Telecom, la cessione di La7 impatterà per -130 milioni sul bilancio 2013

Telecom, la cessione di La7 impatterà per -130 milioni di euro sul bilancio 2013 di Telecom Italia, prima della quota di competenza degli azionisti di minoranza. E’ quanto si evince dalla relazione semestrale in cui peraltro il colosso tlc ha precisato che è ancora in corso la valutazione dell’esatto ammontare del patrimonio netto e il conseguente onere sul conto economico. Il gruppo prevede comunque di concluderla entro fine anno.

Lo scorso 30 giugno Telecom Italia aveva già messo a bilancio una minusvalenza pari a 105 milioni di euro per la cessione di La7. La vendita a Cairo Communication è stata perfezionata il 30 aprile per un milione di euro circa, ma prima del trasferimento della partecipazione La7 è stata ricapitalizzata da parte di Telecom Italia Media per un importo tale da garantire una posizione finanziaria netta positiva non inferiore a 88 milioni di euro.

Con la ricapitalizzazione, La7 ha raggiunto un livello di patrimonio netto pari a 138 milioni di euro. Nell’ambito dell’operazione, Telecom Italia ha anche rinunciato ai crediti finanziari vantati nei confronti di TI Media per 100 milioni di euro.

Oggi a Piazza Affari il titolo Telecom Italia si sgonfia (-0,58% a 0,512 euro), spinta al rialzo nelle precedenti sedute dai rumor di M&A nel settore tlc europeo e dall’Ue che ha accolto positivamente il ricorso di TI contro i nuovi canoni di affitto della rete fissati dal regolatore italiano delle telecomunicazioni, l’Agcom.

Mentre l’antitrust europea è critica sulle proposte avanzate dal commissario alle tlc, Neelie Kroes, per favorire la formazione di un mercato unico delle tlc in Europa. in particolare, secondo l’antitrust Ue, gli interventi riformatori dovrebbero prevedere la costituzione di un regolatore unico europeo al posto dei 28 regolatori nazionali; favorire fusioni cross border tra gli operatori ed evitare di creare incertezza regolatoria.

Dunque l’antitrust Ue critica il taglio alle tariffe di roaming internazionale. “Le posizioni dell’antitrust ci sembrano più favorevoli agli operatori, in particolare nel criticare il taglio delle tariffe di roaming che valgono l’1,5% del fatturato domestico di Telecom Italia nelle nostre stime e nel supportare operazioni di aggregazione cross border”, commentano in merito gli analisti di Equita (rating hold e target price a 0,6 euro confermati sul titolo TI) secondo i quali la costituzione di un regolatore unico è un obiettivo complesso e comunque di lungo periodo.
http://finanza.tiscali.it/news/dettaglio_news.asp?id=201308141149429945&chkAgenzie=TMFI&tipoNews=CAL

“Ma quale ordine pubblico, qua l’ordine l’ha dato un privato”, lettera aperta di un ravennate che è stato in Valsusa

Ravenna 13 ottobre 2013 NO CMC

LETTERA DI UN RAVENNATE ALLA SUA CITTA’

Sono nato a Ravenna un po’ di anni fa, e dopo i percorsi di vita di chiunque con alti bassi gioie e dolori, oggi svolgo un’attività che mi sono scelto perché mi piace e mi soddisfa e ho dei figli con uno compagno. Vivo in un posto come Ravenna, dove tutto è perfetto, in cui sono cresciuto e arrivato a essere chi sono anche grazie alla materna e rassicurante ala protettrice sulle nostre vite della nostra grande mamma adottiva c.m.c.

Come chiunque di noi ben sa, praticamente ogni aspetto della vita pubblica e sociale in città e nei dintorni è influenzato direttamente o indirettamente dai nostri cari anonimi muratori. E noi tutti rispettosamente e riverenzialmente con gratitudine se dobbiamo nominarLa facciamo quasi come gli arabi con i loro profeti: “le benedizioni di Allah scendano sempre su di Lei”.

Sappiamo benissimo che il nostro benessere e la nostra dorata serenità lo dobbiamo a tutti i cantieri che la Nostra realizza nel mondo rendendolo più bello e questo è quanto ci serve e ci basta.

Tutto era perfetto fino a quando l’anno scorso non venni a sapere di una manifestazione che sarebbe stata portata nella nostra città da dei pericolosissimi criminali conosciuti ovunque come violenti devastatori. I famigerati e temutissimi no tav!! Che venivano dichiarandosi contro la nostra mamma!!

Il giorno della manifestazione, volli andare per vedere come fossero fatti costoro e rimasi stupito quando vidi che c’erano ragazzi, anziani, donne, bambini, perfino un nutrito spezzone di cattolici. E cominciò quindi a esserci qualcosa di stonato con gli allarmi alla cittadinanza affinchè ci si barricasse tutti in casa diffusi in tutti i modi possibili nei giorni precedenti.

Cercai un po’ su internet e cominciai a trovare parecchie informazioni e aggiornamenti su cose che succedevano a qualche ora di macchina dalla mia tranquilla casetta, ma che sembravano appartenere alla spagna di Franco, al Chile di Pinochet, al nostro bel ventennio. Sembrava assolutamente impossibile, anche perché sui nostri organi d’informazione locale non veniva menzionato nulla.

Quest’anno quindi ho deciso di andare di persona a vedere come stanno le cose in val di susa facendomi una vacanza a uno dei campeggi del famoso movimento no tav, in cui siamo stati accolti come fossimo di famiglia!

Tutto il campeggio basato sulla gratuità, l’autoproduzione, sul libero scambio, sul riciclo e il non inquinamento. In alcuni momenti gli ospiti erano diverse centinaia e provenienti da tutta italia e tutta europa.

Il mattino dopo il nostro arrivo abbiamo cominciato le attività andando a visitare l’area del cantiere e siamo rimasti letteralmente senza parole nel vedere una verdissima vallettina con splendide borgatine montane e ruscelli scintillanti nel sole devastata nel suo cuore da un enorme cantiere con qualche operaio e decine di poliziotti, carabinieri, forestali e, pazzescamente, persino blindati anfibi dell’esercito con una nutrita presenza di soldati e tutti ad avvicinarsi e controllarci con facce torve e occhi incarogniti dall’ altro lato di due recinzioni sormontate dal filo spinato con le lamette, quello con cui gli israeliani circondano i palestinesi a Gaza. Non potevamo credere che una zona di guerra come quella appena vista possa essere considerato un cantiere, soprattutto anche alla luce del fatto che quello non è un cantiere per la linea ferroviaria, ma solo per un tunnel secondario ed esplorativo, e che soprattutto sia la nostra c.m.c. ad accettare simili situazioni.

Forse perché tra i soci e protettori politici ci sono i vertici di partito di interessi, lo stesso partito che ha nominato il commissario straordinario virano, che ha come “mission” quella di mentire e truffare in tutte le sedi possibili. E ciò ben si spiega visto che 30 miliardi di euro dell’opera da poter far incassare agli amici degli amici sono l’unica vera motivazione per un’ opera completamente inutile come dimostrato in tutte le sedi tecniche.

Alla sera avrebbe dovuto esserci l’assemblea quotidiana del campeggio, ma visto che erano stati segnalati i primi trasporti dei pezzi della macchina che scava il tunnel, ovviamente chiamata comunemente talpa, si è deciso di spostare l’assemblea in un punto vicino all’autostrada per poterci eventualmente spostare alla bisogna tutti sulle corsie per bloccare i trasporti.

Già dal mattino in tutta la valle, lunga circa ottanta chilometri, erano state segnalate le presenze di innumerevoli mezzi blindati di carabinieri e polizia, e svariati posti di blocco controllavano continuamente i mezzi di passaggio. Fin quando verso le cinque del pomeriggio ci arrivarono addosso decine di blindati che hanno cercato di investirci, bastonando indiscriminatamente tutti, giovani, anziani e ragazze e portandosene via, tra insulti, spintoni, calci circa una ventina. Anzi, scusate: si dice “scontri”, quando cioè i reparti con manganelli, scudi, fucili per i lacrimogeni si avventano su persone inermi con le mani alzate e li riempiono di botte, i giornalisti devono dire e scrivere che sono stati “scontri”.

Nel frattempo, magicamente, abbiamo visto passare indisturbato sull’autostrada a poche decine di metri da noi il tir che trasporta alcuni pezzi della macchina. Abbiamo quindi capito che le ff. dell’ oo. sono venuti non certo per una situazione di pericolo sociale, ma solo per fare da guardia spalle, con annesse botte e arresti, al tir che stava passando.

Altro che “ordine pubblico”, qua’”l’ordine” l’ha dato un privato!! Ci hanno raccontato che qualche giorno fa una quindicina di ragazzi del movimento hanno subito una perquisizione nelle loro case e a molti di loro sono stati sequestrati foulard e magliette della locale sezione dell’a.n.p.i. ed è stato perquisito anche uno dei locali più frequentati della valle con accuse di terrorismo ed eversione. Ed è prassi abituale e consolidata che le persone della valle e del movimento che abbiano un adesivo no tav sull’auto vengano fermati e perquisiti e in moltissimi casi per la sola colpa di essere presente in un certo luogo della valle ci si può vedere inflitto un “foglio di via”, che equivale all’esilio, con il divieto di permanenza e transito nei territori di certi comuni.

Alla sera dei fatti a cui abbiamo assistito non ci siamo più fidati a stare in un campeggio continuamente controllato a vista dai binocoli di soldati, carabinieri e poliziotti, soprattutto avendo anche saputo che in diverse occasioni questi impuniti “tutori dell’ordine” hanno fatto blitz nel campeggio rubando oggetti personali, danneggiando tende, auto e attrezzature. E abbiamo quindi usufruito dell’ospitalità di una famiglia di no tav del posto. E ciò in attesa di sabato quando avrà luogo una manifestazione di soli anziani e anziane che andranno al cantiere per abbatterlo con cesoie e martelli trovandosi di fronte i reparti armati di tutto punto.

Oggi la val di susa è un vero e proprio territorio in perenne assedio, militarizzata ovunque, con un coprifuoco di fatto non dichiarato, e in cui i diritti costituzionali sono calpestati in ogni momento e in ogni situazione, e in cui le persone sono costrette a subire continue violenze, prepotenze, ingiustizie, falsità e persecuzioni solo perché resistono e rivendicano il loro diritto a rifiutare una cosa che loro non vogliono. Ed è per non dover subire lo stesso tipo di ritorsioni che sto scrivendo questa lettera in forma anonima.

Se è una donna a subire qualcosa di non voluto si chiama stupro, in questo caso ciò che viene fatto subire a un intero popolo lo chiamano “grande opera”. Ma i valsusini stanno dando a tutti noi una grande lezione di coraggio, di dignità, di allegria, di intelligenza. Difendono e rivendicano tutti i giorni i diritti costituzionali conquistati dai nostri padri partigiani ed è per questo che arriva gente da ogni dove per aderire alla loro causa, esattamente come durante la Resistenza quando si unirono alle brigate partigiane modenesi, romani, napoletani, russi, calabresi, siciliani. Perché partecipare alla loro lotta vuol dire difendere le libertà di ognuno di noi in tutta italia.

La Resistenza lottava contro il nazifascismo che era sostenuto dalla grande imprenditoria e dalla grande finanza. Oggi sono cambiati solo i colori, ma i burattinai sono sempre quelli che vogliono sfruttare impunemente facendo quanto più profitto possibile. Perché come ha dichiarato spudoratamente, irresponsabilmente l’a.d. della c.m.c. foschini “ a noi non deve interessare perché si fa una certa opera. A noi deve interessare solo come farla” e non importa se le persone non lo vogliono, non importa se ci sono stati centinaia di arrestati, decine di feriti, alcuni che hanno perso un’occhio, un ragazzo di 17 anni che ha perso l’udito per un lacrimogeno sparato ad altezza uomo e vilmente alle spalle, anzi alla nuca, un’altra persona con innumerevoli fratture alle ossa della faccia per un lacrimogeno che lo ha colpito al volto, poi una donna nel 2010 aggredita da otto (8) agenti che l’hanno bastonata fino a farla svenire con uno zigomo, alcune costole fratturate e per i calci, un’ ovaia spappolata, un’altra signora bastonata e calpestata da svenuta fino a spaccarle una caviglia e tibia e perone, e ancora oggi cammina con il bastone, e solo venti giorni fa una ragazza arrestata, trascinata e picchiata mentre veniva trascinata e poi palpeggiata, molestata e insultata e bocca spaccata da una manganellata a tradimento, e tutto ciò da coloro i quali dovrebbero tutelare noi cittadini e che hanno la sfacciataggine di chiamare “scontri” questi criminali pestaggi. E che sono stati anche visti fuori servizio importunare e molestare ragazze di alcuni paesi della val di susa.

Di tutto questo sangue, di queste violenze, di questi soprusi, di questo dolore, di queste ingiustizie, di queste bugie, di queste falsità, di queste inutili devastazioni si sta macchiando la nostra cara mamma c.m.c. E io dopo aver visto e vissuto tutto ciò che ho descritto, non posso più accettare di vivere nel mio sereno rassicurante mondo dorato sponsorizzato dai soldi inzuppati da tutte queste ignobili cose.

Oggi dopo tutti questi anni di dorata ignorante e colpevole cecità io mi vergogno di vivere nella stessa città della c.m.c. e mi vergogno di dovere il mio benessere al malessere, al dolore di tante altre persone.

Persone a cui siamo grati e riconoscenti che ci hanno insegnato che cosa sia la dignità e il coraggio e l’orgoglio di essere No Tav.

 

Anonimo ravennate

A Fukushima «due anni di bugie: sono 4 le catastrofi nucleari di livello 7»

http://www.greenreport.it/news/energia/a-fukushima-due-anni-di-bugie-sono-4-le-catastrofi-nucleari-di-livello-7/

[14 agosto 2013]

fukushima nucleare

«Catastrofi nucleari a ripetizione a Fukushima»: è quanto afferma “Sortir du nucléaire”, la rete  di associazioni no-nuke francesi, e per questo chiede di classificarne 4 al massimo livello della scala internazionale degli incidenti nucleari (Ines).

Il 7 agosto la Nuclear Regulation Authority del Giappone ha detto che Fukushima Daiichi è in piena emergenza, dovuta a fughe radioattive che contaminano in maniera irreversibile le falde freatiche, l’Oceano Pacifico e tutto l’ambiente intorno alla centrale nucleare. «Tutti i giorni – spiega “Sortir du nucléaire” – sono 300 le tonnellate di acqua contaminata che si sversano nell’ambiente marittimo, lasciando le autorità impotenti di fronte all’ampiezza della catastrofe. Una situazione che non è una novità per la nostra associazione, ma che è stata ammessa ufficialmente solo dopo più di due anni di menzogne».

L’8 agosto l’Association de contrôle de la radioactivité dans l’ouest (Acro) ha fatto il punto della situazione e ha pubblicato dati essenziali: “Sortir du nucléaire” ha rilanciato queste rivelazioni, chiedendo di conseguenza una riclassificazione di quelle che ritiene 4 catastrofi distinte: Catastrofe 1 – fusione del nocciolo del reattore 1; Catastrofe 2 – fusione del nocciole del reattore 2; Catastrofe 3 – fusione del nocciolo del reattore 3; Catastrofe 4 – il più grande sversamento radioattivo in mare della storia e tutte queste catastrofi dovrebbero essere considerate al livello 7 della scala Ines.

La coalizione di associazioni antinucleari fa notare che «Malgrado le affermazioni menzognere della Tepco (Tokyo electric power company), la catastrofe di Fukushima non ha fatto che peggiorare. Circa due anni e mezzo più tardi, l’oceano è fortemente contaminato per centinaia di chilometri ed estremamente contaminato in prossimità della centrale. Dall’inizio, Tepco nega che le fughe radioattive in mare continuino, con la complicità delle autorità giapponesi».

La coalizione no-nuke francese denuncia «la menzogna di Stato, delle rivelazioni col contagocce», e spiega che «Nel luglio scorso, Tepco, l’operatore della centrale di Fukushima, aveva già ammesso che dell’acqua contaminata allo stronzio, cesio e trizio scorreva davvero verso l’oceano Pacifico. Una confessione che è avvenuta all’indomani delle elezioni senatoriali nelle quali il Partito dell’attuale ministro Shinzo Abe ha vinto. Nessuno ha creduto in una coincidenza di calendario, essendo il primo ministro un fervente difensore dell’energia nucleare. Se questa informazione fosse stata rivelata prima delle elezioni,  la vittoria del Partito liberal-democratico avrebbe potuto essere messa in pericolo… La Tepco è stata messa in dubbio fin dall’inizio della catastrofe di Fukushima, in particolare sulla gestione nelle ore che sono seguite allo tsunami e dopo che l’operatore non ha fatto altro che nascondere la verità alla popolazione giapponese, tentando così di mascherare l’ampiezza del disastro».

Per “Sortir du nucléaire” siamo di fronte alla  più grande contaminazione del mare della storia: «Dal maggio 2011, Tepco ha valutato la contaminazione dell’Oceano Pacifico  tra 20 e  40 terabecquerels. Oltre a comportare una forchetta fantasiosa, questa cifra astronomica che supera ogni comprensione è ancora centinaia di volte inferiore alla realtà: in effetti precedentemente abbiamo visto che nel solo sversamento dell’aprile  2011 ci sono stati 4.700 terabecquerels scaricati nell’oceano (da 117 a 235 volte di più). La catastrofe di Fukushima è dunque sempre in corso e non fa che peggiorare: 300 tonnellate di acqua contaminata si sversano ogni giorno nell’oceano.

Per tentare di contenere queste fughe, la Tepco ha costruito una barriera per impedire che le acque radioattive si spandano nel Pacifico, ma queste barriere non sono sufficienti e l’acqua proveniente dalle falde freatiche ha cominciato a sommergerle. In più, la Tepco ha intrapreso l’iniezione di prodotti chimici nel suolo, al fine di solidificarlo per contenere la radioattività… In realtà, del semplice bricolage, che non porta a risolvere la situazione, senza contare che questi sono di nuovo dei prodotti molto pericolosi  che vengono liberati nella natura».

Il pasticcio della Tepco e del governo giapponese viene descritto come «Una situazione ingestibile e delle conseguenze irreversibili sull’ambiente e gli esseri viventi. Quali che siano le soluzioni previste dalle autorità giapponesi la situazione è ingestibile, perché la caratteristica di una catastrofe nucleare è quella di durare nel tempo. E’ illusorio pensare che la radioattività a Fukushima possa essere contenuta. Quando avviene una catastrofe nucleare è solo l’inizio. Ma il governo giapponese rifiuta ancora una cooperazione internazionale per gestire questa crisi, senza alcun dubbio per paura che sia fatta luce sulla reale situazione. Perché la situazione è allarmante: numerose valutazioni sono state condotte sull’ambiente marino ed i risultati sono estremamente inquietanti. Anche a più di 2.000 km dalle coste giapponesi, i sedimenti, i pesci, il plancton sono contaminati dalla radioattività con un forte impatto sulla catena alimentare».

Réseau “Sortir du nucléaire”, per solidarietà con il popolo giapponese e perché su queste molteplici catastrofi di Fukushima Daiichi non cali l’oblio, chiede che venga chiarito ogni aspetto della reale situazione nella centrale e nei suoi dintorni e che «sia messo fine a livello mondiale a questa avventura criminale che è il nucleare».

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