero a tal punto la situazione da non capire che il conflitto era in realtà voluto espressamente dai loro compagni di G8 che ne sovvenzionavano una parte in causa, oppure se mentissero sapendo di mentire.

 Resta in ogni caso il ridicolo e la vergogna di cui si coprono tutti i diplomatici europei, sovvenzionatori oppure finti pacifisti, che nascondono totalmente qualsiasi tipo di verità al proprio popolo. Altri momenti talmente tragici dal risultare comici di questa atroce messinscena si sono verificati quando la maggior parte dei media Occidentali dichiarò che due attentati compiuti da uomini suicidi ad Aleppo e Damasco fossero stati organizzati dal governo come punizione per i cittadini siriani, e quando è stato diffuso in rete il video di Al Zawahiri, il comandante in capo di Al Qaeda, che esortava alla lotta contro Assad(!). Il comandante di una rete di terroristi teoricamente anti-Occidentale e anti-Israeliana per eccellenza che incita alla rivolta contro uno dei massimi nemici politici degli Usa e di Israele. D’ora in poi non consideratelo troppo credibile, questo fantoccio statunitense.

 Dov’eravamo rimasti? Nel frattempo, la gente in Siria continua a morire. Anche la Turchia passa dalla parte degli avvoltoi, e inizia tutto un balletto diplomatico ostile con Damasco. Ma nonostante tutto, giorno dopo giorno, l’esercito siriano(aiutato da Hezbollah e da alcuni contingenti iraniani) riprende quartieri su quartieri, riconquista pezzi di villaggi distrutti e ridotti in cenere, libera sempre più civili dall’occupazione di questi pazzi scatenati. I media stranieri dicono che il fronte dei “ribelli” si sposta verso nord, verso sud, verso est, verso ovest, ma non è altro che l’ennesima menzogna. Non esiste nessun fronte in Siria, questi mercenari sono infiltrati un po’ dappertutto, in molti i quartieri e/o villaggi agricoli, ad Aleppo come a Damasco come ad Hama. Poi a Febbraio 2013, qualcuno inizia a parlare di armi chimiche. Si inizia a sospettare che il sedicente Assad, non contento di tutti gli alti massacri a lui attribuiti, abbia utilizzato il gas Sarin contro i civili, provocando ulteriori genocidi. Obama dichiara che l’utilizzo di armi di distruzione di massa è il punto di non ritorno, e una volta accertato, sarà impossibile non ricorrere all’uso della forza per fermare Assad. Le cancellerie di tutto il mondo gli fanno eco. Anche a voi pare di averla già sentita? Non passano che alcuni mesi. Et voilà. Il 21 Agosto 2013, più di mille persone muoiono a causa di un attacco chimico alla periferia di Damasco. Assad chiede un ispezione dell’Onu, la Russia chiede un’ispezione dell’Onu, ma il resto del mondo non sa cosa farsene, della verità. E così siamo giunti ai giorni nostri. I media di tutto il mondo senza aspettare uno straccio di prova hanno già individuato il colpevole, nonostante un’azione del genere da parte di Assad non avrebbe avuto alcun senso logico,  Obama nel frattempo ordina alla flotta Usa di tenersi pronta per l’attacco, accompagnato dalla Gran Bretagna e dalla Francia. L’Italia e la Germania che si trincerano dietro un vigliacchissimo “io senza l’ok dell’Onu non mi muovo” quando potrebbero muoversi eccome, in direzione del senso etico. Israele che totalmente priva di dignità, sa benissimo chi ha fornito i gas ai ribelli per scatenare “l’attacco governativo” alla periferia di Damasco, ma che però distribuisce pubblicamente maschere antigas, per dare ulteriore credibilità di tutto il circo.

 Non mi spingo più al di là, non è dato di sapere con precisione perché gli Usa vogliano a tutti i costi la caduta del regime di Assad, si possono solo fare ipotesi, che partono dalla volontà di Israele di rendere inoffensivo il partner di Hezbollah, dei palestinesi e l’unico alleato dell’Iran, oppure per fare un piacere ai potenti alleati dell’Arabia Saudita(che hanno contribuito in maniera determinante all’orrore, fornendo in via diretta ai ribelli mezzi e finanziamenti provenienti dagli Usa e Israele).

 Resta, come ho già ribadito sopra, l’enorme vergogna che grava su ogni paese occidentale,che permette queste inaudite infamie, spesso sovvenzionate con i nostri soldi. Prego per le vittime innocenti di questo orrore senza fine. E personalmente, mi resta un rimpianto: non aver potuto partecipare di persona all’incontro privato del 18 giugno 2013 tra Putin e Obama, in cui Putin, uomo che dimostra di avere un briciolo di dignità, aprendo in faccia ad Obama il video con il “ribelle” che si mangia il cuore del soldato siriano, deve avergli detto più o meno “Barack, ma mi spieghi come fai a dormire la notte sapendo di avere sulla coscienza queste cose?”. Ecco, avrei proprio voluto vedere la sua faccia.

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I “ribelli” jihadisti ammettono “le armi chimcihe le abbiamo usate noi”

E mò mr Barack?    
Paul Joseph Watson
Infowars.com

Syrian rebels in the Damascus suburb of Ghouta have admitted to Associated Press correspondent Dale Gavlak that they were responsible for last week’s chemical weapons incident which western powers have blamed on Bashar Al-Assad’s forces, revealing that the casualties were the result of an accident caused by rebels mishandling chemical weapons provided to them by Saudi Arabia.
“From numerous interviews with doctors, Ghouta residents, rebel fighters and their families….many believe that certain rebels received chemical weapons via the Saudi intelligence chief, Prince Bandar bin Sultan, and were responsible for carrying out the (deadly) gas attack,” writes Gavlak. (back up version here).
Rebels told Gavlak that they were not properly trained on how to handle the chemical weapons or even told what they were. It appears as though the weapons were initially supposed to be given to the Al-Qaeda offshoot Jabhat al-Nusra.
“We were very curious about these arms. And unfortunately, some of the fighters handled the weapons improperly and set off the explosions,” one militant named ‘J’ told Gavlak.
His claims are echoed by another female fighter named ‘K’, who told Gavlak, “They didn’t tell us what these arms were or how to use them. We didn’t know they were chemical weapons. We never imagined they were chemical weapons.”
Abu Abdel-Moneim, the father of an opposition rebel, also told Gavlak, “My son came to me two weeks ago asking what I thought the weapons were that he had been asked to carry,” describing them as having a “tube-like structure” while others were like a “huge gas bottle.” The father names the Saudi militant who provided the weapons as Abu Ayesha.
According to Abdel-Moneim, the weapons exploded inside a tunnel, killing 12 rebels.
“More than a dozen rebels interviewed reported that their salaries came from the Saudi government,” writes Gavlak.

If accurate, this story could completely derail the United States’ rush to attack Syria which has been founded on the “undeniable” justification that Assad was behind the chemical weapons attack. Dale Gavlak’s credibility is very impressive. He has been a Middle East correspondent for the Associated Press for two decades and has also worked for National Public Radio (NPR) and written articles for BBC News.
The website on which the story originally appeared – Mint Press (which is currently down as a result of huge traffic it is attracting to the article) is a legitimate media organization based in Minnesota. The Minnesota Post did a profile on them last year.
Saudi Arabia’s alleged role in providing rebels, whom they have vehemently backed at every turn, with chemical weapons, is no surprise given the revelations earlier this week that the Saudis threatened Russia with terror attacks at next year’s Winter Olympics in Sochi unless they abandoned support for the Syrian President.
“I can give you a guarantee to protect the Winter Olympics next year. The Chechen groups that threaten the security of the games are controlled by us,” Prince Bandar allegedly told Vladimir Putin, the Telegraph reports.

The Obama administration is set to present its intelligence findings today in an effort prove that Assad’s forces were behind last week’s attack, despite American officials admitting to the New York Times that there is no “smoking gun” that directly links President Assad to the attack.
US intelligence officials also told the Associated Press that the intelligence proving Assad’s culpability is “no slam dunk.”
As we reported earlier this week, intercepted intelligence revealed that the Syrian Defense Ministry was making “panicked” phone calls to Syria’s chemical weapons department demanding answers in the hours after the attack, suggesting that it was not ordered by Assad’s forces.

UPDATE: Associated Press contacted us to confirm that Dave Gavlak is an AP correspondent, but that her story was not published under the banner of the Associated Press. We didn’t claim this was the case, we merely pointed to Gavlak’s credentials to stress that she is a credible source, being not only an AP correspondent, but also having written for PBS, BBC and Salon.com.

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Paul Joseph Watson is the editor and writer for Infowars.com and Prison Planet.com. He is the author of Order Out Of Chaos. Watson is also a host for Infowars Nightly News.
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Prove contrarie emergono mentre gli USA vogliono punire il regime di Assad

L’attacco chimico in Siria opera degli alleati degli Stati Uniti

 SETTEMBRE 1, 2013 

video a link in fondo

 Prove contrarie emergono mentre gli USA vogliono punire il regime di Assad

Jerome R. Corsi WND

Jerome R. Corsi, Harvard Ph.D., è un reporter di WND ed autore di molti libri, tra cui i best-seller “The Obama Nation” e “Unfit for Command”, L’ultimo libro è “What Went Wrong?: The Inside Story of the GOP Debacle of 2012… And How It Can Be Avoided Next Time.

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Mentre gli Stati Uniti ritengono che una risposta a ciò che definiscono attacco con armi chimiche del regime siriano di Bashar al-Assad, che avrebbe ucciso centinaia di civili, fonti affidabili mediorientali dicono di avere le prove che i colpevoli in realtà sono le forze ribelli che tentano di abbattere il governo. Il segretario di Stato John Kerry ha accusato il governo di Assad di nascondere l’uso di armi chimiche, “un crimine vile” e “un’oscenità morale” che ha scosso la coscienza del mondo. Kerry ha affermato che l’amministrazione Obama aveva le prove “inoppugnabili”, “che il governo di Assad è colpevole dell’uso di armi chimiche sui civili“, nell’attacco del 21 agosto alla periferia di Damasco. I rapporti secondo cui l’amministrazione Obama valuta un attacco contro il governo di Assad, continuano a circolare. Nel frattempo, gli ispettori delle Nazioni Unite in Siria vengono presi di mira dai cecchini mentre cercano d’indagare sul sito dell’attacco del 21 agosto.

Assad ha respinto l’accusa, secondo cui le forze del suo governo hanno usato armi chimiche, come “assurde” e “completamente politicizzate”, ha riferito il Los Angeles Times. Sostiene che le forze siriane erano nell’area colpita. “Come è possibile che un Paese usi armi chimiche, o armi di distruzione di massa, in una zona in cui si trovano proprie forze?” si è chiesto Assad in un’intervista alle Izvestija, secondo la traduzione fornita dall’agenzia stampa ufficiale della Siria e pubblicata da Los Angeles Times. “Questo è assurdo! Queste accuse sono completamente politicizzate e giungono dopo l’avanzata compiuta dall’esercito siriano contro i terroristi“.

 Attacco dei ribelli?

Con l’aiuto dell’ex-membro dell’OLP, Walid Shoebat, WND ha raccolto da varie fonti mediorientali, le prove che mettono in dubbio le affermazioni dell’amministrazione Obama secondo cui il governo di Assad è responsabile dell’attacco della scorsa settimana. Un video pubblicato su YouTube, linkato qui sotto, mostra le forze ribelli dell’esercito libero siriano, o ELS, lanciare un attacco con il gas Sarin su un villaggio siriano.

 Un altro video postato su YouTube mostra quelle che sembrano essere forze ribelli siriane caricare una bombola di gas nervino su un razzo da lanciare presumibilmente sui civili e, eventualmente, sulle forze governative. Come si vede qui sotto, una ripresa dal video mostra le forze ribelli porre un contenitore blu sospetto su di un lanciarazzi.

 Un video di YouTube tratto dalla televisione siriana mostra l’arsenale, catturato dalle forze del governo, di quelle che sembrano essere armi con gas nervino, sequestrate in una roccaforte dei ribelli a Jubar, in Siria.

 L’immagine sotto mostra taniche nell’arsenale sequestrato ai ribelli di Jubar, che assomigliano al contenitore lanciato dalle forze ribelli nell’immagine qui sopra.

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Rapporto dei telegiornali siriani sulle armi dei ribelli sequestrate a Jubar, Siria.

 

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Un primo piano del telegiornale siriano, qui sotto, mostra un agente chimico prodotto da una “fabbrica saudita”.

 I rapporti dei telegiornali siriani dimostrano che gli agenti chimici sono stati fabbricati in Arabia Saudita.

 Un rapporto del canale russo RT in lingua araba araba, mostra l’arsenale dei ribelli catturato, a quanto pare contenenti agenti chimici fabbricati in Arabia Saudita e maschere antigas, sostenendo  che i ribelli sono colpevoli nel presunto attacco chimico.

 Il 23 agosto, LiveLeak. ospitava la registrazione audio di una telefonata trasmessa sulla TV siriana, tra un terrorista affiliato alla milizia ribelle “battaglione Shuhada al-Bayada” a Homs, in Siria, e il suo capo saudita, identificato come “Abulbasit”. La telefonata indica che i terroristi in Siria, e non il governo di Assad, hanno lanciato l’attacco con armi chimiche a Deir Ballba, nella provincia di Homs, in Siria.

 Il terrorista diceva che il suo gruppo, formato da 200 terroristi fuggiti da al-Bayadah ad Daar al-Kabera attraverso un tunnel, avevano bisogno di comprare armi per attaccare Homs. Il finanziere saudita, che era a Cairo, aveva chiesto al terrorista siriano di fornirgli i dettagli del suo gruppo e come riceve denaro. L’Arabia Saudita ha ammesso il suo sostegno ai terroristi di Daraa e nella provincia di Damasco. Il terrorista siriano gli ha detto che uno dei successi del suo “battaglione” è stato l’uso di armi chimiche a Deir Ballba. La registrazione della chiamata al telefono cellulare, svela la cooperazione tra i gruppi terroristici in Siria nel trasportate contenitori di gas Sarin dal quartiere Barzah a Damasco.

I media russi hanno costantemente segnalato che i militari siriani hanno scoperto magazzini dei ribelli contenenti armi chimiche, ed hanno documentato gli attacchi dei ribelli con armi chimiche contro civili e militari siriani.

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2013/09/01/lattacco-chimico-in-siria-opera-degli-alleati-degli-stati-uniti/

“Israele dietro l’uso delle armi chimiche in Siria”

Sabato, 31 Agosto 2013 
Scritto da Redazione Contropiano

L’Esercito siriano libero (Esl), l’ala militare di una parte dell’opposizione interna al regime di Bashar Assad, ha annunciato oggi l’uccisione del generale di brigata delle forze lealiste, Mohammed Aslan, indicato dall’Esl come il responsabile del massacro con presunte armi chimiche avvenuto il 21 agosto nella zona di Ghouta di cui l’opposizione incolpa il governo. In un comunicato, l’Esl ha sottolineato che Aslan era il capo della sezione armi chimiche del comando della guardia repubblicana, corpo scelto dell’esercito di Damasco. Secondo quanto affermato ieri dal Segretario di Stato Statunitense, John Kerry, citando un rapporto dell’intelligence Usa, il presunto attacco con armi chimiche avvenuto dieci giorni fa alla periferia di Damasco avrebbe provocato 1.429 morti, tra cui 426 bambini.

 Finora nessuno si è preso la briga di provare a spiegare perché invece di investire con eventuali armi chimiche truppe o postazioni avversarie l’esercito siriano abbia scelto come obiettivo i civili, oltretutto investendo anche molti dei propri soldati. Da parte sua il regime di Damasco continua a definire false le cosiddette “prove” addotte dagli Stati Uniti su un presunto coinvolgimento del regime siriano nell’attacco chimico del 21 agosto. “Quelle che l’amministrazione americana ha definito prove inconfutabili non sono altro che vecchie storie diffuse dai terroristi (i ribelli, ndr) da oltre una settimana, bugie e storie completamente inventate”, ha dichiarato il ministero degli Esteri in un comunicato attribuito al ministro Walid al Moallem e letto alla tv ufficiale siriana. Il ministero degli Esteri si è detto “stupito” dal fatto che “una superpotenza inganni la sua opinione pubblica in questa maniera ingenua basandosi su prove inesistenti”. Il ministero si è inoltre stupito del fatto che gli “Stati Uniti fondino le loro posizioni di guerra e di pace su quello che diffondono i social network e i siti internet”, ha proseguito il comunicato. Le cifre date ieri dal segretario di stato americano John Kerry sul numero delle vittime dell’attacco con armi chimiche attribuito a Damasco non sono che “numeri fittizi forniti dai gruppi armati in Siria e l’opposizione all’estero“, ha aggiunto il ministero degli Esteri.

 Naturalmente in guerra la prima arma che tutti i contendenti utilizzano è quella della propaganda e della disinformazione, e provare a districare il groviglio di messaggi, ‘prove’, dichiarazioni ingarbugliatosi negli ultimi mesi a proposito dell’utilizzo delle armi chimiche appare un’operazione titanica.

 In mancanza di informazioni certe, ogni media sceglie – sulla base delle proprie simpatie, o più spesso per interessi concreti o politici (che poi spesso è la stessa cosa) – di sposare una tesi piuttosto che un’altra. A guardare i media italiani mainstream è evidente che la tesi che il regime di Damasco vada punito perché ha usato armi proibite sembra essere stata sposata in toto a destra e a manca. Appare quindi incredibile che mentre i lettori di grandi quotidiani britannici, francesi, spagnoli o addirittura israeliani, possano leggere dichiarazioni e commenti di altro avviso, ciò non sia possibile per i lettori italiani. Eppure sarebbe il caso che certe notizie circolassero in un paese che, anche se in maniera ambigua e democristiana, si accinge a entrare nell’ennesima avventura bellica seppur attraverso la concessione dei propri corridoi aerei e delle basi militari straniere piazzate sul proprio territorio.

 Notizie come quelle che i lettori israeliani del quotidiano Haaretz hanno potuto leggere lo scorso 4 maggio, a proposito di un’intervista di Chemi Shalev a Lawrence Wilkerson, ex capo dello staff del Segretario di Stato USA Colin Powell, quello che sventolò all’Onu la provetta ai tempi dell’invasione dell’Iraq, per capirci, mostrando una ‘pistola fumante’ mai esistita.

 L’ex colonnello dell’Esercito degli Stati Uniti ora in pensione afferma esplicitamente che dietro la storia dell’uso da parte del regime siriano di armi chimiche e proibite potrebbero esserci i servizi segreti israeliani e che il Mossad sarebbe stato – o si sarebbe – incaricato di creare delle cosiddette ‘false flag’, false prove per inchiodare Damasco e giustificare davanti all’opinione pubblica internazionale un’aggressione militare occidentale contro la Siria. Non è la prima volta che i servizi segreti di qualche paese – e gli Stati Uniti sono stati maestri in questo fin dalla fine del XIX secolo – realizzano una false flag per giustificare un intervento armato: un’operazione sotto copertura realizzata sul proprio territorio o su quello altrui con una falsa identità per dimostrare la colpevolezza dell’avversario. Quella di Wilkerson è una posizione come tante, ma riferita da uno che collaborò a stretto contatto con il responsabile di una delle più infami campagne di menzogne di guerra degli ultimi decenni, Colin Powell, ha un valore innegabile. Da prendere con le molle, come tutto il resto.

 Di seguito l’articolo in versione integrale dalla versione in inglese di Haaretz.

 Former Bush administration official: Israel may be behind use of chemical arms in Syria

 Lawrence Wilkerson, former chief of staff to Secretary of State Colin Powell, says Israel may have conducted ‘false flag’ operation. Describes its government as inept and Netanyahu as ‘clueless.’

 By Chemi Shalev

 Retired U.S. Army Colonel Lawrence Wilkerson, who once served as Secretary of State Colin Powell’s Chief of Staff, believes that the chemical weapons used in Syria may have been an Israeli “false flag” operation aimed at implicating Bashar Assad’s regime.

 Wilkerson made his astounding assertion in an interview on Current TV, the network once owned by former Vice President Al Gore and recently purchased by Al-Jazeera.

Wilkerson said that the evidence that it was Assad’s regime that had usedthe chemical weapons was “flaky” and that it could very well have been the rebels or Israel who were the perpetrators. Asked why Israel would do such a thing, Wilkerson said: “I think we’ve got a basically geostrategically, geopolitical inept regime in Tel Aviv right now.”

“I think we saw really startling evidence of that,” Wilkerson continued, “in the fact that President Obama had to tell Bibi Netanyahu ‘Pick up the phone, you idiot, call Ankara and get yourself out of this strategic isolation you’re in right now.”

 A “false flag” operation is a covert attack on foreign or domestic soil carried out by governments or organizations under a false identity, aimed at placing blame on the enemy. It originates with a ruse once used in naval warfare in which ships would hoist the enemy’s flags in order to infiltrate his ranks.

 Wilkerson, 63, a former Army helicopter pilot who flew combat missions in Vietnam, served as Colin Powell’s chief of staff in 2002-2005. He was responsible for reviewing the intelligence information used by Powell in his by now infamous February 2003 United Nations Security Council appearance on Saddam Hussein’s weapons of mass destruction.

 After his retirement, Wilkerson described this presentation as “a hoax” and became an outspoken critic of the Bush Administration’s handling of the Iraq war. He now serves as a professor at Virginia’s William and Mary College and is a guest commentator on several U.S. television networks.

 Speaking on the Current’s Young Turks program, Wilkerson said that because of the instability in the Middle East, Israel’s current geo-strategic situation is “as dangerous as it’s been since 1948.” He added that President Obama “has got to be very circumspect about what he does in exacerbating that situation.”

 “Netanyahu is clueless as to this,” Wilkerson said. “I hope President Obama gave him a lecture in geostrategic realities.”

http://www.contropiano.org/internazionale/item/18720-israele-dietro-l-uso-delle-armi-chimiche-in-siria

Siria: i ribelli usano armi chimiche saudite

di Dale Gavlak e Yahya Ababneh. – 31/08/2013

 Fonte: aurorasito

 Questo articolo è una collaborazione tra Dale Gavlak di Mint Press News (e dell’Associated Press) e Yahya Ababneh.

 Ghuta, Siria. Mentre la macchina dell’intervento militare degli USA accelera il passo verso la Siria, la settimana dopo l’attacco chimico, gli Stati Uniti ed i loro alleati avrebbero preso di mira il bersaglio sbagliato. Le interviste con gente di Damasco e Ghuta, sobborgo della capitale siriana, dove l’agenzia umanitaria Medici Senza Frontiere ha detto che almeno 355 persone sono morte, la scorsa settimana, a causa di ciò che crede sia un agente neurotossico, sembrano indicare altro.

Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, così come la Lega Araba, hanno accusato il regime del presidente siriano Bashar al-Assad di aver effettuato un attacco con armi chimiche contro principalmente dei civili. Le navi da guerra degli Stati Uniti, di stanza nel Mediterraneo, starebbero per lanciare attacchi contro la Siria, per punirla del massiccio attacco chimico. Gli Stati Uniti e gli altri non sono interessati ad esaminare ogni prova contraria, con il segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry che afferma che la colpa di Assad era “un giudizio… già chiaro al mondo. Tuttavia, da numerose interviste con medici, residenti di Ghuta, combattenti ribelli e le loro famiglie, emerge un quadro diverso. Molti credono che alcuni ribelli abbiano ricevuto armi chimiche tramite il capo dell’intelligence saudita, principe Bandar bin Sultan, e di essere responsabili dell’esecuzione dell’attacco con i gas. “Mio figlio è venuto da me due settimane fa per chiedermi cosa pensare delle armi che gli era stato chiesto di trasportare“, ha detto Abu Abdel-Moneim, padre di un ribelle che lottava per spodestare Assad, e che vive a Ghuta. Abdel-Moneim ha detto che suo figlio e altri 12 ribelli furono uccisi in un tunnel usato per immagazzinare le armi fornite da un islamista saudita, noto come Abu Ayesha, che guidava un battaglione. Il padre ha descritto le armi come “simili a tubi“, mentre altre erano simili a “enormi bombole di gas.” I cittadini di Ghuta hanno detto che i ribelli utilizzavano moschee e case private per dormire durante l’immagazzinamento delle loro armi nei tunnel. Abdel-Moneim ha detto che suo figlio e gli altri sono morti durante l’attacco chimico. Lo stesso giorno, il gruppo militanteJabhat al-Nusra, collegato ad al-Qaida, annunciava che avrebbe attaccato i civili nel cuore del regime di Assad di Lataqia, sulla costa occidentale della Siria, per una pretesa rappresaglia. “Loro non ci hanno detto che armi fossero queste o come usarle“, si lamenta una combattente di nome ‘K.’ “Non sapevamo che erano armi chimiche. Non avremmo mai immaginato che fossero armi chimiche.” “Quando il principe saudita Bandar fornisce tali armi, li deve dare a coloro che sanno come utilizzarle“,  avvertiva. Lei, come altri siriani, non vogliono usare i loro nomi completi per paura di ritorsioni.

Secondo un noto leader dei ribelli di Ghuta, chiamato ‘J’, “i militanti di Jabhat al-Nusra non cooperano con altri ribelli, se non nei combattimenti. Non condividono le informazioni segrete. Semplicemente usano alcuni ribelli ordinari per trasportare e usare questo materiale“, ha detto. “Eravamo molto curiosi di queste armi. E purtroppo, alcuni dei combattenti le hanno usate in modo improprio facendole esplodere“, ha detto ‘J’.

I medici che hanno curato le vittime dell’attacco con armi chimiche, hanno avvertito gli intervistatori di stare attenti nel fare domande su chi, esattamente, sia responsabile dell’attacco mortale. Il gruppo umanitario Medici Senza Frontiere ha aggiunto che operatori sanitari hanno detto che 3.600 pazienti presentavano sintomi simili, tra cui bava alla bocca, difficoltà respiratorie, convulsioni e visione offuscata. Il gruppo non è in grado di verificare in modo indipendente tali informazioni. Più di una dozzina di ribelli intervistati ha riferito che i loro stipendi provengono dal governo saudita.

 Coinvolgimento saudita

In un recente articolo su Insider Business, il giornalista Geoffrey Ingersoll evidenziava il ruolo del principe saudita Bandar in due anni e mezzo di guerra civile siriana. Molti osservatori ritengono che Bandar, con i suoi stretti legami con Washington, sia al centro della spinta alla guerra degli USA contro Assad. Ingersoll fa riferimento ad un articolo del Daily Telegraph inglese sui colloqui segreti russo-sauditi, sostenendo che Bandar abbia offerto petrolio a buon mercato al presidente russo Vladimir Putin, in cambio dell’abbandono di Assad. “Il principe Bandar s’impegna a salvaguardare la base navale della Russia in Siria, se il regime di Assad viene rovesciato, ma ha anche accennato agli attacchi terroristici ceceni alle Olimpiadi invernali di Sochi in Russia, se non vi è un accordo“, ha scritto Ingersoll. “Posso darvi la garanzia di proteggere le Olimpiadi invernali del prossimo anno.  I gruppi ceceni che minacciano la sicurezza dei giochi sono controllati da noi“, avrebbe detto Bandar ai russi. “Insieme a funzionari sauditi, gli Stati Uniti avrebbero dato al capo dell’intelligence saudita il via libero a questi colloqui con la Russia, e ciò non sorprende”. “Bandar è di formazione statunitense, sia militare che collegiale, è stato un assai influente ambasciatore saudita negli Stati Uniti, e la CIA ama questo tizio“, ha aggiunto Ingersoll. Secondo il quotidiano Independent del Regno Unito, è stata l’agenzia d’intelligence del principe Bandar che per prima, a febbraio, ha presentato all’attenzione degli alleati occidentali le accuse sull’utilizzo di gas sarin del regime. Il Wall Street Journal ha recentemente riferito che la CIA ritiene l’Arabia Saudita “decisa” a rovesciare Assad, da quando il re saudita ha chiamato il principe Bandar a condurre tale operazione. “Credono che il principe Bandar, un veterano degli intrighi diplomatici di Washington e del mondo arabo, possa fornire ciò che la CIA non può: aerei carichi di denaro e di armi e, come un diplomatico degli Stati Uniti ha indicato, metterci sottobanco una pezza araba“.

Bandar ha portato assai avanti l’obiettivo della politica estera dell’Arabia Saudita: sconfiggere Assad, i suoi alleati iraniani ed Hezbollah, riferisce il WSJ. A tal scopo, Bandar ha collaborato con Washington nel gestire un programma per armare e addestrare i ribelli presso una base militare in Giordania. Il giornale riferisce che i “giordani erano a disagio riguardo a tale base“: ebbe incontri ad Amman con il re di Giordania Abdullah, a volte in sessioni di otto ore. “Il re avrebbe scherzato: ‘Oh, Bandar sta arrivando di nuovo? Cerchiamo di avere due giorni liberi per la riunione’“, ha detto un partecipante alle riunioni. La dipendenza finanziaria della Giordania dall’Arabia Saudita potrebbe aver avuto un forte effetto leva. Un centro operativo in Giordania è stato attivato nell’estate del 2012, e comprende una pista di atterraggio e depositi per le armi. I sauditi hanno procurato AK-47 e munizioni, afferma il WSJ citando funzionari arabi. Anche se l’Arabia Saudita ufficialmente sostiene di supportare i ribelli moderati, il giornale riferisce che “fondi e armi venivano incanalati ai radicali, sufficienti a contrastare l’influenza degli islamisti rivali sostenuti dal Qatar.” Ma i ribelli intervistati hanno detto che il principe Bandar viene indicato come “al-Habib” o ‘l’amante’ dei militanti di al-Qaida che combattono in Siria.

Peter Oborne, scrivendo sul Daily Telegraph, ha indicato con cautela il tentativo di Washington di punire il regime di Assad con un cosiddetto attacco ‘limitato’, che non significava rovesciare il leader siriano, ma diminuirne la capacità di usare armi chimiche. Considerate ciò: gli unici beneficiari delle atrocità sono i ribelli, che stanno perdendo la guerra, e che ora hanno Gran Bretagna e USA pronti ad intervenire al loro fianco. Mentre sembrano esserci dubbi se siano state utilizzate armi chimiche, non c’è dubbio su chi le abbia dispiegate. E’ importante ricordare che Assad è già stato accusato di usare gas asfissianti contro i civili. Ma in quella occasione, Carla del Ponte, commissario ONU sulla Siria, concluse che i ribelli, non Assad, ne fossero i probabili responsabili.

Alcune informazioni contenute in questo articolo possono none essere verificabili in modo indipendente. Mint Press News continuerà a fornire ulteriori informazioni e aggiornamenti.

 Dale Gavlak è corrispondente dal Medio Oriente per Mint Press News e Associated Press. Gavlak è stato ad Amman, in Giordania per l’Associated Press per oltre vent’anni. Esperto in affari mediorientali, Gavlak attualmente segue la regione del Vicino Oriente per AP, National Public Radio e Zecca Press News, scrivendo su argomenti tra cui politica, questioni sociali e tendenze economiche. Dale ha un master in Studi sul Medio Oriente presso l’Università di Chicago.

Yahya Ababneh è un giornalista freelance giordano e attualmente lavora a un master in giornalismo, ha seguito gli eventi in Giordania, Libano, Arabia Saudita, Russia e Libia. I suoi scritti sono apparsi su Amman Net, Saraya News, Gerasa Notizie e altrove.

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46051

LM sur Radio Cameroun ce 1er sep

Luc MICHEL / SUR « RADIO CAMEROONVOICE » CE DIMANCHE 1er SEPTEMBRE 2013 …

 Luc MICHEL en direct sur RADIO CAMEROUN ce 1er septembre 2013 !

 

 Emission « Sans Détour »

animée par Christian Musampa et Joli-beau Koubé.

Théme : « Vers une destruction programmée de la Syrie ».

Ce dimanche à 14h (Montréal/New York), ou 20h à (Paris/Bruxelles/Genève),

sur RADIO CAMEROONVOICE

Radio internationale / Montréal – New-York – Paris – Yaounde …

 Pour écouter l’émission: www.cameroonvoice.com/radio/radio.html

14h à Montréal/Washington, 20h à Bruxelles/Paris

 # LES SUJETS QUI SERONT DEVELOPPES :

 Les occidentaux,  les Etats-Unis et la France en tête, semblent avoir enfin trouvé le poux qu’ils cherchaient depuis deux ans déjà sur la tonsure de Bachar Al Assad, avec ces présumées attaques à l’arme chimique de l’armée syrienne, contre les populations civiles perpétrée le 21 août dernier.

 Obama, Hollande et Cameron étaient alors monté au créneau pour dénoncer cette « agression barbare contre des civils innocents » et surtout pour promettre de punir Bachar El Assad par des frappes ciblées contre des objectifs militaires.

 Contre toute attente, et fait rarissime pour être souligné, les opinions publiques dans les pays occidentaux et en Turquie, ont pris à contre-pied la dérive va-t-en-guerre de leurs dirigeants. Le cas en Angleterre où David Cameron a essuyé un cinglant  NON du parlement, à l’entrée en guerre des troupes britanniques contre la Syrie.

 Hollande et Obama ne consulteront pas leur parlement et se passeront même de l’avis du Conseil de Sécurité des Nations Unies, pour détruire la Syrie, comme c’était le cas pour l’Irak et la Libye précédemment. Ils n’attendront même pas les conclusions de la commission mise sur pied par les Nations Unies pour attester de l’utilisation des gaz de combat ou pas, contre les civiles.

 Qui a utilisé les armes chimiques contre les civils ?

Quel est l’agenda caché des occidentaux en Syrie ?

Quelle sera l’attitude de la Russie et de la Chine quand les occidentaux frapperont ?

Une guerre régionale est-elle inévitable ?

 Sans Détour ce dimanche s’intéresse au dossier syrien avec trois invités de choix,

dont Luc MICHEL, leader et fondateur des SYRIA COMMITTEES/COMITES SYRIE …

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 Luc MICHEL /

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Al festival della mente la pseudoscienza che mente

 

Fonte: alessandracolla

Il 1° settembre 2013, a Sarzana (Sala Canale Lunense, h. 10:30), nell’ambito del Festival della Mente, il prof. Silvio Garattini terrà una conferenza.

 E allora? Allora, da questa manciata di parole possiamo tirar fuori alcune informazioni piuttosto significative — soprattutto perché difficilmente le potrete leggere o sentire.

 Mettetevi comodi, ché cominciamo.

 1) La particolarità di Sarzana non è tanto quella di essere una bella cittadina ligure, ma piuttosto quella di trovarsi in provincia di La Spezia.

2) Entrando a La Spezia, ci s’imbatte in questo cartello:

Infatti il 2 febbraio 2011 la città è divenuta

la prima città antivivisezione d’Italia. Il Comune, infatti ha approvato ieri all’unanimità una mozione proposta dal consigliere Roberto Masia. I consiglieri hanno infatti impegnato il sindaco e la giunta a “promuovere tutte le iniziative necessarie presso lo Stato italiano e presso la Comunità europea affinché venga salvaguardato il benessere degli animali vertebrati tutt’ora utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici”.

Ma non è tutto, perché l’impegno del consiglio comunale è di spingere il Comune ad attivarsi energicamente “affinché lo Stato recepisca nel modo più restrittivo possibile la direttiva 86/609 Cee e a farsi parte attiva, per quanto di sua competenza, e con gli strumenti a sua disposizione, ad impedire nel territorio comunale della Spezia, l’insediamento dei laboratori e delle aziende pubbliche o private che prevedano l’istallazione di laboratori di vivisezione come stabilito dalla Legge Regionale recentemente approvata”.

Nel documento infine, il consiglio impegna il sindaco e la sua giunta ad “intervenire sul territorio affinché vi sia una sempre maggiore ospitalità per il randagismo e predisporre un programma di formazione nelle scuole cittadine finalizzato ad informare sul significato della lotta per l’abolizione della vivisezione”.

“Questo è il decimo anno di vita dell’Ufficio Diritti Animali, quale miglior modo per festeggiare questa data! – Maria Antonietta Zarrelli, responsabile dell’Ufficio Diritti Animali della Provincia di La Spezia – Il lavoro di questi anni nel fare rispettare le norme a tutela e per un’educazione al rispetto di tutti gli animali, non solo quelli d’affezione, sta portando i suoi frutti, visto il gran numero di cittadini che ha appoggiato con noi questo pronunciamento. A La Spezia non ci sono centri di ricerca che svolgono sperimentazione sugli animali, grazie a questa mozione siamo più tranquilli anche per il futuro.

Naturalmente soddisfatta la LAV: “Ci auguriamo che il Comune di La Spezia possa costituire un esempio per gli altri Comuni italiani, e farsi portatore di un forte e chiaro messaggio per il nostro Paese, dove sempre più cittadini si dichiarano contrari alla sperimentazione animale – ha detto la biologa Michela Kuan, responsabile LAV Settore Vivisezione – Si tratta di un metodo fallace sul piano scientifico, perché nessun animale può essere modello sperimentale di altre specie, e detestabile sul piano etico. La via da percorrere è lo sviluppo e l’incentivazione dei metodi sperimentali alternativi, efficaci e non cruenti”. [fonte]

3) Poiché le province esistono ancora, e poiché amministrativamente parlando la provincia è un ente locale dotato di competenza sui comuni che le appartengono territorialmente, è presumibile che la posizione del capoluogo di provincia in materia di sperimentazione animale debba essere condivisa dai relativi comuni di pertinenza.

 

4) Silvio Garattini è il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, noto in tutto il mondo per essere uno dei centri più importanti in materia di sperimentazione animale — vulgo vivisezione. Garattini, che ha visto 85 primavere, imperversa da mezzo secolo su tutti i media possibili e immaginabili difendendo, giustificando e promuovendo la vivisezione.

 

5) Come da programma, Garattini terrà una conferenza — conferenza, ovvero «Discorso o lettura tenuti in pubblico su argomenti letterarî, scientifici, artistici e simili».

 Sulla base dei punti fissati sopra è possibile riscrivere la frase d’apertura come segue:

Il 1° settembre 2013, a Sarzana (che pur essendo in provincia di La Spezia, prima città italiana contro la vivisezione, non ne recepisce le direttive in materia di sperimentazione animale colà vigenti dal febbraio 2011), nell’ambito del Festival della Mente (che si descrive come «una fotografia dell’Italia come sempre la vorremmo, fatta di tante persone interessate a riflettere e disposte ad ascoltare, di molti pensatori e intellettuali che si mettono in gioco e discutono per il bene comune e per l’interesse all’approfondire. Il festival ha dimostrato come esista una cultura viva e forte, non basata sui narcisismi, sui toni alti, sui numeri roboanti, ma piuttosto sulla qualità, sulle eccellenze vere, sulla disponibilità al dialogo, sulla voglia di conoscenza e di condivisione, in poche parole sulla volontà di migliorare. … Tutti noi assieme dimostriamo che c’è un’Italia “altra” e diversa, non urlata, non esibita, ma alacre e volenterosa. Un’Italia che crede che la cultura sia il nutrimento migliore»), il prof. Silvio Garattini (da decenni alfiere della vivisezione in Italia e all’estero)terrà una conferenza(cioè parlerà da solo, senza interagire con altri relatori o affrontare un eventuale contraddittorio, come accadrebbe invece in un dibattito pubblico, in aperta e palese contraddizione con quanto asserito nella presentazione del Festival della Mente citata più sopra, là dove si parla di predisposizione all’ascolto e disponibilità al dialogo).

Il fatto che nessuna di queste considerazioni abbia trovato o trovi spazio nei canali informativi mainstream la dice lunga sui meccanismi distorsivi della comunicazione, puntualmente applicati ogniqualvolta si voglia affrontare il tema scomodissimo della “vivisezione”: pratica eticamente esecrabile, scientificamente inattendibile ma economicamente assai lucrosa, che garantisce proventi miliardari (in euro) sulla pelle delle cavie (a milioni) e dei malati (a miliardi).

 

L’idea di boicottare la presenza di Garattini al Festival della Mente attraverso gli strumenti del sit-in e del mail-bombing sembra non piacere a molti animalisti/antispecisti (dio mio, non si sa più come chiamarli), che li denunciano come una forma di censura: «Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, in un comunicato pubblicato sul sito della medesima, ha parlato apertamente di comportamenti fascisti, sostenendo che “comunque la si pensi sulla sperimentazione animale, operare per eliminare la presenza di un esponente autorevole

della comunità scientifica da un pubblico dibattito è un comportamento in perfetto stile fascista”.».

 Ora, a parte il fatto che secondo l’Associazione Luca Coscioni«la sperimentazione animale è stata ed è determinante e ad oggi non sostituibile», e pertanto la dichiarazione di Cappato fa molto Cicero pro domo sua — a parte questo, si diceva, la conferenza di Garattini non è e ben difficilmente sarà un “pubbblico dibattito”, dal momento che l’esercizio del confronto sembra godere di scarso apprezzamento da parte del professore; inoltre, assumendo convenzionalmente ed estensivamente il termine “fascista” nel senso di «chi interpreta i rapporti sociali come rapporti di forza e quindi con prepotenza e intolleranza», sembra molto più “fascista” chi, avvalendosi dell’appoggio interessato di multinazionali e politici, cerca ad ogni costo di impedire che certi argomenti vengano affrontati diffusamente e serenamente; chi insiste a negare la validità di metodiche alternative alle proprie; chi si ostina a bollare l’avversario come incompetente, ignorante e oscurantista — dimenticando che la pratica della vivisezione e la convinzione cieca e assoluta della sua validità risalgono a prima dell’Illuminismo: come dire che oggi la fisica, nonostante Einstein e Planck, dovrebbe rimanere tenacemente newtoniana anziché evolvere in quantistica.

Come tutte le vecchie cariatidi, anche Garattini resterà dov’è — al Festival di Sarzana. Ma resteranno anche le persone che parteciperanno al sit-in e le mail che pioveranno sul Festival e sul Comune. Quando le cose iniziano a cambiare, non puoi più fermarle.

 

Il responso dell’ONU sulla Siria: la mancanza di logica e la malafede

di Antonio de Martini – 31/08/2013

 Fonte: corrieredellacollera

 IL RESPONSO DELL’ONU SULLA SIRIA: “I RIBELLI NON SONO IN GRADO DI PRODURRE VIDEO” E GLI ISPETTORI ONU DI PRODURRE PENSIERI ELEMENTARI

“We have identified one hundred videos attributed to the attack, many of which show large numbers of bodies exhibiting physical signs consistent with, but not unique to, nerve agent exposure.

The reported symptoms of victims included unconsciousness, foaming from the nose and mouth, constricted pupils, rapid heartbeat, and difficulty breathing. Several of the videos show what appear to be numerous fatalities with no visible injuries, which is consistent with death from chemical weapons, and inconsistent with death from small-arms, high-explosive munitions or blister agents. At least 12 locations are portrayed in the publicly available videos, and a sampling of those videos confirmed that some were shot at the general times and locations described in the footage. We assess the Syrian opposition does not have the capability to fabricate all of the videos, physical symptoms verified by medical personnel and NGOs, and other information associated with this chemical attack.”

CENTO VIDEO E NESSUN REGISTA

Riproduco integralmente il responso degli ispettori ONU perché potrei non essere creduto. Ho messo in neretto i termini dubitativi inseriti dagli stessi ispettori e in risalto la unica certezza offerta al mondo: ” l’opposizione non è in grado di produrre cento video” ( dopo aver scritto otto righe prima che solo alcuni ( some) video sono effettivamente stati fatti nei luoghi e tempi indicati .

Non una parola circa la provenienza dei video, le generalità di chi li ha forniti, la provenienza e le modalità di spargimento degli agenti chimici, la loro composizione, la religione delle vittime ( se fossero sunniti o meno ) .

Con questo rapporto – ci hanno messo quattro giorni per vedere cento video- l’ONU la cui credibilità non è eccelsa -si è giocato anche questa ultima possibilità di essere considerato rispettabile o credibile da chiunque.

In altre parole, questi angeli di giustizia dicono che:

A) hanno visto cento video e sanno distinguere un morto da uno che finge di esserlo in video.

B) alcuni di questi hanno l’indicazione della data e i luoghi sono riconoscibili( 12).

C) i sintomi riportati dalle persone sono compatibili, ma non esclusivamente con intossicazione da agenti chimici

D) nei filmati ci sono immagini di morti privi di segni di armi da fuoco, di alti esplosivi o agenti vescicanti.

E) i ribelli non hanno la capacità di produrre cento video, ma non fanno nessuna ipotesi su chi li abbia prodotti.

F) le ONG e il personale medico hanno verificato i sintomi, ma non censito i superstiti.

In pratica hanno verificato l’esistenza dell’uso dei gas ( non mortali, visto il numero degli assistiti?) , ma non la provenienza fisica o politica dell’attacco.

Non in mano a chi fosse quel territorio

Non l’appartenenza politico-religiosa delle vittime

Non censito il numero dei superstiti

Non posso credere che ci credano tanto stupidi, forse è disprezzo.

Resta da accertare la competenza dei “giudici” in materia di produzione ( e sopratutto post produzione) di video digitali, identificazione del numero di videocamere utilizzate ecc.

Credevamo avessero scelto degli esperti in medicina, chimica, balistica, ma con una elle sola.

Aspetto di vedere Kerry alle Nazioni Unite

Poutine Absurdités US contre Assad

PCN-TV / POUTINE : LES ACCUSATIONS US CONTRE ASSAD « TOTALEMENT ABSURDES »

 PCN-TV pour Syria Committees – Comités Syrie

avec RUSSIA 1 – PCN-SPO / 2013 08 31 /

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

  Le président russe Vladimir Poutine a qualifié d'”absurdité totale” les accusations d’utilisation d’armes chimiques par la Syrie et appelle les Etats-Unis à présenter les preuves qu’ils disent avoir d’une éventuelle implication du gouvernement Assad.

 Film sur : https://www.facebook.com/photo.php?v=1409415899276572

 “Les forces syriennes sont à l’offensive et cernent l’opposition dans plusieurs régions. Dans ces conditions, fournir un atout à ceux qui appellent à une intervention armée serait une absurdité totale”, a déclaré M. Poutine aux journalistes à Vladivostok (Extrême-Orient russe), en répondant à une question sur l’utilisation présumée d’armes chimique par le régime syrien.

“Cela va à l’encontre de toute logique”, a-t-il insisté.

 UNE « PROVOCATION » DIT POUTINE …

 Moscou accuse les rebelles d’avoir utilisé des armes chimiques pour discréditer le gouvernement. “Je suis convaincu que ce n’est qu’une provocation de ceux qui veulent entraîner d’autres pays dans le conflit syrien et s’assurer le soutien des acteurs internationaux puissants, en premier lieu, celui des Etats-Unis”, a indiqué M. Poutine.

 Le président russe a appelé Washington à fournir les preuves qu’il dit détenir, en soulignant que “l’interception de conversations quelconques ne pouvait pas servir de base pour la prise de décisions fondamentales, notamment le recours à la force contre un Etat souverain”.

 “Concernant la position de nos amis américains, qui affirment que les troupes gouvernementales (syriennes) ont utilisé (…) des armes chimiques et disent avoir des preuves, eh bien, qu’ils les montrent aux enquêteurs des Nations unies et au Conseil de sécurité”, a dit M. Poutine. “S’ils ne le font pas, cela veut dire qu’il n’y en a pas”, a-t-il dit.

 Il s’agit de la première réaction publique de M. Poutine au rapport des services de renseignement américains accusant » le régime du président Bachar al-Assad d’avoir utilisé des armes chimiques lors d’une attaque dans les faubourgs de Damas, le 21 août, et d’avoir ainsi provoqué la mort de plusieurs centaines de personnes ».

 Poutine a par ailleurs loué la décision “inattendue” des députés britanniques qui ont voté contre une intervention militaire en Syrie, voulue par le gouvernement du Premier ministre David Cameron et par les Etats-Unis. “Cela veut dire que même en Grande-Bretagne — bien qu’elle soit le principal allié géopolitique des Etats-Unis (…) — il y a des gens qui sont guidés par les intérêts nationaux, le bon sens et qui tiennent à leur souveraineté”, a déclaré le président russe.

 “Pour moi, c’était totalement inattendu (…). Tout le monde est habitué à ce que ces dernières années, la société occidentale accepte tout — sans discussions particulières — conformément aux souhaits et à la position du partenaire principal, les Etats-Unis”, a-t-il dit.

 La Russie, qui soutient Damas depuis le début du conflit en Syrie il y a deux ans et demi, a bloqué jusqu’ici avec la Chine toute décision au Conseil de Sécurité de l’ONU qui viserait à lancer une action punitive contre le président Assad.

 PCN-TV & PCN-SPO

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