Siria. Una no fly zone per far fallire Ginevra 2

Obama annuncia il superamento della “linea rossa” da parte di Damasco e ipotizza forniture di armi pesanti ai ribelli e una zona di interdizione al volo

Siria. Una no fly zone per far fallire Ginevra 2

 di: Alessia Lai

 “Le informazioni sull’uso di armi chimiche da parte di Assad sono state costruite” dagli Usa come “le bugie sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein”.

In poche righe, in un tweet, la risposta di Mosca al tentativo Usa di rovesciare il tavolo e mandare all’aria Ginevra 2 è netta. Nella tarda serata di giovedì la Casa Bianca ha annunciato che la “linea rossa” sulle armi chimiche sarebbe stata superata da Damasco, il che comporterà contromisure da parte di Washington. La riconquista di Al Qusayr da parte dell’esercito regolare e quella imminente di Aleppo hanno imposto alla casa Bianca e ai suoi alleati un’accelerazione dei piani. La speranza che i ribelli vincessero “per logoramento” si è infranta sulla capacita delle forze regolari siriane e sull’appoggio degli Hizbollah libanesi alla marcia di riconquista. E così ecco ri-spuntare le armi chimiche. La risposta degli Usa ipotizza forniture di armi pesanti ai ribelli, ma anche di una no fly zone, l’antico sogno del premier turco Erdoğan.

Il consigliere per la politica estera di Vladimir Putin, nonché ex ambasciatore negli Usa, Yuri Ushakov, ha argomentato la posizione di Mosca affermando che “gli americani hanno cercato di fornirci informazioni su come il regime usi armi chimiche, ma, francamente, non le abbiamo trovate convincenti. Preferisco non tracciare un parallelo con la nota smoking gun del Segretario di Stato Colin Powell, ma i fatti comunicati non sembrano convincenti”. Il riferimento è alla mossa teatrale con cui l’ex segretario di Stato Usa mostrò al Consiglio di sicurezza Onu  fotografie satellitari, registrazioni audio, video e una boccetta dal contenuto sconosciuto per dimostrare che Saddam Hussein possedeva armi di distruzione di massa.Tutti si ricordano come è finita: a marzo del 2003 iniziarono i bombardamenti su Baghdad e ad oggi mai nessuna traccia di armi di distruzione di massa è stata trovata nel Paese. In Siria le trecce sono state trovate, ma pare che il sarin sia stato adoperato dai “ribelli”, quelli finanziati e appoggiati dai Paesi occidentali e dai loro alleati del Golfo Persico, Qatar in testa. Anche in Turchia ne sanno qualcosa, visto che pochi giorni fa sono stati arrestati dei “ribelli” che si recavano in Siria i quali sono stati trovati in possesso del gas tossico. Mosca aveva chiesto ad Ankara di indagare sul fatto e dare notizia degli sviluppi. Sarà che ora i turchi sono impegnati sul fronte interno, ma sulla vicenda è calato il silenzio.

La denuncia che sono stati i ribelli ad usare le armi chimiche era venuta addirittura da un membro della Commissione Onu incaricata di indagare sull’uso di questi armamenti in Siria, la stessa Carla del Ponte, ex giudice del Tpi, che la scorsa settimana, in una intervista a Euronews, ha affermato: “Confermo le mie dichiarazioni sull’uso di armi chimiche. Naturalmente non esistono prove certe, ma solo elementi di indagine. Vediamo cosa accadrà nel corso dell’indagine, ma abbiamo alcuni elementi, altrimenti non avrei detto nulla al riguardo”. Un dato del quale i “falchi Usa” non sembrano interessarsi, partiti in quarta, bramosi di nuovi territori da bombardare e nuove commesse da stipulare. Il senatore John McCain – ex rivale di Obama alle presidenziali del 2008 – ha elogiato apertamente la decisione di Barack Obama di aumentare il sostegno militare ai ribelli siriani: “La ‘linea rossa’ del presidente è stata attraversata, ora è in gioco la credibilità americana. Non è più il tempo di procedere a piccoli passi, è il momento di agire in modo deciso”, ha detto poco dopo l’annuncio della Casa Bianca. Secondo quanto riportato ieri dal Wall Street Journal gli Stati Uniti stanno valutando l’imposizione di un’area di interdizione di volo al confine con la Giordania che si estenderebbe in territorio siriano per 40 chilometri.

In pratica si creerebbe un santuario ribelle, protetto dalle forze nordamericane, in territorio siriano, dove personale Usa sarebbe impegnato a garantire armi e addestramento agli oppositori del governo. Per il controllo dello spazio aereo verrebbero usati velivoli di stanza nelle basi giordane, muniti di missili aria-aria a lunga distanza. Secondo i funzionari americani i tempi di attuazione sarebbero rapidi, circa un mese, e la no fly zone si potrebbe imporre anche senza il via libera del Consiglio di sicurezza, perché gli aerei americani non entrerebbero con regolarità nello spazio aereo siriano. I presidenti di Russia e Stati Uniti, Vladimir Putin e Barack Obama, saranno entrambi al vertice G8 in Irlanda del Nord il 17 giugno prossimo e avranno un incontro bilaterale in cui si discuterà anche della questione siriana, un confronto difficile ora che Washington ha cambiato le carte in tavola. Ginevra 2 è sempre stata in bilico, ma mai come ora.

  (14 Giugno 2013)

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21520

Siria. Una no fly zone per far fallire Ginevra 2ultima modifica: 2013-06-18T06:16:00+02:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo