PMI: a che punto è la notte?

 16 settembre 2013

 Mai come in questo periodo si stanno incrociando segnali contraddittori sulla situazione economica e finanziaria dell’Italia e delle imprese. La fine della recessione annunciata per il 4° trimestre, messa subito in dubbio dai dati negativi sulla produzione industriale, le previsioni di una modesta ripresa (0,5%-0,7%) per il 2014, il rilascio annunciato dei pagamenti arretrati della PA che si accompagna al peggioramento dei ritardi sui nuovi pagamenti, la stretta del credito che sembra non finire mai.  Sullo sfondo la fragile tenuta del governo sostenuto da una coalizione che ha tutto in testa tranne i problemi dell’economia reale. Dovendo fare il punto della situazione non si può prescindere da alcuni punti fermi sulla situazione che si riversa sullo stato di salute delle nostre piccole e medie imprese e purtroppo accorgersi che siamo ancora al buio di una lunga notte e le luci della ripresa appaiono molto lontane.

Andamento economico e finanziario delle imprese

Le PMI stanno soffrendo sul piano economico (minori ricavi e margini in contrazione) e su quello finanziario (debiti elevati e carico di oneri finanziari eccessivo sui margini). La storia del 2012 sta proseguendo nel 2013.

 

Prendendo l’analisi sui bilanci 2012 delle imprese (214.000 bilanci esaminati) fatta da CERVED si legge:

 

L’analisi dei primi 214 mila bilanci depositati dalle società italiane evidenzia una situazione di forte difficoltà sia sul fronte economico sia sul fronte finanziario, che riporta i principali indici elaborati non distanti dai livelli dell’annus horribilis dell’economia italiana, il 2009. Dopo la fragorosa caduta dei ricavi del 2009, seguita da due anni di lenta ripresa, nel 2012 le società italiane hanno di nuovo fatto registrare una contrazione del fatturato, che si è ridotto del 2,1% rispetto ai valori del 2011. Le imprese hanno reagito alle difficoltà di mercato tagliando i costi esterni – ma in misura insufficiente per evitare una caduta del valore aggiunto – e cercando di contenere i costi del lavoro che, pur in frenata, hanno continuato ad aumentare. Il gap tra valore aggiunto e spese per il personale ha avuto pesanti conseguenze sulla produttività e sulla redditività, che è crollata, con un record del numero di imprese per cui i margini operativi lordi sono risultati negativi: il 17,3% delle società analizzate evidenzia un Ebitda in rosso, contro una percentuale che si attestava al 15% nel 2009, al picco della prima recessione.

 

I grafici che ho prelevato dal rapporto CERVED dicono che:

  • il 30% delle società presenta bilanci in perdita, il 17% ha addirittura margini lordi negativi
  • identiche percentuali tra le PMI, con il comparto servizi che arriva al 20% di MOL negativi
  • oltre il 40% delle società ha registrato cali di fatturato superiori al 5%, il 33% persino a doppia cifra
  • la leva finanziaria, pur leggermente scesa (probabilmente a causa delle restrizioni creditizie) rimane elevatissima tra le PMI: 84%
  • per una PMI su 3 gli oneri finanziari erodono più del 50% del margine lordo e quindi con tutta probabilità portano il bilancio in perdita

Pagamenti in ritardo: non è cambiato nulla

 

E se leggiamo quanto scrive Confartigianato che ha promosso un osservatorio sui pagamenti c’è ben poco di cui rallegrarsi:

 Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio di Confartigianato

  • soltanto il 13,4% degli imprenditori rileva che i tempi di pagamento della Pubblica amministrazione si sono accorciati,
  • il 68,7% li considera invariati
  • il 17,9% segnala che si sono addirittura allungati.

Il fenomeno dei ritardati pagamenti si è aggravato nelle transazioni commerciali tra privati, dove si concentra l’87,5% dei crediti insoluti a danno degli artigiani:

  • il 13,9 % segnala una diminuzione dei tempi per veder saldate le fatture
  • il 50% che non ha rilevato cambiamenti,
  • il 36,6% dei piccoli imprenditori dichiara che i tempi di pagamento dei privati si sono allungati,

Dall’Osservatorio emerge poi che oltre il 50% dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le piccole imprese è fatto da crediti di modesta entità, fino a 2000 euro, e soltanto il 3,6% dei crediti supera i 50.000 euro, a dimostrazione della complessità amministrativa e farraginosità delle procedure.

 Il dato cambia nei crediti verso altre imprese private: la quota di debiti fino a 2000 euro riguarda il 22,3% delle imprese creditrici, mentre i debiti fino a 50.000 euro riguarda il 25% degli imprenditori.

 “A 8 mesi dall’entrata in vigore – ha sottolineato il Presidente Merletti – l’applicazione delle nuove norme in Italia risulta ancora scarsa e, addirittura, il fenomeno dei crediti insoluti è peggiorato nei rapporti tra privati. Per quanto riguarda i debiti della Pa subiamo gli effetti di un sistema di regole e procedure, soprattutto per l’esigenza di tenere i conti pubblici sotto controllo, che ha frenato l’efficienza amministrativa dei processi di pagamento, fino a produrre debiti arretrati che superano la cifra di 91 miliardi. Tra le cause dei debiti dei privati vi sono le inefficienze della giustizia civile, che rendono conveniente essere cattivi pagatori”.

 Aggiungiamo quanto ha detto Antonio Tajani due giorni fa (fonte il Sole24Ore)

 

Se il Governo non darà risposte convincenti a Bruxelles entro il 4 ottobre, la commissione Ue aprirà una procedura di infrazione contro l’Italia sull’attuazione della direttiva pagamenti. Lo ha detto ieri il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani, nel corso di una conferenza stampa a Roma, ricordando la lettera, inviata al Governo a fine luglio, per «avviare una procedura di preinfrazione». Passate dieci settimane, la commissione valuterà le risposte di Roma e, se non saranno valutate sufficienti, avvierà il procedimento formale. Due sono le contestazioni all’Italia per le modalità di recepimento della direttiva che impone pagamenti delle pubbliche amministrazioni entro trenta giorni.

Il primo passaggio contestato riguarda il termine di 60 giorni per il pagamento, previsto nel decreto legge di recepimento delle regole Ue. La direttiva Ue ammette deroghe alla regola dei 30 giorni, ma limitate, mentre nel decreto di recepimento – dice Tajani – la deroga è generalizzata. Il Governo italiano dovrà dare una risposta legislativa sul punto.

La seconda contestazione riguarda il richiamo alle «prassi gravemente inique» nel pagamento delle fatture: secondo le norme europee andrebbero vietate ma nella legge italiana non sono nemmeno citate.

 L’88% delle imprese denuncia ancora ritardi da parte della Pa. «Molte amministrazioni – ha detto ancora il presidente dell’Ance – cercano poi di aggirare le norme. Cito solo due esempi: spesso si chiede all’impresa di ritardare l’emissione del Sal e della fattura per ridurre formalmente l’entità del ritardo nel pagamento. Senza parlare delle sanzioni nel caso si superino i termini di legge. Non vengono pagate praticamente mai». Parole prese in considerazione seriamente da Tajani che non esclude l’avvio di una seconda lettera di preinfrazione se è vero che le amministrazioni pubbliche ignorano totalmente la direttiva.

Credito sempre più difficile

Non è cambiato nulla anche sul fronte del credito. Il calo della disponibilità delle banche verso le imprese rimane un fattore marcato. La riduzione di 50 miliardi attuata in circa 18 mesi ha drenato ulteriore liquidità e non ci sono previsioni di un miglioramento a breve, fatta eccezione per le iniziative che la BCE sta spingendo sulle cartolarizzazioni di prestiti alle PMI -che richiederanno comunque tempo per essere messe in produzione. Sul fronte positivo c’è solo la crescita delle operazioni garantite dallo Stato attraverso il Fondo di Garanzia, anche se non è dato di sapere bene se si tratti di vera domanda di credito incrementale o sostitutiva.

 In più il sistema bancario sta attraversando una crisi strutturale, sommerso da una crescita incontrollabile delle sofferenze, alle prese con alcune crisi di istituti importanti e quindi con un altro round di aumenti di capitale (sempre più difficili da realizzare), pressato dalla necessità di ricreare margini di profitto e ora, dopo la recentissima disdetta del contratto collettivo, deve fronteggiare anche la conflittualità nel rapporto con la propria forza lavoro che si dice debba diminuire drasticamente a breve. Gli scioperi chiamati dal sindacato non si faranno attendere.

 Crisi: fallimenti e concordati in forte crescita

Anche i dati sulla perdita di imprese, di fatturato dovuta a imprese che hanno alzato bandiera bianca con una delle procedure fallimentari disponibili sono in forte crescita, come illustra sempre CERVED.  Il fatturato andato perso nel 1° semestre 2013 è pari a oltre 40 miliardi tra fallimenti, liquidazioni e altre procedure concorsuali.  La prassi introdotta dei concordati in bianco ha portato a un’esplosione di domande che poi spesso finiscono comunque in fallimenti.  Le ristrutturazioni del debito con il sistema bancario continuano ad essere lente e macchinose, al contrario di ciò che servirebbe alle imprese in crisi che tentano un rilancio senza provocare i danni che emergono da fallimenti e concordati.

 

Il fenomeno più rilevante dei primi tre mesi dell’anno è però il forte incremento dei concordati preventivi, che fanno registrare un aumento del 76% su base annua (che porta al +13% l’incremento delle procedure di insolvenza diverse dai fallimenti).

 

Purtroppo non resta che constatare come negli ultimi due anni (e forse più…) non ci siano stati miglioramenti nel quadro economico finanziario entro cui le PMI si trovano ad operare. Tutti i principali problemi e snodi sono rimasti al punto di partenza, nonostante dichiarazioni, promesse e decreti legge per la crescita 1, la crescita 2 o per ‘Fare’.

 La notte rimane molto buia e lunga per le PMI dunque. La burocrazia e la pressione fiscale non è calata, i risultati economici continuano a soffrire e la componente finanziaria e di liquidità rimane gravemente deficitaria con i pagamenti così lenti e la stretta attuata dalle banche sul credito.  Anche se il calo del PIL dovesse arrestarsi il trascinamento delle situazioni economiche e delle problematiche finanziarie avverrebbe per almeno altri 6 mesi, durante i quali assisteremo ad un ulteriore peggioramento dello stato di salute complessivo del sistema della piccola e media impresa.

 Non ci sono stati significativi progressi se non, forse, l’accresciuta consapevolezza da parte del sistema delle imprese che Stato e banche hanno enormi difficoltà ad aiutare la crescita e che spetta a ciascun imprenditore trovare le proprie ricette per la sopravvivenza e la ripartenza, senza contare su molti alleati.

http://www.linkerblog.biz/2013/09/16/pmi-a-che-punto-e-la-notte/

 

 

IL GOVERNO PREPARA L’ENNESIMA MAZZATA SULLA TESTA DEL POPOLO…CHI RIMANE IN ITALIA AMA SOFFRIRE! DIREI MASOCHISTA!

 

e intanto AMATO viene chiamato da NAPOLITANO, il peggior presidente che la repubblica italiana abbia mai avuto a un posto di prestigio…

 ERRORI SU ERRORI…MARIO MONTI, LA FORNERO, LETTA, LA KYENGE, LA BOLDRINI, AMATO, I SUPERCONSULENTI ECC ECC..ERRORI SU ERRORI DA PARTE DEL PRESIDENTE AL SOLDO DELLA TROIKA EUROPEA:

 VEDI CHI E’ AMATO..EPPURE GENTE COME LUI, AMICO DI MUSSARI, VENGONO SEMPRE PREMIATI

 I consigli di Amato alla vedova di un socialista: “Zitta coi giudici, niente nomi”

 In una telefonata del 1990 il neo giudice costituzionale chiede alla vedova di un dirigente socialista di non fare i nomi dei protagonisti di una tangente di 270 milioni di lire. Dice: “Tirati fuori da questa storia”

http://ilpunto-borsainvestimenti.blogspot.it/2013/09/il-governo-prepara-lennesima-mazzata.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

 

L’Onu si piega agli Usa e adesso la guerra in Siria è sempre più vicina

  1. di Alberto Samonà – Toh, chi si rivede, l’Onu. L’Organizzazione delle Nazioni Unite, come volevasi dimostrare, entra a gamba tesa nella crisi siriana, per fare assegnare un rigore inesistente agli Stati Uniti e ai loro alleati. E infatti, da oggi l’attacco, sempre più probabile, contro la Siria non sarà più un atto unilaterale di Usa e amici vari, ma otterrà l’egida dell’Onu.

Le conseguenze saranno quelle che Resapubblica aveva anticipato fin dal primo momento, e cioè che anche l’Italia, a quel punto, non si potrà sottrarre e metterà a disposizione le proprie basi, prime fra tutte quelle siciliane di Sigonella e di Trapani Birgi. E infatti, risuonano ancora le parole del ministro Bonino che sosteneva che mai l’Italia sarebbe intervenuta, se non con la formale partecipazione dell’Onu. Ed ecco servita la portata più velenosa! E infatti, ieri sera il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, illustrando il rapporto degli ispettori al Consiglio di Sicurezza sulle presunte armi chimiche, ha affermato che sì, queste sono state adoperate nel sobborgo di Ghouta ad est di Damasco, durante l’attacco che ha provocato oltre 1.400 morti. Quello che il segretario dell’Onu abilmente non dice è chi abbia usato i gas sarin: Ban Ki-moon si trincera dietro ad un no-comment, affermando che “spetta ad altri decidere se approfondire ulteriormente questa materia, per determinare di chi siano la responsabilità di questo crimine di guerra, poiché la missione degli ispettori era di determinare se e quanto erano state usate armi chimiche non chi le abbia usate”. Facile, fin troppo, per il segretario generale delle Nazioni Unite lavarsene le mani, soprattutto per il fatto che Ban Ki-moon sa benissimo che non può dire chi abbia usato i gas, per il solo particolare (niente affatto secondario) che ad adoperarli non sono stati i militari fedeli al governo legittimo del presidente Assad, ma i ribelli, ossia un’accozzaglia di fanatici estremisti di varia estrazione jihadista, provenienti da diverse nazioni, tenuti insieme dall’odio antioccidentale, ma foraggiati dal governo americano di Obama. Evidentemente, all’Onu non conviene ammettere la verità dei fatti e per questa ragione si limita ad attestare l’esistenza delle armi chimiche: quanto basta, per legittimare la reazione statunitense, dando il proprio assenso tacito all’intervento armato e dimostrando ancora una volta di essere un organismo servo dei potenti del mondo. E intanto a Birgi e Sigonella le grandi manovre continuano, così come a Niscemi i lavori per il Muos procedono sempre più spediti. Chissà come mai.  
See more at:
http://www.resapubblica.it/it/evidenza/3105-l-onu-si-piega-agli-usa-e-adesso-la-guerra-in-siria-%C3%A8-pi%C3%B9-vicina,-grandi-manovre-in-sicilia#sthash.ee1jJYTz.dpuf

SE CADE LETTA CI SPEZZANO I REHN – BARROSO MINACCIA: “NO ALLA CRISI DI GOVERNO” (SIAMO SOLO UNA COLONIA, E P URE SFIGATA)

non volete questo governo? Allora non siete filoeuropeisti, quindi euroscettici, quindi nazisti
L’amata europa sa sempre quello che fa ed essendo un organismo sovrannazionale non è influenzato e “sporcato” da biechi giochi politici italiani di stampo mafioso, così ci raccontava una volta una vulgata per giustificare la TECNOCRAZIA DELLA FINANZA

SE CADE LETTA CI SPEZZANO I REHN – BARROSO MINACCIA: “NO ALLA CRISI DI GOVERNO” (SIAMO SOLO UNA COLONIA, E PURE SFIGATA)
Domani arriva a Roma il vicepresidente della Commissione UE, Olli Rehn, per ricordarci che siamo una nazione a sovranità limitata e che le scelte economiche le decide Bruxelles – E pure quelle politiche: Barroso detta legge manco fosse Re Giorgio – Se cade Aspenioletta ci massacrano…

Ivo Caizzi per il “Corriere della Sera”

Domani il vicepresidente della Commissione Ue e responsabile degli Affari economici, il finlandese Olli Rehn, è atteso per una audizione nel Parlamento di Roma, dove intende ricordare l’importanza del maggiore coordinamento tra l’Europa e l’Italia sulle politiche di bilancio introdotto dall’approvazione di Semestre europeo, Six pack, Two pack e Fiscal compact.
Sostanzialmente da Bruxelles intendono rafforzare le pressioni per evitare che una crisi del governo di Enrico Letta apra una fase di instabilità politica in grado di riflettersi negativamente sulle aspettative di ripresa, sul risanamento dei conti pubblici e sui tassi d’interesse dell’alto debito nazionale.

Ammonimenti in questo senso sono già stati espressi riservatamente dai ministri finanziari europei nella riunione informale dell’Eurogruppo/Ecofin di venerdì e sabato scorsi a Vilnius in Lituania. Al punto che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni aveva dovuto rassicurare pubblicamente sul rispetto dell’impegno a mantenere il deficit sotto il 3% del Pil nel 2013.
E aveva dovuto anche ribadire i rischi connessi a una eventuale «crisi al buio» del governo, nell’imminenza della votazione di mercoledì prossimo sulla decadenza da parlamentare del leader del Pdl Silvio Berlusconi.
Ieri il presidente della Commissione, il portoghese Josè Manuel Barroso, ha dichiarato che l’Italia ha bisogno di «stabilità politica sistemica» perché altrimenti ci sarebbero «ripercussioni sui mercati». Barroso, pur premettendo di non voler entrare nella politica interna italiana, ha di fatto appoggiato il governo Letta, invitando la larga maggioranza Pd, Pdl e Scelta Civica a dimostrare «grande attenzione, grande rigore, grande determinazione, grande senso di responsabilità».

Rehn ha condiviso le rassicurazioni di Saccomanni sul rispetto degli impegni con l’Europa. Sulla necessità di una manovra correttiva per mantenere il deficit sotto al 3%, ha aggiunto che «spetta al governo valutare quali siano i modi e i mezzi per raggiungere gli obiettivi». Rehn ha anche avanzato dubbi sul «ritorno della ripresa» in Italia.
Alla Commissione ha replicato il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, ribadendo l’impegno sul disavanzo e che «ci sono tutte le condizioni per rispettarlo, anche se la contrazione del Pil quest’anno è stata maggiore di quella stimata la primavera scorsa».

Ha però contestato l’istituzione di Bruxelles ricordando gli «errori» nella politica anti-crisi attuata dall’euroburocrazia. «In questi 5 anni, in cui l’Europa è stata in profonda recessione, sono state chiuse centinaia di migliaia di imprese, persi milioni di posti di lavoro e nell’Eurozona il debito è aumentato di 30 punti percentuali – ha ricordato -. Sarebbe utile che la Commissione facesse una riflessione molto approfondita».
A preoccupare l’Ue non è solo la possibilità di un tracollo del governo Letta, che potrebbe far ulteriormente salire i tassi sui titoli di Stato aumentando la spesa per interessi. Si teme che varie misure (taglio Imu, blocco dell’aumento Iva, rifinanziamento della cassa integrazione e delle missioni militari) potrebbero risultare non sufficientemente coperte. Fassina ha ammesso che non ci sono i soldi per tutti gli interventi di cui si parla e che bisognerà fare «delle scelte». A Bruxelles temono poi che un esecutivo fragile possa comunque non riuscire a far passare le riforme strutturali.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/se-cade-letta-ci-spezzano-i-rehn-barroso-minaccia-no-alla-crisi-di-governo-62751.htm

La pistola fumante di Assad rivelata dal Mossad


A qualche ora dal verdetto degli ispettori dell’ONU sulla strage di Ghouta, con uno scoop siamo in grado di anticiparvi come mai Obama fin da subito ha addossato la colpa alle truppe di Assad.

 linkhttp://www.lavocedellaplebaglia.net/2013/09/la-pistola-fumante-di-assad-rivelata.html

 NOTA: il presente post è la versione italiana dell’originale, pubblicato in inglese (pressappoco) e dedicata più che altro ad un pubblico americano, e disponibile all’indirizzo http://www.lavocedellaplebaglia.net/2013/09/assads-smoking-gun-revealed-by-mossad_9.html

 L’ultima falla del sistema di comunicazione del Governo degli Stati Uniti, rivela che l’attacco chimico contro il sobborgo di Damasco di Ghouta è avvenuto sotto la direzione dello stesso Assad.

 La prova è stata passata dai Servizi Segreti Israeliani, che hanno fornito anche le immagini comprovanti il fatto. E’ stato a seguito di questo chiaro ed incontrovertibile rapporto che il Presidente Obama ha deciso di punire il dittatore siriano per i suoi orribili crimini.

 La sequenza

 

1. La sostanza chimica, che è stata identificata come “ful”. E’ di uso molto comune in tutto il Medio Oriente. [http://www.arab.it/ricette/ful.htm]

 

2. Assad, circondato da alcuni dei più pericolosi terroristi del mondo, come Ahmed “il macellaio”, Ibrahim “il chimico” e Ali “Mongo” (quello sulla sinistra, coi baffi).

 

3. Dopo aver assunto il composto, l’effetto è immediato. I crampi cominciano la loro azione: avviene la fase di caricamento.

 

4. Il terrificante momento dello sparo è arrivato. Pronti, puntate, fuoco!

 

5. Il “pazzo gonfio di ful” [1], sorridente, soddisfatto del botto. Bastardo!

 Il premio Nobel per l’idiozia

 Va bene, fine dello scherzo. Adesso che ho attirato la vostra attenzione, andiamo avanti in maniera un po’ più seria.

 Prima di tutto vorrei scusarmi, dato che qualcuno avrebbe potuto offendersi dall’uso improprio che ho fatto di immagini chiaramente legate a un momento di preghiera. Inoltre sono d’accordo che non è una bella cosa scherzare su un episodio che ha portato a così tante morti, incluse quelle di molti bambini. Dicono. E questo è uno dei punti da mettere a fuoco: ci sono troppe versioni intorno a questo episodio e su tutto ciò che sta accadendo in Siria, che è impossibile capire chi dice la verità.

 Solo Obama – e naturalmente i suoi amici… – ha la più profonda conoscenza dei fatti. Come un Messia ci rivelerà tutto al momento opportuno [http://www.repubblica.it/2005/a/sezioni/esteri/iraq40/usaadm/usaadm.html]; dopo aver rovesciato tonnellate di bombe sulla Siria e sui suoi abitanti. Ma naturalmente queste sono bombe buone. Primo, perché sono un regalo da parte dei “bravi ragazzi” – gli Americani sono per definizione i combattenti per la libertà (molte persone si ricordano ancora i “Liberators” in azione sulle città italiane e tedesche

[http://www.isses.it/Convegno050305/Monda.pdf]); secondo, perché il nobile proposito per il quale esplodono è quello di spargere la democrazia e offrire agli arabi barbari un tocco dello stile di vita occidentale; terzo, perché queste sono veramente “bombe pulite”. Non come quelle sporche usate dal regime siriano. Obama userà dei genuini ordigni intelligenti/belli/sorridenti per uccidere. Promesso. Niente porcherie all’interno. Solo buoni ingredienti. Magari ogni tanto un po’ di uranio impoverito o di fosforo (questi sono ormai un classico!), ma nulla di più.

[http://www.uranioimpoverito.it/http://www.rainews24.rai.it/ran24/inchiesta/body.asp]

I crudeli soldati siriani invece – i difensori del regime – usano armi chimiche per uccidere madri e bambini. Non è ancora chiaro quale sostanza aggressiva sia stata usata (ma è importante?), quante persone siano state uccise (se), ma la cosa più importante CHI è il responsabile di questo massacro (se c’è stato). La domanda: come possono determinare la provenienza dell’ordigno? Non abbiamo visto abbastanza “false flag” finora? [http://www.youtube.com/watch?v=IlxfBaACz7k&feature=player_embedded]

 Bene, adesso andiamo a vedere i fatti realmente divertenti (o perlomeno strani) nella tragedia siriana:

 · Devo ammettere che Bashar non ha l’aria di una volpe (potreste comunque cambiare idea dopo averlo sentito parlare [2]), comunque se il capo di una delle più violente organizzazioni del mondo – senza alcun diritto legale – ti dice di non oltrepassare la linea rossa, sarebbe stato proprio uno stupido a farlo. Specialmente perché non ha senso utilizzare armi chimiche contro dei civili, nella tua città, sotto gli occhi degli ispettori dell’ONU che il Governo siriano ha invitato in Siria per indagare sull’uso di queste armi! [http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/128256-siria-esperti-onu-invitati-a-damasco-per-colloqui-su-armi-chimiche] Certamente è ancora più stupido che Obama faccia finta di credere a questa storia, e ancora più stupido che desideri che noi siamo d’accordo con lui.

 · Quella che è in atto non è una guerra civile, ma un’aggressione a un Governo legale, di uno Stato membro delle Nazioni Unite, dove il coraggioso Esercito Siriano sta combattendo da oltre due anni non contro i propri connazionali, ma principalmente contro bande di terroristi stranieri, che sono sponsorizzati da quei Paesi che vogliono mettere le loro mani sulle enormi riserve di gas recentemente scoperte. Per non parlare dei gasdotti. Dunque questa è l’importante faccenda legata al gas che sta avvenendo in Siria. [http://www.linkiesta.it/blogs/giovine-europa-now/dalla-siria-all-energiala-guerra-continua] Naturalmente non c’è neanche bisogno di dire che Israele ha i suoi interessi in tutta la questione.

 · Se veramente c’è stato un attacco con armi chimiche che ha ucciso centinaia di persone, perché questo fatto è così importante in confronto alle oltre 100.000 persone che sono state uccise con “metodi tradizionali” finora? E’ moralmente più riprovevole dell’essere sparato o bruciato vivo? C’è una guerra, e le atrocità purtroppo sono normali da entrambi i lati della barricata. La sola importante differenza è che l’Esercito Siriano sta difendendo il proprio Paese, mentre le bande di terroristi “divoratori di cuori” sono degli invasori. [http://www.blitzquotidiano.it/video/siria-jihadista-mangia-cuore-soldato-ucciso-video-1559832/]

 · E’ strano vedere come questi combattenti stranieri che hanno invaso la Siria vengano classificate come ribelli, combattenti per la libertà, o terroristi, a seconda degli interessi che i Paesi occidentali hanno nei confronti della terra dove “operano”. La stessa organizzazione può essere amica o nemica se agisce in Libia o in Mali, in Egitto o in Afghanistan. In questo caso l’azione degli Stati Uniti aiuterà Al-Qaeda.

[http://italian.irib.ir/analisi/commenti/item/125427-con-l-attacco-alla-siria,-israele-aiuta-il-suo-alleato-al-qa-ida]

 · I lealisti stanno lentamente recuperando le posizioni che avevano perso. L’attacco guidato dagli USA – una punizione nei confronti di Assad, che Obama ufficialmente considera il colpevole prima di qualsiasi rapporto delle Nazioni Unite

[http://apps.washingtonpost.com/g/documents/politics/president-obamas-draft-legislation-regarding-the-syrian-conflict/555/] – che il Presidente degli USA ha detto che non è inteso a rovesciare il regime [http://www.ilmondo.it/esteri/2013-08-27/siria-casa-bianca-intervento-non-vogliamo-cambio-regime_312514.shtml] , avrà comunque l’effetto di aiutare gli invasori a vincere la guerra. Che vuol dire rovesciare il regime [http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=177276] . In favore di cosa? Vogliamo dare un’occhiata ai brillanti effetti ottenuti in Afghanistan, o in Iraq, o in Libia, o in Egitto, per avere un’idea di quale potrebbe essere il pacifico destino della Siria nelle intenzioni di Obama?

 · I media stanno facendo come al solito il loro sporco lavoro di disinformazione e in favore degli interventisti. Guardate quanto ridicolmente in basso possono arrivare [http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12277&mode=&order=0&thold=0].

 Le due domande più importanti

 1. Tutta questa confusione è stata fatta riguardo ad un episodio minore che forse è avvenuto durante questo conflitto. Ma ciò di cui stiamo parlando, nel caso, è legato all’uso di un quantitativo insignificante di agenti chimici, paragonati alla quantità di munizioni in possesso delle Forze Armate Siriane. E’ risaputo che la Siria ha un importante arsenale di armi chimiche (parliamo di svariate tonnellate di materiale) – come d’altronde altre nazioni vicine – per controbilanciare quello israeliano

[http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=86128&typeb=0&CIA-armi-chimiche-in-mano-israeliana-dal-1983] . Qualcuno nell’Amministrazione degli Stati Uniti ha mai pensato a ciò che potrà accadere all’arsenale chimico siriano in conseguenza dell’attacco? Le possibilità sono tre: 1) Non succede nulla. Assad subisce la punizione ma non cade, la guerra va avanti o finisce, ma le armi vengono conservate in sicurezza. 2) Gli insorti, dopo che i bombardamenti ne hanno ammorbidito la resistenza, spazzano via le forze regolari e prendono il controllo dell’arsenale. Dove finiranno le armi? Potete immaginare che cosa potrebbe succedere se questi giocattoli mortali dovessero finire nelle mani di gente come quella? Stiamo parlando di terroristi. Stiamo parlando di organizzazioni terroristiche come Al-Qaeda e similari, ragazzi! Gli USA o Israele si sarebbero più al sicuro? Sono sicuro di no. 3) Il Premio Nobel per la Pace causa un massacro colpendo i depositi. Non c’è niente da ridere, perché gli esperti che siedono al Pentagono hanno già dato prova del proprio genio quando decisero di bombardare i depositi di armi chimiche iracheni, avvelenando le proprie truppe. Chiedete ai veterani delle Guerre del Golfo, o leggete i documenti ufficiali del Governo [http://www.gulfweb.org/bigdoc/report/riegle1.html] . Solo uno stralcio:

 (il rapporto) fornisce le prove che gli Stati Uniti spedirono materiale biologico in Iraq, che contribuì al programma di guerra biologica iracheno…

…il rapporto fornisce dettagliate informazioni metereologiche e immagini satellitari che confermano che durante la maggior parte della guerra, i pennacchi di fumo dei bombardamenti della coalizione si muovevano direttamente sulle posizioni delle truppe statunitensi…

…In altre parole, il settaggio degli allarmi usati nel conflitto era regolato a un livello effettivo mille volte superiore rispetto a quello che altri rapporti militari affermano essere dannoso e pericoloso per le persone se sono esposti

a loro per un certo periodo di tempo …

…alle truppe degli Stati Uniti veniva spesso detto che non c’era pericolo.

Qualcuno ha raccontato al Comitato che avevano spento gli allarmi perché suonavano così spesso durante la guerra aerea…

…Il rapporto cita anche un incremento nel numero di casi di mogli e figli che riferiscono gli stessi sintomi dei veterani, indicando una forte possibilità di trasmissibilità della sindrome.

La conclusione: E’ tempo che tutto ciò venga portato alla luce del sole.

 2. In tutto sto macello, qualcuno si è mai interessato riguardo a ciò che i Siriani pensano riguardo alla prospettiva di essere bombardati dagli USA? Non è già abbastanza gravoso essere sotto l’attacco dei terroristi da oltre due anni?

 Le Amministrazioni degli Stati Uniti aiutano sempre le fabbriche di armi ad essere occupate

 Dalla vittoria nella “guerra-fredda”, gli USA hanno speso un sacco di tempo a guardare in giro per il mondo per scoprire come tenere impegnate le loro forze militari. Hanno trovato parecchio da fare nell’insegnare il significato di “democrazia” ad altri Paesi. Guardate cosa è successo in Yugoslavia, Iraq (2 Guerre del Golfo), Afghanistan, Libia. Milioni di persone uccise o ferite, fra civili e militari (non sono forse esseri umani anche loro?), uccisi direttamente durante la guerra o per le sue conseguenze – mine, malattie legate alle cattive condizioni di vita, traumi post-bellici, fame, impossibilità di essere curati, boicottaggi, inquinamento da uranio impoverito, Sindrome del Golfo… – case e infrastrutture distrutte, economie azzerate, e così via.

 Con la scusa di punire un dittatore (supposto), gli Stati Uniti distruggono regolarmente la vita di milioni di persone innocenti, che generalmente prima dell’intervento conducevano la loro vita esattamente come facciamo noi. Immaginate un giorno qualsiasi della vostra vita, e per cena una bomba che vi cade sulla testa, da dividere con tutta la vostra famiglia. Buon appetito!

 Naturalmente siamo abbastanza vaccinati da sapere che la storia dell’intervento umanitario è solamente una stronzata e che il vero obbiettivo è sempre il solito: fare quattrini, rubando le risorse, imponendo le imprese degli amici per la ricostruzione delle economie, eliminando i cattivi esempi di Banche Centrali in mano pubblica (non va bene Bashar, devi prendere in prestito il denaro come facciamo tutti, nelle nazioni civilizzate; e scordati il sistema sanitario gratuito, per favore!).

 Comunque la nostra esperienza di come vanno le cose non ci eviterà di vedere il barbaro che pretende di essere il “poliziotto universale”, che bombarda Damasco, la più antica capitale del mondo e dichiarata – assieme ad altri siti siriani [http://www.artsblog.it/post/54529/siria-patrimonio-culturale-devastato-lunesco-fermate-le-distruzioni] – dall’UNESCO uno dei più importanti Patrimoni dell’Umanità

[http://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0_vecchia_di_Damasco] . Una città che per più di 4.000 anni è stata al centro della vita, della cultura, dell’amore per milioni di persone. Chiunque sia stato a Damasco, chiunque abbia avuto la possibilità di entrare in contatto con le persone gentili, orgogliose, generose che vivono in Siria, non può nemmeno prendere in considerazione l’idea di bombe che cadono su questo sogno arabico. E’ impossibile. Non può essere vero.

 Potere della democrazia o democrazia del potere?

 Ma l’aspetto più vergognoso è che questo terribile atto verrà perpetrato in nome del popolo americano.

 Io non ho problemi con gli Americani. Americani, Italiani, Siriani, Russi, Israeliani, sono tutti buoni popoli. Il problema riguarda la cosiddetta democrazia. Dicono che vivi in una Nazione democratica quando puoi votare in elezioni libere. Come dire che gli eletti rappresentano la volontà degli elettori. Ma in effetti pare che la maggior parte dei leader politici in giro per il mondo siano più inclini a seguire i suggerimenti dei leader dell’economia, piuttosto che i desideri del popolo. Così nel nostro caso Obama: a) scatena una guerra per fare gli interessi di banchieri, industrie, aziende che operano nel campo dell’energia e naturalmente degli Israeliani (del Governo, non del popolo, come detto prima), che recentemente hanno già cercato di provocare un conflitto bombardando delle installazioni militari alla periferia di Damasco [http://www.dirittodicritica.com/2013/05/06/israele-bombarda-la-siria-48264/]; oppure b) l’altra possibilità è che Obama stia seguendo il desiderio di Michelle Morris, che lavora in una drogheria in centro a Cleveland e che non saprebbe trovare la Siria su una cartina geografica. Supponendo che la risposta giusta non sia la seconda – perché mai il popolo americano dovrebbe desiderare di bombardare il popolo siriano? – questo non vorrebbe dire che il Presidente degli Stati Uniti sta agendo contro la volontà della maggior parte degli Americani? Secondo i sondaggi è proprio quello che sta facendo [http://www.agi.it/estero/notizie/201309111926-est-rt10326-siria_soldati_usa_contro_attacco_piu_di_civili_75_no].

 Agite ora!

 Che cosa possiamo fare per evitare il disastro? Tutta la gente in giro per il mondo dovrebbe spiegare a questi servitori del male che noi non siamo d’accordo con la decisione di attaccare la Siria. Perfino il Presidente della Nazione più potente del mondo deve obbedire al suo popolo, perché è così che funziona la vera democrazia. Altrimenti deve essere messo sotto accusa.

 Contattate i vostri rappresentanti al Congresso, mandate e-mail alla Casa Bianca [http://www.whitehouse.gov/contact/submit-questions-and-comments], aderite a petizioni [3], fate dibattiti con gli amici, esponete bandiere siriane [4], organizzate proteste [http://www.europaquotidiano.it/2013/09/10/contro-la-guerra-in-siria-le-proteste-del-globo-2/] o ogni tipo di iniziativa riusciate a pianificare [http://www.youtube.com/watch?v=RDcL4xtQwds]. Potrete far parte di un’azione che non è intesa a proteggere la popolazione di una sola Nazione, ma è una battaglia per difendere i diritti di gente comune, della plebaglia, dalla violenza dei “grandi poteri”.

 Fatelo adesso, prima che sia troppo tardi: la pace del mondo è nelle vostre mani!

 Severo Magiusto

 [1] In inglese è un gioco di parole che hanno la stessa pronuncia: “a fool full of ful”.

[2] Sarà un caso ma in rete non esiste molto materiale in italiano a questo proposito. Forse a nessuno interessa sapere cosa ne pensa il protagonista di questa storia, perché tanto il verdetto è già stato scritto:

una videointervista al “Clarin”: https://www.youtube.com/watch?v=hxzamavpBNY

Della recente intervista concessa a “Le Figaro” esiste solo la trascrizione di una parte: http://www.agenziastampaitalia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=15560:assalto-alla-siria-le-figaro-intervista-il-presidente-bashar-al-assad&catid=3:politica-estera&Itemid=35

Dell’intervista ad “Izvestia” esiste una traduzione effettuata dagli amici di “Informazione scorretta”: http://informazionescorretta.altervista.org/blog/intervista-al-presidente-siriano-assad/

[3] Alcune delle petizioni organizzate in Italia:

http://www.change.org/it/petizioni/siria-se-vuoi-la-pace-prepara-la-pace-paceinsiria

http://www.tempi.it/appello-contro-guerra-siria#.UjDR169H7IV

https://www.derev.com/it/revolution/firma-per-bloccare-l-attacco-in-siria/

[4] http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/53/Flag_of_Syria.svg Ricordate che la bandiera siriana ha solo due stelle, mentre quella dei ribelli ne ha tre.

 NOTA:

Nei prossimi giorni questo post potrebbe subire eventuali aggiornamenti, o potrebbero seguire nuovi post sull’argomento.

 Altri post sulla Siria pubblicati in precedenza:

“Bonino e le palle” del 28 Maggio 2013

 http://www.lavocedellaplebaglia.net/2013/05/bonino-e-le-palle.html

“Governo e giornalisti rapiti: figurone!” del 9 Aprile 2013

 http://www.lavocedellaplebaglia.net/2013/04/governo-e-giornalisti-rapiti-figurone.html

“Raid su Tel Aviv e Haifa: gli aerei erano italiani!” del 14 Febbraio 2013 http://www.lavocedellaplebaglia.net/2013/02/raid-su-tel-aviv-e-haifa-gli-aerei.html

“La magica politica estera italiana” del 20 Novembre 2012 http://www.lavocedellaplebaglia.net/2012/11/la-magica-politica-estera-italiana.html

“Famiglia Cristiana sulla Siria: ci siete o ci fate?” del 15 Novembre 2012 http://www.lavocedellaplebaglia.net/2012/11/famiglia-cristiana-sulla-siria-ci-siete.html

“Da che parte state?” dell’8 Marzo 2012

 http://www.lavocedellaplebaglia.net/2012/03/da-che-parte-state.html

Tensione con Londra per i prestiti alle banche italiane (la Repubblica)

Lch Clearnet, gruppo controllato a Londra dal London Stock Exchange (che controlla anche Borsa Italiana) impone condizioni di finanziamento troppo onerose alla Cassa di Compensazione e Garanzia italiana: condizioni che a loro volta si riversano sulle banche italiane che subiscono pesanti margini per il finanziamento. In particolare, nonostante la discesa dello spread BTP/Bund a circa 250 punti, Lch Clearnet tratta i BTP italiani dati in garanzia per i prestiti come se l’Italia presentasse davvero un rischio di insolvenza e quindi come se fossimo nel pieno della crisi di due anni fa e non fossero stati compiuti passi avanti da Bel Paese. I malumori delle banche italiane, sono arrivati anche il ministero dell’Economia e qualche giorno fa proprio il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni ha annunciato: “Stiamo preparando misure simili nei confronti di Lch e sul comportamento delle controparti italiane”. Secondo quanto riportato in un articolo di sabato su la Repubblica, diversi banchieri italiani starebbero anche valutando seriamente di denunciare Lch Clearnet.

(GD)
http://www.trend-online.com/ansa/fta132895/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews


MA I CONTI PUBBLICI NON ERANO SOTTO CONTROLLO?

  1. MA I CONTI PUBBLICI NON ERANO SOTTO CONTROLLO? E SENZA BISOGNO DI ALCUNA MANOVRA CORRETTIVA? LETTANIPOTE PROMETTE CHE NON SFOREREMO IL RAPPORTO DEFICIT/PIL DEL 3% DOPO CHE IL COMMISSARIO EUROPEO REHN HA SBUGIARDATO PINOCCHIO SACCOMANNI – 
  2. LETTA & SACCOMANNI SONO LA FOTO PERFETTA DI UNA CLASSE DIRIGENTE CHE HA COSTRUITO LE SUE FORTUNE SUL FALSO IN BILANCIO. A PARTIRE DAL DERIVATONE SOTTOSCRITTO DAL TESORO DI MARIO DRAGHI PER ENTRARE IN EUROPA, E POI VIA VIA CON LA NON CONTABILIZZAZIONE DI 80 MILIARDI DI DEBITI VERSO I FORNITORI DI STATO, LA CHIUSURA DI TUTTI E DUE GLI OCCHI SU MONTE DEI PASCHI, CARIGE, BANCA DI ROMA, UNIPOL-FONSAI, TELECOM, PER ARRIVARE AI CONTINUI ANNUNCI MENZOGNERI SUI CONTI PUBBLICI –
  3. UNO SPETTACOLO CHE SI TINGE DI SQUALLIDO QUANDO IL PENSIONATO DA 20 MILA EURO AL MESE GIULIANO AMATO CHIAMA IL SUO COMPAGNO DI MERENDE DI SIENA MUSSARI PER OTTENERE UNA SPONSORIZZAZIONE DI 150 MILA EURO PER IL TORNEO DEI TENNIS DI ORBETELLO –

Ma come!? Non era tutto sotto controllo? I conti pubblici non erano a posto e non ci sarebbe stato bisogno di una manovra finanziaria? Lettanipote oggi promette che non sforeremo il rapporto deficit/pil del 3% dopo che il commissario europeo ha sbugiardato Saccomanni sbeffeggiando il suo ottimismo.
E’ la fotografia di una classe dirigente che ha costruito le sue fortune sul falso in bilancio. A partire dal primo e mastodontico falso in bilancio fatto con i derivati sottoscritti dal Tesoro Italiano con a capo Mario Draghi per entrare in Europa (si aspettano ancora la tanto annunciata trasparenza su quei numeri), e poi via via con la non contabilizzazione di 80 miliardi di debiti verso i fornitori, la chiusura di tutti e due gli occhi su Monte dei Paschi, Carige, Banca di Roma, Unipol Fonsai, Telecom, per arrivare ai continui e ripetuti annunci menzogneri sui conti pubblici.
Dalle trovate funanboliche di Tremonti per non alzare le tasse alla strategia dello struzzo di Saccomanni, gli italiani assistono allo spettacolo di amministratori pubblici spendaccioni e bugiardi. Uno spettacolo che si tinge di squallido quando il signor 20 mila euro al mese Giuliano Amato chiama il suo compagno di merende Mussari per avere una sponsorizzazione di 150 mila euro per il torneo dei tennis di Orbetello.

Di mecenati, con i soldi degli altri, abbonda il paese cosi’ che le fondazioni bancarie hanno elargito a destra e manca senza curarsi di come venivano gestiti gli istituti di credito di cui erano e sono azioniste.
Lettanipote sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ai tempi di Prodi se ne guardava bene di intervenire su Bassolino e i suoi sprechi e i suoi derivati mentre a Napoli bruciava la monnezza, il suo silenzio di bravo ragazzo politically correct gli e’ valso l’appoggio della nomenclatura spendacciona e tassarola di destra e di sinistra fino ad incoronarlo Presidente del Consiglio come espressione del nulla perfetto, dell’inazione assoluta sulla finanza pubblica.
Al suo fianco uno dei maggiori responsabili morali del caso MPS che in Bankitalia ha preferito voltarsi dall’altra parte pur di non intervenire sugli amici di Orbetello e commissariare la banca prima del disastro.

Ma entro gennaio dovranno mettere mano ai conti e trovare almeno 20 miliardi per mantenere l’Italia sopra la linea di galleggiamento; quindi diranno che e’ tutta colpa di Berlusconi quando lo spread tornera’ in zona 300 e ci serviranno l’ennesima manovra fatta di nuove tasse.
Ma mentre si attrezzano per galleggiare ancora una volta alle spalle dello sprovveduto sindaco di Firenze l’impresa italiana ha deciso di emigrare, di non assistere piu’ allo spettacolo stucchevole dell’ennesima promessa “ripresina”.

Senza la possibilita’ di svalutare la propria moneta l’Italia non e’ piu’ competitiva, troppe tasse e pochi servizi ci collocano agli ultimi posti al mondo dei luoghi dove fare business. Ma loro, gli inossidabili della menzogna sui conti pubblici sono sempre li’, sempre a dire che tutto va bene per poi tartassare di nuovo i propri concittadini e garantire la loro casta di tennisti di Orbetello.

2. SACCOMANNI NON ESCLUDE LA MANOVRA CORRETTIVA: STABILIZZARE I PRECARI CI FAREBBE SFORARE IL 3% – GIALLO SUL SECONDO DECRETO DEL FARE: RINVIATO, NORME TROPPO COSTOSE
Roberto Petrini per La Repubblica

Tuttavia la tensione sui conti pubblici, attestati nelle stime del governo per quest’anno a quota 2,9 per cento, può innescarsi da un momento all’altro. Lo testimoniano l’allarme della Bce, le preoccupazioni di Bruxelles ma anche il continuo braccio di ferro, sul quale devono vigilare i tecnici della Ragioneria generale dello Stato, e che può dar corso da un momento all’altro ad un preoccupante sforamento del deficit.

E’ il caso del cosiddetto decreto del «fare 2», circolato in bozze ieri abbondantemente, ma decisamente smentito dal ministero per lo Sviluppo economico. Al di là del merito il «giallo» sul decreto riguarda proprio i conti pubblici: una norma prevede infatti la stabilizzazione dei 350 mila precari della pubblica amministrazione (già prorogati fino a giugno e dunque fino al 31 dicembre) il cui costo (circa 30 mila euro ciascuno) raggiungerebbe i 3 miliardi. Si tratta in termini di Pil di circa lo 0,2, cifra in grado di portare il rapporto di quest’anno oltre la fatidica soglia del 3 per cento fissato a Maastricht. Il rischio manovra che avrebbe generato la norma, ha procurato il rinvio del decreto. Ma il pericolo è sempre in agguato.
LETTERA DI ALMUNIA A SACCOMANNI PAGINA UNO

Il cronoprogramma delle prossime settimane ci dirà molto di più. Lo stesso Saccomanni ieri ha ricordato che il 20 settembre sarà presentata la «nota di aggiornamento» del Documento di economia e finanza: cioè il primo aggiornamento dei conti pubblici (giacché l’ultimo Def era di Monti-Grilli) e che il 15 ottobre la legge di Stabilità finanziaria dovrà arrivare in Parlamento e, per la «bollinatura», a Bruxelles. «Il ministro dell’Economia, con la presentazione del Def deve dire la verità al paese: non possiamo disinteressarci dell’andamento dei conti in corso d’anno», ha dichiarato ieri a Repubblica, Marco Causi, economista e capogruppo del Pd in Commissione Finanze della Camera.
Sul tavolo ballano una serie di cifre. Per quest’anno sono necessari circa 4 miliardi: le risorse per l’Iva (1 miliardo entro fine mese), per l’Imu (2 miliardi entro dicembre), per la cassa integrazione in deroga circa 550 milioni e altri 400 per le missioni militari. Il buon andamento dello spread e il maggior gettito Iva per l’operazione «crediti-imprese », potranno essere di aiuto, ma non potranno chiudere la partita per la quale sono necessarie nuove coperture. Altre risorse potranno venire dalla spending review e dalla cessione del patrimonio immobiliare. Tutto verrà tuttavia giocato sul pericoloso filo del 3 per cento.
Il quadro del prossimo anno è altrettanto denso: la manovra destinata a trovare risorse potrebbe raggiungere i 10-15 miliardi (dopo i 4 miliardi della Finanziaria 2013). Ebbene il problema Imu-service tax si riproporrà e costerà intorno ai 3 miliardi (insieme al patto di stabilità per i Comuni), se non si vorrà l’aumento dell’Iva bisognerà mettere sul tavolo 3,8 miliardi, per evitare l’aumento dei ticket ci vogliono altri 2 miliardi. Poi c’è la questione del cuneo fiscale: la Confindustria chiede 5 miliardi per l’Irap e i sindacati altri cinque per l’Irpef: magari ci si fermerà a metà strada, ma le risorse necessarie si gonfiano e si raggiungono i 10-15 miliardi per la legge di Stabilità del prossimo anno. Facendo sempre attenzione a non mettere un piede in fallo.

Ultimo snodo sul piano economico, prima della Finanziaria, resta il «fare 2» che rischia così di essere il veicolo di micromisure in quanto con tutta probabilità finirà «collegato» alla legge di Stabilità. Per ora si annunciano 80 milioni per la circonvallazione di Lucca, il bando per una centrale a carbone nel Sulcis (Sardegna), l’istituzione di una anagrafe dei benzinai (misura anche prevederebbe la chiusura di 3 mila distributori non in regola entro il prossimo anno).
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-ma-i-conti-pubblici-non-erano-sotto-controllo-e-senza-bisogno-di-alcuna-62694.htm


La decapitazione rientra nelle pratiche ben accette dei diritto umanisti

//davi-luciano.myblog.it/media/01/02/342104057.jpg

questi per l’Onu non sono crimini contro l’umanità?
La decapitazione rientra nelle pratiche ben accette dei diritto umanisti a quanto pare.

Questa e’ la fine atroce fatta dai due piloti siriani abbattuti dai Turchi e catturati dai mercenari Salafiti. Queste bestie feroci sono quelli che Obama e Hollande vorrebbero portare al potere in Siria. Questi sono gli assassini, senza regole e pietà, che l’occidente chiama “ribelli”, finanzia, addestra e arma contro il Presidente Assad. Chi e’ il sanguinario assassino? Chi compie crimini contro l’umanità ?

La prima donna alla guida della Fed,Ecco chi è Yellen, la candidata favorita

oohhh una donna in un palazzo del potere come la FED, ora il mondo non conoscerà più l’austerità, la povertà, la disuguaglianza, la guerra…
chiedere a Mrs Clinton o la Christine Lagarde o Lady Ashton, Condoleeza Rice etc etc etc così come l’uomo nero è un uomo buono e di pace perché lo dice il colore della sua pelle. Yellen, come la Boldrini una donna del popolo……
yellen

giu 21

 

Le piace andare in mensa e interagire con le persone. Se oggi la Banca centrale Usa parla più chiaramente, è anche grazie a lei

 La prima donna alla guida della Fed

Ecco chi è Yellen, la candidata favorita

 di Giuliana Ferraino

L’anno prossimo la Federal Reserve compie 100 anni. Un compleanno importante, che potrebbe essere celebrato con l’arrivo della prima donna alla presidenza della Banca centrale americana. Nella corsa alla successione di Ben Bernanke, quando il prossimo gennaio scadrà il suo secondo mandato, la super favorita è infatti Janet Yellen, 66 anni, economista, democratica, oggi vice presidente della Fed. Bernanke, 59 anni, economista e repubblicano (è stato nominato da George W. Bush nel febbraio 2006), è rimasto «molto più a lungo di quanto volesse o avrebbe dovuto», ha detto esplicitamente qualche giorno fa il presidente Usa, Barack Obama per segnalare il prossimo cambio della guardia. La nomina di Yellen, però, segnerebbe anche un altro record: sarebbe la prima signora al vertice di una banca centrale di un Paese del G7. Nata a New York, PhD in economia a Yale, dopo la laurea in economia alla Brown University, Yellen ha costruito la sua carriera accademica tra Harvard, la London School of Economics e l’università di Berkeley, in California, dove è stata premiata due volte per eccezionali capacità di insegnamento.  D’altra parte anche il premio Nobel per l’Economia James Tobin, con cui ha studiato a Yale, l’ha descritta come «un genio nell’esprimere concetti complicati in modo semplice». Un altro premio Nobel per l’Economia (George Akerlof) invece lo ha sposato e insieme hanno un figlio (anche lui economista).

 La «carriera politica» di Yellen è legata a Bill Clinton (nella foto sopra), di cui è stata capo del Consiglio economico della Casa Bianca tra il ‘97 e il ‘99. Poi dal 2004 ha guidato la Federal Reserve di San Francisco, dove è rimasta fino al 2010, quando Obama l’ha chiamata per diventare vice  presidente della Fed. Il suo arrivo ha già portato una ventata di cambiamento.A Washington le piace andare in mensa, perché «mangiare con lo staff è un buon modo per sapere che cosa pensano le persone, che cosa gira per la loro mente. E a me piace interagire», racconta. Vale anche con il mondo esterno.

 Tant’è che se oggi la Banca centrale Usa parla più chiaramente, e la sua politica monetaria è più trasparente, rispetto alle esternazioni enigmatiche di Alan Greenspan, è anche merito suo.

 Nel gennaio 2012, su raccomandazione di un comitato sulla comunicazione presieduto da lei, la Fed per la prima volta ha annunciato il target per l’inflazione (2%) e per la disoccupazione (dal 5,2 al 6%). «Penso e ho fiducia che i giorni del non spiegare mai, non giustificare mai siano passati per sempre», ha detto durante una conferenza lo scorso aprile.

 Al di là del curriculum stellare, Yellen è il candidato più probabile perché rappresenterebbe un cambiamento all’insegna della continuità, visto che è tra i più stretti collaboratori di Bernanke sul fronte dell’occupazione.

 Sostenitrice della necessità di tenere l’inflazione sotto controllo, ancorata al 2%, toccherà però a lei mettere fine all’era del denaro facile, con tassi vicini allo zero, interrompendo il programma di acquisto di titoli e bond  della Fed da 85 miliardi di dollari al mese e rialzando gradualmente i tassi. Una prospettiva preannunciata da Bernanke mercoledì e che ieri ha fatto cadere i listini di tutto il mondo

 Se sarà promossa, Yellen diventerà  la donna più importante (e temuta) del mondo, anche se la politica monetaria, resta una riserva maschile nei ruoli di comando. Sono soltanto 15 le governatrici su 177 banche centrali, e si trovano sopratutto nelle economie emergenti. Ma le cose cominciano a cambiare. Elvira Nabiullina, 49 anni, consigliera economica del presidente Vladimir  Putin, dal 24 giugno guiderà la Banca centrale russa. E Charlotte Hogg, 42 anni, responsabile della rete del Santander in Gran Bretagna, dal 1 luglio diventerà il primo Chief operating officer (Coo) nei 309 anni di storia della Bank of England, un ruolo nuovo di zecca voluto dal neo governatore, il canadese Mark Carney, che ha scelto  Hogg personalmente.

 http://27esimaora.corriere.it/articolo/la-prima-donna-alla-guida-della-fed-ecco-chi-e-yellen-la-candidata-favorita/

Visita al cantiere

http://www.tgvallesusa.it/?p=2328

WRITTEN BY: GABRIELLA TITTONEL – SEP• 17•13

Gabriella_16_no tav Clarea 16 9 2013 005Dopo alcuni giorni di riposo, con la testa coperta da una sorta di grande cuffia che lo ha fatto guarire dalle tante bruciature della fiamma ossidrica, il talpino Robbins oggi si è nuovamente messo in bella mostra nel cuore del cantiere della Clarea. Questo per far gli onori di casa al drappello di visitatori, accompagnati dal commissario Mario Virano, che sono entrati nel cantiere per verificare la prosecuzione dei lavori di montaggio del grande bruco bianco, posizionato a pochi metri dall’entrata del costruendo tunnel geognostico.Gabriella_16_no tav Clarea 16 9 2013 009

Gabriella_16_no tav Clarea 16 9 2013 017Gabriella_16_no tav Clarea 16 9 2013 016Fotografie, riprese, scambio di battute fra i lavoratori e i visitatori, strette di mano, gran lavorio tutt’intorno, copioso numero di Forze dell’Ordine:  tutto ciò ha fatto parte dell’ennesima puntata mediatica voluta per raccontare la bontà e la bellezza di un’opera dai più considerata estremamente dispendiosa e inutile. E tutto ciò in una giornata che ha visto in precedenza la cittadina di Susa interessata da una gran quantità di Forze dell’Ordine, impegnate ad accompagnare alcuni esponenti di partito venuti a dare solidarietà ai lavoratori e albergatori facenti parte, a diverso titolo, della vicenda del Tav valsusino. Solidarietà per i fatti avvenuti di recente e sui quali si sta indagando.

 

Gabriella Tittonel

16 settembre 2013

Italia In caduta libera, l’obiettivo della “elite” finanziaria

15 settembre 2013 

 Economist-torre

di Luciano Lago

Procede rapidamente, come una  frana che precipiti da una  alta montagna, la caduta libera dell’Italia verso il precipizio del massacro sociale, del sottosviluppo economico e della servitù verso i modelli culturali e politici imposti dalle centrali di potere.

Sembra che non ci sia niente in grado di fermare questa corsa verso il baratro: manca una percezione netta di quanto sta accadendo, ci si illude che qualcuno poi “arrivi a salvarci” , come nella vecchia tradizione storica italiana ci si affida allo straniero che possa “accorrere a liberarci” dal giogo dei poteri che ci stanno soffocando.

Soltanto quelli che hanno capito chiaramente a proprie spese che in questo paese è compromessa qualsiasi prospettiva di futuro, si fanno i bagagli ed emigrano. Si tratta  prevalentemente di giovani ,quelli più acculturati o più capaci, spinti dalla necessità o dall’orgoglio di volersi costruire un proprio percorso di lavoro, alcuni anche per formarsi poi una famiglia ed avere dei figli, cosa estremamente difficile in Italia.

Tutti gli altri, quelli che non possono muoversi o che non sono più giovani,  rimangono ed assistono inebetiti  ad un processo inesorabile di desertificazione industriale con migliaia imprese che chiudono, altre che de localizzano e trasferiscono gli stabilimenti oltre confine ,non soltanto nei paesi emergenti , ma anche  anche  in Svizzera, in Austria ed in Slovenia dove viene fatta molta pubblicità per gli imprenditori italiani alle condizioni favorevoli agli investimenti , ai servizi offerti ed alle infrastrutture, alla burocrazia semplice ed efficiente, ai costi ridotti del 40/50% dell’energia elettrica, alle imposte che sono meno della metà di quelle richieste in Italia.

Un fenomeno di enorme peso visto che il totale delle  imprese italiane trasferitesi  all’estero negli ultimi 10 anni ammonta a circa 27.000 imprese che hanno creato qualche cosa come un milione e 500.000 posti di lavoro nei paesi dove operano. Una perdita secca enorme per il sistema economico italiano, per l’occupazione e per la domanda interna e per lo stesso fisco, esoso e rapace con le piccole e medie imprese, che è stato uno dei fattori determinanti nella decisione di  migrazione delle imprese.

Nel contempo assistiamo al fenomeno, molto poco “spontaneo” e molto coordinato da una attenta regia, che consiste nell’arrivo in Italia di masse di emigranti su vecchi barconi dall’Africa o su navi più confortevoli dal Medio Oriente con “trasbordo” poi assicurato, vicino alle coste, sui barconi per assumere l’aspetto credibile dei “profughi” che vengono da zone di guerra, dalla Siria in particolare, per ottenere poi quello “status” ambito che permette alloggio, vitto ed indennità a carico dello Stato italiano. Uno Stato che utilizza risorse pubbliche e si assume oneri che altri Stati in Europa rifiutano (vedi espulsioni di clandestini dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Gran Bretagna) ma che i governanti italiani, per inavvedutezza o demagogia, dopo aver imbarcato al governo personaggi mondialisti come la ministra Keynge (che disconosce la cultura italiana e parla di necessità di diventare un paese “meticcio”) oppure la Boldrini alla presidenza della Camera, che proviene da un organismo che come l’ONU che di disastri ne ha già prodotti tanti.

Lo stesso Stato che si dimostra avaro nei confronti dei propri cittadini spinti al margine della società perché privi di lavoro, di pensione ed a volte anche sfrattati e privi di alloggio, adducendo la motivazione della “mancanza di risorse” per provvedere a fornire un minimo di assistenza a persone o famiglie che si trovino nell’indigenza.

Tutto questo non è casuale ma è parte dello stesso processo di trasformazione, anche se pochi se ne rendono conto: si descrive come impoverimento programmato, imposizione di una moneta estera, acquisizione delle risorse del  paese (aziende pubbliche, banche, aziende private di pregio, risparmio privato, ecc.), controllo totale del sistema economico e bancario, immigrazione di massa e conseguente “africanizzazione” dell’Italia, imposizione di un modello multiculturale e multirazziale voluto, perdita dell’identità culturale propria e della sovranità nazionale. Uno schema abbastanza classico nelle operazioni neo coloniali ma inaspettato per un paese europeo. Per questo l’Italia fa da “testa di ponte”, paese sperimentale dove si vengono attuando tutte le nuove teorie che le centrali finanziarie sovranazionali vogliono attuare in vista della realizzazione di quel nuovo ordine mondiale che rimane l’obiettivo finale della elite finanziaria che orienta le decisioni al di sopra dei governi nazionali e si riunisce in circoli riservati (Club di Bilderberg, Trilateral Commision, Aspen Institute, ecc..).

In Italia non c’è bisogno di una guerra per imporre questo modello di società, come è stato necessario invece in altri paesi ad altre latitudini e con caratteristiche diverse, è stato così infatti in Libia, è accaduto in Irak e era accaduto in paesi dell’America Latina (dal Guatemala alla Colombia)  dove erano  intervenuti i “marines” USA,  il braccio armato della grande finanza, oppure milizie opportunamente armate ed addestrate dalla CIA, seguiti poi a breve distanza dallo sbarco in quei paesi del FMI, della Banca Mondiale e dalle varie “ ONG per lo “sviluppo ed i diritti umani”.

In Italia non è stato necessario poiché i “marines” sono sbarcati già nel 1943 e da allora non se ne sono più andati, non per nulla contiamo 113 basi USA sul nostro  territorio e se ne prevedono sempre di nuove (come il Muos a Niscemi).

In Italia c’è stato invece bisogno di appropriarsi di tutti i principali media informativi, dalle TV ai grandi giornali, di sovvenzionarli in buona parte attraverso “aiuti di stato” e controllarne totalmente il contenuto dell’informazione, approfittando di una classe di giornalisti ed opinionisti quasi tutti prezzolati e lesti nello schierarsi dalla parte del “politicamente corretto”, del vero potere, quello che conta, quello delle banche e dell’oligarchia europea, non certo  quello di cartapesta e ridicolizzato del cav. Berlusconi.

Tanto è presente questo totale controllo dei media che, la manipolazione delle notizie e le falsità dell’informazione diventano talmente evidenti che ormai, per seguire certi avvenimenti, bisogna ricorrere esclusivamente alle fonti di contro informazione presenti sul web o a testate estere dove ancora si trova qualche giornalista indipendente. Così si possono apprendere i retroscena di avvenimenti politici nazionali, di chi li muove dietro le quinte e quali siano le vere cause delle vicende politiche nazionali, soltanto leggendo le corrispondenze di giornalisti indipendenti  come ad es. Ambrose E. Pitchard, sul “The Telegraph”, che ci spiega quali furono le vere cause delle dimissioni di Berlusconi nel 2011, il ricatto della Merkel e dell’eurocrazia di Bruxelles per aver osato parlare di un possibile piano di uscita dall’euro.

http://blogs.telegraph.co.uk/finance/ambroseevans-pritchard/100025507/italy-floated-plans-to-leave-euro-in-2011-says-ecb-insider/

 Se  ad esempio si vogliono leggere notizie veritiere sul fronte estero,  sulla guerra in Siria e sulle sue cause e non notizie false e manipolate dalla propaganda, meglio ricorrere a “Russia Today” o ad agenzie libanesi, argentine o iraniane, visto che i nostri media sono tutti strettamente allineati alle tesi di Obama e riescono a falsificare anche dichiarazioni ufficiali (di Putin o del governo siriano) non gradite.

http://www.uldericodelaurentiis.it/2013/08/28/siria-la-minaccia-del-corsera/

Ma d’altra parte viviamo nell’epoca della “menzogna globale” e ci vogliono spacciare per “democrazia” un sistema di potere mascherato che tutto può rappresentare meno che la volontà espressa dai cittadini. Le trasformazioni sono in atto e la maggior parte dell’opinione pubblica, stordita dai media, non risulta ancora consapevole di queste trasformazioni. Sono pochi quelli che si sono accorti del fatto che in Italia siamo entrati già da parecchio tempo in una Repubblica Presidenziale di fatto, dove il vero capo del governo appare il capo dello Stato, Napolitano,  che assolve alla funzione di garante di poteri esterni, provvedendo alla nomina dei “fiduciari” graditi all’elite di potere sovranazionale e dove il governo (come dichiarato di recente dallo stesso Letta) opera come “cinghia di trasmissione” rispetto alle centrali di Bruxelles e di Francoforte, se c’è ( un governo) bene ma se non ci fosse, niente paura, il programma lo scrivono direttamente a Bruxelles.

I cittadini vanno a votare ma il loro voto non conta nulla: i governi vengono nominati dall’alto ed il Presidente rimane lo stesso a vita per evitare rischi di cambiamento. Ci vorrebbero convincere che si tratti di una soluzione nell’”interesse del paese”, confondendo l’interesse delle banche e dei mercati finanziari con gli interessi reali di milioni di cittadini che lavorano (o aspirerebbero a lavorare) senza essere strangolati da tasse esose e da un costo della vita ormai insostenibile per buona parte delle classi sociali che non vivono di rendita finanziaria o di mega stipendi pubblici.  Una democrazia questa o una dittatura? Sicuramente quelli chiamati dittatori, come Chavez in Venezuela o Assad in Siria, hanno ottenuto elezione popolare e consenso politico molti maggiori dei politici nostrani che vorrebbero anche impartire “lezioni di democrazia” agli altri.

Da notare che la costituzione italiana è stata disinvoltamente  cambiata e stravolta per consentire  l’introduzione dei trattati europei  come Mastricht e Lisbona   che tolgono ogni residua sovranità al paese nell’assordante silenzio dei commentatori politici.

Che la costituzione sia divenuta come una carta gommata che si tira da tutte le parti non importa molto. I costituzionalisti allineati tacciono o comunque giustificano tutto e poche voci si levano in dissenso.

La verità è che ci troviamo in una guerra non dichiarata dove l’obiettivo è la conquista di ogni risorsa che ancora possieda questo paese, dal risparmio delle famiglie alle aziende di Stato ed al patrimonio pubblico che dovrà passare ancora una volta in una fase di “privatizzazione” di beni e servizi perché così ci viene chiesto da Bruxelles per fare fronte ad un debito pubblico che ormai, grazie all’effetto dell’euro ed alle politiche di Monti e soci,  secondo tutti gli analisti seri, oltre ad essere moralmente “illegittimo” risulta ormai impagabile.

L’impoverimento generale è sicuro ed i dati che vengono descritti dagli enti come l’ISTAT sono dati da guerra: PIL a meno 4,6%, disoccupazione alle stelle con due milioni di disoccupati in più negli ultimi 3 anni, fuga di imprese e povertà diffusa.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-10/istat-rivede-ribasso-previsione-100756.shtml?uuid=AbLZZ7UI

I politici incapaci vorrebbero illuderci che si stia uscendo dalla crisi? Se tutto andasse  bene, occorrerebbero almeno sette/otto anni. Eccoli i veri conti del paese: rispetto al 2007 meno 9% di ricchezza prodotta. Meno 7,6% di consumi. Meno 27% di investimenti. Meno 25% della  produzione industriale. Meno sette per cento abbondante l’occupazione (al netto dei cassa integrati). Pressione fiscale ufficiale al 44,5%, pressione fiscale per chi le tasse le paga davvero al 53,5%. (al 65% quella reale sulle imprese, secondo la CGIA di Mestre). Debito pubblico che continua a crescere, al 131,7% del Pil.

Questo dimostra che la deindustrializzazione e quindi la trasformazione del sistema economico italiano ha toccato un punto di non ritorno e diventa irreversibile con tutto il suo carico di conseguenze su quanti sono rimasti fuori dal sistema produttivo e quant’altri sono in attesa di essere espulsi per le altre prossime chiusure di attività che si preannunciano dall’ILVA alla Fincantieri, dall’Alcatel all’Indesit, dall’Alstom all’Ansaldo Breda, alla Keller, all’Italcementi, e via con un elenco interminabile che comprende (solo per la grandi aziende) circa 150 tavoli di crisi al ministero dello “Sviluppo Economico”.

Auguri al  popolo italiano per quando si risveglierà dal letargo ma sarà sempre troppo tardi per rimediare.

http://www.ilvelino.it/it/article/pil-istat-taglia-stime-21-su-anno-spesa-famiglie-32/575ba5f8-8b59-4824-9f56-160ad148be28/

http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/lucio-fero-opinioni/crisi-stabilita-governo-bce-mercati-1663393/

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Il-Pil-scende-ancora-giu-del-21-annuo-Crolla-la-spesa-delle-famiglie_32584678016.html