GLI ZOCCOLI DEI 4 CAVALIERI: Usa, Nato, UE, Israele

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MONDOCANE

GIOVEDÌ 19 FEBBRAIO 2015

“Ancora una volta respingiamo fortemente queste narrazioni che omettono deliberatamente un’analisi delle cause che spingono queste persone a partire.

Rifiutiamo le lacrime di coccodrillo di quegli attori internazionali (UE, NATO…) che sono i principali responsabili della destabilizzazione di interi territori e, di conseguenza, della morte di chi è costretto a fuggire in clandestinità. Dietro le politiche migratorie si nascondono le solite ambizioni neo-colonialiste e imperialiste, spinte dagli interessi economici dell’industria bellica”. (Collettivo Askavusa, Lampedusa)

Iniziamo alla grande salutando una strepitosa vittoria del movimento No Muos a Niscemi e di tutta la Sicilia. Il TAR, cui aveva fatto ricorso, con firma del Comune di Niscemi, ne ha accolto le istanze e ha ordinato la sospensione dei lavori. Il Davide No Muos ha piazzato una bella mano in faccia agli Usa e ai signori delle guerre. L’inconfutabile documentazione sui pericoli a salute e ambiente dal colossale inquinamento elettromagnetico dalle parabole del Muos e dalle 43 antenne connesse, merito di scienziati come Corraddu e Zucchetti, non poteva al TAR lasciare scelta. A dispetto dell’effetto soggezione che gli Usa e anche il loro fantoccio domestico abbiano potuto esercitare. E non illudiamoci che le cose sarebbero andate in questa maniera senza la lotta ormai triennale dei Comitati No Muos e senza la mobilitazione di massa, d’opinione e di piazza, che hanno saputo promuovere. NO MUOS HASTA LA VICTORIA!

Date un’occhiata qua: http://youtu.be/RqGi0iElHzQ . I No Tav, strepitosi.

 A Beppe

Nessuno dei papaveri politici o sindacali o della “società civile” hanno detto una parola, dal palco della marcetta romana pro-Grecia, sulla tempesta di guerra che sta lambendo il nostro paese e tutta l’Europa. In parlamento quasi uguale, con SEL che pigolava invocazioni ONU (alla Renzi) e solo il Movimento Cinque Stelle che pronunciava un durissimo rifiuto alla guerra. Sopravviene, ahinoi, una dichiarazione di Beppe Grillo che, pur sempre contro la guerra, per un malinteso senso tattico, affermava che le atrocità dell’ISIS erano niente rispetto alle atrocità di Gheddafi. Ma come, Beppe, hai dimostrato tante volte di avere un naso buono per scoprire le balle belliche dell’Occidente e ora faiquesto tonfo nella brodaglia propagandistica degli assassini della Libia? Ti sarebbe potuto bastare il documento dell’ONU, del febbraio 2011, che riconosceva alla Libia il primato continentale nella classifica dello sviluppo umano: emancipazione delle donne, democrazia diretta, diritti civili, distribuzione della ricchezza, salvaguardia dell’ambiente, giustizia sociale. Gheddafi è diventato un mostro quando ha lanciato la battaglia per l’unità e indipendenza africana. E poi occhio a pretendere dagli altri la nostra forma, tossica, di democrazia.

Un momento, mi arriva ora questa precisazione sulla frase detta da Grillo: Al confronto della mattanza di Gheddafi impallidiscono persino le decapitazioni dell’Isis“. Non vorrei che Grillo si riferisse alla mattanza che i terroristi mercenari hanno inflitto alla persona di Gheddafi. Nel qual caso, ritiro ogni critica, ovviamente. e mi compiaccio.

Che si sappia: nessuno si salva, neppure i danesi! (Cia-Mossad)

Charlie Hebdo bis a Copenhagen e rilancio della psicosi del “lupo solitario” nella casa accanto + altre centinaia di affogati  tra Libia e Lampedusa + decapitazioni in massa dell’ISIS di copti egiziani a Sirte occupata e minacce di colpire Roma, tutto roba che esce dalla stessa matrice. Dalla quale esce anche, con rinnovato vigore, l’invito agli ebrei di lasciare questi paesi di merda, zeppi di antisemiti, e venirsene in Israele (nulla dice Netaniahu su dove dovrebbero trovare rifugio i milioni di semiti arabi da 70 anni massacrati dagli antisemiti  anglosassoni e israeliani, tuttora impegnati nel genocidio). Netaniahu giura anche che ci saranno altri attentati. E se non lo sa lui, che continua la pratica dello Stato criminale quando, nel 1951, fece esplodere bombe in Iraq per spaventare e far fuggire una comunità ebraica che viveva in armonia con il resto della popolazione, o quando deportò a forza gli ebrei yemeniti e i falasha, presunti ebrei, etiopici, poi ridotti in schiavitù in Israele. E a proposito degli orripilanti video delle efferatezze dell’ISIS, sono tutti raccolti e diffusi in tempo reale dall’organizzazione SITE, dell’ebrea statunitense Rita Katz, già ufficiale di Tsahal, ovviamente spia, a cui curiosamente nessuno chiede come faccia a corrispondere con tutti i siti jihadisti, fin dai tempi dei falsissimi Bin Laden, senza che ciò consenta ai colleghi della Cia di scoprirne gli autori, le redazioni, i ripetitori. Che quei siti siano un’impresa in società tra ISIS e Cia-Mossad?

Risultato programmato di questi avvenimenti: tappeto rosso mediatico per le truppe Usa di ritorno in Iraq, per occuparsi direttamente della tripartizione, e per i burattini italiani del teatro dei pupi che sbattono le sciabole verso quel che resta dell’ex-colonia libica. La regia dell1% terrorista è complessa, ma funziona. Ha subito una battuta d’arresto solo in Ucraina, grazie alla trasparente grossolanità delle operazioni False Flag dei nazisti di Kiev e, soprattutto, all’impegno lungimirante dell’unico statista non psicopatico su piazza, Putin, che ha saputo giocare sul panico tedesco e francese di fronte al progetto Usa di fargli troncare ogni proficuo scambio con la Russia, fino a fargli fare la guerra. Non ci illudiamo, però. Sarebbe stolto immaginare che ora gli statici anglosassoni-israeliani, dopo ave combinato tutto quell’ambaradan in Ucraina e negli altri paesi sul fronte russo, rinuncino ora a portare a compimento lo squartamento dell’Ucraina (Caos creativo). I sabotaggi del piano di pace è già in atto con ulteriori sanzioni a Mosca e il filo diretto Cia-Mossad-battaglioni ucraini con la svastika. Va in ogni caso salutata con commozione, ammirazione, affetto la grande impresa dei compagni della Novorossiya, vincitori per motivazione, valore e partecipazione di popolo. Con i curdi siriani, con Hezbollah, con Assad e il suo esercito, con le milizie scite irachene,  i combattenti delle Rpubbliche Popolari del Donbass sono la dignità, il coraggio e l’onore del mondo.

A la guerre, comme à la guerre

Il suono più stridulo uscito dal concerto di questi terroristi globali, che pretendono di armarsi contro il terrorismo made in Cia-Mossad, cioè a casa loro, lo ha emesso, dal settore italiano della rete fognaria in cui scarica l’Impero, un trio di cretini con pericolosi lampi di imbecillità. Sono i titolari rispettivamente: di un governo cui la Costituzione impone di provvedere al benessere, all’amicizia con i popoli, alla pace; di un ministero che ha il compito di tradurre in atto quell’amicizia e quella pace tra i popoli; e di un altro ministero cui spetta assicurare ai cittadini sicurezza e difesa dalle insidie. Renzi, Gentiloni, Pinotti, rispettivamente Von Klausewitz, Richelieu e Rommel alla panna montata. Sorcini di campagna che si affannano a emulare le pantegane che governano la rete.

Ma non riescono che a evocare i fantasmi di un altro trio – Salandra, Sidney Sonnino e Italico Zupelli , che, nel 1915, mandando a morire un’intera generazione, spesso fucilati dai loro ufficiali, offrirono lo stesso servizio ai loro sponsor di allora: carne da tanti cannoni quanti ne occorrevano per lanciare gli Agnelli e gli altri congiurati alla vetta del potere nazionale. Senza menzionarne gli emuli del 1940. Con la differenza che i muselidi di oggi, oltre a portare pezzetti di cacio ai sorcioni di Finmeccanica o Oto Melara, fanno rotolare l’intera forma di parmigiano alla porta del ratto capo, vestito da direttore megagalattico, di là dai mari. Un consesso di necrofili che prosperano mandando i subalterni ad ammazzare e farsi ammazzare. Ne avrà ricavato un senile orgasmo la “ragazza del Novecento”, visto che tanto si era eccitata sulle brigate internazionali da mandare in soccorso ai “rivoluzionari” di Bengasi.

L’intera operazione dei 330 morti annegati o assiderati, spediti dritti nelle fauci di un Poseidone furibondo da un’organizzazione spiattellata lungo le coste libiche che qualsiasi straccio di satellite individuerebbe e il più scassato dei droni incenerirebbe, con i soccorsi che arrivano tardissimo e privi di mezzi di riscaldamento in una giornata da zero gradi, ebbene, un’operazione di tal fatta emetta miasmi, non tanto di criminale inefficienza, quanto di False Flag.

Ci voleva davvero poco per insospettirsi. In crescendo, quando all’unisono il coro di coloro che credono nella trinità Stelle e Strisce-Stella di Davide-Stellette, prende spunto dalla nuova ecatombe per invocare il ritorno a “Mare Nostrum”, detto scelta umanitaria rispetto a “Triton”, scelta repressiva. “Umanitaria” o repressiva, nascondono entrambe una ben consapevole eterogenesi dei fini: si tratta di armare Lampedusa, che sta solo a 350 km dalla costa libica. Tanti mezzi militari, navi e aeromobili, impegnati sull’immigrazione, che li si chiamino di soccorso o di controllo, significano dispiegamento dei punti di approdo, di rifornimento, di sorveglianza, di depositi d’armi, di sommergibili nucleari. Significano militarizzazione dell’isola. Da tempo i cittadini lampedusani assistono, del tutto privi di informazioni su quanto viene fatto alla loro terra, al potenziamento della presenza di Marina, Aeronautica, Guardia Costiera, aeroporto. E che ne subiscono, sotto forma di radiazioni elettromagnetiche, i soliti nefasti effetti.

E allora ecco che, alla faccia dei dabbenuomini anticomplottisti, tutto si compone in funzionale armonia: un “attentatore solitario” a Copenhagen (come sempre ucciso dalla polizia prima che potesse sbottare in un “ma per chi m’avete preso?”, o, peggio, “ma mi ci avete mandato voi!”), il maramaldeggiare dell’ISIS a un tiro di Scud da Lampedusa, la catastrofe migratoria da contenere. E il combinato di saldi d’inverno Pinotti-Gentiloni, gente con una competenza in materia da far grandeggiare la preparazione politica del mitico senatore Razzi, ha udito la scampanellata del padrone e, senza prima passare dal parlamento (non usa più), ha dichiarato guerra alle Libie (ce ne sono diverse oggi). Spedirà 5000 armigeri (stavolta volontari e chi è causa del suo mal…..) a rinnovare glorie italiche e fasti mussoliniani in un paese da stuprare per la terza volta in cent’anni. Rimane da constatare che tutti in Occidente bruciano per riprendersi la Libia, il suo petrolio e la sua acqua.

Solo che i dilettanti allo sbaraglio Pinotti, Gentiloni, Alfano, si sono permessi di rilanciare in prima persona l’input che gli è venuto dai padrini Nato, mentre Renzi, seccato per essersi lasciato sottrarre una tale scena e più sensibile agli umori anti-guerra della società, ha freddato l’impeto rimettendosi all’ONU. Che è, di nuovo, come rimettersi agli Usa. In ogni caso, delle opportunità che gli vengono dai fatti libici e di Copenhagen, Renzi preferisce per ora approfittare del terrore diffuso ossessivamente dalla stampa in livrea, che spera abbia preso la gente al punto che, pur di guardarsi dal “nemico della porta accanto” jhadista e dall’invasione dei mori, considera un privilegio essere guardati a vista dallo Stato e ringrazia il governo per aver raddoppiato i militari-sbirri del piano “Strade sicure”. E’ chiaro che per salvarsi dalle orde nemiche,  in casa o “a Sud di Roma”, uno Stato di Polizia di soldati poliziotti con licenza di sparare, è il minimo da sopportare.

Quelli del “mamma li mori”

A proposito della muta anticomplottista, possibile che nessuno di questi succubi dei complotti abbia mai avuto un attimo di resipiscenza e si sia chiesto come sia possibile, senza un retroterra di fabbriche, vaste coltivazioni, agroindustria, canali di rifornimento, complesse strutture di comunicazione, banche, che un’armata raccogliticcia, ancora ieri banda di straccioni da tenere in piedi con dollari del Golfo e degli Usa, possa presentarsi su due continenti con l’efficienza e le dotazioni di una forza armata moderna. Equipaggiamento nuovo di pacca, dalle armi ai mezzi di trasporto e corazzati, alle uniformi, alle tenute da combattimento, da esecuzione, da parata, una distribuzione capillare di pasti caldi ad alcune decine di migliaia di combattenti, rifornimenti illimitati di munizioni, l’amministrazione delle popolazioni e dei territori occupati, eccetera, eccetera.

Tutto rubato dagli arsenali dell’esercito siriano o iracheno? Tutto acquistato con i proventi dei pozzi di petrolio conquistati? E, in questo caso, sotto quali false spoglie si nascondono coloro che gestiscono il gigantesco traffico di scambi tra laggiù e l’Occidente? Impossibili da individuare e colpire? Ma come, non eravamo rimasti scioccati alla scoperta che la NSA, cupola dell’intelligence Usa, di noi coglieva qualsiasi bisbiglio telefonico, telematico, fisico? E com’è che tutta quella gente, i loro treni merci, camion, mercantili, petroliere, alloggi, uffici, gatti, siano tutti sfuggiti al Grande Orecchio? E pure ai droni che tutto vedono e tutto inceneriscono? Ora si apprende che, oltre che con il commercio del petrolio e con i riscatti (si fa per dire), Daesh (lo Stato Islamico) si finanzia anche con il commercio degli organi prelevati alle vittime delle sue efferatezze (escluse quelle bruciate vive). Vale come ulteriore incentivo al terrore in Occidente e, dunque, come obbligo di portare avanti lo “scontro di civiltà”. Non si dimentichi che quello del traffico di organi  estratti dai morti ammazzati, ma anche dai vivi, è pratica ricorrente e dimostrata degli amici della nostra di civiltà: Israele e l’UCK dell’attuale primo ministro kosovaro Hashim Thaci.

A proposito di Israele, è rivelatrice degli intimi legami, ideologici e operativi, tra  la teocrazia ebraica e gli zombie jihadisti, di cui lo Stato-mostro si fa aviazione e di cui cura a centinaia i feriti nei suoi ospedali, l’insistenza con cui il ministro degli esteri Lieberman vuole spostare la paura e l’ira degli occidentali su Iran, Hezbollah e tutti gli sciti. Non passa giorno che non li indichi come il male peggiore.Tutti uniti su questo tema, Stati Uniti, i cavernicoli politici del Golfo e “l’unica democrazia del Medioriente”.

Askavusa, a piedi nudi e occhi aperti

La militarizzazione accelerata dell’Isola, ora portaerei anti-Isis (e anti-poi si vedrà) era già successa. Nel 1986 due Scud libici fecero splash davanti a Lampedusa. Vero? Falso? Fatto sta che sull’isola si avventarono la Folgore e il Battaglione Tuscania e il mare fu pattugliato da un’intera flotta, coperta dall’alto da stormi di F104. Per quella volta tutto si fermò. Ma ora c’è lo Stato Islamico!

Di tutto questo hanno preso atto, unici!, i compagni dell’Associazione Askavusa, cuore pulsante della resistenza lampedusana alla manipolazione colonialista dell’isola sotto le mentire spoglie della gestione del fenomeno migratorio. E’ loro la manifestazione culturale e politica più significativa, con “Lampedusainfestival” che negli anni è diventato, assieme a una rassegna cinematografica dai contenuti che difficilmente si possono vedere altrove, un crocevia di esperienze, creatività, lotta tra isolani e i tanti che accorrono da tutte le parti. Sono loro le denunce sui subdoli tentativi di fare dell’isola una piattaforma avanzata di guerra, con il simultaneo degrado della qualità di vita dei suoi cittadini per carenza di scuole, ospedale, trasporti. E sono loro, e una volta di più, solo loro, addirittura nell’ambito nazionale e internazionale, a puntare il dito sulle cause, universalmente ignorate, degli effetti che costituiscono l’alfa e l’omega del fenomeno migrazioni. Le devastazioni militari, ambientali e sociali, che l’Occidente, nelle sue espressioni Nato, ONU, Coalizione dei Volenterosi, infligge ai popoli da depredare e annientare. Chiudendo quel rubinetto, non ci sarebbero più allagamenti.

 Migranti, vittime e strumenti inconsapevoli dell’imperialismo

La migrazione di massa è conseguenza delle aggressioni occidentali dirette, o surrogate agli islamisti.  Basterebbe fermare Obama e Netaniahu per lasciare a casa il 90% dei rifugiati. Ma è anche funzionale alla neutralizzazione permanente, con uno spopolamento maltusiano, di nazioni che vengono destinate a fuoruscire dal contesto geopolitico. E ha un ulteriore scopo strategico: la destabilizzazione del partner.concorrente Europa, precipitandone la crisi sociale, innescando conflitti etnico-confessionali, aggravandone la situazione economica. Rafforzerà il ruolo subalterno di un’Europa in cui, sventato il pericolo della sua naturale coesione con il blocco continentale euroasiatico, le saranno chiesti i contributi in carne umana e quattrini che la  zelante Pinotti ha improvvidamente già anticipato. Salvo essere, impertinente valletta, richiamata all’ordine dia Renzi, quando qualcuno da oltre Atlantico gli ha fatto pervenire l’sms: “ Seduti!  Qui l’ordine di armarsi e partire lo diamo noi!”.  E forse qualche vocina interna gli ha anche sussurrato: “Guarda che, in queste cose, per opportuna copertura, prima vengono il parlamento, il Capo dello Stato e l’ONU”.

C’è anche un elemento umoristico in questi Capitan Fracassa, quando promettono di sistemare un paese (cioè di rapinarne il petrolio) frantumato da qualche decina di milizie , che si sparano addosso, con due governi, uno laico e uno islamico, con dietro una pletora di mandanti e sponsor. A partire dall’Egitto, che bombarda l’ISIS insieme  al governo laico di Tobruk, da Qatar, Bahrein, pezzi di Arabia Saudita,Turchia, tutti Nato o cripto-Nato (che hanno allestito e sostengono il guazzabuglio Fratelli Musulmani-jihadisti insediatosi a Tripoli), da USraele che è in apprensione circa la lealtà delle belve islamiste inizialmente addestrate e armate contro Libia, Egitto, Siria, Iraq, Libano, e ha il problema di continuare a controllare entrambi i fronti contrapposti.

Gli schieramenti in Libia, con tante realtà locali che giocano in proprio o combinano alleanze mutevoli, sono difficili da definire. Il peggio e il più alieno alla nazione araba formatasi nei principi della laicità e della giustizia sociale, dell’anticolonialismo e dell’antimperialismo,  sono comunque i Fratelli Musulmani, prima scelta occidentale per soffocare le primavere arabe (un anno di regime del terrore in Egitto, con Morsi, e ora scatenati nel Sinai dove massacrano civili e militari) con  i loro tentacoli “radicali”, da Al Nusra all’ISIS. Vi immaginate i bulletti della Pinotti arrivare, sbaragliare tutti, restaurare una Libia pacificata, magari sotto la dinastia del collaudato amico, re Idriss e recuperare tutto il petrolio all’Italia?  A parte il mercenariato islamista, pensate come accoglierebbe gli italiani un popolo libico che ha il suo eroe storico in Al Mukhtar, impiccato dagli italiani, e il suo padre della patria in Muammar Gheddafi, che gli italiani hanno contribuito a far linciare.

Per il momento, coloro che sanno essere la Fratellanza Musulmana la madre di tutti i jihadismi  e relativo terrorismo, si affidano all’Egitto che, avendo già assaporato la minestra islamista nelle sue varie forme, contro la quale si sollevarono 20 milioni di egiziani, sostiene l’intervento in Libia del presidente Al Sisi al fianco del governo legittimo e del generale Haftar. Governo, va ricordato, che, con l’abolizione della legge degli islamisti. che bandiva chiunque avesse lavorato con il precedente governo della Jamahirija, hanno anche ottenuto il consenso e la partecipazione di settori gheddafiani. Cosa che fa inorridire il Fratello Musulmano del “manifesto” Acconcia, che verga un intero articolo sulla crisi, in cui i laici fanno la parte dei cattivi, golpisti, strumento dell’imperialismo, mentre i buoni sono soprattutto gli islamisti FM di Tripoli, quelli della Sharìa, quelli di Misurata, a suo tempo specializzatisi in stupri ed esecuzioni di massa, prima di gheddafiani e poi di africani neri. Personalmente, nel 2011 a Tripoli, ho raccolto la raccapricciante confessione  di uno dei suoi miliziani (vedi il docufilm “Maledetta Primavera”).

Forse Acconcia si indispone anche per il pencolare di questo Egitto verso Putin, con cui Al Sisi ha firmato giorni fa al Cairo mega-accordi di scambi, investimenti, cooperazione. Sarà anche per ridimensionare il ruolo dell’Egitto che Usa e Nato spingono per guadagnare la direzione dei lavori. Che probabilmente non prevedono un loro fallimentare intervento armato, ma si accontentano del caos assicurato dai propri jihadisti.  Ad Acconcia, visceralmente laicofobo ferro di lancia di un “manifesto” in buona parte occupato dalla lobby, che non rallenta la sua marcia verso il “moderatismo” e perfeziona l’opera di diseducazione politica dei propri lettori, non sfugge il fatto che forte è il fastidio delle centrali imperialiste e dei suoi visir islamisti locali, verso l’iniziativa autonomia dell’Egitto.

Scomparso il contrappeso alla deriva della subalternità alle vulgate USraeliane con la morte di Stefano Chiarini e ridotto lo spazio del bravissimo Dinucci, i paginoni di Acconcia possono concentrarsi su uragani di viscerale odio contro il pur discutibile (ma non per l’intervento in Libia) rais egiziano, in questo modo facendo sparire dalla scena l’ISIS, pur additato nell’universo mondo occidentale come il mazzabubù supremo (per Acconcia quelli che fanno casino in Libia non sono tanti gli islamisti, Fratellanza o jihadisti che siano, bensì una banda di “criminali” e “contrabbandieri”!). Intanto, a Tripoli, è ricicciato il vicario del papa, vescovo Giovanni Martinelli. Lo intervistai nella Libia libera e combattente, quando Gheddafi s’era già ripreso il 70% del territorio e la Nato era ancora fuori dai cieli. Disse che Gheddafi aveva fatto bene al paese e che sarebbe rimasto accanto ai suoi fedeli anche se le orde integraliste fossero arrivate fin lì. Fu richiamato da Ratzinger, tornò a Tripoli a golpe e sterminio compiuto e subito si dichiarò dalla parte dei “liberatori”. Meglio che ora se ne stia zitto.

In margine a tutto questo si è svolta il 14 febbraio a Roma la manifestazione pro-Grecia con dentro cavoli e fichi secchi, Arci Sel Cgil Fiom Prc Pd, dai pacifisti  ai pacifinti, dai bravi intellettuali e artisti ai veterans di mille sconfitte. Settemila, tra canuti e impenitenti ricostruttori di una sinistra sbagliata, riferisce un occhiuto partecipante (20mila per la stampa tsiprasiana), a dimostrazione di una formidabile capacità e volontà di organizzazione di queste possenti centrali politico-sociali. Un palco di eccellenze di sinistra che, tributata un’appropriata solidarietà alla Grecia, a questa Grecia via via più “ragionevole” nella trattativa alle Termopoli, non ha saputo, neanche per un momento, neanche con una parola, esprimersi sulla tempesta bellica che ci arriva addosso, che imperversa in Ucraina, ha riattizzato il rogo dell’Iraq, sconvolge tutta la costa meridionale del Mediterraneo e che vede agitarsi in prima fila i sociopatici del nostro regime a partito unico,

Non hanno salvato l’onore del corteo, irredimibile con chi dal palco ignorava, per non offendere nessuno, la sinergia ontologica tra assalto alla Grecia e attacco ai russi d’Ucraina, agli stati mediorientali, all’America Latina, alla Russia, con chi non osava pronunciare la parola guerra, la parola Nato. Ma il gruppetto che s’è fatto vedere e sentire con i cartelli contro le guerre imperiali e il suo mercenariato nazista e jihadista, se nelle dimensioni ha sottolineato la sordità della società tutta verso il rimbombo degli zoccoli dei Quattro Cavalieri, ha comunque mantenuto viva una voce.

Prolungata, dalla zelante vivandiera Nato, Pinotti, la missione dell’aeronautica italiana in Lituania, a distanza di bombardamento da S.Pietroburgo, all’ombra dei 30mila della nuova Forza d’Intervento Rapido decisa da Obama e sancita dal Congresso, con Forza d’Urto di 5000, “Punta di lancia”, in gran parte germanica, eccoci calati in un’altra notte della ragione e dei mostri che essa genera. Renzi è bravissimo: procede di pari passo nella guerra a noialtri (vedi ultime misure repressive post-Charlie Hebdo e seguenti, che ci vedono addosso gli occhi dell’apparato di fascistizzazione quando, tutti sospetti terroristi, comunichiamo per telefono o internet) e in quella dei tagliateste in uniforme contro tutti coloro che il Padrino ci segnala. Del resto non è la nostra storia millenaria quella delle armate di ventura al servizio di papa e imperatore? E Renzi non sarà che un Salandra- cum-Cadorna d’accatto, ma è facilitata dal fatto che cammina su un tappeto di larve.

Novorossiya nel cuore

In Ucraina, a mio avviso, le cose sono andate bene con gli accordi di Minsk. Conta soprattutto che i russi di Novorossjia sono riusciti, a prendere la sacca di Debaltseve, con tanto di salvacondotto per l’armata ucraina, unendo in continuità territoriale le due Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, si sarebbe raggiunto il massimo possibile nelle circostanze. E’ vero che le truppe del regime e i battaglioni nazisti stavano venendo sbaragliati su tutti i fronti, ma ancora un passo e si sarebbe scatenato qualcosa di molto brutto tra USA-UE e Russia. Tanti, dalle parti del Potomac e di Wall Street, se lo augurano e ci lavorano. E’ una partita di poker e questi barano. Stavolta nulla hanno potuto contro il tris Putin, Merkel, Hollande,  concordi almeno sul fatto che gli interessi degli Usa non combaciano esattamente con il loro. Ma, per altro verso, anche sgomenti davanti al crollo del “loro” esercito ucraino. Non  per la pace. E’ per il business e per non perdere la propria armata surrogata.

Si farà di tutto per boicottare l’accordo di Minsk, prima che si consolidi in un riconoscimento, in qualche forma, dell’estraneità del Donbass all’Ucraina. Già i battaglioni nazisti hanno respinto la tregua e hanno iniziato le provocazioni. Militarmente non all’altezza dei russofoni, hanno fatto e faranno ricorso a operazioni terroristiche e provocazioni. La falcidie di civili negli ospedali o alle stazioni degli autobus, la False Flag dei mortai a Kramatorsk, le fosse comuni. Stessa ricetta delle bande sconfitte in Siria (dove esercito e Hezbollah stanno ripulendo il Sud), o in Iraq (dove le sorti sembrano volgere a vantaggio dei governativi, delle milizie scite e dei curdi): attentati terroristici contro civili per mantenersi in forma e credibili  agli occhi dei mandanti. Quindi , fallita clamorosamente l’operazione del volo malese MH17, dimostrato abbattuto dal regime, c’è da aspettarsi qualcosa di grosso. Tipo i 21 copti egiziani decapitati in Libia, o una fila di bambine che si dicono stuprate dal presidente di Donetsk Zakarchenko.

Certo è che né la Monsanto, che si leccava i baffi per le concessioni di enormi distese di terreno agricole nel granaio dell’Eurasia, né le multinazionali minerarie e petrolifere a cui il regime Poroshenko e Yatzeniuk hanno assicurato man bassa nel distretto minerario e industriale del Donbass, né soprattutto la Nato, si accontenteranno di lasciare le cose come stanno. Le guerre servono tutte, una che ci distrae dall’altra e tutte che ci distraggono da quella che fanno a noi. Restiamo lì, imbambolati. Intanto, a sottolineare lo scarso spazio di manovra concesso al “moderato” Poroshenko, viene a consolidare la presa su Kiev della Casa Bianca e del FMI, il quarto ministro straniero, ma Nato, nel governo golpista. Dopo i tre accasati dai signori del colonialismo neoliberista nell’economia e nelle finanze, ecco nientemeno, a consigliere (guardiano) del presidente per la parte militare, giungere dall’esilio (in Georgia è perseguito per crimini finanziari) l’ex-capo di quello Stato Saakashvili, quello che lanciò il suo protettorato Usa contro la Russia e ci fece una magnifica figura.

Negazionisti in galera

Inserisco qui sotto un comunicato circa l’approvazione al Senato del ddl che stabilisce il reato di negazionismo. Ora dovrà passare alla Camera. Ci poniamo in riga con gli altri paesi europei che tale fattispecie ce l’hanno e l’hanno usata per chiudere in carcere chi dissente dalla versione ufficiale dell’Olocausto. E la maniera migliore per onorare coloro che sono caduti in difesa della libertà d’espressione, non vi pare? Pare che nel mondo si siano fatti vedere milionate di “Je suis Charlie”, tutti protesi pancia a terra perché si

abbia il diritto di offendere un miliardo e mezzo di persone con qualche schifezza razzista e incendiare mezzo mondo, col corollario di oceani di sangue, nel nome della “libertà d’espressione”. E qui lo dico e qui lo nego. Dato che se, nel nome di tale imprescindibile valore, qualcuno si azzardasse di dire “Je suis negationist” finirebbe al ludibrio, alla colonna infame e al gabbio. E non saprei intravvedere all’orizzonte schiere di marciatori per la sua causa. Sarebbe il deserto di tartari. Ma dico, i negazionisti sono sbertucciati e anatemizzati in mezzo mondo, quelli che si esprimono in termini intellettuali sono quattro gatti. Molti già finiti in galera. Stanno alle galassie di credenti (e sfruttatori) della Shoah come un petardo sta alla bomba atomica. Cosa è che infastidisce tanto Israele e la sua lobby, che dispongono dell’arma invincibile della verità? Paura?

Questo provvedimento, figlio deforme anch’esso dell’impresa parigina, non costituisce soltanto la fine di una storiografia, che o è libera o non è scienza, con i suoi inevitabili  ricorrenti rivolgimenti (anche perché la scrivono, come si sa, i vincitori) che  l’arricchiscono e la rendono perpetuamente viva. E’ la fine davvero del principio che due milioni di sprovveduti hanno preteso di onorare, marciando a Parigi. Se uno storico non si può permettere di trarre da documenti la convinzione, perfino, che Napoleone si facesse il suo caporalmaggiore, senza per questo finire alla gogna. Io, voi, che non siamo sufficientemente informati e perciò non ci affidiamo passivamente alla vulgata conforme, ma, di fronte al conflitto tra versioni opposte, sospendiamo il giudizio fino a dopo aver letto e visto tutti i documenti, siamo già nel mirino dei droni di Pacifici. Ha gioito, il presidente della comunità romana, per il successo del provvedimento. Fa tutt’uno con tanti altri che ci stanno liberando dai lacci della democrazia e Costituzione. Però, hai visto mai che passi una legge che sbatta in galera chi nega  l’olocausto dei palestinesi? O quello degli iracheni? Sarebbe contento Pacifici? Anche questa una vittoria della democrazia?

Shoah, via libera del Senato al ddl contro il negazionismo

PD, “IL PAESE VOLTA PAGINA. NEGARE LA SHOAH VERRÀ PUNTO COME IN ALTRI PAESI”

Via libera dell’Aula del Senato al ddl contro il negazionismo che ora deve passare all’esame della Camera. I sì sono stati 234, 8 gli astenuti e 3 i no.
“Il Paese – commenta il Pd con il capogruppo in commissione Giustizia al Senato Giuseppe Lumia – volta pagina. Il reato di negazionismo è uno svolta. Negare la Shoah e i genocidi verrà punito come avviene in tanti altri Paesi”. “In Italia la memoria è forte e non va dispersa – ha aggiunto – abbiamo fatto una scelta tecnicamente robusta punendo condotte reali di negazionismo, senza ledere il diritto degli studiosi alla libera ricerca e senza colpire minimamente la libera opinione”. 
“Nell’ambito del disegno di legge in tema di negazionismo – spiega il sottosegretario Cosimo Ferri – la commissione Giustizia del Senato ha eliminato la ‘minimizzazione’ dei crimini di guerra dalle condotte punibili: è una scelta opportuna perché garantisce un grado di libertà necessario per la ricerca scientifica e storica”. “In questo campo – spiega Ferri – è giusto che a intervenire non sia il giudice penale, ma che venga lasciato spazio alla libertà di manifestazione del pensiero e in particolare alla libertà scientifica”.
Pacifici, grande giorno per la democrazia – “E’ un grande giorno per la nostra Democrazia e per la lotta del nostro Paese contro l’antisemitismo. E’ stato approvata dall’aula del Senato della Repubblica la modifica dell’articolo 3 della legge 654 del 13 ottobre 1975: la norma che introduce il reato di Negazionismo della Shoah come aggravante della Legge Mancino”. Lo afferma, in una nota, il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici. “E’ un atto che ci commuove”, ha aggiunto. “Non è un grande giorno solo per gli ebrei e i sopravvissuti, ma per tutti gli italiani. Oggi la nostra riconoscenza va a chi si è battuto per questa legge. Ora tocca alla Camera dei Deputati approvare in via definitiva il testo. Conosciamo la sensibilità della Presidente, Laura Boldrini, e ci auguriamo che in poche settimane l’Italia si possa definitivamente dotare della norma che punisce gli assassini della Memoria”.

Iniziativas sul TTIP a Milano con Fulvio Grimaldi

In allegato: venerdì 27 febbraio, alla Casa Rossa di Milano, Via Monte Lungo 2, dalle ore 19.30, con buffet, Fulvio Grimaldi illustrerà gli effetti che il TTIP, trattato di libero scambio USA-UE, avrà sulle nostre vite, alla mano del suo docufilm “Messico: angeli e demoni nel laboratorio dell’Impero”, che descrive come un analogo trattato con gli Usa ha ridotto il Messico e come la popolazione stia lottando per ricuperare diritti, autodeterminazione, sovranità.
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Renzi contestato all’apertura dell’anno accademico al Politecnico di Torino

Matteo Renzi, come avviene sempre più spesso, contestato all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Torino.

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di Leonardo Capella

Matteo Renzi ha presenziato il 18 febbraio, nel pomeriggio, all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Torino e come avviene sempre più spesso all’esterno si sono dati appuntamento per contestarlo lavoratrice e lavoratori dell’ateneo, della provincia, di alcune fabbriche e studenti sia universitari che delle scuole superiori.

A garantire la sicurezza del premier numerosissimi agenti di polizia che hanno circondato l’area, filtrando gli accessi. Il presidente del consiglio, che è entrato passando da un ingresso laterale, durante la cerimonia è stato duramente criticato dai dei rappresentanti degli studenti.

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All’esterno, un tentativo di aggirare il cordone di Polizia ha creato diverso trambusto e si è assistito alla rincorsa dei manifestanti, ad uno di loro raggiunto da alcune manganellate è stato strappato il microfono.

I temi e gli slogan della protesta vertevano di Jobs Act, dei tagli alla spesa pubblica relativi a scuola, sanità e servizi. Altri temi riguardavano la mancanza di politiche per la ricerca evidenziano la continuità con i governi Berlusconi, Monti e Letta. Critiche anche alla speculazione sul territorio attraverso le grandi opere inutili (Tav, Expo) e all’attacco all’accesso all’abitare per le fasce più deboli.

L.C. 19.02.15

TAV, ESPOSTO ALLA CORTE DEI CONTI SU ATTIVITA’ COMMISSARIO DI GOVERNO

http://www.marcoscibona.it/home/?p=790

Dall’agosto 2006 l’Arch. Virano in qualità di Commissario Straordinario del Governo per la linea ferroviaria Torino Lione è colui che ha gestito tutti gli aspetti dell’opera e coordinato tutte le attività. Oltre al ruolo di Commissario Straordinario dal marzo 2006 è anche Presidente dell’Osservatorio sulla Torino Lione e dal luglio 2012 Presidente della CIG (Conferenza Intergovernativa). In quasi 10 anni, come ha svolto il proprio compito? Ha fornito ai decisori politici quegli elementi atti a “realizzare specifici obiettivi in relazione a programmi od indirizzi deliberati dal Parlamento o dal Consiglio dei Ministri” come prevede il suo ruolo? Ha fornito ai decisori politici, e quindi ai cittadini, elementi chiari ed inequivocabili oppure no? La sua azione, potrebbe aver indotto il Governo a scelte che potrebbero rivelarsi, oltre che dannose per le finanze pubbliche, anche contrastanti con gli obiettivi del Governo stesso? E’ quanto chiedono Il MoVimento 5 Stelle e Pro Natura Piemonte in un esposto consegnato alla Corte dei Conti di Torino.

I PUNTI PRINCIPALI DELL’ESPOSTO

Se il Governo italiano ha deciso nel gennaio 2001 che l’entrata in funzione della Torino Lione “… avvenga alla saturazione delle opere esistenti” per quale motivo il Commissario di Governo non ha mai informato i politici del crollo dei traffici merci sulla tratta Torino Lione, che al 2013 sono al livello degli anni ’70 nonostante negli anni scorsi sia entrata in funzione l’Autostrada Ferroviaria Alpina (finanziata con decine di milioni di euro di soldi pubblici) e nonostante dal 2012 nel tunnel del Frejus possano transitare bidirezionalmente convogli con sagoma DB1?

Se il Governo Italiano è impegnato ormai da tempo in un’opera di risanamento delle finanze pubbliche, come mai il Commissario continua a sostenere che la Tratta comune italo Francese sarà finanziata dalla UE al 40% ovvero circa 3,2 Mld € (il 40% del costo di circa 8 mld €) da spartire tra Italia e Francia mentre la UE stessa nel suo Programma 2014-2020 di finanziamento per le Reti TEN (Corridoi europei strategici) prevede un importo totale per tutti i paesi di circa 6 miliardi euro? E’ credibile che le sole Italia e Francia percepiscano solo per questo progetto il 50% di tutti i fondi disponibili? Ricordiamo che in Europa i progetti TEN sono decine e la sola Italia ne ha altri due, la Francia altri 4!

Se dal 2001 al 2012 ogni accordo tra Stati, o decisione di finanziamento della UE, riportava versioni differenti (almeno 4 in 10 anni) di quale è la “Parte comune italo francese”, ovvero l’unica tratta della Torino Lione che sarà cofinanziata dalla UE? Siamo sicuri che tutto questo non contrasti con gli obiettivi del Governo italiano?

Se negli accordi italo francesi e nelle decisioni di finanziamento UE non sono mai previste penali per un eventuale abbandono dell’opera, ed anzi il finanziamento Ue del 2008 prevede espressamente la possibilità per gli Stati di ritirarsi dal progetto anche per cause di forza maggiore senza pagare alcuna penale, come mai il Commissario di Governo ha sempre agitato lo spauracchio di penali di oltre 1 mld €? Siamo sicuri che queste affermazioni non abbiano indotto i politici a scelte che altrimenti non avrebbero attuato?

Questo esposto assume ulteriore importanza perché siamo alla vigilia di decisioni che il Governo ed il Parlamento stanno per prendere sulla Torino Lione che avranno un impatto devastante sulla finanza pubblica, ed ogni scelta errata sarà un macigno sulle spalle dei cittadini!

Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

Marco Scibona, Senatore M5S

Mario Cavargna, Presidente Pro Natura Piemonte

Clarea fuori controllo

Clarea senza problemi per l’ambiente. E per gli abitanti. Questo quanto affermato, giurato, con forza dai promotori dell’opera che intende realizzare l’alta velocità valsusina.

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di Gabriella Tittonel

Quindi non polveri pericolose, e poi solo acque limpide, nessun problema insomma. Ed allora cos’è quella cipria che anche solo ieri si alzava dal cantiere? Nella piana tra cunicolo e nastro trasportatore?
Episodio sporadico, unico? Proprio no per chi va con regolarità in Clarea ma anche per chi abita nelle case delle ultime borgate di Giaglione e questa cipria la può vedere alzarsi sopra il nastro dell’autostrada e poi raggiungere il flusso d’aria della valle.

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A pochi giorni dalla manifestazione di sabato, in cui si chiede con forza di cambiare certe scelte scellerate a favore delle vere necessità delle persone, l’evidenza di quanto veramente accade è lampante, al di là delle melliflue dichiarazioni di chi, senza scuse, sta segnando la salute dei valligiani, dei lavoratori ed anche dei villeggianti.

Se questa è la modernità meglio cambiare rotta. Perché il pane che oggi si guadagna il lavoratore potrà essere domani il prezzo di una vita persa. E non importa di quale età, di quale provenienza.

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Val la pena ricordare quanto ha detto poco tempo fa Papa Francesco: “Dio perdona, l’uomo qualche volta, la terra no”. La terra sta preparando i conti.

G.T. 18.2.15

Cociv non paga le ditte subappaltanti? Ammutinamento in corso ad Arquata?

19 febbraio 2015

Si sa da sempre, i paesi sono piccoli e le voci corrono. Poi che le voci siano fondate o meno è sempre da verificare, ma noi che verifichiamo sempre tutto scrupolosamente questa volta ci permettiamo di riportare delle voci. Voci che confermerebbero altre voci, ma soprattutto un evidente rallentamento in corso dei lavori e altre notizie già date dai media mainstream e verificate.

Dicono che sia in corso una specie di ammutinamento nei confronti di Cociv da parte di una ditta impegnata nei lavori del cantiere del Terzo Valico di Radimero ad Arquata Scrivia. Non si tratterebbe di una ditta qualunque, ma di un super mega colosso delle costruzioni, con tutte le competenze tecniche per occuparsi dei lavori veri tipo lo scavo del tunnel di valico con fresa Tbm (la talpa) una volta che dovesse arrivare ad Arquata. Per capirci non parliamo di una ditta che dovrebbe occuparsi degli allargamenti delle strade.

Gira voce che abbiano dato ordine ai propri dipendenti di ritirarsi dal cantiere come forma di protesta nei confronti dei mancati pagamenti da parte del committente. Per farla più semplice gira voce che tale ditta stia recriminando a Cociv circa 1.500.000 Euro di lavori già eseguiti e il cui pagamento sarebbe di molto in ritardo sui tempi stabiliti. In effetti a ben vedere nel cantiere di Radimero i loro mezzi sono stati rimossi o sono fermi e addirittura, come testimonia la foto di copertina dell’articolo, un silos è stato abbattuto chissà se per essere rimosso. Certo, non è la prima volta che accade, ma questa volta non si tratterebbe delle rimostranze di un bar per alcune migliaia di euro, ma di quelle di una grande ditta per una cifra a sei zeri.

Gira anche voce che una latrina ospitante alcuni operai sempre in Valle Scrivia stanca di aspettare i soldi di un’altra ditta, abbia deciso di sbattere fuori le maestranze. Forse funziona proprio così: i finanziamenti del Terzo Valico stanno al palo come abbiamo più volte documentato e senza finanziamenti Cociv non paga le ditte subappaltanti che a loro volta non pagano bar e alberghi dove alloggiano gli operai in attesa della costruzione dei campi base. E alla fine chi se la prende in quel posto è l’ultimo anello della catena. Funziona così da sempre. Non che ci dispiaccia, sia chiaro, tifiamo da sempre per la rovina di chi accetta di fare affari con chi vuole devastare i paesi in cui viviamo e ogni volta che dobbiamo bere un caffè, andare al ristorante, consigliare un albergo sappiamo bene cosa fare, ma soprattutto cosa non fare. Resta il fatto che questo ci sembra un primo interessante campanello di allarme.

Ma sono solo voci e le voci, come si sa, non sempre sono attendibili. Ma quando le voci iniziano ad essere molte e tutte più o meno dicono le stesse cose, secondo noi c’è da crederci.

Solidali con Mauri e Paolo, condannati a 8 mesi

Spinta dal Bass

Solidali con Mauri e Paolo, condannati a 8 mesi

C’eravamo tutti quei giorni allo svincolo del Vernetto. Dopo la caduta di Luca dal traliccio la risposta immediata e istintiva era stata il blocco dell’arteria che permetteva alle forze dell’ordine, implicate nella caduta, di andare e venire dal cantiere della Maddalena. Giorni di blocchi, sgomberi e lotta. Oggi per quei fatti 2 compagni sono stati condannati a 8 mesi. A loro tutta la nostra solidarietà, perché conosciamo bene la determinazione e la generosità di Paolo e Mauri, sono no tav: fermarli è impossibile!

VisRabbia – Spinta Dal Bass

LE RAPPROCHEMENT ENTRE MOSCOU ET BUDAPEST QUI INQUIETE L’UE / COMPLEMENT D’ENQUETE 003

Complément d’Enquête, une nouvelle série de documents videos pour mieux comprendre les émissions de géopolitique d’EODE-TV …

 EODE-TV avec RT/ 2015 02 18/

EODE-TV - COMPLEMENT alliance russo-hongroise (2015 02 18) FR

COMPLEMENT D’ENQUETE 003/

DOCUMENTS pour comprendre l’émission

LE GRAND JEU. AU COEUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE.

Faut-il avoir peur du retour de la Grande-Allemagne ? (*)

 Video sur : https://vimeo.com/119990627

 Le président de la Russie Vladimir Poutine s’est rendu en Hongrie ce mardi 17 février. Un défi à l’UE et à la volonté de puissance de la Grande-Allemagne de Mme Merkel en Mittel-Europa …

 La Hongrie de Viktor Orban, un pays qui, malgré son appartenance à l’Union Européenne, s’exprime contre les sanctions européennes imposées à la Russie. Le Premier ministre hongrois Viktor Orban a déclaré qu’on « s’était tiré une balle dans le pied après avoir imposé des sanctions contre la Russie » car « ces sanctions nuisaient bien davantage à l’Union Européenne qu’à Moscou ». Ces mots ont déclenché des discussions acharnées dans les milieux politiques.

 Les autres Etats européens lui reprochent ses relations trop étroites avec la Russie. La suite ? Une « révolution de couleur rampante en Hongrie ». Le sénateur américain John McCain, de plus en plus extrémiste et dont les réseaux organisent en ce moment même une « révolution de couleur » contre Orban, a qualifié le Premier ministre hongrois, régulièrement réélu (et comment pourrait-il en être autrement au sein de l’UE ?) de « dictateur néo-fasciste » (sic).

 EODE-TV / EODE Press Office /

 (*) Emission de référence :

LE GRAND JEU. AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE: LA GRANDE-ALLEMAGNE DE RETOUR/

PARTIE 1. UNE MENACE POUR L’EUROPE

Sur https://vimeo.com/119400138

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http://www.eode.org/

EODE-TV sur Vimeo: https://vimeo.com/eodetv

VERS UNE ALLIANCE POUTINE – ORBAN CONTRE BRUXELLES ET WASHINGTON ? / COMPLEMENT D’ENQUETE 004

Complément d’Enquête, une nouvelle série de documents videos pour mieux comprendre les émissions de géopolitique d’EODE-TV …

 EODE-TV avec RT Ruptly/ 2015 02 18/

EODE-TV - COMPLEMENT poutine et orban (2015 02 18) FR

COMPLEMENT D’ENQUETE 004/

DOCUMENTS pour comprendre l’émission

LE GRAND JEU. AU COEUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE.

Faut-il avoir peur du retour de la Grande-Allemagne ? (*)

 Video sur : https://vimeo.com/119982896

 Le point presse de Vladimir Poutine en Hongrie :

Le président russe a rencontré le premier ministre hongrois Viktor Orban, qui est accusé par les chefs d’état de l’UE de vouloir tisser des liens plus étroits avec la Russie. Selon le chef de la diplomatie hongroise Peter Szijjarto, Poutine et Orban ont évoqué le dossier énergétique, le conflit ukrainien (où Budapest soutient discrètement la minorité hongroise de la région de CARPATHIA RUS, qui a déjà tenté de proclamer une République autonome sur l’exemple de la DNR et de la LNR) et les sanctions contre Moscou.

 Le président de la Russie Vladimir Poutine s’est rendu en Hongrie ce mardi 17 février. Un défi à l’UE et à la volonté de puissance de la Grande-Allemagne de Mme Merkel en Mittel-Europa. Une Hongrie où les USA (avec notamment Mc Cain) organisent une « révolution de couleur rampante …

 EODE-TV / EODE Press Office /

 (*) Emission de référence :

LE GRAND JEU. AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE: LA GRANDE-ALLEMAGNE DE RETOUR/

PARTIE 1. UNE MENACE POUR L’EUROPE

Sur https://vimeo.com/119400138

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REVOLUTION DE COULEUR A BUDAPEST / COMPLEMENT D’ENQUETE

Complément d’Enquête, une nouvelle série de documents videos pour mieux comprendre les émissions de géopolitique d’EODE-TV …

 EODE-TV/ 2015 02 17/

EODE-TV - COMPLEMENT revol. de coul. a Budapest (2015 02 17) FR 1

COMPLEMENT D’ENQUETE 001 et 002/

DOCUMENTS pour comprendre l’émission

LE GRAND JEU. AU COEUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE.

Faut-il avoir peur du retour de la Grande-Allemagne ? (*)

 # EODE-TV/ REVOLUTION DE COULEUR A BUDAPEST (1) :

MANIF ANTI POUTINE ET ORBAN (2 janv. 2015) /

COMPLEMENT D’ENQUETE 001

EODE-TV - COMPLEMENT revol. de coul. a Budapest (2015 02 17) FR 2

Video sur : https://vimeo.com/119391584

 Le gouvernement ORBAN en Hongrie se rallie à l’Eurasisme, prend ses distances avec l’Europe américanisée de Bruxelles et prend des positions pro-russes en politique internationale …

Suit immédiatement une « révolution de couleur rampante en Hongrie » !

Notez dans les scènes d’émeute de ce 2 janvier 2015 les faux drapeaux style soviétique avec les profils de Poutine et Orban …

 # EODE-TV/ REVOLUTION DE COULEUR A BUDAPEST (2) :

MANIF ANTI ORBAN ET PRO MERKEL (1er FEV. 2015)/

COMPLEMENT D’ENQUETE 002

 Video sur : https://vimeo.com/119391585

 La visite de Mme Merkel à Budapest ce 2 février 2015 est l’occasion de nouvelles manifestations anti Orban. « Mme Merkel sauvez-nous » (sic) disent les manifestants …

 EODE-TV / EODE Press Office /

 (*) Emission de référence :

LE GRAND JEU. AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE: LA GRANDE-ALLEMAGNE DE RETOUR/

PARTIE 1. UNE MENACE POUR L’EUROPE

Sur https://vimeo.com/119400138

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