“Bruxelles sostiene la riduzione del 10% dei salari in Spagna come chiede l’Fmi”

7 agosto 2013

PresseuropEl País

 

El País, 7 agosto 2013

La proposta dell’Fmi di diminuire del dieici per cento i salari in Spagna in cambio dell’aiuto all’imprese per la creazione di impieghi ha trovato un “alleato notevole”, scrive El País: il vicepresidente della Commissione europea incaricato degli affari economici Olli Rehn.

 Mentre il governo, i partiti politici e i sindacati sono contrari a questa soluzione, il 6 agosto Rehn ha scrittosul suo blog che chi si oppone “dovrà assumersene la responsabilità”. Il commissario ha ricordato che in Irlanda e Lituania il taglio dei salari è già stato applicato con successo.

 Il quotidiano nota che dopo aver superato le loro incomprensioni,

 la Commissione e il Fondo sono ora d’accordo per tentare la via della riduzione salriale per ridurre l’insostenibile tasso di disoccupazione spagnolo.

http://www.presseurop.eu/it/content/news-brief/4036661-bruxelles-sostiene-la-riduzione-del-10-dei-salari-spagna-come-chiede-l-fm

L’incredibile errore alla Stazione Dora a Torino che costerà 160 milioni di euro ai cittadini

Repubblica racconta l’incredibile errore che costerà ai cittadini torinesi 160 milioni di euro. per la connessione della Stazione Dora della Torino – Ceres alla linea proveniente da Milano del passante ferroviario per arrivare a porta Susa. Le due ferrovie ad oggi hanno un dislivello di 14 metri l’una rispetto all’altra e in anni di lavori di rifacimento del passante ferroviario non è stato risolto in nessuna maniera il problema per cui sarà necessario spendere 160 milioni di euro per un tunnel di due chilometri per garantire la continuità ferroviaria piuttosto che una banale ascensore in grado di permettere il trasbordo dei viaggiatori da un livello all’altro.

Questa è la storia di un treno che non riesce a trovare i suoi binari. Arriva fino a una stazione e scopre che la via ferrata prosegue 14 metri più in basso: un salto equivalente a una casa di cinque piani. Il deprecabile dislivello è il risultato di lunghe riunioni con gli ingegneri, i geometri, gli esperti che nel corso degli ultimi 23 anni si sono occupati della ferrovia per l’aeroporto di Caselle. E che hanno creato l’incredibile caso del treno che viaggia sulla Luna. Oggi quegli stessi esperti stanno per realizzare una soluzione non meno incredibile: per riparare all’errore è necessario spendere altri 160 milioni di euro costruendo una galleria e una stazione nuove di zecca. E buttare al vento un’altra quarantina di milioni di quelli spesi nel 1990 per realizzare la linea attuale. Succede a Torino, Italia. Da mercoledì scorso sede dell’Authority dei trasporti.
In un tempo non lontano era possibile arrivare da Caselle a Torino centro in treno. L’impresa era riuscita ai tifosi di Italia 90 e anche al popolo delle Olimpiadi invernali del 2006. La ferrovia per l’aeroporto era stata ammodernata in vista dei Mondiali di calcio con una spesa equivalente ai 100 milioni di euro di oggi. Dall’aeroporto si arrivava alla stazione Dora e da questa i binari si inserivano sulla linea proveniente da Milano proseguendo per porta Susa.
Poi è successo l’imprevedibile. “Quando si è scelto di abbassare il piano della ferrovia per Milano, tutto il sistema dei livelli è andato in tilt”, sintetizza Paolo Foietta, dirigente della Provincia. Decisione presa nel 2003 e realizzata nel 2007. Anche le ferrovie per l’inferno, come le strade, sono lastricate di buone intenzioni. Nel caso, l’abbassamento dei binari era nato per eliminare la massicciata che divideva in due la città, costringendo gli abitanti a vivere contro un muro. Nessuno aveva però pensato alle conseguenze: se si abbassa una ferrovia, bisognerebbe far scendere anche quelle collegate. Invece la ferrovia per Caselle è rimasta al livello precedente, mentre quella per Milano è stata abbassata di 14 metri. Alla stazione Dora i treni che arrivano dall’aeroporto devono fermarsi sull’orlo del precipizio e guardano dall’alto in basso tutto il traffico che viaggia verso il cuore della città nella nuova sede abbassata del passante ferroviario.
http://www.quotidianopiemontese.it/2013/08/09/lincredibile-errore-alla-stazione-dora-a-torino-che-costera-160-milioni-di-euro-ai-cittadini/#_

“Io, disoccupato da anni Per sfamare la famiglia non mi resta che rubare”

Angelo ha 52 anni, una famiglia a carico e una situazione economica difficile che lo accompagna dal 2008, quando ha perso il posto fisso. Dopo una continua e inutile ricerca di un impiego ha chiesto aiuto a Bergamonews: “Sono arrivato al punto di dover scegliere se ammazzarmi o ammazzare qualcuno”.

 “Io, disoccupato da anni Per sfamare la famiglia non mi resta che rubare”

 di Luca Bassi

 Il lavoro come un miraggio, la solidità economica come un’utopia. Angelo non sa più da che parte voltarsi. Nei suoi occhi c’è tutta la disperazione di un uomo di 52 anni al quale è rimasta solo la famiglia. La famiglia e nient’altro. Il posto fisso l’ha perso nel 2008, dopo dieci anni di fedele servizio alla Italpremiscelati di Solza, nella quale era impegnato come autista. Poi due anni di inattività e qualche lavoretto saltuario che, tra il 2011 e il 2012, gli ha fatto guadagnare qualche soldo.

 Dopodiché il nulla. Curriculum, e-mail, colloqui. Ma niente di concreto.

 Oggi Angelo ha deciso di rivolgersi a Bergamonews. Un messaggio in posta elettronica ha attirato la nostra attenzione: “Si parla di lavoro solo per i giovani ma di noi 50enni si sono tutti dimenticati. Ho difficoltà dal 2008 e ora sono arrivato al punto di dover scegliere se ammazzarmi o ammazzare qualcuno. Sono esasperato, datemi una mano”. Un grido d’aiuto vero e proprio, quello del nostro lettore, che non è caduto nel vuoto.

 Venuto a trovarci in redazione davanti a un caffè, Angelo ci ha portato la testimonianza della disperazione di chi non può vivere perché, senza uno stipendio, risulta essere un difetto sociale. Una disperazione che si mischia con la rabbia, con la vergogna, con la delusione. E con tanta, tantissima preoccupazione: “Perché ormai sono arrivato a un punto di non ritorno – ci spiega con la voce rotta dallo sconforto, gli occhi lucidi -. Siamo in quattro in famiglia e per ora stiamo tirando avanti con l’indennità di disoccupazione che mio figlio percepisce da gennaio, quando la Ppm di Brembate Sopra non gli ha rinnovato il contratto a termine. Ma ad agosto scadranno gli otto mesi e anche questa entrata finirà. E allora sarò costretto a delinquere per far mangiare la mia famiglia”.

 Rubare. E’ questa la parola che Angelo ripete più e più volte. Nel farlo, però, abbassa sempre lo sguardo: “Mi vergogno a dire certe cose – spiega -, ma non ci sono alternative: di certo i miei figli e mia moglie a digiuno non ce li lascio. E allora dovrò sperare che non mi succeda nulla di male, anche se la strada che sarò costretto a prendere è brutta e pericolosa. Negli anni scorsi uno rubava per scelta, quasi come se fosse una professione, oggi invece lo fa perché non ha altre opzioni”.

 Eppure Angelo ha cercato lavoro in ogni angolo, così come il figlio 24enne, come la figlia 21enne. Ma senza fortuna: “O sei troppo vecchio o non hai esperienza; nessuno ha bisogno di te, insomma. Ho chiesto aiuto anche al sindaco del mio paese ma a quanto pare pure lì non c’è spazio per me o per i miei figli. E intanto – continua – cosa mi tocca vedere? I politici che fanno le battaglie per salvare questo o quel politico dalla galera. Ma che pensino ai cittadini che muoiono letteralmente di fame, ai cittadini che ogni mese devono versare centinaia di euro in tasse senza ottenere in cambio nulla, ai cittadini che ora non hanno più nemmeno l’onore e l’orgoglio che un tempo, almeno, erano un loro diritto”.

 Chiudiamo con un appello. E’ quello che il nostro lettore lancia a chiunque possa trovargli un’occupazione: “Sarei disposto anche a pulire i bagni, inginocchiato. Perché il lavoro non è mai una vergogna, il lavoro è dignità e io, padre di famiglia – conclude -, ho solo voglia di riprendere la mia”.

http://www.bergamonews.it/cronaca/io-disoccupato-da-anni-sfamare-la-famiglia-non-mi-resta-che-rubare-178273

La sinistra non capisce nulla

DI MARINO BADIALE
il-main-stream.blogspot.it

Francesco De Gregori, l’autore di tante bellissime canzoni che hanno segnato la nostra “educazione sentimentale”, ci ha fatto sapere alcune sue opinioni politiche in un’intervista al Corriere della Sera del 31 luglio *. Si tratta di un documento interessante per capire la realtà del nostro paese, e in particolare di quella parte dell’opinione pubblica che qualifichiamo “sinistra”. De Gregori infatti è una persona colta e intelligente, sa parlare bene, non aggredisce e non insulta. Non è uno studioso, ma è sicuramente un rappresentante della parte migliore dell’opinione pubblica di sinistra. Ebbene, che cosa emerge da questa intervista?

Emerge, per esempio, che De Gregori alle ultime elezioni ha votato Monti e Bersani e che nutre “un certo rispetto per il lavoro non facile di Letta e Alfano”. Opinioni rispettabilissime e condivise da molti. La cosa che turba leggermente la mia mente razionalistica è che De Gregori, dopo queste affermazioni, aggiunge

Sono convinto che vadano tutelate le fasce sociali più deboli, gli immigrati, i giovani (..). Sono convinto che bisogna lavorare per rendere i poveri meno poveri, che la ricchezza debba essere redistribuita; anche se non credo che la ricchezza in quanto tale vada punita. E sono a favore della scuola pubblica (…)

Ora, il problema che si pone è ovvio: come fa una persona intelligente e onesta a tenere assieme le due cose? La risposta è abbastanza facile: De Gregori non ha capito nulla. Non ha la minima idea di quale sia la realtà sociale, economica e politica dell’Italia e del mondo. Ovviamente, questa affermazione deve essere presa cum grano salis. Intendo cioè dire che una persona come De Gregori non ha capito le cose fondamentali, non ha uno strumento di lettura corretto della realtà, e quindi non sa in nessun modo comprendere la realtà stessa. Poi in mezzo a questa fondamentale incomprensione vi possono essere tante singole osservazioni sensate e analisi ragionevoli. Ma nella sostanza l’incomprensione è totale.

Ovviamente non si tratta di un limite personale (fosse questo, non varrebbe la pena parlarne). Il punto è quello che dicevamo sopra: De Gregori è un ottimo rappresentante dell’opinione pubblica di sinistra (delle sue parti migliori, aggiungiamo). Questo ci permette di definire cosa è la sinistra oggi: è la parte di opinione pubblica nella quale è possibile sostenere di votare per Monti affermando allo stesso tempo di voler tutelare le fasce più deboli, senza che questa strabiliante affermazione venga accolta, come meriterebbe, da fischi e pernacchie. La domanda allora è la stessa vista sopra: come è possibile? E la risposta è pure la stessa: è possibile perché la sinistra non ha capito nulla di quello che è successo negli ultimi trent’anni, in Italia e nel mondo (mi riferisco qui, ovviamente, alle persone oneste come De Gregori, escludendo i mascalzoni). E qui per “sinistra” intendo ovviamente quella sua parte che ne struttura il ragionare e il sentire, cioè il ceto politico, gli intellettuali, i giornali  e gli studiosi. L’intero mondo della sinistra non capisce nulla della realtà contemporanea.  Questo dovrebbe essere ormai un punto fermo. Occorre assumerlo con chiarezza, per metabolizzarlo e andare, si spera, oltre la sinistra. Come esercizio di metabolizzazione, si può cominciare a sostituire alla astrazione “sinistra” la concretezza di alcune singole persone. Provate: Rossanda non ha capito nulla. Tronti non ha capito nulla. Asor Rosa non ha capito nulla. Fassina non ha capito nulla. E così via. E’ un esercizio salutare.

Marino Badiale
Fonte: http://il-main-stream.blogspot.it
Link: http://il-main-stream.blogspot.it/2013/08/la-sinistra-non-capisce-nulla.html
5.08.2013

Avaaz: una cortina di fumo che nasconde le bombe all’uranio impoverito

agosto 8, 2013

 

Dominique Guillet. Lliberterre 14 novembre 2012

 no tav,generale russo venaus,susa,chiomonte,torino-lione,chianocco,davi luciano

 

Poco dopo l’operazione speciale psicologica chiamata 11/9, il generale Wesley Clark, ex comandante in capo della NATO (North Atlantic Terrorist Organization), incontrò al Pentagono un ufficiale di stato maggiore che l’invitò a guardare un documento riservato del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e che prevedeva, nei successivi 5 anni, l’invasione di sette Paesi (da “liberare” nel linguaggio orwelliano) da parte degli Stati Uniti: Iraq, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran. Il generale Wesley Clark, in pensione, ha più volte dichiarato pubblicamente in proposito: “E’ stata una dichiarazione sorprendente: l’esercito servirebbe a scatenare le guerre e far cadere i governi e non a impedire i conflitti. Invadiamo Paesi. I miei pensieri correvano. L’ho messo da parte, era come una pepita da conservare. Un gruppo di persone ha preso il controllo del Paese con un colpo di Stato politico, Wolfowitz, Cheney, Rumsfeld… Potrei citare una mezza dozzina di altri dipendenti del Progetto per un Nuovo Secolo Americano (PNAC). Volevano che il Medio Oriente sia destabilizzato, incasinato e posto sotto il nostro controllo.” (1)

E’ una coincidenza che l’organizzazione chiamata Avaaz ha sostenuto l’intervento militare in Libia (19/20/21) e Siria (25/26/27/28)? E’ una coincidenza che Avaaz s’immischia negli affari interni della Somalia (2/3/4)? E’ un caso che Avaaz s’immischia negli affari interni del Sudan (5) accusando inoltre l’assai demonizzato Iran di rifornirlo di armi (7/8)? E’ una coincidenza che Avaaz s’immischi negli affari interni dell’Iran (9/10)? Chi sono questi “attivisti di Avaaz” coinvolti concretamente, nel 2012, nelle operazioni per destabilizzare la Siria (11)? L’organizzazione Avaaz non è semplicemente una testa di ponte della CIA, ma una gigantesca cortina fumogena che nasconde le bombe liberatrici all’uranio impoverito dell’imperialismo occidentale?

no tav,generale russo venaus,susa,chiomonte,torino-lione,chianocco,davi luciano

Nell’autunno del 2009, scrivendo i miei quattro articoli sulla truffa del riscaldamento globale antropogenico (13), ho scoperto che gli attivisti di questa organizzazione hanno cercato di raccogliere fondi in pochi giorni, fino a 150.000 dollari US, per creare un blog per il vertice di Stoccolma. “Abbiamo solo un paio di giorni, da qui a lunedì potremmo raccogliere 150000 dollari, Avaaz potrebbe impegnare maggiori risorse in questo progetto, costruendo una mappa del mondo e un blog tipo twitter per collegare tutti gli eventi organizzati per il clima entro il 21 settembre, creando un database globale telefonico per permettere a migliaia di noi d’inondare i nostri leader di telefonate, ed infine, assumendo un team di professionisti per fare un balzo di qualità mediatico, contro le potenti lobbie industriali e del petrolio.” 150.000 dollari finanziati da ingenui attivisti per creare un blog! La mente vacilla. Al momento pensai che Avaaz fosse una ONG fraudolenta, un’organizzazione per gabbare i gonzi all’unico scopo di sottrarre un sacco di soldi agli attivisti, e il cui strumento principale si basa su patologie moderne, il petizionismo acuto e la sfrenata coniugazione del verbo “cliccare”. Ed è chiaro che Avaaz eccelle quale gigantesca macchina per cliccare/spillare dollari/euro. Basta  verificare su internet una delle sue campagne, del 2009, per raccogliere fondi, con grande enfasi sulle piccole quantità: “Questo è un momento cruciale per l’Iran e per il mondo. Possiamo scoprire la verità attraverso l’organizzazione di un sondaggio post-elettorale rigoroso e urgente di cittadini iraniani, chiedendogli per chi hanno votato e pubblicando i risultati nei media. Più di un terzo dei voti è in gioco, e il nostro sondaggio può ben dimostrare che diciamo la verità, se siamo in grado di raccogliere 119.000 euro nelle prossime 24 ore, pubblicheremo i risultati prima che il Consiglio dei Guardiani della Costituzione non renda pubblici i risultati del conteggio dei propri voti. Se possiamo raccogliere più soldi, possiamo estendere la portata della campagna. Abbiamo urgente bisogno che 10.000 di voi forniscano una piccola somma. Aiutateci a finanziare l’indagine utilizzando il modulo sicuro qui di seguito.”(10)

Ci si chiede anche di cosa sia sicura Avaaz, con la seguente frase in grassetto rosso: “228449 dollari donati per aiutare a finanziare un sondaggio per la verità in Iran“, che vi appare? Sul sito di Avaaz-Francia di oggi, novembre 2012, si può premere il pulsante Paypal per contribuire finanziariamente al sondaggio, quantomeno molto “post-elettorale”. Dopo aver controllato la stessa campagna sul  sito statunitense, si scopre che la sede centrale si è profusa in scuse, nel 2009, circa l’impossibilità di fare il sondaggio, secondo essa a causa della corruzione in Iran. All’epoca, Avaaz propose ai derubati, in tutta sincerità naturalmente, di recuperare il maltolto inviando una e-mail, o di renderlo disponibile per un’altra campagna che aveva appena lanciato per garantire la connessione internet gratuita in Iran! (12)… assicurandosi il jackpot di Paypal.

no tav,generale russo venaus,susa,chiomonte,torino-lione,chianocco,davi luciano

Perché Avaaz ha bisogno di soldi, tanti soldi, per organizzare le sue petizioni virtuali su alcuni computer, specialmente per la remunerazione dei suoi dirigenti. Perché, affermiamolo forte e chiaro, i dirigenti di Avaaz non sono pagati con arachidi virtuali: il fondatore e direttore esecutivo Ricken Patel ha ricevuto nel 2010 la modesta somma salariale di 183.264 dollari (15.200 dollari al mese), un leggero aumento rispetto al suo stipendio di 120.000 dollari dell’anno precedente, mentre il manager delle campagne, Ben Wikler, ha raggiunto 111.384 dollari di stipendio. Quello stesso anno, il 2010, Avaaz disse nella sua dichiarazione dei redditi (modulo 990) dichiarò 921.592 dollari per “nuove campagne e consulenze”, 182.196 dollari per “spese di viaggio”, 262.954 dollari per “spese pubblicitarie”, 404.889 dollari per “costi nella tecnologia dell’informazione”, ecc, ecc. Tutto questo puzza di clientelismo e truffa finanziaria arci-dollarizzata. Tra le poche spese di gestione di Avaaz vi è Milena Berry (e il marito Paul) per il lavoro di consulenza IT (Information Technology), qualcosa come 245.182 dollari nel 2009 e 294.000 nel 2010. Nonostante l’elevato stipendio di Milena Berry, che si presenta come il capo tecnico della gestione IT, l’organizzazione Avaaz ha lanciato un appello alla generosità nelle donazioni per rafforzare il proprio sistema informatico, a seguito di un presunto attacco informatico nel maggio 2012. No comment.

L’organizzazione Avaaz non sembra aver fretta di pubblicare la sua dichiarazione dei redditi del 2011, il che è abbastanza comprensibile data la pletora di articoli apparsi su internet che denunciano questa organizzazione fraudolenta. A metà novembre 2012, il “modulo 990″ era ancora assente dal sito, mentre la revisione della relazione finanziaria venne rilasciata da una società di revisione di New York (Lederer, Levine e Associati), il 19 giugno 2012. Avaaz fu creata nel 2006 da MoveOn.org e Res Publica. “Avaaz” in diverse lingue dell’Asia e dell’Europa orientale significa “voce”. La voce silenziosa dietro Avaiaz e Res Publica è quella di tre individui: Tom Perriello, ex-membro del Congresso degli Stati Uniti; Ricken Patel, consulente di molti enti controllati da predatori psicopatici; e Tom Pravda, ex-diplomatico inglese e consulente del dipartimento degli Interni degli Stati Uniti. Altri fondatori di Avaaz sono Eli Pariser (direttore esecutivo di MoveOn), Andrea Woodhouse (consulente per la Banca Mondiale), Jeremy Heimans (co-fondatore di GetUp! e di Purpose) e l’imprenditore australiano David Madden (co-fondatore di GetUp! e di Purpose).

MoveOn, il co-fondatore di Avaaz, distribuì nel 2002, attraverso il suo comitato di azione politica, 3 milioni e mezzo di dollari USA a 36 candidati del Congresso. Nel novembre 2003, MoveOn ricevette 5 milioni dollari dal miliardario speculatore George Soros. Ricken Patel, del resto, ha dichiarato pubblicamente che l’Open Society Institute di George Soros (rinominato nel 2011 Open Society Foundation) è uno dei membri fondatori di Avaaz. Chi è George Soros? Uno dei predatori psicopatici alla guida del CFR (Council for Foreign Relations) e membro del Gruppo Bilderberg. CFR e Bilderberg Group sono due tentacoli della piovra del cosiddetto “Nuovo Ordine Mondiale”. CFR e Gruppo Bilderberg furono creati dai Rockefeller, la famiglia responsabile di molti mali che affliggono il mondo. Per la cronaca, la Fondazione Rockefeller promosse le leggi eugenetiche negli Stati Uniti all’inizio del secolo scorso, ha finanziato il nazismo prima e durante la seconda guerra mondiale, e finanziato la ricerca genetica dal 1945, quindi l’intero settore delle chimere genetiche, e infine ha lanciato la devastante Rivoluzione Verde…

Avaaz è stata nel giugno 2009 uno dei partner della campagna Tcktcktck di Havas, accanto all’EDF, Banca Loyds… e 350.org, un’organizzazione finanziata da Fondazione Ford, Rockefeller FoundationRockefeller Brothers Fund e dall’organizzazione del miliardario George Soros. George Soros è il primo finanziatore di tutto questo movimento delle ONG dagli obiettivi occulti. Durante l’estate del 2009, l’Open Society Institute (Soros) diede un contributo di 150.000 dollari ad Avaaz.  In aggiunta a tale concessione, Avaaz ricevette da Res Publica (finanziata da Soros) 225.000 dollari nel 2006, 950.000 nel 2007 e 500.000 nel 2008. La Fondazione per promuovere l’Open Society (Soros) ha dato ad Avaaz nel 2008/2009 300.000 dollari per il sostegno generale, e 300.000 per la campagna (la truffa) climatica con cui Avaaz ha la particolarmente brillante esperienza di saper creare denaro non virtuale per combattere il riscaldamento globale virtuale con petizioni altrettanto virtuali. Ricken Patel non dice d’altronde e da nessuna parte, nella sua crociata contro il riscaldamento globale di origine antropica, come ridurre l”impronta di carbonio’ generata dagli enormi emolumenti concessi dai suoi buoni amici di Avaaz (una redistribuzione delle generose donazioni della cricca di Soros, mentre Avaaz afferma sfrontatamente che l’organizzazione riceve denaro da donazioni individuali!), e l”impronta di carbonio’ generata dagli altissimi salari di Avaaz! Si tratta probabilmente di una riduzione virtuale. E per di più, non abbiamo controllato se le multiple tasche di Ricken Patel abbiano generato molteplici “impronte di carbonio” associate a stipendi multipli. Anzi, è co-fondatore e co-direttore di Faith in Public Life (una grande organizzazione cristiana), e consulente dell’International Crisis Group, della Fondazione Rockefeller, della Bill Gates Foundation, delll’ONU, dell’Harvard University, di CARE International,International Center for Transitional Justice, co-fondatore e co-direttore di DarfurGenocide.org e co-fondatore e direttore di Res Publica. Un ecc, ecc, fino alla nausea.

no tav,generale russo venaus,susa,chiomonte,torino-lione,chianocco,davi luciano

Nella cricca dei fondatori di Avaaz, la cui ideologia si basa sulla pratica della sindrome del click-click e delle piccole somme, Patel non è l’unico a indossare cappelli multipli. Tom Perriello si ritrova consulente o gestore di: National Council of Churches of Christ, Catholics United, Catholics in Alliance for the Common Good, Faithful America, Faith in Public Life, Center for a Sustainable Economy, Center for American Progress Action Fund, Youth and Environmental Campaigns, E-Mediat Jordan, International Center for Transitional Justice, Res Publica, The Century Foundation, l’ONU, Open Society Institute, ecc. ecc. Ha lavorato con il reverendo James Forbes sui concetti di “giustizia profetica”. Tom Perriello supporta la cosiddetta “guerra al terrore“, l’operazione speciale psicologica lanciata da Bush e continuata da Obama. La sua visione d’Israele rientra nella favola: vede questo Paese come una delle “creazioni più spettacolari ed emozionanti della comunità internazionale” del 20° secolo ed è convinto che “vi sia un rapporto strategico e morale tra Stati Uniti e Israele“, ecc, ecc fino alla nausea. Il grande amore di Tom Perriello per Israele non impedisce ad Avaaz di lanciare una petizione per sostenere i poveri palestinesi perseguitati dallo Stato sionista! E qui sta il grande genio strategico di Avaaz nel sfruttare attivisti sinceri: Avaaz promuove, di volta in volta, “nobili” cause: le api, i palestinesi… e anche Kokopelli. Avaaz ha anche lanciato una petizione per mandare i banchieri in galera, quegli stessi banchieri che hanno promosso assieme ad Avaaz la legislazione “cap and trade” (JP Morgan Chase, Bank of America…) o con cui i fondatori di Avaaz collaborano nell’International Crisis Group (Morgan StanleyDeutsche Bank…).

Avaaz ha raggiunto il picco della grande farsa quando l’organizzazione lanciò la campagna per fermare la “guerra contro la droga”. Il 3 giugno 2011, il burattino Ban Ki-moon ricevette dalle mani di Ricken Patel, insieme a Richard Branson fondatore della Virgin, una petizione di 600.267 persone: “Terminate la guerra alla droga“. Di cosa stiamo parlando? Di una campagna per depenalizzare cannabis, ayahuasca, funghi di psilocibina e peyote? O una campagna per fermare la guerra contro la cancrena sociale formata dalla commercializzazione a tutto campo dell’eroina e della cocaina? Scommetto che è la seconda alternativa. Eroina e cocaina sono i due più generosi fondi neri della mafia dei predatori psicopatici, così come fonte di contanti per le grandi banche internazionali. La presenza dell’alleanza occidentale in Afghanistan ci dice, tra le altre cose, che il controllo dell’oppio, il 95% della produzione mondiale, si concentra in questo Paese. Quali  giornalisti degni di tale titolo hanno informato il pubblico dell’enorme scandalo del riciclaggio di centinaia di miliardi di narcodollari, dall’eroina e dalla cocaina, delle principali banche internazionali (23/24) HSBC, Wells Fargo, Bank of America…?

no tav,generale russo venaus,susa,chiomonte,torino-lione,chianocco,davi luciano

Tutte queste campagne sono solo una grande cortina fumogena per nascondere le finalità odiose che Avaaz supporta al servizio dell’imperialismo occidentale, la distruzione della Libia, la destabilizzazione della Siria, la destabilizzazione dell’Iran, la destabilizzazione della Bolivia di Evo Morales. Tutte queste operazioni di distruzione e destabilizzazione di Paesi sovrani sono promosse da Tom Perriello, le cui opinioni belliciste (“pro-guerra”) non sono un segreto per nessuno. In un video (14), Tom Perriello, si presenta come il direttore onorario di E-Mediat Jordan, un’organizzazione situata in Giordania, un paese al confine con l’Iraq e la Siria. Si rivolge ai giovani dell’organizzazione (“un centro di formazione, tecnologie e strumenti“) che sono pronti, ha detto, “a sacrificarsi per il loro Paese“, cioè a servire da carne da cannone per l’avanzamento dell’imperialismo occidentale.

Nel maggio del 2009, quando 60 membri del Congresso degli Stati Uniti votarono contro l’assegnazione di 97 miliardi dollari nelle guerre in Iraq e Afghanistan, Tom Perriello la votò. Nel marzo 2010, un ricevimento fu organizzato da due organizzazioni pseudo-verdi “League of Conservation Voters” e “Environmental Defense Action Fund” per raccogliere fondi per la rielezione al Congresso degli Stati Uniti di Tom Perriello. MoveOn.org, co-fondatore di Avaaz, gli assegnò 100.000 dollari per la sua campagna di rielezione. Nel marzo del 2010, quando 60 membri del Congresso degli Stati Uniti votarono contro l’estensione della guerra in Afghanistan, Tom Perriello la votò. Il 27 luglio 2010, Tom Perriello votò contro il ritiro delle truppe statunitensi dal  Pakistan. Il 27 luglio 2010, quando 115 membri del Congresso degli Stati Uniti votarono contro l’assegnazione di ulteriori 33 miliardi dollari per la guerra in Iraq, Tom Perriello la votò. Il 30 luglio 2010, Tom Perriello votò contro il regolamento (HR 3534) per supervisionare la perforazione di  petrolio offshore e votò a favore di una moratoria all’imposizione di sorveglianti nelle perforazioni offshore. Il 15 dicembre 2011, Tom Perriello divenne direttore di CAP Action, uno dei rami del Center for American Progress. Sul Democracy Journal, dopo aver elogiato il “successo” dell’intervento militare in Libia, disse: “Oggi, Gheddafi è morto e il popolo libico può, per la prima volta da decenni, avere la possibilità di godere di una governance responsabile e democratica… Non ci sono stati morti tra le truppe americane. I combattenti ribelli e la stragrande maggioranza della popolazione hanno celebrato la vittoria come una liberazione e i siriani coraggiosi che affrontano la morte ogni giorno, opponendosi al proprio regime repressivo, hanno accolto con favore la caduta di Gheddafi. Tutti questi risultati sono piccole imprese per coloro che hanno a cuore la dignità umana, la democrazia e la stabilità…

Queste sono in realtà le grandi conquiste che caratterizzano la “liberazione” della Libia, che era il Paese più ricco dell’Africa: un diffuso caos sociale, attentati quotidiani, continue lotte interne, per non parlare di 50-100000 civili libici liberati per sempre dall’”oppressione” di Gheddafi, morendo sotto le bombe contenenti uranio impoverito dell’occidente. Sia attraverso i piani guerrafondai dei suoi fondatori o le proprie campagne di destabilizzazione e d’invasione militare di Paesi sovrani, Avaaz è chiaramente un’organizzazione complice di crimini di guerra. Non ho né il tempo, né la voglia di sondare ulteriormente le profonda immoralità di questa organizzazione malvagia. Rinvio i lettori ai diversi articoli e storie che iniziano ad emergere su internet (29/30/31/32) e, in particolare, a quattro ottimi rapporti investigativi scritti da Cory Morningstar, in Canada (15/16/17/18). Ciò che credo sia una grande cortina fumogena, diffusa dalle campagne “umanistiche” di Avaaz per i palestinesi, le api, la foresta amazzonica o Kokopelli… sta svanendo rapidamente. Avaaz è la “voce” occulta del complesso militare-industriale che cerca di seminare il caos bellico sul pianeta.

Avaaz, giù la maschera!

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Malta non si piega ai diktat Ue: Letta fa sbarcare a Siracusa i clandestini naufragati in Libia

I maltesi come mai non vengono considerati razzisti se si rifiutano?

Malta non si piega ai diktat Ue: Letta fa sbarcare a Siracusa i clandestini naufragati in Libia
Il governo maltese non acconsente l’attracco alla Valletta dell’imbarcazione con a bordo 102 immigrati. L’Ue è impotente. Alla fine tocca Letta spalanca le porte della Sicilia

Sergio Rame – Mer, 07/08/2013 –
Dopo un lungo braccio di ferro tra il governo maltese e i vertici dell’Unione europea, l’Italia ha deciso di accogliere i 102 clandestini salvati dalla nave cisterna Salamis alla quale Malta ha rifiutato l’attracco nel porto della Valletta.

Il Salamis è, quindi, sbarcato a Siracusa oggi pomeriggio dopo che il governo italiano ha dato il suo via libera al termine un intenso negoziato diplomatico che è durato tutta la notte. Il primo ministro Joseph Muscat ha ringraziato Palazzo Chigi per l’impegno e l’assistenza dati dal premier Enrico Letta per aver capito l’emergenza maltese dopo gli arrivi di centinaia di immigrati in poche settimane che hanno mandato in tilt le strutture di accoglienza dell’isola.

I 102 naufraghi, soprattutto eritrei, sono statoi soccorsi dalla nave cisterna Salamis a 45 miglia nautiche dalla Libia. Qui sono rimasti bloccati per un giorno intero dopo che le autorità maltesi hanno rifiutano l’ingresso in porto. Tra loro ci sono anche quattro donne in stato di gravidanza, una ferita che necessita di ricovero, e un bimbo di cinque mesi. Sin dalle prime battute del braccio di ferro, per il commissario europeo Cecilia Malmstrom la priorità è stata quella di “salvare le vite” dei clandestini. Da qui il diktat a Malta di lasciar sbarcare gli stranieri perché respingerli in Libia sarebbe “contrario alle leggi internazionali”. Il premier Joseph Muscat si è rifiutato spiegando di “essere in possesso di prove” che attestano come Leopoldo Manna, capitano del Salamis, “abbia ignorato le indicazioni del Centro soccorsi italiano” di sbarcare i clandestini nel porto più vicino, e cioè in quello libico di Khoms, “per considerazioni di carattere commerciale”. “Malta soddisfa i suoi obblighi internazionali – ha spiegato – ma non ci si aspetti che intervenga per proprietari di navi irresponsabili che si beffano delle regole”. Così, mentre Bruxelles ha invitato a rimandare a un momento successivo “qualsiasi disputa sull’autorità responsabile della ricerca e del soccorso”, il ministro degli Esteri maltese Manuel Mallia ha sottolineato come il “no” all’ingresso in porto alla nave fosse un “punto di principio”. “Altrimenti – ha chiosato – si creerebbe un grave precedente”. Secondo il capo della diplomazia maltese, infatti, “l’Ue dovrebbe assistere i suoi stati membri, Italia e Malta, che sono dalla parte della legge” e non una nave che le ha infrante.

Durante un colloquio la Malmstrom ha dimostrato di non avere il quadro completo della situazione. A bordo della nave infatti, non c’era alcuna emergenza. Le forze armate hanno subito distribuito viveri e prestato cure mediche ai naufraghi. Anche i proprietari del Salamis, che batte bandiera liberiana ma è gestita dai greci della Hellenic shipping, hanno scritto al governo della Valletta, al centro italiano di coordinamento dei soccorsi, e al commissario Ue, per raccontare la propria versione dei fatti. L’Ue, però, è stata irremovibile. E, al termine di una lunghissima notte di trattative diplomatiche, Malta l’ha spuntata. E i 102 clandestini sono stati dirottati sulle coste siciliane.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/malta-non-si-piega-ai-diktat-ue-letta-fa-sbarcare-siracusa-i-941822.html

225 milioni: De Benedetti diversamente evasore

Posted By Redazione On 7 agosto 2013

L’editore di Repubblica condannato in appello per un enorme danno al fisco Ha detto: sentenza illegittima. Ma i giudici non l’hanno trattato come Berlusconi

«Questa sentenza è irricevibile, manifestamente infondata e palesemente illegittima». Parole di Silvio Berlusconi? No. Bondi, Santanchè, Brunetta? Macché.

Parole di Carlo De Benedetti, diffuse dal suo portavoce un annetto fa, il 25 maggio 2012.

Oddio, ma è lo stesso Carlo De Benedetti tessera numero uno del Pd ed editore di la Repubblica, il giornale che in queste ore sta facendo un mazzo così a Berlusconi sul fatto che in democrazia le sentenze si accettano e non si discutono e perché i magistrati vanno rispettati? Certo che è lui. Ed è stato condannato per una evasione fiscale da 225 milioni di euro. Impossibile. Vuoi vedere che lo stesso Carlo De Benedetti tessera numero uno del Pd ed editore di la Repubblica, il quotidiano che scrive che Berlusconi è ladro perché chi evade le tasse frega soldi pubblici, è un mega super ladrone e nessuno, dico nessuno, lo scrive e lo dice? Ebbene sì, almeno stando alla sentenza di appello emessa dal tribunale tributario del Lazio. Per bollarlo a vita bisognerà aspettare la sentenza della Cassazione, che a differenza di quanto avvenuto con Berlusconi, ci metterà non pochi mesi ma tanti anni, tre o quattro ancora, dicono. Non c’è fretta quando di mezzo c’è il Carlo De Benedetti tessera numero uno del Pd ed editore di la Repubblica perché lui si difende nei processi, non dai processi. Questo è iniziato nel ’95. Vent’anni sono passati e ancora non c’è fretta di concludere. Ci credo che Carlo De Benedetti, tessera numero uno del Pd ed editore di la Repubblica non scappa. È che nessuno lo insegue, nonostante la vicenda sia identica nella dinamica (infinitamente superiore nelle cifre) a quella che ha portato agli arresti di Berlusconi: plusvalenze su affari. Anzi no, una differenza c’è. Per gli inquirenti la tessera numero uno del Pd ed editore di la Repubblica poteva non sapere del pasticcio, quindi non c’è truffa ma solo danno erariale sanabile con soldoni (225 milioni). Tanto che non siamo in sede penale ma di giustizia tributaria. La stessa cosa che l’avvocato Coppi aveva chiesto, inascoltato, alla Cassazione per il suo imputato Silvio Berlusconi. Vuoi vedere che la giustizia in Italia non è uguale per tutti? No, impossibile, come dice tutti i giorni la Repubblica, quella del condannato (in silenzio) per 225 milioni di evasione.

 http://www.stampalibera.com/?p=65654

Da Fukushima 300 tonnellate al giorno di acqua contaminata nel Pacifico, la stima ufficiale

Marina Perotta  mercoledì 7 agosto 2013

 Il governo Giapponese ha reso noto che ogni giorno, da due anni, dalla centrale di Fukushima Daiichi finiscono in mare 300 tonnellate pari a 300000 litri di acqua contaminata

 

Da Fukushima 300 tonnellate al
              giorno di acqua contaminata nel Pacifico, la stima
              ufficiale

Ebbene quel che si temeva è accaduto, l’incidente di Fukushima Daichi non è mai stato sotto il controllo della TEPCO. Ogni giorno, da quell’11 marzo 2011, data del terremoto e dello tsunami poi, sono stati verati in mare ogni santo giorno 300 tonnellate di acqua contaminata da vari elementi radioattivi, tra cui lo stronzio. TEPCO sebbene sapesse ha sempre taciuto minimizzando al mondo il problema, probabilmente nel goffo tentativo di nascondere la sua imperizia e fors’anche di tenere in piedi la lobby del nucleare.

 Il premier del Giappone Shinzo Abe, nuclearista convinto, si è impegnato oggi a sostenere con gli sforzi del governo la perdita di acque radioattive nell’Oceano Paficifo per cui è stata dichiarata l’emergenza dalla RNA e ha ordinato al ministro dell’Economia, Commercio e Industria di agire con urgenza. Le perdite sono state stimate pari a 300 litri di acqua altamente contamonata da element radioattivi che si versa nell’oceano Pacifico ogni giorno.

 Secondo il governo anche se la TEPCO, la società che gestisce l’impianto nucleare di Fukushima Daiich,i prende tutte le misure necessarie per accelerare la decontaminazione del sito occorreranno almeno 40 anni e più di 8 miliardi di euro.

 Secondo un responsabile del ministero per l’Industria si inizieranno a pompare le acque sotterranee per limitare le perdite con l’obiettivo di ridurre quei 300 litri quotidiani giorno per giorno. Ma pprobabilmente questo obiettivo non sarà facile da raggiungere poiché già era stato dichiarato che la capacità di pompaggio si fermava a 240 litri al giorno.

 Appena sabato scorso il quotidiano giapponese Asahi Shimbun aveva reso noto che le acque della falde sotto la centrale stavano risalendo rapidamente e che entro tre settimane sarebbero esondate. TEPCO aveva reso immediatamente noto che era pronta a progettare muri di contenimento in cemento che purtroppo però sarebbero inutili avendo il livello delle acque già superato la possibile altezza. La soluzione immediata adotatta da Tepco consiste nell’iniettare nel suolo sostanze che lo rendano più solido per impedire che l’acqua appunto fuoriesca, ma non si crede molto in questa possibilità.

 https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&ved=0CDYQqQIwAA&url=http%3A%2F%2Fwww.ecoblog.it%2Fpost%2F105857%2Fda-fukushima-300-litri-al-giorno-di-acqua-contaminata-nel-pacifico-la-stima-ufficiale&ei=atICUq6bJsPDhAeXiYHwCQ&usg=AFQjCNFf7JsiaAglKMfPMmc1fTbPzYUdfw&sig2=TWtIx0GG_O0A-Kkx9Fad6w&bvm=bv.50310824,d.bGE

 

 

Uranio impoverito, il business segreto della regina Elisabetta

 Scritto da: Davide Mazzocco – mercoledì 7 agosto 2013

La Casa Reale britannica, incurante dell’impatto ambientale, avrebbe investito nell’uranio circa 4 miliardi di sterline. Una rivelazione shock sull’intreccio fra Buckingham Palace e società produttrici di armi

 La notizia, se confermata, è destinata a fare parecchio rumore. Secondo il gruppo pacifista Stop the War Coalition, la regina Elisabetta II, una delle donne più ricche e potenti del pianeta, avrebbe fatto affari con l’uranio impoverito, portando ingenti guadagni nelle casse di Buckingham Palace. Nel video, pubblicato su Youtube, gli attivisti raccontano di come, in sessant’anni, il capitale della Casa Reale Britannica sia cresciuto da 300 milioni di sterline a 17 miliardi di sterline. Come? Con investimenti nell’industria petrolifera nazionale (BP) e nelle aziende che producono armi che utilizzano l’uranio impoverito, come la Rio Tinto Zinc.

 Il video cita l’esperto Jay M. Gould che nel 1996 pubblico The Enemy Within, libro nel quale rivelava come la casa reale britannica, ma soprattutto la regina in prima persona, avesse investito una cifra di circa 4 miliardi di sterline nell’uranio attraverso la Rio Tinto Zinc, la compagnia mineraria fondata nel 1950 (con il nome Rio Tinto Mines) da Ronald Walter Rowland, per volontà della casa reale britannica.

 Nel video si sostiene che la Regina e gli altri reali abbiano investito nell’uranio impoverito, senza farsi troppi scrupoli sulle conseguenze sanitarie e ambientali delle loro speculazioni. Le armi all’uranio impoverito sono state utilizzate dai militari degli Stati Uniti durante la prima Guerra del Golfo contro l’Iraq, nel 1991. Da allora sono diventate di uso comune in numerosi conflitti, fra cui quelli in Afghanistan, nei Balcani e, nuovamente, in Iraq. Secondo il Ministero della Difesa degli Stati Uniti solamente in quel conflitto furono utilizzate fra le 315 e le 350 tonnellate di uranio impoverito in bombe, granate e proiettili.

 Secondo Doug Rocchi, che fu responsabile del Pentagono per i progetti sull’uranio impoverito, la decontaminazione dell’ambiente dove è stato utilizzato uranio impoverito è impossibile. 

A ventidue anni dal primo conflitto ea quasi dieci anni dalla “guerra preventiva”, in Iraq continua a crescere il numero di malformazioni, leucemie e patologie genetiche attribuibili all’utilizzo di uranio impoverito.

 I problemi del Medio Oriente, però, sono distanti dagli affari della casa reale, quegli affari che nascondono parecchie zone d’ombra che la stampa mainstream bada bene a tenere sotto silenzio, interessandosi piuttosto ai cappellini delle principesse e al nome del Royal Baby.

 Via | Stop The War Coalition

http://www.ecoblog.it/post/105827/uranio-impoverito-il-business-segreto-della-regina-elisabetta?utm_source=pulsenews&utm_medium=referral&utm_campaign=Feed%3A+ecoblog%2Fit+%28ecoblog%29

Chiede aiuto al parroco e lo rapina

la “risorsa” cercava le risorse ….
Chiede aiuto al parroco e lo rapina
Caccia a un nordafricano
 
di Lorenzo Zoli
CASTELGUGLIELMO – Lui, don Antonio Piva, parroco di Castelguglielmo, come sempre, di fronte a una richiesta di aiuto, si era subito dimostrato disponibile. Ma, questa volta, c’è chi ne ha approfittato. Con violenza. Mettendo a segno una rapina che ha scosso l’uomo di chiesa, benvoluto e stimato in tutte le parrocchie in cui ha prestato il proprio ministero. Un brutto episodio sul quale, ora, stanno lavorando i carabinieri del Radiomobile della Compagnia di Castelmassa.
Tutto è accaduto lunedì pomeriggio. Mancavano pochi minuti alle 18 e il sacerdote si trovava praticamente a metà strada tra la canonica e la chiesa, nella quale avrebbe dovuto officiare la consueta liturgia. All’improvviso è stato avvicinato da un giovane straniero. Forse marocchino, almeno dai tratti somatici che ha fatto in tempo a notare il religioso, quasi certamente, comunque, nordafricano. Il ragazzo ha spiegato a don Antonio ha spiegato che aveva necessità di 200 euro. Una somma per lui fondamentale, dal momento che gli serviva per istruire la pratica per il rinnovo del permesso di soggiorno, senza il quale non sarebbe potuto restare in Italia. Una somma della quale, però, il parroco non aveva la disponibilità immediata. Nonostante questo, ha subito fatto il gesto di mettere la mano in tasca, per elargire quanto poteva. Un gesto di buon cuore che, evidentemente, era quello che il malintenzionato attendeva per agire. Non appena, infatti, ha visto che don Antonio aveva estratto un piccolo fazzoletto, nel quale teneva i contanti, ha agito.
Ha allungato deciso la mano, strappando con violenza il fazzoletto al religioso, del quale ha vinto con violenza e decisione la resistenza. Ha preso il bottino e si è dato immediatamente alla fuga. È stato visto aprire di corsa la portiera di un’auto di piccola cilindrata, salire a bordo e partire a tutto gas. Non appena lanciato l’allarme, sul posto sono arrivati i carabinieri, che hanno raccolto da don Antonio una prima descrizione dello straniero. Il reato per il quale si procede è quello di rapina, e non di furto. Dal momento che, come detto, il malvivente, per potere fuggire con quella somma – si parla di 70 euro – non ha esitato a mettere le mani addosso a Don Antonio.

Mercoledì 07 Agosto 2013 –
http://www.gazzettino.it/nordest/rovigo/chiede_aiuto_al_parroco_e_lo_rapina_caccia_a_un_nordafricano/notizie/312920.shtml