Tav, verdi francesi: “Spostare i Tir su rotaia è già possibile col tunnel Moncenisio”

“L’alternativa al Tav Torino-Lione esiste già”. Così l’eurodeputata verde franceseMichèle Rivasi che parla del tunnel del Mont Cenis (Moncenisio) per il quale “laFrancia ha già speso 2 miliardi di euro e che potrebbe essere utilizzato subito per spostare il traffico dalle strade alla ferrovia“. “Ci sono forti interessi in gioco da parte della società costruttrice – attacca la Rivasi – e per questo si è pronti a far indebitare siaParigi che Roma“. Nel frattempo, aggiunge l’eurodeputato M5S Marco Valli, l’Olaf, l’ufficio anti frodi dell’Ue, continua la sua indagine per sospetto conflitto d’interessi sul Tav. “Renzi questa volta si è fatto spalleggiare da Hollande perché gli italiani non credono più alle sue bugie”, conclude un altro esponente pentastellato Daniele Aiuto  di Alessio Pisanò 

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/02/26/tav-verdi-francesi-spostare-traffico-su-rotaia-e-gia-possibile-con-tunnel-moncenisio/343760/

Castelli: Tav, la bugia continua

http://politica.diariodelweb.it/politica/articolo/?nid=20150226_335765

 LA DEPUTATA M5S AL GOVERNO: DL ANTITERRORISMO SOFFOCA LIBERTÀ DI MANIFESTARE

ROMA – «Lo sanno tutti in Italia che quell’opera non si farà mai, che non vedrà mai la luce». Intervistata dal DiariodelWeb.it, Laura Castelli, deputata del Movimento 5 Stelle, commenta le ultime dichiarazioni del premier Matteo Renzi sulla delicata questione della tratta Torino-Lione, fortemente contrastata dal Movimento No Tav. Il premier, in occasione del Vertice italo-francese, ha affermato che sono in arrivo nuovi fondi per l’opera in questione. Parole avvalorate dall’inquilino dell’Eliseo, Francois Hollande, che afferma che «ora non ci sono più ostacoli» per portare avanti il porgetto.

RENZI GIOISCE ALLE SPALLE DELLA VAL SUSA – «Hanno firmato questi protocolli, ma invece di gioire, bisognerebbe raccontare la verità agli italiani. – continua la deputata pentastellata –. C’è un cantiere assolutamente fermo, con delle gravi difficoltà, con degli esposti e dei ricorsi al Tar che continuano ad essere pendenti e continuano ad andare avanti, rispetto all’utilizzo dei soldi e ad alcune irregolarità. Quindi invee di gioire, Renzi dovrebbe ricordarsi che, nel 2013, dichiarò che questa non era un’opera utile e costava troppo. Quindi ci spieghi come nel 2013, da sindaco di Firenze, tra l’altro non del tutto interessato – anche se Firenze rientra nei territori interessati all’opera – e poi quando diventa presidente del Consiglio, invece, cambia idea. Forse è stato convinto da Lupi rispetto a quello che è quest’opera che, di fatto, finanzia la criminalità organizzata. Ormai lo si può dire apertamente, dopo anni in cui lo si diceva a mezza bocca, altrimenti piovevano querele. Ora possiamo dirlo a gran voce, perché inchieste, indagini e arresti hanno portato alla luce la presenza in quest’opera della criminalità organizzata: da Minotauro a San Michele. Le abbiamo trovate delle dichiarazioni un po’ raggelanti, andare da Hollande tutti contenti e firmare i protocolli, senza oltretutto ascoltare chi in Italia continua a dire che quest’opera è inutile e non serve, come fa il Movimento No Tav da venti anni», dichiara la deputata.

LA SCELTA DELL’EUROPA – La storia dell’opera, però, è tutt’altro che lineare. «Il primo progetto – spiega Castelli – comprendeva alcune tratte della linea storica, quindi avevano un’ottica di riutilizzo di quello che già c’è come infrastrutture. Dal secondo in poi la cosa è diventata assolutamente un modo per lucrare e per fare cemento, scavi e quanto altro». Sappiamo che la Torino-Lione, in realtà, faceva parte di una linea molto più estesa che copriva gran parte dei territori europei, andando da una parte all’altra del continente, ma ora di questo progetto è rimasta solo la discussa tratta tra Italia e Francia: «Ci son tanti Paesi che sono tornati indietro, perché non è un’opera che in questo momento serve. In ogni caso si tratta di capire quale è la politica europea che vogliamo su certi prodotti. Ora, è impossibile non vedere che quello che vogliono i cittadini all’interno del proprio Paese è un’economia fatta di prodotti interni, che comprare il prosciutto dalla Spagna non serve se si vuole comprare quello di Parma. È una cosa su cui bisogna per lo meno interrogarsi politicamente. Poi che la politica non ascolti il cittadino, lo sappiamo, però non possiamo ignorare il fatto che i Paesi coinvolti nella costruzione di quest’opera preferiscono altre politiche. Così come in Italia i soldi dovrebbero essere investiti in questioni molto più rilevanti, in altri Paesi è successa la stessa cosa». La stessa Francia, in un primo momento, aveva declinato al possibilità di costruire la linea: prima di avviare il progetto di una grande opera bisogna garantire che vi siano le opere accessorie, «noi che siamo italiani – e siamo bravi a fregare – facciamo prima le opere accessorie e poi l’opera in sé, mentre i francesi, che lavorano in tutt’altro modo, hanno dichiarato di non avere fondi per procedere alle opere accessorie, e quindi l’opera stessa. Un progetto politico molto diverso rispetto a quello che è stato portato avanti qui in Italia, dove sicuramente in questo momento avremmo bisogno di altre cose».

OPERA INUTILE – Come si fa a portare avanti un progetto così contrastato? «È quello che ci domandiamo anche noi. Perché sono passati troppi anni. Ormai il Movimento No Tav non prende solo quattro valsusini, ma ormai si discute a livello nazionale, perché c’è una consapevolezza concreta di un popolo che sa che cosa è giusto e cosa non lo è, conoscendo per filo e per segno ogni parola di quel progetto. Dall’altra parte secondo me non c’è niente di nuovo nel modo di far politica all’italiana. Ormai da tempo la politica non ascolta il cittadino da molti anni. E secondo me il problema più grosso è che la bugia continua. Lo sanno tutti in Italia che quell’opera non si farà mai, che non vedrà mai la luce. Lo sanno tutti». E andando al cantiere la situazione è evidente, secondo l’esponente del Movimento 5 Stelle, «sono mesi che noi facciamo sopralluoghi e sono mesi che il cantiere è fermo». Però, poi, «esce un’ordinanza come quella San Michele e si trovano dentro le società che lavorano all’opera» vicine all’ambiente mafioso. «Io cittadino, un’opera, fosse anche indispensabile, ma se piena di criminalità organizzata, non la vorrei. In più è assolutamente inutile»«Chi la definisce utile è sicuramente una persona non informata. Perché chiunque legga due righe di dati di traffico comprende che non è assolutamente conveniente. E non è nemmeno il discorso di trasporto su gomma o su ferro, perché questa politica, questo paese non l’ha scelta. Non è un Paese che ha deciso di fare tutto su ferro e niente più su gomma, per cui faccio determinati investimenti in cui ricade anche la questione Tav. Assolutamente no», spiega ancora la deputata M5s.

CONTRO I MANIFESTANTI – A preoccupare Castelli, però, non è solo la «grande bugia» di un’opera che non vedrà mai la luce: «È in arrivo il decreto antiterrorismo, che comunque a noi allarma, perché è di fatto la manovra della politica per tentare di soffocare i movimenti di opinione. Per cui nell’ottica di questa grande bugia, quella di dire che quest’opera si farà assolutamente, c’è anche una mano – in questo caso quella di Alfano – che lavora per impedire alla gente di manifestare, di protestare. E lo abbiamo visto con i processi intentati contro il movimento No Tav e gli attivisti, l’accanimento nei confronti di cittadini che lottano per la propria idea. Per noi è un momento abbastanza difficile, non sarà facile e dentro il decreto ci sono cose molto preoccupanti e problematiche. Arriveremo a giustificare alcune condotte veramente quasi terroristiche piuttosto che lasciare manifestare liberamente i cittadini».

 

A Bologna il sindaco inasprisce l’imposta sulle pubblicità: tassati i menù in vetrina, gli zerbini, i cartoncini coi prezzi

Il governo della ripresa, con il 73% di pressione fiscale ed il livello di tasse in Italia è estremamente facile essere etichettati come evasori

 Il Pd si inventa la delirium tax

Sergio Rame  – Mer, 25/02/2015 – 09:47

Maria Pia Busacchi fa la farmacista. Qualche giorno fa ha preso carta e penna e ha esposto in vetrina un messaggio per tutti i passanti: “In un momento di crisi, multa di 1.500 euro pe i cartelli esposti in vetrina dopo avere pagato 1.100 euro per le insegne.

Multatemi anche per questo cartello!”. Nel giro di meno di un anno a Bologna sono state emesse 1.620 contestazioni relative a presunte pubblicità. Il sindaco piddì Virgilio Merola si è, infatti, messo in testa di voler spremere tutti i commercianti con la tassa sulla pubblicità in vetrina. Ma, fate attenzione, per pubblicità s’intende anche i menù esposti in vetrina nei bar e nei ristoranti, i cartoncini con i prezzi dei prodotti, i cartelli con gli orari di apertura e chiusura dei negozi e gli zerbini. Tanto che i bolognesi l’hanno già soprannominata “delirium tax”.

Qualcuno, al Comune di Bologna, deve aver dato di matto. I commercianti sono in rivolta. Anche i ristoratori e gli artigiani non l’hanno presa. Anzi, per togliere quasiasi dubbio, sono letteralmente furenti. Perché hanno capito che l’amministrazione comunale sta sistemando il bilancio comunale tassando l’impossibile. Nei giorni scorsi la data italiana della Sensation white night, appuntamento dance dove dee jay e pubblico si vestono completamente di bianco e ballano per tutta la notte, è saltata: era prevista per il 18 aprile, ma è stata cancellata. “Siamo spiacenti – hanno scritto gli organizzatori su Facebook – a causa di aumenti imprevisti delle imposte applicate a Sensation rispetto allo scorso anno, siamo costretti a cancellare”. L’Agenzia delle Entrate e la Siae hanno ricategorizzato Sensation nella sezione “intrattenimento danzante” causando un aumento delle imposte del 28%. “Ciò rende la situazione economica non affrontabile”, hanno sentenziato gli organizzatori. I commercianti, però, non se la passano meglio. Come racconta Giorgio Ponziano su ItaliaOggi, tutto viene considerato pubblicità e quindi tassato: i menù esposti in vetrina nei bar e nei ristoranti, i cartelli con gli orari di apertura e chiusura dei negozi e persino i cartoncini con i prezzi dei prodotti. “Ma l’esposizione dei menù e dei prezzi è obbligatoriua per legge – spiega – se non vengono posti in evidenza si incorre in una sanzione per violazione della legge, se sono collocati al loro posto si incappa nella tassa”.

 Questa, insomma, è l’aria che tira a Bologna. Il centrodestra ha pure provato a mettere Merola con le spalle al muro. Ma il sindaco non si è presentato in consiglio comunale. Intanto, in città, la protesta monta. Un ottico, Gianni Monari, ha dovuto sborsare quasi tremila euro: gli sono stati contestati i cartoncini dei prezzi, il cartellone con le offerte del mese e le foto di nozze esposte in vetrina. A un negoziante che vende dischi, invece, sono state contestate le copertine dei 33 giri esposti in vestrina. Stessa scena per Diana Polazzi che ha scritto un cartello per informare i clienti che si accettano liste nozze. Di casi come questi ce ne sono a decine. Un tabaccaio, per esempio, è stato multato per aver scritto “self service aperto 24 ore su 24”. Ma il caso più assurdo è senza alcun dubbio quello di un gioielliere, Arrigo Veronesi, che è stato tassato per aver scritto le proprie iniziali sullo zerbino posto all’ingresso del negozio.

 Ora, anche grazie a Merola, Bologna è al secondo posto in Italia per pressione fiscale.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/pd-si-inventa-delirium-tax-1098687.html

GRECIA: SCHAEUBLE,ATENE HA ACCETTATO PROGRAMMA SENZA RISERVE

Certo certo, Tsipras il ribelle, è stato costretto altrimenti la Germania bombardava…….

 Difficile per parlamentari voto oggi al Bundestag (ANSA) – BERLINO, 27 FEB – «La Grecia ha accettato senza riserve di realizzare il programma». Lo ha detto il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble parlando al Bundestag prima della votazione del prolungamento del programma degli aiuti ad Atene. «La votazione di oggi non sarà facile per voi parlamentari», ha detto Schaeuble, che ha sottolineato come la discussione sia stata difficile anche con il governo greco, «dopo le elezioni, e anche negli ultimi giorni e nelle ultime ore».

De Benedetti fallito e salvato: le banche acquistano Sorgenia

Quando Mr B faceva i suoi porci comodi per salvare le sue aziende tutti ad urlare scandalizzati, i governi di sinistra salvano e ingrassano le aziende e banche amiche e nessuno dice niente. E’ etico se lo fanno i giuisti

 Dal tribunale via libera al piano di riassetto del gruppo energetico che aveva accumulato quasi due miliardi di debiti. E il governo Renzi gli regala altri 150 milioni di incentivi

Stefano Filippi  – Ven, 27/02/2015 – 08:01

I l regalino a Carlo De Benedetti e famiglia è arrivato. Il tribunale di Milano ha dato via libera al riassetto dell’enorme debito di Sorgenia: 1,8 miliardi di euro.

 La società energetica evita così il fallimento passando – a breve – sotto il controllo delle banche. L’omologa del tribunale era l’ultimo passo per il salvataggio del gruppo controllato dalla Cir (famiglia De Benedetti) e dall’austriaca Verbund. Con questo passaggio vengono autorizzati un aumento di capitale da 398 milioni e un prestito convertendo da 198 milioni: in questo modo le banche con cui Sorgenia era indebitata potranno trasformare i loro crediti in capitale. Il creditore che rischiava di più è il Montepaschi (600 milioni).

 È un’operazione alla portata di tutti gli imprenditori esposti con il sistema creditizio? Certo che no. Di solito le banche chiedono ai debitori di rientrare velocemente e senza discutere troppo. E, prima ancora, si guardano bene dal prestare soldi a imprenditori che mostrino crepe nell’assetto finanziario. In questi anni di crisi non si contano gli artigiani che hanno chiuso bottega perché le banche non concedevano dilazioni ai debiti. O i proprietari di case pignorati perché non ce la facevano a pagare le rate del mutuo.

 Non è stato così con Sorgenia: tutti ai piedi dei De Benedetti. Lo scorso luglio, quando fu raggiunto l’accordo base per evitare il fallimento, il gruppo energetico aveva accumulato un debito mostruoso: quasi 2 miliardi di euro con 21 istituti. Che in passato avevano largheggiato con la società controllata dall’editore di Repubblica ed Espresso (in anni recenti ha lasciato i ruoli operativi ai figli) nonostante che le attività di Sorgenia andassero male. Uno degli asset più famosi, la centrale elettrica a carbone di Vado Ligure partecipata tramite Tirreno Power, ha perso 384,4 milioni di euro tra inizio 2013 e ottobre 2014 ed è gravato da un debito di 894 milioni.

 Con somme di questa portata le banche avevano bisogno di un «incentivo» per impegnarsi ancora a non affossare la società energetica della famiglia De Benedetti. Un paio di settimane prima che fosse ratificato l’accordo che prevede l’uscita dall’azionariato di Cir e Verbund, l’aiutino è arrivato puntuale dal governo Renzi. Il che spiega anche perché il quotidiano di famiglia sia così benevolo con il premier.

Si tratta di un decreto firmato a fine giugno dal viceministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti (professore alla Sapienza molto vicino a Bersani e Visco): sembra che la titolare del dicastero, Federica Guidi, non ne fosse informata a differenza del presidente del Consiglio. Il provvedimento era previsto anche nelle leggi di stabilità dei governi Monti e Letta. Insomma, a sinistra cambiano i governi, non l’ossequio all’Ingegnere.

Il «capacity payment» fu introdotto nel 2003 (governo Berlusconi, ministro Marzano): è un incentivo pubblico concesso ai produttori di energia che s’impegnavano ad aumentare la produzione in caso di picchi di richiesta. Negli anni successivi la capacità è aumentata e il problema è venuto meno: non così il fabbisogno e le richieste di Sorgenia. Così il fondo è stato dotato di circa 700 milioni di euro, e la società ne dovrebbe attingere tra il 20 e il 25 per cento, quindi almeno 150 milioni. Un bell’incentivo pubblico per salvare l’ex società energetica dei De Benedetti.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/de-benedetti-fallito-e-salvato-banche-acquistano-sorgenia-1099531.html

Piano schock dell’Onu per l’Italia: 35 milioni di immigrati entro il 2050

Sicuramente sarà per non far chiudere le fabbriche perché gli operai italiani, i lavoratori italiani, una volta importanti per la società civile, ora sono considerati tutti choosy e non vogliono piùlavorare.

 Nel regno di MAFIA CAPITALE, cosa ci si deve aspettare, ma è solo per solidarietà….

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 di Redazione

La popolazione italiana è destinata all’estinzione? Vengono i brividi a  leggere il Piano di “ripopolamento” preparato dall’Onu per l’Italia: entro il 2050 dovremo accogliere, secondo i “cervelloni” delle Nazioni Unite, 35 milioni di stranieri. Se ci va bene. Non si tratta di uno studio “neutrale”, ma di un progetto che si inserisce nella strategia di mondializzazione portata avanti dal potere globale. La denuncia viene dal sito Controinformazione.info. «I cittadini italiani non sono ancora consapevoli di cosa si stia preparando alle loro spalle», denuncia Luciano Lago. Ma vediamo, nel dettaglio, di che si tratta.

Una “soluzione” sbagliata al problema demografico

 «Redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu, in questo studio vengono analizzati i movimenti migratori a partire dal 1995 e, attraverso modelli matematici, vengono prospettati diversi scenari che prevedono per l’Italia la “necessità” di far entrare tra i 35.088.000 e i 119.684.000 immigrati, principalmente dall’Africa, per “rimpiazzare” i lavoratori italiani». È questa la semplice e “comoda” soluzione delle élites mondialiste per risolvere il problema demografico, non solo dell’Italia, ma del resto d’Europa. L’Onu non segue insomma la via più logica e più semplice per affrontare la crisi dei Paesi che fanno pochi figli: cioè una politica natalista sostenuta da politiche mirate al sostegno della famiglia, delle donne lavoratrici, dei giovani in cerca di prima occupazione. No, tutto ciò sembra troppo “politicamente scorretto”. E allora vai con la politica delle porte  aperte.

L’allarme lanciato da Ida Magli

Nell’articolo di Lago si chiamano in causa «il livello di complicità dei governanti ed esponenti politici nazionali» e si ricordano gli allarmi lanciati dalla scienziata e antropologa Ida Magli sul prossimo avvento dell’«africanizzazione dell’Italia». Ogni appello è risultato vano: «La scienziata è stata emarginata dagli ambienti ufficiali della cultura e della docenza poichè le sue affermazioni sono ritenute non allineate al pensiero politicamente corretto». Quello che fino od oggi ci era parso un incubo, potrebbe diventare la dura realtà per le future generazioni di italiani.

http://www.secoloditalia.it/2014/12/piano-choc-dellonu-per-litalia-35-milioni-immigrati-entro-2050/

Il tribunale si arrende: restituiti 6 quintali di rame ai nomadi

Immagino avessero lo scontrino di acquisto, od hanno una fonderia dove lo forgiano?

 L”oro rosso” era stato sequestrato durante un blitz dei Cc

Non è stato possibile appurare la provenienza illecita

VICENZA – Il rame, assieme ad altri materiali, era stato rinvenuto – e poi sequestrato – durante un controllo dei carabinieri di Vicenza e della polizia locale nell’accampamento dei nomadi di Torri di Quartesolo, in via Longare. Ora però il tribunale del riesame, su richiesta dell’avvocato degli zingari, ha deciso per la restituzione, in quanto non è stato possibile provare che il materiale fosse opera di furto o di provenienza illecita. Oltre all'”oro rosso”, circa sei quintali, all’interno del furgone erano stati trovati anche acciaio, ferro e attrezzi vari.

  Venerdì 12 Dicembre 2014, 15:32

http://www.ilgazzettino.it/NORDEST/VICENZA/vicenza_rame_nomadi/notizie/1062820.shtml

CLAMOROSO / GOVERNATORE BANCA DEL BELGIO E MEMBRO DIRETTIVO BCE: ”L’EURO NON E’ DETTO CHE DURI, E SE NE PUO’ USCIRE”

Le sinistre che amano e difendono l’euro, per forza, l’euro è uno strumento di dominio delle banche e le sinistre stanno sempre con i deboli. Chi manifesta contro l’euro è guerrafondaio e xenofobo, per forza i sostenitori dell’euro devono denigrare chi attacca la moneta delle banche

 giovedì 26 febbraio 2015

LONDRA – Dopo Valery Giscard d’Estaing anche un’altra figura di peso dell’estabishment europeo ha dei dubbi sulla sopravvivenza dell’euro. Pochi giorni fa Luc Coene in un’intervista rilasciata al quotidiano olandese The Telegraaf ha dichiarato che in teoria ogni paese potrebbe abbandonare l’euro senza problemi anche se al momento non sa chi potrebbe farlo.

Inoltre Coene ha ammesso che la sfiducia dei cittadini verso l’euro e’ stata causata dal modo sbagliato in cui e’ stato gestita la moneta unica anche se ha ammesso che adesso tutti hanno imparato la lezione cosi’ da evitare di ripetere questi errori in futuro.

Queste dichiarazioni potrebbero essere scontate se non fosse per il fatto che Luc Coene non e’ un signore qualunque, ma il governatore della banca centrale del Belgio e siede anche nel consiglio direttivo della BCE.

Per via della sua posizione sarebbe normale aspettarsi che Coene affermi che l’euro sia stato un enorme successo e che chiunque l’abbia adottato dovra’ rimanerci per sempre e invece non solo ammette la possibilita’ che un paese possa decidere di uscire dalla moneta unica ma non vede nessun problema in questa decisione.

Questa dichiarazione e’ in aperto contrasto con quanto dichiarato in passato da Mario Draghi il quale ha sempre detto che una volta entrati non e’ possibile uscirne e sarebbe interessante capire i motivi che l’hanno spinto ad assumere una posizione euroscettica.

Certo difendere l’euro e’ oramai impossibile ma esiste anche la possibilita’ che la stessa BCE ha dei dubbi sulla sopravvivenza della moneta unica ma ovviamente non e’ possibile saperlo visto che tutte le sue riunioni avvengono in segreto e quindi non esistono relazioni su quanto e’ stato discusso.

Da parte nostra saremmo interessati a sapere cosa hanno da dire Matteo Renzi, il ministro Padoan e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco riguardo a queste dichiarazioni, perche’ di sicuro non possono accusare Luc Coene di essere un ignorante xenofobo.

Inutile, ovviamente, sottolineare che in Italia non ne ha scritto nessuno, come fosse una notizia trascurabile, il fatto che un membro del direttivo della Bce ammetta che dall’euro si può uscire e che l’euro non è detto duri a lungo.

GIUSEPPE DE SANTIS – Londra

http://www.ilnord.it/c-4099_CLAMOROSO__GOVERNATORE_BANCA_DEL_BELGIO_E_MEMBRO_DIRETTIVO_BCE_LEURO_NON_E_DETTO_CHE_DURI_E_SE_NE_PUO_USCIRE

Mosul, a fuoco testi della biblioteca. L’Isis distrugge migliaia di libri

Dobbiamo imparare da loro, disse la Boldrini

 La furia iconosclasta del sedicente Stato islamico continua a colpire anche la cultura.

Lucio Di Marzo  – Mer, 25/02/2015 – 16:24

Ottomila libri raccolti e dati alle fiamme dai miliziani del sedicente Stato islamico. È l’ultima barbarie che gli uomini di al-Baghdadi hanno messo in atto a Mosul, seconda città irachena, caduta mesi fa sotto il loro controllo.

I miliziani avrebbero sequestrato centinaia di testi tra gli scaffali, dando alle fiamme manoscritti e documenti di grande rilevanza storica.

Almeno ottomila, ma forse molti di più. Secondo fonti giornalistiche citate dall’Independent un dipendente della biblioteca ritiene che siano oltre 110mila i testi bruciati, alcuni dei quali presenti in un elenco di testi rari stilato dall’Unesco.

Secondo un sito locale gli uomini di al-Baghdadi avrebbero tentato senza successo di dare fuoco all’intera biblioteca, mentre altri sostengono che l’edificio sia stato fatto saltare con dell’esplosivo. Il sito internet della biblioteca è stato messo offline.

Questa notizia è soltanto l’ultima in una serie di denunce simili. Se la cultura e i libri in generale non sono ben visti dall’Isis, se non aderente alla loro interpretazione letteralista dell’islam, così non lo è neppure la musica, contro cui in passato si sono scagliati molti altri gruppi islamisti, talebani compresi. Recente la pubblicazione di un “reportage” che mostra il rogo di una pila di strumenti musicali nella provincia di Hasakah.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/fuoco-biblioteca-mosul-distrutti-migliaia-testi-antichi-1098853.html

IL REGALO DI RENZI ALLE BANCHE – ALTRO CHE LIBERALIZZAZIONI: IL PREMIER TOGLIE COMPETENZE AI NOTAI PER REGALARLE AI GRANDI ISTITUTI COME INTESA E UNICREDIT, PRONTE A MANGIARSI PURE IL MERCATO IMMOBILIARE

Le sinistre che stanno con le banche? Ma che novità…

 24 feb 2015 19:18

Nel ddl concorrenza mica si elimina la burocrazia: semplicemente si toglie ai notai (che sono pubblici ufficiali) per consegnarla alle banche, che fanno l’interesse solo dei loro azionisti – Potranno creare un monopolio, occupandosi di tutto: compravendita, mutuo, e pure assicurazione – Unicredit e Intesa hanno (casualmente) appena creato le loro divisioni immobiliari…

Il ddl concorrenza, strombazzato come una “sforbiciata” ai privilegi delle lobby da Renzi, in realtà sembra consegnare il mercato immobiliare nelle mani di banche e assicurazioni, eliminando le tutele per i cittadini.

 Combinando insieme la norma che consentirebbe l’ingresso di soci di capitale nelle società tra professionisti (art. 26, comma 1, lett. d) e la norma che estende a duecentoquarantamila avvocati (privi del titolo del concorso pubblico) attribuzioni della funzione pubblica, per autenticare vendite, donazioni e mutui (al momento di uso non abitativo e del valore catastale inferiore a 100000 euro) crea la legittimazione del progetto già in essere da parte di grandi gruppi bancari (ad es. Unicredit e Intesa).

 Banche e assicurazioni intendono impadronirsi del mercato immobiliare mettendo al servizio delle loro società-veicolo soci nominalmente professionisti, ma di fatto dipendenti, per stipulare tutti i contratti immobiliari.

 Con quale beneficio per il cittadino consumatore? Nessuno, visto che dovrà pagare la società incaricata e provvedere a tutti gli adempimenti, senza considerare che viene fatto fuori la figura terza ed indipendente del notaio, sostituita da autenticatori orientati a fare l’interesse delle società e non a garantire le tutele di entrambi contraenti. Inoltre, verrà stravolta la tenuta dei registri immobiliari.

unicredit

UNICREDIT SUBITO CASA

Con questo sistema, le banche potranno occuparsi di tutta la “filiera”: dalla compravendita dell’immobile, all’erogazione del mutuo ì, e fino alla sottoscrizione di assicurazioni sulla casa. Chiaramente offrendo sconti, che schiaccerebbero gli altri soggetti nel mercato (notai, agenzie immobiliari, assicurazioni non collegate a grandi gruppi bancari), o addirittura vincolando i clienti: ti assicuro solo se hai sottoscritto la transazione (e il mutuo) con le mie società.

Sarà un caso che negli ultimi mesi le due principali banche italiane abbiano creato i loro “bracci armati” nell’immobiliare? Unicredit i primi di gennaio ha esteso i servizi della sua controllata Casa Subito a tutto il territorio, mentre Intesa è arrivata poche settimane dopo…

INTESA SANPAOLO ALLO SPORTELLO VENDERÀ CASE (28 gennaio 2015)

 http://www.lastampa.it/2015/01/28/economia/intesa-sanpaolo-allo-sportello-vender-case-5eGYB7idSWWQ5XyapJ3e9K/pagina.html

UNICREDIT DAL 1° GENNAIO 2015 ESTENDERÀ “CASA SUBITO” A TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE

http://www.mutuionline.it/news/mutuionline-informa/00013191-adesso-la-casa-si-compra-in-banca.asp

Che belle le liberalizzazioni in cui si toglie una prerogativa a un soggetto privato, ma con funzioni e responsabilità pubbliche (il notaio), per consegnarle a un altro soggetto privato, che però ha il solo interesse dei suoi azionisti.

 Lo sanno anche i sassi che il problema per i cittadini non sono i notai o le loro funzioni, ma le esorbitanti tasse di registro e sugli immobili che devono riscuotere per conto dello Stato. E’ riducendo quelle, e non regalando un mercato alle banche, che si incentiva l’iniziativa privata

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/regalo-renzi-banche-altro-che-liberalizzazioni-premier-95195.htm