No Tav, un’unità antiterrorismo è prevista nell’accordo italo-francese che sarà ratificato entro il 20 novem bre (DOCUMENTO)

http://www.huffingtonpost.it/2013/09/09/tav-unita-antiterrorismo-accordo-italo-francese_n_3895081.html?1378751703&utm_hp_ref=italy&utm_hp_ref=italy

Laura Eduati, L’Huffington Post  |  Pubblicato: 09/09/2013 20:28 CEST  |  Aggiornato: 09/09/2013 20:28 CEST

no tav unità antiterrorismo

Una unità speciale per contrastare il terrorismo durante la costruzione della Tav Torino-Lione. Non è ancora operativa ma è quella prevista nell’accordo italo-francese firmato il 30 gennaio 2012 e che ora dovrà essere ratificato dai rispettivi Parlamenti italiano e francesi entro il 20 novembre.

Il documento che finalmente comporterà, come recita nel titolo, “la realizzazione e l’esercizio di una nuova tratta ferroviaria Torino-Lione” è in esame dallo scorso 23 luglio alla Commissione esteri della Camera. E in vista dei probabili sabotaggi che potranno avvenire ai danni dei cantieri, comunque mai nominati nell’accordo, prevede appunto la costituzione di un Comitato di sicurezza antisabotaggio-antiterrorismo composto, secondo quanto spiegato, da esperti che avranno un potere consultivo.

Compito del Comitato sarà anche quello di ispezionare i lavori e inviare resoconti alla Commissione intergovernativa, ora presieduta da Mario Virano. Per questo fine potrà chiedere la collaborazione delle forze dell’ordine italiane e francesi. Insomma, i cantieri della Tav saranno costantemente monitorati per evitare gravi danneggiamenti. L’uso della parola “terrorismo” nel documento italo-francese è indicativo delle preoccupazioni che agitano entrambi i governi, che già all’inizio del 2012 bollavano ufficialmente i sabotaggi contro la Tav non come episodi isolati bensì come facenti parti di una precisa strategia del terrore. Preoccupazione che soltanto in queste ultime settimane è stata espressa anche dal procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli. Recentemente, infatti, molti degli arrestati per sabotaggio si sono visti accusare proprio di terrorismo. La linea della procura torinese, dunque, combacia con quella governativa.

Ora dunque mancano poche settimane per la ratifica parlamentare dell’accordo che includerà la nascita di un “Promotore pubblico” che gestirà la tratta comune e molto esplicitamente esclude ogni altra opzione alternativa, compresa quella caldeggiata dalla maggioranza dei valsusini ovvero l’approdo a una No Tav.

Il 20 novembre Roma ospiterà il summit italo-francese sulla Torino-Lione. Roma e Parigi, pur manifestando la volontà di proseguire con la costruzione della Tav, vogliono ottenere i finanziamenti europei che dovrebbero coprire il 40% della realizzazione della tratta trans-frontaliera da Susa-Bussoleno a Saint-Jean-de-Maurienne. Senza la ratifica dell’accordo dai parlamenti di Roma e Parigi, però, quella tranche di Bruxelles potrebbe non arrivare: circa 3,3 miliardi di euro che si aggiungerebbero ai 2,8 miliardi già stanziati dall’Italia per gli studi preliminari e la realizzazione definitiva.

Ecco perché la Commissione esteri deve correre col fiato sul collo. I componenti del Pdl, Pd e Scelta Civica hanno già espresso parere favorevole, mentre si oppongono il Movimento 5 Stelle e Sinistra ecologia e Libertà, i quali hanno presentato una pioggia di emendamenti per tentare di posticipare l’opera e favorire nuove indagini geologiche prima di arrivare alla sua realizzazione.
L’accordo, pur essendo un passaggio cruciale, una volta licenziato dal Parlamento non porterà all’inizio dei lavori definitivi perché per l’avvio ufficiale occorre tenere conto “della partecipazione definitiva dell’Unione Europea”. Ma enumera comunque gli “innegabili benefici” della Tav, contestatissimi invece dal movimento.

Nomade senza patente guida numerose auto senza assicurazione

Pubblicato da ImolaOggiCRONACA,

NEWSset 10, 2013
pol10 sett – E’ stato fermato tre volte (il 21 gennaio, il 12 aprile, il 21 aprile) nel solo 2013 per guida senza patente.
GUIDA SENZA PATENTE: SPERONA AUTO DELLA POLIZIA
L’ULTIMO FERMO. Noncurante delle leggi Jonny S. nomade di via Longhin a Padova continuava a girare con le sue numerose automobili in giro per l’Italia fino a venerdì quando è stato fermato per l’ennesima volta sprovvisto anche di assicurazione a bordo della sua Peugeot 307.
SEQUESTRO AUTOMOBILI. Questa volta, però, gli agenti della polizia hanno deciso di prendere misure più drastiche e con un blitz nel campo nomadi hanno sequestrato ben cinque vetture risultati non in regola, tra cui anche alcune di grossa cilindrata.
PRECEDENTI PENALI. Jonny S. è conosciuto dagli agenti anche per diversi precedenti penali, tra cui furti e possesso di materiale per scasso.

padovaoggi.it

Nuova Zelanda a immigrato troppo grasso: dimagrire o andarsene

noi non possiamo nemmeno controllare se sono affetti da malattie contagiose onde prevenire pandemie, è considerato razzista e non una questione di sicurezza per tutti

Pubblicato da ImolaOggiESTERI, NEWSset 10, 2013
grasso10 sett – Troppo grasso per ottenere il permesso di soggiorno: lo chef sudafricano Albert Buitenhuis rischiava l’espulsione dalla Nuova Zelanda. Ma dopo aver presentato appello e pubblicizzato la sua vicenda sul web, ora l’uomo, che pesa 130 kg, ha di fronte a se’ una tregua di 23 mesi. Una dilazione che lo aiutera’ a ‘rientrare’ nei limiti di un “accettabile standard di salute”, richiesto nel Paese agli immigrati per “ridurre al minimo i costi e le richieste che gravano sui servizi sanitari”.
La vicenda dello chef extralarge, raccontata da Buitenhuis sul blog ‘The Too Fat Chef’, e’ rimbalzata sulla stampa anglosassone.
http://www.imolaoggi.it/2013/09/10/nuova-zelanda-a-immigrato-troppo-grasso-dimagrire-o-andarsene/

FASSINO: SCOPERTO L’AMICO “ARMATORE”, QUELLO DELLO YATCH DA SUPERFIGO: L’AFFARISTA FANTONI, RESIDENZA A MONT ECARLO, BARCA INTESTATA IN UN PARADISO FISCALE E TANTI GUAI COL FISCO. BELLE FREQUENTAZIONI, CARO MORALIZZATORE DEL MENGA!

Posted on settembre 8, 2013

SVELATO IL MISTERO: FASSINO E BAZOLI ERANO SULLA BARCA OFF-SHORE DI UN BEL TIPINO, TUTTO DA LEGGERE: GIORGIO FANTONI, UN ARCITALIANO DA ANTOLOGIA

Dal Pci a Berlusconi, costeggiando Banca Intesa e Rcs by Bazoli, la straordinaria carriera del torinese Giorgio Fantoni illustrata in un gran bel pezzo del Fatto – Amorale della favola: ogni barca contiene una barca di guai, a partire con il fisco…

FASSINO E BAZOLI IN BARCA

Alberto Crepaldi e Giorgio Meletti per Il Fatto quotidiano

È la maledizione delle Cayman. Pier Luigi Bersani è stato trascinato in tribunale dal finanziere Davide Serra, il supporter di Matteo Renzi che l’anno scorso si sentì diffamato dalle parole del leader Pd sui paradisi fiscali: “Chi ha base alle Cayman non dovrebbe permettersi di dare consigli”. Intanto il sindaco di Torino, Piero Fassino, che è appena salito sul carro di Renzi, viene beccato dalla blogger Consuelo Canducci mentre sbarca su un’isola greca, in compagnia del presidente di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli, dal lussuosissimo yacht “Electa”, 38 metri di puro lusso, celebrato dai principali siti di yachting: costruito nel 1990 dai cantieri Ccyd di Venezia su progetto di Ron Holland, arredato dall’architetto Tommaso Spadolini. Ha posto per dieci passeggeri e sei membri dell’equipaggio. Se manca il vento dispone di due motori da 800 cavalli e un serbatoio da 16 mila litri (25 mila euro per un pieno).

È proprio vero che chi trova un amico trova un tesoro. Fassino e Bazoli hanno trovato un tesorone. L’amico fortunato che regala fortunate vacanze all’ex segretario del Pci di Torino e al sobrio banchiere si chiama Giorgio Fantoni, ha 87 anni ben portati, e rivendica una giovanile partecipazione alla guerra partigiana, proprio come il padre di Fassino. Solo che dall’opposizione al nazismo ha fatto molta strada e ha finito per arruolarsi nella battaglia contro il fisco italiano.

BAZOLI IN BARCA NELL’EGEO (DAL BLOG DI CONSUELO CANDUCCI)

La Electa, che porta il nome della casa editrice di cui Fantoni fu proprietario, è di stanza allo Yacht Club di Monaco, e nel Principato Fantoni risulta residente. La barca è di proprietà della società Tigerbridge Limited, con sede all’isola di Man, paradiso fiscale situato tra la Gran Bretagna e l’Irlanda. Fantoni ne risulta proprietario al 99 per cento. Il restante 1 per cento è della Alcor, società che ha sede a Guernsey, una delle isole del canale della Manica.

Fassino, che nella celebre telefonata con Gianni Consorte, dopo il mitico “abbiamo una banca?”, mostrava qualche lentezza nell’afferrare la complessa tela societaria che il boss di Unipol stava tessendo per conquistare la Bnl, avrà avuto tutto il tempo della navigazione per farsi spiegare dall’amico Fantoni la geografia delle sue residenze fiscali. Ma è probabile che abbiano più piacevolmente rievocato le origini della loro amicizia.

Erano gli anni 80 e Fassino era stato incaricato da Enrico Berlinguer di collaborare ai tentativi di salvataggio della Einaudi, la prestigiosa casa editrice che stava in pessime acque. Guido Accornero, manager torinese che se ne occupava, ha raccontato che fu proprio Fassino a presentargli Fantoni, il quale comprò l’Einaudi attraverso la Electa, di cui era proprietario insieme a Massimo Vitta Zelman.

L’operazione, chiusa nel 1987, si rivelò un colpaccio. Prima i due soci si associarono con la Mondadori di Carlo De Benedetti, formando la Elemond di cui tennero il 51 per cento. Poi, quando la Mondadori finì in mano a Silvio Berlusconi e tutta la sinistra italiana temeva di vedere il prestigioso marchio dello struzzo in mano al capo della destra, Fantoni fu abilissimo: esercitò l’opzione cosiddetta put che aveva contrattato con De Benedetti, e mollò il 51 per cento a Mondadori per 131 miliardi di lire, ma nello stesso tempo fece credere a tutti di essere stato vittima dell’espansionismo berlusconiano. Il numero uno di Mondadori, Franco Tatò, spiegò di essere stato costretto a svenarsi per un’operazione che mai avrebbe fatto, ma passò l’idea che fossero parole di circostanza, lacrime di coccodrillo.
CON I SOLDI INCASSATI,
Fantoni e Vitta Zelman comprarono subito la Skira, prestigioso marchio dell’editoria d’arte, che subito ha iniziato una intensa attività di collaborazione con le banche, tra cui Intesa Sanpaolo, per la quale ha stampato numerosi volumi fotografici giubilari. Fantoni, che è persona di indubbio fascino personale e culturale, ha conquistato facilmente l’amicizia di un uomo colto come Bazoli, che nel 2008 l’ha designato come consigliere della Fondazione Cini di Venezia, dove il presidente (da molti anni Bazoli) ha il potere di nominare cinque membri del consiglio: insieme a Fantoni scelse un altro noto uomo di cultura, l’imprenditore tunisino Tarek Ben Ammar.

Anche con Bazoli l’ormai anziano imprenditore veneziano può aver rievocato i bei tempi. Dieci anni fa la Skira è entrata in affari con la Rcs Mediagroup, di cui Bazoli è grande azionista attraverso Intesa Sanpaolo e dominus per designazione dell’avvocato Gianni Agnelli in punto di morte. Dopo anni di collaborazione la Rcs ha di fatto assorbito Skira, che dal 2006 è consolidata nel bilancio del gruppo.

Di tutto questo, la sera a cena nel quadrato o nel ristorantino greco, i tre hanno potuto chiacchierare piacevolmente e con cognizione di causa: Fassino ha appena nominato il suo predecessore Sergio Chiamparino alla presidenza della Compagnia di San Paolo, la fondazione torinese che è primo azionista di Intesa Sanpaolo con il 10 per cento del capitale.

All’inizio del 2013 Chiamparino è stato grande sponsor dell’ennesimo rinnovo al vertice di Bazoli, nonostante avesse varcato la soglia degli 80 anni. Una mano lava l’altra e tutt’e due reggono il timone della lussuosa barca di Fantoni. Richiesti di un commento sulle loro vacanze intelligenti, sia Fassino che Bazoli hanno opposto un asciutto no comment, in nome della privacy.

https://www.facebook.com/pages/Politici-che-non-hanno-MAI-lavorato-ELENCO-UFFICIALE-MANDIAMOLI-A-CASA/274354875910343

FONTE:

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/svelato-il-mistero-fassino-e-bazoli-erano-sulla-barca-off-shore-di-un-bel-62345.htm

Sceneggiata a Cernobbio

8 settembre 2013

Tutti presenti alla corte del gotha della finanza italiana…tutti pronti a presentarsi “affidabili”…utili…necessari…attenzione non al paese, questi “grandi” finanzieri il paese se lo sono pappato, ma ai soldi ed agli appoggi che da quelle mura possono venire.

Letta ripete, pari pari, il discorso d’insediamento…tanto non ha fatto nulla da allora e può riproporre le stesse promesse…continua a “dimenticare” la necessità di avere un parlamento pulito senza indagati o colpevoli…ma è d’obbligo…Silvio se la prenderebbe; la lotta alla corruzione della classe politica e alle infiltrazioni mafiose nei partiti…ma anche di questo problema meglio non parlarne…si arrabbierebbero anche quelli del suo partito; e della dichiarata, ma mai partita, guerra a quella evasione fiscale record…ma non è certo quella la platea a cui dedicare tale fantasticheria.

Poi arriva Saccomanni…e la crisi è finita, la ripresa c’è e lui la vede…ma c’è la condicio sine qua non affinché l’eldorado si raggiunga…il mantenimento di questo governo e, quindi, della sua poltrona da ministro…ma per il bene dell’Italia si fa anche questo.

Peccato che Trichet rovini un po’ la festa ai gaudenti del governo Letta e ricordi, al nostro paese, che le riforme strutturali non hanno avuto ancora corso…che il debito pubblico rimane altissimo…e che la luce nel tunnel la vede solo Saccomanni…aggiungendo…come dovuto assist…la necessità di stabilità politica.

Ma le nostre istituzioni sono vigili ed attente…non sfugge alla presidente Boldrini, infatti, il costo che l’occupazione del tetto di Montecitorio, da parte di 12 parlamentari del Movimento 5 stelle, lì saliti per difendere la Costituzione dai vari blitz del partito della e dalle larghe intese, graverà sui cittadini…peccato che Le sfugga quello delle scorte portate a far la spesa al supermercato…o quello delle consulenze inutili…o quelle derivanti da stipendi che non hanno paragoni al mondo, anche di parlamentari che in aula non ci vengono quasi mai…o ancora quelle…ma non sono manco le ultime…di quella serie di benefit…a partire dalle famose buonuscite per finire ai vergognosi vitalizi, regalati a chiunque abbia messo piede in quei luoghi…e pagati regolarmente da noi cittadini.

La sceneggiata continua, in barba alle difficoltà di un paese che, nell’anno a venire, vedrà ulteriormente aumentata una pressione fiscale già insostenibile e che non scorge nei fatti, lontani anni luce dai miraggi di Saccomanni, un solo segnale di speranza.

http://www.ilpasquino.net/sceneggiata-a-cernobbio/

Picchia la moglie e la stupra, srilankese arrestato a Napoli

mai media non interessa.Si deve far credere che solo i maschi italiani incarnino il male

Pubblicato da ImolaOggiCRONACA,

 

NEWSset 10, 2013
nigeriana10 set. – Per anni ha picchiato la moglie e l’ha violentata: un 30enne srilankese e’ stato arrestato dai carabinieri di Napoli e ora deve rispondere di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia continuati, lesioni personali e minacce aggravate.
Fernando Jude Suraga Warnakulasurija e’ stato sorpreso e bloccato da militari dell’Arma in vico Cimmino, dopo una richiesta d’aiuto al 112, mentre all’interno della propria abitazione aggrediva a calci e pugni, minacciandola di morte, la consorte 32enne. Accertamenti hanno mostrato come le violenze avvenivano da tempo. (AGI) .
http://www.imolaoggi.it/2013/09/10/picchia-la-moglie-e-la-stupra-srilankese-arrestato-a-napoli/

Le “prove” USA contro la Siria

«Abbiamo sfidato gli Stati Uniti e la Francia a portare una sola prova. Obama e Hollande ne sono stati incapaci, anche davanti ai loro popoli». Così il presidente siriano Bashar Hafiz al-Asad, in esclusiva su Le Figaro, respinge le accuse sull’attacco chimico del 21 agosto, in un quartiere periferico di Damsco, attribuite alle autorità siriane da Washington e dal codazzo dei suoi alleati/subalterni. «Chiunque operi contro gli interessi della Siria e dei suoi cittadini», ha detto ancora Assad, «è un nemico. Il popolo francese non è nostro nemico, ma la politica del suo Stato è ostile al popolo siriano. Nella misura in cui la politica dello Stato francese è ostile al popolo siriano, questo Stato sarà suo nemico. Questa ostilità finirà quando lo Stato francese cambierà politica. Ci saranno ripercussioni, ovviamente negative, sugli interessi della Francia. In caso di attacco militare contro la Siria, aggiunge Assad, bisognerà parlare della risposta siriana, ma anche di ciò che potrebbe succedere dopo il primo bombardamento. Ora, nessuno può sapere cosa succederà. Tutti perderanno il controllo della situazione quando la polveriera esploderà. Il caos e l’estremismo si espanderanno. Esiste il rischio di una guerra regionale».
 
«Ci hanno mostrato alcuni materiali che non contengono nulla di concreto e che non ci convincono. Non ci sono né mappe geografiche né nomi. Inoltre ci sono molte incongruenze, restano moltissimi dubbi». Il ministro degli Esteri russo, Sergej Viktorovic Lavrov, bolla così l’aleatorietà delle supposte “prove” fornite dagli USA sull’uso di armi chimiche da parte di Damasco. «Non ci sono fatti, ma solo e semplicemente dichiarazioni che loro sanno per certo. E  quando voi chiedete delle conferme più dettagliate», ha proseguito Lavrov, «replicano che è tutto segreto e che per questo non possono farcele vedere: vuol dire che non vi sono elementi per la cooperazione internazionale. Quello che ci hanno fatto vedere in precedenza e ultimamente i nostri partner americani, come pure quelli britannici e francesi, non ci convince assolutamente. Russia e Cina sono esclusivamente per soluzioni diplomatiche e contrarie al ritorno al linguaggio degli ultimatum e alla rinuncia del negoziato».
 
“Indipendenza” (2 settembre 2013)
 
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A Washington lo hanno dichiarato da subito, ben prima che arrivassero sul posto gli ispettori ONU, che quello del 21 agosto, in un’area della periferia di Damasco, era un attacco chimico ordinato da Assad. Nonostante questa accusa pregiudiziale si stia sgretolando con il trascorrere dei giorni, Washington ha già fatto sapere che partirà un «attacco limitato nel tempo» alla Siria.
 
Sul “casus belli” addotto dall’amministrazione statunitense per il suo ennesimo intervento imperialista, ci limitiamo a segnalare, in sintesi, solo qualcosina:
 
– Il 29 agosto, all’Associated Press (AP) i “ribelli” siriani del sobborgo di Ghouta a Damasco ammettono: le armi chimiche ci sono state fornite dall’Arabia Saudita e le abbiamo usate noi. Al giornalista dell’AP, Dale Gavlak, corrispondente dal Medio Oriente da due decenni per AP, BBC e NPR, i miliziani sponsorizzati dall’Occidente e dalle petromonarchie del Golfo, riconoscono che l’ “incidente” del 21 agosto è dipeso da una gestione impropria di alcuni combattenti delle armi chimiche, il che ha scatenato «un’esplosione per errore».
 
– Gwyn Winfiled, esperto nel campo delle armi non convenzionali, intervistato da Repubblica (22 agosto): «L’attacco con agenti tossici ieri in Siria sembra avere tutte le caratteristiche di un nuovo incidente del Tonchino: un “casus belli” creato ad arte per giustificare un’escalation militare delle potenze straniere, come quello che nel ’64 autorizzò l’intervento americano in Vietnam». Sulle responsabilità delle autorità siriane, Winfiled “è scettico”: «Come non esserlo? È difficile credere che il regime di Assad lanci un’offensiva del genere in simultanea con l’arrivo a Damasco degli ispettori ONU incaricati delle indagini sulle armi chimiche. Come in ogni omicidio, l’investigatore dovrebbe chiedersi: cui prodest? Non giova certo al regime, che in ogni caso verrà incolpato».
 
– Frank Gardner, corrispondente per la sicurezza della BBC, si chiede: «Perché il governo di Assad, che ha recentemente riconquistato terreno ai ribelli, effettuerebbe un attacco chimico, mentre gli ispettori delle Nazioni Unite sono nel Paese?» (cfr. http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-23777201)
 
– Sulla vicenda, Carla Del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale penale internazionale e membro della commissione d’indagine sulla violazione dei diritti umani in Siria, ha riproposto ciò che ebbe a dire in un’intervista alla Radio Svizzera Italiana il 6 maggio scorso. Del Ponte parlava già allora di prove certe «che ad utilizzare armi chimiche in Siria sono stati gli insorti e non gli uomini fedeli al regime di Bashar al Assad» (cfr. http://www.youtube.com/watch?v=kmX5sJktyC8#t=40).
I “ribelli” non sono infatti nuovi all’uso di armi chimiche e diversi di loro sono stati arrestati a più riprese in Turchia ed Iraq nell’atto di introdurre in Siria gas Sarin e armi chimiche. Miliziani di al Nusra, il ramo siriano di al Qaeda, ha prodotto numerosi video in cui mostra armi chimiche e ne annuncia l’utilizzo.
 
Per Obama, presidente USA, quanto accaduto il 21 agosto «minaccia gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti» e gli Stati Uniti attaccheranno se necessario da soli, anche senza avallo del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Secondo il Segretario di Stato USA, John Kerry, le informazioni raccolte sono solide ed «è in gioco la credibilità e la sicurezza degli Stati Uniti». Curiose le sue reiterate dichiarazioni sul fatto che gli USA non hanno intenzione di «ripetere gli errori» commessi per l’Iraq. Allora, il suo predecessore Colin Powell espose di fronte al Consiglio di Sicurezza ONU le prove che dimostravano il presunto possesso di armi di distruzioni di massa da parte di Saddam Hussein, poi rivelatesi false con ammissione, a distanza di alcuni anni, della stessa della Casa Bianca.
 
“Indipendenza” (31 agosto 2013)
http://www.rivistaindipendenza.org/Teoria%20nazionalitaria/Siria%202%20settembre%202013.htm

Pronti squadroni della morte per uccidere élite e scienziati e professori SIRIANI

( come in Irak, circa 6.000)

IRIB – Avec le renforcement du scénario de guerre anti-syrien, les escadrons de la mort se préparent

à assassiner les scientifiques et l’élite syriens. Selon Al-Manar qui cite une source bien informée arabe, les éléments des escadrons de la mort se sont réunis, dans un pays voisins de la Syrie, afin de planifier leur infiltration dans le territoire syrien, simultanément à la guerre. «Regroupant des éléments des appareils d’espionnage des pays de la région, mais aussi, extrarégionaux, ces escadrons se sont formés, il y a quelques mois, dans différentes régions, et se préparent à l’assassinat de l’élite syrien, ce qui fait rappeler l’occupation américaine en Irak, au cours de laquelle plus de 6000 experts, professeurs d’université et scientifiques irakiens ont été assassinés », ajoute la même source. « Soutenus par les groupes terroristes opérant en Syrie, ces escadrons de la mort sont en contact avec les services de sécurité israélien, américain et britannique, et devront accomplir leur mission funeste, à l’aide des informations fournies par la Turquie ou d’autres pays, aux appareils sécuritaires états-uniens et israéliens », ajoute aussi la dépêche.

http://french.irib.ir/info/moyen-orient/item/273884-escadrons-de-la-mort,-pour-assassiner-l-%C3%A9lite-syrien