EUROZONA: decolla il tasso insolvenza nelle banche

vedi grafico al link in fondo 

Non più tardi di qualche ore fa, la Bce (con Mario Draghi) ha messo un accento sulla complessa tematica dei prestiti bancari concessi alle aziende dal sistema finanzario dell’Eurozona.

«Se le banche in alcuni Paesi non prestano a tassi ragionevoli, le conseguenze per l’Eurozona sono gravi. È particolarmente sconcertante che le piccole e medie imprese soffrano più delle grandi aziende, dato che fanno i tre quarti dell’occupazione. Occorre avviare le riforme strutturali, il risanamento dei conti pubblici e rimettere in ordine i bilanci delle banche non è fra le responsabilità nè nel mandato della politica monetaria ».

Tutto molto vero e anche molto giusto. Peccato che, se il settore bancario presta così poco e soprattutto NON a tutti, è perché non si fida. Sul fatto che questo comportamento sia o meno corretto anche eticamente, potremo discutere per delle ore.
Però in questa sede voglio portare a vostra conoscenza un altro fattore.

Malgrado l’andamento positivo dei mercati in Eurozona (fino alla settimana scorsa), credo sia palese il fatto che molti problemi nell’Area Euro, e non solo, restino tuttora irrisolti. La crescita economica non esiste ed in Italia siamo in piena recessione. Le banche ovviamente ne risentono e con loro la situazione delle sofferenze.
Ma non solo in Italia. Guardate questo grafico.

Forse non tutto va poi così bene in Eurozona. Il confronto tra il tasso insolvenza medio nel settore bancario del 2007 e quelle alla fine del primo semestre 2012 è molto più che preoccupante.

STAY TUNED!

DT

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Meteo Economy: tutto quello che gli altri non dicono



http://intermarketandmore.finanza.com/eurozona-decollano-le-insolvenze-nelle-banche-54708.html

Clima: Parlamento Ue dice no a prezzi piu’ alti per permesso di inquinare

16/04/2013 16:55:00

ma quanto son bravi gli eurocrati, risparmiano dalla crisi gli inquinatori concedendo loro il diritto di avvelenarci a prezzi scontati

 Clima: Parlamento Ue dice no a prezzi piu’ alti per permesso di inquinare

Roma, 16 apr. – (Adnkronos) – Il Parlamento europeo dice no ai prezzi piu’ alti per il ‘permesso di inquinare’. I deputati europei, infatti, hanno votato contro il congelamento della messa in vendita di una parte delle quote di emissioni di Co2, prevista per aumentare il prezzo dei ‘permessi d’inquinare’. La maggioranza ha ritenuto che interferire con la fornitura di crediti minerebbe la fiducia nel sistema di scambio delle emissioni (Ets), progettato per tagliare le emissioni di gas serra. In una votazione separata, i deputati hanno accettato di escludere temporaneamente i voli intercontinentali dal regime.

QUALE SARÀ IL PROSSIMO PAESE CHE DOVRÀ VENDERSI L’ORO?

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Data: Martedì, 16 aprile 

DI TYLER DURDEN

zerohedge.com

 

La prima volta che i soci più reazionari della Troika tentarono di imporre una (non troppo) velata confisca dell’oro di un paese europeo insolvente era l’inizio del 2012, quando, come parte del più recente piano di salvataggio della Grecia si stilò un MOU, che – poi è stato scoperto – prevedeva che “i creditori della Grecia avrebbero avuto il diritto di incamerare le riserve auree della Banca di Grecia secondo i termini del nuovo accordo.”

 

Tuttavia, l’indignazione pubblica era tanto forte che la Troika non ha avuto altra scelta che accantonare i suoi piani e procedere in alternativa ad una ristrutturazione completa dei fondi obbligazionari. Ma il progetto si è fatto di nuovo avanti prontamente la settimana scorsa, quando “l’avidità dell’Europa per l’oro fisico” è tracimata di nuovo, questa volta è rispuntata fuori da un comma dell’ “Analisi sulla sostenibilità del debito di Cipro”, e dalle successive osservazioni di Mario Draghi. Si è chiesto che la minuscola Cipro, la cui opposizione era già stata stroncata dalla confisca dei depositi non assicurati, e che pertanto avrebbe molto meno da protestare di quanto fece la Grecia, svenda € 400 milioni , cioè quasi tutto il suo oro sovrano, “oltre 10 delle sue 13,9 tonnellate” totali, per coprire gli ulteriori costi non pagati con i soldi di quel salvataggio del suo debito sovrano che continua a non decollare.

 

Allora, chi sarà il prossimo? Resta da vedere, anche se siamo certi che ci sarà una chiara correlazione che permetterà di scoprire il prossimo paese su cui si accaniranno verificando se il suo oro sarà “acquistato” da quelli dello “status quo”.

 

Vediamo che succederà nei prossimi due o tre mesi, se ci sarà qualche paese a cui si chiederà di vendere il proprio oro e se l’ammontare del totale dei prestiti dello stesso paese sarà “classificato non –performing dai bilanci delle banche.” Nel prospetto qui di seguito troveremo qualche sorpresa:

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E, nel gergo di Goldman Sachs, sarebbe meglio per questi paesi che si sbrigassero a vendere, vendere e vendere subito. Prima che l’ oro non valga più niente, o addirittura vada in negativo.

 

Fonte: “World Gold Council

 

Link : http://www.zerohedge.com/news/2013-04-15/which-countrys-gold-will-be-sold-next

15.04.2013

 

Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di BOSQUE PRIMARIO

 

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http://www.comedonchisciotte.org/site/

 

L’URL per questa storia è:

http://www.comedonchisciotte.org/site//modules.php?name=News&file=article&sid=11733

Il FMI chiede ancora riforme

sarà colpa della merkel lo stesso….il FMI? Pivelli in confronto dice la vulgata mainstream

 

(AGI) Fmi: Italia su buona strada, gran parte aggiustamento fatto =

(AGI) – Roma, 16 apr. – L’Italia e’ “sulla buona strada” e se manterra’ il cammino intrapreso “gran parte del lavoro di aggiustamento sara’ compiuto” entro la fine dell’anno. Lo ha detto il vice direttore per la ricerca del Fondo monetario internazionale, Jorg Decressin, durante una conferenza stampa. L’economista ha anche sottolineato che “per il 2014 le prospettive di crescita sono migliori” e ha invitato il nostro Paese a procedere con riforme strutturali “in varie aree” per “accelerare il tasso di crescita” dell’economia .

 

 

Crisi in Spagna: il punto della situazione dal Financial Times. Il vero problema? L’Europa

Pubblicato il 16 04 2013 alle 13:46 da Federica Agostini

Gideon Rachman, editorialista sul Financial Times, fa il punto della situazione sulla Spagna e la profonda crisi che caratterizza non soltanto l’economia del paese, ma anche la politica e la vita sociale.

L’Europa, un tempo il sogno della Spagna, si sta rivelando come il suo peggior incubo.

Il problema in Spagna

Viaggiando da Madrid a Barcellona, in un pomeriggio della settimana, vagavo nel vagone di prima classe del treno. C’era soltanto un passeggero che sonnecchiava sui sedili di pelle nera, che poi ho scoperto essere il capo treno, sorpreso del rumore di un intruso.

 

La magnifica rete di treni ad alta velocità della Spagna testimonia la grande modernizzazione del paese negli ultimi decenni. Ma il treno vuoto che corre tra le due città più importanti del paese è la chiara evidenza di un profondo malessere economico.

 

Il problema in Spagna è il problema in Europa. Tutti i salvataggi dell’Euro, sino ad oggi, hanno riguardato paesi relativamente piccoli: Grecia, Portogallo, Irlanda e Cipro. Ma la Spagna è una delle economie più grandi d’Europa e i discorsi sulla possibilità di salvataggio sono di nuovo all’ordine del giorno.

Crisi in Spagna: qualche numero

Le statistiche sono inquietanti. La disoccupazione è circa del 26%, ma la disoccupazione giovanile supera il 50%. Le previsioni dicono che l’economia si contrarrà ulteriormente quest’anno, circa del 1.5%. Le banche sono state salvate, ma c’è il timore che il peggioramento dell’economia possa dar vita ad una seconda ondata di debiti insoluti.

 

Il Governo ha ridotto vistosamente le spese ed alleggerito le regolamentazioni sul mercato del lavoro. Ma il deficit fiscale rimane a circa il 6.6% del prodotto interno lordo e il debito nazionale si aggira attorno al 90% del Pil, un livello considerato certamente pericoloso.

 

La crisi è stata un profondo shock per la Spagna perché, dall’inizio della democrazia alla fine degli anni ’70, il paese è stato uno dei più ottimisti e ferventi d’Europa. Mentre Francesi, Inglesi e Italiani si trovavano a lottare contro il declino del senso nazionale, la Spagna andava avanti. Il paese diventava sempre più prospero e la Spagna è arrivata tra i leader nazionali nel pallone, nella moda, nel cibo e nel cinema.

L’Euro è un tunnel buio e senza fine

La Spagna ha sofferto di profonde recessioni anche prima, negli anni ’90. Ma nelle epoche precedenti, il sacrificio aveva uno scopo ed era legato all’entrata nell’Unione Europea prima e nell’euro, dopo. La differenza, oggi, è che gli Spagnoli non sembrano più essere così sicuri che ci sia una luce alla fine del tunnel. Al contrario, questo tunnel economico sembra essere sempre più scuro e profondo. Il risultato è che gli spagnoli stanno perdendo fiducia nelle istituzioni nazionali ed europee.

 

La rabbia popolare contro le banche, troppo lente ad erogare prestiti, è lampante. Si è concentrata sulla vendita di azioni privilegiate delle banche ai risparmiatori poco sofisticati che pensavano di acquistare titoli sicuri, poi invece spazzati via una volta ristrutturate le banche. Come altrove, molti degli istituti responsabili sembrano tuttavia funzionare ancora bene.

 

La politica e gli indignados

La classe politica è diventata altamente impopolare. Un recente sondaggio mostra che il 96% della popolazione giudichi il livello di corruzione “molto alto”. Il partito popolare in carica, subisce accuse pesanti riguardo ad alcuni fondi neri. Mariano Rajoy, il Primo Ministro, sta perdendo il proprio carisma: la sua idea di conferenza stampa è quella di radunare i giornalisti in una sala e poi leggere un discorso preparato da un’altra sala, mentre i reporter lo guardano in silenzio da un video.

 

Il sollevamento degli indignados, un movimento di protesta popolare, porta a supporre che la prossima forza politica provenga dalle strade. Ma gli indignados hanno avuto un picco di successo un anno fa circa ed oggi sono per lo più dispersi e concentrati sulla questione del recupero dei prestiti.

 

Il disprezzo non si ferma soltanto alle banche e alla politica, sotto attacco c’è anche la monarchia. Il Re Juan Carlos, un tempo riverito per il suo ruolo nella transizione del paese alla Democrazia, ha dovuto chiedere pubblicamente scusa per essersi preso una vacanza durante il periodo peggiore della crisi nel 2012. La vita personale del Re è sotto costante osservazione e sua figlia, Cristina, è stata formalmente accusata per un caso di corruzione.

“La Spagna è il problema, l’Europa la soluzione.”

La perdita maggiore della fiducia, ad ogni modo, riguarda il “progetto Europeo”. Negli ultimi decenni, l’Unione Europea era sembrata come l’occasione di uscire da un labirinto di relativa povertà, isolamento e autoritarismo. La fede del paese nei confronti d’Europa è stata sintetizzata dalle parole del famoso autore spagnolo, José Ortega y Gasset: “La Spagna è il problema, l’Europa la soluzione.”

 

Ad ogni modo, oggi l’Europa sembra essere una grande parte del problema agli occhi degli Spagnoli. Gli economisti si domandano la misura in cui la mole dei problemi della Spagna sia collegata all’adesione all’Euro che ha segnato prima il boom economico ed ora impedisce il recupero della competitività mediante la svalutazione monetaria. La Germania è fortemente ritenuta colpevole per insistere sull’austerity come unico mezzo di recupero dei bilanci Spagnoli, un insieme di politiche che rischiano di creare una recessione sempre più profonda.

Il sogno Europeo? È diventato un incubo

Il “sogno Europeo” che gli Spagnoli hanno abbracciato prometteva, uno stile di vita da “ceto medio” alla maggior parte della gente. Ma con poche prospettive per il futuro lavorativo dei giovani e la minaccia allo stato di welfare, la paura è che in futuro la Spagna possa somigliare più all’Argentina che non alla Germania.

 

Un futuro in stile argentino porterebbe al costante timore di crisi finanziarie e ad un allargamento del divario tra le classi sociali in cui pochi godono del benessere da “primo-mondo” e una crescente sottoclasse diventa sempre più distaccata dalla prosperità. Soprattutto, la vita pubblica in Argentina è caratterizzata da un forte cinismo nei confronti delle istituzioni e dei leader politici.

 

La Spagna non è ancora arrivata a questo punto, ma il paese ha urgente bisogno di una storia positiva che bilanci il crescente pessimismo cinico tra la popolazione.

 

La Spagna era l’immagine di copertina del progetto Europeo. Oggi rischia di diventare il simbolo di tutto ciò che è andato per il verso sbagliato.

 

Traduzione italiana a cura di Federica Agostini

 

Fonte: Financial Times

 

http://www.forexinfo.it/Crisi-in-Spagna-il-punto-della