La moneta cattiva scaccia la buona

di Cristoforo Barberi – 18/08/2013
 
La legge di Gresham, finanziere inglese, enunciata nel 1551,stabilisce che la cattiva moneta in circolazione scaccia quella buona. In parole povere le monete consumate o addirittura manomesse, diminuendo di peso, perdono il valore intrinseco, essendo di materiale prezioso, rispetto a quelle fior di conio.
Si creano così due sistemi monetari, uno gestito dai furbi e da chi può accumulare ed uno corrente usato dai fessi, dai poveri e da chi è costretto a farle circolare. I primi conservano e incassano monete nuove, pagano con le vecchie, i poveri non hanno tempo o possibilità di scelta ed usano le monete più correnti che sono come sono.
Sembra una banalità ma si creano due economie su piani diversi.
Questo concetto era stato addirittura descritto da Aristofane nella commedia “ Le Rane” ben quattro secoli prima di Cristo.
Questo chiaro concetto può essere esteso a vari campi dell’economia nel senso che ogni irregolarità danneggia la parte sana dell’economia stessa. Più si estendono sistemi irregolari, nel breve periodo apparentemente più vantaggiosi, più cresce la povertà generale nel lungo periodo. Alla fine non c’è più ricchezza per nessuno!
Il lavoro in nero oltre che irregolare danneggia il lavoro in chiaro. L’evasione fiscale danneggia il sociale. La concorrenza sleale ruba mercato all’economia regolare. L’offerta eccessiva fa calare i prezzi; sono cose che tutti possiamo riscontrare nella realtà odierna; ma si comincia ad intravvedere la fine che si farà.
La globalizzazione che permette una vasta mobilità dei popoli illude i poveri ad abbandonare i loro paesi, anziché spingerli a svilupparli, e li incanala verso i paesi più ricchi con il miraggio che sia conveniente per tutti. Per i poveri vale l’aspirazione ad un miglior tenore di vita, per i ricchi vale il calcolo di disporre di maggiore manodopera onde supplire alle carenze create dallo stato sociale, che permette ancora a molti di loro di vivere senza lavorare.
Una visione un po’ miope perché non considera i numeri della demografia: i ricchi destinati a diventare poveri sono circa un miliardo di esseri umani, i poveri sono circa cinque miliardi e saranno destinati solo ad essere solo un po’ meno poveri. I primi sono in forte decrescita, i secondi in crescita esponenziale. Il pianeta quindi può già specchiarsi, per il futuro, in quello che oggi sono la Cina o l’India; non potrà andare meglio.
Vale sempre il vecchio concetto che disponendo di una sola torta se la mangiamo in quattro le fette avranno una dimensione, se la dividiamo in venti, ammesso che basti, le fette avranno ben altra dimensione.
Chi si sposta verso i paesi ricchi apparentemente contribuirà all’arricchimento ma alla lunga scardinerà il sistema sociale: sanitario ed assistenziale. Il loro alto numero accrescendo la domanda di lavoro abbasserà i salari prima e gli stipendi poi, quando arriveranno poveri ma saranno diplomati o laureati.
In Italia ad esempio il salario base di un lavoratore non qualificato è ormai di trecento euro al mese, dieci euro al giorno, un euro l’ora. Ciò era assolutamente impensabile solo cinque o dieci anni fa.
E dire che esperti economisti e governanti per anni hanno sostenuto che ciò era una risorsa: lo è stato per tutti coloro che sfruttano questa gente. La vera risorsa sarebbe stato potenziare la crescita ordinata dei paesi poveri, combattere la corruzione e la cattiva ridistribuzione delle ricchezze naturali o prodotte dall’uomo nei loro paesi.
Può sembrare che queste idee siano false o che nascondano l’egoismo di chi avendole capite vuole essere lasciato in pace.
Non è così perché la famosa torta deve prima essere ingrandita e ciò è possibile operando proprio nei paesi poveri dove gli spazi sono enormi, le ricchezze naturali più abbondanti e braccia e menti molto più numerose.
Tornando al discorso della moneta, se importiamo povertà aumenteremo la povertà, se aumentiamo il lavoro nero sarà a scapito di quello in chiaro, se impostiamo una economia irregolare sarà a scapito di quella regolare, se salta lo stato sociale salta per tutti.
Fonte: giornaledelribelle

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45926&utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Zara sfrutta lavoratori-schiavi in Argentina?

Zara sfrutta i lavoratori-schiavi in Argentina, anche minorenni, sottoponendoli ad orari massacranti, dalle sette del mattino alla 11 di sera, senza sosta. La denuncia contro Inditex, il colosso spagnolo dell’ abbigliamento noto mondialmente per la sua marca Zara, viene da una Ong argentina, secondo cui in vari laboratori della regione di Buenos Aires lavorano gli operai-schiavi. La Alameda – una associazione argentina che si occupa di traffico di esseri umani, il cui presidente Gustavo Vera e’ molto vicino a Papa Francesco da quando era arcivescovo di Buenos Aires – ha lanciato una campagna contro Zara, denunciando l’azienda presso la procura speciale per la lotta contro il traffico umano e l’estorsione (Ufase). Vera ha raccontato alla stampa locale che la sua Ong ha visitato tre laboratori, dove ha visto ”operai sequestrati che lavoravano anche 15 ore al giorno in condizioni disumane”. In uno dei casi si trattava di ”immigranti boliviani, molti del quali in situazione irregolare”. In un altro laboratorio La Alameda ha scoperto sette operai stranieri con i documenti in regola ma sottoposti a orari massacranti. Vivevano sul posto con seri limiti alla liberta’ di spostamento e in condizioni igieniche inadeguate. Non e’ la prima volta che la multinazionale spagnola – di proprieta’ di Amancio Ortega, uno degli uomini piu’ ricchi del mondo – viene denunciata per lo sfruttamento dei lavoratori impiegati in loco. Nel 2011 Inditex aveva dovuto pagare una maxi multa di 1,4 milioni di euro in Brasile per lo stesso motivo, e l’anno scorso e’ stata inclusa in una lista nera stilata dal Centre for Research on Multinational Corporations per le sue attivita’ di produzione in India. Un portavoce dell’azienda ha reagito sostenendo che ”queste accuse ci colgono di sorpresa e sulla base delle poche informazioni a nostra disposizione, possiamo intanto garantire che uno dei laboratori in questione non ha nulla a che fare con i nostri fornitori certificati in Argentina”. Il portavoce ha aggiunto che il gruppo Š ”disposto a lavorare con La Alameda, ma non siamo stati contattati, ne’ da loro ne’ dalle autorita’ argentine”. Fonti locali di Zara hanno infine ricordato che ”abbiamo una politica di tolleranza zero per questo tipo di situazione: nell’ultimo biennio abbiamo realizzato 300 controlli sui 60 fornitori che abbiamo in Argentina e sono risultati adeguati agli standard di lavoro che abbiamo fissato”
Fonte: online-news.it
http://www.signoraggio.it/zara-sfrutta-lavoratori-schiavi-in-argentina/

LONDRA ABBASSA LA DISOCCUPAZIONE CON IL PRECARIATO TOTALE: I CONTRATTI ZERO HOURS

16 agosto 2013 

 Il contratto a zero ore esistente in Gran Bretagna non concede ai lavoratori né un salario, né un orario minimo di lavoro. Totale è la flessibilità, che può esporre a gravi abusi. Ormai il 3,5% dei dipendenti inglesi sono assunti grazie a questa formula contrattuale, con il risultato di falsare le statistiche ufficiali sulla disoccupazione.

 La nota flessibilità sociale della cultura anglosassone ha partorito in Gran Bretagna un “geniale” metodo per risolvere il dramma della disoccupazione che affligge il Vecchio Continente, isole incluse e Germania esclusa: il lavoro con contratto cosiddetto “zero hours”.

 IL CONTRATTO ZERO HOURS

 Gli zero hours sono rapporti di lavoro regolari, ma con la caratteristica sostanziale che il datore (a sua piena discrezione) può convocare il dipendente per incarichi che possono andare da pochi giorni a qualche settimana, intervallati da periodi di inattività ignoti a priori e senza limiti di durata. Chiaramente i periodi non lavorati non sono retribuiti e per di più questi contratti non prevedono copertura in caso di malattia né ferie (nonostante le norme europee sul lavoro dipendente impongano il riconoscimento di tali diritti). Oltre alla possibilità di non prevedere un minimo di ore da lavorare e una retribuzione di base, la paga oraria riconosciuta è di solito bassa. Il contratto a zero ore può essere applicato sia al settore privato che a vantaggio delle amministrazioni pubbliche: infatti anche il settore pubblico vi sta ricorrendo, spinto dall’esigenza di rimpiazzare i tagli di personale seguiti alla spending review britannica (di recente Buckingham Palace, la residenza ufficiale del sovrano del Regno Unito, ha assunto 350 dipendenti a zero ore).

 In sostanza in Gran Bretagna è stata creata una massa di lavoratori che servono a coprire i picchi produttivi dettati dalla domandaPer un’azienda il beneficio di questa tipologia contrattuale è tutt’altro che trascurabile: massima flessibilità, possibilità di rispondere con tempestività ai picchi di richiesta del mercato, notevole contenimento dei costi fissi del personale, organici di lavoratori a tempo indeterminato ridotti all’osso. Per i dipendenti, di converso, questo contratto implica la totale precarizzazione del lavoro, in cambio di nessun riconoscimento economico o di formazione professionale.

 

Dal punto di vista burocratico i contratti zero hours sono equiparati alle altre forme di assunzione e quindi inclusi nelle statistiche sul lavoro: il dipendente non risulta come disoccupato, ma è sempre considerato nelle rilevazioni ufficiali come lavoratore impiegato full-time (a prescindere dal suo impiego concreto)! L’indicatore della disoccupazione, quindi, è drogato da una formula contrattuale che può nascondere tempi di lavoro minimi o addirittura nulli: in pratica le statistiche sul lavoro sono fortemente sospettate di essere  falsate, visto che includono elementi tali da renderle inutilizzabili per avere realmente il polso della situazione occupazionale del paese.

 UN MILIONE DI LAVORATORI A ZERO ORE

 Finchè gli zero hours erano considerati una formula residuale di impiego (i dati ufficiali, sino a poche settimane fa, indicavano 200-250mila contratti in essere), i sindacati britannici hanno storto il naso, ma hanno accettato lo stato di fatto. Tuttavia di recente l’attenzione mediatica in Gran Bretagna è tornata forte sull’argomento, a seguito di un report del Chartered Institute of Personnel and Development (Cipd, autorevole istituto britannico di ricerca in materia lavoristica spesso utilizzato dall’Onu e da altre Agenzie internazionali): smentendo i dati ufficiali dell’ufficio nazionale di statistica, lo studio ha concluso che nel Regno Unito i lavoratori a zero ore sono almeno un milione, quattro volte di più rispetto alle stime ufficiali.

 Il fenomeno, quindi, non riguarda più quella (limitata) parte di mano d’opera  necessariamente flessibile necessaria per il buon funzionamento del mercato del lavoro e dell’economia in generale, ma si configura come un vero e proprio fenomeno di massa strutturale, in grado anche di fornire falsi segnali su come impostare le politiche pubbliche sul lavoro (proprio perchè inficia l’attendibilità dei dati sulla disoccupazione).

 MENO DISOCCUPAZIONE NONOSTANTE LA CRISI

 In Gran Bretagna molti osservatori spiegano il paradosso della crescita dell’occupazione durante la crisi economica proprio con i nuovi numeri attribuiti al contratto zero hours: visto che circa il 3,5% della forza lavoro rientra in questa categoria, vuol dire è in corso una migrazione dalle forme contrattuali ordinarie verso una formula più conveniente per il datore di lavoro in una fase congiunturale in cui il lavoratore è particolarmente debole in termini di diritti e tutele. In sostanza il sospetto è che oggi in Gran Bretagna non vi sia concretamente più lavoro, ma solo più contratti di lavoro (per lavoratori che lavorano meno). Due esempi su tutti: la catena di negozi Sports Direct ha 20mila dipendenti a zero ore (su 23mila), McDonald’s Uk impiega il 90% del personale (92mila collaboratori) a zero ore. I numeri sui contratti a zero ore, quindi, spiegano come mai i paesi mediterranei non riescono a replicare il “miracolo” della diminuzione della disoccupazione britannica a fronte di un Pil stagnante: semplicemente in questi paesi non è stato introdotta una formula in grado di gonfiare la validità delle rilevazioni statistiche.

 Andamento della disoccupazione in Gran Bretagna

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Evoluzione del Pil britannico

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In precedenza il decremento della disoccupazione era attribuito all’effetto del  “labour hoarding”, la diffusa prassi adottata dalle aziende in crisi di ridurre le condizioni economiche ai dipendenti al fine di evitarne il licenziamento (rimandando a tempi migliori il ripristino delle condizioni pregresse). Oggi appare chiaro che è più semplice (e conveniente) mantenere personale a zero ore, piuttosto che dipendenti con contratti d’impiego tradizionali (anche nel caso in cui accettino di essere sottopagati).

 L’EFFETTO ZERO HOURS SUL MONDO DEL LAVORO BRITANNICO

 Se si vuol cogliere un aspetto positivo, sicuramente i contratti zero hours eliminano ogni forma illegale di arbitraggio sul lavoro (caporalato). Ma è  stata introdotta una discrezionalità assoluta a vantaggio di uno dei contraenti: con tale formula, infatti, non ha più senso il concetto stesso di licenziamento, come altissimi sono i rischi di abusi conseguenti alla normale dialettica fra lavoratore e il suo superiore. Peraltro non sembrano essere rari i casi in cui il datore di lavoro mette in competizione fra loro i dipendenti per l’assegnazione di incarichi (resi scientemente esigui rispetto ai lavoratori disponibili). Un ulteriore aspetto deteriore  degli zero hours riguarda la stratificazione (legalmente accettata) fra dipendenti appartenenti a categorie di privilegio differenziate: già si sono verificati casi di premi aziendali attribuiti ai lavoratori ordinari e non a quelli a zero ore (seppure legalmente considerati a tempo pieno e spesso anch’essi con contratti a tempo indeterminato), anche a parità di numero di ore lavorate su base annua. In sostanza il rischio è che vengano istituzionalizzati fenomeni di bullismo e di prevaricazione (fino a giungere ad atteggiamenti apertamente ricattatori) sui luoghi di lavoro.

 Appare stupefacente il risultato di un recente sondaggio pubblicato dalla stampa britannica: i lavoratori a zero ore non sarebbero mediamente insoddisfatti della loro condizione, visto che solo il 14% vorrebbe lavorare di più. Seppure tale formula contrattuale riesce a soddisfare in qualche modo quella parte di lavoratori che non ambisce ad un impegno full-time (una quota di lavoratori può o vuole dedicarsi al lavoro per tempi limitati ed è disposta a rinunciare alle tutele dei tipici contratti part-time pur di lavorare), noi di Economy2050 riteniamo incredibile che in Gran Bretagna oltre 850mila cittadini (l’86% dei dipendenti a zero ore) siano soddisfatti di avere un impiego che non consente loro di contare su uno stipendio più o meno stabile. Il che si traduce, in termini pratici, in forti difficoltà a trovare un alloggio in locazione (nel Regno Unito l’affitto è molto più diffuso che in Italia) e nella preclusione di ogni possibilità di accesso al credito bancario. Il tutto, lo si ricorda, senza alcuna assistenza in caso di malattia.

 Più attinente alla realtà appare la notizia che stanno partendo in Gran Bretagna le prime cause pilota in cui alcuni lavoratori lamentano dei danni (morali e psicologici, oltre che economici) subiti a seguito di abusi nella gestione dei contratti a zero ore da parte dei datori di lavoro: qualora la magistratura dovesse fissare dei paletti rigidi alla risarcibilità dei danni  provocati dall’abuso della flessibilità lavorativa, c’è da scommettere che si scoprirà (nelle aule dei tribunali) che solo una minima parte dei lavoratori zero hours sono soddisfatti della loro attuale condizione.

 http://www.economy2050.it/londra-disoccupazione-precariato-contratti-zero-hours/

Sinai: Base USA?

di Nasser Kandil – 18/08/2013

Fonte: aurorasito

sinaiDiscussioni, studi, seminari e workshop sul Sinai e la sua importanza strategica si svolgono negli Stati Uniti. Alcuni ricercatori sono giunti a due possibili equazioni che si riassumono dicendo che la sicurezza di Israele dipende non dal Golan siriano ma dal Sinai, e che la sicurezza di oleodotti e gasdotti dipende dal Sinai non da Homs in Siria. Altri rilevano l’importanza strategica del Sinai in Egitto rispetto ad al-Qusayr in Siria; tenendo conto della frontiere terrestri e marittime dei due Paesi, il Sinai è strategicamente più importante della Siria.
Di solito, tale interesse dei centri di ricerca su un particolare argomento non è privo di scopo e non si limita a scambiare opinioni, reagire o esagerare un evento su sicurezza o politica, tanto più che gli organizzatori di questi workshop sono anche i responsabili delle politiche del settore. Diversi studi condotti forniscono una pletora di informazioni importanti sul Sinai, concentrandosi in particolare sulla geografia che offre due aree costiere, zone montuose e un vasto deserto che rispondono, quindi, alle condizioni richieste dal Pentagono per creare basi militari permanenti. Anzi, mezzo milione di abitanti distribuiti su 60000 kmq significa che l’area di questa regione è trenta volte maggiore di quella di Gaza, mentre la sua popolazione è quattro volte inferiore. In altre parole, il Sinai è centoventi volte meno densamente popolato di Gaza, mentre la sua superficie è pari a tre volte quella di tutta la Palestina, sei volte quella del Libano e dei territori occupati nel 1967 e 1948. Inoltre, attraversato dal gasdotto del Sinai attualmente attivo, che trasporta gas egiziano in Giordania attraverso la Palestina, potrebbe anche ospitare condutture dai Paesi del Golfo al Mediterraneo.
Geograficamente, il Sinai occupa entrambe le rive del Golfo di Aqaba, fronteggiando le coste saudite sul Mar Rosso e lo stretto di Bab al-Mandeb, sbocco marittimo dei Paesi del Golfo verso le coste di Yemen, Somalia, Sudan, Eritrea ed Etiopia. Adiacente ad una delle due sponde del Canale di Suez, si affaccia anche sul Mediterraneo aprendosi in profondità sull’Egitto per terra e per mare, e fiancheggiando Giordania, Gaza e Neghev. Inoltre, può ospitare infrastrutture come basi per portaerei, missili da crociera, missili Patriot, stazioni radar giganti, stazioni di ascolto e comunicazione via satellite, e basi per le forze terrestri statunitensi, che potrebbero arrivare a centomila soldati con la garanzia di essere completamente isolati dalla popolazione locale. Altri studi si sono concentrati sulla storia risalente ad Abramo, affermando che il Sinai è la culla della civiltà e delle religioni. Basandosi, tra le altre cose, sul lavoro di Kamal Salibi, sottolineano che la Torah è nata nella penisola arabica ed i primi seguaci di giudaismo, cristianesimo e islam sono nati  lì, per non parlare della dinastia monoteista degli Hyxos che precedettero e governarono l’Egitto e il Bilad al-Sham [i Paesi del Levante].
E’ improbabile che questi studi siano oggetto di una rinascita d’interesse in un momento in cui le equazioni regionali, calcolate e imposte dagli Stati Uniti possano essere sovvertite dal rapido sviluppo della situazione in Egitto e dalla permanenza di Bashar al-Assad e dei pilastri istituzionali siriani. No, questi studi rimessi all’ordine del giorno non possono essere casuali, tanto più che gli Stati Uniti sono in procinto di adottare una nuova equazione basata su una minore dispersione delle forze e una ritirata strategica su nuove grandi basi, focalizzate su Asia e Africa, prima di avventurarsi nel ridispiegamento su mari e oceani. Tuttavia è ancor più probabile che la politica di sicurezza degli Stati Uniti dovrà ora concentrarsi sul Sinai. Questo può richiedere mesi e persino anni in cui si testeranno le diverse opzioni. Tra tali opzioni vi è trasformare questa zona in un rifugio per le varie reti di al-Qaida, in cui droni statunitensi potrebbero continuare la loro azione, o trasformarla in un rifugio per i Fratelli musulmani, che per la loro continuità geografica con gli altri Fratelli di Gaza, gli permetterebbe di lanciare una guerra aperta contro il caos in tutto l’Egitto. Un’altra opzione più fattibile sarebbe utilizzare ogni opportunità creando operazioni fasulle che, facendo finta di minacciare Israele, soprattutto la vicina Eilat, giustifichino il controllo diretto sul Sinai attraverso gigantesche basi militari, divenendo così la più grande portaerei degli Stati Uniti nel mondo.
Questo controllo degli Stati Uniti sul Sinai sembra essere diventato l’obiettivo strategico del momento. Da lì, sarà possibile compensare la perdita delle ricchezze petrolifere e gasifere dovute al loro scacco in Siria. Da lì, la sicurezza d’Israele sarà sotto il loro diretto controllo, così come Asia, Africa e Paesi del Golfo non potranno sfuggire alla loro vigilanza. Pertanto, si può dire che gli Stati Uniti si sono riallineati, ma non sconfitti! Gli occhi degli Stati Uniti sono puntati sul Sinai. Facciamo lo stesso, soprattutto gli egiziani e il loro esercito, ora che per il controllo del Sinai minaccia la sovranità dell’Egitto, sovranità che esige di liberarsi dai vincoli unilaterali degli “accordi di Camp David.”

Articolo tradotto dall’arabo da Mouna Alno-Nakhal
Nasser Kandil è libanese, ed ex-vicedirettore di Top-News-Nasser Kandil
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45924

In Italia lo chiamano bacio lesbico

BY SALVATORE FERLITO LA ROCCA

In Italia lo chiamano bacio lesbo e sicuramente non è nulla di male anche se è ridicolo chiamarlo così.

Chi non è mai venuto da queste parti ha una visione parziale dell’universo russo o forse addirittura del mondo, qui ci si baciava anche tra uomini sulle labbra e ancora lo si fa, a volte anche tra persone sconosciute, quando si brinda nei banchetti.

Il bacio sulla bocca qui non è nulla di speciale. Si incrociano le braccia, uno beve nel bicchiere dell’altro, tutto di un fiato la vodka entra nel corpo come un colpo di fucile nella brina. Poi di corsa si raggiungono le labbra dell’altra in un estasi che solo le feste russe sanno evocare. Ecco cos’è il bacio, la Festa, quella che noi in Eurolandia non sappiamo più fare.

Poi un coro: “???????, ???????! (Gorki, gorki! E’amaro, amaro!)” e si chiama il bacio degli sposi per addolcire la sbornia e darle il senso che tutti chiedono, come per giustificare, in fondo, anche la vertigine dell’eccesso. Si beve, ma solo in compagnia e per le celebrazioni. Ottima scusa per bere anche sul lavoro, visto che qui hanno la buona idea di festeggiare i compleanno negli opifici, nelle fabbriche e negli uffici. Si allunga la lista delle bevute consentite, uno sballo legalizzato nelle ore proibite.

Tornando al podio di Mosca: Quelle due ragazze non ce l’avevano con nessuno, stavano solo festeggiando, ci vuole tanto a capirlo?

Poi, atterrando sul web in tempo reale italico, assisto alla storia da strapaese del bacio -supposto lesbico- a Mosca,  che fa capire come in Italia pare ci sia un nuovo problema. Non penso sia solo spirito anti-Russia e non mi riferisco ai titoli dell’Unità, che è tra i più equilibrati ma sempre poco sobrio:

Russia, bacio gay delle atlete contro la legge di Putin

poi l’articolo si apre così:

“Un bacio con la medaglia d’oro in tasca che sembra un no alle leggi anti-gay della Russia. Se lo sono dato Kseniya Ryzhova, Tatyana Firova, due atlete della squadra russa che ai Mondiali di Mosca ha vinto la staffetta dei 400 metri femminili insieme a Yulia Gushchina e Antonina Krivoshapka.”

Il problema vero è quello che pare sia localizzato nella sfera dell’interpretazione della realtà che, assieme alla sessualità, porta il flipper italiano al tilt linguistico.

Se non è vero è ben trovato, si dice in Spagna, e la ovvia banalità della manipolazioni arriva con questo evento al massimo della idiozia mediatica che, come tutte le cose cretine, diventa immediatamente universale.
http://www.imboscati.com/wp-content/uploads/2013/08/bacio-lesbo1.jpg

di: Salvatore Ferlito la Rocca – 19 agosto 2013
http://www.imboscati.com/?p=16486

Nonostante lo scandalo, il Pd ricomincia con le nomine politiche in Mps – ilradar.com

BY L’IMBOSCATO
mpsSu Mps continua a imperare il vergognoso silenzio della magistratura e dei media. Eppure alcune notizie ci sarebbero: l’ex sindaco Ceccuzzi ha spiegato come le nomine al Monte si decidessero al Pd, che ne fossero informati Veltroni, D’Alema e Bassanini e che insomma nel Monte non si muove foglia senza che il Pd non voglia.

In questi giorni sono stati nominati i nuovi membri della Fondazione. Come riporta Libero, Comune e Provincia hanno indetto una specie di bando pubblico per sceglierli. Sono arrivati 117 curricula. E alla fine chi hanno scelto? Udite Udite. Bruno Venturini, sindaco di Siena, renziano di ferro che ha provato invano a convincere Prodi ad accettare la presidenza della Fondazione, ha nominato: Sergio Betti, già segretario nazionale Cisl; Barbara Lazzeroni, avvocato penalista senese; Alessandra Navarri, senese, già membro del Consiglio Nazionale dei Ds ex dirigente di Legacoop ed Egidio Bianchi attualmente sindaco nell’Azienda Ospedaliera senese.

Ancora meglio il presidente della Provincia Simone Bezzini che ha scelto un’esponente di punta del Pd come consigliere della Fondazione ma ha volutamente dimenticato di dirlo, la dottoressa Simonetta Sancasciani che siede beata nell’assemblea provinciale del Pd

via Nonostante lo scandalo, il Pd ricomincia con le nomine politiche in Mps.
http://www.imboscati.com/?p=16483

I mass media italiani mentono sull’Egitto

I mass media italiani stanno diffondendo DATI FALSI sull’Egitto (numeri falsi, ruoli invertiti, ecc.). Per chi ne vuole sapere di più, seguiteci sul gruppo di Facebook “La verità sull’Egitto dopo il 30 giugno”. Contiamo su di voi, non posso credere che l’Italia sia arrivata a questo punto… Allego qui sotto mio articolo di oggi e link. Grazie dell’attenzione dal Sinai.

https://www.facebook.com/pages/La-verit%C3%A0-sullEgitto-dopo-il-30-giugno/489497431137743

In questi giorni frenetici, si susseguono richieste di interviste, interventi bilaterali tra chi scrive e chi legge e commenta, richieste di chiarimenti o esaltazioni per le notizie underground rimarcate o diramate.
Tra tutti questi interventi, mi sovvengono ora un altro paio di punti da condividere con voi.

1) I mercenari, oggi, non sono soltanto e per forza uomini armati pagati per combattere in terre straniere. I mercenari, oggi, si accumulano tra le fila dei giornalisti iscritti all’albo, specie di coloro che scrivono o operano per testate o telegiornali dal forte impatto di massa – mass media, appunto. Mai come ora urge un aggiornamento del nostro vocabolario quotidiano: il mondo, di recente, è cambiato troppo in fretta.

2) Solo a Ralph Peters (consiglio la sua intervista http://www.youtube.com/watch?v=LwHFcV01a08) e ai cittadini egiziani, in questi giorni, viene in mente di dire che, forse, forse, la questione egiziana riguarda solo gli egiziani? Ma tra tutti coloro che parlano, dai vertici politici o dai mass media (spesso è la stessa cosa), o dal popolo, dai paesi occidentali, europei o dagli Stati Uniti, così come dagli altri paesi mediorientali, non viene in mente a nessuno che, forse, quel che accade in Egitto non corrisponde propriamente ai fatti loro? A quale livello di sfacciataggine aderiscono, tutti coloro che si sentono in diritto di accusare o di giudicare l’esercito egiziano o Tizio o Caio? Oppure a quale disorientante livello di malizia (o di ingenuità, da parte dei cittadini comuni), nel far passare come normale e legittimo il fatto che in questa faccenda tutti intervengano come se si trattasse della loro nazione?
Perché siamo tutti pronti a dimenticare il concetto di sovranità nazionale, quando non si tratta del nostro paese e quando parlano le maggiori potenze mondiali, dando per scontato il loro diritto di prelazione su qualunque area mondiale – specie se possiede petrolio o “Canali di Suez”?

3) Terzo punto e il più importante di tutti. Finalmente, qualcuno nel mondo ha dato il via ad un’operazione organizzata e collettiva nello stanare e arrestare i terroristi della zona, confluenti, armati, da tutto il Medio Oriente in territorio egiziano, una concentrazione per supportare i terroristi locali (così che facilitano anche il lavoro delle forze dell’ordine). Pensate che, a questo scopo, sono state anche aperte carceri sui paesi confinanti.
Gli Stati Uniti, con lo stesso pretesto, hanno acceso guerre in decine di Stati del mondo e ne sono usciti lasciandoli depauperati e del tutto destabilizzati (non vedo differenza tra questo e i saccheggi della storia antica e medievale, se non nel grado di camuffamento delle cose). In realtà, poi, sono sempre state dimostrate connivenze tra la potenza americana e i terroristi che ufficialmente e di facciata si combattevano (vedere tutte le dittature protette dagli USA nella storia, vedere il caso Bin Laden, Mubarak, e, adesso, il caso Morsi e Hamas). Ma cerchiamo di aderire alla versione ufficiale: è oltre un decennio che gli Stati Uniti, e sulla sua coda l’Europa e l’Italia, ci ammorbano la vita e gli spostamenti con questo incubo della “lotta al terrorismo”. Adesso che, finalmente, in modo plateale ed evidente, davanti agli occhi di tutto il mondo, abbiamo una popolazione che si è sollevata, oltraggiata, per richiedere il rispetto dei diritti per cui è stata fatta una rivoluzione, per richiedere vera democrazia, vera decenza, vera trasparenza, vera civiltà, una popolazione che ha RICHIESTO l’intervento dell’esercito per sostenerla, e che lo sta a sua volta sostenendo, nell’arresto proprio di quei terroristi (inclusi nomi enormi, come il fratello del grande leader di Al Qaeda Al Zawahiri, ieri), l’America e l’Occidente che fanno? Gli voltano le spalle. Iniziano a diffondere per tutti i TG la notizia che questi terroristi siano le vere vittime, che l’esercito stia sparando su normali cittadini e, addirittura (orrore) che sia stato l’esercito a distruggere delle chiese! L’esercito che sta addirittura proteggendo, con catene umane e rimettendoci vite umane ogni giorno, questi teppisti, assassini e delinquenti dalla folla che vorrebbe linciarli! Allora, io vorrei che le persone che ci leggono, per favore, iniziassero a fare un’analisi seria della situazione. Se questo è l’atteggiamento di America e Occidente, adesso che davvero gli egiziani stanno stanando (e senza bisogno di dodici anni in Afghanistan) i personaggi più ricercati al mondo, di cosa parlavano quando ci indottrinavano sulle loro campagne “anti-terrorismo”? Siamo stati presi in giro per oltre un decennio? Forse che allora non erano questi i “terroristi” che interessavano? Lascio a voi la risposta. Grazie per avermi letto.
(S. Serravalli)

IL ‘ RAZZISMO’ INIZIA QUANDO SI VUOL FARE ABBANDONARE LA PROPRIA TERRA

ai diritti umanisti antirazzisti l’Africa colonizzata da Uk e bombardata dalla Francia piace molto. Sostengono sia per il bene degli africani, che a quanto pare sono rappresentati dalle varie Clinton senza manco saperlo tanto meno essere stati interpellati.

 

Da messaggi privati, arrivati al nostro blog, e da qualche commento inserito in alcuni articoli riguardanti la Kyenge, e la società multietinica in particolare, ci è sembrato che il messaggio che vogliamo far passare sia stato travisato, in buona o cattiva fede, e, soprattutto, non sia riuscito a far comprendere che a noi il razzismo biologico non interessa, anzi rappresenta il nostro peggior nemico.

Noi non abbiamo mai sostenuto che ci sia una razza superiore alle altre. Abbiamo sostenuto che ci sono diverse razze con loro caratteristiche peculiari, culturali, storiche, ect.

Quando un uomo abbandona la propria terra, abbandona i suoi riferimenti culturali, abbandona la propria anima e si va ad ” inserire ” in un ” corpo ” estraneo. Nel momento in cui cerca di inserirsi si accorge di essere un ” estraneo”,  diventa ostile e cerca di cacciarmi dal mio spazio per occuparlo lui.

Questo atteggiamento diventa ” interiore” nella società multietnica che, in quanto tale, non ha più punti di riferimento.

La difesa del nostro popolo inizia con la lotta contro l’immigrazione che è il primo passo per far “ trionfare” in ogni dove il mondialismo.

Il primo passo verso l’espansione totale non solo e non tanto come globalizzazione intesa nel prendere ad esempio alcune nazioni anziché altre, ma della società globalizzata come sistema di vita  che passa per la perdita dell’identità di popolo e la società multietnica è lo strumento operativo per raggiungere questo obiettivo.

Per il sistema globalizzato i popoli non debbono più essere definiti come composti da persone che hanno nazionalità,razza,storia,cultura e tradizioni ma la loro definizione deve essere data dal modo di vita, dalla collocazione nella società, da come si vestono, comportano ed agiscono: in poche parole da come consumano.

Oggi si può benissimo andare in India e vedere delle persone sorseggiare una Coca Cola e si può vedere, in altra parte del mondo, un “ montanaro “ austriaco bere una birra: il primo si comporta secondo i canoni imposti dal sistema globale, il secondo no.

Un altro fattore importante sulla strada della globalizzazione è la perdita del concetto di territorio: si parla sempre più spesso di residenti e sempre meno di abitanti, l’abitare è una funzione fondamentale delle persone e – come ebbe a dire Lorenz – etologicamente indispensabile all’equilibrio degli individui.

L’abitare è ciò che fa amare la propria terra, è ciò che ci lega indissolubilmente al nostro popolo, è un legame di sangue e suolo, fa parte della nostra vita e della nostra storia.

Con l’immigrazione selvaggia – oltre alla tratta di nuovi schiavi da usare come bestie da soma – si vuole spersonalizzare un popolo, si vuole marciare verso una società multietnica dove la persona non ha più storia, cultura, radici, attaccamento alle tradizioni: diventa individuo.

Con la società multietnica si vuole imporre il concetto che la terra non è più parte integrante dell’uomo, suo naturale completamento, ma è un bene come tutti gli altri esclusivamente commerciale che si può comprare e vendere a proprio piacimento in qualsiasi momento.

La terra è il supporto della cultura come il corpo è il supporto dell’anima: distruggendo il primo valore conseguenzialmente si distrugge il secondo.

Non si deve più parlare di identità dei popoli,di popolo legato ad una terra e per questo amata, non si deve più parlare di nazionalismo, inteso come legame di sangue e suolo, ma si deve battere la grancassa del cosmopolitismo, niente più differenze, tutto deve essere uguale, non ci deve essere più spazio per la specificità, tutti uguali – magari a suon di clonazioni – amalgamati in un unico gigantesco frullatore.

Riteniamo che sia un dovere, nostro e di tutti i connazionali che amano la loro terra, il custodire in tutti i suoi possibili elementi la forma della nostra vita nazionale.

 

Siamo stufi di queste ” iniziative umanitarie” di accoglienza in una nazione dove la stragrande maggioranza di pensionati percepisce cinquecento euro al mese, dove non si è risolto il problema del lavoro per gli italiani, dove esiste un serio problema di dare alloggi, e si potrebbe continuare a lungo.

 

Il nostro primo pensiero è di pensare ai poveri della nostra Nazione, ai nostri vecchi, ai nostri figli: altro che ” pensare ” agli immigrati i cui figli un giorno toglieranno posti di lavoro ai figli del nostra Paese.

 

Per noi, essere uomini non significa avere due braccia, una bocca, due gambe, ma comportarsi secondo i dettami e le leggi che ci sono stati tramandati dai nostri avi, dalla nostra cultura, dalla nostra storia, che sono i punti cardine che ci fanno essere un corpo unico con la nostra terra.

 

Perché la Kyenge e la Boldrini, queste de strenue paladine dei diritti dei diseredati della terra, non ci parlano mai, dico mai di Ken Saro-Wiwa che ha lottato e dato la sua vita per voler rendere ed indipendente il suo popolo e, soprattutto, farlo partecipe delle ricchezze naturali della propria terra.

 

Lui non è emigrato: è rimasto nella sua terra ed ha lottato, fino alla morte.

 

Ma queste paladine perché non lo ricordano mai ?.

 

« “…tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente.

Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito. Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare  nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte  potranno impedire la nostra vittoria finale…” . »

 

(Ken Saro-Wiwa).

E che dire di Thomas Sankara che si scagliava contro i poteri finanziari ed usurocratici in un memorabile discorso in quel club di “ avvoltoi” chiamato ONU !

Perché, sempre queste due anime “ pie”, non ci dicono mai che questo uomo lottava, ed è stato assassinato, per avere un lavoro, una casa ed una famiglia per la sua gente, a casa loro, nella loro terra. ( guarda il video sotto ).

L’Africa fino a qualche decennio fa era alimentarmente Autosufficiente, poi sono arrivate le multinazionali con i mercenari  cubani, li hanno e li stanno depredando ed i risultati sono l’immigrazione selvaggia. La difesa dei diseredati è una cosa troppo seria per lasciarla ai soli “ umanitari”.

Claudio Marconi

 

http://www.frontediliberazionedaibanchieri.it/article-il-razzismo-inizia-quando-si-vuol-fare-abbandonare-la-propria-terra-119538874.html

Londra, rimossi bidoni spazzatura perché catturavano dati wi-fi dei cellulari a fini pubblicitari

Londra, rimossi bidoni spazzatura perché catturavano dati wi-fi dei cellulari a fini pubblicitari

di Nicol Degli Innocenti 14 agosto 2013

LONDRA – La City londinese ha bandito il “Grande Fratello” nascosto nei bidoni della spazzatura elettronici. I bidoni, apparentemente innocui e con uno schermo rotante per le pubblicità, in realtà celano un sistema di monitoraggio che cattura i dati dagli smartphone dei passanti per poi utilizzare le informazioni per inviare sui loro cellulari messaggi pubblicitari mirati. In una sola settimana sono stati “catturati” i dati di quattro milioni di smartphone.

La rivelazione ha causato una polemica sulla privacy dei dati e le critiche hanno portato la City of London Corporation a bandire questo sistema. «La raccolta di dati dai telefoni dei passanti tramite i bidoni sofisticati nel Miglio Quadrato deve cessare immediatamente, – ha detto il “governo” del distretto finanziario londinese. – Abbiamo anche informato le autorità. Indipendentemente dai progressi della tecnologia, quello che accade per strada deve essere fatto con grande attenzione e le persone devono essere informate e dare il loro consenso». La societá Renew, che aveva installato i ‘bidoni spioni’ in via sperimentale, girava i dati personali dei passanti alla societá di marketing Media Metrica, che li utilizzava poi per inviare loro pubblicitá mirate. Il gruppo ha comunque assicurato che «il collaudo della Renew Orb Technology è finito e il sistema di cattura dati è stato reso non operativo».

Secondo alcuni esperti di tecnologia molti dei negozi, bar e ristoranti che offrono wi-fi gratis lo fanno proprio per poter seguire i movimenti e conoscere le abitudini degli utenti di smartphone. Tesco, la maggiore catena di supermercati in Gran Bretagna, ha iniziato quest’anno a utilizzare i dati sugli acquisti effettuati per inviare pubblicitá mirate online e via email ai clienti. Non solo: utilizzando la nuova tecnologia Tesco é in grado di sapere che un cliente é nelle vicinanze di un supermercato e gli invia sullo smartphone un buono sconto per invogliarlo ad entrare e fare acquisti.

La polemica sulla privacy dei dati é destinata a continuare con ogni passo avanti della tecnologia. Intanto la City ha scelto il ritorno ai tradizionali bidoni della spazzatura non elettronici e non tecnologici. Questo fine settimana torneranno nelle vie del distretto finanziario i bidoni che erano stati rimossi vent’anni fa per ragioni di sicurezza. I bidoni erano infatti stati utilizzati dall’Ira in diverse occasioni per nascondere bombe per attentati terroristici. Da allora però la situazione spazzatura per le strade é diventata critica e quindi la City ha deciso di installare i bidoni in via sperimentale, contando sul sistema di telecamere per garantire la sicurezza.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-08-14/bidoni-spioni-city-londra-120742.shtml?uuid=Abyd49MI

Ultime news da delitto di Usura

10/08/2013 13.15.11

Banche sotto inchiesta e Sfrattate

24 SETTEMBRE 2013 – ORE 10

ROMA – PIAZZA CAVOUR

1° MANIFESTAZIONE NAZIONALE

PER FERMARE LE BANCHE E LA CRIMINALITÀ ECONOMICO-FINANZIARIA E   GIUDIZIARIA (clicca qui)

  

PARTECIPATE IN MASSA

CLAMOROSO:

Governo Americano mette sotto accusa Bank of America per TRUFFA ai clienti(clicca qui) ;

Mario Orlandi, responsabile del Delitto di Usura di Tolentino e Macerata ha sfrattato Banca Unipol (clicca qui)

Le Banche non hanno pietà nemmeno per i morti(clicca qui) ;

NOTIZIE UTILI :

– Se detenete azioni di Veneto Banca; Banca Marche, Banca Sassari e simili – ATTENZIONE – (clicca qui) ;

M.P.S. :

–       Il Gioco delle 3 Carte   di Profumo–Monti–Saccomanni (clicca qui) ;   Fondazione M.P.S. stritolata dai debiti (clicca qui) ;   Ma non ha imparato nulla dallo scandalo i Titoli tossici continuano a crescere(clicca qui) ;

VARIE :

–         Carte revolving: non finisci mai di pagare(clicca qui) ;

–         Si imparano a vivere senza credito delle Banche (clicca qui) ;

–         Quando lo Stato manda in crisi le Aziende(clicca qui) ;

–         GRECIA : e ora la troica vuole confiscare le case(clicca qui)

–         GRECIA : i cittadini cacciano esattori delle tasse(clicca qui) ;

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