“Siamo immigrati, il conto non lo paghiamo”: tunisini scatenano mega rissa

Arezzo, 15 agosto 2013 – Pur di non pagare si è mangiato perfino lo scontrino. Ma non è bastato ad evitare una rissa stile western che per l’ennesima volta ha acceso i riflettori sulla sicurezza ai Giardini del Porcinai, a ridosso della Stazione, lungo via Spinello, uno degli snodi critici della sicurezza nel centro. L’altra seria è scattato il parapiglia, a ridosso dei Bastioni, tra il chiosco dietro il Martini Point e la friggitoria. Clienti tunisini vogliono andare via senza pagare, uno per non farlo si mangia  lo scontrino. Volano parole grosse, i gestori del locale si preoccupano, la situazione degenera, volano botte tra i due tunisini e un avventore non abituale e non identificato del bar. Botte a sangue, anche a colpi di stampelle che appartenevano a uno dei due. La scena prosegue in Questura. Schiamazzi, urla, risse e ambulanze; il concerto tradizionale riservato in primis ai residenti della zona e poi ai tranquilli passanti, che qui di sera circolano volentieri.

http://www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2013/08/15/934743-maxi_rissa_stampellate.shtml

Alfano chiede pene severe contro i No Tav: i cantieri di Susa e Chiomonte non si toccano

http://www.informarexresistere.fr/2013/08/13/alfano-chiede-pene-severe-contro-i-no-tav-i-cantieri-di-susa-e-chiomonte-non-si-toccano/

-di Marta Tondo-

Sempre più pugno di ferro (senza guanto di velluto per buona pace del “Principe” Machiavelli) contro chi si oppone alle grandi opere pubbliche decise dallo Stato. “Nessuna pietà” per chi si mette in mezzo, per chi contesta, per chi non accetta che si mangi sulle proprie teste e sulle proprie terre. In particolare ci riferiamo all’Alta Velocità in Val di Susa.
Sono durisse le parole di Angelino Alfano, ministro dell’Interno, alla conferenza stampa del Consiglio dei Ministri, che attacca e minaccia il movimento No Tav.
«Se lo Stato ha deciso che alcune opere pubbliche devono essere fatte, non si torna indietro» – tuona così l’esponente del Pdl.
Ma perché il messaggio arrivi chiaro aggiunge alcune paroline magiche: «Per chi viola questi cantieri, che sono strategici, c’è il massimo della pena. E questi cantieri sono Chiomonte e Susa».
Chiomonte. Nome che ormai da tempo rimbalza sulle cronache dei giornali per gli scontri tra attivisti No Tav e Polizia, dopo lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, la creazione del fortino-cantiere e negli ultimi giorni, per l’arrivo “a rate” della famigerata talpa, che scaverà il tunnel geognostico.
Susa. È qui che il cantiere vero e proprio dovrebbe sorgere. Secondo le carte, che però, dopo anni, non è ancora attivo.
Ergo con le parole di Alfano si vuole spingere il piede sull’acceleratore sui lavori, militarizzando ulteriormente il territorio. Infatti il ministro dell’Interno dal primo giorno dopo la sua nomina sta valutando di rafforzare i ranghi delle forze dell’ordine, magari, con l’avvallo del Ministero della Difesa, aumentando anche la presenza dell’esercito.

http://www.nuovasocieta.it/torino/alfano-chiede-pene-severe-contro-i-no-tav-i-cantieri-di-susa-e-chiomonte-non-si-toccano.html

Nuovo raid aereo israeliano su Gaza dopo lancio razzi

12:35 14 AGO 2013

(AGI) – Gerusalemme, 14 ago. – Nuovo raid aereo israeliano sulla Striscia di Gaza, a titolo di rappresaglia dopo il lancio di alcuni razzi dall’enclave palestinese, uno dei quali esploso sul territorio dello Stato ebraico ma cadendo in un terreno incolto, senza quindi provocare feriti ne’ altre conseguenze degne di nota. Nell’annunciarlo, un portavoce dell’Esercito ha precisato che sono stati bombardati due siti in cui si trovavano rampe di lancio utilizzate per gli attacchi precedenti. “Hamas deve rispondere di qualsiasi violazione della sovranira’ d’Israele”, ha sottolineato l portavoce, “e il regime terroristico che ha messo in piedi a Gaza sara’ considerato responsabile di qualunque attivita’ di terrorismo proveniente dalla Striscia di Gaza”. Il movimento radicale, che controlla il piccolo territorio, e’ fermamente contrario alla ripresa del dialogo diretto dell’Autorita’ Nazionale Palestinese, guidata dai rivali nazionalisti di al-Fatah, con lo Stato ebraico, di cui oggi stesso e’ prevista la seconda tornata a Gerico, in Cisgiordania, dopo i colloqui preliminari di fine luglio a Washington, che interruppero uno stallo protrattosi per circa tre anni.
L’incursione ha fatto seguito di poche ore alla liberazione di un primo scaglione di 26 detenuti palestinesi, su un totale di 104 da rilasciare in quattro fasi come gesto di buona volonta’ da parte israreliana: alcuni degli ex prigionieri sono rientrati nella notte proprio a Gaza. (AGI) .

http://www.agi.it/estero/notizie/201308141235-est-rt10064-nuovo_raid_aereo_israeliano_su_gaza_dopo_lancio_razzi

Il movimento politico di liberazione Per il Bene Comune ringrazia i relatori:
– sen. Fernando Rossi, portavoce nazionale PBC
– Ouday Ramadan, attivista per la Siria
– Hujjatulislam ‘Abbas Di Palma, Presidente Associazione Imam Mahdi
– Angela Lano, Giornalista
– Andrea Giacobazzi, Docente del master “Enrico Mattei” sul Vicino e Medio Oriente
– Gianni Dessì, Responsabile Esteri -Movimento Politico di Liberazione Per il Bene Comune

VEDI REGISTRAZIONE QUI

Il movimento politico di liberazione Per il Bene Comune auspica per il futuro di proseguire le collaborazioni in atto e di estenderle anche ai rappresentanti dei gruppi e delle associazioni che erano presenti in sala o che riterranno questa iniziativa utile e di proprio gradimento

Scritto da Coordinamento della Comunicazione il 13/08/13
http://www.perilbenecomune.net/index.php?p=24:6:2:119:594

l’acqua pubblica?!?! e chi se ne importa

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quando le battaglie sono strumentali questi sono i risultati

Fernando Rossi su FB

PD-PDL & complici (comprese le false Liste Civiche organizzate da loro, che poi rinunciano a presentarsi…) hanno finto di sostenere il referendum per l’acqua pubblica, poi l’hanno ignorato, a cominciare da Vendola che ne sembrava il più convinto e si era persino impegnato nelle elezioni regionali pugliesi a farlo entro 100 gg, …era il marzo 2010 !!

Obbliga due 19enni a prostituirsi e rapinare i clienti, arrestato 25enne

sono questi i lavori che gli italiani non vogliono più fare?

Obbliga due 19enni a prostituirsi e rapinare i clienti, arrestato 25enne
Nei guai un 25enne romeno che convinceva i connazionali a venire qui con la promessa di un lavoro. Fondamentale la testimonianza di uno dei giovani

La Redazione13 Agosto 2013  
 
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Un romeno di 25 anni è stato sottoposto dalla squadra mobile di Venezia a fermo di indiziato di delitto per rapina aggravata e arrestato e favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione maschile. L’uomo aveva avviato alla prostituzione due suoi connazionali 19enni e, assieme a loro, rapinava i clienti che approfittavano dei due ragazzi.

DERUBATO – Ad avviare le indagini è stata la denuncia presentata il 18 luglio da un uomo che, appartatosi nella zona del cavalcavia di via della Pila con un giovane straniero per 30 euro, è stato poi rapinato di 500 euro e di due iPhone. La polizia, nell’ambito degli accertamenti, ha cercato di raccogliere elementi sull’episodio, sentendo giovani prostituti e tra questi è stato sentito un 19enne romeno, testimone dell’aggressione. Il giovane ha raccontato di essere stato avvicinato nel suo paese dal 25enne con la promessa di un lavoro in Italia. Una volta giunto a Mestre ha scoperto cosa l’attendeva. Sulla base della denuncia del 19enne ed anche della sua testimonianza in merito alla rapina, la squadra mobile ha fermato l’indagato.

IL PENTITO – È stato proprio uno dei due 19enni “incastrati” dal connazionale a rivolgersi alla polizia. Gli agenti da tempo tenevano sotto controllo la zona di via della Pila, da sempre luogo di ritrovo per chi intendeva approfittare dei giovani stranieri di sesso maschile che si prostituivano per vivere, ma i poliziotti non avevano ancora in mano elementi che portassero ad una caso di vero e proprio sfruttamento. Qualche giorno fa, però, negli uffici della questura è arrivata la segnalazione di un giovane che aveva trovato rifugio presso i servizi sociali del Comune. Il ragazzo raccontò agli agenti di come fosse stato convinto a trasferirsi in Italia con la promessa di un lavoro onesto, delle notti passate invece tra edifici abbandonati e giacigli gettati a terra sotto al cavalcavia, delle rapine ai “clienti”, spintonati a terra e poi privati di contanti e cellulari, ripetendo poi le sue dichiarazioni anche in presenza di un avvocato e senza omettere le sue stesse colpe, segno della buona fede del 19enne.

LE INDAGINI – Stando a quanto ricostruito in questura, il 25enne e i due 19enni erano specializzati in rapporti omosessuali “attivi”, unico tipo di richiesta che accettavano sotto al cavalcavia di via della Pila. Il capobanda accettava solo richieste particolari, il resto del lavoro veniva lasciato ai due ragazzi, da cui poi recuperava l’incasso. Il “pentito” ha anche indicato ai poliziotti il luogo dove venivano nascosti i documenti e la refurtiva delle rapine, restituendo al contempo uno dei due smartphone sottratti nella rapina di luglio.

http://www.veneziatoday.it/cronaca/prostituzione-maschile-rapine-via-pila-mestre-marghera-arrestato-25enne.html

SOCIAL NETWORKS, SOCIETA’ SCHERMO E LE TANTE FACCE DELLA CIA

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Il 18 giugno (2007), in risposta alle disposizioni del Freedom of Information Act e nel tentativo di soddisfare i requisiti di un ordine esecutivo, la Central Intelligence Agency ha rilasciato oltre 700 pagine dei suoi segreti più stretti, definiti “I gioielli di famiglia”, pubblicati sulla pagina FOIA del proprio sito. Nonostante i molti timori nella comunità d’intelligence, diventa chiaro che il rilascio dei file, il cui contenuto oggi è spesso di mero interesse, a ben 50 anni dagli eventi che descrivono, non porta all’auto-distruzione dell’agenzia. Se non altro, i file dipingono un quadro netto delle differenze tra ieri e oggi, sottolineando i notevoli abusi (si pensi alle estradizioni straordinarie) di cui l’agenzia ed i suoi “burattini” vengono regolarmente sospettati oggi.

L’osservatore della comunità d’intelligence James Bamford, autore di L’orecchio di Dio ha detto alla National Public Radio: “Hanno una sezione intera… su come la CIA ha detenuto un disertore russo in una cella creata dalla CIA, una mini-prigione per questa persona… ora c’è la CIA che incarcera persone in tutto il mondo“. Forse un altro motivo per cui i gioielli di famiglia della CIA non svelano le fratture fatali nell’organizzazione spionistica, è che la verità è più sfaccettata di quanto le 702 pagine pesantemente censurate possano coprire, in gran parte grazie alla propensione dell’agenzia nel creare aziende di comodo, società operative e agenzie disponibili al fine di continuare a gestire le proprie sporche operazioni segrete.

 Air America: dalle Tigri volanti ai narcotrafficanti volanti?

La CIA ha utilizzato a lungo sia società di comodo (o società di “facciata”) che società effettive (con una differenza). Le società di comodo sono entità aziendali solo di nome, facciate vuote che non hanno alcuna attività reale. Sono essenzialmente un’operazione d’inganno volta ad occultare un’operazione segreta della CIA, almeno agli occhi indiscreti più superficiali. Le società operative, invece, sono entità reali di proprietà e gestite dall’agenzia. La più nota di esse sarebbe l’Air America, la società la cui antenata Civil Air Transport fu creata dall’eroe di guerra Claire Chennault delle  famose Tigri volanti, e che avrebbe finito i suoi giorni scambiando droga con armi a sostegno delle varie guerriglie di destra. Un altro tipo di copertura aziendale è a disposizione della CIA sotto forma di società privatamente (o anche qualche volta pubblicamente) di proprietà e gestita da individui simpatizzanti dell’Agenzia. Uno degli esempi più noti sarebbe stata quella del compianto Howard Hughes, la cui nave idrografica Explorer Glomar fu uno degli strumenti d’intelligence più subdoli di tutti i tempi. Recentemente, abbiamo l’esempio istruttivo dell’ex senatore Paul Laxalt (un caro amico di Ronald Reagan), il cui studio legale era collegato agli aeromobili utilizzati dalla CIA per effettuare le extraordinary renditions.

 Il social network è l’application killer dell’intelligence?

Come quest’ultimo esempio dimostra, società fantasma, facciate di copertura e aziende disponibili  non sono tecniche che la CIA ha abbandonato ritornando ai vecchi tempi bui che servono da oggetto dei documenti “Family Jewels“. In realtà, oggi ciò sarebbe ancor più sfaccettato (e anche web-friendly) che mai. Uno delle più recenti operazioni coperte della CIA, sembrerebbe essere la possibilità piuttosto preoccupante che l’incredibilmente popolare applicazione social networking, Facebook, sia in realtà un strumento d’intelligence della CIA. Parte di questa ‘voce su internet’ si basa sulla dimostrata connessione, per quanto tenue, con l’abortito (ma sempre inquietante) Ufficio Informazioni Consapevolezza del Pentagono. Aggiungendo che tra le fonti dei finanziamenti diFacebook vi sono dimostrati legami con In-Q-Tel, un incubatore tecnologico della CIA, così  diffondendo abbastanza fumo per un flame cospirazionista su internet.

Se il problema Facebook fosse solo il collegamento con Web 2.0, come apparso negli ultimi due mesi, sarebbe sufficiente, in particolare se si pensa all’enorme quantità di dati che le persone forniscono  liberamente (e quanto facilmente possa abusarne un’agenzia d’intelligence dai bilanci massicci). Ma di punto in bianco all’inizio di questo mese, c’è stata la scoperta che il proprietario dell’influente sito Daily Kos, Markos Moulitsas Zuniga, sia un ex-dipendente della CIA che non avrebbe “alcun problema a lavorare per essa” ancora oggi.

 L’aviazione segreta della CIA… e altro

Così come inquietanti e diffuse sono le insistenti voci che una delle più grandi e tecnologicamente avanzate aziende d’integrazione dei militari, la Science Applications International Company (SAIC), possa avere oscure radici nella Central Intelligence Agency. SAIC, azienda appaltatrice del multi-miliardario e cruciale programma di modernizzazione dell’esercito degli Stati Uniti Future Combat System (FCS), avendo avuto numerosi controlli ed essendo nota per avere la virtualmente continua presenza di funzionari della CIA e del Pentagono nel proprio CdA. Una barzelletta sulla SAIC si chiede “cosa appare capovolgendo la sigla SAIC?” La battuta diventa meno divertente quando si scopre che SAIC è l’azienda attestante l’efficienza delle macchine per il voto Diebold, e che sia anche l’attuale proprietaria della società che gestisce i domini Internet.

Ci siamo avvicinati brevemente alle estradizioni straordinarie in precedenza. Su questo argomento, vale la pena tornarci poiché è qui che l’uso più eclatante delle società di facciata della CIA appare, nel tentativo di nascondere i veri finanziatori dell’imponente flotta di aeromobili che, anche oggi, trasporta diversi sospetti terroristi in tutto il mondo, il più delle volte presso giurisdizioni in cui la massima ‘persuasione’ fisica è applicabile senza i vincoli imposti nella maggior parte delle nazioni occidentali. Una delle più antiche compagnie aeree operative dell’Agenzia è la Caribe Air, che fu al centro di alcune teorie del complotto che riguardano l’addestramento dei dirottatori dell’11 settembre; ma esempi più recenti (assieme alla scoperta di Laxalt) comprendono Keeler and Tate Management, LLC (società di comodo) e un assortimento eterogeneo di società operative nel settore dell’aviazione tra cui Premier Executive; Stevens Express Leasing; Devon Holding and Leasing; Bayard Foreign Marketing; Aero Contractor; Crowell Aviation Technologies Inc; Path Corporation; Rapid Air Trans Inc; Pegasus Technologies; e Tepper Aviation. Un’altra società di facciata della CIA, spuntata di recente, è la società Brewster Jennings-and Associates, divenuta nota nel 2003 quale datore di lavoro dell’agente coperto della CIA Valerie Plame. La fuga di notizie che ha spazzato via la copertura di Plame non ha smascherato solo lei, ma ha anche bruciato la Brewster Jennings.

 Spie senza frontiere

Un altro settore ben sfruttato dalla CIA per la sua capacità di spiegare la presenza di cittadini degli Stati Uniti in tutti gli angoli del globo, è quello delle agenzie non governative e caritatevoli. Per molti anni era del tutto accettato che l’USAID fosse “il braccio umanitario della CIA“, e lo fosse pure Americares. Avvicinandosi un po’ al limite, la nota organizzazione umanitaria World Vision è anch’essa una copertura della CIA, “fornendo copertura agli esperimenti di controllo mentale dell’agenzia“. Queste teorie tessono un arazzo in cui l’assassino di John Lennon, Mark David Chapman, e l’aspirante assassino di Reagan, John Hinckley, fossero burattini mentalmente controllati, dei ‘candidati manciuriani’ con legami dimostrabili non solo con World Vision, ma anche con la famiglia Bush.

 Il capoccia segreto dalla Silicon Valley

Teorie ‘fringe’ a parte, è chiaro che la CIA non solo da tempo crea e sfrutta centinaia di persone giuridiche, fisiche o meno, per i propri fini segreti. In effetti, per molti versi potrebbe essere considerata come una delle principali agenzie dalle fondamentali competenze. Tanto è vero, infatti, che la CIA ha finanziato una società di facciata il cui unico scopo era creare altre aziende, in parte o in tutto nella funzione di incubatrici per ulteriori operazioni occulte della CIA. Chiamata In-Q-Tel, la società fu creata come ‘ramo investimenti’ dell’agenzia nel 2000, e da allora è stata così attiva che, secondo un articolo del Washington Post del 2005, in cinque anni aveva “investito in più di 75 società e fornito più di 100 brevetti tecnologici alla CIA, la maggior parte dei quali non sarebbe mai stata adottata dall’agenzia d’intelligence“. Furono i finanziamenti della In-Q-Tel collegati all’avvio di Facebook, che per prima accesero le speculazioni sulla popolarissima applicazione del social networking quale strumento di raccolta dell’intelligence.

Forse la cosa più spaventosa di tutte è l’idea che la Central Intelligence Agency ha infiltrato la comunità finanziaria, arrivando al punto di creare (o almeno sfruttare) banche intere dedite a gestirne i finanziamenti occulti. Ma questa è un’altra storia, con decine di tentacoli che portano in ogni possibile direzione, e perciò è forse meglio lasciarla ad un altro articolo.

(Stay tuned…!)

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

IL VERO SCANDALO DI QUESTI GIORNI È CHE NESSUNO SI AZZARDA A COMMENTARE IL “MIRACOLOSO” TONFO DELLO SPREAD CHE HA RAGGIUNTO IL SUO MINIMO DALL’OTTOBRE 2011

14 AGO 2013 15:53
1. IL VERO SCANDALO DI QUESTI GIORNI È CHE NESSUNO SI AZZARDA A COMMENTARE IL “MIRACOLOSO” TONFO DELLO SPREAD CHE HA RAGGIUNTO IL SUO MINIMO DALL’OTTOBRE 2011 – 2. MA COME? IL BELPAESE HA RAGGIUNTO IL RECORD STORICO DI DEBITO PUBBLICO, IL MASSIMO RALLENTAMENTO DEL PIL SU BASE TRIMESTRALE, IL CROLLO STORICO DEL CICLO DEI CONSUMI E DEI RISPARMI IN BANCA, CON IL SISTEMA BANCARIO CHE HA UN RECORD ASSOLUTO DI “SOFFERENZE” E DI BANCHE SULL’ORLO DEL FALLIMENTO: INSOMMA IN TUTTO QUESTO DISASTRO LO SPREAD CALA COME FOSSIMO UN PAESE VIRTUOSO? – 3. MA NON SARÀ CHE LO SPREAD NON C’ENTRA UNA BENEMERITA MAZZA CON LO STATO ECONOMICO DEL PAESE? ED È IN REALTÀ UNA DECISIONE “POLITICA” CHE VIENE PRESA SU TUTT’ALTRI TAVOLI IN BASE AL GOVERNO IN CARICA? QUESTO E’ IL VERO SCANDALO –

1. DAGOREPORT
Il vero scandalo di questi giorni è che nessuno, ma proprio nessuno, si azzarda a commentare il “miracoloso” tonfo dello Spread che ha raggiunto il suo minimo dall’ottobre 2011. Ma come? Il BelPaese ha raggiunto il record storico dello stock di debito pubblico (ce lo ha detto la Banca d’Italia tre giorni fa), il record storico di rallentamento complessivo del PIL su base trimestrale (ce lo ha detto l’ISTAT una settimana fa), il crollo storico del ciclo dei consumi (ce lo ha detto la ConfCommercio), il crollo storico della propensione al risparmio ( ce lo ha detto il Bollettino della Banca d’Italia), il sistema bancario ha un record assoluto di partite incagliate e di banche sull’orlo del fallimento o del commissariamento (ancora dati Banca d’Italia delle ultime settimane più una certa vicenda che si chiama Monte dei Paschi di Siena): insomma in tutto questo disastro lo Spread cala come fossimo un paese virtuoso.

Ma non sarà che lo Spread non c’entra una benemerita mazza con i tanto strombazzati “fondamentals”? Ed è in realtà una decisione che viene presa in tutt’altro scenario e su tutt’altri tavoli? E non avevano ragione Berlusconi e Tremonti a gridare nel 2011 che dietro il crollo dello Spread c’era un complotto bancario-politico internazionale?

Ora Dagospia non sa se all’epoca ci fu o non ci un complotto ma quello che accade questi giorni sui mercati dimostra che lo Spread italiano è deciso in base a considerazioni tutte loro da cinque banche (due americane, due tedesche ed una inglese più alcune minori che poi si accodano) e dalla BCE di Mariotto Draghi.

Gli Italiani, il loro governo e la loro economia centrano come il due di briscola. E noi continuiamo ad essere vessati con politiche restrittive che uccidono ulteriormente la crescita e ammazzano l’occupazione per mantenere dei parametri dei quali non frega niente a nessuno se non a tre burocrati sfigati di Bruxelles. Questo è il vero scandalo epocale per l’Italia. E nessuno ne parla.

2. LA PAURA IN UNA PAROLA COME LO SPREAD CI HA CAMBIATO LA VITA
Tonia Mastrobuoni per La Stampa

Il differenziale con il bund tedesco torna ai livelli di luglio 2011 quando ancora gli italiani ne ignoravano il significato Nel suo nome cambi di governo, elezioni e aumenti di tasse

Anche ieri è stata un’altra giornata in discesa per lo spread, che si sta sgonfiando sull’onda dell’ottimismo per la ripresina europea all’orizzonte e per l’azione congiunta delle principali banche centrali del mondo, a partire da Bce e Fed, che hanno promesso liquidità in abbondanza e tassi ai minimi storici finché non tornerà un clima più sereno. Ieri il differenziale tra il Btp e il Bund tedesco ha chiuso in calo, a 241,5 punti base, col tasso sul decennale del Tesoro al 4,22%. Nel corso della seduta lo spread è sceso fino a 236 punti, segnando i minimi dall’8 luglio 2011.
Eppure, molti analisti dicono che l’Italia non è ancora al sicuro, che i mercati stanno soltanto attendendo lo sbocco dell’ennesima, gravissima crisi politica in atto per decidere il dafarsi. E intanto si fanno distrarre dal clima in miglioramento sul piano macroeconomico o dall’iperattivismo di Draghi e Bernanke. Ma se navighiamo in acque più tranquille rispetto ai picchi di spread del 2011 e 2012, è anche perché una serie di drammatiche manovre lacrime e sangue hanno fatto crollare il deficit, e hanno regalato al nostro Paese un robusto avanzo primario. Due estati dopo il fatidico agosto del 2011, quando sfiorammo per la prima volta il default, siamo un Paese migliore sul versante dei conti pubblici, e ci stiamo impegnando a migliorare anche la nostra economia. Ma il problema continua ad essere, mutatis mutandis, la fragilità politica.

C’era una volta un mondo senza spread. In questo paradiso perduto, in Grecia si erano scordati di contare gli Statali, la Spagna si era buttata su una furiosa cementificazione senza soldi, l’Irlanda aveva trasformato le banche in casinò e l’Italia stava seduta su un himalaya di debito. Ma a nessuno importava un granché. Da noi «spread» era solo una parola straniera e sui mercati internazionali, speculatori e investitori ci lusingavano facendoci assomigliare alla Germania. Fino allo scoppiare della Grande crisi del 2007, lo spread era quasi nullo, e i nostri oneri sul debito bassissimi, come quelli tedeschi. La convinzione generale era che l’euro, questa moneta senza testa, nata per unire l’Europa ma orfana di una guida politica, avesse cementato l’intero continente. Nel caso di un’emergenza qualsiasi, qualcuno avrebbe pagato per tutti (la Germania, tipo).

Quando nel 2010 la Grecia andò in crisi, quella Merkel dall’aria così bonaria sfoderò invece la faccia feroce dei “nein” e si dimostrò la leader riluttante che è. Ottenere aiuti europei divenne un olimpiade. Il mercato si svegliò e spazzò una tempesta su quei Paesi che avevano nascosto per anni i loro giganteschi deficit e debiti, i loro pachidermici settori statali e i loro sistemi bancari disastrati. Lo spread si impennò. E noi, in Italia, imparammo a contare. Cento uguale paradiso perduto. Duecentoottantasette uguale livello Monti. Cinquecentosettantacinque uguale zona sirtaki. Seicento: arriva la Bce.
Il primo scossone serio giunse nell’estate del 2011. Il governo Berlusconi quater si stava occupando di vicende fondamentali per il destino del Paese come aprire quattro ministeri a Monza e approvare il processo lungo. Ad agosto piombò, come un macigno, la lettera della Bce. Gli spread italiano e spagnolo erano da anticamera della bancarotta, e in quella lettera c’era una lista di cose da fare. Il messaggio tra le righe era: se volete che la Bce compri titoli di Stato per raffreddare lo spread, dovete fare le riforme e mettere a posto i conti.

Ma niente, l’esecutivo andò avanti come se niente fosse, occupandosi di amene vicende giudiziarie, godendosi l’azione calmierante della Bce e facendo cucù ai vertici. Finché lo spread, tra ottobre e novembre, cominciò di nuovo a salire verso vette stellari e il 24 ottobre, al termine di un vertice europeo, a Merkel e Sarkozy scappò la famosa risatina che umiliò il Paese. Il Quirinale prese in mano la situazione e il 12 novembre 2011 Berlusconi fu accompagnato alla porta da uno spread a 575 punti, e da un Paese a un passo dall’impossibilità di pagare il debito, a un passo dal default.

Con Mario Monti, arrivò il governo dei tecnici, che presto divenne una parolaccia. Era il governo-voluto-dalla-Merkel, dello spread, di Bilderberg, dei complotti massonici e dei banchieri, ma soprattutto, delle lacrime della Fornero. A poche settimane dall’insediamento, nel dicembre del 2011, presentando la prima misura massacrante che inaugurò la moda idiota dei decreti col titolo, il «Salva-Italia», la ministra del Lavoro si ricordò dei sacrifici del padre e innaffiò un’ importante riforma delle pensioni con un pianto che fece il giro del mondo.

Lo spread, pochi giorni dopo, ripiegò su quota 360, e quando riprese a salire, a gennaio del 2012, lo fece per ragioni non più italiane, ma continentali. Si stava annunciando l’anno nero per l’euro, quello che rischiò di essere l’ultimo, per la moneta unica. I mercati avevano deciso che non potesse reggere, tenendo insieme Paesi così diversi. Lo spread divenne una costante della vita politica, e ci costò altre manovre lacrime e sangue, dai titoli sempre più demenziali (indimenticato, il «Cresci-Italia»).

A fine anno, in uno dei tanti tentativi di auto-umanizzazione, Monti raccontò che all’asilo chiamavano il nipote «spread». Ma ormai la moneta unica era salva. E il 2012 si chiuse come l’anno dei “super-Mario”. Monti, certo, ma soprattutto, Draghi. In ogni caso, con lo spread al sicuro, la politica rialzò la testa e si riprese la scena, facendo cadere il governo tecnico.

Se a fine 2012 lo spread era tornato sotto quota 400, fu soprattutto merito di tre date. Il 29 giugno, quando la Ue promise un’Unione bancaria unica. Il 26 luglio, a Londra, quando Draghi pronunciò la fatidica frase «faremo tutto il necessario per difendere l’euro. E, – pausa teatrale credetemi, sarà abbastanza». Fu allora che i mercati cominciarono a battere in ritirata. E la ciliegina arrivò il 6 settembre, con l’annuncio della Bce che lo scudo anti-spread era pronto e che poteva essere usato in qualsiasi momento per proteggere i Paesi in difficoltà.

Ma, memore delle promesse a vuoto di Berlusconi nell’estate 2011, la Bce decise il suo “vedere tappeto, comprare cammello”. Prima di accedere allo scudo, qualsiasi Paese dovrà impegnarsi nero su bianco,che farà le riforme. Da allora, lo spread ha cominciato a uscire dal nostro vocabolario. Ma se la crisi politica permanente continuerà a spingere sullo sfondo le riforme più urgenti, qualcuno giura che tornerà. Più brutale che mai.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-il-vero-scandalo-di-questi-giorni-che-nessuno-si-azzarda-a-commentare-il-61205.htm