Resistono da giorni, gli impiegati della radiotelevisione pubblica occupando la sede dell’emittente chiusa dalla polizia per volere del premier Samaras
di: Andrea Perrone
a.perrone@rinascita.eu
Da giorni centinaia di impiegati della radiotelevisione pubblica Ert continuano ad occupare la sede dell’emittente chiusa dal governo di coalizione del premier Antonis Samaras senza l’accordo degli altri partner: socialisti e sinistra moderata. Un delegato ha spiegato che l’occupazione continuerà “sino alla riapertura della Ert e al ritiro dell’atto legislativo che ne ha decretato la chiusura”. Una chiusura avvenuta qualche giorno fa che si è rivelata come un fulmine a ciel sereno, inaspettata, come altrettanto inaspettato è stato il licenziamento di circa 2.700 dipendenti della stessa azienda.
I giornalisti della Ert hanno continuato a lavorare producendo e mandando in onda i loro programmi che vengono ritrasmessi in streaming su alcuni siti internet e sulla radiotelevisione dell’Unione europea (Uer).
Dalla mezzanotte dell’11 giugno la televisione pubblica greca non ha trasmesso più, la polizia ha praticamente neutralizzato il principale trasmettitore situato sul monte Hymette, ad est di Atene, mettendo fine alle trasmissioni. Da parte sua il governo di Atene ha dato l’annuncio a sorpresa e ha immediatamente applicato la decisione di oscurare i tre canali della televisione pubblica Ert.
La decisione della chiusura ha creato una grave frizione all’interno della coalizione di governo diretta da Samaras: due dei tre partiti dell’attuale esecutivo si sono opposti alla chiusura e hanno annunciato che voteranno contro quando il decreto verrà presentato in Parlamento per l’approvazione. Tutti gli attuali 2.656 dipendenti dell’Ert riceveranno una buonuscita e saranno autorizzati a presentare la loro candidatura alla nuova struttura privata che prenderà il posto di quella pubblica. Questo intervento radicale e senza precedenti del governo greco è stato annunciato senza preavviso nel momento in cui i Soloni della troika si trovavano ad Atene per controllare i conti pubblici e naturalmente imporre le loro direttive da vera e propria macelleria sociale al popolo greco già stremato dagli altri provvedimenti.
I giornalisti hanno continuato a lavorare dai loro studi favorendo la diffusione di programmi su Internet, attraverso la European Broadcasting Union trasmettendoli anche via satellite. Il canale spagnolo TVE e l’emittente di proprietà del Partito comunista greco, “902”, ha trasmesso materiale della radiotelevisione ERT per un tempo limitato. Nel frattempo, i manifestanti si sono riuniti davanti all’ambasciata greca a Bruxelles mercoledì scorso, mentre altre manifestazioni si sono svolte a Londra, Parigi e Roma.
Il governo greco ha utilizzato un decreto ministeriale, firmato dal presidente Karolos Papoulias, per chiudere le trasmissioni di ERT.
La radiotelevisione pubblica, che è finanziata da un prelievo aggiunto sulle bollette del popolo ellenico, ha tre canali televisivi nazionali, quattro stazioni radio, una serie di stazioni radio regionali e un canale d’Oltreoceano. Il governo ha licenziato tutti i dipendenti ERT, ma ha rivelato i piani per riaprire l’azienda, entro due mesi come un emittente indipendente con 1.200 dipendenti, meno della metà degli attuali.
“Abbiamo provato durante lo scorso anno a trovare un percorso per una revisione della televisione pubblica, ma non è stato possibile cambiare nulla”, ha dichiarato ai giornalisti, Simos Kedikoglou, portavoce del governo. In realtà, da quanto emerso, risulta che tutto è stato all’improvviso senza che nessuno sapesse nulla. Secondo la Costituzione greca, il parlamento dovrà discutere e convalidare il decreto entro 40 giorni. E in relazione al suo accordo di “salvataggio” con la troika, la Grecia è tenuta a licenziare 15.000 lavoratori del settore pubblico entro il 2015.
La Commissione europea da parte sua ha negato categoricamente di essere a conoscenza o di essere coinvolta nella decisione. Del resto ai tecnocrati importa ben poco in quali enti vengono licenziati i lavoratori pubblici l’importante è che perdano il lavoro, affinché il governo ellenico ottemperi ai diktat a cui è obbligato per aver contratto il prestito ad usura con la troika (Commissione Ue, Bce e Fondo monetario).
Il portavoce dell’esecutivo comunitario Olivier Bailly ha dichiarato ai giornalisti che il braccio esecutivo dell’Ue aveva saputo quanto stava avvenendo alla radiotelevisione pubblica soltanto la sera stessa, come era capitato ai comuni cittadini. “La situazione specifica di ERT – ha osservato il portavoce – non è mai stato discusso con la Commissione o la troika”.
Tuttavia i tecnocrati di Bruxelles hanno rilasciato una dichiarazione scritta piuttosto esplicita che dichiara apertamente come “la decisione delle autorità greche dovrebbe essere vista nel contesto dei principali e necessari sforzi che le autorità stanno prendendo per modernizzare l’economia greca”. Non lo sapevano – ne dubitiamo, visto che il gruppo dei tecnocrati della troika era nella capitale greca – ma lo volevano, ne siamo certi!
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