La fotografia della povertà in Italia

Povertà in Italia? Impossibile, per questo soccorriamo i poveri che vengono da fuori. Agli italiani indigenti viene già garantito vitto ed alloggio gratis

In allegato l’infografica curata da Piattaforma Infanzia. La Coldiretti: «428.587 bambini con meno di cinque anni di età nel 2013 hanno avuto bisogno di aiuto per poter semplicemente bere il latte o mangiare»

Secondo l’Istat, tra il 2012 e il 2013 l’incidenza di povertà relativa tra famiglie è stabile (dal 12,7% al 12,6%), ma la povertà assoluta è aumentata, special modo al Sud: sono poveri assoluti 725.000 persone in più. Nel 2012 i poveri assoluti al Sud erano 2.347.000, nel 2013, invece, 3.072.000. Il 6,4% delle famiglie in Italia è quasi povero, rischia cioè di cadere in povertà: nuclei che hanno livelli di consumo non superiori al 20% rispetto alla soglia di povertà relativa. In Italia le famiglie residenti relativamente povere sono il 12,6%. Circa la loro metà (6,7%) è considerata ‘appena’ povera, con una spesa inferiore alla soglia di povertà di non oltre il 20% (in allegato l’infografica curata da Gabriele Saveri per Piattaforma Infanzia)

 RECORD DI POVERI ASSOLUTI

 Nel 2013, quindi, 1 persona su 10 in Italia è in povertà assoluta. Si raggiunge così il record di persone che vivono in povertà assoluta dal 2005, quando è iniziata la diffusione di questa stima da parte dell’Istat. L’anno scorso i più poveri tra i poveri erano il 9,9% della popolazione (6.020.000), nel 2005 la percentuale si fermava al 4,1% (2.381.000 persone).

 Nel 2012 i poveri assoluti erano l’8% della popolazione (4.814.000). Nel 2013 tra le famiglie, l’incidenza della povertà assoluta è aumentata dal 6,8% al 7,9%, soprattutto per effetto dell’aumento registrato nel Mezzogiorno (dal 9,8% al 12,6%). In Italia sono coinvolte circa 303 mila famiglie e 1 milione 206 mila persone in più rispetto all’anno precedente.

 IN AUMENTO I MINORI

 In Italia, 2 milioni 382mila minori vivono in povertà relativa, circa 1 su 4 nel 2013 (nel 2012 erano 1 su 5). I bambini in povertà assoluta sono 1 milione 434mila, pari al 13% del totale e sono aumentati esponenzialmente con la crisi. Nel 2007 erano solo 482mila. Il dato peggiora rispetto al 2012 quando gli under 18 poverissimi erano 1 milione 58 mila (10,3% del totale). È quanto rileva l’Istat nel report sulla Povertà in Italia. La povertà assoluta continua ad aumentare tra le famiglie con tre o più componenti e soprattutto tra quelle con figli, in particolare se minori (dall’8,9% al 12,2%).

 Sono il Nord e l’estremo Sud ad aver subìto maggiormente questo inasprimento: la sola Lombardia conta 91mila under 18 dei 526mila al Nord, mentre la Sicilia sigla la “black list” con oltre 220mila bambini e ragazzi dei 707mila al Sud costretti a vivere in condizioni familiari di preoccupante fragilità materiale e psicologica.

 Secondo la Coldiretti, “l’aspetto più drammatico della povertà in Italia è il fatto che 428.587 bambini con meno di cinque anni di età nel 2013 ha avuto bisogno di aiuto per poter semplicemente bere il latte o mangiare, con un aumento record del 13% rispetto all’anno precedente”. Secondo le elaborazioni Coldiretti sulla relazione sul ‘Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2013′, realizzate dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea), la popolazione totale dei bambini indigenti, espressa in valori assoluti, è concentrata in prevalenza nell’Italia Meridionale (149.002, pari al 35% del numero complessivo di minori tra i 0 e i 5 anni bisognosi di aiuto) e nell’Italia Settentrionale (129.420 unità, pari al 30%). Oltre il 40% dei bambini bisognosi di aiuto alimentare, precisa la Coldiretti, è concentrato in Campania ed in Sicilia.

 L’Italia si colloca al 33° posto su 41 Stati (dell’Unione Europea e dell’OCSE), ossia nella terza fascia inferiore dellaclassifica sulla povertà infantile.

 Secondo i dati, il tasso di povertà infantile è aumentato di circa 6 punti percentuali tra il 2008 e il 2012, attestandosi al 30,4%. Ciò corrisponde a un incremento netto, nel numero assoluto di minori in povertà, di circa 600.000 unità. In raffronto, la povertà infantile è aumentata di almeno 10 punti nei cinque Stati posizionati in fondo alla classifica (variazioni della povertà infantile secondo i dati Unicef relativi all’Italia).

 In oltre metà dei Paesi ad alto reddito nel mondo, 1 bambino su 5 vive in povertà. Ma in Italia questa percentuale è di 1 bambino su 3.

 L’Italia compare al 22° posto (su 29 Stati) nella graduatoria complessiva del benessere dell’infanzia e si trova nella terza fascia (la più bassa) della classifica sulla povertà infantile relativa, con il 17% dei bambini italiani che vivono sotto la soglia di povertà.

 Insieme ad altri Paesi dell’Europa meridionale – Portogallo, Grecia e Spagna – l’Italia si trova nella terza fascia (la più bassa) della classifica sulla povertà infantile relativa, con il 17% dei bambini italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Nello specifico, in Italia i bambini poveri sono sotto la soglia di povertà di ben il 31%, conferendo così al nostro Paese uno dei più ampi divari nella povertà infantile tra i Paesi industrializzati (Secondo la ‘Report Card 11 – Il benessere dei bambini nei paesi ricchi. Un quadro comparativo’ dell’Unicef).

 Fonte: vita.it

http://italian.irib.ir/analisi/articoli/item/181233-la-fotografia-della-povert%C3%A0-in-italia?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

La profezia di Gheddafi in una delle sue ultime interviste

15 Febbraio 2015

«Il Mediterraneo sarà invaso»

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Gheddafi da Tripoli: «La scelta è tra me o Al Qaeda L’Europa tornerà ai tempi del Barbarossa»

TRIPOLI – Qual è la situazione oggi?
«Vede… Sono qui…».

Cosa succede?
«Tutti hanno sentito parlare di Al Qaeda nel Maghreb islamico. In Libia c’erano cellule dormienti. Quando è esplosa la confusione in Tunisia e in Egitto, si è voluto approfittare della situazione e Al Qaeda ha dato istruzioni alle cellule dormienti affinché tornassero a galla. I membri di queste cellule hanno attaccato caserme e commissariati per prendere le armi. E’ successo a Bengasi e a Al-Baida, dove si è sparato. Vi sono stati morti da una parte e dall’altra. Hanno preso le armi, terrorizzando la gente di Bengasi che oggi non può uscir di casa e ha paura».

Da dove vengono queste cellule di Al Qaeda?
«I leader vengono dall’Iraq, dall’Afghanistan o anche dall’Algeria. E dal carcere di Guantanamo sono stati rilasciati alcuni prigionieri».

Come possono convincere i giovani di Bengasi a seguirli?
«I giovani non conoscevano Al Qaeda. Ma i membri delle cellule forniscono loro pastiglie allucinogene, vengono ogni giorno a parlare con loro fornendo anche denaro. Oggi i giovani hanno preso gusto a quelle pastiglie e pensano che i mitra siano una sorta di fuoco d’artificio».

Pensa che tutto questo sia pianificato?
«Sì, molto. Purtroppo, gli eventi sono stati presentati all’estero in modo molto diverso. E’ stato detto che si sparava su manifestanti tranquilli… ma la gente di Al Qaeda non organizza manifestazioni! Non ci sono state manifestazioni in Libia! E nessuno ha sparato sui manifestanti! Ciò non ha niente a che vedere con quanto è successo in Tunisia o in Egitto! Qui, gli unici manifestanti sono quelli che sostengono la Jamahiriya».

Quando ha visto cadere, in poche settimane, i regimi di Tunisia e Egitto, non si è preoccupato?
«No, perché? La nostra situazione è molto diversa. Qui il potere è in mano al popolo. Io non ho potere, al contrario di Ben Ali o Mubarak. Sono solo un referente per il popolo. Oggi noi fronteggiamo Al Qaeda, siamo i soli a farlo, e nessuno vuole aiutarci».

Quali opzioni le si offrono?
«Le autorità militari mi dicono che è possibile accerchiare i gruppuscoli per lasciare che si dileguino e per portarli pian piano allo sfinimento. Questa è gente che sgozza le persone. Che ha tirato fuori i prigionieri dalle carceri, distribuendo loro le armi, perché andassero a saccheggiare le case, a violentare le donne, ad attaccare le famiglie. Gli abitanti di Bengasi hanno cominciato a telefonare per chiederci di bombardare quella gente».

Le inchieste delle organizzazioni umanitarie parlano di 6.000 morti. Contesta questa cifra?
(Risata). «Le porto un esempio. C’è un villaggio abitato da meno di mille persone, compreso il segretario del comitato popolare. E’ stato detto che lui era in fuga verso l’estero. Invece, era qui, con me, sotto la mia tenda! E’ stato detto che c’erano stati 3.000 morti in questo villaggio che ne conta 1.000, e resta un luogo tranquillo, dove la gente non guarda nemmeno la tv».

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha preso una risoluzione contro la Libia…
«Non è competente per gli affari interni di un Paese. Se vuole immischiarsi, che invii una commissione d’inchiesta. Io sono favorevole».

Dal 1969 lei ha conosciuto 8 presidenti americani. L’ultimo, Barack Obama, dice che lei deve «andarsene» e lasciare il Paese…
«Che io lasci cosa? Dove vuole che vada?».

La Cirenaica è una regione dove lei ha sempre avuto dei detrattori. Non c’è richiesta di una più grande autonomia, di federalismo?
«E’ una regione poco popolata, che rappresenta il 25% della popolazione. Nel piano attuale, le abbiamo accordato 22 miliardi di dollari di investimenti. E’ una regione della Libia un po’ viziata».

Cosa si aspetta oggi?
«Che Paesi come la Francia si mettano al più presto a capo della commissione d’inchiesta, che blocchino la risoluzione dell’Onu al Consiglio di sicurezza e che facciano interrompere gli interventi esterni nella regione di Bengasi».

Quali interventi?
«So che esistono contatti semi-ufficiali, dei britannici o di altri europei, con personaggi di Bengasi. Abbiamo bloccato un elicottero olandese atterrato in Libia senza autorizzazione».

I piloti sono vostri prigionieri?
«Sì, ed è normale».

A sentir lei, tutto va bene».
«Il regime qui in Libia va bene. E’ stabile. Cerco di farmi capire: se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione, a Bin Laden, a gruppuscoli armati. Migliaia di persone invaderanno l’Europa dalla Libia. Bin Laden verrà ad installarsi nel Nord Africa e lascerà il mullah Omar in Afghanistan e in Pakistan. Avrete Bin Laden alle porte».

Lei agita lo spettro della minaccia islamica…
«Ma è la realtà! In Tunisia e in Egitto c’è il vuoto politico. Gli estremisti islamici già possono passare di lì. Ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo. La Sesta Flotta americana sarà attaccata, si compiranno atti di pirateria qui, a 50 chilometri dalle vostre frontiere. Si tornerà ai tempi di Barbarossa, dei pirati, degli Ottomani che imponevano riscatti sulle navi. Sarà una crisi mondiale, una catastrofe che dal Pakistan si estenderà fino al Nord Africa. Non lo consentirò!».

Lei sembra pensare che il tempo giochi in suo favore…
«Sì, perché il popolo è frastornato per quel che accade. Ma voglio farle capire che la situazione è grave per tutto l’Occidente e tutto il Mediterraneo. Come possono, i dirigenti europei, non capirlo? Il rischio che il terrorismo si estenda su scala planetaria è evidente».

Alle democrazie non piacciono i regimi che sparano sulla propria popolazione…
«Non ho mai sparato sulla mia gente! E voi non credete che da anni il regime algerino combatte l’estremismo islamico facendo uso della forza! Non credete che gli israeliani bombardano Gaza e fanno vittime fra i civili a causa dei gruppi armati che si trovano lì? Non sapete che in Afghanistan o in Iraq l’esercito americano provoca regolarmente vittime fra i civili? Qui in Libia non abbiamo sparato su nessuno. Sfido la comunità internazionale a dimostrare il contrario».

Gli americani minacciano di bloccare i suoi beni bancari…
«Quali beni? Sfido chiunque a dimostrare che io possegga un solo dinaro! Questo blocco dei beni è un atto di pirateria, fra l’altro imposto sul denaro dello Stato libico. Vogliono rubare denaro allo Stato libico e mentono dicendo che si tratta di denaro della Guida! Anche in questo caso, che ci sia un’inchiesta, affinché sia dimostrato a chi appartengono quei soldi. Quanto a me, sono tranquillo. Posseggo solo questa tenda».

Laurent Valdiguié
Journal du Dimanche
(traduzione di Daniela Maggioni)

Fonte: Corriere della Sera

http://informare.over-blog.it/2015/02/la-profezia-di-gheddafi-in-una-delle-sue-ultime-interviste.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Abusivi si contendono clienti a coltellate

“Dobbiamo imparare da loro” disse la Boldrini.

Giusto, vendere senza partita Iva, occupare suolo pubblico senza pagare la tassa al Comune ed accoltellare se gira male. Certo, possiamo farlo anche noi impunemente

 

Roma, lite tra ambulanti: bengalese accoltellato: è gravissimo

Un venditore ambulante bengalese di 35 anni è stato accoltellato al collo lungo via dei Fori Imperiali, nel cuore del centro storico di Roma, al termine di una lite con un connazionale. La vittima è stata trasportata dal 118 all’ospedale San Giovanni dove è stata ricoverata in gravissime condizioni. Il fendente sarebbe andato molto vicino alla carotide. L’aggressore è tuttora ricercato dai carabinieri della stazione di Piazza Venezia che stanno conducendo le indagini. L’episodio è avvenuto alle 13:30.

Panico tra i turisti e i romani a passeggio. Alcuni testimoni hanno visto l’aggressione e la fuga dell’uomo e hanno avvertito i carabinieri, mentre la vittima perdeva sangue a fiotti dal collo. La lite tra i due cittadini del Bangladesh forse è stata originata dalla posizione da occupare per la mercanzia lungo i Fori, affollati di gente il sabato mattina. Il ferito viene ora operato in ospedale per cercare di salvargli la vita.

Sabato 14 Febbraio 2015, 

http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/fori_imperiali_lite_ambulanti_bengalese_accoltellato/notizie/1180911.shtml

Copenaghen, ucciso dalla polizia il responsabile degli attentati

così non sapremo mai chi fosse veramente se non il “curriculum” cucitogli addosso dalle autorità che son sempre sincere ed affidabili

Colpito a morte dalla polizia nel quartiere di Norrebro, dopo due attacchi a una sinagoga e a caffè. Era nel mirino degli 007. Sostieni il reportage

Lucio Di Marzo  – Dom, 15/02/2015 –

Si è conclusa nelle prime ore della mattina la fuga dell’uomo responsabile per le due sparatorie di ieri a Copenaghen, attentati in cui sono morte due persone e altre cinque sono rimaste ferite.

Le forze dell’ordine hanno ingaggiato un uomo nel quartiere di Norrebro, colpendolo a morte, hanno poi annunciato che era lui il responsabile dei fatti di ieri.

Attacchi che prima hanno colpito un cafè a Copenaghen dove si dibatteva sul tema della libertà d’espressione e su come possa conciliarsi con il rispetto delle religioni, poi una sinagoga, sempre in città. E se nel primo caso c’è stata una vittima e tre poliziotti sono rimasti feriti, almeno trenta i proiettili conficcati nella vetrina, nel secondo un’altra persona, il guardiano del luogo di culto, ha perso la vita e altri due poliziotti sono stati colpiti.

Al centro culturale sotto attacco c’era anche il vignettista svedese Lars Vilks, autore di vignette considerate blasfeme, che rappresentavano il profeta Muhammad, che il quotidiano conservatore Jyllands-Posten aveva pubblicato nel 2005, poi riprese dalla rivista satirica francese Charlie Hebdo.

Non sembra che abbia avuto complici l’uomo che è stata ucciso. Avrebbe agito da solo, secondo la polizia, contrariamente a quanto si pensava ieri. “Era nei radar dell’intelligence”, ha detto il conferenza stampa il capo dei servizi segreti, Pet Jens Madsen, senza però rivelarne l’identità.

Manca ancora un rivendicazione per i due attentati, che permetterà di capire, se come sempre l’ispirazione è jihadista, se dietro alle azioni ci sia un’organizzazione oppure l’atto isolato di un lupo solitario. Si vedono comunque senza difficoltà diversi parallelismi con quanto avvenuto a Parigi, negli attacchi che hanno lasciato diciassette persone senza vita in pochi giorni.

Comunque sia andata, ha detto il primo ministro Helle Thorning-Schmidt al Guardian, è stato “un cinico atto di terrore contro la Danimarca”.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/copenaghen-1094332.html

La fidanzata non gli dà le chiavi di casa, lui la riduce in fin di vita a calci e pugni

la donna africana ridotta in fin di vita non merita le cronache? Non merita attenzione e solidarietà? Si ha paura di trasmettere un messaggio “razzista”? Che strano modo di condurre la battaglia contro la violenza sulle donne senza sé e senza ma

 Vittima è una donna africana residente a Lecce. L’uomo, un nigeriano di 31 anni che abita a Napoli e che viene a Lecce saltuariamente, le ha spappolato milza, fegato e surrene. La vittima ora è ricoverata in prognosi riservata al “Vito Fazzi”. Lui in arresto: rintraciato al pronto soccorso

Redazione  · 14 febbraio 2015

LECCE – Calci e pugni. Fino a spappolarle la milza, il fegato e il surrene. Una ferocia inaudita di fronte al diniego di lasciargli le chiavi di casa. James Eboige, nigeriano di 31 anni, è stato arrestato nella tarda serata di ieri dagli agenti delle volanti di polizia, intervenuti proprio su richiesta della giovane donna, una 32enne originaria della stessa nazione africana, prima che perdesse completamente i sensi. Ora è ricoverata in ospedale, in condizioni critiche.  

La donna intrattiene da qualche tempo una relazione sentimentale con Eboige, che però abita a Napoli e a Lecce viene saltuariamente. Ieri, dunque, si era presentato nuovamente nell’abitazione alla periferia del capoluogo salentino, in via De Giorgi, dopo la cinta di viale Grassi. Ma qualcosa è andato storto e la lite s’è trasformata in dramma. La vittima ha fatto a tempo a comporre il 113 e a richiedere l’intervento della volante. E quando i poliziotti sono arrivati sul posto, l’hanno trovata sul pavimento, dolorante, tanto da richiedere con urgenza un’ambulanza.

Al pronto soccorso la vittima, che è in Italia con regolare permesso di soggiorno, con un filo di voce è riuscita a raccontare a grandi linee la vicenda, spiegando anche il movente dell’aggressione: Eboige avrebbe preteso le chiavi del suo appartamento. E al suo rifiuto, avrebbe risposto con il brutale pestaggio.

EBOIGBE JAMES-2I poliziotti hanno fatto giusto in tempo ad acquisire la denuncia e a farsi dare le generalità dell’uomo da, e mentre i poliziotti si accingevano ad allontanarsi dal pronto soccorso per andare alla ricerca del ragazzo, hanno notato proprio in prossimità dell’ospedale un uomo di colore che si stava avviando verso pronto soccorso. Hanno sospettato che potesse trattarsi proprio del 31enne, il quale intendeva probabilmente sincerarsi delle condizioni di salute della donna.

Fermato e perquisito, all’interno di una tasca aveva ancora le chiavi dell’appartamento. Anche alcuni vicini che poco prima avevano udito le urla della ragazza, hanno confermato la circostanza di aver visto allontanarsi un ragazzo di colore dalla casa della vittima. Il nigeriano è stato arrestato e condotto in carcere.

http://www.lecceprima.it/cronaca/la-fidanzata-non-gli-da-le-chiavi-di-casa-lui-la-riduce-in-fin-di-vita-a-calci-e-pugni.html

Follia Equitalia, mille euro di cartella al non vedente: “Non paga il canone Rai”

ma è tv di stato o privata? Se si è obbligati a pagare il canone non è un abbonamento come per una tv privata, solo che è imposta per legge? E perché non si suddividono con gli abbonati gli introiti pubblicitari?

 

Alessio C. è cieco dal 2008, quando ebbe un gravissimo incidente. Adesso gli si chiede di pagare il canone per un servizio, quello relativo alla tv, di cui non può usufruire

Emiliano Dario Esposito 14 febbraio 2015

Ha ricevuto una cartella esattoriale da Equitalia di 997,23 euro, perché non avrebbe corrisposto il “canone Rai” dal 2011 al 2014: Alessio C., però, è totalmente cieco dal 2008, e della televisione pubblica non può usufruire.

È l’incredibile vicenda occorsa ad un 45enne bresciano ma residente da tempo a Napoli. Persa la vista in un gravissimo incidente stradale (è invalido al 100 per cento), l’uomo ha dato mandato ad Agitalia di presentare al Giudice di Pace di Napoli ricorso contro la singolare cartella esattoriale.

 “La cartella esattoriale de quo, con la quale la Gerit Equitalia ha richiesto il pagamento del canone RAI per gli anni 2011, 2012, 2013, 2014 – spiega nel suo ricorso Agitalia – basa il proprio presupposto giuridico sulla possibilità ‘astratta’ dell’utente di usufruire del servizio televisivo pubblico. Nella fattispecie in esame, invece, l’esponente non può, purtroppo, suo malgrado, nel modo più assoluto usufruire della televisione e dei servizi offerti in ragione del particolare e grave stato di salute che lo affligge”.

http://www.napolitoday.it/cronaca/cieco-cartella-equitalia-canone-rai.html

Soccorsi 2100 migranti su 12 imbarcazioni Motovedetta italiana minacciata con le armi

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 Barche e gommoni a largo di Lampedusa. Brutta avventura per la guardia costiera

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15/02/2015

Sei gommoni la scorsa notte, una decina stamani. Barconi carichi di migranti e di disperazione continuano ad arrivare dalla Libia, a dimostrazione che il timore di una grande fuga dal paese nordafricano manifestato nei giorni scorsi da analisti, 007 ed esperti del Viminale era fondato. E visto il peggiorare della situazione con l’avanzata jihadista, ora fuggono pure gli italiani che vivono lì.

 Un’escalation comprovata anche da reazioni inedite. Oggi pomeriggio uomini armati di kalashnikov, su un barchino, hanno minacciato una motovedetta della Guardia Costiera italiana che stava soccorrendo un’imbarcazione con migranti a bordo, a circa 50 miglia da Tripoli. Gli uomini armati hanno intimato agli italiani – il personale a bordo delle motovedette che fanno operazioni di ricerca e soccorso non ha armi – di lasciare loro l’imbarcazione dopo il trasbordo dei migranti. E così è avvenuto. «Un fatto allarmante, che segna un ulteriore salto di qualità» degli scafisti, ha commentato Maurizio Lupi, titolare del ministro delle Infrastrutture da cui dipende il Corpo della Guardia costiera. È «indispensabile – ha aggiunto – un intervento delle istituzioni internazionali in Libia».

 Data Journalism – Triton e MareNostrum a confronto  

 Sono oltre 2.100 i migranti soccorsi da questa mattina nel canale di Sicilia, a circa 120 miglia a sud di Lampedusa e a poche decine di miglia dalla Libia. I migranti si trovano ora a bordo di mercantili dirottati in zona, delle motovedette delle Capitanerie e della Gdf e sulle navi della Marina.

Complessivamente sono 2.164 i migranti soccorsi, che si trovavano a bordo di 12 diverse imbarcazioni e che sono stati tutti recuperati. Una tredicesima barca è stata individuata dai mezzi italiani, ma il soccorso non è ancora stato concluso. In particolare, 520 migranti si trovano a bordo di nave Orione della Marina Militare, 186 sono invece sul mercantile Sestri Star, 89 sul mercantile Gaz Concorde, 269 sul mercantile Superlady e su una motovedetta della Guardia Costiera, una cinquantina a bordo del rimorchiatore Asso 30. Oltre 900 sono invece i migranti che sono stati recuperati dai mezzi della Guardia Costiera e dai pattugliatori della Guardia di Finanza.

 Le testimonianze di chi arriva fotografano una realtà che sembra farsi sempre più drammatica. Tra i migranti sbarcati oggi a Pozzallo anche un giovane centroafricano ferito da un’arma da fuoco: alla polizia ha raccontato che a sparargli sono stati i trafficanti, sulle coste della Libia, per costringerlo a salire sui gommoni.

 Pure i numeri di gennaio dimostrano che la situazione é peggiore di quella del 2014, quando alla fine sono stati 170mila i migranti accolti: 3.538 persone arrivate nei primi 30 giorni del 2015 contro 2.171 sbarcate l’anno scorso.

E quello degli sbarchi potrebbe non essere l’unico problema. Se l’Isis dovesse prendere in mano il traffico degli esseri umani, nessuno può escludere che i barconi possano essere utilizzati per far arrivare in Europa potenziali terroristi. Sembra non avere dubbi a questo proposito il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia. «Il rischio di infiltrazioni terroristiche tra i migranti del Nordafrica, che già mesi addietro avevo segnalato, sembra essere stato scoperto anche dall’Europa e dal Ministro degli Esteri. Ma si tenta di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. Almeno in questo caso – osserva – si cerchi di passare dalle parole ai fatti e lo si faccia con la massima urgenza. Bisogna bloccare immediatamente le partenze dei barconi dalle coste libiche e sospendere contemporaneamente Triton».

http://www.lastampa.it/2015/02/15/italia/cronache/migranti-barconi-localizzati-a-sud-di-lampedusa-nnSJSAJrElOpEJAB1deiNI/pagina.html

Milano, bimbo va ricoverato. Ma i medici riflettono sui costi ​e decidono per alzata di mano

peri bimbi malati le risorse non si trovano.Non è emergenza, sono i giusti tagli richiesti dal FMI e se poi mancheranno i bambini si importano, come vuole d’Alema

È successo a Milano, alla clinica pediatrica De Marchi, costola del Policlinico

Rachele NenziDom, 15/02/2015 – 10:36

 Il ricovero di un bambino si decide per alzata di mano. Sembra incredibile, ma è quello che è successo in un ospedale pediatrico di Milano.

Il tutto per una questione di costi. Infatti, un ricovero costa potenzialmente 50mila euro. La storia, raccontata dal Corriere della Sera, è accaduta a fine anno scorso alla clinica pediatrica De Marchi, costola del Policlinico di Milano. Un bimbo egiziano di quasi un anno necessita di essere ricovera perché ha una grave malattia, un’immunodeficienza ereditaria, con enormi rischi di non riuscire a sopravvivere anche alla più banale infezione. Come scrive il Corriere, il reparto che lo deve prendere in carico ha già superato il budget di spesa annuale, i pediatri si interrogano sul da farsi e dopo una serie di riunioni decidono per alzata di mano. 

Ai presenti – una decina – viene chiesto di esprimersi attraverso una votazione. Alla fine si decide di ricoverare il bimbo. Ma lo sgomento resta. Un medico non deve fermarsi a riflettere sul costo di una cura.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/milano-bimbo-va-ricoverato-i-medici-riflettono-sui-costi-e-1094371.html

Minacciata da un pusher» Barista della Guizza vive nel terrore

poi se ci scappa il morto ci si straccia le vesti. Se la vittima sarà la donna, dato che l’aggressoreè straniero, silenzio. Sarebbe razzismo e la soc civile conro la violenza sulle donnenon dirà niente. Se la vittima sarà il tunisino, si lanceranno allarmi al razzismo e la donna sarà condannata a risarcire la vittima. 

Un’escalation di violenza culminata in un tentativo di aggressione con un coltello ha convinto la titolare del “66 Caffè” a denunciare il giovane tunisino alla polizia di Alice Ferretti

 14 febbraio 2015

#HOLLYWOOD-NISCEMI a cura dei #NO MUOS MEDIA PICTURES

BY  · 16 FEBBRAIO 2015

Domenica 15 Febbraio 2015, in occasione dell’assemblea regionale NO MUOS per festeggiare la sentenza del Tar e discutere delle prossime iniziative, il Movimento NO MUOS si è presentato davanti ai cancelli della base NRTF di c.da. Ulmo apponendo i sigilii ai cancelli d’ingresso della base.

SIGILLI

Sulla collina antistante l’ingresso invece i militanti NO MUOS hanno posizionato una enorme scritta che raffigura il nuovo Set cinematografico (S.U.C.A.T.E. –  SET UNIVERSAL CINEMA AGAINST THE EMPIRE) che tra qualche mese i NO MUOS  realizzeranno in c.da Ulmo per ringraziare con gentilezza gli americani e chi li ha protetti e difesi in questi  anni.

SUCATE

E’ prevista anche una selezione per aspiranti comparse: si cercano tagliatori di reti, scalatori di antenne, piantatori di semi, frikkettoni e pacifisti, antagonisti e vetero stalinisti, figuranti di soldati con armi, figuranti di poliziotti con caschi e manganello, figuranti di miliziani dell’ISIS.

Le selezioni si svolgeranno presso il Presidio NO MUOS di C.da Ulmo; la data della selezione è ancora da definire, seguiranno aggiornamenti.

Astenersi  fascisti e perditempo.

NO MUOS MEDIA PICTURES

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