Dubai: ragazza norvegese violentata, i giudici la condannano

che ne pensa il Ministro Kyenge e la pres Boldrini? Dato che a seconda di cosa impongono codeste signore può diventare reato esprimersi contro la poligamia o esprimere contrarietà verso un’usanza straniera, come questa.

Violentata e condannata per rapporti sessuali fuori dal matrimonio, questo accade a Dubai, noto alleato dell’Occidente e hub finaziario del Vicino Oriente.
La storia ha come vittima una ragazza norvegese, Marte Deborah, ventiquattrenne, che è stata stuprata in una stanza d’albergo dopo una serata di festa con dei colleghi.
Le autorità, però, non le hanno creduto e l’hanno accusata, oltre che di comportamenti indecenti, di spergiuro e consumo di alcol.
“Mi sono svegliata e ho capito che mi stavano violentando. Sono scesa nella lobby e ho chiesto loro di chiamare la polizia”, racconta Marte.
“Mi hanno chiesto: ‘È sicura di voler chiamare la polizia?’. Io ho pensato: ma certo che voglio chiamare la polizia, perché è quella la reazione naturale che si avrebbe nel Paese da cui provengo”.
Rilasciata dopo quattro giorni, senza passaporto, la ragazza è riuscita a contattare il padre e ora ha trovato rifugio in una chiesa norvegese nella città del Golfo.
Questo mercoledì un tribunale l’ha condannata a 16 mesi di carcere e, dopo il ricorso, la vicenda è diventata un caso diplomatico in seguito alla decisione della ragazza di rendere pubblica la vicenda.
“La nostra speranza è che un dialogo politico possa risultare produttivo nel suo caso”, spiega la ‘Bonino norvegese’, Kathryn Raadim del ministero degli Affari Esteri.
“Però in questo momento siamo nel mezzo di un ricorso in appello. C‘è una causa in corso. Staremo a vedere”.

Difficile scegliere chi è più sano di mente tra i giudici di Dubai, la ragazza ubriaca che si ‘sveglia e si accorge che la violentano’ e il governo norvegese.

Abbiamo due estremi, in entrambi i modelli, quello islamico e quello scandinavo, le donne sono ‘oggetto sessuale’. Chi violenta è una bestia, chi si ubriaca e finisce in una camera d’hotel con loro è stupido. Chi condanna la ragazza è un demente. Islam e ‘consumismo sessuale’ sono i due estremi a cui il Sistema vuole condannarci.
http://voxnews.info/2013/07/21/dubai-ragazza-norvegese-violentata-i-giudici-la-condannano/

Egoismo e ipocrisia made in Usa

ecco a chi si ispira il Fornero-pensiero

Roberto Marchesi    

Lo snap è lo schioccare delle dita e si usa solitamente per dire qualcosa che si fa molto in fretta senza starci troppo a pensare, ma “S.N.A.P.”, nel caso di cui ora parleremo, sta per “Supplemental Nutrition Assistance Program” ed è il programma di contributi che lo Stato americano concede in certe circostanze ai poveri e agli agricoltori.
Lo “S.N.A.P.” è in vigore da decenni negli Stati Uniti, quindi ha già attraversato diverse volte entrambe le forze politiche che si alternano alla guida della nazione senza eccessivi contraccolpi. Non puo’ sorprendere percio’ che quando governano i repubblicani qualche favore in più vada agli agricoltori, dato che l’elettorato rurale è conservatore e vota in maggioranza a destra, mentre quando governano i democratici lo stesso favoritismo si dirige invece verso i cittadini più poveri delle aree urbane, generalmente elettori di sinistra, cioè dei democratici, ai quali viene concesso qualche miglioramento nei sussidi, perlopiù “buoni pasto” da spendere per l’acquisto di generi alimentari primari.
Va’ avanti così da lunghissimo tempo, ma adesso è arrivato il “Sequester”, ovvero la legge di “spending review” americana avviata quest’anno per ridurre il debito statale.
Il sequester, che si propone di ridurre di 1200 miliardi di dollari in 10 anni il debito pubblico americano, non è esattamente un programma di tagli lineari, essendo tarato con pesi diversi sui vari capitoli di spesa, ma nondimeno arriva a tagliare un po’ dappertutto, incluso qualche importante taglio sulle spese militari.
Comunque, l’accordo di massima sui tagli da applicare ai singoli capitoli di spesa è stato faticosamente raggiunto circa due anni fa, con la decisione di farlo partire quest’anno, ma in dettaglio, sulle singole voci di spesa, è il Congresso che deve decidere di volta in volta dove far esattamente cadere la scure dei tagli.
E qui il G.O.P. (Grand Old Party), cioè i repubblicani, hanno pensato che fosse venuto il momento di dimostrare la loro serietà nel perseguire con determinazione l’obbiettivo del risanamento. Senza “se” e senza “ma” si sono presentati compatti alla Camera dei Rappresentanti, dove hanno la maggioranza dei voti, e … con uno snap, in un batter di ciglio, hanno approvato il taglio completo dei contributi ai poveri. Tutto!
E … il sostegno agli agricoltori? Tagliato netto anche quello? No, quello no perché…
Lasciamo perdere le motivazioni ufficiali, il perché vero è che votano repubblicano.
Non perde occasione il partito repubblicano per far capire che del principio di uguaglianza se ne fanno un baffo, ma questa volta pare che siano andati un po’ troppo sopra le righe.
Lo sanno tutti infatti che i sussidi agli agricoltori finiscono nelle tasche anche di imprenditori agricoli che poveri non lo sono per niente, ma questo per i moderni repubblicani non significa niente, se serve a compiacere il proprio elettorato, anche i miliardi dati ai ricchi sono spesi bene.
Ai poveri che spendevano invece davvero quei miserabili contributi alimentari per nutrirsi invece no, per loro hanno sempre pronta la loro feroce retorica antigovernativa. Dicono: “Tu, a livello personale, sei perfettamente libero di aiutare i poveri, ma il governo no. Il governo non ha diritto di usare i soldi della gente (i contribuenti), puntandogli una pistola alla tempia per darlo ai poveri (che non hanno voglia di lavorare)”.
Però se gli stessi soldi, presi allo stesso modo, vengono spesi per chi è già benestante o ricco, la cosa non li disturba minimamente.
Quando il governo aiutava i ricchi banchieri con sussidi miliardari non si è sentito nessun repubblicano parlare di “pistola alla tempia del contribuente”.
Spendere invece soldi a favore dei poveracci che li usano per comprare una zuppa di pollo per sfamare la famiglia per loro è doppiamente negativo, perché oltre a spendere in modo improduttivo il denaro pubblico, si finisce anche col demotivare queste persone a cercarsi un lavoro.

La retorica, cioè le chiacchiere, in politica funzionano sempre. Infatti il partito repubblicano mica prende voti solo dai ricchi. Tuttavia l’egoismo, l’ipocrisia e la falsità, elevati a questo livello, sono inaccettabili.
Questi repubblicani, che difendono sempre a spada tratta i ricchi banchieri e i finanzieri, applicando sui loro guadagni milionari tasse pari ad un terzo di quelle che pagano tutti i lavoratori e i piccoli comercianti. E che consentono a orde di speculatori di arraffare a man bassa sui risparmi della brava gente, vorrebbero ora farci credere che la grande recessione del 2008 e i 16 trilioni di debito pubblico sono stati causati dai troppi buoni pasto distribuiti a chi non ha niente da vivere?
Non è ammissibile esagerare fino a questo punto, i poveri e i non ricchi sono tanti ma non sono stupidi.
20 Luglio 2013 http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22100

Unione Europea ed Hezbollah: l’ennesimo passo falso di Bruxelles

Suleiman Kahani

L’Unione Europea non ha rinunciato a fare, per l’ennesima volta, la figura del tale che si presenta a un appuntamento “Un giorno in ritardo e con un dollaro di meno rispetto a quanto pattuito“; ovviamente ci stiamo riferendo alla goffa e intempestiva decisione dei Ministri degli Esteri di Bruxelles di inserire “L’ala militare di Hezbollah” nella lista dei ‘gruppi terroristi’, anche se, qualora si consideri quanto le lobby filosioniste siano profondamente infiltrate nei gangli vitali di molti stati dell’Unione (in primis Francia, Inghilterra, Olanda, i cui capi di Stato e Governo possono a buon diritto figurare quali Proconsoli di Sion in Europa) sarebbe già notevole il fatto che l’UE abbia impiegato molti anni (almeno sette, dal 2006 ad oggi) per arrivare a questo risultato, ma temiamo che ciò si debba più alla brontosaurica struttura burocratica di Bruxelles piuttosto che a forti convincimenti pro-Resistenza dei rappresentanti europei.
La decisione dell’UE é risibile innanzi tutto perché designando “L’ala militare” di Hezbollah come ‘terrorista’ fa intuire come a Bruxelles siano in qualche modo convinti che esista una ‘cesura’ tra Hezbollah politico ed Hezbollah armato, quando in realtà tali aspetti non sono separabili nel movimento libanese che é nato nel 1985 come strumento di lotta a un tempo politica ed armata. Quindi l’UE ancora una volta non sa con chi ha a che fare e ha agito meramente ‘teleguidata’ dai burattinai sionisti che evidentemente si sono sentiti ‘lesi’ dalla recente decisione europea di interrompere la cooperazione economica con ditte ed entità sioniste che traggano profitto dall’occupazione illegale dei territori palestinesi in Cisgiordania.
Inoltre mettersi adesso contro Hezbollah vuol dire mettersi contro l’organizzazione che più direttamente e seriamente sta combattendo nel Levante contro l’integralifmo wahabita e takfiro, lui sì indubitabilmente terrorista, che, come i ‘mujahiddin’ internazionali armati e addestrati in Afghanistan in funzione antisovietica domani potrebbe far sciamare i suoi aderenti a Parigi, Londra, Berlino, Madrid (e perché non a Roma o a Milano?) a mietere vittime come già successo di recente. Quindi l’UE non ha nemmeno chiare le sue priorità e i suoi interessi.
Truppe dell’UE stazionano tuttora in Sud-Libano nel contingente UNIFIL e più volte sono state attaccate da estremisti sunniti legati a Israele e a Riyadh, ricevendo invece più volte una esplicita solidarietà e una implicita protezione da parte proprio del movimento sciita di Resistenza: che cosa accadrebbe se domani Hezbollah e i suoi affiliati trascurassero di vegliare sui militari, metti francesi o italiani dei Caschi Blu?
Speriamo che alla prima revisione dell’incauta e miope decisione i governanti europei abbiano un sussultò di dignità, autonomia e perché no, pure di “sacro egoismo” e tornino sui loro passi.
http://www.statopotenza.eu/8180/unione-europea-ed-hezbollah-lennesimo-passo-falso-di-bruxelles

Bertinotti e lo strapotere del Colle

POLEMICA VIA CORRIERE

Bertinotti e lo strapotere del Colle

di Eduardo Di Blasi – da: Il Fatto

  Signor Presidente, Lei non può”. Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera, dalle colonne del Corriere della Sera, scrive al capo dello Stato Giorgio Napolitano per denunciare la situazione in cui – a suo vedere – versa la democrazia in Italia oggi. Il tema, già sollevato da illustri intellettuali, ultimo il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, sul Fatto Quotidiano, in un Paese che tiene alle proprie istituzioni, dovrebbe avere almeno una risposta.   BERTINOTTI SCRIVE infatti, diretto a Napolitano: “Lei non può congelare d’autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto, come se fosse l’unica possibile, come se fosse prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla realtà storica”.   Solo pochi giorni primainfatti, in occasione della cerimonia del Ventaglio al Quirinale, il presidente della Repubblica aveva blindato il governo in carica (sorretto peraltro da una maggioranza parlamentare formalmente incoerente ma numericamente schiacciante) in virtù della situazione economica internazionale. Allo stesso tempo aveva bollato qualsiasi altra ipotesi come “velleitaria” e “avventurosa”, ricerca di un “vuoto” che il Colle certo non avrebbe guardato da lontano.   E proprio su questo Bertinotti batte: “Lei non può trasformare una Sua, e di altri, previsione sui processi economici in un impedimento alla libera dialettica democratica. I processi economici, in democrazia, dovrebbero poter essere influenzati dalla politica, quindi dovrebbero essere variabili dipendenti, non indipendenti. Lei non può, perchè altrimenti la democrazia sarebbe sospesa”. In questo caso, dice il presidente emerito della Camera, “l’impedimento sarebbe lesivo di uno dei cardini della democrazia rappresentativa, cioè della possibilità, in ogni momento, di dare vita ad un alternativa di governo, in caso di crisi, anche con il ricorso al voto popolare”. Nello stesso discorso del Ventaglio, Napolitano aveva infatti fatto balenare, pur senza anticiparle direttamente, le eventuali contromosse del Quirinale in caso di deflagrazione dell’esecutivo.   Bertinotti continua durissimo: “C’è nella realtà politico-istituzionale del Paese una schizofrenia pericolosa; da un lato, si cantano le lodi della Costituzione repubblicana, dall’altro, essa viene divorata ogni giorno dalla costituzione materiale. La prima, come Lei mi insegna, innalza il Parlamento ad un ruolo centrale nella nostra democrazia rappresentativa, la seconda assolutizza la governabilità fino a renderlo da essa dipendente. Quando gli chiede di sostenere il governo perché la sua caduta porterebbe a danni irreparabili, Ella contribuisce alla costruzione dell’edificio oligarchico promosso da questa costituzione materiale”. Alla fine, constata Bertinotti “il capitalismo finanziario globale non può essere imposto come naturale, né la messa in discussione del suo paradigma può essere impedito in democrazia, quali che siano i passaggi di crisi e di instabilità a cui essa possa dar luogo”.   NEL GIORNO IN CUI il governo appena messo al riparo da Napolitano pone la fiducia sul “decreto del fare” ce ne sarebbe a sufficienza, visti gli attori in campo e la reiterazione del messaggio diretto il Colle, per un dibattito politico alto. Dovrebbero parlare i presidenti di Camera e Senato, per rivendicare il ruolo del Parlamento sovrano, semmai anche dalle critiche sollevate dall’ex presidente di Montecitorio. Invece a Bertinotti risponderà solo e soltanto il presidente della Repubblica, difendendo la costituzionalità del proprio operato: oggi, in una lettera al Corriere della Sera. Democrazia postale.

FAUSTO Una foto dell’ex presidente della Camera che ieri sul Corsera ha scritto una lettera aperta a Napolitano in difesa della Costituzione Ansa

Una serie di telefilm aveva previsto 11/9 e antrace

lug. 22
con nota di Pino Cabras in coda all’articolo  -http://megachip.globalist.it –
The Agency, un’importante serie di telefilm della CBS sulla CIA che si iniziò a trasmettere alla fine di settembre del 2001, era caratterizzata da trame ricche di notevoli analogie con gli attentati dell’11/9 e con gli attacchi all’antrace che si sono verificati negli USA subito dopo. Uno dei produttori esecutivi della serie ha affermato che i paralleli erano così evidenti che «le persone mi chiedono: ‘Stiamo mostrando i cattivi della nostra sceneggiatura?’», Perché «sembrano essere una sorta di seguito, in qualche maniera, delle cose che stiamo facendo.» [1]
Risulta significativo che queste storie siano state scritte prima dell’11 settembre, e che i telefilm furono realizzati godendo di una vasta assistenza da parte della CIA. Alcune delle trame della serie, tra cui quelle che assomigliavano all’11/9 e agli attacchi all’antrace, furono in effetti suggerite a uno degli sceneggiatori da parte della CIA. [2]
Gli articoli pubblicati intorno al periodo in cui The Agency andò in onda notarono la somiglianza tra le trame della serie e gli orribili eventi che avevano avuto luogo negli USA. Nessuno ha suggerito, tuttavia, che questa somiglianza possa essere stata un risultato determinato da persone che avevano una conoscenza anticipata degli attentati terroristici che colpirono l’America negli ultimi mesi del 2001. Ma sicuramente abbiamo bisogno di guardare più da vicino e considerare se per caso alcuni individui, forse dipendenti della CIA, abbiano effettivamente saputo di questi attacchi in anticipo e se -per ragioni ancora sconosciute – volessero che degli episodi di The Agency rappresentassero eventi simili a quello che stava per accadere .

La Serie è stata realizzata con una vasta ASSISTENZA della CIA
The Agency era una serie tv in prima serata che raccontava storie di vita all’interno della CIA e rappresentava degli agenti che affrontavano i problemi di sicurezza nazionale. [3]
Fra i cattivi cui gli agenti facevano fronte c’erano terroristi arabi, spacciatori colombiani, iracheni.
La serie era animata da attori famosi come Gil Bellows, Will Patton, Ronny Cox, e Gloria Reuben. [4]
Il suo principale produttore esecutivo era Wolfgang Petersen, che ha diretto film di grande successo commerciale tra cui Air Force One e Nel centro del mirino. [5]
La CIA fornì un notevole sostegno a The Agency. Esercitava un controllo preventivo sulle sceneggiature e consentiva ai propri dipendenti di essere usati come comparse. The Agency è stato anche il primo programma televisivo a cui è stato consentito di filmare dentro il quartier generale della CIA a Langley, in Virginia. [6]
Stava perfino per esserci una “grande première da red carpet” per il lancio dell’episodio pilota della serie presso il quartier generale della CIA la settimana prima che andasse in onda in TV, il 18 settembre, ma l’evento fu annullato perché la CIA era occupata a rispondere agli attacchi dell’11 settembre. [7]
SCENEGGIATURE INEDITE CONTEMPLAVANO DIROTTAMENTI AEREI
Tre sceneggiature scritte per The Agency risultano particolarmente degne di nota. Due di queste furono trasformate in episodi, ma una non fu mai utilizzata.
La trama che non venne usata era segnata da una sorprendente somiglianza con gli eventi dell’11 settembre, quando, secondo la versione ufficiale, Osama bin Laden dirottò quattro aerei statunitensi. Michael Frost Beckner, il creatore di The Agency, ha rivelato alla rivista Variety che, quattro mesi prima dell’11/9, scrisse un episodio «nel quale Bin Laden aveva dirottato tre aerei USA». La sceneggiatura, tuttavia, «non fu mai completata.» [8]
Un episodio di The Agency basato su questa trama sarebbe stato prodotto plausibilmente tra il maggio 2001, quando la sceneggiatura fu scritta, e l’11 settembre, quando sarebbe diventato inutilizzabile. Ma Beckner non ha detto perché un tale episodio non fu mai prodotto.

Beckner ha rivelato, tuttavia, che alcune sceneggiature per The Agency gli furono suggerite da Chase Brandon, l’ufficiale di collegamento della CIA per l’industria dell’intrattenimento (che guarda caso è un cugino dell’attore da premio Oscar Tommy Lee Jones). [9]
Ma Beckner non ha precisato se Brandon gli abbia suggerito la trama su Bin Laden che dirottava tre aerei americani.

L’EPISODIO PILOTA SCENEGGIAVA UN EVENTO ANALOGO ALL’11/9 IN INGHILTERRA

Anche l’episodio pilota di The Agency presentava delle similarità con quanto è successo l’11 settembre. David Clennon, una delle star della serie, ha commentato che l’episodio era “agghiacciante” per come prevedeva «un evento del tipo dell’11/9, solo che era ambientato a Londra.» [10]
La trama, secondo Beckner, che ha scritto l’episodio, «si basava sul presupposto che Bin Laden attaccasse l’Occidente e una guerra al terrorismo rinvigorisse la CIA.» [11]
Il nome di Osama bin Laden è citato due volte nella puntata. [12]
L’autrice Tricia Jenkins ha commentato che la tempistica dell’episodio pilota è stata anche «da brividi», poiché l’episodio era originariamente previsto in onda «appena due settimane dopo l’11/9,» il 27 settembre 2001. [13]
Nella puntata, viene rivelato che la CIA ha identificato al-Qa’ida come una minaccia, e ha scoperto che il gruppo terroristico ha in programma di realizzare un grandissimo attentato in Europa. Un agente della CIA che si è infiltrato nel gruppo riesce a fornire all’Agenzia la data per la quale è pianificato l’attentato, ma questo obiettivo è a soli tre giorni di distanza. Gli agenti poi apprendono che i terroristi che intendono colpire con bombe i grandi magazzini Harrods di Londra: un obiettivo che uno dei personaggi descrive come «un simbolo internazionale del consumismo». La CIA condivide le notizie apprese con ufficiali dei servizi segreti britannici e aiuta a prevenire l’attentato all’ultimo minuto. [14]
Nel notare «l’inquietante coincidenza di un attacco a un “simbolo del capitalismo”», Newsday ha sottolineato che l’episodio «ha inavvertitamente anticipato i dibattiti seguiti agli attentati [dell’11/9] su quanto debba essere dura e indiscriminata la nostra risposta ai terroristi, e su che cosa possano fare di più, se lo possono fare, i nostri operatori dell’intelligence in termini di autorizzazione ad agire per difesa preventiva. Il telefilm anticipava anche, almeno allusivamente, la risposta dei sostenitori della CIA. i quali hanno affermato che le nostre spie non sono riuscite a individuare gli attentati [dell’11/9] perché avevano le mani legate dai difensori dei diritti civili che si preoccupano più di essere ‘bravi ragazzi’ che di vincere.» [15]
La messa in onda della puntata pilota il 27 settembre fu annullata in reazione agli attentati dell’11/9, con un altro episodio di The Agency che la sostituiva.[16]
Gail Katz, uno dei produttori esecutivi della serie, commentava intorno a quel periodo: «La nostra serie sembra essere troppo vicina a quel che c’è in prima pagina. Troppo così vicina, infatti, da … non essere adatta alla visione dei telespettatori» L’episodio pilota alla fine andò in onda il 1° novembre, con i riferimenti a Osama bin Laden tutti rimossi. [17]

LA TRAMA DELL’EPISODIO PILOTA PROVENIVA DALLA CIA.
In merito alle somiglianze tra le sceneggiature di The Agency e gli eventi del mondo reale, Bill Harlow, capo portavoce della CIA, ha sostenuto che non vi era implicata “nessuna magia” nell’apparente capacità del telefilm di «prevedere i titoli dei giornali.» Ha asserito che «The Agency semplicemente ha avuto la fortuna che i titoli dei giornali combaciassero così ordinatamente con le sue sceneggiature.» Tuttavia, Beckner ha rivelato che la trama dell’episodio pilota è stata una delle svariate storie suggeritegli da Chase Brandon, l’ufficiale di collegamento della CIA per le produzioni di intrattenimento. Quel che tutto ciò significa, ha sottolineato Tricia Jenkins, è che è stata «originata dalla CIA.»[18]
Beckner ha dichiarato di aver scritto l’episodio «oltre un anno prima dell’11/9», volendo dire presumibilmente intorno all’estate dell’anno 2000. [19]
Ha lavorato con Brandon per sviluppare la sceneggiatura, e ha inviato le prime bozze a Brandon. [20]
«Io ho fatto alcuni commenti e lui ha fatto alcune modifiche,» ha affermato Brandon. [21]
Beckner ha anche precisato che la somiglianza tra la trama dell’episodio pilota di The Agency e quel che è successo l’11 settembre si è avuta perché, durante la sua carriera di scrittore, aveva fatto «tutto un lungo va e vieni con la CIA», e, ha concluso , «la CIA avrebbe permesso a chiunque, compreso un piccolo scrittore come me, di sentire che al-Qa’ida e bin Laden erano in procinto di attaccarci.» [22]

LA ‘CBS’ NON AVEVA IDEA DI BIN LADEN PRIMA DELL’11/9
Quando prendiamo in considerazione le due sceneggiature per The Agency prima descritte – quella dell’episodio pilota e la trama non utilizzata sui tre aerei americani che vengono dirottati – vale la pena notare che, prima dell’11 settembre, la scelta di Osama bin Laden e di Al Qa’ida per i ruoli dei cattivi era piuttosto inconsueta per un’importante serie televisiva, dal momento che sono diventati molto noti tra il pubblico soltanto dopo l’11/9.
Beckner ha infatti ricordato che quando presentò per la prima volta la sua sceneggiatura per l’episodio pilota alla CBS, l’emittente non aveva la minima idea di bin Laden né di Al Qa’ida.» In un’altra occasione, prima dell’11 settembre, la CBS si rivolse così a Beckner: «Questa roba di al-Qa’ida, mi sa che la devi mollare. Nessuno è interessato. Fidati di noi…»[23]
Alla luce della generale mancanza di consapevolezza su al-Qa’ida che si riscontrava a quel tempo, pertanto, sarebbe sorprendente che si trattasse semplicemente di una coincidenza il fatto che, prima dell’11/9,Beckner stesse già scrivendo sceneggiature su attentati commessi da Bin Laden e dal suo gruppo terroristico.
UN EPISODIO MISE IN SCENA UN ATTACCO PIANIFICATO CON L’ANTRACE IN USA
Mentre due delle sceneggiature di The Agency avevano somiglianze con quel che è successo l’11 settembre, un’altra trama è degna di nota perché verteva su un attacco terroristico pianificato negli USA con l’uso di antrace, e perché, al momento in cui l’episodio con questa sceneggiatura stava per essere trasmesso, gli USA erano effettivamente al centro di una serie di attacchi all’antrace.
L’episodio, intitolato “A Slight Case of Anthrax”, (trad.: ”Un lieve caso di Antrace”), si basava sulla storia di un terrorista tedesco che aveva ottenuto il tipo di antrace che gli Stati Uniti avevano sviluppato e venduto all’Iraq quando era un alleato.
Il terrorista ha già commesso un attentato in Belgio con l’antrace. La CIA scopre la sua identità e trova le prove sul fatto che intende realizzare il suo prossimo attentato a Washington, utilizzando un aeroplano – normalmente usato per l’irrorazione dei raccolti – per spruzzare la malattia mortale. Agenti della CIA poi si precipitano per fermare l’uomo prima che si muova. [24]
In origine, si stava per mettere al Qa’ida dietro gli attacchi all’antrace della finzione. Ma dopo le obiezioni della CBS, la trama fu modificata in modo da inserire «degli iracheni che facevano un attentato all’antrace per procura tramite terroristi tedeschi.» [25]
L’episodio, girato nel mese di agosto 2001, era programmato per andare in onda l’11 ottobre del 2001, ma dovette essere riprogrammato, perché il Presidente Bush aveva deciso di tenere una conferenza stampa proprio quella sera. Andò poi in onda il 18 ottobre, ma fu cancellato perché fu ritenuto sconveniente alla luce degli attacchi all’antrace del mondo reale che stavano avendo luogo proprio allora. A quel tempo, l’antrace era stato scoperto in tre stati e nel District of Columbia; almeno 13 persone avevano avuto la malattia o erano state esposte a sue spore, e una persona era morta. [26]
L’episodio andò finalmente in onda l’8 novembre. [27]
Significativamente, Michael Frost Beckner, che aveva scritto “A Slight Case of Anthrax”, ha rivelato che la sceneggiatura dell’episodio fu un’altra delle trame suggeritegli da Chase Brandon. Questo significa che la sceneggiatura ebbe origine alla CIA. [28]
Considerando che le sceneggiature scritte per The Agency sembrano aver previsto gli attentati terroristici che hanno effettivamente avuto luogo negli USA, vale la pena notare che la cooperazione con la serie da parte della CIA implicava la revisione dei testi. La CIA quindi avrebbe presumibilmente visto i testi di “A Slight Case of Anthrax” e dell’episodio pilota prima che le puntate fossero filmate. Varrebbe certamente la pena scoprire in che modo l’agenzia avesse reagito a questi testi. Se la CIA abbia anche visto la sceneggiatura su Osama bin Laden che si curava del dirottamento di tre aerei americani, e se del caso come abbia reagito, è cosa ignota.
LA SERIE FU “PUNTUALE” PERCHÉ IL PUBBLICO AVEVA BISOGNO DI “UN SENSO DI RASSICURAZIONE”
Il fatto che un’importante serie TV con sceneggiature sui terroristi e sugli sforzi della CIA per combatterli fosse pronta ad andare in onda a poche settimane dsll’11/9, quando il terrorismo era diventato improvvisamente un’enorme motivo di allarme, sembra una strana coincidenza.
Quando ai rappresentanti della stampa fu mostrato l’episodio pilota di The Agency prima dell’11 settembre, la loro “grande domanda”, secondo Michael Frost Beckner, fu: «Chi mai vorrebbe fare una serie televisiva sulla CIA?»[29]
A quel tempo, secondo Tricia Jenkins, «la CIA stava subendo un logoramento, soffriva gli attacchi del Congresso, nonché la mancanza di un forte sostegno pubblico.» Ma, come ha osservato Jenkins, The Agencysuccessivamente si è rivelata particolarmente «tempestiva … sia perché le trame della serie ricalcavano le aperture dei notiziari, sia perché rispondeva alla necessità della CIA di deviare le critiche taglienti rivolte all’organizzazione nel periodo immediatamente successivo all’11/9.» [30]

Poco dopo l’11 settembre, Chase Brandon ha similmente commentato che«una serie come The Agency non avrebbe potuto essere più tempestiva.»Questo, affermò, era perché, «proprio ora, il pubblico americano ha bisogno di un senso di rassicurazione». [31]
In effetti, la CBS trasmise dei messaggi promozionali per lanciare la serie, nei quali la voce fuori campo dichiarava: «Ora, più che mai, l’America ha bisogno degli oscuri eroi di The Agency.» [32]
Brandon ha aggiunto che, come cosenguenza degli attentati dell’11/9,«Tutta la nostra coscienza nazionale sta per cambiare, e credo che un film o un episodio TV sull’agenzia che siano responsabili , persino uno che intrecci elementi di terrorismo nella trama, possa mostrare la dimensione di ciò che è in gioco.» [33]
Una questione da considerare è se sia stata solo una coincidenza che The Agency fosse pronto per essere trasmesso appena dopo l’11 settembre, quando il pubblico americano aveva bisogno di imparare «la dimensione di ciò che è in gioco» e di avere «un senso di rassicurazione». O se la scansione temporale della serie possa essere capitata in quel modo perché alcune persone che si trovavano in posizioni che consentivano loro di influenzare quali programmi far produrre a una rete televisiva sapevano già dell’11/9 e della “guerra al terrore” che quell’evento avrebbe innescato? Essi pertanto volevano programmi già fatti che sarebbero stati immediatamente pronti per adattarsi alla nuova realtà che sarebbe emersa dopo l’11 settembre.

LE SCENEGGIATURE INDICAVANO UNA CONOSCENZA PRECEDENTE DEGLI ATTENTATI TERRORISTICI
Allo stesso modo, potrebbe darsi che la somiglianza di alcune delle trame di The Agency con l’11/9 e con gli attacchi all’antrace negli USA sia stata determinata da persone che sapevano già prima di questi eventi?
La CNN ha suggerito che la somiglianza era dovuta al fatto che produttori e sceneggiatori di The Agency «leggono i manuali dell’intelligence, estrapolano da casi reali della CIA, e conferiscono a lungo con il consulente della serie, l’agente operativo in pensione [della CIA] Bazzel Baz». [34]
Tuttavia, Michael Frost Beckner ha rivelato che queste sceneggiature gli sono state suggerite dalla CIA, attraverso il suo ufficiale di collegamento per l’industria dell’intrattenimento. Ciò indica sicuramente che alcune persone in seno alla CIA avevano una consoscenza anticipata dell’11/9 e degli attacchi all’antrace.
Questo problema dovrebbe chiaramente essere esaminato nell’ambito di una nuova inchiesta sull’11/9. Una tale indagine avrebbe bisogno di scoprire che cosa si sapesse già, e chi lo sapesse.
NOTE
[1] Lauren Hunter, “‘The Agency’ Finds Art a Little Too Close to Reality.” CNN, October 31, 2001.
[2] Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood: How the Agency Shapes Film and Television. Austin, TX: University of Texas Press, 2012, pp. 55, 65-66.
[3] Elaine Sciolino, “Cameras Are Being Turned on a Once-Shy Spy Agency.” New York Times, May 6, 2001; John Patterson, “The Caring, Sharing CIA.” The Guardian, October 5, 2001.
[4] Duncan Campbell, “Hollywood Helps CIA Come in From the Cold.” The Guardian, September 6, 2001;Julie Salamon, “Two New Spy Series at Unexpected Risk.” New York Times, September 29, 2001.
[5] Ed Bark, “CBS’ ‘The Agency’ Skips Terror-Themed Episode.” Dallas Morning News, September 27, 2001.
[6] Philip Taubman, “Making Over the Central Intelligence Agency.” New York Times, August 26, 2001; Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood, p. 56.
[7] Brooks Boliek, “CIA Calls off ‘Agency’ Plan.” Hollywood Reporter, September 17, 2001; Ed Rampell, “Hollywood’s Year of Living Clandestinely.” CounterPunch, May 2013.
[8] Army Archerd, “Art Imitates Life, Sort Of.” Variety, November 20, 2001.
[9] Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood, pp. 65-66.
[10] Ed Rampell, “Hollywood’s Year of Living Clandestinely.”
[11] Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood, p. 66.
[12] Ed Bark, “CBS’ ‘The Agency’ Skips Terror-Themed Episode.“
[13] Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood, p. 63.
[14] Julie Salamon, “Two New Spy Series at Unexpected Risk”; Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood, pp. 62-63; Ed Rampell, “Hollywood’s Year of Living Clandestinely.”
[15] Noel Holston, “Three New Spy-Themed Series Also May End up Victims of the Terrorist Attacks on the World Trade Center and Pentagon.” Newsday, September 22, 2001.
[16] Julie Salamon, “Two New Spy Series at Unexpected Risk.”
[17] “Reworked Agency Pilot to Air Nov. 1 on CBS.” South Florida Sun Sentinel, October 25, 2001;Lauren Hunter, “‘The Agency’ Finds Art a Little Too Close to Reality.”
[18] Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood, pp. 66-67.
[19] “Critical Issues in Writing About Bioterrorism.” Hollywood, Health & Society, April 2, 2002.
[20] Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood, p. 56.
[21] Duncan Campbell, “Hollywood Helps CIA Come in From the Cold.”
[22] “Critical Issues in Writing About Bioterrorism.”
[23] Ibid.
[24] Eric Deggans, “Leave Attacks’ Aftermath to Real Life.” St. Petersburg Times, October 29, 2001;Bridget Byrne, “‘Anthrax’ Shows up for Sweeps.” E! Online, November 2, 2001; Stephen M. Silverman, “Fictional Anthrax Hits ‘The Agency.’” People, November 6, 2001; Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood, p. 68.
[25] “Critical Issues in Writing About Bioterrorism.”
[26] “CBS Pulls Anthrax Episode of CIA Drama ‘The Agency.’” Associated Press, October 17, 2001;Bridget Byrne, “‘Anthrax’ Shows up for Sweeps.”
[27] Stephen M. Silverman, “Fictional Anthrax Hits ‘The Agency.’”
[28] Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood, p. 66.
[29] Bernard Weinraub, “The Moods They Are a’Changing in Films; Terrorism is Making Government Look Good.” New York Times, October 10, 2001.
[30] Tricia Jenkins, The CIA in Hollywood, pp. 55, 61.
[31] Patrick Goldstein, “The CIA Spins Itself.” Los Angeles Times, September 29, 2001.
[32] Brian Lowry, “TV Viewers Flock to What is Familiar.” Los Angeles Times, October 2, 2001.
[33] Patrick Goldstein, “The CIA Spins Itself.”
[34] Lauren Hunter, “‘The Agency’ Finds Art a Little Too Close to Reality.”
 Fonte: http://shoestring911.blogspot.it/2013/06/the-cbs-drama-series-that-with-cia-help.html
NOTA DI PINO CABRAS
Le opere di fiction statunitense che hanno anticipato gli attentati dell’11 settembre e dintorni non si fermano in effetti a quelle citate in questo articolo. Di queste inquietanti “coincidenze” si era parlato già nel libro di Roberto Quaglia “Il mito dell’11 settembre” (Ponsinmor, 2007,www.mito11settembre.it) ove si leggeva di un altro episodio pilota, quello della serie The Lone Gunman (un telefilm spin-off di X-Files) – realizzato sempre nel fatidico 2001, a gennaio – nel quale alcuni alti papaveri del Pentagono complottavano di schiantare aerei civili contro le Torri Gemelle per ottenere un aumento di fondi.
Nel libro di Quaglia si riportava anche il caso del film “Anthrax” (www.imdb.com/title/tt0250214) realizzato subito prima dei notori attacchi all’antrace del 2001, che investigazioni successive hanno dimostrato essere stato interamente “made in USA” (ad opera dell’immancabile scienziato pazzo, provvidenzialmente suicidatosi al momento opportuno).
Usciva nelle sale nell’estate del 2001 anche il film Pearl Harbor, un kolossal da 135 milioni di dollari, per rinfrescare e ristrutturare su larga scala la memoria delle nuove generazioni rispetto al primo grande shock statunitense, quello del 1941, quando la nazione fu chiamata alla guerra contro un nemico che attaccava all’improvviso. Il film fu ampiamente sponsorizzato dal Pentagono, che offrì un enorme sostegno logistico.
Le rivelazioni dell’articolo qui riportato non fanno che rendere più surreale ancora il quadro che ci viene presentato. La straordinaria capacità di Hollywood di “predire” catastrofi ed attentati che di lì a poco si consumano proprio come narrato è davvero difficile da inquadrarsi in una logica di fortuite coincidenze.
Nel grande show che unisce informazione e intrattenimento c’è la sistematicità, la ripetitività. Ne parlo assieme a Giulietto Chiesa nel nostro BarackObush: «Senza queste non c’è la necessaria “sedimentazione” di pensieri e, soprattutto, di immagini. Una volta che si è riusciti a far “sedimentare” nelle menti la propria narrazione del mondo (di quel problema in particolare) risulta allora più facile risvegliarla. Allora essa riappare obbediente, sollecitata da associazioni mentali che sono state accuratamente predisposte in anticipo. Ben sopra gli opinion makers, ci sono i creatori degli “états d’esprit”, le mentalità generali».
Roberto Quaglia, nel suo libro sull’11/9 ricorda anche un altro elemento: «la fantascienza ci viene ancora una volta in aiuto, proponendoci un’interpretazione alternativa di un certo fascino e suggestione, ed è quella della Plausible Deniability (smentibilità plausibile): non so se avete presente la serie televisiva Stargate, quella dove c’è il “gate” che permette di viaggiare nella Galassia, ed è un progetto militare tenuto segretissimo. In un episodio accade che per una fuga di informazioni viene iniziata la produzione di un telefilm di fantascienza basato sul programma Stargate. Uno si aspetterebbe che i militari facessero in modo di boicottarlo e mettere tutto a tacere, invece lo lasciano stare, per il principio della Plausible Deniability: da quel momento in poi, qualunque fuga di notizie ci fosse stata dal progetto Stargate avrebbe potuto essere facilmente ridicolizzata affermando che era presa dal telefilm di fantascienza.»
http://coriintempesta.altervista.org/blog/una-serie-di-telefilm-aveva-previsto-119-e-antrace/

Mose, biglietto di Gianni Letta tra i documenti sequestrati

INDAGINI
Mose, biglietto di Gianni Letta tra i documenti sequestrati
Ringrazia un finanziere per «un regalo».
L’indagine per turbativa d’asta legata al Mose ha svelato l’intreccio di soldi e interessi in Veneto.

Zio e nipote sfiorati dallo stesso destino. Le perquisizioni decise nell’ambito della maxi-indagine sul Consorzio Venezia Nuova hanno infatti lambito sia Gianni sia Enrico Letta. L’attuale premier e l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio e braccio destro di Silvio Berlusconi sono entrambi favorevoli da sempre alla costruzione del Mose, di cui il Consorzio è l’unico concessionario dei lavori in Laguna.
REGALO PER UN FINANZIERE. E se per Enrico le fiamme gialle hanno fatto visita, prima nella sede della sua fondazione VeDrò, e poi nell’abitazione del tesoriere Riccardo Capecchi, per Gianni è spuntato un biglietto con la sua firma, in cui ringraziava «per il regalo ricevuto» il finanziere Roberto Meneguzzo, al vertice della holding di Vicenza Palladio Finanziaria, sotto la lente d’ingrandimento dei pm.
I finanziamenti del Consorzio alla fondazione VeDrò non sono sotto accusa, come non è indagato Capecchi. Ma Letta, hanno ricordato i comitati antiMose, fu nel 2006 il coordinatore della commissione insediata da Romano Prodi, di cui era sottosegretario, che aveva bocciato tutte le alternative al Mose proposte dal Comune e dal sindaco Massimo Cacciari.
PER IL MOSE MANCANO 1,550 MLD. Ma il legame politico con questa indagine è più recente. Tra le opere più urgenti il Cipe deve finanziare c’è proprio il sistema per difendere Venezia dalle acque alte. A sottolinearlo è stato il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi nella presentazione del suo programma. Per completare il Mose mancano 1,550 miliardi, che dovrebbero essere coperti dai fondi della legge di stabilità.

Giovedì, 18 Luglio 2013

http://www.lettera43.it/cronaca/mose-biglietto-di-gianni-letta-tra-i-documenti-sequestrati_43675102844.htm

Migranti, che business (si si certo solo amore fraterno, come le bombe che facciamo piovere sui loro paesi)

INDAGATO LETTA DA 10 MESI. E NESSUNO NE PARLA

 Dopo il rimpallo tra due procure, la Cassazione manda il fascicolo sui centri di accoglienza all’unico magistrato di Lagonegro. I reati ipotizzati sono abuso, turbativa d’asta e truffa.

 Come giornali e agenzie hanno nascosto la notizia che spaventa gli editori

 Sono almeno sei mesi che giornali e tv evitano di raccontare che Gianni Letta è sotto inchiesta. Nonostante le carte circolino nelle redazioni dei maggiori quotidiani e delle agenzie di stampa, nessun direttore ha pubblicato le intercettazioni che raccontano come le emergenze sono state usate per fare affari e favori. Letta è considerato l’uomo del dialogo e soprattutto il sottosegretario con cui gli editori hanno trattato e tratteranno gli aiuti alla stampa in crisi. L’unica testata che ha offerto una panoramica dell’indagine è stato il mensile campano “La voce delle voci”. Le agenzie di stampa si sono occupate della faccenda solo il 29 aprile per comunicare, su input della Procura di Roma, che i pm avevano chiesto l’archiviazione di Letta. Ma non hanno spiegato per quali reati fosse indagato e oltretutto hanno diffuso una notizia monca. Letta è stato scagionato dall’accusa di associazione a delinquere, ma rimane indagato per abuso, turbativa d’asta e truffa. Su queste ipotesi di reato, si è svolto un surreale ping pong tra le Procure di Roma e Potenza, dove entrambe sostenevano la competenza dell’altra e non volevano occuparsi di lui. Alla fine ci ha pensato la Cassazione, che ha spedito tutto a Lagonegro.

 Accoglienza ai clandestini? Ci pensa Gianni

 LE CARTE DELL’INCHIESTA SU LETTA

 Gianni Letta è indagato da dieci mesi per il business dell’immigrazione. Nessuno però lo sa (o lo scrive). Lo ignora persino il magistrato che dovrà occuparsi di lui. Si chiama Francesco Greco (solo omonimo del procuratore aggiunto di Milano) e lavora da poche settimane a Lagonegro, un comune di 5 mila abitanti in provincia di Potenza, dove la Procura più piccola d’Italia, con un solo pm che fa contemporaneamente il capo reggente e il sostituto, dovrà decidere la sorte dell’uomo più potente del governo dopo Silvio Berlusconi. Con “Il Fatto quotidiano”, che gli chiede notizie sullo stato del fascicolo, Greco cade dalle nuvole. Eppure nel luglio scorso il dossier Letta è stato destinato al suo ufficio dalla Cassazione, dopo un surreale conflitto di competenza fra i magistrati di Roma e Potenza. Tutti però si sono dimenticati di dirgli che sulla sua scrivania sta per arrivare una valanga di informative, corredate da mesi di intercettazioni. Carte che accusano il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in concorso col capo del dipartimento Immigrazione del ministero degli Interni, Mario Morcone, e con alcuni manager de “La Cascina”: una holding di cooperative da 200 milioni di euro di fatturato, braccio secolare di Comunione e Liberazione a Roma, nata come mensa per gli studenti della Capitale, che oggi controlla ospedali, hotel a 4 stelle e ristoranti di grido (come il Pedrocchi di Padova e Le Cappellette di Roma), dove i clienti vip lasciano sulle pareti la loro foto accanto alla dedica di Giulio Andreotti. Letta è sotto inchiesta per reati piuttosto pesanti: abuso d’ufficio (fino a 3 anni di carcere), turbativa d’asta (fino a 2), truffa aggravata (fino a 6).

 Potenza del Vaticano

L’indagine parte da Potenza, quando il pm Henry John Woodcock si mette a lavorare su una presunta organizzazione specializzata nell’aggiudicarsi commesse pubbliche truccando le gare. A indagare sono gli uomini della squadra mobile e quelli del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, diretti dal colonnello Sergio de Caprio, alias Capitano Ultimo, l’ufficiale che arrestò Totò Riina. Gli investigatori intercettano e pedinano i fratelli Angelo e Pierfrancesco Chiorazzo, dirigenti della Cascina e di altre società. E quasi subito scoprono che i due stanno tentando di accaparrarsi gli appalti per i centri di assistenza ai rifugiati, grazie agli aiuti di Letta. E’ l’estate del 2008. Giornali e tv lanciano ogni giorno “l’allarme immigrati” e il governo dichiara addirittura lo stato d’emergenza. Letta si muove alla sua maniera. A legarlo alla Cascina non sono solo i rapporti di consuetudine con Chiorazzo, ma è soprattutto la comune vicinanza al Vaticano e ad Andreotti, numi tutelari della cooperativa. Per anni La Cascina ha accumulato appalti dalle Alpi alla Sicilia, dalle università alle strutture pubbliche, dai teatri agli stadi, fino alla bouvette del Senato. Nel 2008 l’Asl di Taranto le ha scucito la bellezza di 8,8 milioni di euro; il comune di Roma altri 20. Non è un mistero che i vertici della Cascina selezionino il personale anche sulla base di elenchi stilati da vescovi e politici di area. Ma il gruppo non disdegna le alleanze trasversali, come quella intrecciata con il governo di Fidel Castro per gestire due hotel di lusso sulle spiagge di Santa Lucia e di Varadero. La crescita tumultuosa, le scelte sfortunate (come quella di Cuba) e 74 milioni di debiti con il fisco, hanno però messo la holding ciellina alle corde.

 “Pronto, sono Gianni Letta”

Per risollevarsi dalla crisi, il vicepresidente Angelo Chiorazzo

CONGO E COLTAN: UN OLOCAUSTO TACIUTO PER AMORE DELL’ELLETTRONICA

 La ministra Kyenge non perde occasione per volerci imporre di accogliere gli immigrati in casa nostra, di volergli dare la cittadinanza, di sostituirci con loro nel lavoro. Però non dice una parola su questi massacri che si perpetuano nella sua terra d’origine. Non dice una parola sul fatto che se i ricavi delle materie prime, dell’Africa e del Congo in particolare, rimanessero in mano a quei popoli potrebbero fare una vita più che dignitosa.

 Ed allora chi sono i razzisti ?

 Assiste impotente e muta al genocidio del suo popolo e poi fa la predica a noi, insieme alla sua amica Boldrini.

 Mettere la testa sotto la sabbia. come gli struzzi, non rende migliori: fa morire.

 Claudio Marconi

 

Quello avvenuto in Congo può essere considerato il più grande olocausto dell’era contemporanea, taciuto al mondo e alla storia, perpetrato dalle grandi multinazionali dell’elettronica che permettono atroci crimini pur di estrarre il MIRACOLOSO COLTAN. le compagnie che fanno uso di minerali rari e semiconduttori, hanno sostenuto e finanziato un etnocidio di oltre 8 milioni di morti nell’Africa centro-occidentale.

 -Che cos’è il Coltan?

 Molti pensano che molte guerre Africane siano la causa di conflitti tribali, ma non è così. Quasi nessuno lo sa, ma questo minerale è la causa principale della guerra che dal 1998 ha ucciso più di 8 milioni di persone in Congo ed è oggi, uno dei componenti fondamentali dei nostri cellulari, un metallo più prezioso dei diamanti.

Il coltan è la combinazione tra COLOMIBTE e TANTALITE la percentuale di quest’ultimaappunto è quella che determina il prezzo del Coltan, dal Coltan si estrae la Tantalite , che è quello che serve nei nostri componenti tecnologici. Il coltan ha l’aspetto di sabbia nera e rappresenta un elemento fondamentale in video camere, telefonini e in tutti gli apparecchi HI TEC (come la playstation) serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione e rendono possibile un notevole risparmio energetico.

 -Ma come si lega il problema della guerra al coltan?

 L’ 80 % del Coltan in circolazione si trova solo in Congo, alcune delle più grosse multinazionali sfruttano queste miniere ed i congolesi che vengono pagati 200 dollari al mese (la paga di un normale lavoratore in Congo è di 10 dollari al mese).

Questo scatena una vera e propria corsa alle miniere da parte dei guerriglieri che se ne vorrebbero impadronire, non solo dal Congo ma anche dalla vicina Uganda e Rwuanda.

Ma come è facile prevedere estrarre questo prezioso minerale ha i suoi effetti indesiderati, solo per i minatori ovviamente.Il coltan contiene una parte di uranio, quindi è radioattivo, provoca tumori e impotenza sessuale, viene estratto dai minatori a mani nude…

 Le miniere di Coltan hanno l’aspetto di grandi cave di pietra, il minerale si ottiene spaccando la roccia; spesso i guerriglieri del RDC (Rassemblement Congolaise pour la Democrazie ) si divertono a terrorizzare i civili ed i minatori uccidendoli nelle miniere,tanto che racconta un ragazzo i lavoratori hanno dovuto scavare delle buche in cui ripararsi ogni volta che arrivano i ribelli. Qualche anno fa in Italia la gente impazziva per trovare nei negozi la Playstation 2, diventata introvabile, il motivo fu proprio la carenza del Coltan di cui si era fermata l’estrazione per i problemi legati alla guerra.

 I soldi che le multinazionali spendono per estrarre il Coltan come sempre non servono per alimentare la popolazione, costruire scuole o ospedali, tutt’altro, servono a finanziare la guerra, comprare Armi, dar da mangiare ai soldati. Pochi sanno quali sono esattamente le società che comprano il Coltan, non è facile scoprirlo, perché ci sono decine di intermediari che passano dall’Europa, in particolare dal Belgio (si sospetta che anche l’ex compagnia aerea di bandiera belga la “Sabena” trasportasse illegalmente il minerale) Ma i principali fautori di questo che sta diventando un genocidio sono Nokia, Eriksson e Sony,non basta ma sotto c’è anche un mercato nero del coltan che viene rubato dai guerriglieri e poi rivenduto attraverso altri mediatori ugandesi, rwuandesi, e spesso europei ed americani.

 Come detto precedentemente il prezzo del Coltan varia a seconda della percentuale di Tantalite, nel 1998 il Coltan costava 2 dollari al kg, oggi ne costa 100, ma questo mercato è estremamente instabile ,perché nel 2004 quando la richieste da parte dell’occidente erano tantissime arrivò a costare 600 dollari al kg.

Recentemente è stato scoperto un nuovo giacimento di Coltan, in Amazzionia, si comincerà a lavorare presto con le conseguenze che tutti possono prevedere, forse altre storie di ribellione degli Indios e morte. Da piccolo mi venne insegnato che la risoluzione della guerra è sempre la PACE , temo che in questo caso se nulla cambierà, la fine della guerra del Congo, si otterrà solo con la fine delle sue risorse minerarie, e guerra e distruzione si concentreranno in un altro…. …. meraviglioso posto…..da distruggere.

 Angelo Calianno

 Fonte: Facebook

 Tratto da: informarexresistere.fr

http://www.frontediliberazionedaibanchieri.it/article-congo-coltan-un-olocausto-taciuto-per-amore-dell-ellettronica-119211159.html

Finocchiaro: il finanziamento ai partiti e’ doveroso

e il referendum che li abolì? Ecco come il Pd rispetta la volontà popolare?

Pubblicato da ImolaOggiNEWS, POLITICAlug 23, 2013
finocch23 lug – ”Nel dibattito sulle riforme costituzionali continua a mancare anche solo la citazione di un soggetto la cui importanza e’ invece definitiva per scegliere tra le diverse opzioni di riforma e, in particolare, tra quelle che riguardano la forma di governo. Mi riferisco ai partiti politici. Soggetti cui la Costituzione dedica l’art. 49, annettendo ad essi importanza centrale nella definizione dell’identita’ democratica del nostro sistema. Ma dire ”partito” oggi e’ come pronunciare una bestemmia”.
Lo afferma Anna Finocchiaro, senatrice del Pd e Presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama, in un articolo oggi sull’Unita’. ”Dirigente di partito” e’ accezione negativa – aggiunge la Finocchiaro – le forme democratiche riservate agli iscritti vengono guardate con sospetto, e non parlo del c.d. finanziamento pubblico, che per essere politically correct non puo’ che essere abolito, facendo finta di non sapere che anche l’uno per mille e’ un costo pubblico, e che in questo Paese le lobbies non sono regolate, e i poteri criminali hanno una tale disponibilita’ di capitale da fare un sol boccone di un partito intero, e neanche tra i piu’ piccoli”.
”Allo stesso modo – insiste la senatrice del Pd – chi ripropone un disegno di legge di attuazione dell’art. 49 della Costituzione, fondato sull’ovvia (?) considerazione che i partiti devono garantire la pubblicita’ e il controllo dei propri bilanci e assicurare democrazia interna e controllo sugli iscritti per corrispondere al profilo disegnato dall’art.49 della Costituzione, viene considerato un nemico della democrazia e un pericoloso eversore (nel silenzio imbarazzato dei tanti parlamentari che quella proposta di legge avevano firmato nella precedente legislatura e in questa, e che di quella proposta si erano fatti orgogliosi propugnatori in campagna elettorale, trattandosi di uno degli otto punti programmatici del PD)”
http://www.imolaoggi.it/?p=56909

In 2mila solidarizzano con gli arrestati e i feriti NoTav

http://www.infoaut.org/index.php/blog/no-tavabenicomuni/item/8503-in-2mila-solidarizzano-con-gli-arrestati-e-i-feriti-notav

Da: Infoaut.org               –              Mercoledì 24 Luglio 2013 00:29

altCirca 2mila persone hanno preso parte, sotto una pioggia debole, alla fiaccolata convocata per stasera in solidarietà con i notav arrestati e con chi quella notte fu vittima di pestaggi da parte delle forze dell’ordine durante la notte di venerdì scorso. Il corteo che ha attraversato le vie centrali della città di Susa è stato aperto con uno striscione atto a denunciare il comportamento delle forze dell’ordine che ha torturato e picchiato senza alcuna remora i molti notav che durante quella sera hanno preso parte alla passeggiata notturna. Un altro striscione a seguire che ha rimarcato la  resistenza di tutte le donne dentro la lotta notav. In particolare è stato chiaro il riferimento alle violenze perpetrate ai danni di Marta, l’attivista pisana che oltre ad essere massacrata selvaggiamente, è stata vittima di abusi all’interno del cantiere. Molte le donne in prima fila che hanno voluto quindi dimostrare la propria vicinanza a Marta e dimostrare un protagonismo attivo all’interno della lotta NoTav.

Il corteo ha voluto passare per alcuni luoghi, fautori di uno sporco collaborazionismo con la polizia: dall’hotel Napoleon che offre soggiorno alle forze dell’ordine, dove i notav hanno lasciato alcuni delle centinaia di lacrimogeni sparati sui manifestanti nella notte di venerdì, alla pizzeria Mirò altrettanto connivente, in cui le forze dell’ordine trovano ristoro fuori dal cantiere.

Le migliaia di NoTav che questa sera hanno attraversato le strade di Susa hanno voluto anche fare visita, dopo essere passati dal Comune, al primo cittadino della città Gemma Amprimo. Una visita evidentemente non gradita che ha fatto si che la sindaco mostrasse ancora una volta la sua faccia più vigliacca, non facendo vedere neanche l’ombra di sé.

Il corteo ha quindi proseguito fino a concludersi nello stesso punto in cui è partito, in una Susa completamente militarizzata, con carabinieri in molte vie laterali del percorso. Una chiara provocazione a cui i NoTav hanno risposto intonando cori che ancora una volta dimostrano la determinazione nel continuare la resistenza e a denunciare l’atteggiamento criminale con cui, Procura, Questura e gli apparati dello Stato hanno deciso di intraprendere nei confronti degli attivisti.