Il parlamento della vergogna

Cari amici,
Matteo é un 34enne Bolognese, il quale fino a qualche settimana fa conduceva una vita del tutto normale… ma un maledetto giorno la sua vita é cambiata.
Matteo durante una giornata estiva sente uno strano formicolio alla mano e alla pancia oltre che un offuscamento della vista. I suoi genitori pensano ad un abbassamento di pressione dovuto al forte caldo… ma così non è.

Matteo decide di recarsi in ospedale per una visita di controllo, ad attenderlo c’è un medico il quale dopo una serie di esami ed accertamenti, decide di chiamare Matteo all’interno di una piccola stanza.
Il medico: “Matteo ti va di fare due passi, devo parlare con te”. Matteo non comprende, ma decide di seguirlo… continua: “Matteo il formicolio che sentì tra le mani e la pancia sono i primi sintomi di una difficile malattia che si chiama Sclerosi Multipla”. Matteo scoppia a piangere, i suoi genitori notano quanto sta accadendo, la mamma corre incontro al medico ed apprende la terribile notizia.
Per chi non lo sapesse, la sclerosi multipla é una malattia incurabile, colpisce le cellule nervose rendendo difficoltosa la comunicazione tra cervello e midollo spinale, la malattia può manifestarsi con una vastissima gamma di sintomi neurologici e può progredire fino alla disabilità fisica e cognitiva.
Matteo dopo un momento di grande sconforto decide comunque di lottare e andare avanti. Nei giorni che seguono prepara un discorso da portare alla Camera, un discorso da leggere e far smuovere le coscienze dei suoi colleghi.
Aula di Montecitorio, ore 00:57: Il Deputato 5 stelle, Matteo Dell’Osso, inizia il suo intervento, quando ad un tratto incominciano i primi sintomi della Sclerosi Multipla, “offuscamento della vista e perdita della parola”, ma lui non cede, non vuole darla vinta a quella malattia che pian piano si sta impossessando del suo corpo.
Gli “umani” colleghi dagli scranni hanno cominciato a fare battutine sulla sua difficoltà, “dategli il foglio giusto, asino torna a scuola, grillino ma non ti hanno insegnato a leggere, sei ridicolo… hahhahaha!”, altri ancora ripetevano le sue parole balbettando a sfottò, mormoravano, ridevano, lo guardavano divertiti”.
Cari amici, chissà oggi come si sentiranno le coscienze di quella persone che non hanno esitato a puntare il dito, beati nell’avere davanti un presunto diverso in grado di farli sentire migliori o meno piccoli. Ma ancora una volta si sono dimostrati peggiori di quello che sono sempre stati.

Forza Matteo, non mollare e dacci modo di ascoltare più possibile le tue bellissime parole.
Di Andrea Mavilla – andreamavilla.com
http://www.nocensura.com/2013/07/il-parlamento-della-vergogna.html

Ecco cosa succede quando un’azienda italiana prova a comprare in Francia: il caso Grafica Veneta.

Scritto da Federico Succi  | Pubblicato Giovedì, 01 Agosto 2013 07:39

Mentre i francesi si divertono a fare shopping di aziende italiane chiedendo la massima tolleranza, quando accade il contrario si sentono profondamente indignati. Ecco cosa succede quando un azienda nostrana prova ad investire in Francia.

Questo è quello che è successo quando l’azienda italiana Grafica Veneta ha tentato (e sta tentando) di acquisire il gruppo francese Cpi, colosso da 3600 dipendenti. L’azienda italiana è uno dei più importanti gruppi grafici a livello europeo e si occupa tra le altre cose di stampare magazine per il New York Times, il brasiliano O Globo, lo spagnolo El Pais e la russa Pravda ed è in trattativa per l’acquisto del colosso francese che stampa oltre 500 milioni di libri ogni anno.

 L’offerta per l’acquisto è di 100 milioni di euro più altrettanti per la ristrutturazione. secondo quanto dichiarato dal Presidente di Grafica Veneta , Fabio Franceschi, al Corriere di Padova, «Stiamo lavorando da sei mesi a quest’operazione, sono coinvolti 21 avvocati», cosa che fa esclamare al Ministro per lo sviluppo economico, Flavio Zanonato, padovano di nascita «Italiani comprano aziende francesi, non il contrario».

 Ma la trattativa è tutt’altro che conclusa. I francesi storcono il naso alla sola idea che gli italiani possano “colonizzare” il loro paese e salvare le loro aziende, pensiero che evidentemente non gli sfiora (e non ci sfiora) quando loro vengono a fare “shopping” nella nostra penisola. Oggi lo stesso Franceschi ha dichiarato che “Il clima è un po’ ostile. I francesi si stanno blindando in modo abbastanza vergognoso perché non ci vedono proprio come i salvatori della patria. Quando invece vengono loro a comperare le nostre aziende, chiedono la massima tolleranza”.

 Insomma, siamo alle solite. Quando si tratta di farci colonizzare siamo sempre pronti a fare i “fessi” ma quando si tratta di colonizzare veniamo presi a pesci in faccia. C’è da dire che al momento l’azienda francese Cpi è di proprietà di 18 banche, fra cui Unicredit, che ne hanno preso il controllo nel 2009 e ridotto il debito a 123 milioni di euro. Ma pur di non consegnarsi nelle mani italiane, per Cpi si prospettano soluzioni interne. Si vocifera infatti di un’ offerta d’acquisto da parte della Bpi (Banque publique d’invetissement), paragonabile ad una nostra cassa depositi e prestiti, il che consentirebbe all’azienda di rimanere di proprietà francese.

 Ostruzionismo a tutti gli effetti, nonostante il Presidente Franceschi abbia grandi progetti di rilancio: “Grafica Veneta può contare su 350 mila euro di ricavi per dipendente, Cpi ne fa 130 mila a dipendente. Serve una ristrutturazione, è evidente, ma noi puntiamo a non lasciare a casa nemmeno un collaboratore e a investire 100 milioni in un anno per trasferire la nostra tecnologia”. L’impegno finanziario non sembra affatto spaventarlo ma anzi, rilancia: “Grafica Veneta può affrontarlo usando, per la metà del valore, la sua cassa e per metà a debito senza portare la leva oltre il tre per cento. La cosa che, a questo proposito, mi ha fatto molto piacere è che tutti i nostri fornitori ci hanno già fatto sapere che sono con noi. Dai primi cinque editori al mondo alle cartiere”.

 Ma a quanto pare, nonostante i buoni propositi gli italiani all’estero piacciono solo se si fanno comprare.

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Disabile in sciopero davanti Montecitorio accusa un malore nell’indifferenza

A cura di nocensura.com

Abbiamo pubblicato ieri una nota circa il presidio di protesta a oltranza in Piazza Montecitorio portato avanti a partire dal 23 Luglio da un gruppo di cinque ragazzi disabili, malati didistrofia muscolare, che invocano il diritto di potersi curare con “staminali mesenchimali”, dalle quali hanno ottenuto grandi benefici, ma in Italia non è consentito utilizzarle.

 Uno di questi ragazzi, Sandro Biviano, nella giornata di Sabato, dopo 4 giorni di presidio, ha accusato un malore, ed è stato soccorso dal personale del 118.

 L’autore del video inquadra un furgone della RAI, i cui operatori stando a quanto riferito nel video sarebbero stati all’interno del mezzo, ma avrebbero rifiutato di realizzare un servizio sulla vicenda. Un gruppo di disabili che organizza uno sciopero ad oltranza dinnanzi al parlamento per chiedere di poter avere accesso ad una cura appare una notizia degna di interessamento: ma in Italia, evidentemente non è così. I mass media sempre affamati di notizie “sensazionalistiche” per fare audience, in questo caso evitano di riportare la notizia persino quando uno di loro accusa un malore.

 L’autore del video se la prende anche con le forze dell’ordine presenti in piazza: “i Carabinieri fanno finta di nulla, non sono intervenuti“, accusa. Ma questa critica onestamente ci sembra pretestuosa, essendo già presente e all’opera personale sanitario; non si capisce cosa avrebbero dovuto fare, secondo l’autore del video, le forze dell’ordine. Chi avrebbe dovuto interessarsi al caso e non è accettabile che facciano finta di niente, sono i nostri “cari” governanti. In questo caso le critiche alle forze dell’ordine ci sembrano infondate, e pubblicando il video, ci sembra corretto rilevarlo.

 Da un post visibile anche sulla bacheca Facebook dell’eurodeputato Claudio Morganti, che si è interessato al caso e che nei mesi scorsi ha portato in Europa la battaglia di alcune famiglie, tra cui i genitori di alcuni bambini malati, per avere accesso a cure a base di cellule staminali, si apprende la notizia che al gruppo di ragazzi impegnati nello sciopero sarebbe stato negato l’utilizzo del bagno, nonostante l’interessamento alla vicenda di una parlamentare. Il giorno dopo è stato sistemato in piazza un wc chimico.

 Di seguito alcuni articoli di giornale, ripresi dal profilo Facebook di Paola Sivoccia, dove sono liberamente visibili anche numerose foto scattate in piazza in questi giorni di presidio, che hanno visto partecipare numerose famiglie interessate alla “questione-Stamina”.

 Per ulteriori info, visitate la pagina FB Movimento vite sospese

 Staff nocensura.com

FOTO E VIDEO AL LINK
http://www.nocensura.com/2013/07/disabile-in-sciopero-davanti.html

L’aspettativa di vita sana è in caduta libera!

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IL GRAFICO è UN’ELABORAZIONE DEI DATI ‘EUROSTAT’ FINO AL 2007: (negli ultimi anni la situazione è peggiorata causa asuterity*) MENTRE L’ “ASPETTATIVA DI VITA” CONTINUA A CRESCERE, L’ “ASPETTATIVA DI VITA SANA” E’ IN CADUTA LIBERA: PER LE DONNE è PASSATA DAI 74 ANNI DEL 2003 AI 63 ANNI DEL 2007, UN VERO E PROPRIO TONFO IN POCHI ANNI. L’ETA’ DEGLI ACCIACCHI E DELLE MALATTIE CRONICHE SI STA ANTICIPANDO SEMPRE PIU’… UN DATO CHE DEVE FARE RIFLETTERE…

 Staff nocensura.com

TAV/ Niente scavi e pericolo di crollo. E spunta materiale radioattivo. – See more at: http://www.infiltrato.it/inchieste/italia/tav-niente-scavi-e-pericolo-di-crollo-e-spunta-materiale-radioattivo#sthash.2ySPcuuF.dpuf

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A che punto siamo in Val di Susa con la tristemente famosa Tav Torino-Lione? Nonostante una farsa mediatica cerchi di propagandare l’avanzamento serrato dei lavori la faccenda si sta complicando terribilmente. Primo: niente scavi, al massimo qualche attività esplorativa. Secondo: se si inizierà davvero a scavare allora i “poveri” operai dovranno indossare elmetti d’acciaio, perché il rischio che la roccia possa franare è altissimo. Terzo: che ci fanno uranio e torio – entrambi altamente radioattivi – nella Valle?

di Maurizio Bongioanni

no-tav-val-di-susa-radioattivaQuando si parla di Tav Torino-Lione la prima domanda che viene da porsi è: a che punto siamo? Come sappiamo, c’è un versante francese e uno italiano di cui tenere conto. Da quello francese, la parte progettuale che concerne lo scavo di tre gallerie esplorative (che in gergo tecnico si dicono “discenderie” o “geognostiche”) sono già state portate a termine contro il parere degli ambientalisti. La lunghezza di questi tre piccoli tunnel messi assieme equivale a quella del tunnel italiano che si sta tentando di realizzare a Chiomonte, in Val di Susa.

 

LA FRANCIA? C’EST FINI, L’ARGENT – Qualcuno potrebbe legittimamente chiedersi se la Francia stia aspettando che l’Italia realizzi il suo tunnel. Ma la risposta è di una semplicità disarmante: «No» dichiara Claudio Giorno, attivista e fondatore del Comitato Habitat (antesignano dei NoTav). «La Francia non va da nessuna parte perché sostanzialmente mancano i fondi. Decisivo sarà il riscontro dell’Unione Europea se deciderà di concedere il 50% dei finanziamenti per la fase progettuale e il 40% sui lavori veri e propri».

Intanto che i governi italiano e quello francese ricerchino il denaro sufficiente per portare a termine il progetto, questo è già stato modificato: «Torino e Lione – continua Giorno – sono diventati due capolinea di una linea a sé, non più inserita in un contesto transeuropeo, come era stato concepito alla nascita. Attualmente il progetto prevede 57 km di tratta, compreso il traforo di valico tra Susa-Bussoleno e Saint-Jean de Maurienne. Un ridimensionamento sostanziale rispetto all’idea di una linea ad alta velocità in grado di trasportare merci dal Portogallo all’Ucraina». La ragione per la quale si è arrivati a tanto è la medesima in tutte le nazioni coinvolte dal mega-progetto: la mancanza di fondi.

 

LA FARSA MEDIATICA DEI LAVORI IN CORSO – Passiamo al versante italiano. Parlare di “cantiere” è appropriato anche se più che assistere a un luogo in cui sono in corso dei lavori pare di essere davanti a una farsa mediatica. Il contestatissimo progetto consiste per ora in un cantiere aperto e militarizzato, una zona barricata da reti e filo spinato, dove è stata posizionata la prima “talpa”, lo scavatore che si occuperà di forare il terreno e dar via al tunnel esplorativo. A differenza di quanto erroneamente riportato dai principali mezzi d’informazione, al momento a Chiomonte non sono in atto scavi propriamente detti ma solo attività di consolidamento del terreno dal momento che il futuro scavo interesserà l’area su cui poggiano i pilastri portanti dell’attuale viadotto autostradale. Successivamente a tale compattamento, i progettisti prevedono di forare la parete della montagna con tecniche classiche, mediante esplosivo, per realizzare un primo foro di 500 metri di lunghezza in cui posizionare la talpa e proseguire con lo scavo vero e proprio. Ma ancora non è dato sapere quale sarà la lunghezza complessiva dal tunnel in questione: si parla di 10 chilometri, ma la misura è suscettibile di variazioni a lavori in corso.

 

IL RISCHIO FRANA SUGLI OPERAI – Da che cosa dipende questa variazione? Dal tipo di roccia, se asciutta o ricca d’acqua. Per ora i costi di realizzazione sono stati calcolati dai progettisti sulla base di scavi in presenza di roccia asciutta.

Ma basterebbe chiedere a un qualunque cittadino della valle per scoprire che le previsioni saranno facilmente disattese. Lo scavo del tunnel geognostico ha una sua logica coerente perché aiuterebbe a capire se l’opera è fattibile o meno, cioè diventa funzionale all’analisi dei costi e dei benefici. Ma pare che questa analisi, per la Valsusa, sia già stata fatta sulla carta ancora prima di sondare il terreno: «Le cifre sui costi che ci vengono propinate»  riprende Claudio Giorno «riguardano i lavori in presenza di roccia asciutta, ma i valsusini, studiosi e cittadini, sanno che la roccia è in gran parte ricca d’acqua». Questo significherebbe, una volta iniziati i lavori, rinforzare metro per metro lo scavo perché la roccia non frani sugli operai al lavoro e canalizzare l’acqua in eccesso. «L’oscillazione del costo tra uno scavo con roccia asciutta e uno con roccia fradicia decreta la fattibilità o il fallimento dell’opera stessa» conclude.

Un aspetto da non sottovalutare. Lo sanno bene quelle ditte norvegesi che nel 1993 scavarono la roccia del massiccio di Point Ventoux al fine di costruire le gallerie esplorative della centrale idroelettrica Iride: in quel caso ci rimisero una talpa, abbandonata nella roccia, e un’altra ne tirarono fuori solamente che qualche pezzo, e il costo complessivo lievitò di parecchio. Senza parlare dei danni ambientali dovuti al prosciugamento di diverse falde acquifere (peraltro già successo per il Tav di Firenze e Bologna).

 

 

 

LA VALLE RADIOATTIVA – Ma i rischi non finiscono qui. Già dal 1980 si registrano nella valle impulsi radioattivi dovuti alla presenza di uranio (di cui se n’è già parlato molto) e di torio (che pochi conoscono). Il torio, se polverizzato, produce gas radon radioattivo e per questo necessita di essere maneggiato con molta cautela. Cautela che difficilmente si manterrà durante gli scavi. Secondo gli studi, l’esposizione a questo elemento chimico può portare a un aumento del rischio di cancro ai polmoni, al pancreas, ai reni e al sangue. Vero è che le persone sono sempre esposte a piccole quantità di torio attraverso l’aria e il cibo, perché esso è ovunque sulla terra. Ma scavi come quelli ipotizzati nella Val Susa libererebbero un polverone incontrollabile mettendo a rischio la salute dei lavoratori del cantiere e dei valligiani, come ha sostenuto durante uno dei suoi interventi il dottor Gays, oncologo del S. Luigi di Torino: “Se si scava, il rischio è enorme”. Per Gays si andrebbe incontro a qualcosa di peggio del Vajont: “i morti saranno molti di più, ma saranno morti silenziosi, diluiti in decine di anni. E saranno nella stragrande maggioranza morti nostrani”.

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TRE OMICIDI DI STATO ANCHE OGGI CENSURATI DAI MEDIA

erano disoccupati. Esseri inutili ed indegni di tutela. Almeno secondo il paese tanto civile chiamato italia

Si impicca a un albero ; suicidio tra gli olivi dell’ex vetreria ad Alghero

C’è sempre un forte imbarazzo e non poche riflessioni anche di tipo deontologico quando si apprende del suicidio di una persona. Si teme, per citare una delle ragioni che impongono prudenza, che la pubblicazione della notizia possa provocare l’effetto domino, quasi stimolare la scelta di un tragico gesto che potrebbe essere interpretato come la soluzione dei propri problemi. Di solitudine, abbandono, miseria, difficoltà nella salute , le ragioni possono essere tante. Ma giunge anche il timore che non dare questo tragico evento possa essere interpretato come il frutto di qualche pressione, di una scelta di rispetto verso la famiglia che magari si conosce, una richiesta giunta per non provocare ulteriore dolore.

Ma forse per evitare interpretazioni fantasiose, sospetti che peraltro sarebbero del tutto gratuiti e strumentali, è più utile, anche se con tristezza, segnalare che un uomo di 47 anni è stato trovato impiccato a un albero, tra gli olivi dell’ex vetreria che si trova alla Pietraia. A rinvenire il cadavere sono stati alcuni cittadini che hanno segnalato alle forze dell’ordine la presenza di un corpo appeso a un olivo. Si conosce anche il nome, ma per le ragioni accennate in precedenza, preferiamo tacerlo. Non serve a nessuno.

01 ago 2013 17:07
http://www.buongiornoalghero.it/contenuto/0/11/51921/si_impicca_a_un_albero__suicidio_tra_gli_olivi_dellex_vetreria_ad_alghero.aspx

Suicidio a Milano: uomo di 38 anni si getta dalla finestra e muore
Un uomo di 38 anni è morto a Milano dopo essere precipitato per decine di metri. L’uomo è caduto intorno alle 15.45 di giovedì, in via Raffale Sanzio

S.M.P. 1 Agosto 2013 
Un uomo di 38 anni è morto a Milano dopo essere precipitato per decine di metri. L’uomo – come riporta l’Azienda regionale emergenza urgenza – è caduto intorno alle 15.45 di giovedì, in via Raffale Sanzio.

Sul posto ci sono anche gli agenti della Questura di Milano. Tutti gli elementi lasciano presupporre che si tratti dell’ennesimo caso di suicidio. Anche se non sono ancora note le cause che hanno portato l’uomo all’estremo gesto.
http://www.milanotoday.it/cronaca/suicidio-via-raffaelo-sanzio.html

Disoccupato suicida a Legnaro Bitonci:”Fa rumore solo Kyenge”
Interrogazione parlamentare ai ministri Zanonato e Giovannini dal presidente dei senatori della Lega Nord: “Le polemiche non interessano a nessuno. Mentre si trascina il dibattito politico, la gente si uccide”

Redazione 1 Agosto 2013 
Incidente Legnaro, forse suicidio Trovati a casa tre biglietti di addio
Incidente mortale a Legnaro 36enne si schianta su un muro
Dopo il ritrovamento di alcuni biglietti di addio nella casa del 36enne che martedì è rimasto ucciso nello schianto della sua auto, lanciata a tutta velocità contro un muro a Legnaro, l’ipotesi del suicidio sembra ormai del tutto avvalorata. Secondo quanto trapelato sulla stampa locale, il giovane di Ponte San Nicolò stava attraversando un periodo di grave difficoltà a causa della mancanza di lavoro. E all’indomani di questo ennesimo episodio scaturito dalla crisi economica che sta mettendo in ginocchio tante famiglie, arriva il commento al vetriolo del presidente dei senatori della Lega Nord Massimo Bitonci contro l’ex sindaco di Padova, ora ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato. A lui e al titolare della delega al Lavoro e le Politiche sociali del governo Letta Enrico Giovannini, Bitonci ha presentato un’interrogazione parlamentare.

“FA RUMORE SOLO LA KYENGE”. Riferendosi al vespaio suscitato dalle continue offese rivolte al ministro Cécile Kyenge, Bitonci definisce quella dei suicidi per la crisi una “strage silenziosa”. “Fa rumore sola la Kyenge – aggiunge – Le polemiche non interessano a nessuno: alla Lega, come a tutti i veneti, interessano soluzioni. Se Roma non è capace di trovarle, abdichi una volta per tutte. Perché mentre si trascina il dibattito politico, la gente si uccide”. Poi l’affondo a Zanonato: “Tra feste democratiche, cene galanti e incontri istituzionali, spero che Zanonato trovi il tempo di fare visita alla compagna del giovane architetto disoccupato di Ponte San Nicolò, che si è suicidato l’altro giorno, spingendo a forte velocità la sua auto contro un muro. Di fronte all’ennesima scomparsa di un cittadino colpito dagli effetti della crisi economica, mi chiedo se la risposta possa arrivare da Roma. Politici e organi istituzionali sfilano a Lampedusa, percorrono la penisola per raccontarci che le priorità sono lo ius soli e la legge anti omofobia. Il Ministro dello Sviluppo, poi, posta la sua agenda su twitter, per provare quanto sia impegnato. Eppure non una parola di cordoglio, non un gesto di solidarietà in favore delle vere vittime di uno stato distratto e sprecone”.”Quali sono – conclude Bitonci – le strategie per rilanciare l’economia del Governo? Cosa si devono aspettare i migliaia di disoccupati veneti dallo Stato? Con quale fiducia un cittadino in difficoltà dovrebbe guardare a Palazzo Chigi?”.
http://www.padovaoggi.it/politica/suicidio-crisi-legnaro-bitonci-attacca-zanonato.html

Roma: Marino apre un ufficio a Bruxelles per cercare fondi
Pubblicato da ImolaOggiNEWS, POLITICAago 1, 2013
marino1 ago – “Stiamo avviando la realizzazione dell’ufficio a Bruxelles che si occupi proprio dell’identificazione delle risorse economiche che possono essere rese disponibili per iniziare gli scavi archeologici”. E’ quanto ha dichiarato oggi il sindaco di Roma Ignazio Marino dopo aver visitato il complesso di Santa Maria della Pieta’.
Ed ha annunciato ancora il sindaco di Roma: “Lo stiamo facendo con impegno che e’ coordinato dall’assessore Cattoi, che ha la delega a questo ufficio a Bruxelles, in collaborazione con gli assessori Barca e Caudo”. Ignazio Marino ha detto inoltre “di essere molto ottimista perche’ credo che, nel momento in cui presenteremo i progetti su questo tema mi aspetto, anche se non leggo il futuro, l’interesse di chi dovra’ distribuire questi fondi sara’ molto alto. Io sono convinto che i nostri beni non appartengono soltanto all’Italia. Noi abbiamo lo straordinario onore di custodirli ma sono beni che appartengono a tutta l’umanita’”.
http://www.imolaoggi.it/?p=57817

Datagate: Snowden rivela ‘Xkeyscore’, un altro sistema di spionaggio

Datagate: Snowden rivela ‘Xkeyscore’, un altro sistema di spionaggioEdward Snowden, indifferente delle richieste di Putin di smetterla di danneggiare gli Usa, ha rivelato l’esistenza di un ulteriore sistema pervasivo di sorveglianza di tutto il traffico web. Intanto il padre della talpa del Datagate ha consigliato al figlio di restare in Russia
Edward Snowden rischia di irritare la Russia, cui ha chiesto asilo. La talpa dell’Nsagate, indifferente alle richieste di Vladimir Putin di smetterla di danneggiare gli Usa, ha rivelato l’esistenza di un ulteriore sistema pervasivo di sorveglianza di tutto il traffico web, email e siti visitati, della National Security Agency. Il sistema si chiama ‘Xkeyscore’ e consente agli 007 elettronici, scrive Glenn Greenwald  il ‘megafono’ di Snowden sul Guardian, di penetrare nei database di mortori di ricerca e servizi email per ricostruire e verificare tutta l’attività’ su internet di ogni singolo individuo, consentendo di delinearne un profilo completo della sua ‘storia web’ dalla prima volta che si è affacciato su Internet.
Secondo le ‘slide’ originali di un manuale dell’Nsa fornite da Snowden a Greenwald, il sistema opera senza il bisogno di alcuna autorizzazione giudiziaria – neanche dell’apposita corte segreta formate da 3 magistrati secondo la legge Fisa – su 700 server sparsi in 150 località in tutto il mondo.
Alla sorveglianza di Xkeyscore non si sottraggono neanche i siti di social network, come Facebook e Twitter, oltre ai già noti motori di ricerca come Google e Yahoo ed i sistemi di posta. L’attività Xkeyscore, secondo un rapporto interno del 2007, stimava che negli archivi dell’Nsa erano all’epoca conservati 850 miliardi di dati telefonici e 150 miliardi di attività web, cui ogni giorno si aggiungevano 1-2 miliardi di altri dati.

William Binney, un ex matematico della Nsa, ha riferito che lo scorso anno l’agenzia ha “raccolto qualcosa come 20.000 miliardi di contatti dei cittadini Usa, limitatamente telefonate e mail, senza quindi prendere in considerazione il resto delle attività web. E tutto ciò limitandosi ai dati raccolti negli Usa.
IL MESSAGGIO DEL PADRE DI SNOWDEN – Il padre di Edward Snowden ha consigliato al figlio in una intervista di restare in Russia, dove il fuggitivo americano, bloccato in un aeroporto di Mosca, ha chiesto un asilo temporaneo.
“Ed, ti vogliamo bene e io spero di vederti presto. Ma prima di tutto desidero che tu sia al sicuro”, ha dichiarato Lon Snowden in una intervista organizzata dall’emittente Rossia 24, che il figlio può guardare.
Lon Snowden ha detto che la Russia ha “la possibilità di proteggere” Edward, l’ex consulente informatico all’origine delle rivelazioni sul programma di sorveglianza delle comunicazioni da parte dell’intelligence Usa.
“Se fossi al suo posto, sarei riconoscente al Venezuela, all’Ecuador e alla Bolivia, ma abbiamo visto quello che è accaduto di recente all’aereo del presidente (boliviano) Evo Morales”, ha proseguito il padre.
Sospettato a torto di aver fatto imbarcare Snowden sul suo aereo proveniente da Mosca, Morales ha dovuto fare a inizio luglio uno scalo forzato di 13 ore a Vienna dopo il rifiuto di sorvolo del loro territorio da parte di più Paesi europei.
Anatoly Kucherena, avvocato di Snowden, sta cercando di rendere possibile un viaggio del padre della talpa in Russia. In un’intervista alla radio Vesti-Fm Kucherena ha riferito che oggi invierà a Lon Snowden una lettera di invito nel Paese. Edward Snowden, ha spiegato il legale, gli ha chiesto di contattare suo padre perché “ha bisogno di sostegno morale”.
“Penso che la Russia ha la ferma intenzione e la possibilità di proteggere mio figlio. Se fossi al suo posto, resterei in Russia”, ha concluso. Edward Snowden è bloccato dal 23 giugno nella zona di transito dell’aeroporto di Mosca-Cheremetievo e ha chiesto un asilo provvisorio alla Russia. Washington lo ha accusato di spionaggio e ne chiede la estradizione.
Fonte: http://qn.quotidiano.net/esteri/2013/07/31/927714-datagate-padre-snowden.shtml