Appello del movimento no tav per il monitoraggio del cantiere

http://www.notav.info/post/appello-del-movimento-no-tav-per-il-monitoraggio-del-cantiere/

Schermata 2013-08-29 a 15.54.17Le mobilitazioni di questo inizio agosto contro i trasporti dei pezzi della “talpa” hanno evidenziato l’importanza di organizzarci meglio per il monitoraggio del cantiere. Quello che è mancato – crediamo – è stata una conoscenza precisa delle modalità dei trasporti, per potersi mobilitare con efficacia, senza perdite di tempo, falsi allarmi, spostamenti inutili ecc.

È fondamentale, in vista delle prossime iniziative, raccogliere informazioni sul funzionamento del cantiere: quali ditte ci lavorano, dove hanno sede, che percorsi fanno, con quali mezzi, in quali orari ecc., e ciò per ogni aspetto: dalla “sicurezza” alle forniture di cibo, cemento, materiali e servizi vari….

Per fare questo sono necessarie:
1) la partecipazione di tutti coloro che hanno tempo, competenze, attrezzature per raccogliere informazioni, fare ricerche, appostamenti, fotografie, filmati…
2) l’organizzazione di un gruppo di lavoro che riesca a raccogliere, confrontare ed elaborare tutte le informazioni per poi “restituirle”, verificate e ordinate, al movimento.

Rilanciamo quindi a tutto il movimento no tav (e in particolare a tutti coloro che già hanno informazioni da condividere) un appello a collaborare per creare insieme una rete – agile ed efficiente anche a lungo termine – per la raccolta e l’elaborazione delle informazioni (che, tra l’altro, dovrebbero essere informazioni pubbliche!).

Le forze le abbiamo, ne siamo certi, dobbiamo solo imparare a coordinarle! Perché il “mostro Tav” è di fronte a noi, ma se non sappiamo come funziona difficilmente riusciremo a bloccarlo!

Prossimo appuntamento: Presidio di Venaus, lunedì 2 settembre, ore 21.

Manif anti-guerre a Londres

PCN-TV / LONDRES : MANIF CONTRE LA GUERRE DE L’OTAN EN SYRIE

 PCN-TV pour Syria Committees – Comités Syrie

avec RT – PCN-SPO / 2013 08 29 /

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

 

Méga manif contre la guerre des USA et de l’OTAN contre la Syrie.

Des dizaines de milliers de manifestants contre la sale guerre des Cameron-Hollande-Obama et contre les frappes en Syrie !

D’autres manifs un peu partout en Europe. Le mouvement contre la Guerre occidentale et pour la paix n’est pas mort …

 Film sur : https://www.facebook.com/photo.php?v=1408847766000052

 Ceci avec le basculement de l’opinion publique européenne – particulièrement en Grande-Bretagne, Belgique et France – contre la guerre, mais aussi contre le terrorisme djihadiste – certains forums de grands quotidiens belges et français voient même un soutien direct à Assad s’exprimer – explique le recul des chiens de guerre de l’OTAN, Hollande et Cameron en tête.

 Sous la pression de la rue, le Parlement britannique – dont les députés craignent la colère des électeurs – a rejeté ce jeudi soir par 285 voix contre 272 une motion présentée par le Premier ministre David Cameron qui défendait le principe d’une intervention militaire en Syrie en réponse à l’usage d’armes chimiques dont il accuse Damas. “Il est clair que le Parlement britannique ne veut pas d’intervention militaire britannique. Je prends note et le gouvernement agira en conséquence”, a réagi David Cameron après ce vote, ajoutant qu’il était “attaché au respect de la volonté de la Chambre des Communes”.

 ALLER PLUS LOIN :

Lire l’édito de Luc MICHEL, FOCUS / L’OPINION EUROPEENNE BASCULE CONTRE LA SALE GUERRE DE L’OTAN CONTRE LA SYRIE

Sur http://www.lucmichel.net/2013/08/30/luc-michel-focus-lopinion-europeenne-bascule-contre-la-sale-guerre-de-lotan-contre-la-syrie/

 PCN-TV & PCN-SPO

 http://www.syria-committees.org/pcn-tv-londres-manif-contre-la-guerre-de-lotan-en-syrie/

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 http://www.syria-committees.org/

https://www.facebook.com/syria.committees

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

Siria: democrazia in arrivo

Siria: democrazia in arrivo

venerdì, agosto 30, 2013

 

Avevamo anticipato che sarebbe successo, pur sperando ancora di esserci sbagliati, in un nostro precedente articolo che prima o poi il conflitto “civile” siriano si sarebbe trasformato in una guerra aperta, e così purtroppo sembra accadere in queste convulse ore.

 Tanto rullano alle nostre porte i tamburi di guerra che persino una radicale ultraliberista come la Bonino (che pur aveva sostenuto le necessità degli interventi americani degli ultimi anni e non ci risulta abbia mai levato una voce contro quelli israeliani a Gaza e nel Libano) invita alla prudenza, all’attesa dei risultati degli ispettori dell’ONU sull’utilizzo delle armi chimiche. Contraria all’intervento senza mandato internazionale (perché, ce n’è mai stato bisogno?)e persino in caso di ok dell’ONU dichiara l’intervento italiano “non automatico”. Un precedente clamoroso che ci dovrebbe far correre un brivido lungo la schiena. Cosa sa che noi non sappiamo?

 

Potrebbe sapere quello che sanno molti nostri amici in contatto con questo blog, che rilevano un’attività delle forze NATO nelle basi accanto alle città in cui vivono: mezzi pesanti, elicotteri da combattimento, frenesia mai vista prima e militari con facce tirate nei bar e ristoranti…

 La Gran Bretagna e la Francia stanno quindi sospingendo una recalcitrante America all’ennesimo intervento “umanitario” in favore delle peggiori bestie che si siano mai viste in azione in un teatro di guerriglia. Non che gli altri giochino di fioretto, intendiamoci; ma un conto è un esercito regolare, per quanto duro e dal pugno di ferro, un altro sono le bande di criminali comuni, terroristi veri e propri importati dall’estero e gruppi organizzati di combattenti professionisti, armati, curati ed assistiti da quei campioni di democrazia e custodi dei Diritti Umani che sono l’Arabia Saudita ed il Qatar (anche se il piccolo emirato è passato dall’iperattivismo spendaccione ed invadente all’isolamento e confinamento marginale degli ultimi tempi, causa sua eccessiva influenza sul mondo dei Fratelli Mussulmani, ora in disgrazia).

 In più, inviterei quanti ritengono quella siriana una dittatura a considerare il fatto che nella maggior parte dei casi è il popolo che reclama e prega l’intervento dell’Esercito Arabo Siriano, quando le bande dei barbuti islamici fanno stanza nei loro villaggi. Non appena si insediano (guardare per credere il bellissimo documentario realizzato da Gian Micalessin sulla cittadina di Al-Qusaiyr liberata dall’Esercito e dalla milizia di Hizbullah) passano per le armi tutti quelli tacciati di connivenza o solo di avere una divisa dello Stato siriano; poi impongono la sharia col terrore e taglieggiano i commercianti; le donne, naturalmente, o completamente velate oppure a casa.

 Per un paese che – sebbene in un’autocrazia mascherata da elezioni libere – ha conosciuto la libertà dei costumi, dove le donne votano e partecipano della vita civile del paese in cui vivono;  per un paese che tollera ogni confessione religiosa e vi convive, questa situazione è insopportabile.

 

Al- Qusayir è stata liberata dicevamo, poco tempo fa. La leggenda che vi aleggia narra addirittura della presenza del leader del movimento sciita, sayyed Hassan Nasrallah presente tra le truppe, a detta di un giornalista arabo, e da quel momento i gruppi allo sbando che la occupavano hanno cominciato a ritirarsi nel nord del Libano. L’esercito di Assad ha mosso verso Aleppo, la città martoriata vicina al confine turco da cui si infiltrano i combattenti addestrati e protetti dal neo-califfo Erdogan, e, da un punto di vista militare, la crisi siriana sembrava destinata al successo lealista.

 Assad ha persino dichiarato che avrebbe ufficializzato la vittoria sul terrorismo di lì a breve.

 Il nervosismo della coalizione che sostiene i gruppi armati è aumentato fino all’isteria: qualcuno ha pensato bene di forzare la mano e far superare quella famosa “linea rossa” delle armi chimiche, preludio all’intervento della Comunità Internazionale, armando gruppi di ribelli.

 Il risultato è stata l’unica dichiarazione ufficiale pervenuta, quella della Commissione di cui fa parte l’ex magistrato Carla Del Ponte«Abbiamo potuto raccogliere alcune testimonianze sull’utilizzo di armi chimiche, e in particolare di gas nervino, ma non da parte delle autorità governative, bensì da parte degli oppositori, dei resistenti. (…) Poi, quando la commissione speciale potrà condurre l’inchiesta, si potrà stabilire se anche il governo ha fatto utilizzo di queste stesse armi»

 John Kerry non ha intenzione di aspettare l’esito di queste indagini. Lui SA che è stato il governo siriano; hanno le “prove”, dice: intercettazioni telefoniche (sulla cui affidabilità naturalmente non nutriamo alcun dubbio!), foto satellitari, resoconti medici di ONG che distano km dai luoghi incriminati, etc.

 Non fosse altro che per le pistole fumanti mostrate in altre occasioni, verrebbe da dire a Kerry di starsene un po’ seduto e non rompere i coglioni a chi sta lavorando…

 L’attivismo di questo perdente (ha perso contro G.W. Bush, il che è tutto dire) segue di poco – e non a caso: si attendeva l’esito dell’incontro  – quello dell’Arabia Saudita, che ha spedito nientepopodimenoché  il capo dei Servizi di Sicurezza del Regno Troglodita Wahabita Bandar bin Sultan (detto Bandar Bush) da Putin, per offrirgli affari in petrolio ed armi, in cambio dell’abbandono del suo alleato siriano.

 Ricorda un po’ la scena di “300”, con l’emissario di Re Ciro dei persiani che si presenta da Leonida offrendogli “Terra ed acqua”. Certo, Putin non ha risposto parafrasando il re spartano: “Questa è Mosca!” rifilandogli un calcio in pancia, ma poco c’è mancato.

 L’incontro è stato rigido e pieno di minacce dette e non dette: “Il Saudita avrebbe anche garantito a Putin la salvaguardia della base navale russa in Siria e la garanzia di nessun attacco dei terroristi ceceni wahabiti – finanziati dai sauditi – durante i giochi invernali di Soci. Confermando direttamente il controllo di questi gruppi terroristici da parte saudita.

 Putin è stato irremovibile e la sua ultima parola al rappresentante saudita – e americano – è stata la seguente: “Il nostro appoggio ad Assad non cambierà. Noi crediamo che il suo governo sia il migliore portavoce possibile dei siriani, sicuramente migliore dei mangiatori di fegato”. Riferendosi alle riprese televisive di terroristi mentre mangiavano il fegato di un soldato siriano. Quei terroristiche sono oggi l’avanguardia della ‘strana’ alleanza Usa-AlQaida-Sauditi” (http://voxnews.info/2013/08/28/incontro-segreto-le-minacce-saudite-e-la-risposta-di-putin/  ma si può leggere in inglese dal sito di Pepe Escobar qui:http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-02-130813.html).

 La situazione si è fatta quindi più incandescente e il binomio GB-Francia (ma che gli ha preso a ‘sti francesi?) ha alzato il tiro fino a coinvolgere l’alleato americano in una serie di bombardamenti punitivi mirati per ridurre quanto meno i danni della planetaria figura di merda che stanno facendo sul campo, grazie ai combattenti scanna-cristiani e cannibali che si sono scelti come alleati…

 L’Italia in tutto questo? Come abbiamo sottolineato nel nostro precedente articolo sopracitato, non fa che continuare a perdere soldi e posizione strategica nel mediterraneo, a seguito dell’ignavia e della servile ignoranza dei suoi governanti. Lo stesso Assad (in una recente intervista che vi invito a leggere integralmente qui) ha dichiarato: “Oggi ci sono molti politici occidentali, ma pochi statisti. Alcuni di questi politici non leggono la storia o non imparano da essa, mentre altri non ricordano nemmeno eventi recenti.”

 Come dargli torto? Dove sono i nostri statisti, chi sono?

 Forse, inconsapevolmente, da uomo d’affari qual era, Berlusconi in politica estera lo è stato, per un certo periodo. Ma ora? Ridimensionati in Libia e nel South Stream afghano, cacciati dall’Iraq, asserviti alle sanzioni contro l’Iran che danneggiano essenzialmente gli europei e noi italiani in particolare, massacrati nei nostri interessi in Siria, come ha felicemente descritto sempre Gian Micalessin in un suo recente articolo, avremo ancora una politica estera?

 Nello stesso articolo, en passant, vengono descritti i veri motivi ( oltre al noto tentativo d’ isolamento dell’Iran e distruzione del fronte della resistenza ) della guerra strisciante alla Siria: il Leviathan, il gigantesco giacimento di gas e petrolio scoperto di fronte le coste cipriote, siriane, libanesi ed israeliane, che fa gola a tutti. Il governo libanese tempo fa aveva persino avanzato delle rivendicazioni sui confini marittimi contesi con quelli di sfruttamento israeliani, onde chiarire di chi fosse il diritto ad effettuare esplorazioni e dove.

 Intorno a questo fantasmagorico ritrovamento – tutto da dimostrare in possibilità di sfruttamento, come prontamente segnala Debora Billi sul suo blog “Petrolio”  – si stanno scatenando gli appetiti delle superpotenze, già ai ferri corti per le pipeline tra Iran-Iraq-Siria che dovrebbero portare gas e petrolio in Europa.

 Insomma, come per combattere la mafia si devono seguire i soldi, per capire cosa smuove gli eserciti si deve seguire il petrolio (come suggerisce Benito Li Vigni, mitico braccio destro del nostro Enrico Mattei nel suo libro “Il grande gioco del petrolio”).

 Bashar Al-Assad ha avuto il torto di non farsi da parte, di non accettare il salvacondotto offertogli dalle potenze occidentali; non ha abbandonato il suo paese al controllo delle milizie tribali sostenute dall’Occidente.

 Ha combattuto, nonostante le defezioni e le infiltrazioni nei suoi alti comandi, per il suo popolo, l’orgoglioso e tenace popolo siriano che largamente lo sostiene. Ecco perché merita il nostro rispetto: merita il nostro sostegno, quanto meno ideale, se non altro per aver risposto all’integralismo salafita nominando sindaco della città di Qusayr liberata una donna ingegnere, sunnita come i mercenari che la occupavano.

 Assad ha dichiarato: “il terrorismo non è una carta vincente che si gioca quando vuoi e puoi tenerlo in tasca quando non serve. Il terrorismo è come uno scorpione, può pungerti inaspettatamente in qualsiasi momento. Pertanto, non è possibile sostenere il terrorismo in Siria, mentre lo combatti in Mali, non si può sostenere il terrorismo in Cecenia e combatterlo in Afghanistan.”

 Ecco, appunto: sarebbe il caso di smetterla.

 PS: mentre scriviamo, arriva il voto negativo della House of Commons all’intervento preventivo armato inglese, segno che più d’uno, al mondo, ritiene sia il caso di girare pagina.

 twitter @ClaudioMarsilio

 Fonte: http://cloud.feedly.com/#subscription%2Ffeed%2Fhttp%3A%2F%2Frapportoaureo.wordpress.com%2Ffeed%2F

Lotta all’evasione

Equitalia non perdona: per il minimo arrotondamento un agricoltore di Villadose deve sborsare oltre 66 euro
 
ROVIGO – L’omesso versamento di un centesimo lievita all’Inps la bellezza di seimilaseicentoquindici volte. Scherzi della burocrazia. Ne sa qualcosa Luciano Giaretta, imprenditore agricolo di Villadose, in Polesine. «È una cosa incredibile – sbotta l’agricoltore – Io ho pagato, per carità, ma a ben pensarci è tutto così ridicolo e anche un tantino assurdo».

Nel 2009 l’agricoltore versa all’Inps i contributi unificati per sé e per i suoi due dipendenti. Doveva pagare 3.363,01 euro. Solo che nel bollettino arrotonda la cifra, cosicché il centesimo viene omesso. Dopo 4 anni gli arriva un sollecito: quel pagamento all’Inps non risultava. A quel punto l’agricoltore cerca e trova il modello F24 e lo porta sia all’Ente previdenziale che ad Equitalia. La vicenda sembrava chiusa lì. Invece no. Arriva una lettera, datata 13 giugno, e porta la firma di Giuliana Ballarini, direttore dell’Inps di Rovigo. “Gentile contribuente, da controlli effettuati sulla sua posizione contributiva è emersa la necessità di apportare le variazioni di seguito riportate…”. Residuo tributo: un centesimo. Sanzione: 55,28 euro.
http://www.ilgazzettino.it/nordest/rovigo/dimentica_di_versare_un_centesimo_inps_deve_pagare_6mila_volte_di_pi/notizie/320144.shtml

Imprenditore si impicca ad un paranco in fabbrica

Papa Francesco direbbe che non era ottimista. L’avrebbe mandato dallo psichiatra.

Imprenditore si impicca ad un paranco in fabbrica
Ritrovato questa mattina dagli operai
Matteo Ceron

CASTELFRANCO – Imprenditore si impicca in fabbrica. Questa mattina quando gli operai sono arrivati in fabbrica come tutti gli altri giorni, l’hanno trovato con una corda al collo appesa ad un paranco.
 Nella notte  l’imprenditore di 39 anni di Castelfranco ha deciso di farla finita così.
La tragedia è avvenuta in uno stabilimento in zona industriale, in via Del Lavoro, sede della ditta di cui l’uomo era socio. I lavoratori hanno dato immediatamente l’allarme, ma all’arrivo dell’ambulanza sul posto i sanitari non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo.
 
In fabbrica sono arrivati poco dopo anche i carabinieri, che ora stanno cercando di far luce sulle motivazioni alla base del suicidio.
Stando alle prime informazioni, sembrerebbe che l’uomo avesse avuto ultimamente dei problemi di natura sentimentale.
http://www.oggitreviso.it/imprenditore-si-impicca-ad-un-paranco-fabbrica-69066#.Uh7fdUsFH_Q.facebook

In-giustizia ad Alta Velocità

http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/piemonte/2013/08/in-giustizia-ad-alta-velocita.html

di Davide Bono

ingiustizia.jpg

In questo scorcio di fine estate, la Procura di Torino, con codazzo di media e politici, sta“attenzionando” con particolare enfasi il movimento No Tav.

Prima di Ferragosto, l’arresto dell’attivista di Varese, Giobbe, sempre per “resistenza a pubblico ufficiale”, deportato al Carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino, rilasciato almeno ai domiciliari ieri; a Ferragosto il fantasioso articolo de “La Repubblica” che suggerisce che tutti i No Tav, non volendo la ferrovia, sarebbero al soldo di Sitaf (gestore dell’Autostrada): gli stessi No TAV che poi vanno a bloccare con le manifestazioni l’autostrada stessa; ieri sei perquisizioni per i fatti della notte del 1 agosto (quando durante un blocco sarebbe stato fermato un camionista olandesecon accuse di sequestro di persona [sic!] e violenza privata!), tra i destinatari il consigliere comunale di Meana, Leonardo Capella e quel Marco divenuto famoso per il video in cui disse, sbagliando, ad un poliziotto che era una “pecorella”; peccato che si trovassero entrambi altrove;oggi ancora perquisizioni a carico di un attivista per intimidazioni non meglio precisate a non si sa chi. 

E’ strano constatare come la Procura sia particolarmente attenta su un fronte politico come è quello del movimento No Tav, mentre non è altrettanto solerte con furti, scippi, violenze di vario genere. E’ nota a tutti la carenza di personale e risorse materiali. Colpisce anche la durezza delle sanzioni.

Il Gip Massimo Scarabello dispone le misure cautelari (obbligo di dimora nel Comune di Residenza e divieto di uscita di casa dalle 22 alle 6) perchè “le modalità di protesta stanno sconfinando, sempre più spesso, in condotte penalmente rilevanti, e per questo pericolose, atte a ad incidere pesantemente sulle libertà altrui, sfuggendo ad ogni forma tollerabile di civica protesta“. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati ogni tipo di apparecchio digitale(macchine fotografiche, pc, cellulari…scanner!), più con intento punitivo che ai fini delle indagini, per cui basterebbero le schede ed i dischi di memoria, con gravi ripercussioni sulle vite lavorative e sociali degli indagati. Fa pensare il fatto che tra gli “attenzionati” ci fossero i consulenti dei legali che si occupano della difesa, e che il materiale sequestrato (foto, video, documenti), ora in mano agli stessi PM che si occupano di entrambi i procedimenti a carico dei No TAV, fosse quello che i legali avevano intenzione di utilizzare per le tesi difensive.

Mi sembra comunque assurdo pensare che, nel 2013, la Procura sulla base di semplici indicazioni da parte di un camionista olandese (un po’ alterato tra l’altro!) possa disporre misure cautelari. Il sistema italiano prevede l’innocenza fino a prova contraria, e dispone misure cautelari solo in caso di estrema pericolosità sociale, con rischio di a) fuga all’estero, b) inquinamento delle prove, c) reiterazione del reato. Volendo fare un discorso serio, visto che le prime due ipotesi mi sembrano risibili, si potrebbe ipotizzare la terza. Ma visto che il reato è tutt’oggi da provare e le prove contro gli indagati mi sembrano un po’ debolucce, le misure mi sembrano un po’ campate in aria.

Non essendo la prima volta che gli indizi di reato sono campati in aria e ancor più le misure cautelari disposte, vien da pensare il peggio.

Chiediamo quindi alla Procura di Torino di dire la verità, e cioè se “per caso” sia sottoposta a pressioni politiche da parte dei due principali schieramenti partitici del paese, Pd-l e Pdl in testa. Se così fosse, chiediamo al Procuratore Caselli di dare un grande segnale, dimettendosi da Capo della Procura.

E’ triste pensare, infatti, che un grande magistrato dell’antimafia sopravvissuto all’epoca delle stragi di Stato, come Caselli, stia demolendo la sua carriera e la sua credibilità, finendo per essere ricordato come l’anziano oppressore di un movimento popolare per la giustizia e la libertà.

Se così non fosse, saremo mica costretti anche noi a chiedere, visto che va di moda, l’AGIBILITA’ POLITICA per il movimento No Tav?

“Tav indispensabile”. “Nient’affatto”

http://www.lospiffero.com/buco-della-serratura/tav-indispensabile-nientaffatto-12202.html

Prosegue sullo Spiffero, tra numeri e proiezioni, il dibattito sulla Torino-Lione. Gli interventi di Foietta, vice presidente dell’Osservatorio, che illustra le ragioni del sì, e di Ramella (Istituto Bruno Leoni), da sempre contrario all’opera

Non solo è utile, la Tav è indispensabile. A stretto giro rispetto alle dichiarazioni del professor Francesco Ramelladell’Istituto Bruno Leoni, secondo il quale l’alta velocità fra Torino e Lione rappresenta un’opera non sostenibile finanziariamente e inutile, arriva la replica di Paolo Foietta, vice presidente dell’Osservatorio che illustra dettagliatamente le ragioni del sì. Un confronto a suon di numeri con Ramella su costi e benefici di una delle opere più dibattute degli ultimi decenni.

 

Per Foietta, innanzitutto, il costo ad abitante della Tav non è di 250 euro come sostenuto da Ramella, bensì di 50 euro che vanno spalmati su 10 anni. Dati che secondo Ramella fanno riferimento solo a una parte dell’opera, quella legata alla realizzazione del tunnel, e non al progetto completo. Quanto alla presunta decisione della Francia di procrastinare al 2030 l’opera come trapelato recentemente dalle colonne di alcuni giornali transalpini cita direttamente fonti delle istituzioni francesi per smentire un eventuale disimpegno dei cugini d’Oltralpe.

 

Prosegue, dunque, il dibattito innescato proprio sulle colonne dello Spiffero, che in questo caso si estende all’effettivo trasferimento su rotaia del trasporto di merci che oggi avviene su gomma, con le ricadute ambientali minime secondo Ramella, sostanziali nell’impianto sostenuto da Foietta, fino al ragionamento sul Project financing, ovvero sul finanziamento privato di queste grandi opere, come avvenne per l’Eurotunnel, e come invocato dal liberista Ramella.

 

L’INTERVENTO DI PAOLO FOIETTA

Le dichiarazioni di Francesco Ramella  non sono una novità e sono già state oggetto in passato di  confronto. Mi pare per questo utile, fornire riguardo a quanto riportato nell’articolo, un contributo che spero utile ad un dibattito sul merito dell’opera.  

 

Intanto non comprendo alcuni  dei  numeri che supportano i  giudizi  negativi espressi da Ramella:

–   “i cittadini “dovrebbero contribuire  per mille euro ogni famiglia di quattro persone” ;   interpreto che significhi  250 euro ad abitante – a me, nel progetto LOW COST  risultano molti di  meno; meno di 50 euro in 10 anni e quindi 5 euro  all’anno per abitante.

 

–   “sulla tratta viaggiano circa 2mila tir al giorno, una percentuale decisamente limitata rispetto al resto del Piemonte” ;  i TIR che passano il confine con la Francia sono 2000 solo sull’autostrada A32 del Frejus (pochi anni fa erano 3-4000)  a cui bisogna aggiungere quelli che passano per Ventimiglia e  Monte Bianco;  oggi i TIR  sono quindi almeno 3 volte tanti;  lo spostamento intermodale della nuova  linea ferroviaria Torino Lione gioca sul totale di tale somma, destinata ad aumentare se, come tutti auspichiamo, usciremo con successo dalla crisi; considerare la nuova linea ferroviaria  solo per l’autostrada del Frejus è un “errore voluto” che gli  esperti NOTAV continuano a ripetere.

 

Sul presunto disinteresse dei francesi per l’opera tanto  che “avrebbero deciso di procrastinarla al 2030”  tocca ancora una volta smentire tale affermazione: La commissione Mobilité 21 (Il Rapport Mobilité 21 “pour un schéma national de mobilité durable”  è stato presentato il 27 giugno 2013), per stessa precisazione del Presidente Duron, considera la Torino Lione un’opera in corso di esecuzione e come tale non  differibile.

 

Philippe Duron è stato nominato dal Ministro dei Trasporti, nel mese di ottobre 2012, quale presidente della commissione di dieci membri responsabili della revisione del sistema nazionale delle infrastrutture di trasporto (Snit).

La linea ferroviaria Torino-Lione, che è oggetto di un trattato internazionale è considerata come progetto avviato, pertanto non è compresa nello studio  Mobilitè 21

Philippe Duron  ha comunque espresso il proprio  parere in merito alla Torino Lione  nell’audizione della Commissione sullo sviluppo sostenibile di mercoledì 10 aprile 2013  , dichiarando :

“…. L’Europa ha destinato 13 MLD€ per un certo numero di grandi progetti infrastrutturali. Quando abbiamo incontrato due mesi fa Mathias Ruete, Direttore Generale per l’Energia ei Trasporti della Commissione Europea, ci ha mostrato grande interesse per i progetti francesi volti a integrare meglio il Paese nello spazio europeo. I due progetti per lui più interessanti in questo senso sono la Torino-Lione e la Senna-Nord Europa. Il Presidente della Repubblica, durante il vertice franco-italiano a Lione, aveva condizionato l’attuazione della Torino-Lione al contributo di finanziamento del 40% da parte dell’Unione europea. I pareri raccolti a Bruxelles sono positivi.”

Le Figarò ha utilizzato  l’assenza nell’elenco di Mobilitè 21  per annunciare il disimpegno dalla Torino Lione,  ed è stato immediatamente smentito dal governo francese.  

Risulta pertanto “faziosamente ridicolo” che i No Tav (anche liberali), continuino a sostenere il “disimpegno francese” anche dopo che i loro siti militanti hanno accertato, con inevitabile scoraggiamento, la verità;  si veda in merito  “Il Tunnel si farà. Punto e basta” scritto da Massimo Bonato il 26 giugno 2013.

 

Lo stesso giudizio  vale  per  l’assunto “che il leggendario corridoio da Kiev a Lisbona si è ormai dissolto”;  sarebbe  stato senz’altro più corretto (o almeno prudente), citare le dichiarazioni espresse dall’Unione Europea (Brinkvost, Kallas) e dai diversi Stati attraversati sulla necessità di una realizzazione  del corridoio 6 Mediterraneo per fasi funzionali, di fatto confermando il modello studiato dall’Osservatorio per la sezione transfrontaliera della Torino-Lione. L’elaborazione in corso in Friuli (La nuova Presidente Debora Serracchiani), che condivido, va proprio in questa direzione.

 

Ma mentre tali esternazioni  sono già ampiamente contenute nel repertorio “NOTAV”, anche quello meno liberale, esistono alcuni “valutazioni” su traffico merci ed interscambio economico che Ramella  espone in modo parziale, e che meritano una puntualizzazione:

 

–  alla riduzione del traffico “fisico” (in tonnellate merci trasportate) registrato sull’asse infrastrutturale EST-OVEST  (che comprende la Francia, la Penisola Iberica , la Gran Bretagna, Lussemburgo e Paesi Bassi) non corrisponde una analoga riduzione dell’interscambio economico dell’ Italia con gli stessi paesi che  anzi  aumenta e resta, anche con la crisi economica, assolutamente significativo: chi pensa che l’interscambio economico tra l’Italia e l’ovest europeo (in particolare Francia, Spagna, Inghilterra) non motivi l’opera, forse ignora che quell’interscambio è secondo solo a quello con l’area tedesca ed è in crescita nonostante la crisi: nel 2011 gli scambi sono stati dell’ordine di 150 miliardi di euro, che salgono a 204 considerando anche gli altri Paesi di potenziale gravitazione sulla Torino-Lione (Portogallo, Belgio e Paesi Bassi). Se si considerano le relazioni commerciali dirette con la sola Francia, persino nel  2012 le esportazioni sono aumentate del 3% e non si tratta di beni immateriali, ma di autoveicoli, macchinari industriali, abbigliamento, metalli, articoli in materie plastiche, medicinali e preparati farmaceutici: tutti prodotti che non viaggiano su internet, ma su strade, ferrovie, navi o aerei (con i relativi diversi impatti sull’ambiente).

 

–  Il traffico “fisico” (in tonnellate merci trasportate) sull’asse EST-OVEST risulta  ancora maggiore di quello che transita per la Svizzera. Il volume complessivo del traffico merci con la Francia nel 2011 è stato di 42 milioni di tonnellate, superiore a quello che è transitato per la Svizzera (40 milioni di tonnellate). Peraltro la Confederazione Elvetica aveva deciso di realizzare (a proprie spese e senza compartecipazione finanziaria di altri Stati né, ovviamente, dell’Europa) ben due tunnel di base fin dal 1996 quando il traffico totale delle  merci (su gomma e su ferro) attraverso il suo territorio era di soli 22,7 milioni di tonnellate (circa la metà di quello oggi presente fra Italia e Francia). Quindi si può dire che il traffico merci complessivo con la Francia c’è ed è importante: ciò che è in grave crisi è la modalità ferroviaria, che rappresenta appena il 9% del totale, perché non c’è un’infrastruttura adeguata ed una offerta di servizio ferroviario efficiente e competitivo; il confronto con l’esempio svizzero è illuminante: lì il traffico ferroviario è in aumento, rappresenta il 64% del totale ed intercetta una parte crescente di quello del Fréjus, pur imponendo maggiori percorrenze (per Parigi circa 200 km in più).

 

Per questo serve la Nuova Linea Torino Lione: se a fronte di un rilevante traffico potenziale (interscambio economico),  si osserva  una riduzione della quantità di traffico effettivo (tonnellate trasportate),  il vero problema è la  mancanza di infrastrutture, soprattutto ferroviarie, in grado di intercettarlo. Chi, come la Svizzera ha una strategia chiara di riequilibrio intermodale ed ha investito e realizzato infrastrutture ferroviarie adeguate “cresce”, sviluppa filiere economiche ed occupazionali, migliora le sue condizioni ambientali;  chi non lo fa o lo fa in ritardo (la Nuova Linea Torino Lione è un paradigma) perde volumi di traffico (e di sviluppo economico) nei confronti di chi non ha perso tempo.

 

Il glorioso tunnel del Frejus è oramai inutilizzabile  e gli operatori   piuttosto di utilizzare il vecchio tunnel  preferiscono passare  altrove (soprattutto per la Svizzera).: chi sostiene che la galleria del Fréjus esistente sarebbe tuttora adeguata e sufficiente forse ignora che quel tunnel è ancora quello di Cavour: è il più vecchio delle Alpi (progettato nel 1856 ed inaugurato nel 1871), il più alto (1286 metri di quota), il più penalizzante (con pendenze del 32 per mille) ed il più angusto (interasse tra i binari di 341 cm contro il minimo di oggi di 355 cm). I lavori di adeguamento, ultimati nel 2011 (dopo anni di esercizio a senso unico alternato con i traffici passati su altri itinerari più competitivi) consentono, per qualche anno ancora, un servizio (penalizzato) in attesa del nuovo tunnel di base, ma non eliminano certo i problemi di fondo della linea storica che sono l’eccessiva pendenza ed il ridotto modulo ferroviario (due motrici, lunghezza massima  550 m, carico massimo 1150 tonnellate);  per questo  il trasporto delle merci attraverso il tunnel storico del Frejus costa quasi il 50% in più e non è certo un caso che  tutti gli altri valichi ferroviari alpini si stiano rinnovando con tunnel di base alla quota di pianura (Loetschberg, Gottardo, Ceneri, Koralm, Brennero): il treno è competitivo quando va in pianura e l’unico modo per farlo andare in pianura dove ci sono le montagne è forare le montagne alla quota di pianura, ovvero fare il “tunnel di base”.

 

I costi di realizzazione dell’opera per l’Italia sono poi assolutamente sostenibili: i costi della sezione transfrontaliera della Torino-Lione (con il tunnel di base) assommano a 8,2 miliardi, ma con il cofinanziamento di Europa e Francia, l’onere per l’Italia è di 2,8 miliardi di Euro in 10 anni; si tratta di un impegno finanziario sostenibile, inferiore a quello di varie altre  opere già previste (senza contestazione alcuna) e che in genere non hanno valenza internazionale (ad esempio la Napoli-Bari costa più del doppio); il costo/chilometro del nuovo tunnel di base del Frejus è del tutto in linea con quello delle analoghe gallerie svizzere e del Brennero. Per contro l’abbandono unilaterale del progetto da parte dell’Italia comporterebbe un onere di oltre un miliardo: infatti la Torino-Lione è stata finanziata nel 2003 dall’Unione Europea ed è oggetto di accordi internazionali con la Francia; la sospensione, modifica o estinzione unilaterale di tali accordi comporterebbe certamente per l’Italia il risarcimento delle spese sostenute dalla Francia e, prevedibilmente, il rimborso dei finanziamenti ricevuti dall’Unione Europea. A questo danno finanziario, pari quasi alla metà del valore dell’opera a carico dell’Italia (senza un solo posto di lavoro creato), e senza considerare la perdita d’immagine internazionale del Paese, bisognerebbe aggiungere quello del mancato adeguamento dell’infrastruttura costretta a restare, anche per il  futuro, quella di un passato risorgimentale, certamente glorioso, ma ovviamente non più in grado di garantire capacità competitiva nei decenni a venire

 

Il riferimento poi  all’Eurotunnel  e quindi alla soluzione del Project Financing (uscita malconcia sulle grandi opere proprio per la crisi finanziaria di “Eurotunnel”) convince ancor meno; gli strumenti del project financing non possono essere applicati ad opere strutturali/strategiche con una durata ed un ammortamento molto lungo (almeno centenario). Non esiste “finanza di progetto” in grado di programmare investimenti di tale durata, che vanno lasciati alle “strategie” ed alle politiche degli Stati e dell’ Europa e magari agli EuroBond.

Ramella sa bene che in nessun paese europeo e per nessuna opera strategica si è percorsa tale strada, né per i tunnel alpini – svizzeri, né per quelli austriaci (ed italo-austriaci), né per le grandi opere franco-spagnole, tedesche e scandinave.   La sua è solo un’intelligente provocazione ultra-liberista 

 

 

Per quanto ho detto, a differenza di Ramella, mi auguro che il Governo proceda velocemente alla sottoscrizione dell’ accordo Italo Francese; nell’interesse del Piemonte (e dell’ intera Italia), della sua struttura economica, del suo futuro che deve essere ancora manifatturiero ed industriale; proprio per questo è necessaria una politica “nazionale” ed “europea” delle infrastrutture e della logistica, che è una delle condizioni per tornare a competere in un mercato globale . E la nuova linea Torino Lione è un pezzo rilevante di tale strategia.

Senza la nuova linea si aggraverebbe ulteriormente il gap logistico nazionale, dovuto principalmente alle carenze infrastrutturali che penalizzano l’intero sistema industriale italiano e, in termini  di costi, ciò vale circa 6-8 punti percentuali rispetto agli altri competitori europei (la logistica incide per il 24% in Italia contro il 16-18% in Francia/Germania). Il recupero di un solo punto percentuale di questo gap logistico vale, in un anno, circa 2 miliardi di euro, una somma quasi equivalente al costo totale dell’investimento a carico dell’Italia per la realizzazione del tunnel di base del Frejus. Se poi si tiene conto che Rhone-Alpes e Piemonte sono due delle più importanti aree manifatturiere d’Europa e che Lione e Torino sono due delle “capitali” dell’Euroregione Alp-Med (con quasi 20 milioni di abitanti, 1,8 milioni di imprese e 540 miliardi di Pil) si comprende l’importanza di una linea ferroviaria moderna per passeggeri e merci attraverso le Alpi.

 

 

LA RISPOSTA DI FRANCESCO RAMELLA

Le dichiarazioni rilasciate a Lo Spiffero non sono davvero una novità. Chi scrive le va ripetendo, insieme ad altri autorevoli economisti dei trasporti come Andrea Boitani e Marco Ponti, da molti anni. Se sollecitato, ritorno, ormai un po’ annoiato, sulla questione nella vana speranza che repetita iuvant. Temo che questo sia l’unico punto di consonanza con l’architetto Foietta che ringrazio per la cortese replica. Ma veniamo al dunque.

1)      Quali costi e quali traffici. I dati riportati fanno riferimento al progetto completo e non alla sua prima fase ossia alla realizzazione del tunnel che, stando agli stessi proponenti, costituisce solo una prima fase dell’opera. Con molta prudenza, visti i costanti e abnormi  scostamenti che si sono registrati in passato fra costi a preventivo ed a consuntivo per la realizzazione di grandi infrastrutture, in Italia ma non solo, l’infrastruttura completa costerà ai contribuenti italiani una cifra dell’ordine dei 13 miliardi di euro, ossia poco meno 1000 euro per una famiglia di quattro persone (molti di più se gli scostamenti saranno analoghi a quelli registrati per la realizzazione della rete ad alta velocità).

2)      I 2mila veicoli al giorno sono precisamente quelli che l’analisi costi-benefici governativa ipotizza possano essere trasferiti dalla strada alla ferrovia: “Il progetto prevede l’eliminazione di 600.000 Tir/anno su 3,2 milioni oggi in circolazione tra Ventimiglia e il Monte Bianco” (Presentazione analisi costi-benefici NLTL, p. 42). Tale traffico rappresenta pochi punti percentuali di quello che interessa la rete autostradale del Piemonte e, come ovvio, una quota ancor più modesta a livello nazionale. Qualora realizzata, la nuova linea Torino – Lione non migliorerà di una virgola i tempi di spostamento per il 95% dei piemontesi e per il 99% degli italiani i quali, pur non avendo alcun beneficio in cambio, saranno costretti a finanziarla con soldi prelevati dalle loro tasche.

3)      Davvero poco mi interessano le ultime posizioni dei francesi. Come detto, non sono un politico né un giurista. Constato molto banalmente che di accordi “definitivi” ne sono stati firmati dal 1990 ad oggi un numero piuttosto significativo.

4)      Che il Corridoio V sia poco più di un tratto di pennarello su una cartina dovrebbe essere evidente a chiunque. Ad ovest di Lione come ad est di Torino, le merci continueranno ad utilizzare le stesse linee impiegate oggi. Nessuna linea ad “alta capacità” proseguirà verso la Spagna o verrà realizzata in Slovenia, in Ungheria o Ucraina. A svariati anni dall’apertura non un solo treno merci è stato inoltrato sulla rete AV italiana pur realizzata, con grave aggravio di costi, per renderla tecnicamente accessibile a questo tipo di convogli.

5)      Scrive l’arch. Foietta: “alla riduzione del traffico “fisico” (in tonnellate merci trasportate) registrato sull’asse infrastrutturale EST-OVEST  non corrisponde una analoga riduzione dell’interscambio economico”. Ma l’interscambio economico è del tutto irrilevante ai fini della decisione di realizzare o meno una nuova infrastruttura che, in tutta evidenza, è correlata alle tonnellate da trasportare e non al valore di esse. Il valore dell’interscambio può anche centuplicare (scambio di software su cd o di diamanti invece che di acciaio) senza che vi sia necessità alcuna di potenziare le infrastrutture.

6)      Il caso svizzero è effettivamente un interessante termine di paragone. I due grandi tunnel di base, anche se comportassero l’azzeramento del traffico su gomma di attraversamento della Svizzera, non avranno alcun effetto apprezzabile sul traffico stradale del Paese che si ridurrebbe al più dell’1% (per i dettagli mi permetto di rimandare ad un miointervento su lavoce.info). Peraltro gli svizzeri non hanno mai sostenuto di considerare i tunnel “strategici” dal punto di vista economico e, particolare non secondario, se li faranno pagare in parte rilevante dagli autotrasportatori che effettuano movimentazione di merci da e per l’Italia.

7)      Il traffico non c’è perché non ci sono infrastrutture adeguate. Non è così. Il traffico “creato” da una nuova infrastruttura è una quota molto modesta rispetto a quello che si avrebbe in sua assenza. Anche in questo caso è sufficiente fare riferimento alle stime governative: in assenza della nuova linea il traffico sul settore occidentale delle Alpi risulterebbe pari a 97 milioni di t; con l’opera si attesterebbe a 110 milioni ossia un modesto +13%. [Chi scrive è pronto a scommettere con l’arch. Foietta o con chiunque altro, qualsiasi cifra relativamente al fatto che le previsioni di domanda del governo al 2030 o al 2050 si riveleranno sovrastimate di almeno il 70%].

8)      E’ certamente vero, come scrive l’arch. Foietta, che in nessun paese europeo e per nessuna opera strategica si è percorsa la strada del finanziamento privato. Fa eccezione l’Eurotunnel i cui azionisti, non a caso, hanno visto il loro investimento sostanzialmente azzerato. Questo conferma la scarsissima domanda ed utilità di quelle opere. Gran parte della rete autostradale e stradale ordinaria, ossia le infrastrutture che soddisfano quasi il 90% della mobilità, sono interamente ripagate dagli utenti tramite l’imposizione fiscale sui carburanti e sui veicoli e tramite pedaggi e non costano un euro al contribuente. Di più: lo Stato riceve un flusso di risorse molto più ingente rispetto alla spesa sostenuta. Quei soldi poi, spesso, vengono sprecati in opere come la Torino – Lione che, a scapito della collettività,  beneficerebbe pochissime persone e imprese. Vale anche in questo caso la tesi di un grande ecomista francese del ‘900, Frédéric Bastiat: “lo Stato è il grande inganno in base al quale tutti vorrebbero vivere alle spalle di tutti gli altri”. Che nella traduzione italiana di un ex assessore ai Trasporti della Regione Piemonte (chi scrive provò a convincerlo dell’inutilità dell’opera una decina di anni fa) suonano più o meno così: “perché dovrei mostrare contrarietà alla TAV quando da Roma e da Bruxelles arriveranno qui in Piemonte molti miliardi di euro?”

Numapompilio..ci sei o ci fai?!

http://www.lavallecheresiste.info/?p=8526

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Pubblichiamo la risposta all’articolo di Numa uscito ieri su “La Stampa”.

Numapompilio, oggi ha superato se stesso: non è chiaro se lo è o se lo fa.
Di certo per essere un velinaro non è molto al corrente delle cose, oppure fa lo stupido per non pagare pegno.
Di sicuro non è un giornalista d’inchiesta.
Forse numapompilio non sa che le targhe degli automezzi sono pubbliche proprio per poter far identificare i mezzi.
Forse numapompilio non sa che chiunque, titolare di una carta di credito o di una carta prepagata, andando sul sito dell’ACI può fare le visure di tutte le targhe circolanti in Italia, basta pagare: una volta 5,65 euro oggi invece aumentato a 8,81 euro.
Forse numapompilio non sa che sulla visura c’è l’importo pagato per l’acquisto del mezzo.
O forse lo sa e scrive delle cose non vere insinuando chissà quali macchinazioni… e questo deontologicamente parlando è una porcata.
Tanto per mettere il cuore in pace al velinaro della questura allego le visure dei due mezzi “incriminati”.
La dimostrazione che il velinaro della questura non è un giornalista di inchiesta ma appunto un semplice velinaro è data dal fatto che non si è posto la domanda: ma coma mai un trattore autostradale che nuovo costa centinaia di migliaia di euro è stato pagato meno di una punto di seconda mano? Chi ci ha marciato? Chi erano i precedenti proprietari che hanno SVENDUTO IL MEZZO? Basta andare in una qualunque sede ACI e fare una visura storica al PRA per saperlo, pagando il giusto.
Ma queste domande il numapompilio non se le pone.
Invece ce le siamo poste noi e la cosa avrà un seguito anche se non siamo giornalisti d’inchiesta ma semplici “signori contribuenti” e “signori cittadini” che vogliono andare a fondo delle cose. Quando ero giovane c’era un prete a Barbiana, don Milani, che aveva questo motto inglese “I care” cioè “mi interessa” che è l’esatto contrario del “me ne frego” fascista.
In val Susa tutto ciò che riguarda la cosa pubblica “ci interessa”.
Sul fatto delle informazioni comunico che pagando il giusto si possono fare tutte le visure che si vogliono delle varie ditte presso il sito www.registroimprese.it conoscere i bilanci delle diverse società, conoscere i falliti, i protestati ecc. ecc. questa è normale trasparenza commerciale e il velinaro della questura dovrebbe saperlo bene. Dovrebbe…
Per quanto riguarda il registro SOA basta andare sul sito http://casellario.avcp.it/SOA/soa3.nsf/?Open e GRATIS si può scoprire che LTF ha affidato appalti a ditte prive della certificazione violando le disposizioni di legge in vigore. Anche questo un VERO giornalista dovrebbe saperlo e dovrebbe scriverlo, chiedendosi come mai nessuno censura LTF per queste violazioni. Appunto DOVREBBE…
É più semplice, più remunerativo, più utile alla carriera non fare domande, sbattere i “presunti mostri” in prima pagina e scrivere di COMPLOTTI, mentre dimentica che ci sono NO TAV ovunque, anche a Susa. Magari non vengono alle manifestazioni, ma amano la loro valle e non vogliono che venga distrutta. Poi a Susa conosco un sacco di gente, anche fra i SI TAV, magari gente incazzata perché sperava di fare lauti affari con l’opera e invece è stata tagliata fuori, o gente che per farsi bello parla, parla, parla…
Dalle parti di Treviso dicono “sveglia baucchi”!
Nonnobertino
PS. Mi aspetto che i solerti mastini di Caselli, una di queste mattine all’alba, mandino la digos a tirarmi giù dal letto per farmi un’altra perquisizione e per fregarsi, come hanno fatto con gli altri NO TAV, i telefoni, le macchine fotografiche, i computer, gli scanner e ogni altro oggetto con una scheda elettronica dotata di seppur minima memoria, per pura vendetta e per dimostrare che loro possono angariare i cittadini come e quando vogliono. Li aspettiamo sereni.

I CARABINIERI TAGLIANO LA LUCE AL PRESIDIO DI CHIOMONTE

http://www.notav.info/post/i-carabinieri-tagliano-la-luce-al-presidio-di-chiomonte/

Ecco un breve resoconto delle vicende della giornata di oggi giovedì 29 agosto 2013. Al termine aggiungiamo alcune considerazioni

chiomonteQuesta mattina sul presto le forze dell’ordine hanno accompagnato i tecnici del comune di Chiomonte a staccare la corrente elettrica al campeggio, aiutati anche dal supporto di uomini della digos che a quanto pare controllavano le strade di accesso in arrivo dal ponte di Exilles e da Chiomonte. Ci siamo recati in Comune per protestare sull’accaduto ma non ci sono state possibilità di dialogo. La segnalazione ai tecnici del comune era arrivata qualche giorno fa dai carabinieri di Chiomonte che segnalavano all’amministrazione comunale “un uso difforme dai lavori agricoli, della fornitura di energia elettrica” all’epoca richiesta (questa l’unica formula con cui è stato concesso dall’azienda elettrica municipale il contratto ai no tav). Pertanto il Comune ne ha disposto l’immediato smantellamento disponendo il recesso del contratto.

Non si è capito tra i pochi che sono rimasti al campeggio, il dispiegamento di uomini intorno al tecnico che ha scollegato la corrente. Forse pensavano che ci sarebbe stata una risposta immediata da parte nostra. Nonostante ciò il morale, se fosse questo che intendevano reprimere ulteriormente, rimane alto e per la cena prevista di questa sera (cena basca), ci si è organizzati con un generatore.
Stamattina per altro doveva aver luogo un volantinaggio al mercatino del giovedì di Chiomonte, ma non è stato possibile effettaurlo poichè erano presenti a “sorvegliare” gli attenti carabinieri della caserma del luogo…
Alle prossime. Saluti no tav a lume di candela…
 
Da sempre il movimento no tav si dà delle strutture, i presidi ed i campeggi per informare, discutere e lottare. Queste strutture sorgono là dove la “grande opera” vuole distruggere e consumare il territorio. Piccole costruzioni dunque per fermare una grande e distruttiva costruzione, costruite con il lavoro volontario di molti no tav usando materiali di recupero che vengono magari dismessi o parcheggiati nelle discariche. Quindi zero consumo di materie prime, materiali locali e molto risparmio. Acqua e luce vengono acquistate dai normali gestori a cui ogni famiglia accede per la propria abitazione. Con cene e donazioni vengono regolarmente pagate le bollette e in modo assembleare si esaminano i conti. Sono però strutture scomode a chi ruba denaro pubblico e devasta l’ambiente come nel caso del progetto tav Torino Lione, lì si discute, si lotta si pensa in modo libero. Ecco allora che con ogni mezzo fornito dalla legge, molto spesso piegando la stessa a proprio uso e consumo i giudici, le forze di polizia sequestrano le stesse, le distruggono, in alcuni casi vanno anche a fuoco e da oggi tagliano anche le forniture di acqua e luce. 

VLADIMIR PUTIN SCAGIONA ASSAD E ACCUSA USA E ARABIA SAUDITA

ribelli salafiti, quelli che assassinarono Arrigoni. Ma che strano che favoriscano sempre Israele con le loro azioni…che coincidenza

Thursday 29 august 2013

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Siria – Putin Smaschera il Piano del NWO. I satelliti Russi forniscono la prova definitiva all’ONU sull’innocenza di Assad e le responsabilità di USA e Arabia Saudita

 Damasco, Mosca, New York – Vladimir Putin ancora una volta fa centro, e sbugiarda i signori del Nuovo Ordine Mondiale: la strage in Siria? Non è stato Assad, ma i ribelli Salafiti, appoggiati dal governo Saudita e dagli USA con i suoi alleati.

 La prova “finale” è stata fornita nelle ultime ore dal Cremlino al Palazzo di Vetro dell’ONU. Si tratta di video e foto che illustrano come i satelliti russi abbiano fatto luce sul fatto che i razzi che hanno causato l’ultima strage in Siria (1300 morti) non sono partiti da Damasco o dalla Siria, ma da territori di pertinenza di gruppi Salafiti: ovvero dei cosiddetti “ribelli-mercenari” al soldo di Arabia Saudita e USA.

 Washington? Non poteva non sapere!

 Secondo Mosca, Washington non poteva non sapere, visto che i satelliti USA sono efficienti quanto quelli russi. E allora perché tutte queste menzogne? Beh, dinnanzi a quest’ennesima prova regina, l’ONU e lo stesso Ban-Ki Moon dovranno prendere atto della situazione e smentire, zittire, tutti i media di regime che da giorni danno adito a queste diaboliche falsità! Ma con che faccia – ci chiediamo – andranno in giro per la penisola italiana i vari direttori dei TG di regime? Con che faccia si guarderanno allo specchio? Per non parlare dei “politici”, ovviamente! Politici impegnati a parlare del caso “Berlusconi”, come se il resto fossero bazzecole. Ma i maestri della distrazione di massa, si sa, sono sempre all’opera!

 Obiettivo? Guerra Mondiale per un Nuovo Ordine

 Tra i dati più palesi, sicuramente il fatto che le milizie ribelli in Siria – ora è ufficiale – sono armate e manovrate da Arabia Saudita ed alleati, che mirano ad innescare una nuova Guerra Mondiale. Tali prove, tra l’altro coincidono perfettamente con le testimonianze raccontate in questi mesi, e con l’ultima drammatica testimonianza di Padre Daniel Maes, cui passaggi più delicati vi riproponiamo di seguito:

 Damasco – La testimonianza di Padre Maes

 Qualche anno fa, quando siamo venuti qui in Siria, non abbiamo incontrato una società politica perfetta, ma abbiamo incontrato una società prospera e sicura e abbiamo anche esperimentato l’uguaglianza tra tutti i gruppi religiosi. C’era anche la libertà di religione, l’ospitalità e c’era anche una sana vita di famiglia. Nella vita pubblica, discriminazione, furto e criminalità non erano noti. All’improvviso sono apparse le più orribili atrocità. Si massacrava, si saccheggiava e c’erano attentati in tutto il Paese. La società abbastanza armonica si trasformava in un incubo.

 Lo Zampino dei Signori del Male e le Rivelazioni del Generale Clark

 La “primavera” diventava un “caos”. La stampa informava che c’era una rivolta spontanea di un popolo da tanto tempo oppresso. Chi aveva una profondità più spirituale, aveva già notato dall’inizio che questa era una menzogna. I nemici avevano già da qualche tempo seminato questa zizzania, che adesso si manifestava chiaramente. Wesley Clark, un generale Americano, ha ammesso che la guerra in Siria era già stata progettata– insieme con quattro altri paesi – subito dopo gli attentati alle “Twin Towers” a New York. Nel frattempo hanno distrutto l’Iraq sotto il motto di “Libertà per Iraq!” È uno dei più grandi crimini contro l’umanità nella storia recente. Rimarranno ancora cristiani in Iraq, a fronte dei 1,3 milioni di cristiani nel 2003? Una cosa simile è successa anche in Libia, che oggi fa pure parte della “collezione primaverile araba” dell’Occidente. E che pensate dei cristiani in Egitto, Afghanistan e Siria?

 Crimini contro l’Umanità: Affaroni per l’industria bellica Occidentale

 Intanto, tutti questi paesi sono una miniera inesauribile di oro per l’industria di armi. “I poveri sono venduti”, dice il profeta Amos più di ventisette secoli fa, “per servire il potere e la ricchezza delle grandi nazioni e dei dominatori mondiali”. E mentre l’Islam ha sempre più libertà e supporto nell’Occidente, i cristiani – gli abitanti originari – invece, sono perseguitati, scacciati e massacrati nei paesi musulmani.

 Costantemente in Trincea

 Intorno a noi sentiamo incessantemente i rumori sordi delle esplosioni. Ci troviamo comunque ancora in un posto molto pericoloso. Cosi restiamo a mangiare nel refettorio con sacchi di sabbia davanti alle finestre come nelle trincee di lusso della Prima Guerra Mondiale. La sera siamo costretti a ritirarci presto, sedendoci o rimanendo sdraiati, nei nostri rifugi. Questa settimana hanno trovato ragni velenosi nel rifugio delle suore. Chi ha detto che le donne hanno sempre bisogno di tanto tempo per imballare? Non è per niente vero. In poco tempo tutti i materassi e le altre cose erano traslocati in un nuovo posto. Hanno fatto tutto in modo velocissimo. Non c’è stato neanche tempo di prendere una foto di questa fuga. Così usciamo del solito tran tran e c’è un po’ di distrazione.

 Frammenti di “Nuovo Ordine Mondiale” in Siria

 Parliamo del nuovo rifugio: già prima il refettorio era un posto dove si facevano tante cose e adesso non è più un luogo ”polivalente” ma è diventato uno spazio “omnivalente”, cioè un tipo di ripostiglio simpatico che è stato riorganizzato in modo ordinato in vari spazi separati. Nel frattempo viviamo e soffriamo insieme la miseria del popolo Siriano e del suo Paese. Ci sono già 100.000 morti su cui piangiamo. Fabbriche, scuole, ospedali e istituzioni pubbliche sono stati distrutti. Milioni di persone sono profughi in un paese che prima offriva rifugio in modo ospitale a tanti profughi soprattutto di Iraq e Libano. Tanti soffrono la fame e sono senza tetto. Mercoledì sera vediamo sulla televisione Siriana Al Akhbaria un’ampia intervista con Madre Agnes-Mariam sulla situazione in Siria e soprattutto sul modo concreto dellaMusalaha, il movimento più importante della riconciliazione. C’è tanto bisogno di dare al popolo il necessario cibo, cura, alloggio, scuola e ri-educazione. Il perdono reciproco e la riconciliazione hanno un effetto di guarigione. Secondo la Madre anche i terroristi hanno il diritto di esprimersi per scegliere un nuovo e buon orientamento di vita. Uno dei progetti concreti è un’iniziativa spettacolare olandese di una macchina ospedale polivalente con tante attrezzature (prezzo mezzo milione) per Homs e speriamo dopo anche una per Aleppo. (Vedi: helphoms.org).

 Una Guerra contro la Siria taciuta dall’Occidente. Fino a quando?

 È possibile che la miseria senza fine abbia un effetto demoralizzante. Dall’altra parte invece questa situazione implica anche la speranza di una purificazione profonda. Questa sofferenza offre anche la possibilità di una crescita più forte dopo. La verità su quanto succede qui si rivela poco a poco e vien accettata sempre di più, anche se la Francia la nega in modo ossessivo.

 La Verità, quando sarà conosciuta, ciò cambierà il mondo!

 Quando la realtà di questa guerra contro la Siria sarà riconosciuta, potrebbe causare una svolta nelle relazioni politiche nel mondo intero. Monsignor Francis A. Chullikat, rappresentante permanente della Santa Sede all’ONU ha parlato il 23 luglio 2013 della pace in Siria, in cui tutti saranno vincitori al contrario di una guerra dove tutti perdono. Il 25 luglio il Patriarca Cirillo di Mosca con rappresentanti di tutte le chiese ortodosse mondiali, insieme a Putin hanno espresso loro preoccupazione per la tragedia in Siria, dove i cristiani sono minacciati di sparire.

 Il Cristianesimo è nato in Siria

 Essi hanno dichiarato: “Sarebbe una catastrofe per l’intera civilizzazione. L’origine della nostra religione si trova qui in Siria!”. Forse la vera storia è costituita da santi e martiri, come Padre Francois Mourad. Lui viveva l’esempio di Charles de Foucauld e ha fondato il monastero di San Simeone, lo stilita, a Ghassanieh (Nord Ovest di Aleppo). Le chiese sono state distrutte ed i cristiani sono stati rapiti e assassinati.

 Lo straordinario esempio di Padre Francois Mourad – Oltre la Morte.

 Quando la situazione cominciava ad essere pericolosa anche per lui, egli ha scritto al suo vescovo: “L’amore ha un sinonimo, cioè la sofferenza…e sono pronto a morire per la pace e che la Chiesa si ricordi che io do la mia vita con gioia per tutti i cristiani in questo beneamato paese”. La sua chiesa è stata distrutta e lui è stato assassinato domenica 23 giugno 2013. Padre Francois Mourad aveva solo quarantanove anni.

 Siria – Fermiamo la Folle Macchina Mondialista della Guerra!

 Damasco, Washington, Mosca – Nelle scorse ore la Casa Bianca ha reso noto il rinvio dell’incontro con la Russia (inizialmente dato come imminente) sulla questione siriana, rilanciando le accuse (infondate) contro Assad per il presunto uso di armi chimiche in Siria contro il suo popolo. A sostenere – in maniera disarmante – le accuse contro il governo siriano, in una conferenza stampa tenuta poche ore fa, è stato John Kerry, il Segretario di Stato USA, secondo il quale Assad avrebbe distrutto le prove dell’uso di Armi Chimiche. Insomma, per scatenare una guerra dalle proporzioni apocalittiche ormai pare che non ci vogliano neppure le prove. Basta la volontà di distruggere di USA, NATO e Lega Araba! Vedi i precedenti in Libia e Iraq tra tutti. Ma perché Assad che ha sempre difeso il suo popolo – come raccontato finora da “quieuropa.it” e provato da due anni a questa parte con centinaia di testimonianze oculari di cittadini siriani, tra le quali quelle di sacerdoti e suore – ora dovrebbe usare armi chimiche contro di esso ed in contemporanea all’arrivo della delegazione ONU? Davvero assurdo! Pazzesco! Folle! Assolutamente irrazionale!

 La Balla delle Armi chimiche utilizzate da Assad

 Intanto, mentre la notizia circolata nei giorni scorsi (riportata inizialmente da stampalibera.com e successivamente ripresa con le pinze dall’Osservatorio, “aspettando ragguagli più precisi”) su presunte foto satellitari dei razzi chimici “della strage” provenienti dalle zone occupate dai gruppi salafiti, presentate – si era detto – da Mosca all’ONU, sembra non aver avuto alcuna conferma ufficiale dal Cremlino, ma – a parte ciò – nell’articolo pubblicato ieri e titolato “USA, Armi chimiche e Abominevoli Pretesti Democratici” abbiamo sostenuto e ribadito in più di una occasione come non vi sia alcuna prova che tali armi di distruzione di massa – nell’ipotesi che siano davvero state usate – siano state impiegate dal governo siriano. Anzi tutte le indicazioni video finora raccolte portano alla pista dei ribelli-mercenari anti-Assad.

 Video-Prove: l’Incongruenza delle date

 Infatti in altri video presentati da USA & Co. come “prove inoppugnabili della colpevolezza di Assad” (vedi articolo e video in allegato – Articolo “Qui Europa” del 24 Agosto 2013 “Siria – Clamoroso, alcuni Video caricati il giorno prima della Strage”) esisterebbero una serie di palesi incongruenze e stranezze che gettano un pesante alone di discredito sugli stessi, visto e considerato che alcuni video presentati come prova d’attacco sono stati addirittura caricati su You-Tube il 20 agosto, cioè il giorno prima della data indicata dai ribelli stessi come la fatidica data della strage. Davvero pazzesco! Un po’ come sostenere che l’uomo è sbarcato su Marte (o sulla Luna) senza avere le prove concrete in mano, ma magari sulla base di un film girato ad arte su un set cinematografico hollywooodiano…

 Pezzi di Ghiaccio sui corpi dei Bambini Uccisi

 Inoltre è saltata fuori sul web una foto nella quale è ben visibile una scena alquanto sconcertante e raccapricciante: sui piccoli corpi degli angeli uccisi nella strage (denunciata il 21) sono ben visibili pezzi di ghiaccio usati evidentemente per conservare i corpi. Se così fosse – particolare non da poco – ciò potrebbe significare il fatto che i poveri bambini siriani uccisi potrebbero essere stati massacrati in più luoghi e in tempi diversi, e poi i corpi potrebbero essere stati trasportati successivamente in una zona precisa, per l’agghiacciante messa in scena. E ciò proprio in contemporanea – come detto – dell’arrivo dei commissari ONU.

 Putin avvisa Obama

 Ma le ipotesi e le voci di un intervento militare in Siria, senza prove concrete e su semplici supposizioni, in queste ore hanno portato Vladimir Putin a schierarsi ancor più esplicitamente a favore del Presidente Assad ed in difesa di milioni di cristiani e musulmani che in caso di conflitto, potrebbero perdere la vita sotto i bombardamenti, come accaduto in Libia e Iraq. Ma anche in Africa ed altri Paesi del Medioriente. Sergei Lavrov (Ministro degli Esteri russo) nelle scorse ore ha avvertito Washington che un attacco senza il mandato dell’Onu avrebbe conseguenze gravissime. “Voglio far notare– ha sottolineato in aggiunta Lavrov – che le informazioni sull’attacco chimico sono iniziate a circolare mentre americani e russi stavano preparando il summuit di Ginevra. Mi sembra evidente che si volesse, in qualche modo, mettere dei paletti al vertice”(Fonte ANSA). Perciò appare chiaro come l’Occidente stia accusando la Siria senza avere le prove.

 Scatenare una “Guerra Mondiale” su “Indicazioni” è un Crimine!

 E poi, come ribadito ieri, ammesso che esistano prove (che nessuno però ha mai visto) sull’uso di tali sostanze, chi ci dice che ad utilizzarle non siano stati i rivoltosi-mercenari piuttosto che le forze armate governative? Lo stesso segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha affermato che «ha avuto indicazioni» in merito. Ma si scatena una guerra sula base di “indicazioni”? E poi, come ha scritto il corrispondente della BBC, Frank Gardner: “Perché il governo di Assad, che recentemente sta riconquistando terreno sui ribelli, dovrebbe effettuare un attacco chimico, mentre gli ispettori delle Nazioni Unite sono nel Paese?”. Altresì, in merito,ricordiamo che le bugie sull’Iraq e la Libia sono ancora sotto gli occhi del mondo!

 Putin e la denuncia dei tentativi di instaurare un NWO in Siria

 Come sotto gli occhi di tutti è stata l’attività di sostegno sottobanco fornita dal 2012 ad oggi dagli USA e da alcuni suoi alleati ai ribelli-mercenari, nel tentativo di instaurare un Nuovo Ordine Mondiale anche nel paese culla del Cristianesimo. Vladimir Putin è da ormai due anni che lo sbandiera ai quattro venti, ammonendo l’Occidente interventista.

 VIDEO: GUERRA IN SIRIA – NEI TUNNEL DEI RIBELLI SALAFITI – TROVATE ARMI CHIMICHE

 Autore: Sergio Basile / Fonte: quieuropa.it

 Tratto da: ecplanet.com