Siria, foto shock. Pacchi alimentari Onu nelle mani dell’Isis

Postato il  feb 3 2015 – 4:07pm  di Eugenio Palazzini

3 feb – Sono immagini che destano scandalo quelle diffuse da siti vicini agli jihadisti dell’Isis e riprese poi da Al-Arabiya, emittente televisiva degli Emirati Arabi Uniti. Le fotografie mostrano miliziani e civili che trasportano pacchi alimentari contrassegnati dalla bandiera del Califfato con su scritto “Stato Islamico di Siria” sovrapposta però al logo, ancora ben visibile, delle Nazioni Unite.

I portavoce Onu del Worl Food Programme, in seguito alla diffusione di queste immagini, sostengono di essere estremamente preoccupati. “Il WPF condanna chi specula sugli aiuti alimentari di cui la Siria in questo momento ha un disperato bisogno. Esortiamo tutte le parti in conflitto a rispettare i principi umanitari e consentire agli operatori umanitari, compresi i nostri partner, di fornire cibo alle famiglie più vulnerabili e affamate”, ha detto Muhannad Hadi, coordinatore del WPF per la crisi siriana.

Dichiarazioni rilasciate però con un certo ritardo, secondo alcuni giornali inglesi come il The Guardian, che hanno creato notevole imbarazzo tra i vertici dell’organizzazione internazionale, costretta poi a specificare: “stavamo cercando di confermare l’autenticità di queste immagini”.

Le foto in questione sarebbero state scattate vicino al villaggio di Deir Hafr, circa 50 km da Aleppo, dove le Nazioni Unite, con l’aiuto della Mezzaluna Rossa, hanno distribuito lo scorso agosto pacchi alimentari sufficienti a sfamare 8500 persone per un mese. Sorgono comunque, inevitabili, dubbi su chi benefici realmente di questi aiuti.

http://www.ilprimatonazionale.it/esteri/siria-foto-shock-pacchi-alimentari-onu-nelle-mani-dellisis-15919/

Sentenza per No Tav baschi e solidarietà alla Val di Susa

http://omissisnews.com/sentenza-per-no-tav-baschi-e-solidarieta-alla-val-di-susa/

Leggere per credere

Mugitu-Donostia

Sette attivisti baschi No Tav sono stati processati a Donostia per una protesta del 5 novembre scorso.
Massimo Bonato on 02/02/2015 – 15:35 in Resistenze

Sette No Tav baschi sono stati giudicati a Donostia – San Sebastián, giovedì 29 gennaio, per una manifestazione di protesta contro il presidente del Parlamento basco avvenuta il 5 novembre scorso. Ritenuti colpevoli di disordine pubblico, è stata comminata loro una multa di 960 euro, nonostante la difesa avesse invocato l’assoluzione in difesa della libertà di protesta e manifestazione.

Il 5 novembre scorso, il governo basco aveva organizzato una manifestazione dal titolo “25 anni di sostenibilità”, presieduta dal presidente (lehendakari) del Parlamento basco Iñigo Urkullu. Quando questi prese la parola, i No Tav del movimento Mugitu AHT innalzarono cartelli con su scritto “Tav insostenibile”, “Pnv ipocrita” (il Pnv è il Partito nazionalista basco), e inneggiando slogan contro la grande opera.

Mugitu AHT torna con questa sentenza a denunciare il governo di ipocrisia, dal momento che dichiara di perseguire politiche di sostenibilità, ma nei fatti si adopra perché l’infrastruttura avanzi. L’opera comporta infatti l’escavazione di un tunnel attraverso il monte Udalaitz (che fa parte della cordigliera dei Monti Baschi, tra Guipúzcoa e Vizcaya). Opera costosa e di forte impatto ambientale, denuncia Mugitu, presente con i suoi attivisti a portare solidarietà agli accusati.

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Così, giovedì 29 gennaio, giorno della sentenza, i No Tav baschi si sono radunati ai cancelli del tribunale di Donostia, innalzando un monumento equestre al  lehendakari Urkullu, a cavalcioni però di unburro, un asino. “Urkullu! Apeate del burro!” (Urkullu! Scendi dall’asino!) canzonavano alcuni prima che esponenti di Mugitu prendessero la parola per portare la loro solidarietà ai compagni di lotta all’interno del tribunale e ricordare che “il governo  basco si picca di essere ‘sostenibile’ quando continua a potenziare l’infrastruttra per il territorio più distruttiva di quante ne abbiano già patite gli abitanti. Il Tav non soltanto colpisce l’ambiente naturale, ma prosciuga risorse materiali, energetiche, economiche e si presenta come un’ipoteca per tutti i cittadini. La sostenibilità è una delle grandi menzogne del nostro tempo, viviamo nell’epoca del saccheggio delle risorse, dei picchi del petrolio, dei cambiamenti climatici e ovviamente dell’imposizione di infrastrutture distruttrici e inutili, come il Tav”.

Infine, il pensiero è andato alla Val di Susa, alla quale va tutta la solidarietà del movimento No Tav basco, specialmente ora, all’indomani della sentenza del maxiprocesso che, ha ricordato Mugitu AHT, costa 145 anni carcere a 47 persone.

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Fonti: «TerceraInformación», «Periodismo Digno», «Diagonal periodico», «Noticias de Navarra»
Fotografie e video di «TerceraInformación», «Periodismo Digno»

Passaparola: Il complotto che affossò il #MetodoDiBella – di Giuseppe Di Bella

http://www.beppegrillo.it/2015/02/passaparola_il_complotto_che_affosso_il_metodo_di_bella_-_di_giuseppe_di_bella.html

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Ci sono persone che sanno perfettamente di avere gravi difficoltà nel loro ambiente di lavoro nello stesso momento in cui il discorso viene risaputo: parliamo di ordinari di cattedra di oncologia che sanno che la cura funziona, ma non lo possono dire. Uno di questi ha inventato una bella espressione, dice: “guardi io lo dico che la cura funziona, però voi mi dovete procurare un taxi corazzato e ci monto sopra e vado in giro a dire che funziona, sennò mi impallinano! Giuseppe Di Bella

“La sperimentazione fu fatta sotto la spinta dell’opinione pubblica, mio padre mi ha delegato a seguirla e è partita subito in maniera evidentissima come un risultato preconfezionato, perché quando mio padre andò in Commissione oncologica fu verbalizzato, e io li ho i verbali, e li ho messi sul nostro sito, dove si scrive che la sua cura poteva rispondere in pazienti in stato iniziale, non chemio e non radio trattati. Hanno arruolato pazienti esattamente all’opposto, terminali, chemio e radio trattati e non più responsivi, perciò già le indicazioni della sperimentazione sono state non travisate ma ribaltate!

Il mistero dei protocolli
Oltre questo c’è un particolare che non è mai stato chiarito ma sarebbe opportuno fare con qualche indagine approfondita. Con questo voglio dire che nonostante le dichiarazioni del Prof. Di Bella, loro hanno fatto i protocolli con il Prof. Di Bella che non è mai stato presente quando hanno stilato i protocolli. Avete capito bene, i protocolli risultano firmati dal Prof. Di Bella, ma quando li hanno fatti non era presente. Risultano firmati e la firma è autentica, non è un mistero? Un ispettore Guariniello l’ha chiarito questo mistero. Però l’inchiesta a Guariniello fu tolta quando aveva mandato l’avviso di conclusione indagine dopo 3 giorni fu data a un’altra Procura. Il dato di fatto reale, incontestabile, è che quando furono preparati e siglati i protocolli il Prof. Di Bella non c’era. Però i protocolli risultano firmati… Hanno arruolato pazienti radio, chemio trattati e non più responsivi e per lo più li hanno scelti bene con aspettative di vita tra 11 giorni e 3 mesi, questi erano messi “molto bene”, li hanno scelti così bene che in Sardegna la metà dei pazienti è morta tra la data dell’arruolamento e l’inizio della sperimentazione! 
La sperimentazione matematicamente non poteva riuscire perché hanno preteso che in pazienti chemio e radio trattati in condizioni critiche, non usiamo “terminali” che è una brutta parola semplicemente “non più responsivi”, ci dovesse essere un’imponente riduzione del tumore oltre il 50% in tre mesi, cosa che era matematico che non potesse accadere. Questo era l’obiettivo!

Come funziona la sperimentazione
Ma per scegliere questo obiettivo cosa hanno fatto, hanno individuato l’obiettivo più basso dell’Istituto Nazionale del Cancro, relativamente alle sperimentazioni…ma facciamo un passo indietro: una sperimentazione può essere valida in base al livello degli obiettivi e della programmazione. Per una sperimentazione il massimo di attendibilità è il doppio cieco con gruppo di controllo. Doppio cieco vuole dire che il medico che dà un prodotto non sa quello che sta dando, per cui non c’è conflitto di interesse, il paziente non ha, quando gli si è riprodotto non lo sa, non ha l’effetto placebo. Gruppo di controllo vuol dire che si prendono 100 persone, ad esempio con tumore del pancreas, che fanno la terapia Di Bella e 100 persone con chemio, li confronto e vedo quale terapia risponde meglio. Questo sarebbe stato il livello più alto di progettazione, ma non secondo me, secondo il National Cancer Institute. Il livello più alto degli obiettivi è la sopravvivenza: per sapere se una cura funziona voglio vedere se una persona sopravvive o no. Il secondo livello (intermedio) prevede il solo gruppo di controllo senza doppio cieco: 100 persone chemio, 100 persone Di Bella vediamo come vanno e per gli obiettivi una miglior qualità di vita. 
Di questi primi due livelli di sperimentazione, quello massimo ed intermedio, non hanno scelto nessuno dei due, si sono buttati subito sull’ultimo livello, il più basso: per la progettazione c’è la raccolta di casi clinici, quello che hanno fatto, senza doppio cieco e senza gruppo di controllo, come obiettivo: riduzione del tumore. Ma a chi vuoi che importi se riduco il tumore e quello muore il giorno dopo, oppure fa una vita infernale?

La somministrazione di farmaci scaduti
Guardando il National Cancer Institute se una sperimentazione è fatta con il più basso livello di obiettivi e il più basso livello di sperimentazione non può dare indicazioni cliniche, cosa che loro hanno preteso di fare. Ma oltre questo hanno dato farmaci scaduti a 1048 persone… Ditemi voi in tutto il mondo quale sperimentazione puoi pretendere di ritenere efficace in queste condizioni? Hanno messo una sostanza cancerogena e tossica come l’acetone che dovevano eliminare, avevano tutte le istruzioni date dal Prof. Di Bella per eliminarla. Hanno dato 4 dei 7 farmaci della cura. Vuole dire che non conoscevano neanche la cura, malgrado una ricerca autografa rilasciata dal Prof. Di Bella in Commissione Oncologica! E ancora, non hanno usato la siringa temporizzata per le somatostatine che andava fatta in 8 ore e l’hanno fatta rapidamente dando nausea e vomito che hanno attribuito a tossicità della sperimentazione e della cura per evitare di darla perfino come cura compassionevole. 
Hanno sballato completamente le frazioni, le dosi del composto di retinoidi, tant’è che nell’articolo dei tempi sui recuperi di Marco Travaglio il titolo è: Così hanno truffato Di Bella, farmaci scaduti e dosi sballate!

Dopo il danno la beffa
Sono stati assolti tutti perché “poverini, spinti dall’opinione pubblica non hanno fatto in tempo a fare le cose correttamente”, per cui non c’è il dolo, li hanno tutti assolti, però hanno messo in evidenza queste gravissime e numerose anomalie! Ma la beffa è che, malgrado queste anomalie (che avrebbero inficiato qualsiasi sperimentazione), hanno preteso di ritenere valida la sperimentazione. In base a una sperimentazione fatta in questa maniera negano la terapia a persone che documentano di essere guarite con la terapia Di Bella dopo il fallimento della chemio. 
Siamo in periodo di globalizzazione, l’industria, la finanza, il commercio sono globali, loro hanno calcolato che una persona che non fa le loro terapie, come minimo gli fa perdere dai 200 ai 500 mila euro. E’ tutta un’aggregazione di poteri perché le case farmaceutiche sono azionisti, ma sono gli stessi azionisti della grande informazione, sono gli stessi azionisti delle banche del farmaco, sono gli stessi azionisti della grande industria. 
Siccome le case farmaceutiche sono dei giganti, hanno dei fatturati incredibili e un’altissima percentuale di questi fatturati è dovuto a queste terapie. Ma attenzione la chemio, la terapia oncologica, non solo produce altissimi fatturati di per sè, ma anche un’enorme indotto di altri farmaci! Ogni volta che lei evita che un paziente si ricoveri e faccia queste cose per loro è una perdita immensa per quanto riguarda il fatturato di farmaci sia diretti che indotti. 
Se noi (con il MDB) abbiamo curato gente a casa, e questi sono a posto, c’è una differenza di costi totali altissima che determina un crollo di un intero “sistema di impostura”, perché il fatto di continuare a imporre queste terapie, vuole dire che c’è un sistema di connivenze. Quando lei alle massime fonti di fatturato oncologico toglie la principale ragione del fatturato, non è che metti in crisi dei giganti, metti in crisi tutti i loro azionisti e l’intera filiera…

Le pubblicazioni scientifiche di Di Bella
Se voi inserite tutte queste pubblicazioni che vi ho portato qua sono pubblicazioni sulle banche dati mondiali, ci sono oltre 250 lavori di mio padre al Congresso mondiale, ci sono due congressi mondiali, uno europeo e quattro nazionali, queste sono pubblicazioni sulla banca dati mondiale. Se andate a vedere le fonti di informazione del sistema, dice che la terapia Di Bella non ha basi scientifiche e che tutto questo (i dati appena citati) non esiste. E’ questo il sistema! 
L’informazione, la finanza, la politica, le banche d’affari, le banche di rating etc. è un unico aggregato. Le forze politiche sono strettamente collegate, sono e saranno sempre i più feroci nemici detrattori, calunniatori, diffamatori della terapia perché temono di essere delegittimati completamente. Perché se la gente si rendesse conto fino a che punto è stata ingannata su un elemento cardine come la vita e la salute, allora tutte le balle che gli raccontano non verranno più credute e avrebbero una perdita verticale di credibilità.” Giuseppe Di Bella

Leggi le puntate precedenti: 
Come funziona la terapia Di Bella
Perché la chemio terapia non funziona

LA BEFFA DEL FORTE DI EXILLES: LA REGIONE HA SPESO 5 MILIONI PER RESTAURARLO, MA ADESSO NON HA IDEE SU COSA FARCI DENTRO. ECCO L’AVVISO PUBBLICO PER RACCOGLIERR IDEE DA ENTI PUBBLICI E PRIVATI

BY  – PUBLISHED: 02/02/2015 –
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di FABIO TANZILLI

Voi spendereste 5 milioni di euro per restaurare una casa, salvo poi non sapere cosa farci dentro?

È questo, in sostanza, il contenuto dell’avviso pubblico messo on line dalla Regione Piemonte, per raccogliere manifestazioni di interesse su proposte progettuali per la riapertura del Forte.

Dopo aver realizzato con soldi pubblici, negli anni passati, un investimento da circa 5 milioni di euro (comprensivi di restauro di numerose sale poi rimaste scandalosamente vuote, e soprattutto dell’ascensore nella roccia), la Regione ora non ha idea di cosa fare dentro il Forte, monumento che ormai da tempo sta vivendo un declino inesorabile, chiuso al pubblico per tutto l’inverno, e non solo.

Certo che se si pensa che nella vicina Valle d’Aosta, la Regione ha investito e investe nel Forte di Bard puntandoci seriamente, questa vicenda suscita molte perplessità: prima si spendono 5 milioni per sistemare un momento, poi nella piena incertezza, si spera in un “messia” che abbia voglia di metterci soldi e idee.

Per questo, la Regione intende acquisire un progetto di gestione e valorizzazione del Forte, coinvolgendo privati, enti e associazioni, prima di affidarlo in concessione tramite un apposito bando pubblico.

La Fondazione del Libro di Rolando Picchioni è interessata a prenderlo in mano, ma prima di arrivare ad un’assegnazione definitiva, la Regione sollecita la presentazione di proposte progettuali ed economiche da parte di soggetti pubblici o privati.
Proposte che, appunto, serviranno per fare un bando su misura al futuro gestore.

La perplessità, però, consiste nel fatto che la Regione non intende più investire nel monumento: “L’eventuale concessione non dovrà risultare onerosa – scrivono da Piazza Castello – e pertanto il piano economico risultante dalla proposta progettuale dovrà prevedere la copertura di tutte le spese connesse all’utilizzo e alla gestione del Forte, ivi compresi gli interventi di manutenzione ordinaria”.

Insomma, ci vuole trovare un grosso gruppo che abbia voglia di rilanciare e riaprire il forte, o chi davvero può portarsi dietro soldi e finanziamenti certi: “Gli investimenti necessari all’inserimento di nuove funzioni e servizi dovranno essere previsti a carico del concessionario” spiega la Regione.

Ma non solo, oltre a non metterci un euro, la giunta Chiamparino vuole anche che gli si paghi un affitto, nel caso si svolgano attività economiche, negozi, bar o ristoranti: “Nell’ambito della sostenibilità della concessione e dell’ammortamento degli investimenti effettuati, il progetto dovrà altresì tener conto di un eventuale canone che potrà essere applicato agli spazi destinati ad attività a prevalente rilevanza economica”. Per fortuna, almeno “Gli introiti derivanti da attività e funzioni di interesse pubblico, saranno totalmente riconosciuti al concessionario”. E sempre in tema di soldi, la Regione puntualizza ulteriormente che “non prevede aiuti o sostegni finanziari o economici ai soggetti partecipanti”.

Chi proporrà le idee, che vanno presentate entro il 6 marzo, non acquisirà comunque una posizione di vantaggio nel momento in cui sarà fatto il bando di affidamento: “La presente indagine non è in alcun modo vincolante – aggiungono dalla Regione – e i soggetti che risponderanno al presente avviso non matureranno alcuna posizione di vantaggio nell’ambito di future procedure di assegnazione o concessione”.

Chi volesse proporre di realizzare all’interno del Forte nuovi interventi architettonici ed edilizi, dovrà anche tenere conto “dei vincoli derivanti dalla storicità del bene soggetto a tutela da parte delle competenti Soprintendenze”.

I soggetti interessati dovranno inserire i materiali illustrativi della proposta in busta chiusa, recanti i dati del mittente e la dicitura “Manifestazione di interesse – proposta progettuale finalizzata alla riqualificazione e alla valorizzazione del Forte di Exilles.” Nel caso di invio di materiale informatico si raccomanda l’utilizzo di formati di ampia diffusione. Le proposte dovranno pervenire alla Regione Piemonte – Direzione Promozione della Cultura, del Turismo e dello Sport – via Bertola 34 – 10122 Torino, entro il 6 MARZO 2015.

Maddalena: spese pazze per il cantiere archiviazione dell’esposto

di Redazione

TAV – FREDIANI (M5S): “SPESE PAZZE PER IL CANTIERE DELLA MADDALENA, ARCHIVIAZIONE INCOMPRENSIBILE”

Accogliamo con una certa sorpresa l’archiviazione dell’esposto presentato il 9 luglio 2013 da 10 sindaci e 7 consiglieri della Valsusa e Rivalta, relativo ai folli costi pagati da LTF per la realizzazione delle recinzioni del cantiere della Maddalena.

Ricordiamo che l’esposto faceva seguito alle delibere approvate all’unanimità nei rispettivi consigli comunali dove, appunto, tutti i consiglieri avevano ritenuto anomali e non congrui i costi sostenuti da LTF. Credevamo che l’inchiesta “rimborsopoli” in Regione Piemonte rappresentasse l’auspicato inizio di una maggior attenzione e controllo su come vengono spesi i soldi pubblici. Purtroppo ci sbagliavamo, e di molto!

Non sappiamo spiegarci altrimenti come sia possibile ritenere corretto pagare (come ha fatto LTF e confermato con documenti ufficiali) in un arco temporale di soli 11 mesi ben 174.000 euro per la pulizia di 11 moduli/container (impiegando a tempo pieno due persone e due furgoni) e quasi 150.000 euro per la fornitura di acqua per i WC.

Proprio come per certe spese sostenute dai consiglieri regionali della scorsa legislatura, abbiamo difficoltà a pensare che rientri nell’interesse della collettività e dello Stato spendere 324 mila euro pubblici tra pulizia di 11 container e fornitura di acqua per i WC.

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

Sala Rossa, più controlli della Commissione antimafia sulle ditte Tav

Sala Rossa, più controlli della Commissione antimafia sulle ditte Tav
febbraio 02 2015

Ci sono anche Tav (linea alta velocità Torino-Lione) e Sitaf, (Società Italiana per il Traforo Autostradale del Frejus), sotto la lente d’ingrandimento della Commissione speciale antimafia del Comune di Torino, presieduta dalla consigliera del Pd, Fosca Nomis, che proprio oggi ha presentato la relazione del lavoro svolto negli ultimi due anni. Un rapporto conclusivo approvato all’unanimità dalla Sala Rossa con una mozione, con la quale oggi anche sindaco e Giunta s’impegnano a una serie di adempimenti per la tutela della legalità del territorio, come il sostegno e collaborazione con gli sportelli antiracket e antiusura, all’incremento di iniziative per la tutela delle fasce più vulnerabili che rischiano la dipendenza da gioco d’azzardo e nel richiedere un intervento legislativo alla Regione Piemonte per la limitazione del gioco… e tanto altro ancora. Ma, cosa più importante, sono stati approvati anche due emendamenti alla mozione: uno, il cui primo firmatario è il consigliere della Sala Rossa Michele Curto, di Sel, con il quale si impegna il Comune ad approfondire il tema di appalti e grandi opere, con particolare riferimento al monitoraggio di Tav (per le quali già in passato hanno indagato ma senza grandi risultati, scoperchiando solo un calderone ricco di domande ancora senza risposte). E poi ancora la filiera Sitaf. Oggi la Sala Rossa chiede «l’armonizzazione della normativa tra Italia e Francia in materia», con lo scopo di approfondire modello di gestione e controlli messi in atto in occasione delle Olimpiadi invernali 2006 e uno studio conoscitivo sul sistema di sovrafatturazione tra le imprese controllate da Ilario D’Agostino, imprenditore di origini calabresi legato alla ‘ndrangheta. «Ringrazio la Commissione per i lavori svolti e per l’opera di collettore delle cose che accadono in città, tra i cittadini e la Procura – ha detto Curto – Non possiamo però fermarci qui. I lavori della Commissione dovranno continuare» chiosa il consigliere, soddisfatto ma risoluto che alla fine del suo discorso invita a fare una riflessione sul cosiddetto“Sistema D’Agostino”, ovvero sulle infiltrazioni mafiose nel campo dell’edilizia che negli ultimi 30 anni hanno tratto i loro maggiori benefici sul territorio per quasi 20 anni, a discapito di onesti imprenditori. Il secondo emendamento, di cui la prima firmataria è Paola Ambrogio, consigliera comunale di Fratelli d’Italia, impegna la Città a monitorare i fenomeni di infiltrazione mafiosa e riciclaggio di denaro nelle attività ricettive e di somministrazione pubblica. L’Ambrogio, nel suo intervento in aula sottolinea la cura con cui sono stati trattati argomenti di grande interesse, «lavorando su racket, appalti, gioco d’azzardo illegale, Tav e grandi opere, coinvolgendo la Prefettura, gli attori locali, le aziende partecipate e i nostri uffici, ma anche le scuole e le associazioni» conclude la consigliera nonché vicepresidente Commissione Speciale Legalità. Più critico Luca Cassiani, Pd: «Apprezzo la mozione in votazione, ma non condivido l’invito alla Regione Piemonte a legiferare in modo restrittivo su una materia, quella del gioco d’azzardo legale, che vede già una rigorosa normativa nazionale. In questo modo si impedirebbe di fare a Torino ciò che è consentito altrove. Non si può riservare al gioco d’azzardo legale lo stesso vigore con cui si combatte l’illegalità». Anche il sindaco di Torino Piero Fassino ha espresso il «pieno apprezzamento» da parte sua e della Giunta nei confronti del lavoro svolto dalla Commissione Speciale, istituita dal Consiglio Comunale di Torino il 19 marzo 2012 fino al 31 dicembre 2014, con bel 92 le sedute effettuate. «Un tema oggetto di particolare attenzione sono state le gare di appalto – ha sottolineato la presidente Nomis – un ampio lavoro di ricognizione è stato fatto con gli uffici competenti del Comune e le sue aziende partecipate che sono stazioni appaltanti». «Sono inoltre state oggetto di approfondimento le modalità di aggiudicazione delle gare da parte del Comune – ha aggiunto la Nomis – con particolare attenzione al criterio del massimo ribasso, considerato che negli ultimi anni i ribassi sono passati da una media del 20% al 40/45%, (e fino ad oltre il 50% per alcune partecipate), da un lato rispondendo alla contrazione di risorse della Pubblica Amministrazione e alla necessità di individuare un criterio oggettivo nell’aggiudicazione di un bando, ma dall’altro – ha concluso la presidente – esponendo le aziende sane a rischi imprenditoriali elevati». I consiglieri comunali che hanno fatto parte della “Commissione Consiliare Speciale di promozione della cultura della legalità e del contrasto dei fenomeni mafiosi”, oltre alla già citata presidente Fosca Nomis, e alla sua vice Paola Ambrogio, anche Vittorio Bertola, M5s, Luca Cassiani, Pd, Michele Curto, Sel, Raffaella Furnari, Ncd, Marco Muzzarelli, Pd, Fabrizio Ricca, Lega Nord, e Giuseppe Sbriglio, con Sbriglio insieme. «Condivido la mozione di accompagnamento e l’impegnativa – ha detto il primo cittadino alla fine dell’incontro – e confermo l’intenzione di operare secondo le linee indicate dalla Commissione Speciale».

Tav Vr-Pd senza soldi: la Cgil si sveglia

 2 febbraio 2015

Ilario Simonaggio

Il tempo è quasi sempre galantuomo. Anche il segretario regionale della Filt-Cgil Veneto, Ilario Simonaggio, ha scoperto che i soldi non ci sono. Parliamo dei soldi per l’alta velocità Verona-Padova propalati dagli imbrattacarte per fare piacere ai loro padroni interessati ai cantieri, soldi che non si trovano. Grande è la soddisfazione nel rilevare che sull’affaire alta velocità un neonato giornale on line come Voxx ha svolto il ruolo che deve svolgere il giornalismo: fare informazione, separando i fatti dalle opinioni interessate dei proprietari dei giornali.

Veniva scritto da mesi che i soldi per la Vr-Pd non c’erano. Siamo anche stati ripresi da comunicati della segreteria del ministrodopo che nell’assemblea di Castelnuovo del Garda di fine ottobre il sottoscritto avevo denunciato il grande inganno dei soldi disponibili. Addirittura il consigliere regionale Costatino Toniolo (Ncd), niente di meno presidente della Commissione Bilancio (sic!) dichiarava «Ho appreso con sorpresa questa mattina da notizie di stampa che nella Legge di Stabilità non vi sarebbe traccia dei 3 miliardi di euro per la Tav Brescia-Padova. E’ una notizia falsa, le risorse ci sono!». Ora è chiaro chi ha dichiarato il falso.

Ma era tutto chiaro già dal Contratto di Programma firmato l’8 agosto e dallo schema di legge di stabilità, adattato alla Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza di ottobre. Altrettanto chiaro era che erano aumentati i costi di 1200 milioni tra Brescia e Verona e di circa 931 milioni di euro per la Vr/Pd. Le disponibilità per la Vr-Vi sono pari al 12%. Un incremento di 2200 milioni di euro, che aggiunti agli appalti concessi a trattativa privata fanno crescere l’onere per i contribuenti italiani di circa 5170 milioni di euro. Risultato calcolato sommando la mancata gara, che comporta un risparmio medio secondo l’Associazione Nazionale dei Costruttori del 30%, più l’aumento dei costi verificatosi in quattro mesi tra Bs-Vr.

Anche i propalatori di false notizie possono leggere lo schema del DM 132 del 27 gennaio 2015 sul Contratto di Programma, oggetto di parere delle commissioni parlamentari competenti. Dallo schema del DM emerge in maniera chiara quanto scritto da ottobre in vari articoli su questo giornale web. Ora anche Simonaggio scrive: «Non sfugge a nessuno con la lettura del documento (DM 132, ndr) la grandissima differenza esistente tra i costi stimati a preventivo e le risorse effettivamente disponibili». E aggiunge: «Continuiamo a ritenere che le opere dovrebbero essere oggetto di cantierizzazione quando: sono certi i costi, si è operato per ridurli all’osso, si procede per lotti funzionali, si è in condizione di completarle in tempi accettabili per lo sviluppo economico del paese. Invece lo schema indica altro che è di certo apprezzato da imprese di costruzione e studi di progettazione, ma che non sempre è l’interesse generale del sistema competitivo italiano». Il segretario della Cgil trasporti, però, ma non ha capito che le cifre sbandierate erano solo propaganda per le elezioni prossime dove i partiti nati per sporogenesi patologica rischiano di crepare.

Un grande rischio per Vicenza comunque esiste. Violando la norma che disciplina le caratteristiche che devono possedere i lotti funzionali potrebbe succedere che tale lotto, con il relativo finanziamento, sia utilizzati unicamente su Vicenza per realizzare non il progetto trasportistico, ma unicamente la speculazione urbanistica sulla vecchia stazione. Un modo per evitarlo? Esiste, Eccome se esiste. Non avevano annunciato gli industriali del Veneto che l’alta velocità l’avrebbero finanziata loro? La dichiarazione del responsabile infrastrutture di Confindustria veneta, Miller, non lasciava dubbi a riguardo: si era costituito un gruppo di lavoro formato da Ance, Regione Veneto e Confindustria per lavorare intorno a un modello di  finanziamento privato chiamato “progetto di ingegneria finanziaria”.

In proposito avevano anche ascoltato Vinci Concessione che in cambio della concessione per 50 anni a suo dire finanziava l’alta velocità Tours-Bordeaux. Questo accadeva tre anni fa. Poi silenzio. Eppure gli strumenti di operatività il governo Monti ne ha creati. Si chiamano “contratto di disponibilità”, “project bond”, credito d’imposta. Convenientissimi per chi decide di finanziare infrastrutture. Ma probabilmente  sarà  emersa la insufficienza di domanda di traffico e i costi spaventosamente alti che non farebbero rientrare dall’investimento nemmeno tra 200 anni!

E allora meglio urlare sulla strategicità dell’opera. Il motivo invece l’ha scritto chiaramente Simonaggio: «lo schema (DM 132, ndr) indica altro che è di certo apprezzato da imprese di costruzione e studi di progettazione, ma che non sempre è l’interesse generale del sistema competitivo italiano». A questo si aggiunge la sindrome da “Napoleone bonsai” di qualche politico di Vicenza. Era ed è tutto chiarissimo, e dopo il saccheggio operato con il Mose utilizzando proprio il modello del “ consorzio di costruzione” sembrava che una pausa di riflessione critica ci dovesse essere, ma purtroppo non si è verificata.

M5s guarda con favore a Mattarella: «Con lui possiamo voltare pagina»

Ma da tutti a casa, fuori la casta, via i corrotti a ….Mi piace Mattarella? Da reddito di cittadinanza per tutti a … che si blocchi l’Italicum??? Fine di una rivoluzione?

E con Imposimato Mattarella che avrebbe in comune??????

 Documento interno dei deputati pentastellati: «Abbiamo 2 anni di arretrati da discutere al Colle più alto per questo abbiamo chiesto un incontro in cui portare i nostri temi»

di Redazione Online 

Un cauto ottimismo. Il M5s definisce «importante» il passaggio del discorso di Mattarella in cui si riferisce alla la voglia di cambiare dei giovani parlamentari, portatori di speranze. «A questi parlamentari il presidente chiede un contributo positivo. Noi siamo pronti a darlo.È ora di voltare pagina, dopo due anni in cui non siamo stati tutelati» si legge in una mail interna dei deputati M5s.

«Abbiamo due anni di arretrati da discutere al Colle più alto di Roma per questo abbiamo chiesto un incontro in cui portare i nostri temi» si sostiene nel documento che sintetizza l’analisi dei deputati al discorso del nuovo Presidente. «Sergio Mattarella ha giurato sulla Costituzione e non ci sono sfuggiti alcuni passaggi del suo discorso. A cominciare dal riferimento alle ferite al tessuto sociale generate dalla crisi, con aumento di ingiustizia, povertà, emarginazione e solitudine» si afferma nella mail “interna” al movimento guidato da Beppe Grillo dove si fa anche riferimento al passaggio sulla necessità di un’inversione del ciclo economico per uscire dalla crisi. «Pensiero a cui noi accostiamo due semplici parole: reddito di cittadinanza». Mattarella ha anche «colto uno dei problemi che maggiormente abbiamo sollevato in questi due anni, rimanendo inascoltati. Così anche l’abuso di decretazione entra nel discorso del Presidente che chiede un bilanciamento fra esigenze di governo e rispetto del Parlamento, promettendo di essere imparziale. Poi, la promozione della cultura, la ricerca dell’eccellenza, fino alle nuove tecnologie e il superamento del “divario digitale”. Un richiamo alla lotta ai furbetti del fisco (ricordiamolo quando saranno presentati i decreti delegati) e all’autonomia e al pluralismo dell’informazione».

Grillo

Più critico il leader del Movimento Beppe Grillo che sul suo blog scrive. «Il discorso del nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato interrotto da 42 applausi in 30 minuti di discorso. I parlamentari che si spellavano le mani erano felici come dei bambini per essersi garantiti il posto (e lo stipendio) per un altro paio d’anni e aver evitato lo scioglimento delle Camere. Questo era l’unico loro vero obiettivo nel teatrino delle elezioni, di Mattarella non gli poteva fregare una cippa. Ricordavano questi parlamentari incostituzionali nel loro entusiasmo gli applausi registrati negli studi televisivi che appartenevano a persone morte da un pezzo. Gli applausi dei morti viventi. Vale più che mai il consiglio del fratello di Mattarella: “Sergio, guardati dai politici”. Più applaudono, più devi preoccuparti».

In precedenza Grillo aveva però twittato i suoi auguri al nuovo Capo dello Stato coniando l’hashtag “#benvenutopresidente”. «Il primo augurio è di tutelare la Costituzione – scrive il leader M5S rilanciando un passaggio della lettera aperta a Mattarella pubblicata stamani sul blog – Il secondo di non firmare leggi incostituzionali proposte dal governo».

http://www.corriere.it/politica/speciali/2015/elezioni-presidente-repubblica/notizie/m5s-guarda-favore-mattarella-con-lui-possiamo-voltare-pagina-0f06f794-abbd-11e4-bd86-014e921a3174.shtml

Gli animalisti non devono manifestare?

Non solo il prefetto di Roma ha chiesto a quello di Trapani di far pressioni per impedire la manifestazione STANNO BLINDANDO L’UNI per impedire ai manifestanti di manifestare.

Quando si toccano CERTE LOBBIES son subito pronti a schierare i soldatini. Purtroppo devo mettere il link perché non mi copia l’articolo

 Enrico Rizzi

DIPARTIMENTO BLINDATO GIOVEDÌ 5 FEBBRAIO: SCHIERAMENTO DI FORZE DELL’ORDINE PREVISTO DAVANTI L’UNIVERSITÀ.

MA IL PROF. CAMINITI CHE DETIENE 4 MACACHI CON UN PERNO CONFICCATO IN TESTA, IMMOBILIZZATI CON ALCUNI STRUMENTI DI TORTURA, PROMETTE:

“MI FARÒ VEDERE IN CAMICE BIANCO DAGLI ANIMALISTI”.

 http://m.romatoday.it/cronaca/liberiamo-macachi-la-sapienza-animalisti.html

Corte Onu, Serbia e Croazia non commisero genocidio reciproco

Intanto hanno distrutto la Serbia,ucciso in carcere Milosevic,incatenato Seselij per undici anni a gratis,detengono Ratko Mladic.I pagliacci de L’Aja sono sguatteri al servizio del dipartimento di stato americano.

 Sentenza non inaspettata, il Tribunale per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia (Tpi), sempre con sede all’Aja, infatti non ha mai incriminato serbi né croati per atti di genocidio reciproci

 Redazione ANSA

03 febbraio 2015

La Serbia non commise genocidio nei confronti della Croazia durante la guerra dei Balcani. Lo ha stabilito la Corte internazionale di giustizia dell’Onu. I giudici hanno quindi respinto le accuse avanzate dal governo di Zagabria sulle tragedie di Vukovar e altre città nel 1991.

    Parlando davanti alla Corte, il giudice Peter Tromka ha sancito che non ci fu genocidio e che quindi il “caso è destituito di ogni fondamento”. Le prove fornite dal governo croato – ha aggiunto – non sono state sufficienti a dimostrare che le azioni commesse dalle forze armate serbe avessero “lo scopo specifico necessario perchè si parli di genocidio”. Secondo la Convenzione Onu, si prefigura un genocidio quando le azioni militari hanno l’obiettivo di distruggere in tutto o in parte un gruppo sulla base di ragioni etniche, razziali o religiose. La città croata di Vukovar venne distrutta in seguito all’occupazione serba durata tre mesi nel 1991: decine di migliaia di croati vennero sfollati e circa 260 di loro vennero arrestati e uccisi. Dal canto loro, le autorità di Belgrado denunciarono i croati di aver espulso circa 200mila serbi dal territorio croato. Quattro anni dopo, inoltre, le forze armate croate bombardarono la maggioranza di etnia serba presente nella regione della Krajina, provocando la fuga di circa 200mila persone dalle loro case.

Né la Serbia, né la Croazia, commisero genocidio una contro l’altra nel corso della sanguinosa guerra dei Balcani. Lo hanno deciso i 17 giudici della Corte Internazionale di Giustizia dell’Onu dell’Aja, respingendo tutti i ricorsi presentati al riguardo. Una sentenza definitiva non del tutto inaspettata, alla luce del fatto che il Tribunale per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia (Tpi), sempre con sede all’Aja, non ha mai incriminato serbi né croati per atti di genocidio reciproci.

Belgrado plaude, chiusa triste pagina passato

“Credo che con cio’ e’ stata chiusa una triste pagina del nostro passato, e ne e’ stata aperta un’altra sul nostro futuro”: cosi’ il ministro della giustizia serbo Nikola Selakovic ha commentato il verdetto della Corte internazionale di giustizia dell’Aja, che ha respinto le accuse incrociate di genocidio presentate da Croazia e Serbia in relazione ai crimini commessi durante il conflitto 1991-1995. “Ci aspettavamo tale verdetto dei giudici. E’ stato provato che non ci fu genocidio da pare serba”, ha detto Selakovic.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2015/02/03/non-ci-fu-genocidio-serbo-contro-croazia_52031c57-6905-4429-888a-7614d03554bd.html