Bilderberg, la riunione del Branco di bestie di quest’anno si farà a Watford in Inghilterra.

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14 Aprile 2013

Arieccoci alla riunione annuale delle Bestie in cravatta accompagnati dalle loro cagne in calore e assatanate di potere oltre al denaro…

 

Dopo un lungo cercare dove poter incontrarsi per decidere cosa deve succedere dopo la metà del 2013, hanno scelto una località che si addice ai loro soliti incontri da buoni amici, il luogo è ideale come tutti gli altri, semi nascosto in una quasi foresta e lontano da occhi che possono vedere, il posto è un Hotel con specifico nome “The GroveHotel” nella cittadina di Watford nel Hertfordshire.

 Questa informazione non è stata confermata, ma sembra sicura al 100% dato che sono state fatte alcune prenotazioniche corrispondono alle tipicheprenotazioniche fanno i Bilderberg, prenotare tutto l’impianto per una settimana e senza che vengano prese altre prenotazioni per non distur bare la quiete, questa informazione viene data dall‘osservatore speciale che da anni segue i Bilderberg, Charley Skelton è di nazionalità inglese che vive a Londra e più volte minacciato appunto perchè ha osato avvicinarsi fin troppo per fotografare i partecipanti alle riunioni deiBilderberg, dal 5 al 9 Giugno l’Hotel è completamente riservato per ospitare le Bestie che amano il verde della foresta.

 Dall‘alto si può vedere come l’Hotel è circondato da alberi e ben protetto, una sola strada porta direttamente all’Hotel, nelle vicinanze come di consuetudine ci sono parecchi Aeroporti raggiungibili in poco tempo, Heathrow e Luton distano 30 minuti, Gatwick e Stansted 60 minuti, il personale è stato scelto con accuratezza e alle domande fatte in riguardo non hanno dato alcuna risposta che possa far intendere un raduno dei Bilderberg l’unica concreta informazione giunge dall‘Olanda nella quale si sà che la Regina Beatrice figlia di uno dei fondatori dei Bilderberg, il Principe Nazista Bernardo e la presenza di Neelie Kroes, Commisaria della UE per l’Agenda Digitale (Olanda) proprio in quel periodo nelle vicinanze di Londra.

 Questa è una delle tante sculture che si trovano nel giardino dell’HotelGrove.

 In attesa di altre notizie in riguardo con la lista completa dei partecipanti.

 Saluti

 Belli Corrado


http://www.mentereale.com/articoli/bilderberg-la-riunione-del-branco-di-bestie-di-quest-anno-si-fara-a-watford-in-inghilterra

Imprenditore denuncia le banche. Dopo 5 giorni, 40 colpi di kalashnikov contro l’azienda.

Gioia Tauro, colpita in maniera eclatante una delle aziende dell’imprenditore che sostiene Libera e ha denunciato i tassi usurari delle banche

 

GIOIA TAURO «Hanno sbagliato indirizzo, non indietreggerò di un millimetro». L’ha dichiarato al Corriere della Calabria l’imprenditore Nino De Masi, ancora visibilmente scosso per l’attentato subìto la notte scorsa e scoperto stamattina. «Non intendo fermarmi e voglio continuare a battermi per affermare i principi della legalità e della sana imprenditoria in questa nostra terra martoriata – ha proseguito il manager – e chiedo per questo ai massimi vertici istituzionali tutta l’attenzione che il caso merita». In effetti il violentissimo danneggiamento – oltre 40 colpi di kalashnikov sparati contro il capannone della Global Repairs – sembra indicare il superamento del livello di guardia, non solo per la potenza di fuoco impiegata, ma soprattutto per un particolare messaggio nel messaggio che chi ha sparato ha voluto lasciare.

Oltre a repertare i colpi che hanno squarciato le porte di ingresso del capannone dell’azienda, infatti, viene attentamente valutata la circostanza che sulla strada da dove sarebbero partite le mitragliate sono state trovate alcune cartucce inesplose, forse a indicare la possibilità di tornare a sparare in futuro, per intimidire un’altra volta. L’Ak 47, il potente fucile da guerra utilizzato, è un’arma usata in rarissimi casi e serve a lasciare segni permanenti: è questo il sinistro significato che gli investigatori stanno cercando di interpretare.

Come pure le indagini tentano di verificare se le telecamere del servizio di videosorveglianza dell’area siano riuscite a inquadrare l’auto che è arrivata davanti ai cancelli dell’azienda. La Global Repairs , che è una società che opera al servizio della Medcenter per la manutenzione dei container – a poche decine di metri dal porto – sorge al centro della prima zona industriale, ovvero dentro il perimetro solitamente controllato dalle telecamere del consorzio Piana Sicura. L’imprenditore De Masi, oltre ad essere conosciuto per la sua azione al fianco dell’associazione antimafia Libera, è noto anche per la sua denuncia contro i tassi usurai che – secondo una sentenza del Tribunale di Palmi – avrebbero praticato alcune tra le principali banche italiane.

 Fonte: corrieredellacalabria.it

 http://www.signoraggio.it/imprenditore-denuncia-le-banche-dopo-5-giorni-40-colpi-di-kalashnikov-contro-lazienda/

 

Non ci sarebbe guerra se i militari si opponessero! “Fra poco non ce ne sarà p iù bisogno”

VideoNon ci sarebbe guerra se i militari si opponessero! “Fra poco non ce ne sarà più bisogno”

Confessioni di un soldato americano: Mike Prysner.
Tenta di sensibilizzare ad abbandonare le armi. Ma fra poco non ce ne sarà più bisogno!

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L’italiano in crisi non va più neanche dal dentista: – 40%

di GIORGIO CALABRESI

 Se la crisi morde il portafogli, sempre di piu’ si risparmia rinunciando alle spese importanti, o rinviandole a tempi migliori, anche se si tratta delle cure del dentista. “E’ il caso di dentiere, protesi e impianti, che quest’anno hanno registrato un -40% rispetto anche solo a 3-4 anni fa. Oggi vediamo i pazienti soprattutto per le cure d’emergenza, estrazioni, carie, otturazioni o problemi dolorosi e non rinviabili. Mentre spesso si rinviano interventi di implantologia, piu’ costosi”. A testimoniarlo  e’ il presidente nazionale di Andi (Associazione nazionale dentisti italiani), Gianfranco Prada, che sottolinea come “questo fenomeno oggi sta colpendo tutti, non solo le persone anziane che per prime si sono trovate di fronte al problema di far quadrare i conti”. “Risultato? Sempre piu’ spesso – dice Prada – si ‘risparmia’ sulle cure odontoiatriche. Con un calo per le prestazioni piu’ impegnative che possiamo stimare in almeno il 40%”, sottolinea Prada. Se dal dentista si va “quando il dolore non si sopporta piu’, per devitalizzazioni, carie, otturazioni saltate – prosegue – per il resto si rinuncia o si rinvia, come testimonia anche il fatto che i laboratori odontotecnici soffrono moltissimo. Oltretutto in questo modo il risparmio e’ temporaneo, e gli effetti reali si vedranno fra qualche anno: se un intervento mirato e puntuale puo’ consentire un approccio meno radicale e piu’ conservativo, con il passare del tempo si rischia poi di dover per forza optare per lavori piu’ importanti”. Se la crisi fa risparmiare adulti e anziani, gli italiani cercano comunque di salvaguardare il sorriso dei bambini. “Anche qui, parliamo di ort odonzia, c’e’ stato un calo, che pero’ si ferma al 20%. Insomma, i genitori magari rinunciano per se’ ma cercano di non rinviare le cure per i figli”.

Nella stessa sezione:

L’Italia verso la povertà, raddoppiano gli “affamati”: 6,2 milioni

Crisi immobiliare, una via d’uscita: l’affitto con patto di riscatto

Lombardia, Pasqua amara: più cassa integrazione del 2012

 http://www.lindipendenza.com/litaliano-in-crisi-non-va-piu-neanche-dal-dentista-40/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=litaliano-in-crisi-non-va-piu-neanche-dal-dentista-40

 

Il dramma dell’Agenzia Italia lavoro: dipendenti della Fornero e primi ad essere licenziati

benvenuto nell’inferno dei senza lavoro senza protezione senza futuro. Consolatevi, non siete soli è un esercito enorme

 Oltre al danno, quello di dipendere da un Ministro del Lavoro che nulla ha a che fare con la nobiltà dell’uomo, anche la beffa: prima ancora di applicare su altri gli effetti della sciagurata Riforma, gli impiegati dell’Agenzia Italia Lavoro hanno pagato il licenziamento sulla loro pelle. A.F. ci ha scritto una lettera accorata, drammatica, raccontatoci lo sconforto di chi spera di trovare un impiego, che prima o poi verrà stabilizzato, e si ritrova con un pugno di mosche in mano dopo otto o dieci anni di lavoro dipendente mascherato da “collaborazione”. Eccolo, il Paese Reale.

 di Viviana Pizzi

 Siamo gli esecutori del ministro Elsa Fornero e siamo stati i primi ad essere toccati dalla sua Riforma con dei licenziamenti”. Il grido di dolore è di un impiegato pugliese dell’Agenzia Italia Lavoro che, per evitare ritorsioni, ha chiesto alla nostra testata che il suo nome non venisse pubblicato.

 Quello che ci ha raccontato è uno spaccato di vita davanti al quale non pensavamo di venirci a trovare: si tratta di una persona senza speranza di futuro che dall’inizio dell’anno è costretta a seguire corsi di formazione pensando prima o poi di riuscire a trovare un altro impiego. Magari con un contratto a progetto di un paio di mesi senza la possibilità di innamorarsi, sposarsi e formarsi una famiglia, sopravvivendo degnamente soltanto se si continua a vivere con gli ammortizzatori sociali più comuni: i propri genitori. Gli unici per chi lavora con co co pro e co co co, persone che non hanno diritto a nulla: nè cassa integrazione e nemmeno indennità di disoccupazione.

 Per lo Stato non si è niente e per altrettanto ti ripaga. Essere però poco più di niente per chi ha lavorato magari anche per nove o dieci anni nei centri per l’impiego, proprio per dare consigli a chi si ritrova nelle stesse condizioni che loro stessi vivono. Persone dall’età media di 45 anni senza una speranza di futuro e senza poter nemmeno appartenere alla nuova categoria sociale degli esodati.

 LA TIPOLOGIA DI CONTRATTO A CUI VIENE SOTTOPOSTO IL 60% DEI DIPENDENTI DELL’AGENZIA ITALIA LAVORO

 Questi i numeri dell’agenzia dipendente del Ministero del Lavoro. Su 1100 dipendenti assunti fino al 31 dicembre 2012 solo 400 sono stati assunti con contratti a tempo indeterminato.

 Il resto, gli altri 700, erano dei veri e propri collaboratori con co co pro e co co co mai regolarizzati. Al termine di questo anno, dovendo applicare la Riforma Fornero che riduce al minimo l’utilizzo di alcune forme di lavoro dipendente, l’Agenzia non ha assunto gli irregolari ma ha preferito licenziarli. Nella sede principale di Roma le persone rimaste senza impiego sono 17. A Taranto su dieci dipendenti in quattro hanno dovuto far ritorno a casa. Il numero esatto di chi non ha più un contratto è difficile saperlo. Dovrebbe ammontare a circa 200 unità. Neanche però dalla Nidil Cgil viene fuori un dato preciso perché come spiega il segretario Roberto D’Andrea“c’è anche chi decide di non rivolgersi al sindacato per presentare la propria vertenza e lo fa attraverso avvocati privati”.

 La storia ha inizio dal 2009 molto prima che Elsa Fornero diventasse ministro.

 Cosa offriva però l’agenzia lo abbiamo chiesto all’ex dipendente licenziato che ci ha contattati.

 “Si trattava di contratti– ci ha dichiarato- che andavano da un minimo di due mesi a un massimo di 18. Lo stipendio che prendevamo non era male ma era insicuroDipendeva dalla mansione e dal tipo di lavoro che si svolgeva. Il minimo era di mille euro al mese e il massimo di 1500. L’agenzia poi ci suddivideva in vari gruppi che venivano dislocati su tutto il territorio nazionale dove c’erano i centri per l’impiego. Per lavorare, dalla Puglia, ho scelto anche di presentare domanda nelle altre regioni del Sud. Alcuni di noi hanno scelto di mantenere sempre lo stesso stile di vita. Ci sono stati altri invece che hanno fatto la pazzia di sposarsi. Queste famiglie si trovano ora senza reddito e con poche speranze di futuro. Siamo gli esecutori delle politiche del Ministero del Lavoro e veniamo trattati in questo modo. Non oso immaginare cosa succede agli altri”.

 IL CONFRONTO: PRIMA DI DICEMBRE 2012 LA SOPRAVVIVENZA, DAL 2013 IL BARATRO

Quello che abbiamo detto finora è quanto chiesto espressamente da noi al lavoratore che vi aveva contattato. Per far arrivare a tutti la sua disperazione abbiamo deciso di pubblicare anche una parte della lettera che ci ha inviato.

 Salve – inizia la missiva-  io sono uno dei tanti che a dicembre Italia Lavoro, e grazie a Monti e Fornero e ai loro tagli, ha abbandonato. Fino a quel momento, di contratto in contratto, si riusciva a lavorare. Scusa, “collaborare”. Da dicembre non più, e collaboratori anche storici sono rimasti fuori, senza alcuna prospettiva. Gente che magari nella sua follia aveva anche fatto un figlio. Ecco, il Ministero, ovverosia Italialavoro, ha invece messo in pericolo la nostra stessa sopravvivenza. In piena recessione, ci ha completamente abbandonato. Prima, almeno, esisteva un “bacino di prelazione” dal quale attingere per i nuovi progetti. Ora non più. Prima quei progetti vedevano tre figure impegnarsi: gli addetti, i professional, gli esperti. Da dicembre, di colpo, gli addetti sono praticamente scomparsi, eliminati ovunque tranne che a Roma”.

 

IL PARADOSSO: L’AGENZIA CHE SI REGGE QUASI ESCLUSIVAMENTE SUI  COLLABORATORI MA CHE TENTA DI STABILIZZARLI

 Di cosa si occupa Italia Lavoro? Non è altro che l’agenzia tecnica del Ministero che si regge per il 60% sui precari. Tra i suoi progetti presentati direttamente al Governo anche uno chiamato “Welfare to Work” finalizzato proprio alla stabilizzazione di chi è a tutt’oggi impiegato con contratti co co pro e co co co.

 Il precario licenziato che ci ha contattato era stato assunto proprio per l’attuazione di questo progetto. L’obiettivo del suo contratto “a progetto” che durava da tre anni era proprio quello di stabilizzare altre persone che vivevano la sua stessa condizione. Altri al di sopra di lui però stavano già pensando a come “farlo fuori lavorativamente” licenziandolo senza mezzi termini. Le vertenze individuali dei co co pro riferite alla Nidil Cgil sono più di 100.

 Spero vogliate ospitare questa lettera. Spero facciate qualche articolo ogni tanto sull’argomento. Fate insomma in modo che nessuno si dimentichi di noi. Delle nostre vite, delle nostre esistenze in sopravvivenza. Qui, nell’angoscia del presente, altro che domani. Ossequi, licenziato/abbandonato Italialavoro”.

 ITALIA LAVORO E L’ALLARME DEI CENTRI PER L’IMPIEGO CHE STANNO PER ESTINGUERSI

 A ogni “precario” di Italia Lavoro veniva assegnato un Centro per l’Impiego. Accade però che in tanti anni gli stabilizzati di quelle strutture sono andati in pensione e tantissimi lo faranno in questi anni.

 In poco tempo gli uffici si sono sguarniti di personale e fra pochi anni non ci sarà nessuno a svolgere questo servizio. Nessuno però si è preparato a quanto accadrà nemmeno pensando di sostituire i pensionati con gli impiegati a rischio dell’agenzia Italia Lavoro, persone che già conoscono quella materia e che non hanno bisogno dei classici corsi di formazione necessari invece per i nuovi assunti che non sono mai stati a contatto con realtà simili.

 Mentre il ministero abbandona i suoi dipendenti l’agenzia interinale Obiettivo Lavoro sta provvedendo a stabilizzare mille interinali. I precari  statali rischiano invece di essere tutti licenziati entro il 1 gennaio 2014.

 LE POSIZIONI DEI SINDACATI E LA STORIA DELLA LOTTA

 Cisl e Uil nel 2008 hanno accettato il regolamento aziendale secondo il quale Italia Lavoro “non poteva avvalersi dello stesso impiegato con contratto di collaborazione per più di tre anni consecutivi.”

 Nel 2009 la Cgil, sotto l’impulso del segretario nazionale della Nidil Roberto D’Andrea, ha deciso di non aderire all’accordo chiedendo di aprire sull’utilizzo delle collaborazioni. Italia Lavoro però, confortata dal comportamento delle altre sigle sindacali non ha più rinnovato i contratti a chi superava il terzo anno di collaborazione non aprendo nessun tavolo con la Cgil. Nel 2010 la crisi si è acuita quando la legge fa si che qualsiasi rapporto non impugnato si risolva entro 60 giorni dalla scadenza. Alcuni precari per non perdere i rapporti di lavoro impugnano i vecchi contratti. Fu allora che arrivarono i primi  licenziamenti.

 Tutto questo fino a gennaio di quest’anno quando le risoluzioni degli impieghi sono state oltre 100. Solo in Puglia sono aperte oltre 30 vertenze ma si tratta di una cinquantina tra ricorsi presentati e chiusi. Un’azienda finita sotto la lente di ingrandimento della Corte dei Conti che ci vuole vedere chiaro sulle cause dei rapporti di lavoro terminati.

 Nel luglio 2012 l’agenzia Italia Lavoro chiude definitivamente i rapporti con la Cgil in quanto non firmataria dell’accordo sulla risoluzione dei contratti dopo tre anni di precariato. Una beffa per chi si è sempre battuto per la stabilizzazione del lavoro.  I co co pro che hanno presentato vertenza chiedono un contratto con garanzie. Tra loro c’è anche chi ha lavorato per otto dieci anni che ora si trova fuori all’improvviso. Altri hanno accettato contratti a 36 mesi e hanno chiuso il contenzioso con l’azienda.

 CISL E UIL A SETTEMBRE AUTORIZZANO L’AZIENDA AD AVVALERSI ANCORA DI CONTRATTI A PROGETTO

 L’accordo firmato da Cisl e Uli il 16 settembre 2012 utilizza la lettera G del comma 23 della Legge Fornero che disciplina le alte professionalità e permette all’azienda di utilizzare i contratti a progetto. Resta comunque un salvacondotto che aiuta Italia Lavoro nella non stabilizzazione dei precari risolvendo il problema dei rinnovi immediati ma non di come gli impiegati vengano utilizzati.

 La Cgil ha ricordato invece che il lavoro dipendente non si può fare a collaborazione citando la Riforma stessa.

 Due le richieste: la prima è la stabilizzazione dei precari ancora inseriti nei progetti dell’agenzia. La seconda è quella di ricorrere a contratti a tempo determinato nei casi in cui risulta impossibile procedere alla forma dell’indeterminato.

 ITALIA LAVORO E LE INTERPELLANZE PARLAMENTARI

 Nella sedicesima legislatura anche alcuni deputati si sono occupati di questa vicenda.

 Ci ha pensato è la senatrice Tamara Blazina che faceva parte della minoranza slovena. L’ha presentata il 14 luglio 2011 chiedendo di sapere “se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato e quale sia la sua valutazione in merito; se le difficoltà descritte corrispondano effettivamente all’attuale situazione dell’organico e, in caso affermativo, quali provvedimenti intenda mettere in campo per ridare ai lavoratori di Italia Lavoro stabilità e sicurezza; quanti siano i contratti in scadenza e quali siano le ricadute sull’operatività dei progetti condotti dall’azienda, inclusi quelli finanziati con risorse esterne al bilancio dello Stato.”

 Prima di lei anche Achille Passoni senatore del Pd che ha presentato un’interrogazione a risposta orale nella quale si chiedese il Ministro in indirizzo non ritenga una violazione dei diritti dei lavoratori l’utilizzo delle disposizioni dell’articolo 32 della legge 4 novembre 2010, n. 183, per identificare i collaboratori e licenziarli prima che possano fare causa; se esista una qualche valutazione tecnica sul lavoro e la produttività dei collaboratori in questione e quale impatto abbia avuto la terminazione del rapporto di collaborazione sulla qualità dei servizi offerti da Italia lavoro SpA”.

 Il 23 giugno 2011 la deputata Pd Maria Anna Madia invece presenta un’altra interrogazione dal medesimo tenore nella quale chiede “quanti siano i contratti che vanno a scadere e quali siano le ricadute sull’operatività dei progetti condotti dall’azienda, inclusi quelli finanziati con risorse esterne al bilancio dello Stato; se il Governo, avendo il Ministero dell’economia e delle finanze la partecipazione totale delle azioni di ItaliaLavoro spa, non intenda operare affinché venga aperto un tavolo di confronto tra organizzazioni sindacali e azienda attorno alle tematiche aperte dall’applicazione dell’articolo 6 del regolamento aziendale.”

 L’ultimo a muoversi il 19 luglio 2012 è stato il senatore Pd Benedetto Adragna chiedendo di conoscere quali soluzioni eventuali si prospettano per il personale altamente qualificato in materia di politiche per il lavoro in forza all’Agenzia e quali strategie pensa di mettere in atto il Governo ai fini della possibile istituzione di un’Agenzia unica per l’integrazione delle politiche attive e passive del lavoro sul modello di altri Paesi europei (ricordo la Francia e la Germania), anche in rapporto alle novità introdotte dalle recenti normative del mercato del lavoro ed alle intenzioni al riguardo formalizzate nel documento del Governo?

 Le risposte tardano ad arrivare e la situazione resta quella di sempre: precari a rischio nell’azienda che stabilizza i lavoratori atipici come loro. Un paradosso prodotto dalla Riforma Fornero: un altro fallimento del Governo Monti ancora in carica per l’ordinaria amministrazione a quasi 50 giorni dal voto di domenica 24 e lunedì 25 febbraio.


http://www.infiltrato.it/notizie/italia/il-dramma-dell-agenzia-italia-lavoro-dipendenti-della-fornero-e-primi-ad-essere-licenziati

 

8,2 milioni di poveri. Il 5,6% è in povertà assoluta

Rapporto Istat

8,2 milioni di poveri. Il 5,6% è in povertà assoluta

Disoccupazione: gli inattivi sono il 37,8%. Nei primi nove mesi del 2012 chiuse 216 mila aziende artigiane

Il reddito torna ai livelli di 27 anni fa

 Mentre il tecnocrate borghese Monti e il suo governo affamatore del popolo, sostenuto a spada tratta anche dal PD, si vantava di aver “salvato il Paese dal baratro del fallimento”, i numeri e le statistiche elaborati dagli istituti di ricerca e commentati dai maggiori economisti a livello mondiale ci dicono invece che la “politica del rigore”, ossia la macelleria sociale avviata dal governo del neoduce Berlusconi e portata alle estreme conseguenze da Monti, ha prodotto la più grave crisi recessiva che si ricordi in Italia.

Altro che “ripresa e uscita dal tunnel”, l’anno 2013 lascia intravedere prospettive tutt’altro che rosee e le stime, già negative, preannunciano già un aumento della povertà, della disoccupazione, con più giovani inattivi, una peggiore assistenza sanitaria, riduzione del valore dei redditi da lavoro e delle pensioni, ulteriore progressiva diminuzione del potere d’acquisto dei salari.

A certificarlo è l’Istat con il suo rapporto “Noi Italia” e i dati a dir poco allarmanti in esso contenuti.

Per quanto riguarda la disoccupazione, l’Istituto nazionale di statistica certifica che nel 2011 in Italia è stato occupato appena il 61,2% della popolazione di 20-64 anni, solo un decimo di punto in più rispetto al 2010. Nella graduatoria europea, solamente Ungheria e Grecia presentano tassi d’occupazione inferiori. Guardando alle donne, le occupate sono solo il 49,9%. La disoccupazione di lunga durata, che perdura cioè da oltre 12 mesi, ha riguardato, nel 2011, il 51,3% dei disoccupati nazionali ed ha segnato il livello più alto raggiunto nell’ultimo decennio.

Altrettanto inquietante appare anche il numero di persone inattive. Nel 2011 il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni è stato pari al 37,8% e non subisce variazioni rispetto al 2010. Un livello ragguardevole, secondo nella graduatoria europea dopo quello di Malta. Nella Ue è pari al 28,8%, in lieve calo rispetto all’anno precedente.

Drammatico anche il dato sulla povertà. Nel 2011 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono risultate l’11,1%: si tratta di 8,2 milioni di individui poveri, il 13,6% della popolazione residente. Mentre la povertà assoluta, stabilisce l’Istat, coinvolge il 5,2% delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui. La soglia di povertà relativa, per una famiglia di due componenti, è pari a 1.011,03 euro.

A fronte di questa situazione, la spesa sanitaria pubblica è di circa 112 miliardi di euro, molto inferiore a quella di altri importanti paesi europei; essa corrisponde al 7,1% del Pil e a 1.842 euro annui per abitante (2011). Povertà e scarsi investimenti in sanità sono due facce della stessa medaglia. Le famiglie, spiega infatti il rapporto, contribuiscono con proprie risorse alla spesa sanitaria complessiva per una quota pari al 19,5%. La spesa sanitaria delle famiglie, che rappresenta l’1,8% del Pil nazionale, ammonta a 909 euro per famiglia nel Mezzogiorno e a 1.163 euro nel Centro-Nord.

Cattive notizie, dopo le controriforme Moratti-Gelmini-Tremonti-Brunetta giungono anche dal fronte scolastico. I giovani che abbandonano prematuramente gli studi sono in calo, ma l’Italia è ancora lontana dagli obiettivi europei. Fra i 18-24enni il 18,2% ha lasciato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore, contro il 13,5% dei paesi Ue. Da segnalare che tra i giovani stranieri l’abbandono scolastico raggiunge il 43,5%. L’incidenza maggiore degli abbandoni si registra in Sardegna e in Sicilia, dove un giovane su quattro non porta a termine un percorso scolastico/formativo dopo la licenza media.

A commento dei contenuti della ricerca, il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, ha precisato che: “Quelle tra Nord e Sud Italia sono purtroppo le solite differenze che in parte questa crisi ha acuito perche in particolare negli ultimi due anni le imprese che esportano sono andate abbastanza bene mentre quelle orientate ai mercati interni sono andate male”. “Essendo le prime più posizionate al Nord – ha sottolineato – significa che il Mezzogiorno ha sofferto e soffre di più queste differenze che stanno crescendo come si vede chiaramente dai dati sulla povertà anche perché al Sud abbiamo una quota di famiglie numerose più elevata e quindi che soffre di più in condizioni economiche disagiate come le attuali”.

Ma non è tutto, perché secondo una analisi di Rete Imprese Italia, i redditi degli italiani sono destinati a diminuire ancora e a tornare ai livelli del 1986. Attualmente il dato è sceso a meno di 17mila euro: 16.955 euro contro i 17.337 euro dello scorso anno. Nel 2007, anno di inizio della crisi, il dato era a 19.515 euro. E scivolerà ancora fino ad arrivare appunto a 16.955 euro, il livello di 27 anni fa. Accanto a ciò Rete Imprese sottolinea che nei primi nove mesi del 2012 hanno chiuso i battenti oltre 216mila imprese artigiane e dei servizi di mercato. Le iscrizioni ammontano invece a poco meno di 150mila (147mila) per un “saldo” tra mortalità e natalità negativo per 70mila unità. Secondo le stime dell’associazione, nei dodici mesi sono circa 100mila le imprese in meno.

Reazioni allarmate arrivano anche dalle associazioni dei consumatori. Il Codacons giudica “estremamente gravi” i dati presentati dall’Istat. A peggiorare la situazione, spiega il presidente Carlo Rienzi, “è l’enorme numero di famiglie che presentano difficoltà nell’arrivare alla fine del mese, pari a ben il 40% del totale”. Secondo l’associazione si tratta di numeri che “rappresentano una vergogna per un paese civile e che, purtroppo, si sono aggravati nel 2012, e continueranno a peggiorare nel 2013”.

Insomma una situazione drammatica su tutti i fronti confermata anche dalla crescita esponenziale del numero di persone che, nell’ultimo anno sono state costrette a ricorrere al sistema di assistenza sociale pubblico e privato con un conseguente aumento delle indennità di disoccupazione o d’inserimento in regimi di assistenza tant’è vero che le stesse organizzazioni caritatevoli e non governative evidenziano un aumento sensibile della richiesta di servizi d’emergenza, quali la distribuzione di beni alimentari e di prima necessità, le mense per i poveri o i ricoveri per i senzatetto.

 

3 aprile 2013

 


http://www.pmli.it/8milionipoveri.htm

 

Rodotà, che cambiamento!!

uno della casta europeista. Grillo lo citò in due posts, di cui libero ha preso degli estratti. Nonostante libero lavori parecchio di fantasia in genere, qui riprende i posts di Grillo per cui è facilmente verificabile quanto scritto.

Scurdammoce ‘o passato

 “Il maledetto ha 8 mila euro di pensione” Ecco chi è Rodotà per Beppe Grillo

 Nel 2010 il leader dei Cinque Stelle impallinava il candidato al Colle senza pietà per la sua pensione d’oro. Ora i grillini scordano tutto e lo vogliono al Quirinale. Ma lui non fa parte della casta?

 di Ignazio Stagno

 Il quadro nonostante appaia confuso è sempre più chiaro. Milena Gabanelli ha vinto le Qurinarie del Movimento Cinque Stelle, ma nonostante i proclama di Grillo che vuole imporla a Bersani,il vero candidato al Colle del Movimento Cinque Stelle è Stefano Rodotà. Anche lui appartiene a quella strana specie politica che nel nuovo casellario anticasta di matrice grillina ha le cinque stelle tatuate sulla pelle. Lui come tanti altri grillini last minute. Uno su tutti Romano Prodi, che di grillino ha sempre avuto ben poco. Ora è il turno di Stefano Rodotà. Sembra un alieno calato dall’alto per fare il presidente della Repubblica pentastellato. Uno che a quanto pare non ha un passato e merita tutta la fiducia dei Cinque Stelle.

 

“Maledetto Rodotà” –  Ma le cose sono sempre andate così? Beh no. Assolutamente no. Rodotà per Grillo solo tre anni fa era un “maledetto” a cui togliere la pensione perchè esponente della peggior casta italiana. Beppe nel 2010 sul suo blog attaccava Rodotà dipingendolo come un campione di privilegi e con le tasche ben gonfie grazie ad una pensione pagata dai contribuenti.Il post aveva un titolo di fuco: “Maledetti non vi pensionerò!”. Una fatwa contro i ricconi della casta. Tra questi viene fatto anche il nome di Rodotà: “I parlamentari che chiedono sacrifici agli italiani non sono stati capaci di eliminare l’odioso privilegio dei 30 mesi per il diritto alla pensione e di mettere un tetto massimo. Perché un parlamentare deve ricevere quasi 10.000 euro al mese? In base a quale diritto? Il tetto massimo va ridotto a 3.000 euro lordi al mese. In caso contrario ogni cittadino non deve più versare un centesimo all’Inps”. Grillo indicava poi in 8.455 euro, tra le altre, la somma incassata mensilamente da Rodotà.

 Santo subito –  Ma non finisce qui. Il “santo” Rodotà torna ad essere impallinato da Beppe Grillo anche nel 2011 con un altro post al veleno contro l’assegno dell’ex parlamentare. “Ci sono circa 19 milioni di pensionati contro qualche decina di milioni di italiani che invece in pensione non ci andrà mai. E’ il “pension divide”. Chi ha avuto ha avuto. Chi continuerà a dare non avrà mai nulla. E’ necessario introdurre un tetto pensionistico massimo (3.000 euro?) per chi già percepisce la pensione e garantire a tutti la pensione dopo 30/35 anni di lavoro. C’è gente in pensione da quando aveva 45/50 anni, parlamentari che hanno maturato la pensione dopo una legislatura. Doppi pensionati. Assessori regionali con pensioni d’oro. Questo sconcio è ormai intollerabile”. Ora Rodotà non fa più parte della casta. Amnistia grillina con un click. Tutto perdonato. I Cinque stelle hanno dimenticato subito, con un cenno del leader, che Rodotà stato deputato dal 1979 al ’94, per quattro legislature. Dal ’92 al ’94 è stato iscritto al gruppo del Pds. Ma si sa in politica la memoria è corta. La coerenza pure.

 Chi è Stefano Rodotà, ex ministro del governo ombra creato dal PCI di Occhetto

17 apr. (TMNews) – Chi è Stefano Rodotà, il candidato al Quirinale del Movimento 5 Stelle? Classe 1933, calabrese, di famiglia italo-albanese, professore di diritto civile, Rodotà piace ai paladini dell’antipolitica ma non è quello che si può definire un volto nuovo della politica. Quattro legislature alle spalle, dal 79 al ’94, eletto anche al Parlamento europeo, poi presidente dell’Autorità garante per la privacy, è stato anche il primo presidente del neonato Partito democratico di sinistra nel 1989. E nella sinistra ha svolto tutta la sua carriera politica, fin dal 1979 quando entrò per la prima volta in Parlamento come indipendente nelle liste del Pci.

Nel 1983 viene rieletto, e diventa presidente del Gruppo Parlamentare della Sinistra Indipendente. Deputato per la terza volta nel 1987, viene confermato nella commissione Affari Costituzionali e fa parte della prima Commissione bicamerale per le riforme istituzionali. Nel 1989 è nominato Ministro della Giustizia nel governo ombra creato dal PCI di Occhetto, e successivamente aderisce al Partito Democratico della Sinistra, del quale sarà il primo Presidente.

Nell’aprile del 1992 torna alla Camera dei deputati tra le file del PDS, viene eletto Vice Presidente della Camera e membro della nuova Commissione Bicamerale. Da Vicepresidente della Camera fu lui nel 1992 a proclamare eletto al Quirinale Oscar Luigi Scalfaro, assumendo la presidenza del Parlamento in seduta comune al posto di Scalfaro.

Dal 1997 al 2005 è stato il primo Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, mentre dal 1998 al 2002 ha presieduto il Gruppo di coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza dell’Unione Europea. È stato componente del Gruppo europeo per l’etica delle scienze e delle nuove tecnologie. È tra gli autori della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea. È presidente della Commissione scientifica dell’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione europea.

Recentemente Rodotà si è battuto per la libertà della rete, ed è forse questa la chiave che lo ha reso così gradito a Grillo e alla sua base. Il 29 novembre 2010 ha presentato all’Internet Governance Forum una proposta per portare in commissione Affari Costituzionali l’adozione del seguente articolo “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale”.

http://www.imolaoggi.it/?p=47400

 

Miti da sfatare sulle Coree – informarsi non fa ingrassare

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La situazione coreana è molto più complessa di come la descrivono i media occidentali, più interessati al pittoresco, al sensazionale ed al luogo comune che all’approfondimento.

Le relazioni tra la Cina e la Corea del Nord non sono di buon vicinato, se non addirittura di ferrea alleanza, come normalmente si crede. Se la Cina aiuta la CdN è per ragioni puramente pragmatiche: se la società nordcoreana implodesse si troverebbe in casa centinaia di migliaia di profughi ed una rivoluzione/guerra civile alle porte di casa. La CdN è un grattacapo, non certo una risorsa. La Cina avrebbe tutto da guadagnare dall’unificazione coreana. È già di gran lunga il principale partner commerciale della Corea del Sud e una Corea unificata non avrebbe più bisogno di “ospitare” le truppe statunitensi. Quindi sarebbe nell’interesse della Cina, che non è certamente felice di avere basi americane a poche centinaia di chilometri da Shanghai (e ce ne sono altre 13 in Giappone).

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La Corea del Sud (CdS) ha il più alto tasso di suicidi del mondo. È in cima alla classifica anche per numero di ore lavorate (i greci recentemente erano al secondo posto) e per tasso di infelicità dei bambini tra le nazioni “sviluppate” (studio dell’Università Yonsei). Si tratta di una società maniacalmente competitiva, fin dalla scuola materna (il Giappone segue lo stesso modello, ma è un po’ meno ossessivo). Nick Connelly, insegnante di inglese nella Corea del Sud, poco prima di ripartire, quando era già in corso l’escalation di minacce e contro-minacce tra Corea del Nord e Stati Uniti, chiese ai suoi studenti quali siano i loro sentimenti: sei studenti su dieci gli risposero che speravano in un attacco della Corea del Nord perché desideravano morire, non ce la facevano più. Connelly riferisce che è un fenomeno diffuso nelle scuole coreane, dove la pressione è incredibile (Nick Connelly, The west seems more concerned about North Korea than most Korea ns, Guardian, 14 April 2013)

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La maggior parte dei sudcoreani (54%) vorrebbe che le truppe americane fossero rimpatriate. Solo il 16% vorrebbe che restassero su base permanente

http://www.angus-reid.com/polls/15427/south_koreans_want_us_troops_to_leave/

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Se gli americani vogliono la pace perché compiono manovre militari a poche miglia dai confini nordcoreani che includono lo scenario di un’invasione della Corea del Nord? È la maniera migliore per evitare l’intensificazione dei sospetti, della sfiducia, della paura e dell’aggressività nella penisola coreana?

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Secondo un sondaggio eseguito nel 2006 per conto dello Jung Ang Ilbo, un importante quotidiano della Corea del Sud, il 54% dei disertori nordcoreani che vivono in Corea del Sud sosteneva di voler tornare in Corea del Nord, se avessero avuto garanzie di non essere puniti. Per questo il governo del Nord ha istituito una politica di grazia automatica

http://english.donga.com/srv/service.php3?biid=2012072371048

Così il tasso di disertori che rientra in CdN è in crescita

koreajoongangdaily.joinsmsn.com/news/article/article.aspx?aid=2957044&cloc=joongangdaily|home|newslist1

Questo è il risultato delle discriminazioni che subiscono da parte dei sudcoreani. Il che ribadisce che la libertà non è tutto e non basta per rendere una società degna di essere considerata democratica. Sentirsi parte di una comunità è essenziale.

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Chi pensa che il regime voglia usare la bomba atomica non sa quello che dice: sarebbe la sua fine.

Chi auspica la linea dura non sa quello che dice: la conurbazione di Seoul (20 milioni di abitanti) si trova a circa 40 km dal confine. In caso di guerra la capitale sudcoreana sarebbe distrutta in meno di un’ora da una tempesta di proiettili di artiglieria: le stime parlano di un numero che oscilla tra i mille ed i 30mila colpi al minuto (non intercettabili). Non è un videogioco: ci sono centinaia di migliaia di vite umane in gioco e anche uno psicopatico capirebbe che la rovina di uno dei maggiori centri economici del pianeta non è nel suo interesse.

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La CdS ha completamente cambiato il suo atteggiamento verso la Corea del Nord dal 2008, con l’elezione alla presidenza del sindaco di Seoul, Lee Myung-Bak, un conservatore che ha posto fine alla politica di distensione che aveva portato al ripristino di voli commerciali, ai lavori per la riapertura della linea ferroviaria Pyongyang-Seoul, al turismo, alla nascita del complesso industriale di Kaesong, ai permessi di ricongiungimento delle famiglie del sud e del nord, separate dalla guerra. Ora la Corea del Nord ha davvero poco o nulla da perdere e non sorprende che i nordcoreani si aggrappino fanaticamente al leader (caricature e insulti razzisti non aiutano, in questo senso). Se era questo l’obiettivo, allora è un successo pieno.

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Il primo governo veramente democratico della Corea del Sud risale al 1992 (ed ogni presidente è stato condannato per corruzione). In precedenza si incarcerava in massa, si torturava, si massacrava (Gwangju, 1980), si facevano sparire i dissidenti, senza che l’Occidente si turbasse più di tanto. Ancora oggi una legge per la sicurezza nazionale fa sì che si possa essere arrestati per aver ricevuto un twitter dalla CdN.

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un ex ambasciatore americano in Corea del Sud ha aspramente criticato la continuità dell’atteggiamento delle amministrazioni USA nella politica di isolamento della Corea del Nord, che spinge quest’ultima sempre più verso la modalità “paranoia” – l’alternativa più sana di mente è il negoziato: “Per quelli che sono disposti ad ascoltare, la Corea del Nord ha chiarito che vuole discutere di un processo di pace che conduca ad un trattato di pace. Un processo di pace necessita di una base di fiducia reciproca, fiducia che manca del tutto tra Washington e Pyongyang, al momento”

http://koreatimes.co.kr/www/news/nation/2013/04/113_133776.html

http://versounmondonuovo.wordpress.com/2013/04/16/miti-da-sfatare-sulle-coree-informarsi-non-fa-ingrassare/

 

Gemma Amprino nel paese delle meraviglie: «La lista è molto più lunga del previsto»

da LunaNuova

Espropri Tav: progetto definitivo, un lungo elenco da Susa a Caprie.
Preoccupata anche la sindaca Gemma Amprino: «La lista è molto più lunga del previsto»

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Come se di carne al fuoco non ce ne fosse già abbastanza, la scorsa settimana il movimento No Tav si è visto piovere fra capo e collo anche l’avvio ufficiale da parte di Ltf dell’iter di approvazione del progetto definitivo della Torino-Lione, con annesso l’interminabile elenco dei terreni da espropriare: 24 pagine fitte fitte di proprietà che verranno toccate dall’opera. In fondo è il film già visto per il tunnel della Maddalena, ma la trama, se possibile, appare ancora più intricata da sbrogliare. La stessa Gemma Amprino, che da quando è sindaco di Susa ha sempre tenuto una posizione di massima apertura rispetto all’opera, è balzata sulla sedia nello scorrere una lista lunga così di segusini interessati dagli espropri. L’avviso fissa alla data di mercoledì 10 aprile l’avvio dell’iter e dei conseguenti 60 giorni entro i quali le amministrazioni comunali, gli enti, i gestori di interferenze con l’opera e le persone espropriate possono inviare a Ltf le loro osservazioni, che dovranno però limitarsi a proposte di variazione che non modifichino la localizzazione, né le caratteristiche delle opere né i limiti di spesa. I tecnici della commissione Tav saranno a disposizione dei Comuni per raccogliere tutte le osservazioni da inviare agli enti competenti. Molti i comuni coinvolti: non solo Susa e dintorni ma anche Condove, Chiusa e Caprie, interessate dai siti di deposito del materiale di scavo

ESERCITAZIONI E FALSE FLAG

Nel corso degli ultimi anni ci si è accorti che, durante i “false flag” più importanti, uno dei denominatori comuni, è rappresentato dalle esercitazioni. Tali “esercitazioni” hanno luogo lo stesso giorno dell’attentato e rispecchiano perfettamente le dinamiche dell’evento. Si tratta probabilmente di un sistema per insabbiare le prove.

 ATTENTATO ALLE TORRI GEMELLE

 Esattamente la mattina dell’ 11-9-2001, cinque esercitazioni militari e addestramenti antiterrorismo venivano condotti da diverse agenzie di difesa USA, compresa una esercitazione “live fly” con VERI aeroplani. L’allora in carica Capo del Consiglio di Stato Maggiore, il generale dell’ aeronautica Richard B. Myers, ha ammesso 4 dei war games in una testimonianza congressuale leggi qui la trascrizione guarda qui il video (6 minuti e 12 secondi). Il NORAD ha compiuto esercitazioni per parecchi anni riguardanti aerei usati come armi contro il World Trade Center e altri edifici statunitensi di alto profilo, e “numerosi tipi di aerei civili e militari furono usati come finti voli dirottati”. In altre parole, furono eseguite esercitazioni con VERI AEREI per simulare attacchi terroristici volti a schiantare aerei contro edifici, incluse le torri gemelle.

Guarda anche il sito militare ufficiale che mostra una esercitazione militare del 2000, usando miniature, riguardante un aereo che si schianta sul Pentagono.

 Infatti, un ex investigatore del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, la cui newsletter è letta da più di 45 membri del congresso, delle commissioni di intelligence della camera e del senato, e da professori da più di 40 università nel mondo, afferma che ha ottenuto una conferma registrata dal NORAD che, l’11-9, il NORAD e il Consiglio di Stato Maggiore stavano conducendo una esercitazione unificata ‘live fly’, di dirottamento che coinvolgeva un aereo governativo nella parte di un volo dirottato.

 L’ 11 Settembre il governo stava pure portando avanti una simulazione di schianto di un aereo su un palazzo . In più, il 9 Dicembre 2001, un articolo del Toronto Star, riportato qui, afferma che l’ “ Operazione Northern Vigilance è disdetta. Ogni informazione simulata, nota come ‘iniezione’, è eliminata dagli schermi”. Questo indica che vi erano falsi segnali radar inseriti negli schermi dei controllori di volo come parte delle esercitazioni militari.

Inoltre, vi sono indicazioni che alcuni dei maggiori war games precedentemente programmati per l’ Ottobre 2001, furono SPOSTATI all’ 11 Settembre da personaggi ignoti (primo paragrafo).

 E’ interessante che il Vice Presidente Cheney era apparentemente responsabile di TUTTE le esercitazioni e coordinava la “risposta” del governo agli attacchi. Guardate questo articolo della CNN , e questo scritto già citato in precedenza. questo breve video della testimonianza del Segretario ai Trasporti davanti alla commissione sull’ 11 Settembre, mostra che Cheney ha monitorato il volo 77 per molte miglia mentre si avvicinava al Pentagono. Come può essere stato attaccato con successo uno degli edifici più pesantemente difesi al mondo proprio quando il Vice Presidente degli Stati Uniti, responsabile l’ 11-9 del controterrorismo, lo vedeva avvicinarsi dalla distanza di molte miglia?

 Inoltre questo grafico mostra come l’11 settembre gli aerei dirottati hanno sorvolato numerose basi militari prima di schiantarsi. Guardate anche questo articolo sugli war games e questo sull’ inattività dei militari; e guardate questa proposta di esercitazione, fatta prima dell’ 11-9, centrata sulla figura di Bin Laden e che include prove “live-fly” con veri aerei, più tardi confermata da questo sito ufficiale del Dipartimento della Difesa. Quale scenario è più probabile da un punto di vista strettamente logico:

(1) Un estraneo seduto in una caverna che batte la difesa aerea dell’ unica superpotenza militare; o (2) Qualcuno come Cheney – che l’11-9 aveva apparentemente il pieno controllo della difesa, delle esercitazioni militari e del controterrorismo— che manipola e si prende gioco di tutto il sistema?

 Ricordate che per poter completare con successo gli attacchi era necessario che alcune azioni fossero compiute durante le esercitazioni militari e i veri attentati per contrastare la normale risposta militare. Ad esempio, Cheney guardò il volo 77 avvicinarsi al Pentagono da molte miglia di distanza ma ordinò ai militari di non fare nulla (come mostrato nella testimonianza del Segretario ai Trasporti, nel link riportato sopra). Avrebbe potuto farlo Bin Laden?

 Aerei da caccia furono inoltre mandati fuori rotta sull’ Oceano Atlantico durante gli attentati (testimonianza del Senatore Mark Dayton), in modo da neutralizzare la loro capacità di intercettare i voli dirottati. Osama Bin Laden e la sua banda di seguaci usciti dalle grotte avrebbe potuto esercitare questo grado di controllo sui militari? Ovviamente no.

 E i controllori di volo affermano che stavano ancora seguendo le tracce di quelli che pensavano essere aerei dirottati molto dopo che i 4 veri aerei si erano schiantati. Questo implica che falsi segnali radar rimasero sui loro schermi dopo che i 4 aerei erano caduti e molto dopo che i militari affermano avere eliminato i segnali radar fantasma legati alle esercitazioni. Bin Laden avrebbe potuto interferire con la completa eliminazione dei falsi segnali radar inseriti come parte degli war games? In altre parole, Bin Laden avrebbe potuto neutralizzare il processo di eliminazione in modo che alcuni dei falsi segnali rimanessero e confondessero i controllori di volo? La risposta è evidente.

 Perciò, è statisticamente molto più probabile che Cheney e/o altri ufficiali di alto livello delle forze armate o del governo abbiano premuto il grilletto dell’ 11 Settembre piuttosto che lo abbia fatto Bin Laden. Come minimo fecero significativi passi per garantire che gli attentati dei dirottatori avessero successo.

 ATTENTATO DI LONDRA

 Peter Powerdirettore di Visor Consultants, un’azienda privata sotto contratto con la polizia della città di Londra, ha descritto, proprio il 7 luglio, durante un’intervista alla BBC, come lui avesse organizzato e condotto, quello stesso giorno, un’esercitazione di simulazione di attentati per conto di un cliente anonimo.

P. Power: “alle 9.30 di quella mattina noi eravamo, in effetti, in piena esercitazione, per una società che conta più di mille persone a Londra, esercitazione basata su alcune bombe sincronizzate ed esplodenti esattamente dentro le stazioni del metro dove si sono poi verificate quella mattina. Ho ancora i capelli dritti quando ci penso“.

 ITV: “Per essere più chiari, voi organizzavate un’esercitazione per sapere come gestire questa situazione e questa si è verificata mentre voi conducevate questa esercitazione?“

 P.Power: “Precisamente, erano circa le 9 e 30 di mattina. Noi avevamo pianificato questa esercitazione per una società, e per delle ragioni evidenti non vi dirò il suo nome, ma loro sono davanti al televisore e lo sanno. Noi eravamo dentro una sala piena di gestori di crisi che si incontravano per la prima volta. In cinque minuti abbiamo deciso che quello che stava accadendo era reale e abbiamo attivato le procedure di gestione di crisi in modo da passare dalla riflessione lenta alla riflessione rapida, e così via (…)” (1).

 In previsione di una inondazione di posta elettronica, Peter Power, ex-ufficiale di Scotland Yard, specializzato in anti-terrorismo, ha preparato la seguente risposta automatica:

 “Grazie per il vostro messaggio, a causa del volume di mail concernenti gli avvenimenti del 7 luglio, e gli smarrimenti farebbero credere che la nostra esercitazione avesse della premonizione, o fosse qualcosa come una cospirazione (da notare come diversi siti web hanno interpretato il nostro lavoro del 7/7 in modo inappropriato), è stato deciso di produrre questa risposta automatica: E’ confermato che un piccolo numero di scenari “walk through” programmati in anticipo hanno avuto luogo questa mattina per conto di una compagnia privata di Londra (nell’ambito di un programma molto più vasto e che rimane confidenziale) e che due scenari rappresentavano attentati dinamitardi, alla stessa ora di quelli che poi hanno avuto luogo con le conseguenze tragiche che tutti conosciamo. Uno degli scenari, in particolare, era molto simile agli avvenimenti reali.

 Pertanto, tutte le persone a conoscenza delle minacce portate nei confronti della capitale, sarà al corrente che

A) I servizi d’urgenza avevano già effettutato diverse esercitazioni basate su esplosioni di bombe all’interno del sistema sotterraneo.

B) Già da qualche mese, la BBC aveva diffuso un documentario su temi simili, rappresentando conseguenze più drammatiche. E’ dunque abbastanza sorprendente che noi avessimo scelto uno scenario realizzabile, ma il tempismo e il copione erano tuttavia inquietanti.

 In breve, la nostra esercitazione (che non implica che una manciata di persone, come gestori di crisi) si è rapidamente trasformata in realtà e gli attori, quella mattina, hanno reagito perfettamente alla realtà improvvisa degli avvenimenti.

 Non ci sono altri commenti da fare. Dato il numero straordinario di messaggi provenienti da persone male informate, nessuna risposta sarà d’ora in poi data a chiunque non fornirà la prova che ha delle buone ragioni per porci delle domande (vale a dire giornalisti accreditati, ecc.)

 SANDY HOOK

 Nelle stesse ore in cui accadeva il massacro di Sandy Hook,in un’altra scuola locale nei paraggi di Newtown, Connecticut , si stava svolgendo un’esercitazione per una emergenza, finanziata e voluta da enti governativi USA.

Dal sito ufficiale del governo dello stato del Connecticut (ct.gov), questa era l’esercitazione prevista:

 12/14 – 9 AM – 4 PM

 FEMA L-366 Planning for the Needs of Children Disasters

 L’esercitazione governativa che ha avuto luogo lo stesso giorno della sparatoria, nelle stesse ore, è avvenuta a circa 14 miglia di distanza. Il che ci ricorda le esercitazioni di aerei dirottati l’11 settembre del 2001 e le esercitazioni con esplosioni a Londra al Tavistock il 7/7.

 Ecco lo scopo dell’esercitazione:

 FEMA L-366 Planning for the Needs of Children in Disasters

 Lo scopo del corso è quello di migliorare le pianificazioni di emergenza e la prontezza nell’affrontare le necessità dei bambini.

 Il corso fornirà le informazioni necessarie ad affrontare le necessità dei bambini prima, durante e dopo eventuali disastri. Fornirà loro anche i mezzi per creare gruppi e diventare essi stessi responsabili per le necessità dei bambini in tutti gli aspetti delle situazioni di emergenza.

 Dopo aver completato il corso, i partecipanti saranno in grado di:

  • esprimere l’importanza di includere le necessità dei bambini nei piani di emergenza delle vostre comunità
  • spiegare cosa è necessario per tenere al sicuro i bambini durante le emergenze e per quale motivo sono tutte necessità uniche
  • spiegare le ipotesi, il concetto di operazione, di organizzazione e di assegnazione delle responsabilità
  • spiegare i componenti di pianificazione necessari per affrontare i bisogni unici dei bambini prima, durante e a seguito di calamità
  • incorporare le esigenze particolari dei bambini nei piani di operazioni di emergenza
  • identificare le parti interessate e le organizzazioni che possono aiutare nella preparazione in caso di calamità
  • avviare passi per formare gruppi e costruire le squadre che hanno un interesse nel mantenere i bambini in luoghi sicuri durante i disastri

ATTENTATO DI BOSTON

 Due bombe hanno scosso le strade di Boston e ferito decine di persone (12 le vittime). E’ troppo presto per sapere la causa di queste esplosioni, ma potete essere certi che il governo statale e federale cercherà di utilizzare questo evento tragico per biasimare i nemici del momento.

 Nessuno si è ancora fatto avanti per rivendicare la responsabilità dell’attentato e il fatto che non siano state usate armi da fuoco durante l’attacco può indicare che l’evento non faceva parte di uno sforzo governativo per cercare di incolpare i possessori di armi. (Ma è ancora troppo presto per dirlo …)

 Ciò che non è stato segnalato dai media mainstream è che si stava per svolgere una esercitazione con “esplosioni controllate” lo stesso giorno.

 “Continuavano ad annunciare dall’altoparlante che era solo una esercitazione e non c’era nulla di cui preoccuparsi,” ha affermato il Coach Ali Stevenson a Local 15. “Sembrava che ci fosse una sorta di minaccia, ma continuavano a dirci che era solo una esercitazione.”

 Si tratta solo di un breve elenco, altri false flag (Oslo e Madrid per citare due esempi) hanno avuto le stesse identiche caratteristiche. Con il moltiplicarsi di questi eventi e “coincidenze” è possibile capire con sempre maggior chiarezza la vera natura e matrice di questi “auto-attentati” i quali hanno come scopo colpire la sensibilità delle persone, per manipolare l’opinione pubblica.