Parigi: il Vascello di Iside

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Parigi ha una tradizione che risale all’XI secolo secondo la quale il suo nome deriva da Iside, cioè par-Isis che in greco significa “vicino a Iside” o “vicino al Tempio di Iside” che era situato non lontano dall’Ile de la Citè. Questo tempio era stato eretto probabilmente dai Romani nel IV secolo quando Giuliano l’Apostata era governatore di Parigi e devoto di Iside Pharia, ed è possibile che abbia chiamato questa regione col nome della Dea Egizia.

La Dea Iside/Isis è stata anche immortalata nella Statua della Libertà, opera a lei ispirata fin dal primo progetto del suo plasmatore, il massone francese Auguste Bartholdi. Quest’artista aveva concepito di scolpire una colossale statua di Iside con la torcia in mano da collocare all’ingresso del canale di Suez, che all’epoca l’ingegnere Ferdinand de Lasseps, suo ottimo amico, stava progettando di scavare per unire Mar Rosso e Mar Mediterraneo. Per mancanza di fondi la scultura, che avrebbe dovuto rappresentare l’idea dell’Egitto che illumina l’Oriente, non fu fatta, però Bartholdi non rinunciò al proprio sogno e cercò di realizzarlo altrove: a New York, dove su suo progetto la statua fu costruita da Alexandre Gustave Eiffel, l’ingegnere che avrebbe poi creato la celeberrima torre parigina.

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Bartholdi convertì il progetto originale per l’Egitto proponendolo per New York come Statua della Libertà che illumina il mondo. A tal fine nel 1875 venne fondata l’Unione franco-americana, che si occupò di raccogliere i fondi necessari. Come c’era da aspettarsi, numerosi membri dell’Unione franco-americana appartenevano alla Massoneria, fra cui lo stesso Bartholdi; la statua era legata al culto della Libertà o culto della Ragione della Rivoluzione francese, entrambi connessi, nella mentalità dei repubblicani, agli ideali della Massoneria e le figure che rappresentavano la Libertà e la Ragione erano spesso modellate sulla Dea egizia Iside.

Prima che la Statua della Libertà venisse collocata nel porto di New York, Bartholdi si riferiva ad essa con il termine Pharos e aveva addirittura progettato una base uguale a quella che si riteneva avesse sorretto l’antico Pharos di Alessandria. Bartholdi, che aveva trascorso un lungo periodo in Egitto e aveva studiato le origini di quest’antica “meraviglia del mondo”, era di sicuro al corrente del legame tra il Pharos e la Dea Iside e per estensione la sua stella, Sirio. Sotto questo punto di vista è molto probabile che la sua statua gigantesca di donna avvolta in un drappo che teneva alta una torcia, potesse essere stata immaginata come l’Iside Pharia del Faro di Alessandria.

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Lo scopo delle società iniziatiche francesi doveva essere quello di restituire a Parigi il suo primato spirituale, che nel 1884 era minacciato dalla presenza di troppe “società straniere”, perché Parigi era, onomanticamente, “Bar-Isis“, il Vascello di Iside, ovvero la culla dell’iniziazione. La parola egiziana bar ha il senso di recinto, ricettacolo, qualsiasi oggetto capace di contenere nel suo seno, vascello ecc. Bar-Isis è dunque la traduzione in druido dotto della parola volgare Lutezia che aveva esattamente lo stesso significato. La radice Lo o Lu designa in celtico le acque, i fiumi, e Tec, in celtico, come in latino e in greco, significa riparo, nascondiglio, arca, vascello (nel senso di ciò che contiene). Lutetia o Lutezia è l’antico nome romano della capitale francese. Nello stemma araldico della città di Parigi compare, oltre al Fleur-de-Lys, la figura di un vascello a forma di falce di Luna, un ben noto simbolo di Iside.

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La tragedia della nave Costa Concordia è avvenuta guarda caso sull’isola del Giglio, il simbolo per eccellenza delle casate toscane e che rappresenta anche la squadra di calcio della Fiorentina, provate a immaginare le origini simboliche da cui risalgono…

Iside Pharia o Signora del Mare era anche considerata genio della navigazione a cui venne attribuita l’invenzione della vela, ecco spiegata l’evidente connessione nello stemma della città di Parigi che rappresenta appunto un vascello: Il Vascello di Iside!

La simbologia cristiana vede nei suoi tre petali stilizzati un’allusione alla Trinità divina e nella base orizzontale la figura di Maria (o Iside?), di fondamentale importanza per comprendere il mistero trinitario in quanto fu da lei che, attraverso l’intervento divino del Padre, s’incarnerà il Figlio, e dai due emana lo Spirito Santo. Questo concetto si trasformerà successivamente con il diffondersi delle teorie pseudo-storiche associate al Santo Graal ed alla discendenza di Cristo. Il “Fleur-de-Lys” viene così associato alla “Stirpe Reale”: la base del simbolo rappresenterebbe, secondo questa nuova concezione, Maria Maddalena mentre i tre petali non sono altro che i figli che essa ebbe da Gesù: Tamar, Joshua e Josephes.

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Il tema della “Linea di Sangue Reale” venne per la prima volta presentato ad un pubblico più vasto nel 1982, con l’uscita del saggio “Il Santo Graal” di Baigent, Leigh e Lincoln. Nelle loro teorie, la linea di sangue passerebbe per i sovrani Merovingi, e questa “origine divina” è alla base della leggenda che vedeva il re Meroveo, dal cui nome derivò quello della dinastia, generato da un mostro marino uscito dal mare. (Vedi anche Da Irminsul a giglio dei re merovingi)

A causa del simbolismo sparso ovunque, nelle strade, nei palazzi e nei vicoli, e per l’atmosfera magica che circonda e caratterizza Parigi, la capitale francese può ben definirsi una delle città più esoteriche d’Europa, in grado di rivaleggiare con Torino, Lione, Praga, Barcellona o Londra.

– Il sottosuolo della città vanta una fitta rete di gallerie sotterranee, divise tra linee del metrò, antiche Catacombe visitabili anche dai turisti e una vasta rete di cunicoli meno noti, che formano una città nella città, in larga parte inesplorata o conosciuta da pochi, popolata di figure sfuggenti, abitatori della notte e delle profondità della terra che si fanno chiamare “Cataphiles”.

– Le connessioni con le importanti dinastie dei Merovingi (molti dei quali sono sepolti nella Chiesa di St-Denis), i Cavalieri Templari (che avevano in Parigi il Quartier Generale principale fino ad arrivare alla Cattedrale di Rennes le Chateu), il Meridiano Zero di Francia (che attraversa la Chiesa di Saint-Sulpice, al centro di numerosi misteri), famosi alchimisti come Nicolas Flamel, o occultisti come Papus, ma anche Martines de Pasquallyed Eliphas Levi.

– La città è attraversata da est ad ovest dal famoso Axe Historique, un asse ideale lungo il quale sono allineati i maggiori monumenti di tutta Parigi e che ha un’importanza simbolica senza pari.

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I sotterranei di Parigi

I parigini la chiamano “Les Catacombs“, le Catacombe, ma la sterminata serie di gallerie che trafora come un gruviera il sottosuolo di Parigi è stata originata, sin dai secoli più antichi, dalle necessità più varie. Con i suoi circa 300 km complessivi, sviluppati fino a tre livelli ad una profondità che va dai 5 ai 30 metri sotto il livello stradale, il sistema delle Catacombe fa retrocedere persino la fitta rete della metropolitana, che con le sue 16 linee dall’estensione complessiva di circa 215 km è considerata la terza rete per estensione nell’Europa occidentale, dopo quelle di Londra e di Madrid.

I primi scavi risalgono addirittura ai tempi dei Romani, quando il sottosuolo venne usato come cava di materiali ai tempi della costruzione dell’antica Lutetia, ampliamento dell’insediamento originario instaurato su un’isola al centro della Senna, l’odierna Île-de-la-Cité. Nel corso dei secoli vennero scavate fognature, depositi di materiali, cripte, ossari e bunker, e questo labirinto di cunicoli ha favorito nel tempo traffici illeciti, incontri clandestini per società segrete, rifugio per criminali e ricercati e luogo ideale per cospirazioni, come quella ordita dalla Cagoule, falange armata di estrema destra che nel 1937 progettò un golpe nel quale i sotterranei ebbero parte importante.

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Di questa rete attualmente solo una piccola parte è visitabile (circa 3 km), e l’accesso avviene da Place Denfert-Rochereau. Il pezzo forte di questo tour è, senz’altro, l’Ossario di Parigi, nel quale furono accumulate, tra il 1786 e il 1859, le ossa di migliaia e migliaia di morti prelevate dai cimiteri parigini, in seguito ad un’ordinanza emanata per rimediare al sovraffollamento dei cimiteri e limitare i rischi di epidemie. Le ossa vennero accumulate in questo luogo ed accatastate in macabre composizioni che ricordano, in una certa parte, la famosa Cripta dei Cappuccini in Via Veneto, a Roma.

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Tutto il resto dei sotterranei è chiuso al pubblico, e inoltrarsi al suo interno è considerato illegale dal 1955. Incuranti del divieto, un nutrito gruppo di persone frequenta clandestinamente i sotterranei di Parigi da allora. Si fanno chiamare “les Cataphiles”, i “Catafili”: questo gruppo comprende semplici appassionati del sottosuolo, senzatetto, studiosi del mistero, artisti, musicisti e hippie di ogni genere. Sono persone ben organizzate, con torce e mappe dettagliate, frutto delle loro esplorazioni e, cosa più importante, sono dei ricercati. A causa del loro numero sempre crescente, infatti, la Polizia francese ha addirittura istituito uno speciale corpo di agenti, i cosiddetti “cataflics” (da noi si potrebbe chiamarli “catapoliziotti” o “catasbirri”…), addestrati nella speleologia urbana e incaricati di perlustrare i condotti e di multare o arrestare i trasgressori.

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Il Vascello di Iside anche nella Rue du Temple!

Parigi e i Templari

Il Quartiere del Tempio di Parigi, dove aveva sede il Quartier Generale dell’Ordine più ricco e potente di tutto il Medioevo, è localizzato nella zona centrale di Parigi (III Arrondissement) ed è segnalato da una fermata della metropolitana che i Parigini, in imitazione di quanto era già avvenuto per Londra, chiamarono “Temple” e che ancora oggi è una delle pochissime a conservare ancora l’insegna dell’epoca della costruzione (inizio 1900).

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Poco oggi rimane di quei tempi gloriosi, se non il nome di alcune vie nella topografia stradale. Questo luogo fu teatro, in quel famigerato Venerdì 13 Ottobre 1307, del primo grande arresto di massa, ordito in segreto dal re Filippo il Bello di Francia che intendeva sbarazzarsi dell’Ordine ed appropriarsi dei suoi beni. Esistono alcuni luoghi ancora legati all’Ordine del Tempio, se non altro dal punto di vista simbolico, come la Chiesa di Santa Elisabetta, traboccante di simbolismo, oppure quella di St. Merri, sul cui portale è incastonata una figura demoniaca comunemente additata come “Bafometto”.

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Templari a Parigi significa anche, notoriamente, parlare di Pont-Neuf: questo ponte sovrasta l’isolotto sul quale, il 18 Marzo del 1314, venne arso al rogo Jacques De Molay, l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine, insieme a Geoffrey de Charnay, Gran Precettore di Normandia nonché Tesoriere del Tempio. Il sito esatto è ancora oggi ricordato da una lapide commemorativa sotto il ponte ed è meta (quasi di “pellegrinaggio”) dei tanti appassionati di Templari).

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Parigi e la Via Turonense

Da Parigi partiva la Via Turonense, uno dei quattro cammini principali di pellegrinaggio in territorio francese. Questi percorsi raccoglievano i viaggiatori da ogni parte di Europa e li immettevano verso il Cammino di Santiago, raccordandosi tutti a Saint-Jean-Pied-de-Port (Cammino Francese), oppure al Passo del Somport (Cammino Aragonese), prima di addentrarsi in territorio spagnolo. La Via Turonense era così chiamata perché aveva una delle sue tappe principali a Tours, la città legata al culto di San Martino, ed era in particolare usata dai viaggiatori provenienti dal nord della Francia, nonché dall’Inghilterra, dal Belgio e dal nord della Germania.

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Oltre ai Cavalieri Templari, dunque, troviamo in città le mansioni o commanderie di numerosi altri ordini monastici e assistenziali dell’epoca. In particolare, l’ordine ospitaliere per eccellenza, quello dei Cavalieri di San Giovanni (in seguito diventato, attraverso successive trasformazioni, Ordine dei Cavalieri di Malta) aveva in Parigi una imponente commanderia che nei documenti più antichi è menzionata semplicemente come “maison de l’Hôpital”. Il suo territorio era delimitato da Place de Cambrai, Rue Saint-Jacques, Rue des Noyers e Rue de Saint-Jean-de-Beauvais. Dopo la soppressione dell’Ordine Templare (XIV sec.), gli Ospitalieri ne ereditarono i beni, e fecero dell’ex Quartiere del Tempio la loro nuova sede principale. L’antica commanderia rimase in utilizzo con il nome di Ancien Hôpital, per distinguerla da quella nuova. Talvolta la si trova indicata anche come Saint-Jean-de-Latran (ossia, “San Giovanni in Laterano”, come l’omonima basilica romana), ma non se ne conosce il motivo…

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In Rue Saint-Jacques si era stabilito anche un altro importante ordine, quello dei Cavalieri di Altopascio, detti anche Cavalieri del Tau per il simbolo distintivo che portavano cucito sopra il mantello: la Croce del Tau. Nato in Italia all’inizio dell’XI secolo, nel piccolo borgo di Altopascio, vicino Lucca, l’ordine raggiunse presto un notevole prestigio che mantenne per tutto l’arco dei due secoli successivi. Dopo aver instaurato numerose mansioni in Italia, soprattutto in località posizionate lungo la Via Francigena, l’Ordine cominciò ad espandersi anche all’estero. La mansione parigina venne fondata dopo il 1180, nella zona situata all’incrocio tra Rue Saint-Jacques e Rue de l’Abbé de l’Épée. Oggi vi troviamo la splendida Chiesa di Saint-Jean-de-Haut-Pas. La chiesa appartenne ai Cavalieri fino al XV sec., quando l’Ordine venne sciolto. Caterina de’ Medici, nel 1572, ne decise l’assegnazione ai Benedettini espulsi dall’Abbazia di Saint-Magloire, che ivi traslarono le sue reliquie.

Può un gruppo sedicente integralista islamico chiamarsi Isis/Iside? Evidentemente: no! E’ l’ennesimo tributo in codice che il potere occulto offre alla sua dea di riferimento.

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Il simbolo rappresenta la stella di Israele ed il gruppo dell’Isis è una creazione sionista

Nel 1890, gli occultisti dell’Ordine cabalistico della Rosa-Croce, Papus e Chamuel lanciano la rivista “Le Voile d’Isis“. Nel 1892 Chamuel diventa “vescovo” della chiesa gnostica, incaricato della diocesi di Saintes e La Rochelle, e adotta a questo scopo il patronimico Tau Bardesane.

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Toh, neanche a farlo apposta nel simbolo del Priorato è presente il Giglio!

Parigi e il Priorato di Sion

Strettamente connessi alla capitale francese sono anche molti luoghi legati al Priorato di Sion, la fantomatica Società Segreta nata ai tempi di Goffredo il Buglione, secondo un mito ben orchestrato dove la finzione e la mistificazione ha spesso preso il sopravvento sulla realtà. Tutto ebbe inizio, alla fine del XIX sec., dalle vicende legate al piccolo paese francese di Rennes-le-Château ed alle scoperte del parroco Berengér Saunière. In questo mito, Saunière dopo aver trovato le pergamene cifrate nascoste nel pilastro che sorreggeva l’altare nella Chiesa della Maddalena, si è recato a Parigi, presso Saint-Sulpice, per far tradurre le pergamene, e poi alMuseo del Louvre, per acquistare le copie di alcuni quadri di Nicolas Poussin e David Teniers. Nel famoso libretto esoterico denominato “Le Serpent Rouge”, il “Serpente Rosso”, ci sono indizi che coinvolgono il Meridiano di Parigi e due chiese del centro: l’Abbazia di Saint-German-des-Près e quella di Saint-Sulpice. Anche se tutta questa mitologia creata attorno al Priorato è frutto di una mistificazione, i luoghi che abbiamo citato esistono davvero e sono molto interessanti dal punto di vista simbolico.

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L’alchimista Nicolas Flamel, che viene indicato come 8° Gran Maestro del Priorato tra il 1398 e il 1418, realmente visse ed operò a Parigi durante quegli anni, e la sua abitazione, ancora oggi visibile in Rue de Montmorency, 51, sebbene trasformata in una taverna, presenta numerosi bassorilievi di carattere simbolico i quali, secondo la leggenda, se si riuscisse a decifrali descriverebbero il processo di trasformazione dei metalli vili in oro puro. Victor Hugo, altro presunto Gran Maestro (il 24° nell’elenco, in carica dal 1844 al 1885) descrisse nei suoi romanzi alcuni luoghi chiave del simbolismo parigino, come le già citate Catacombe e la gotica Cattedrale di Nôtre-Dame. Da non dimenticare, infine, la superba Basilica di Saint-Denis, che conserva le tombe di alcuni re Merovingi, che sono considerati i discendenti per linea di Sangue da Gesù stesso. (Vedi anche: Il Priorato di Sion, l’araba fenice delle società segrete e Il Priorato di Sion e la Linea Rosa)

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Parigi e la Massoneria – L’Axe Historique

Il famoso Axe Historique, l’asse viario che attraversa la capitale da est ad ovest ed è costellato dai più famosi monumenti della città, come la Torre Eiffel, l’Arco di Trionfo, l’Obelisco e il Museo del Louvre, è un compendio di simbolismo senza pari.  È interessante osservare quanto attorno a questi argomenti ruoti, in un modo o nell’altro, la Massoneria.

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Massone era l’ingegnere Gustaive Eiffel che progettò la Torre, così come Massone era uno dei progettisti che collaborò alla realizzazione dell’Asse. Troviamo simbologia massonica sparsa ovunque in tutta Parigi, come quella attorno al Ponte dell’Alma, dove trovò (per caso…) tragica morte in un presunto incidente d’auto la Principessa Diana d’Inghilterra ed il suo compagno Dodi Al-Fayed. Al centro del ponte è stata costruita una statua (la fiamma di Nimrod), in omaggio a Lady D, ma in realtà è l’ennesimo omaggio alla Dea Iside che è anche chiamata Diana. L’opera artistica del Ponte dell’Alma rappresenta inoltre la stessa fiamma che tiene in mano la Statua di Iside, soprannominata dai massoni la Statua della (Loro) Libertà!

Riferimenti:

I 7 Veli di Iside

Opere di G. G. Winckelmann

Lettre sur Les Prodiges

L’Angolo di Hermes 

Iside…Svelata

Vedi anche: Isis

Grecia, i dolori del giovane Tsipras

L’importante vittoria di Syriza nelle elezioni greche di domenica scorsa arriva con quasi sei anni di ritardo, anni nei quali i vari governi “tecnici” o “di unità nazionale” sono stati lo strumento per scaricare i costi del “salvataggio” della Trojka sulla popolazione. Le vere difficoltà per Alexis Tsipras, però, iniziano adesso. La sua vittoria da sola non basta a risolvere i problemi del paese e il suo programma sarà seriamente messo alla prova dalla realtà politica, economica ed istituzionale.

La posizione ufficiale di Syriza, al momento, è di “non intraprendere azioni unilaterali”. Questo vuol dire che non straccerà gli accordi presi, non farà default unilaterale sul debito, non uscirà dalla moneta unica. Gli organi dirigenti del partito hanno deciso di chiedere una “conferenza europea sul debito” nella quale negoziare con i creditori esteri, ormai principalmente istituzionali, un condono del debito esistente, che valga probabilmente anche per altri:  in primis  Spagna e Portogallo.

Come  notato recentemente  dal Financial Times, non si tratta di un’idea molto radicale, tanto che è stata proposta da quasi ogni economista  mainstream  . Come tante altre proposte ragionevoli circolate in questi anni, anche quest’ultima avrà poche possibilità di successo, considerando che dall’altro lato del tavolo ci saranno i paesi creditori, Germania, Francia e Olanda in testa, ma anche la Commissione europea, la BCE, il FMI.

 

Il Ministro delle Finanze tedesco, ha già fatto sapere che Tsipras non ha altra scelta che non sia rispettare gli impegni e gli accordi del precedente governo. Se la posizione dei creditori rimarrà questa, ben presto il nuovo governo greco si troverà ad un bivio: mantenere la via cooperativa e quindi rivedere drasticamente al ribasso le proprie ambizioni in quanto a condono del debito e rovesciamento dell’austerità, oppure abbandonarla e intraprendere azioni unilaterali.

In campagna elettorale, Syriza ha affermato di volere un condono del debito pubblico che potrebbe arrivare anche al 50% dello stock esistente. Nell’improbabile scenario di una decisione concordata, implicherebbe una riduzione del debito dal 180% al 90% del PIL. Si tratterebbe di un default importante, ma lascerebbe comunque una mole di debito difficilmente sostenibile in assenza di crescita economica sostenuta. Oltretutto, una volta concordato il default  parziale, la Grecia dovrebbe continuare a rispettare la  governance economica  europea e il  fiscal compact  . Sarebbe quindi da escludere una scossa in senso espansivo della politica fiscale a seguito di una ristrutturazione del debito.

Le nuove linee guida su un’interpretazione cosiddetta flessibile del Patto di stabilità e crescita, recentemente pubblicate dalla Commissione, possono abbonare al massimo qualche decimo di punto di deficit. Faranno guadagnare tempo (poco) a paesi comunque vicini al rispetto dei vincoli (come Italia, Belgio e Francia), ma sono assolutamente irrilevanti nel caso della Grecia. Un discorso simile vale per il programma di  quantitative easing  lanciato dalla BCE. Con il 2% del capitale della BCE sottoscritto dalla Banca Nazionale greca, solo il 2% degli acquisti riguarderà il debito pubblico greco. Quindi, se anche metà del debito venisse condonato, in base all’assetto istituzionale attuale, le prospettive di crescita per la Grecia non sarebbero molto maggiori rispetto a quelle odierne.

Ma anche immaginando che una maggiore spesa pubblica fosse possibile, magari nel quadro di una rinnovata  governance  economica europea, questa aumenterebbe il reddito disponibile, quindi (coi cambi fissi) anche il rapporto fra importazioni ed esportazioni, e quindi – a sua volta – il debito estero del paese. In altre parole, pur ripartendo da una situazione più favorevole, si ricostituirebbero quelle dinamiche che hanno contribuito a portare il paese nella crisi attuale.

A fronte di queste considerazioni, il secondo tipo di azione – la ristrutturazione ‘unilaterale’ -potrebbe comportare di fatto l’uscita dall’unione monetaria. Tsipras si è sempre prodigato nei mesi scorsi per scongiurare questa ipotesi, spiegando che il suo partito non ha assolutamente intenzione di portare la Grecia fuori dall’euro. Tuttavia alcuni esponenti di spicco di Syriza, l’economista Costas Lapavitsas in primis, già dal 2010-2011 avevano sostenuto che l’uscita dall’euro fosse l’unica soluzione per evitare il disastro. Avendo raggiunto un avanzo primario, la possibilità ora è credibile.

Un’uscita dalla moneta unica permetterebbe alla Grecia di completare quell’aggiustamento della bilancia commerciale che ha finora tentato a colpi di austerità e compressione dei redditi. Il mercato dei cambi lascerebbe la moneta nazionale deprezzarsi, e secondo il rapporto speciale di Moody  del 14 Gennaio scorso  nel medio-lungo termine, in seguito ad un’uscita dall’euro, la crescita in Grecia sarebbe superiore a quella negli altri paesi della zona euro, innescando anche in questi ultimi discussioni in merito all’opportunità di uscire.

Rimarrebbe l’incognita della tenuta del sistema bancario, tenuto ora in vinta dalla liquidità di emergenza fornita dalla BCE. La grossa differenza, però, rispetto all’uscita che poteva avvenire qualche anno fa, è che oggi più dell’80% del debito pubblico greco, rifinanziato in questi anni di aiuti della troika, è ormai emesso sotto legislazione internazionale e non più nazionale. In altre parole, rimarrebbe prezzato in euro e quindi insostenibile, necessitando un default totale. È anche per questo che molti creditori istituzionali stanno abbassando i toni e potrebbero essere pronti a negoziare con Syriza.

In conclusione, Alexis Tsipras in campagna elettorale ha fatto promesse moderate all’estero (escludendo categoricamente azioni unilaterali) e progressiste a casa (basta austerià , condono del debito e nuove politiche espansive di sostegno dei redditi), che non sono compatibili fra loro. Se manterrà le prime, sarà costretto a tradire il proprio elettorato, applicando ricette imposte dall’esterno e condannandosi ad una progressiva ma inesorabile erosione del consenso. Se invece vorrà mantenere gli impegni presi con gli elettori, dovrà spingersi fin dove ha finora detto di non voler andare. Il vero problema politico adesso sarà decidere chi tradire. La speranza è che non ripeta gli erroridi tanti governi di sinistra che si sono trovati a quello stesso bivio, anche perchè, dopo Syriza, potrebbe esserci Alba Dorata.

http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2015/1/31/43743-grecia-i-dolori-del-giovane-tsipras/

MARIO DRAGHI E LA MUTUALIZZAZIONE DEL RISCHIO

Ma guarda, se la finanza si lamenta della mancata mutualizzazione del debito respinta dalla germania, perché gli pseudo rappresentanti delle istanze sociali cavalcano e ripetono la stessa litania? Per il popolo?

 30 gennaio 2015

DI MATTEO CORSINI

“E’ vero che il rischio di perdite appare oggi molto limitato, ma resta il fatto che per ripagare quelle eventuali le banche centrali nazionali, visto che non hanno più la possibilità di stampare moneta avendola trasferita proprio alla Bce, non avranno altre risorse che il loro patrimonio o finanziamenti dallo Stato”. (P. Panerai)

Come è noto, lo scorso 22 gennaio la BCE ha annunciato il suo quantitative easing (QE), in base al quale da marzo aggiungerà agli attuali acquisti di cartolarizzazioni e covered bond anche titoli emessi da agenzie pubbliche, enti sovranazionali e, soprattutto, titoli di Stato.

Il compromesso imposto dalla Germania è però che l’80 per cento del rischio (percentuale più alta sui soli titoli di Stato) rimanga in capo alle singole banche centrali nazionali. Questo dovrebbe, nelle intenzioni, rassicurare l’opinione pubblica tedesca, che si suppone (penso a ragione) non capisca più di tanto gli aspetti tecnici della faccenda.

Il fatto che è pare che la cosa non sia molto chiara neppure in Italia, dato che in molti (tra i quali Paolo Panerai su Milano Finanza) hanno espresso le solite lamentele antitedesche per la decisione di non mutualizzare tutti i rischi.

Basta però analizzare cosa succede quando viene messo in atto il QE per rendersi conto che i tedeschi non sono affatto al riparo dai rischi dei Paesi periferici.

Infatti, quando le singole banche centrali nazionali comprano i titoli emessi dai rispettivi Stati, pagano emettendo base monetaria (euro). Tale base monetaria è in tutto e per tutto una passività della BCE, non delle singole banche centrali nazionali, dato che gli euro emessi in Italia, Francia, Germania ecc. sono fungibili. In teoria se la gran parte dei rischi derivanti dai titoli acquistati restano in capo alla banca centrale nazionale, i suoi azionisti potrebbero trovarsi a doverla ricapitalizzare in caso di perdite significative. Questo fa allarmare Panerai e tanti altri.

Ma il fatto è che i titoli saranno contabilizzati a costo ammortizzato, il che significa che le eventuali perdite saranno contabilizzate solo in caso di vendita a un prezzo inferiore a quello di acquisto, oppure in caso di default dell’emittente.

Il primo caso potrebbe verificarsi qualora la BCE, a un certo punto, decidesse di “smontare” il QE, interrompendo gli acquisti e iniziando a vendere i titoli accumulati. Considerando che ciò avverrebbe con ogni probabilità solo se la crescita dei prezzi al consumo superasse (e neppure di poco e per poco) il 2 per cento annuo, le perdite potrebbero essere superiori in Germania che altrove, dato che la Bundesbank si troverà nei prossimi mesi a comprare titoli anche a lunga scadenza con rendimenti negativi o positivi per pochi decimi di punto percentuale. Esisterebbe in teoria anche la possibilità che il QE venisse interrotto perché se ne constatano solo gli effetti collaterali di formazione di bolle, ma ciò rappresenterebbe un cambio di mentalità da parte dei banchieri centrali che credo abbia poche probabilità di verificarsi. Oppure si potrebbe giungere all’implosione del sistema, ma a quel punto sarebbero dolori per tutti, tedeschi inclusi.

Quello che in realtà temono maggiormente in Germania e che è stato determinante per rifiutare la mututalizzazione esplicita del rischio è che si verifichi un default da parte di uno o più Paesi aderenti all’euro.

Supponiamo, allora, che a fare default sia l’Italia. A quel punto la Banca d’Italia, imbottitasi di BTP nell’ambito del QE, potrebbe necessitare di una forte ricapitalizzazione. E chi dovrebbe ricapitalizzarla? I suoi azionisti, che sono per lo più banche italiane. A loro volta esposte al rischio di default della Repubblica italiana e debitrici della Banca d’Italia (come ramo operativo della BCE nell’ambito del Sistema Europeo di Banche Centrali) per i rifinanziamenti ordinari (MRO) o a lungo termine (TLTRO).

Ma se le banche non fossero in grado di ricapitalizzare la Banca d’Italia perché a loro volta insolventi, in barba alle recenti direttive che prevedono la “liquidazione ordinata” delle banche in crisi, la situazione sarebbe ingestibile (e le perdite della Banca d’Italia aumenterebbero). In questi casi alla fine interviene sempre lo Stato (caricando i costi sui cittadini), ma ricordiamo che nel caso specifico è proprio lo Stato il primo a essere insolvente.

Quindi potrebbe interviene il meccanismo europeo di stabilità (ESM), che però non ha abbastanza soldi in caso di default dell’Italia. Per cui ci si troverebbe con uno Stato insolvente, una banca centrale insolvente e nessuno dei suo azionisti in grado di ricapitalizzarla perché a sua volta insolvente.

Però gli euro emessi per comprare quei titoli restano nel passivo della BCE. Il che significa che, piaccia o non piaccia, il rischio vero (ossia quello di default) è in realtà mutualizzato. E questo a prescindere da come poi effettivamente la cosa viene risolta, se con una ristrutturazione del debito nell’ambito dell’area euro, oppure con una uscita del Paese insolvente. Si noti che anche nel caso in cui si evitasse il default mediante il ricorso preventivo alle Outright Monetary Transactions (OMT), si avrebbe mutualizzazione, perché a quel punto la BCE comprerebbe debito del Paese in difficoltà per importi illimitati, purché questo si sottoponga a un programma della cosiddetta Troika (BCE, Commissione Ue e FMI).

Durante la conferenza stampa post Consiglio direttivo del 22 gennaio, Mario Draghi ha minimizzato la questione della mutualizzazione solo parziale del rischio. Lo ha fatto con ogni probabilità per tranquillizzare ulteriormente l’opinione pubblica tedesca. In realtà la questione è irrilevante per opposti motivi e in caso di seria difficoltà/default di uno o più Stati ciò diventerà evidente.

http://www.movimentolibertario.com/2015/01/mario-draghi-e-la-mutualizzazione-del-rischio/?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Cuneo: 45enne imprenditore edile, rimasto senza lavoro, si suicida in casa

1 febbraio 2015

Il corpo senza vita di un uomo è stato ritrovato sabato 31 gennaio scorso nella sua abitazione di via Picat, nella Palazzina del Comune di Gambasca. Si tratta di Marco Sartoris, 45 anni, imprenditore edile da qualche tempo senza lavoro. Sulle cause della morte non ci sono elementi tali da alimentare dubbi di sorta. O comunque se ce n’erano sono stati fugati: si tratta di suicidio. Avvenuto probabilmente da un paio di giorni, forse nella serata di giovedì. Rimasto senza lavoro l’uomo era caduto in una brutta depressione che si era portata dietro tutti quei malesseri congeniti che altro non fanno se non aggravarla. L’uomo era sposato con la signora Daniela con la quale aveva una figlia, Samantha, da qualche tempo residente a Torino.

La donna non era in casa al momento del fatto, ma sarebbe stata proprio lei ad allertare la macchina dei soccorsi, dopo che il marito non le aveva risposto al telefono. A trovare il cadavere, e la casa perfettamente in ordine, è stato un vicino di casa, cui sarebbe stato chiesto di sincerarsi di persona delle condizioni dell’uomo.

Sul posto i carabinieri di Revello del Nucleo Radiomobile di Saluzzo, l’’equipe medica del 118 ed un’ambulanza. La data dei funerali dipende dal nulla osta dell’Autorità Giudiziaria.

 Fonte targatocn

http://www.crisitaly.org/notizie/cuneo-45enne-imprenditore-edile-rimasto-senza-lavoro-si-suicida-in-casa/

Disoccupazione: i trucchetti dell’Istat

Aumenta l’occupazione perché i disoccupati scoraggiati che non cercano il lavoro vengono “scorporati” ed inseriti tra gli inattivi. Come se fossero robot da mettere in stand-by. Non mangiano né tantomeno hanno bisogno di un tetto?!!?Ad ogni modo se ho un tasso di Occupazione del 55,7% il restante che fa? Tutti figli di papà?

 Occupati e disoccupati (dati provvisori)  

A dicembre 2014 gli occupati sono 22 milioni 422 mila: dopo il calo osservato nei due mesi precedenti, l’occupazione a dicembre aumenta dello 0,4% (+93 mila), tornando su valori prossimi a quelli di settembre. Su base annua la crescita è dello 0,5% (+109 mila).

Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, aumenta di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,3 punti rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 322 mila, diminuisce del 3,2% rispetto al mese precedente (-109 mila) mentre aumenta del 2,9% su base annua (+95 mila).

Il tasso di disoccupazione a dicembre scende al 12,9%, in diminuzione di 0,4 punti percentuali in termini congiunturali. Il calo osservato nell’ultimo mese è il primo segnale di contrazione della disoccupazione dopo un periodo di crescita che si è protratto nella seconda metà dell’anno. Rispetto ad un anno prima il tasso di disoccupazione è in aumento di 0,3 punti percentuali.

Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente; anche a novembre l’inattività aveva registrato un’analoga crescita, dopo il calo avviatosi nel mese di aprile. Su base annua l’inattività si mantiene in calo dell’1,9%.

Il tasso di inattività, pari al 35,8%, aumenta di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e diminuisce di 0,6 punti su base annua.

http://www.istat.it/it/archivio/146961

Stato-mafia, e ora Mancino chiama pure Mattarella

E’ lui, infatti, l’unico l’imputato del processo sulla trattativa Stato-mafia che ha dato mandato ai suoi legali, gli avvocati Massimo Krogh e Nicoletta Piergentili, di citare in aula il palermitano prescelto da Matteo Renzi per il Colle

di Sandra Rizza – 30 gennaio 2015

Anche se a sua insaputa, ancora una volta Nicola Mancino ha puntato dritto al Quirinale. E’ lui, infatti, l’unico l’imputato del processo sulla trattativa Stato-mafia che ha dato mandato ai suoi legali, gli avvocati Massimo Krogh e Nicoletta Piergentili, di citare in aula Sergio Mattarella, il palermitano prescelto da Matteo Renzi per il Colle. E’ così che ‘’l’uomo grigio’’, spedito a razzo verso la più alta investitura istituzionale, potrebbe ritrovarsi nei prossimi mesi nei panni di testimone davanti alla Corte d’assise di Palermo: e se diventasse davvero il dodicesimo inquilino del Quirinale, si assisterebbe al curioso bis di una deposizione presidenziale davanti ai pm che indagano sul patto Stato-mafia. L’avvocato Piergentili, oggi, in evidente imbarazzo, nicchia: ‘’Non mi sembra il caso di fare dichiarazioni sui nostri testi: al momento in aula vengono escussi i testi dell’accusa, e ci vorranno parecchie settimane prima di passare a quelli delle difese’’. Ma perché Mancino ha chiesto la citazione di Mattarella? Cosa si aspetta la sua difesa dalle dichiarazioni del giudice costituzionale che ha fatto del riserbo la sua cifra più caratteristica?

Preso in giro fino a qualche anno fa con il soprannome di  ‘’onorevole Martirello’’ per quella sua aria sofferta di parlamentare costretto a portare la croce di un gravosissimo impegno politico, ma in poche ore diventato nella descrizione della maggioranza renziana ‘’un grande italiano’’, Sergio Mattarella appartiene da sempre alla corrente di sinistra della Dc. La stessa di Ciriaco De Mita che di lui ebbe a dire: ‘’In confronto Arnaldo Forlani era un movimentista’’. La stessa di Mancino, ma anche la stessa di Calogero Mannino, ora sotto processo con il rito abbreviato perché considerato l’ispiratore della trattativa Stato-mafia. ”Con Mannino i rapporti erano normali, di reciproco rispetto”, spiegò lo stesso Mattarella nel processo che a Palermo vedeva l’ex ministro agrigentino imputato di concorso in associazione mafiosa (poi fu assolto). E nonostante i due avessero per anni condiviso la leadership della sinistra Dc in Sicilia, in quell’occasione Mattarella specificò di non sapere se Mannino, durante i suoi incarichi amministrativi o di governo, avesse favorito i cugini Nino e Ignazio Salvo, gli esattori mafiosi ma soprattutto i più potenti notabili dello Scudocrociato nell’isola. ”Ho conosciuto i cugini Salvo – spiegò Mattarella -Mannino puo’ avere adottato provvedimenti che riguardavano le esattorie, ma non so se si traducessero in favori”.

Ora gli avvocati di Mancino vogliono chiedergli se la scelta del politico avellinese al posto di Vincenzo Scotti al Viminale fosse legata a semplici logiche di partito, come sostenuto dalla difesa, oppure all’esigenza di ‘’liquidare’’ l’ex ministro dell’Interno, che era anche parlamentare, e che nel marzo del ’92 aveva lanciato l’allarme di Elio Ciolini su un ‘’strategia eversiva’’ che avrebbe aggredito l’ordine istituzionale, come sostenuto invece nell’atto d’accusa dei pm. Nel capitolato ammesso dalla Corte d’assise di Palermo, i difensori Krogh e Piergentili annunciano che a Mattarella intendono porre domande inerenti alla ”linea adottata dalla Dc nella lotta alla criminalità organizzata”, alla ”deliberazione del partito per rendere politicamente incompatibile la carica di ministro con quella di parlamentare, dopo le elezioni del ’92”, e infine alla fondatezza dell’auspicio che sarebbe stato manifestato da Antonio Gava ”di ricoprire l’incarico di capo dei senatori democristiani al quale era già stato eletto Mancino”.

Di questa citazione di Mancino, il candidato al Colle ora fa mostra di non sapere nulla. ‘’Apprendo – ha detto – di essere indicato come futuro testimone nel processo sulla trattativa’’. E l’avvocato Piergentili, ora che il suo teste è ad un passo dal Quirinale, è altrettanto parca di parole: ‘’Non mi sembra il momento di rilasciare dichiarazioni su di lui’’. D’altra parte è pur sempre lo stesso avvocato che nella Sala Oscura, davanti a Napolitano, prese la parola per manifestare il suo entusiasmo nel trovarsi di fronte ad una così alta carica: ‘’Volevo solo comunicare la mia emozione – disse – nello svolgere il mio mandato davanti alla sua persona e a questi splendidi arazzi’’. Quegli stessi arazzi che tra qualche ora potrebbero far da cornice all’insediamento di Mattarella nel palazzo che è la più estesa residenza di un capo dello Stato al mondo.

http://www.loraquotidiano.it/2015/01/30/stato-mafia-e-ora-mancino-chiama-pure-mattarella_23425/

Bce e QE: dove andrà a finire quel denaro?

L’annuncio di Mario Draghi, contestato dalla Germania, che la Banca centrale europea, unitamente alle banche centrali dei rispettivi Paesi, acquisteranno una montagna di titoli pubblici per tenere bassi i tassi di interesse e gli spread, e teoricamente, per sostenere una ripresa economica, è stata seguita dalla vittoria di Tsipras alle elezioni greche. Due fatti che sono strettamente legati e sui quali si giocherà il futuro dell’Unione europea.

È chiaro infatti che tra i Paesi beneficiari dell’intervento diretto della Bce non potrà esserci la Grecia il cui debito pubblico si colloca tra una fascia del 175 e del 180% del Prodotto interno lordo e considerato che Tsipras nelle sue promesse elettorali ha già anticipato di non voler onorare in tutto o in parte. E soprattutto di voler rivedere completamente i termini del piano di austerità concordato dai governi precedenti con la Troika (Fondo monetario, Bce e Commissione europea).

Già la decisione del direttivo della Bce, presa a maggioranza, è stata contestata dal membro tedesco, Jens Weidmann, governatore della Bundesbank ed ex consigliere economico di Angela Merkel. I tedeschi fremono infatti di sdegno alla prospettiva che tali soldi possano andare a finanziare un Paese che più dell’Italia si è caratterizzato per la finanza allegra e che ha truccato i propri conti pubblici (con la complicità dei tecnici della Goldman Sachs!) per ottenere il via libera ad entrare nel sistema dell’euro. L’aspetto più significativo di questa svolta, che si può certo definire storica, è il fatto che la Bce, pur delegando il 90% degli interventi alle banche centrali, si affianca alla Federal Reserve americana come finanziatore primario del debito pubblico. La montagna di miliardi di dollari immessi nel sistema da Bernanke e dalla Yellen sono stati indicati come la premessa dell’inaspettato boom dell’economia americana che sta registrando tassi di crescita annuali sopra il 3%. Un boom a fronte del quale si sta registrando però un generale impoverimento della classe media. Guarda caso lo stesso fenomeno sociale che si sta avendo in Europa, vedi l’Italia, a dimostrazione che si è attuato, e continua ad aversi, un massiccio trasferimento di ricchezza a favore del mondo finanziario e dei suoi più forti soggetti.

È altresì chiaro infatti che chi, come le banche, si colloca all’interno del processo di creazione della moneta, finisce per esserne avvantaggiato. Soprattutto se si prende moneta a prestito dalle banche centrali quasi gratis e lo si presta poi ai privati a tassi di interesse 10 volte superiori. Ed ancora se la moneta, ricchezza virtuale, viene trasformata in ricchezza reale e palpabile. In tale ottica la Bce ha confermato il suo ruolo di tutela delle banche alle quali in precedenza (novembre 2011-marzo 2012) aveva versato ben 1.000 miliardi di euro al tasso di interesse dell’1%. Soldi che soltanto in minima parte andarono a finanziare l’economia reale ma vennero utilizzati per ricapitalizzare gli istituti attraverso l’acquisto di titoli di Stato. Gli stessi titoli di Stato che adesso la Bce vorrebbe acquistare con il fine dichiarato che questa montagna di liquidità si trasformi in prestiti agevolati per le imprese che potranno in tal modo investire nell’innovazione tecnologica e nella ristrutturazione produttiva.

Visti i precedenti è lecito dubitarne. La Commissione europea, da parte sua, continua a condividere questo approccio finanziario ed ha invitato Tsipras e il suo governo a mantenere gli impegni presi sulla politica di austerità e sul taglio del debito pubblico, infischiandosene altamente se un terzo della popolazione è ormai ridotta sotto il livello di povertà. Ci aspettiamo, ha dichiarato un portavoce di Bruxelles, il rispetto delle promesse fatte dalla Grecia nei confronti ai cittadini europei (quelli che avevano sottoscritto i titoli di Atene) e delle istituzioni. Il neo ministro delle Finanze ha sostenuto che la Grecia vuole restare nell’euro ma che non pagherà tutto il debito pubblico che ha accumulato. Il “marxista libertario” (sic) Yanis Varoufakis insegna economia in una università del Texas, il che la dice lunga su quali siano i suoi referenti internazionali. Del resto, lo stesso Tsipras è in ottimi rapporti con il noto speculatore George Soros. In precedenza Varoufakis era stato consigliere economico del governo socialista. Incarico da cui si dimise perché contrario alle misure di austerità. È meglio che falliamo, era la sua tesi, così scarichiamo l’onere della bancarotta sui piccoli risparmiatori e sulle banche. L’euro deve essere riformato, ha insistito invece nella sua prima conferenza stampa. Non è in grado di sostenere questa crisi finanziaria.

Resta da vedere se la nuova Grecia avrà i margini di manovra per imporre una svolta in tal senso sotto la minaccia di una sua bancarotta e di una conseguente uscita dall’euro che avrebbero conseguenze devastanti per tutta l’Unione.

Irene Sabeni

http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2015/1/30/bce-e-qe-dove-andra-a-finire-quel-denaro.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

FLUORURO & INTELLIGENZA: I 39 studi che mostrano quello che non ti hanno detto

gen 29, 2015 by Dioni

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A partire da maggio 2014, un totale di 46 studi hanno esperito indagini circa la relazione tra fluoro e l’intelligenza umana e un totale di 31 studi hanno indagato il rapporto fluoro e l’apprendimento/memoria negli animali. Di queste indagini, 39 su 46 studi sull’uomo hanno trovato che l’esposizione al fluoruro elevata è associata and un QI ridotto, mentre 29 dei 31 studi eseguiti sugli animali hanno trovato che l’esposizione al fluoruro danneggia l’apprendimento e la capacità di memoria dei soggetti. Gli studi sull’uomo, che si basano sull’esame del quoziente intellettivo di oltre 11.000 bambini, forniscono prove convincenti che l’esposizione al fluoro durante i primi anni di vita può danneggiare il cervello in via di sviluppo del bambino.

Dopo aver esaminato 27 studi sul QI umano, un team di scienziati di Harvard ha concluso che l’effetto del fluoruro sul cervello in via di sviluppo dovrebbe avere una “priorità di ricerca elevata.” (Choi, et al 2012). Altri istituti di ricerca  sono giunti a conclusioni simili, tra cui il prestigioso National Research Council (NRC), e scienziati nella Divisione Neurotoxicology della Environmental Protection Agency (Mundy, et al). Nella tabella di seguito, riassumiamo i risultati di 37 studi che hanno trovato associazioni tra fluoro e ridotto quoziente intellettivo fornendo il link alle copie integrali degli studi. Per una discussione dei 7 studi che non hanno trovato un’associazione tra fluoro e QI, clicca qui .

Notizie in pillole Circa 39 studi:

  • Luogo di Studi: Cina (29), India (5), Iran (4), e Messico (1).
  • Fonti di esposizione al fluoruro: 32 degli studi sul QI di 39 comunità in cui la fonte principale di esposizione al fluoruro era l’acqua; sei studi hanno esaminato l’esposizione fluoruro da combustione del carbone.
  • Livelli di fluoro nell’acqua: riduzioni del QI sono stati significativamente rilevati con livelli di fluoruro di appena 0,88 mg / L tra i bambini con carenza di iodio. (Lin 1991) Altri studi hanno evidenziato riduzioni di quoziente d’intelligenza a 1,4 ppm (Zhang 2012), 1,8 ppm (Xu 1994) ; 1.9 ppm (Xiang 2003a, b); 0,3-3,0 ppm (Ding 2011);2,0 ppm (Yao 1996, 1997); 2,1-3,2 ppm (An 1992); 2,3 ppm (Trivedi 2012); 2.38 ppm (Poureslami 2011) ; 2.45 ppm (Eswar 2011), 2,5 ppm (Seraj 2006); 2.85 ppm(Hong 2001); 2.97 ppm (Wang 2001, Yang 1994), 3,1 ppm (Seraj 2012); 3.15 ppm(Lu 2000); 3,94 ppm (Karimzade 2014); e 4.12 ppm (Zhao 1996).
  • Livelli di fluoro nelle urine: 13 di questi studi sul QI su 37 hanno fornito dati sul livello di fluoro nelle urine dei bambini. 8 di questi 12 studi hanno riportato che il livello medio di fluoruro urine era inferiore a 4 mg / l, e 6 hanno riportato livelli medi di fluoro inferiori a 3 mg / L. Per mettere questi livelli in prospettiva, uno studio dall’Inghilterra ha rilevato che il 5,6% della popolazione adulta in aree in cui il fluoro ha livelli elevati hanno percentuali di fluoro urinario superiore a 3 mg / L, e il 1,1% ha livelli superiori a 4 mg / L. (Mansfield 1999 ) Anche se vi è una spaventosa mancanza di dati sul fluoro nelle urine tra i bambini negli Stati Uniti, l’eccessiva ingestione di dentifricio al fluoro tra alcuni bambini è quasi certo possa produrre livelli di fluoro nelle urine che eccedono 2 ppm in una parte della popolazione infantile .

Limitazioni metodologiche

Come giustamente entrambe gli studi sia di NRC che Harvard hanno rilevato, molti degli studi effettuati sulle interazioni tre fluoruro / QI si sono basati su disegni relativamente semplici e non hanno adeguatamente valutato tutti i fattori che possono influenzare l’intelligenza di un bambino (per esempio, l’educazione dei genitori, status socio-economico, piombo e l’esposizione arsenico). Per vari motivi, tuttavia, è estremamente improbabile che queste limitazioni possono spiegare l’associazione tra fluoro e le diminuzioni del QI.

In primo luogo, alcuni degli studi fluoruro / QI hanno controllato i fattori chiave pertinenti e le associazioni significative tra fluoro e ridotto quoziente intellettivo sono stati comunque rilevate. Questo fatto è stato confermato nello studio di Harvard, che ha riferito che l’associazione tra fluoro e QI rimane significativo se si considerano solo quegli studi che hanno controllato anche alcuni fattori chiave (ad esempio, arsenico, iodio, ecc.) Infatti, i due studi che esaminavano il maggior numero di fattori ( Rocha Amador 2007 ; Xiang 2003a, b ) hanno riportato alcune delle più evidenti relazioni tra fluoro e QI fino ad oggi.

In secondo luogo, l’associazione tra fluoro e ridotto quoziente intellettivo nei bambini è confermata  in modo coerente con una grande quantità di altri elementi di prova. Altri studi sull’uomo , per esempio, hanno trovato associazioni tra fluoro e neurocomportamenti associabili al fluoruro come neurotossina. Inoltre, studi su animali hanno ripetutamente evidenziato che il fluoro danneggia l’apprendimento e la capacità di memoria dei ratti in condizioni di laboratorio attentamente controllate. Altri elementi di prova ancora più evidenti sulla ricerca compiuta negli animali hanno mostrato che il fluoro può danneggiare direttamente il cervello, una scoperta che è stata confermata in studi su feti umani abortiti provenienti da zone ad alto concentrato di fluoro.

Infine, vale la pena considerare che prima che qualsiasi studio evidenziasse la connessione tra fluoro e ridotto quoziente intellettivo negli esseri umani nel mondo occidentale, un team di scienziati americani in un centro di ricerca affiliato con Harvard aveva previsto (basandosi sugli effetti comportamentali negli animali trattati con fluoro) che il fluoro può essere in grado di ridurre QI nell’uomo. (Mullenix 1995)

Riassunto

Quando si considera la coerenza dei numerosi studi su animali, è molto improbabile che i 38 studi sull’uomo che hanno rilevato associazioni tra fluoro e QI ridotto possono essere tutti un frutto del caso. La domanda di oggi, dunque, non è SE il fluoro riduce il QI, ma a quale dosi, in quanto tempo, e come questa dose e il tempo varia in base allo stato nutrizionale di un individuo, allo stato di salute e all’esposizione ad altri agenti inquinanti (ad esempio, alluminio, arsenico , piombo, ecc.) Di particolare interesse è l’effetto del fluoruro sui bambini nati da donne con apporto di iodio non ottimale durante il periodo di gravidanza, e / o gli effetti del fluoruro su neonati e bambini con assunzione di iodio non ottimale. Secondo i Centri statunitensi per il Controllo delle Malattie, circa il 12% della popolazione degli Stati Uniti è carente esposizione allo iodio.

CLICCA QUI PER LEGGERE I DETTAGLI DEI 39 STUDI CHE EVIDENZIANO UNA ASSOCIAZIONE TRA FLUORO E QI RIDOTTO (INGLESE)

L’articolo è stato pubblicato su Fluoride Action Network (FAN) che mira a sensibilizzare il pubblico sulla la tossicità dei composti del fluoro tra i cittadini, scienziati e politici. FAN non solo fornisce informazioni complete e aggiornate, ma resta vigile nel monitorare le azioni delle agenzie governative che hanno un impatto dell’esposizione del pubblico al fluoro.

Traduzione di Franco Ciotoli per Dionidream

http://www.dionidream.com/fluoruro-intelligenza-i-39-studi-mostrano-non-ti-detto/

I paracadusti americani pronti a volare in Ucraina

A partire dalla prossima primavera forniranno addestramento all’esercito di Kiev. Nel frattempo, gli Usa consegnano mezzi blindati agli ucraini

Matteo Carnieletto – Gio, 29/01/2015 – 17:23

Caserma Carlo Ederle, Vicenza. O, meglio, Camp Ederle, come lo chiamano i soldati americani che lì vivono e si addestrano. Sono partiti da qui, lo scorso settembre, i paracadusti americani della 173esima Brigata aerotrasportata.

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•            La lunga mano dell’America: soldati Usa in Ucraina

Si sono diretti in Ucraina per svolgere un’esercitazione militare della Nato denominata “Rapid trident”.

Ed è da qui che i paracadutisti americani della 173esima brigata di Ederle e Dal Din partiranno nuovamente. La meta sarà la stessa: l’Ucraina. Raggiungeranno le zone – caldissime – che da oltre un anno vedono l’esercito di Kiev scontrarsi con i filorussi.

Questa operazione si inserisce nel progetto prospettato da Ben Hodges, capo della Us Army Europe: a partire dalla prossima primavera i soldati americani saranno impiegati per addestrare l’esercito di Kiev.

Lo scorso 19 gennaio, inoltre, gli Stati Uniti hanno consegnato all’esercito ucraino il prototipo di un nuovo veicolo blindato, il Kozac. Era questo, del resto, uno dei patti siglati tra americani e ucraini il 4 giugno 2014.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/paracadusti-americani-partono-lucraina-1087335.html

LUC MICHEL SUR ‘CITOYEN TV’: RACISME ET QUESTION NOIRE AUX USA!

PCN-TV avec Citoyen TV / 2015 01 15/

PCN-TV - Lsur CITOYEN TV faillite de l'ONU (2015 01 30) FR

Luc MICHEL sur CITOYEN TV

– la TV de la Diaspora africaine (Paris) –

analyse sans concessions le racisme et la Question noire aux USA

dans le JOURNAL du 15 janvier 2015 (à 5 min 49) …

 Le Journal complet sur : https://vimeo.com/118432797

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