I contratti zero hours. Chi rilancia?

Piazza pulita di un popolo e della sua imprenditoria

Letta invita ad investire in italia . Questi ipotetici investitori sanno che la pressione fiscale è al 75%?

Oppure “gli illuminati” sugli scranni italici intendono elaborare altre regalie da elargire solo alle multinazionali ed ai colossi stranieri sullo stile della possibilità di emettere scontrini non fiscali o energia elettrica quasi regalata ad altri gruppi, addebitata alle PMI?

 O forse anche gli imprenditori italiani , come  quei 22,6 MILIONI di connazionali DISOCCUPATI ( su 40 milioni) sono considerati choosy dato che non vogliono investire e creare occupazione? Il racconto servile xenofilo volto ad annientare il locale tricolore, narra di una imprenditoria autoctona volta a campare di sola evasione fiscale. Il messaggio dunque è ben venga la sparizione del genius loci e il suo rimpiazzo con la

“civiltà” anglosassone, tanto umana giusta, solidale e corretta.

La cosiddetta riforma Fornero ha offerto la possibilità di licenziare molto più facilmente, ha introdotto lo stipendio minimo a 400 euro mensili ma le imprese continuano a chiudere o delocalizzare. Che non passi attraverso le “riforme” la possibilità di creare nuovi posti di lavoro?

A Londra lanciano i contratti a zero ore, vedi dettagli nell’articolo sotto riportato.

I capannoni in Marocco ed altrove li danno in uso gratuito per due anni.

I governi, una volta sovrani, ora si son ridotti a fare le offerte promozionali per “attrarre investitori” che ci porterebbero in dono   posti di lavoro precari e con salari da fame. Il tutto in un quadro di “competizione” che spinge ogni nazione ad “alzare la posta” per ingraziarsi i favori di un qualche colosso straniero a discapito sia dell’imprenditoria locale, sia delle altre nazioni che fanno altrettanto.

Che sia questo ciò che intendevano per “Borsa del lavoro”? Una specie di mercato delle vacche dove queste ultime sono sostituite dai popoli. Oggi vengono offerti italiani a 400 euro al mese, domani in promozione i serbi a 300 euro con capannone chiavi in mano, tra due mesi greci regalati al costo di una tazza di riso.

Una volta i soldi delle tasse “sexy” servivano per finanziare lo stato sociale (quello che in realtà in Italia non è mai esistito se non sotto forma di elargizioni ad alcune categorie protette dal fu art 18, mentre per gli altri rimaneva solo la provvidenza divina) ora servono per poter “attrarre gli investitori”. Ma, mentre si stronca l’ossatura di questa nazione, ossia le PMI, dissanguandole fino a farle sparire, davvero i Letta e compari bilderberghiani e bocconiani ritengono di poter aumentare il benessere della comunità italia sostituendo le sue imprese con pochi, capricciosi, costosi, esigenti, parassitari colossi stranieri? Pensano che, una volta attratti con una “speciale promozione” possano poi aumentare loro il carico fiscale fino al livello attuale  pagato dalle PMI? Se mai accadesse volerebbero sicuramente verso altri lidi che offrono una proposta di quelle che non possono essere rifiutate.

Come il ministro Kyenge prevede di sostituire i vecchi anziani (un peso per l’Inps) con giovani “risorse” (che pur di lavorare abusivamente ad esempio squarciano i lettini per ritorsione  a Rimini, uno scambio culturale, direbbe la Boldrini) così i Letta intendono spazzare via quel che rimane della cultura del reale made in Italy. Chissà perché,  siamo sempre noi a dovere importare la “cultura” dall’estero, mentre la nostra è considerata solo ciarpame provinciale e campanilista.

Il due pesi e due misure è ormai diventato l’unico fulcro di questo disgraziato paese.

LONDRA ABBASSA LA DISOCCUPAZIONE CON IL PRECARIATO TOTALE: I CONTRATTI ZERO HOURS

16 agosto 2013

Il contratto a zero ore esistente in Gran Bretagna non concede ai lavoratori né un salario, né un orario minimo di lavoro. Totale è la flessibilità, che può esporre a gravi abusi. Ormai il 3,5% dei dipendenti inglesi sono assunti grazie a questa formula contrattuale, con il risultato di falsare le statistiche ufficiali sulla disoccupazione.

La nota flessibilità sociale della cultura anglosassone ha partorito in Gran Bretagna un “geniale” metodo per risolvere il dramma della disoccupazione che affligge il Vecchio Continente, isole incluse e Germania esclusa: il lavoro con contratto cosiddetto “zero hours”.

IL CONTRATTO ZERO HOURS

Gli zero hours sono rapporti di lavoro regolari, ma con la caratteristica sostanziale che il datore (a sua piena discrezione) può convocare il dipendente per incarichi che possono andare da pochi giorni a qualche settimana, intervallati da periodi di inattività ignoti a priori e senza limiti di durata. Chiaramente i periodi non lavorati non sono retribuiti e per di più questi contratti non prevedono copertura in caso di malattia né ferie (nonostante le norme europee sul lavoro dipendente impongano il riconoscimento di tali diritti). Oltre alla possibilità di non prevedere un minimo di ore da lavorare e una retribuzione di base, la paga oraria riconosciuta è di solito bassa. Il contratto a zero ore può essere applicato sia al settore privato che a vantaggio delle amministrazioni pubbliche: infatti anche il settore pubblico vi sta ricorrendo, spinto dall’esigenza di rimpiazzare i tagli di personale seguiti alla spending review britannica (di recente Buckingham Palace, la residenza ufficiale del sovrano del Regno Unito, ha assunto 350 dipendenti a zero ore).

In sostanza in Gran Bretagna è stata creata una massa di lavoratori che servono a coprire i picchi produttivi dettati dalla domandaPer un’azienda il beneficio di questa tipologia contrattuale è tutt’altro che trascurabile: massima flessibilità, possibilità di rispondere con tempestività ai picchi di richiesta del mercato, notevole contenimento dei costi fissi del personale, organici di lavoratori a tempo indeterminato ridotti all’osso. Per i dipendenti, di converso, questo contratto implica la totale precarizzazione del lavoro, in cambio di nessun riconoscimento economico o di formazione professionale.

Dal punto di vista burocratico i contratti zero hours sono equiparati alle altre forme di assunzione e quindi inclusi nelle statistiche sul lavoro: il dipendente non risulta come disoccupato, ma è sempre considerato nelle rilevazioni ufficiali come lavoratore impiegato full-time (a prescindere dal suo impiego concreto)! L’indicatore della disoccupazione, quindi, è drogato da una formula contrattuale che può nascondere tempi di lavoro minimi o addirittura nulli: in pratica le statistiche sul lavoro sono fortemente sospettate di essere  falsate, visto che includono elementi tali da renderle inutilizzabili per avere realmente il polso della situazione occupazionale del paese.

UN MILIONE DI LAVORATORI A ZERO ORE

Finchè gli zero hours erano considerati una formula residuale di impiego (i dati ufficiali, sino a poche settimane fa, indicavano 200-250mila contratti in essere), i sindacati britannici hanno storto il naso, ma hanno accettato lo stato di fatto. Tuttavia di recente l’attenzione mediatica in Gran Bretagna è tornata forte sull’argomento, a seguito di un report del Chartered Institute of Personnel and Development (Cipd, autorevole istituto britannico di ricerca in materia lavoristica spesso utilizzato dall’Onu e da altre Agenzie internazionali): smentendo i dati ufficiali dell’ufficio nazionale di statistica, lo studio ha concluso che nel Regno Unito i lavoratori a zero ore sono almeno un milione, quattro volte di più rispetto alle stime ufficiali.

Il fenomeno, quindi, non riguarda più quella (limitata) parte di mano d’opera  necessariamente flessibile necessaria per il buon funzionamento del mercato del lavoro e dell’economia in generale, ma si configura come un vero e proprio fenomeno di massa strutturale, in grado anche di fornire falsi segnali su come impostare le politiche pubbliche sul lavoro (proprio perchè inficia l’attendibilità dei dati sulla disoccupazione).

MENO DISOCCUPAZIONE NONOSTANTE LA CRISI

In Gran Bretagna molti osservatori spiegano il paradosso della crescita dell’occupazione durante la crisi economica proprio con i nuovi numeri attribuiti al contratto zero hours: visto che circa il 3,5% della forza lavoro rientra in questa categoria, vuol dire è in corso una migrazione dalle forme contrattuali ordinarie verso una formula più conveniente per il datore di lavoro in una fase congiunturale in cui il lavoratore è particolarmente debole in termini di diritti e tutele. In sostanza il sospetto è che oggi in Gran Bretagna non vi sia concretamente più lavoro, ma solo più contratti di lavoro (per lavoratori che lavorano meno). Due esempi su tutti: la catena di negozi Sports Direct ha 20mila dipendenti a zero ore (su 23mila), McDonald’s Uk impiega il 90% del personale (92mila collaboratori) a zero ore. I numeri sui contratti a zero ore, quindi, spiegano come mai i paesi mediterranei non riescono a replicare il “miracolo” della diminuzione della disoccupazione britannica a fronte di un Pil stagnante: semplicemente in questi paesi non è stato introdotta una formula in grado di gonfiare la validità delle rilevazioni statistiche.

Andamento della disoccupazione in Gran Bretagna

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Evoluzione del Pil britannico

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In precedenza il decremento della disoccupazione era attribuito all’effetto del  “labour hoarding”, la diffusa prassi adottata dalle aziende in crisi di ridurre le condizioni economiche ai dipendenti al fine di evitarne il licenziamento (rimandando a tempi migliori il ripristino delle condizioni pregresse). Oggi appare chiaro che è più semplice (e conveniente) mantenere personale a zero ore, piuttosto che dipendenti con contratti d’impiego tradizionali (anche nel caso in cui accettino di essere sottopagati).

L’EFFETTO ZERO HOURS SUL MONDO DEL LAVORO BRITANNICO

Se si vuol cogliere un aspetto positivo, sicuramente i contratti zero hours eliminano ogni forma illegale di arbitraggio sul lavoro (caporalato). Ma è  stata introdotta una discrezionalità assoluta a vantaggio di uno dei contraenti: con tale formula, infatti, non ha più senso il concetto stesso di licenziamento, come altissimi sono i rischi di abusi conseguenti alla normale dialettica fra lavoratore e il suo superiore. Peraltro non sembrano essere rari i casi in cui il datore di lavoro mette in competizione fra loro i dipendenti per l’assegnazione di incarichi (resi scientemente esigui rispetto ai lavoratori disponibili). Un ulteriore aspetto deteriore  degli zero hours riguarda la stratificazione (legalmente accettata) fra dipendenti appartenenti a categorie di privilegio differenziate: già si sono verificati casi di premi aziendali attribuiti ai lavoratori ordinari e non a quelli a zero ore (seppure legalmente considerati a tempo pieno e spesso anch’essi con contratti a tempo indeterminato), anche a parità di numero di ore lavorate su base annua. In sostanza il rischio è che vengano istituzionalizzati fenomeni di bullismo e di prevaricazione (fino a giungere ad atteggiamenti apertamente ricattatori) sui luoghi di lavoro.

Appare stupefacente il risultato di un recente sondaggio pubblicato dalla stampa britannica: i lavoratori a zero ore non sarebbero mediamente insoddisfatti della loro condizione, visto che solo il 14% vorrebbe lavorare di più. Seppure tale formula contrattuale riesce a soddisfare in qualche modo quella parte di lavoratori che non ambisce ad un impegno full-time (una quota di lavoratori può o vuole dedicarsi al lavoro per tempi limitati ed è disposta a rinunciare alle tutele dei tipici contratti part-time pur di lavorare), noi di Economy2050 riteniamo incredibile che in Gran Bretagna oltre 850mila cittadini (l’86% dei dipendenti a zero ore) siano soddisfatti di avere un impiego che non consente loro di contare su uno stipendio più o meno stabile. Il che si traduce, in termini pratici, in forti difficoltà a trovare un alloggio in locazione (nel Regno Unito l’affitto è molto più diffuso che in Italia) e nella preclusione di ogni possibilità di accesso al credito bancario. Il tutto, lo si ricorda, senza alcuna assistenza in caso di malattia.

Più attinente alla realtà appare la notizia che stanno partendo in Gran Bretagna le prime cause pilota in cui alcuni lavoratori lamentano dei danni (morali e psicologici, oltre che economici) subiti a seguito di abusi nella gestione dei contratti a zero ore da parte dei datori di lavoro: qualora la magistratura dovesse fissare dei paletti rigidi alla risarcibilità dei danni  provocati dall’abuso della flessibilità lavorativa, c’è da scommettere che si scoprirà (nelle aule dei tribunali) che solo una minima parte dei lavoratori zero hours sono soddisfatti della loro attuale condizione.

Economy 2050

VISTO SU DIETRO AL SIPARIO
http://dadietroilsipario.blogspot.it/2013/08/i-contratti-zero-hours-chi-rilancia.html

Gb, il Tav costerà il triplo del previsto per risarcire le popolazioni ‘coinvolte’

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/20/tav/687248/#.UhOeUXsov6o.facebook

Secondo l’Institute for Economic Affairs, serviranno 90 miliardi di euro per alta velocità. Corruzione, tangenti e malaffare non c’entrano: la maggior parte dei costi è da ricondurre alle spese legali per le cause vinte dagli abitanti delle zone interessate al progetto

David Cameron

Quindi, dice l’istituto, il costo finale sarà “quasi ridicolo” proprio per far fronte alle necessità dei britannici interessati. L’HS2 consentirà, entro il 2026, treni ad alta velocità – 250 miglia all’ora – fraLondra e Birmingham, con poi due diramazioni, una per Leeds e una per Manchester, entro il 2032. Una sorta di grande Y che taglierà il Paese e che, secondo gli attivisti delle associazioni che si battono contro il progetto, disturberà la vita di almeno 500mila persone, durante e dopo la costruzione. Bisogna dire che tuttavia le proteste, finora, non hanno avuto nulla a che fare con quelle che si sono viste in Italia con il movimento No Tav. Si sono viste le manifestazioni, ma di breve durata, qualche boicottaggio persino, ma la battaglia è stata soprattutto sul fronte legale. Recentemente gli abitanti della zona londinese a nord della stazione di King’s Cross, nel quartiere di Camden, hanno ottenuto che il tragitto nella capitale dell’HS2 fosse interrato per un tratto maggiore rispetto a quanto previsto, evitando la distruzione di case storiche e di intere strade. E anche nelle campagne, spesso terre di conservatori – gli stessi conservatori che sono al governo -, nelle aule di tribunale si sono decisi piccoli ma importanti stravolgimenti al progetto. I costi aumentano, quindi, ma il piano non rallenta, nonostante gli intoppi.

Eppure, secondo lo Iea, c’entra anche la politica. Nel rapporto appena pubblicato, l’istituto dice che il partito conservatore non ha bloccato o rallentato il piano anche per accaparrarsi il voto nelle aree a nord dell’Inghilterra, dove l’HS2 arriverà, generalmente meno propense a votare per il partito dei Tory. Giochi elettorali, quindi, dice l’ente, anche se il dipartimento del ministero dei Trasportiche sta seguendo il fascicolo dell’HS2 dà altre giustificazioni: “Il piano è assolutamente vitale per questo Paese, darà una grande spinta in avanti alla nostra economia e il ritorno dell’investimento si farà sentire e vedere per tutte le prossime generazioni. L’HS2 genererà centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro e benefici alla nostra economia per miliardi di sterline. Cercheremo di stare nel budget che ci siamo prefigurati, ma bisogna anche dire che questo è anche il più grande progetto infrastrutturale che il Regno Unito abbia visto nei tempi moderni”. Tuttavia, se anche ilDaily Mail – tabloid di destra e vicino alle posizioni governative – arriva ad attaccare il progetto dell’HS2, vuol dire che veramente, in Gran Bretagna, l’appoggio a questa infrastruttura si sta facendo sempre più debole. La scorsa domenica il giornale ha infatti pubblicato delle previsioni: chi abita lungo il tracciato verrà sconvolto dall’inquinamento acustico per 16 ore al giorno, quando il tracciato sarà pronto. Senza considerare, scrive il giornale, quei milioni di viaggi che camion e mezzi pesanti dovranno fare “fra la popolazione inerme” durante la costruzione.

Dalle parole ai fatti, la ritorsione degli abusivi

di La Piazza     | 18 agosto 2013 0
 
CRONACA – Lettini squarciati. Postate su un social network le immagini della ritorsione. Nanni: “Avvisato in pieno stile mafioso, ma io non mollo”.

RIMINI – RIMINI –
LA RITORSIONE I lettini tagliati ‘in mostra’ sulla battigia
“Ero stato avvisato l’altro ieri sera in pieno stile mafioso da un senegalese che conosco da anni – scrive un operatore di spiaggia, Vainer Nanni, su internet. – Sono tutti scontenti di te, mi disse, cinesi, bengalesi e neri. Io non rieco più a tenerli. Questo (in riferimento alle foto dei lettini tagliati, ndr) è il risultato dell’impegno. Spero si comprenda che non si tratta più di quattro ‘poveracci’ ma ormai di qualcosa di diverso che non si combatte con la compassione ma con la legalità. Io non mollo”.

Insomma, alle tante parole e minacce sono seguiti i fatti: lettini squarciati. Le foto, postate poche ora fa dal diretto interessato e di cui ne pubblichiamo due, non lasciano spazio a dubbi. Un avvertimento che potrebbe anche andare oltre? La tensione è alle stelle. Spintoni, parole grosse, gesti che non lasciano presagire nulla di buono. Piene zeppe le pagine della cronaca di fatti del genere. Così l’estate 2013 sarà ricordata, oltre che per l’alluvione e il caldo africano, anche dalla ‘guerra’ contro l’abusivismo commerciale. Stanno per superare il centinaio di condivisioni quelle immagini, decine i commenti. Eccone alcuni. Credo – leggiamo – che un giusto ringraziamento vadano al sig. Prefetto ed il sig. Sindaco Gnassi oltre che al sig. Questore per aver sottovalutato il fenomeno ..tutta la mia solidarietà. Poi ancora: ma siamo in Italia o in altro Paese dittatoriale? La spiaggia è nostra! Io sono a 11 per quest’anno ma dopo la sfuriata di ieri ho paura che il conto si allungherà. Segue: solidale al 100% , sia come bagnino che come cittadino, un po’ meno come riminese sconfitto! Si scrive: i risultati del buonismo a tutti i costi e del “poverini lasciateli stare” adesso stanno dando i loro frutti? Come sono ci piacciono!? Poi altre accuse: prendetevela con i vostri amministratori comunisti e con con la chiesa. Infine: questa e’ la loro voglia di integrazione? Direi che sarebbe bene che questa energia la mettessero per liberare i loro paesi dalla dittatura. (dc)
http://www.lapiazzarimini.it/2013/dalle-parole-ai-fatti-la-ritorsione-degli-abusivi/

Lettera aperta al direttore di Repubblica, Vittorio Zucconi

Qualche anno orsono, una decina forse, vi avevo inviato una lettera di replica ad alcune dichiarazioni di LTF, che a me erano apparse come il consueto svolazzo di affermazioni vuote, sul progetto  della nuova linea Torino – Lyon. Voi non avevate pubblicato la mia risposta. Ero rimasto con il dubbio che le mie righe non potessero apparire sul vostro giornale perché contenevano dati di autori ed enti più credibili di LTF, debitamente citati. Ma il  fatto in sé non mi aveva sconvolto. Non ho mai provato stima né del giornale né del suo proprietario; e l’idea di dialogare con il salotto di sinistra di Torino, su un qualsiasi tema che non riguardi le prestazioni sessuali di Berlusconi – userà il Viagra ? – non mi è mai passata per la mente. Detto questo, tanto perché sia chiaro il punto da cui muoviamo, confesso che siete riusciti a stupirmi.  Ho ricevuto per posta elettronica un articolo recente di Griseri, dal titolo Il nuovo Frejus divide i No Tav, che è un esempio  di giornalismo di infima qualità, una brodaglia di mezze notizie, mezze verità e mezzi falsi, miscelati in modo da suggerire un falso completo: quello per cui esisterebbe una sorta di legame nascosto, cementato dalla corruzione suppongo, tra i militanti più in vista del movimento No Tav e la società del traforo stradale del Fréjus (Sitaf), uniti nella lotta al progetto del nuovo treno, che sottrarrebbe risorse al traforo stesso. E per sostenere la sua intuizione Griseri è andato a frugare su Facebook come in una discarica, pescando qua e là scampoli di frase attribuiti a persone che, salvo il caso di Simonetta Zandiri – la protagonista di una analoga operazione mediatica contro il professor Zucchetti,  messa in scena alcuni mesi fa – si chiamano Ey de Neyt, Rasta Grindercorpse e infine, massimo della trasparenza e del coraggio civile, Democratici Avigliana.

 Nelle loro chiacchiere questi ultimi danno per certo che la variante autostradale in galleria di Prapontin, realizzata da un paio di decenni, sia stata frutto di un’intesa tra Sitaf e i vari Santel, Giorno, Cavargna, Cancelli, Dosio. Poi proseguono dichiarando che i camini inutilizzati dalla galleria del Cels sono stati supportati da uno studio sui venti di Claudio Cancelli.  E a questo punto riprende la parola Griseri,  il quale aggiunge con apparente noncuranza come io sia stato anche consulente della Comunità Montana,  e come abbia scritto nel 2004  che il flusso di denaro convogliato nelle grandi opere permetta alla malavita di riciclare il denaro sporco, spesso mediante il noleggio di macchine movimento terra. Infine conclude con magistrale ironia, facendo appello  alla figura retorica di affermare una cosa negandola paradossalmente – mi sembra si chiami  antifrasi- : Cosa che, com’è noto, non avviene negli appalti e nelle consulenze autostradali.

 Qui ho rischiato di commuovermi. Antifrasi per antifrasi, mi sono sorpreso a pensare: come è colto e intelligente Griseri, ed esperto nelle umane cose! Se non ci fosse stato lui a illuminarmi, sarei morto con la convinzione, francamente errata, che il noleggio delle macchine per il movimento di terra avvenga solo per la costruzione di linee ferrate e non per la costruzione di autostrade.

 

  Penso che sia interessante analizzare come il falso venga costruito nell’articolo in questione con una successione di verità parziali. Non lo dico per i giornalisti di Repubblica; loro conoscono bene il mestiere. Ma a qualcuno di noi, che si illude di trovare interlocutori nella Torino dei Democratici, può servire per chiarirsi le idee.

I fatti  sono semplici; la galleria di Prapontin venne fuori da un braccio di ferro tra la Sitaf da una parte e le associazioni ambientaliste – che tecnicamente io rappresentavo come membro del Comitato Scientifico Nazionale di Legambiente, mi sembra così si chiamasse – e un movimento popolare nascente, a cui dava voce Nicoletta Dosio, dall’altra. La Sitaf voleva attraversare Bussoleno con un trincerone, noi chiedevamo che fosse realizzato un passaggio in galleria. Dopo una serie di incontri e scontri, la Società del traforo, preoccupata credo dal crescere del movimento popolare, che noi  facevamo pesare quanto gli argomenti tecnici, e anche qualcosa di più, accettò una soluzione che prevedeva l’attraversamento in galleria, e un particolare dispositivo per diminuire l’impatto del traffico sulla qualità dell’aria nell’intorno dello sbocco ovest della stessa. I termini dell’accordo vennero ratificati per scritto e il testo firmato.  In buon italiano questo si chiama accordo o compromesso tra due parti che rappresentano interessi diversi.

 Dopo qualche mese la Sitaf ci comunicò per lettera che non intendeva rispettarlo, se non per quanto riguardava  la mera esistenza del  tunnel. Noi ritenemmo di non avere la forza per riaprire la contesa.

 Se nel raccontare questa storia si omette di ricordare che si partiva da soluzioni contrapposte e si definisce l’accordo come una intesa, si dà alla vicenda un senso completamente diverso. È vero che i Democratici , e non solo quelli di Avigliana, hanno un cattivo rapporto con la lingua di Petrarca, ma non fino al punto di non afferrare una distinzione di significato che torna nella lingua comune, come nel Devoto Oli. La parola intesa non sta ad indicare un accordo qualsiasi, ma un impegno reciproco, per lo più segreto, a una determinata linea di condotta.

In questo modo il senso della vicenda ricordata dai diffamatori che si nascondono sotto la sigla Democratici diviene ben altro. Agli occhi di chiunque non la  conosca, la storia racconta che un gruppo di persone, in combutta tra loro e con dirigenti Sitaf, ha tramato per imporre alla comunità una soluzione costosa, in previsione di spartirsi la torta dei finanziamenti e delle relative consulenze. Può anche darsi che a un politico di professione un tale comportamento sembri normale, ma per me non lo è.

Il resto del documento citato ha lo stesso taglio. Per quanto riguarda il sottoscritto, qualunque lettore penserà che, di intrallazzo in intrallazzo, in combutta con la Sitaf, consulente della Comunità montana, alleato delle società autostradali fino al punto di negarne le infiltrazioni mafiose, io sia divenuto ricco.

Non è così. In questa settimana di ferragosto non sono riuscito a trovare un avvocato che mi spieghi quali siano le responsabilità penali e civili di un giornale che pubblica calunnie, sia pure con il miserabile accorgimento di rinvenirle nelle conversazioni private di un gruppo di scemi, ammesso che questi esistano veramente. Gli avvocati che conosco sono tutti al mare, e per di più maledettamente lontano. Con il loro ritorno riaprirò l’argomento; e se la risposta sarà quella che mi aspetto, avrete mie notizie.

 Intanto, vi consiglio di chiedere al vostro collezionista di pettegolezzi, un vero giornalista di inchiesta, di rimangiarsi pubblicamente tutte le affermazioni che mi riguardano, sia quelle che ha elaborato autonomamente, sia quelle che sostiene di aver trovato nella corrispondenza altrui, o quelle che attribuisce ai democratici di Avigliana. Perché quando verremo al dunque, non sarà difficile dimostrare che:

·         non ho mai avuto alcun rapporto segreto con la Sitaf;

·         non ho ricevuto alcun compenso per l’attività svolta per il problema dell’attraversamento di Bussoleno, in cui rappresentavo le associazioni ambientaliste;

·         non ho avuto alcun rapporto di consulenza con la Sitaf, né in modo diretto né in modo indiretto, per la progettazione della galleria che fu in seguito realizzata;

·         ho svolto il ruolo di consulente della Comunità Montana,  senza ricevere alcun compenso; spesso non chiedendo neppure i rimborsi dei viaggi, quando questi non comportavano lunghi spostamenti;

·         non ho sostenuto la necessità di costruire camini intermedi nella galleria del Cels, tramite uno studio del regime dei venti della valle, come affermano i Democratici.

 Quest’ultimo punto mi interessa in modo particolare, perché mostra  ancora una volta come si si possa costruire con una mezza verità una menzogna. Insieme al mio collega Chiocchia ho fatto effettivamente un lavoretto di poco impegno sulla influenza delle eventuali emissioni dei camini del Cels sulla qualità dell’aria dell’abitato di Exilles, spiegando che tale influenza era insignificante. Si trattava di una cosa talmente ovvia che chiunque avesse fatto il mio mestiere avrebbe potuto dire altrettanto solo dando uno sguardo alla configurazione orografica della zona; ma il lavoro ci fu chiesto per dirimere con un parere neutrale e autorevole, una situazione che si era incancrenita per motivi politici, così ci fu detto. Pertanto accettammo.

Questo episodio minore, nel racconto dei minus habens che si nascondono sotto la sigla di Democratici Avigliana, viene presentato come un intervento volto a sostenere la necessità di adottare la soluzione più costosa possibile, per  la ventilazione della galleria, quella che richiede la presenza di camini intermedi. Questo è un falso, puro e semplice. L’argomento della ventilazione interna della galleria non è stato neppure sfiorato da me e Chiocchia; i camini erano già stati costruiti, e noi non avevamo neppure lontanamente partecipato né alla loro progettazione, né a una eventuale discussione sulla loro presenza.

Ma la cosa più irritante è l’assoluta stupidità dell’accusa  sottintesa, che la dice lunga sul livello intellettuale dei nostri interlocutori. Penso che queste persone abbiano qualche conoscenza o familiarità all’interno della Sitaf, ben più di quanta ne abbia io, che a parte Plano non vi conosco nessuno. Infatti hanno un vago ricordo che io e Chiocchia – che stranamente non è citato – avevamo consegnato una breve relazione. Ma perché riportano a orecchio, e probabilmente non hanno alcuna competenza, la loro idea sul contenuto reale del lavoro è vaga e confusa. E pertanto sproloquiano, senza rendersi conto che la loro ricostruzione è non solo falsa, ma del tutto cretina. Nessuna persona, che non sia iscritto ai Democratici di Avigliana,  si occuperebbe del regime di brezza all’esterno, dovendo studiare il problema del ricambio d’aria all’interno di una galleria – e quindi l’esigenza o meno di prevedere camini intermedi. Le variabili significative sono tutte all’interno della galleria stessa, lunghezza e pendenza, numero di veicoli in marcia simultaneamente, coefficienti di emissione, potenza termica dei motori, temperatura potenziale all’ingresso, potenza degli impianti di  ventilazione, et cet. L’influenza delle condizioni esterne è, usualmente, poca cosa.

Se fosse vero che io e Chiocchia abbiamo fatto un errore simile, avremmo dovuto dimetterci da docenti universitari, per motivi di dignità del ruolo. Se non lo abbiamo fatto, è perché non ne avevamo motivo.

 Con questo concludo. Non penso che pubblicherete questa lettera;  ma conto di darvi presto altre notizie.

 

                                                       Claudio Cancelli

Attira un piccolo cane e poi lo lancia in aria

Milano, denunciato uno straniero per maltrattamenti
L’uomo, inoltre, è risultato non in regola con il permesso di soggiorno
Milano, 18 agosto 2013 – Ha prima attirato a sé e poi preso e lanciato via un cagnolino, ai giardinetti. Per questo un cittadino ucraino è stato denunciato per maltrattamento di animali, a Milano. E’ accaduto in un’area verde in piazzale Maciachini, nella zona Nord della città intorno alle 22.30 di ieri: una donna di 62 anni stava portando a spasso i suoi tre cagnolini quando da un gruppetto di ragazzi che si trovava nei pressi di una panchina uno di questi ha cominciato ad attirare l’attenzione delle bestiole.
Quando una di esse si è avvicinata il giovane l’ha presa per il collare alzandola e lanciandola ai piedi della proprietaria. La donna, spaventata, ha chiamato il 113 e gli agenti quando sono arrivati hanno rintracciato il gruppo e denunciato lo straniero, di 22 anni, per maltrattamento di animali e per violazione della Legge sull’immigrazione in quanto irregolare su territorio.
http://qn.quotidiano.net/lifestyle/2013/08/18/936070-animali-cane-piccolo-straniero-maltrattamenti-milano.shtml

Padre Paolo Dall’Oglio è stato giustiziato dai “rivoluzionari” in Siria

RETE VOLTAIRE | 18 AGOSTO 2013

Padre Paolo Dall’Oglio è stato giustiziato dai suoi “fratelli” dello Stato Islamico in Iraq e nel Levante (SIIL), tre giorni fa, ha confermato l’Osservatorio siriano per i diritti umani ( OSDH), un’agenzia dei Fratelli musulmani di Londra protetta dall’MI6.

Figura della “rivoluzione siriana”, di cui divenne portavoce presso i media internazionali, il gesuita italiano era odiato dai cristiani siriani che lo accusavano di comportarsi da missionario occidentale e di tradire il loro Paese. Per celebrare la sua adesione, i “rivoluzionari” gli aveva dedicato un venerdì di preghiera nel 2011. Era sostenuto in occidente prima dai giornalisti filo-israeliane e poi dalla stampa cattolica.

Incaricato di organizzare i contatti tra i due rami di al-Qaida in Siria e i partiti curdi, per rovesciare il governo, s’è recato illegalmente a Raqqa attraverso il confine con la Turchia. Ma non è riuscito a convincere gli islamisti dell’opportunità di questa alleanza.
http://www.voltairenet.org/article179854.html

Rinviato a giudizio il marito della Finocchiaro per truffa. E lei vuole un posto nel Csm!

Scritto da: Christian De Mattia
 
Scandali censurati e poco considerati. Non se ne può parlare perchè, ovviamente, riguardano la sinistra.
Melchiorre Fidelbo. Chi è? Il marito dell’integerrima senatrice del Partito Democratico, Anna Finocchiaro. E che succede? Succede che Fidelbo è stato rinviato a giudizio, insieme ad altre tre persone, nell’ambito dell’inchiesta sulla procedura amministrativa che aveva portato, a Catania, all’affidamento senza gara dell’appalto per l’informatizzazione del Presidio terrotoriale di assistenza (Pta) di Giarre. Non solo. Pare che la Finocchiaro possa entrare nel Consiglio superiore della magistratura. Ma, a questo punto, sarà il caso?
Nel dettaglio, gli imputati devono rispondere di abuso di ufficio e di truffa su un appalto da 1,7 milioni di euro per l’informatizzazione del sistema ospedaliero. Secondo l’accusa, Fidelbo avrebbe fatto delle pressioni indebite sui dirigenti dell’Asp, e dalle indagini risulta che anche Scavone avrebbe avuto un ruolo importante nel favorire l’affidamento dell’appalto alla Solsamb.
Ma a sinistra non erano moralmente superiori? Sempre e comunque onestoni?
http://www.ilradar.com/rinviato-a-giudizio-il-marito-della-finocchiaro-per-truffa-e-lei-vuole-un-posto-nel-csm/

Militare italiano difende tre ragazze molestate dagli immigrati: pestato a sangue

LIGNANO 18 agosto 2013 –  Preso a calci e pugni da tre giovani che stavano importunando alcune ragazze al bar Tenda. E’ finito al pronto soccorso di Lignano, dove è stato condotto da un’ambulanza del 118, il militare di 22 anni originario di Matera di stanza alla caserma Luciano Capitò di Portogruaro, vittima di una vera e propria aggressione da parte di tre ragazzi di origine romena, uno dei quali, minorenne residente a Udine, è stato denunciato per lesioni in concorso e affidato al Civiform di Cividale, mentre gli altri due sono fuggiti.

Tutto è iniziato nella notte di sabato, verso l’1.20. Il giovane militare era al bar con tre amiche quando uno dei tre romeni ha cominciato a importunare le ragazze. E’ bastato un invito a smetterla e ad andarsene per scatenare la violenta reazione dei tre. Il personale di sicurezza del locale ha chiamato la polizia, giunta dal commissariato di Lignano, e ha fermato uno dei tre aggressori in attesa dell’arrivo della pattuglia.

http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2013/08/18/news/tenta-di-difendere-tre-ragazze-militare-pestato-nel-bar-a-lignano-1.7595225

Bild: «Al-Qaeda pronta a colpire treni Ue» (la NSA conferma il teorema caselli? :)

Nel mirino ci sarebbero i treni ad alta velocità. In Germania le autorità starebbero già sorvegliando vagoni e stazioni
Niente aerei: l’allerta, stavolta, riguarderebbe i treni. Secondo il quotidiano tedesco Bild Al-Qaeda starebbe progettando degli attentati sui treni ad alta velocità nei paesi europei. La testata, che cita fonti vicine ai servizi segreti, rivela che gli attentati potrebbero riguardare sia forme di sabotaggio sulle rotaie o nelle gallerie, sia bombe nei treni stessi.

CONTROLLI DA DUE SETTIMANE – Secondo quanto scrive Bild l’informazione arriverebbe dall’Agenzia nazionale per la sicurezza statunitense (NSA), che qualche settimana fa avrebbe appreso il progetto spiando una conversazione telefonica tra i vertici dell’organizzazione terroristica. Le autorità tedesche, allertate dalla NSA, starebbero controllando i percorsi dei treni ad alta velocità e le stazioni da un paio di settimane con misure di sicurezza supplementari.

19 agosto 2013 | 10:59

http://www.corriere.it/esteri/13_agosto_19/allerta-nsa-attentati-treni-tav_453dc502-08aa-11e3-abfd-c7cdb640a6bb.shtml

Il FISCO 20 MILIONI DI ITALIANI SOSPETTI EVASORI

Si può dire, a grandi linee, che su circa 40 milioni di italiani in età lavorativa, ne lavorano solo 22,6 milioni;

hanno QUINDI REDDITO ZERO non esistendo in Italia il reddito minimo garantito
Basta quindi andare a far spesa con i soldi DI MAMMA E PAPA e si supera il 20% di ZERO

SIAMO NOI DISOCCUPATI TUTTI SOSPETTI EVASORI
Si sa la lotta all’evasione è sacrosanta, dice il partito delle tasse che MAI UNA LIRA HA RESTITUITO ALLO STATO SOCIALE ED AGLI INDIGENTI E MAI HA CHIESTO IL REDDITO DI CITTADINANZA, I TUTORI DEI PIU’ DEBOLI

19 agosto 2013 | 9:20LA LISTA DEI POTENZIALI EVASORI
Il Fisco «accende» il redditometro
Via ai controlli sugli ultimi 4 anni
Due verifiche prima dell’accertamento su spese che superano del 20% il reddito. Le spese sostenute rapportate al reddito famigliare

Fisco 14
ALTRI 4 ARGOMENTI
Il nuovo software «gira» ormai da settimane, apparentemente senza problemi, ed ha finito il rodaggio. Le interconnessioni con tutte le 128 banche dati dove pescherà gli elementi necessari funzionano a dovere. Gli uffici ed i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, ricevute le istruzioni e fatti i test, sono pronti. E sono stati superati anche gli intoppi legali, semmai fossero stati un problema, con la sentenza del Tribunale di Napoli secondo il quale non c’è violazione della privacy. Il redditometro 2013 è sulla pista di decollo. Oggi stesso il sistema verrà fisicamente «acceso», ed in pochi secondi sarà in grado di sfornare la prima lista dei potenziali evasori fiscali. Che potrebbero ricevere l’invito dell’Agenzia a presentarsi nei suoi uffici per spiegare come hanno fatto a spendere così tanti soldi dopo aver dichiarato al Fisco così poco già nei primi giorni di settembre.
REDDITI 2009 – I primi ad essere scandagliati saranno i redditi del 2009, dichiarati nel 2010. Il sistema sarà in grado di ricostruire per ciascun contribuente le spese effettuate di cui l’amministrazione fiscale ha certezza (quasi tutte, e comunque tutte quelle rilevanti, che sono presenti nelle cento e passa banche dati collegate all’Agenzia), e di metterle a confronto con il reddito dichiarato in quell’anno. E di evidenziare tutti i casi in cui la differenza è superiore al 20%, la soglia che fa scattare l’accertamento. All’inizio gli ispettori fiscali si concentreranno sulle incongruità più evidenti, sui casi dove la differenza tra il dichiarato e la spesa accertata è più elevata. Poi pian piano i controlli saranno estesi, tanto che ne sono previsti a regime 35 mila l’anno, anche se i contribuenti onesti avranno poco da temere. L’accertamento sintetico del reddito con il nuovo strumento, che aggiorna profondamente il redditometro esistente (e che non funziona più, come dimostrano i dati delle somme recuperate nel 2012, appena 30 milioni di euro), prevede un doppio contraddittorio tra il Fisco ed i contribuenti ancor prima dell’apertura formale dell’accertamento ed alcune garanzie specifiche, che con il vecchio sistema non c’erano.

SE QUALCOSA NON QUADRA – Se il redditometro evidenziasse uno scarto tra il reddito e le spese superiore al 20%, che non quadra neanche considerato il reddito familiare complessivo, che gli ispettori del Fisco dovranno comunque verificare prima di aprire la pratica, il contribuente verrebbe invitato a presentarsi negli uffici dell’Agenzia e già in questa primissima fase potrà dare le spiegazioni necessarie. Dimostrare con prove certe, ad esempio, che la casa o l’automobile è stata acquistata con i risparmi degli anni passati, o con soldi già tassati, perché magari sono rendite finanziarie, o che è stata una donazione dei genitori. Se le prove fossero convincenti (ma devono esserci gli atti, o i bonifici o le fatture) il caso si chiuderebbe qui, senza conseguenze.

I SOSPETTI DEL FISCO – Se il Fisco dovesse invece avere ancora dei sospetti si aprirebbe una seconda fase del contraddittorio, più approfondita. Il Fisco chiederebbe ragione ai contribuenti anche delle spese «stimate», cioè di quelle più piccole ed appunto calcolate in base agli indici Istat (come il vitto, le spese per i vestiti, i trasporti, il tempo libero). In questo caso potranno essere opposte dai contribuenti anche argomentazioni logiche (e non necessariamente prove documentali) per contestare le spese presunte (per esempio l’uso dell’auto di un parente o della mensa aziendale). Se anche al termine di questa fase il Fisco mantenesse le sue pretese, ovvero di far pagare le tasse sul reddito effettivo calcolato con il redditometro, e non su quello dichiarato, si aprirebbe l’accertamento formale. L’amministrazione dovrà quantificare il maggior reddito accertabile e la maggiore imposta da pagare, e chiedere al contribuente di aderire al pagamento delle somme richieste. Arrivati a quel punto non restano che due strade: pagare entro quindici giorni per avere le sanzioni ridotte, oppure avviare un contenzioso, ricorrendo alla giustizia tributaria.

19 agosto 2013
http://www.corriere.it/cronache/13_agosto_19/fisco-parte-redditometro_9979ff32-0891-11e3-abfd-c7cdb640a6bb.shtml