Tumori, torna la cura Di Bella. Dal figlio migliaia di pazienti

 ma il diritto alla cura ed al piano terapeuto non era un diritto conquistato in democrazia???????
O è stato “privatizzato” ed appaltato alle aziende farmaceutiche che decidono quale prodotto deve essere imposto a seconda del profitto ricavabile????
Libertà di scelta nella cosiddetta democrazia vero???
Speculare sull’unica vita che si possiede, è ripugnante. Ma è democrazia, dove si dice si abbiano parità di diritti e di dignità. E dove si dice le cure siano “offerte” dallo Stato al quale vanno una caterba di tasse del cittadino, anche di quello malato.
Torna d’attualità?? Negli Usa hanno visti i risultati e da quando hanno deciso anni or sono di includerla nei piani terapeutici non hanno alcun dubbio.
Noi no. Abbiamo da difendere la mafia della chemio.

Stessi farmaci. E alcuni tribunali impongono alle Asl il rimborso dei costi
La terapia Di Bella torna d’attualità

Lodovico Poletto
BOLOGNA
 
Se c’è una parola che potrebbe riassumere tutto è «speranza». Di guarire, certo. Ma anche di tornare a una vita non più sospesa tra la morte e l’attesa che giunga. Quella vita che, giura un avvocato di San Severo di Foggia, ha ritrovato sua moglie. Condannata da un tumore alla mammella «e tornata sana. Alla faccia di ciò che diceva la scienza ufficiale». Tornata al mare con i figli e il marito, a dispensare sorrisi e carezze, a fare progetti. «E tutto grazie alla Cura Di Bella».
A quindici anni, quasi, dalla fine della sperimentazione, il «Metodo Di Bella» è diventato – così spiega l’avvocato Gianluca Ottaviano che oggi segue alcuni pazienti Stamina – la seconda cura antitumorale del Paese». La prima è quella erogata dal servizio sanitario nazionale. L’altra quella che Giuseppe Di Bella, figlio di quel medico dai capelli bianchi che, alla fine degli Anni 90, riuscì ad ottenere la sperimentazione della sua terapia anticancro – somministrata da anni nel suo studio di via Marconi, centro di Bologna.

E qui la differenza la fanno i numeri. Due-tre mila persone curate, in pochi anni. Esiti molto diversi tra loro, certo. Ma alcuni casi fanno scalpore. E a quella porta vanno a bussare migliaia di persone. «Niente mail» ne arrivano troppe con richieste di terapia. Solo telefonate, e anche così è complicato star dietro a tutti. Arrivano uomini con tumore alla prostata. Donne con patologie terribili e devastanti. «Gente ormai al quarto stadio, quelli che già respirano il fiato della morte» dicono a Bologna. E lui, Giuseppe Di Bella li riceve tutti. Parla per ore, spiega tutto, e se è il caso parte con la terapia. I farmaci sono quelli di sempre, quelli che già suo padre utilizzava a suo tempo. Somatostatina prima di tutto e poi ancora octreotide, vitamine (A, C, D, E) melatonina, calcio e molto altro ancora.

«I risultati ci sono e ottimi» s’infervora l’avvocato Ottaviano. «L’unico guaio è che la si deve pagare tutta di tasca propria. E non tutti possono permetterselo». Come accade con Stamina, con le cure imposte dai tribunali, anche in questo caso la magistratura si fa sentire. I tribunali di Lecce, di Lucca e una sfilza di altri, hanno ordinato alle Asl di competenza di «pagare le cure ad alcuni malati». E ci sono altre sentenze in arrivo. I giudici si basano sugli esiti delle perizie dei Ctu (i consulenti) che se notano una regressione della malattia, o una stabilizzazione dicono: «L’Asl deve pagare le cure già fatte e quelle che verranno». È già accaduto parecchie di volte. Accadrà ancora. «Ne abbiamo altre in arrivo, saranno rivoluzionarie. Questa volta non si potrà più far finta che la cura non esista» dicono i pazienti.

E poi c’è la questione denaro. Quanto costa comprarsi questa speranza. Tanto o poco, a seconda di quanto sei attaccato a questa vita, certo. Ma anche di quali sono le entrate di chi va a bussare a quella porta. Duemila euro al mese di medicinali, stima qualcuno. Ma i consulti con Giuseppe Di Bella non costano. «Paghi la prima visita e poi basta, anche se lui ti vede e ti rivede decine di volte» dicono i pazienti.
Ripartire con richieste di sperimentazione a livello nazionale? «Non ha senso» suggerisce Giuseppe Di Bella. «Non ha senso» insistono alcuni pazienti. E la coda davanti alla porta si allunga, in un pellegrinaggio alla ricerca della speranza.

Fonte: http://www.lastampa.it/2014/09/20/italia/cronache/tumori-torna-la-cura-di-bella-dal-figlio-migliaia-di-pazienti-YdotgoeILcbLV8XYLe1QiJ/pagina.html

“IL GOVERNO NON HA ALCUNA INTENZIONE DI FINANZIARE IL PROGETTO, GLI ULTRAS DEL TAV SE NE FACCIANO UNA RAGIONE”

http://www.marcoscibona.it/home/?p=715
 

L’ha detto chiaro e tondo in televisione il premier Renzi: Tav Sì, Tav No, Tav forse. Che tradotto da politichese significa ciò che sosteniamo da tempo: No Tav. Cambiano gli addendi ma non il risultato. Dunque non ci sorprende l’ennesimo polverone mediatico che vorrebbe l’opera bloccata a causa dei soliti burocrati romani.

Ormai è chiaro a tutti come il Governo non abbia alcuna intenzione di portare avanti lo scellerato progetto della Nuova Linea Torino Lione.

Se da un lato ci sono i proclami mediatici o i famosi tweet, dall’altro ci sono gli inestricabili nodi burocratici che fanno capire come ormai la sostenibilità politica ed economica di questo enorme sperpero di risorse pubbliche sia pari allo zero.

I funzionari, quella burocrazia che si vorrebbe piegare, non sono tenuti a fare atti di fede su progetti e bontà delle opere. Cosa invece che continua a fare qualche politico di turno, qualche tifoso della curva TAV, buono solo a far polemiche.

Si pensi finalmente ai cittadini, si dia corso ad un serio e diffuso programma di recupero del territorio e di rilancio delle tratte ferroviarie esistenti. Evitiamo dunque di sprecare gli ultimi, pochi, soldi rimasti in un progetto inutile, improduttivo ed esageratamente oneroso per le casse dello Stato.

Marco Scibona, Senatore M5S
Francesca Frediani, Consigliere regionale M5S Piemonte

Mafia Capitale, così i boss eleggevano i deputati del Pd

08 dicembre 2014
 
ARTICOLI CORRELATI
 
 
 
 
L’ombra dello scandalo Mafia Capitale si allunga sui deputati del Partito democratico. La manina di Buzzi e dei suoi scagnozzi avrebbe agito sulle parlamentarie Pd del 2012. Un sospetto forte, quello che la cupola abbia orientato il voto “tutto in famiglia” che di fatto garantiva il via libera per Montecitorio. Un voto orientato, magari – come scrisse Libero in tempi non sospetti – spedendo ai seggi rom e nomadi “stimolati” con piccole somme di denaro.
 
Quella frase… – Alla luce di questo sospetto, vanno rilette le parole di Marianna Madia del giugno 2013, quando affermò: “A livello nazionale nel Pd ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie parlamentari ho visto delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”. Una frase che al tempo passò quasi inosservata, e che oggi, invece, potrebbe essere letta sotto una nuova luce.
 
L’indagato – Tra gli eletti alle parlamentarie ci fu anche Marco Di Stefano, l’esponente del Pd indagato per la maxi-tangente da 1,8 milioni che avrebbe incassato da assessore della Regione Lazio. Di Stefano, al tempo, arrivò sedicesimo ed entrò a Montecitorio in seguito alla particolare rinuncia di Marta Leonori. Tra le carte dell’inchiesta, inoltre, spuntano Micaela Campana e Umberto Marroni, altri due “selezionati” alle parlamentarie del Pd.
 
Interrogazioni – Per inciso, la Campana domenica ha gridato al linciaggio mediatico. Lei non è indagata, ma di sicuro cfu contattata da Buzzi, che le chiedeva un’interrogazione parlamentare in favore della sua cooperativa. Lo stesso Buzzi trattava da referente affidabile Marroni, che da onorevole, stando all’informativa dei Ros, avrebbe subito pressioni da Buzzi per presentare la medesima interrogazione.
 
Di seguito, i risultati delle parlamentarie nella circoscrizione di Roma città, dal primo classificato all’ultimo.
 
– Stefano Fassina, voti 11.770
 
– Ileana Argentin, 6.898
 
– Micaela Campana, 6.803
 
– Umberto Marroni, 5.476
 
– Matteo Orfini, 4.993
 
– Marianna Madia, 5.967
 
– Roberto Morassut, 4.537
 
– Monica Cirinnà, 4.464
 
– Roberto Giachetti, 4.243
 
– Marco Miccoli, 4.019
 
– Maria Coscia, 3.987
 
– Lorenza Bonaccorsi, 3.711
 
– Walter Tocci, 3.568
 
– Giuseppina Maturani, 3.518
 
– Daniela Valentini, 2.655
 
– Marco Di Stefano, 2.573
 
– Ivana Della Portella, 2.524
 
– Luisa Laurelli, 2.177
 
– Paolo Quinto, 1.261
 
– Vincenzo Vita, 1.243
 
– Roberto Di Giovan Paolo, 1.065
 

Procura Torino ancora battuta: rifiutate le richieste di archiviazione in due casi No Tav

post — 11 dicembre 2014 at 01:03

procura_torino_targa

Il GIP Vitelli (assolse Alberto Stasi in primo grado dall’accusa di aver ucciso Chiara Poggi) in due diversi casi negli ultimi mesi ha ridimensionato i tentativi fissi del “pool no tav” della Procura di Torino di fare muro contro le denunce dei No Tav.

Il primo caso risale all’8 dicembre 2011: Yuri viene gravemente ferito da un lacrimogeno sparatogli in testa dalle forze dell’ordine.

Che ritardano pure l’autoambulanza per il soccorso del giovane manifestante.

Di fronte alla denuncia, il “pool” guidato da Giancarlo Caselli chiede l’archiviazione perché sarebbe impossibile risalire agli agenti che spararono. Sul ritardo dicono: non c’è prova che abbia influito sulle condizioni di salute di Yuri.

Questo video, dai 55’’ in poi https://www.youtube.com/watch?v=K1sdZpx3XcQ vi ricordano quel giorno cosa combinavano i carabinieri.

L’opposizione non si fa attendere: certo che è impossibile risalire…se non si fa nessuna indagine! Ad esempio se non si cerca di capire chi avesse in dotazione i lanciagranate, chi comandasse, se qualcuno avesse visto, etc etc. La richiesta quindi era di acquisire gli ordini di servizio, i registri carico e scarico dei lacrimogeni, i filmati che riprendono le Forze dell’Ordine, etc etc.

Vitelli ha accolto l’opposizione della difesa. In sostanza dicendo: il principio della procura (archiviare quando è impossibile individuare i colpevoli) è valido solo se si sono fatte delle indagini, che invece nel caso di Yuri non ci sono.

<<comprendere se le lamentele del querelante in merito al corretto operato della polizia operante (rispetto al lancio di lacrimogeni ad altezza uomo) e ad un’eventuale omissione di soccorso a danno dello stesso che cadeva ferito (si veda documentazione medica in atti) a causa del lancio di uno di questi siano o meno fondate o comunque suscettibili di essere provate presuppone, infatti, l’espletamento di un approfondimento istruttorio>>

E così ordina alla procura di fare molte delle attività indicate dall’avvocato di Yuri del pool legale no tav: acquisizione di video e di foto, acquisizione di ordini di servizio, identificazione della specifica funzionaria che avrebbe ostacolato i soccorsi, acquisizione delle comunicazioni tra lei e la Questura.

Il secondo caso.

Alberto Perino era stato definito insieme ad altri come un losco imbrattacessi, balengo, brigante, drogato, malmesso, e accusato -non velatamente- di aver danneggiato la vigna dell’allora sindaco di Chiomonte Pinard.

La procura di Torino aveva minimizzato le offese e chiesto l’archiviazione della denuncia.

Perino si era opposto: essere accusato ingiustamente di aver distrutto una vigna non è diffamatorio???

Il GIP Vitelli ha accolto l’opposizione con un ragionamento molto semplice:

<<Attribuire in modo allusivo ma inequivoco uno specifico fatto di reato ad una persona per la sua appartenenza al movimento NO TAV (senza averne la prova) esorbita evidentemente dall’esercizio del diritto di manifestazione del pensiero ed offende l’onore e reputazione del soggetto destinatario>>.

In più, come chiedeva Perino, ha ordinato alla Procura di ricercare le identità delle altre persone che avevano ridistribuito il messaggio diffamatorio. Vedremo come prosegue.

La morale.

Immaginatevi se ad aver ricevuto l’offesa di essere un drogato e distruttore di vigne, oppure una pietra sulla tempia, fosse stato non Perino, non Yuri, ma un agente di polizia: il ‘pool no tav’ della procura avrebbe (lo ha fatto in passato, lo fa nel presente) disposto intercettazioni ambientali, perquisizioni, sequestri, arresti. Tutto in tempi strettissimi con plurimi Digos in missione.

Lo diciamo da tempo e continueremo a ripeterlo: nella materia No Tav la procura di Torino usa pesi e misure diverse, e quando sono i No Tav a denunciare i tempi diventano più lunghi, le risorse esigue, l’impegno di dotazioni ridicolo, l’impegno giuridico da far sorridere…

Questi sono due dei casi dove a denunciare sono stati i No Tav e nei quali la Procura di Torino ha fatto nulla o pochissimo nel loro interesse, per poi chiedere l’archiviazione contro ogni evidente fondamento giuridico. E’ bastato un semplice controllo giurisdizionale in indagini preliminari per smentire questa impostazione: le indagini devono essere fatte, le imputazioni devono essere contestate.

Niente di rivoluzionario, anzi, ma per la Procura di Torino, che notoriamente fa capolinea davanti alla Cassazione di Roma, è una novità.

Lezione di macro economia

Helga è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte.

bar1

Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono disoccupati e che quindi dovranno ridurre le consumazioni e frequentazioni, escogita un geniale piano di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti).

bar2

La formula “bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città.

bar3

Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande e naturalmente nessuno protesta, visto che nessuno paga: è un rialzo virtuale. Così il volume delle vendite aumenta ancora.

bar4

La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk manager, il fido è garantito da tutti i crediti che il bar vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia.

bar5

Intanto l’Ufficio Investimenti & Alchimie Finanziarie della banca ha una pensata geniale. Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un’obbligazione nuova fiammante e collocarla sui mercati internazionali: gli Sbornia Bond.

bar6

I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette, e gli investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Così, dato che rendono bene, tutti li comprano.

Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con alto rating, che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia Bond.

bar7

Un giorno però, alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che, visto che in giro c’è aria di crisi, tanto per non rischiare le riduce il fido e le chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite.

A questo punto Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro debiti. Il che è ovviamente impossibile essendo loro dei disoccupati che si sono anche bevuti tutti i risparmi.

bar8

Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i fondi.

Il bar fallisce e tutti gli impiegati si trovano per strada.

bar9

Il prezzo degli Sbornia Bond crolla del 90%.

La banca che li ha emessi entra in crisi di liquidità e congela immediatamente l’attività: niente più prestiti alle aziende. L’attività economica locale si paralizza.

bar 10

Intanto i fornitori di Helga, che in virtù del suo successo, le avevano fornito gli alcolici con grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano ora pieni di crediti inesigibili visto che lei non può più pagare.

Purtroppo avevano anche investito negli Sbornia Bond, sui quali ora perdono il 90%.

Il fornitore di birra inizia prima a licenziare e poi fallisce.

bar11

Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente che chiude subito lo stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a 6.000 chilometri di distanza.

Per fortuna la banca viene invece salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero.

bar12

Per reperire i fondi necessari il governo ha semplicemente tassato tutti quelli che non erano mai stati al bar di Helga perché astemi o troppo impegnati a lavorare.

bar13

Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica degli Sbornia Bond alle cronache di questi giorni.

by Dimitri

“EDUCAZIONE FINANZIARIA”: IL PARASSITISMO DELLE BANCHE SULLA “PAGHETTA” DEI RAGAZZI – C.O.M.I.D.A.D.

non si vedono però le numerose contestazioni come per la riforma moratti
Ci sarebbe da non crederci, se non ce lo dicessero loro stessi. Anche la “paghetta” può diventare un business per le banche; ed un quotidiano “serio” come “Il Sole-24 ore” spiega ai genitori i vantaggi di una “educazione” finanziaria per i ragazzi, basata sull’elargire la paghetta ai figli non più in contanti, ma attraverso carte di credito prepagate. Del resto si può capire, dato che milioni di piccole “paghette” comportano un giro di miliardi, ed è ovvio che le banche ne reclamino una parte.
Ecco come funziona il lobbying delle multinazionali: si individua un possibile business – magari il più sordido, meschino e parassitario -, ma lo si pone sotto l’ombrello rassicurante di una parola suggestiva che suoni “nobile” per i più: “educazione”. Il punto di forza del lobbying sta nella sua totale irresponsabilità. Il lobbying infatti non si pone problemi di compatibilità economica o di progetto sociale, ma si limita a parassitare tutto; non solo i linguaggi, ma persino il senso di responsabilità delle opposizioni, fagocitate nel sistema ogni volta che si tratta di riparare guasti tali da rischiare di compromettere anche gli affari. Tra le opposizioni c’è chi parla di sequestro di democrazia e di sovranità da parte dei “Mercati”. Alcuni, più concretamente, si spingono a chiamare i “Mercati” con il loro vero nome, cioè le multinazionali, e le loro lobby insediate negli organismi internazionali, dal Fondo Monetario Internazionale, alla Unione Europea, alla stessa NATO
 
Con questa idea del sequestro di democrazia e sovranità, si rischia però di idealizzare un passato tutt’altro che ideale, e di rimpiangere una “democrazia” che non c’è mai stata. Alla pubblicità ingannevole delle lobby si contrappone una pubblicità auto-ingannevole basata sulla nostalgia di un “mondo buono”. In sé non ci sarebbe nulla di male, ma in tal modo si rischia di idealizzare non solo il passato, ma anche le possibili alternative all’attuale stato di cose, come se per opporsi alle frodi occorresse preventivamente vantare uno stato di perfezione. Basterebbe invece chiamare le frodi e la pubblicità ingannevole con il loro nome.
Oggi l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, cioè un’emanazione del FMI) spara una spudorata propaganda, con fasulle statistiche ad hoc, secondo cui gli studenti italiani risulterebbero ultimi in “educazione finanziaria”. La stampa lobbistica getta l’allarme, e ci ammonisce che bisogna correre ai ripari. Alla fine, per rassicurarci, ci si “informa” sul fatto che l’educazione finanziaria è al primo posto nell’agenda della “Buona Scuola” di Renzi.
 
Non c’era da dubitarne. Quel che resta della Scuola pubblica va mandato in malora con le varie “riforme”, sempre le stesse, ripresentate in fotocopia. La “riforma” della Scuola di Renzi replica quelle della Gelmini e della Moratti, come del resto il suo “Jobs Act” ripresenta le stesse formule di Sacconi. Non si tratta di autentiche riforme, ma di colpi di piccone, di mera delegittimazione dell’esistente. Si parla di nuovo di subordinare la Scuola all’imprenditoria privata, ma intanto l’istruzione tecnica e professionale è stata gettata nel caos, mentre una volta le aziende private avevano a disposizione periti qualificati a spese dello Stato. Ci si prospetta ancora come una panacea il favorire una maggiore competizione fra i docenti, come se gli insegnanti non si odiassero fra di loro già abbastanza.
Lo scopo di tutto ciò è di spostare l’istruzione vera verso l’Università ed i corsi pre-universitari gestiti dagli stessi Atenei, ovviamente a pagamento, o meglio a credito, in modo che ogni studente si laurei con centomila euro di debito sulle spalleMa, nel frattempo, il simulacro della Scuola pubblica può essere riciclato come centro commerciale per prodotti finanziari. Le circolari ministeriali intanto ci informano sui progressi e sui prossimi obiettivi dell’educazione finanziaria nella Scuola. In una di queste circolari, firmata dal capo-dipartimento Chiappetta, c’è una parola significativa: “veicolare”.
La stessa Scuola pubblica comincia infatti a distribuire una “Carta dello Studente” gestita da BancoPosta, che può essere utilizzata anche come carta di credito prepagata, in modo che i genitori possano utilizzarla per versarvi la “paghetta” per i figli. La Scuola pubblica si fa parte attiva nel lobbying, e si incarica di “veicolare” il business bancario del parassitismo sulle “paghette”. Quando BancoPosta sarà definitivamente privatizzato, potrà consegnare il business già avviato in mani più avide ed esperte.
Cos’è, “capitalismo straccione all’italiana”, come direbbe la Gabanelli? Tutt’altro, visto che la tendenza è internazionale. L’insospettabile quotidiano “The Guardian” ci informa meticolosamente e pedissequamente, senza ombra di pudore e perplessità, sui progressi dell’educazione finanziaria per gli studenti nella “civilissima” Gran Bretagna. E si tratta proprio dello stesso business delle “paghette”.
Già dal 2005 i quotidiani ufficiali come il “Corriere della Sera” cominciavano a “veicolare” il business delle carte prepagate per ragazzi, presentandolo come un fenomeno già molto “trendy” negli USA, ed il tutto veniva condito con il consueto “dibattito” psico-sociologico. Se c’è stato il “dibattito”, tutto diventa lecito.
L’affermazione di un business del genere trova però un ostacolo nel buonsenso. Ecco che allora torna utile la Scuola, che viene chiamata a spendere la sua residua credibilità per far apparire decente anche l’impresentabile.

Risponda solo SI o NO. Le sue ragioni? No, niente comizietti. Il processo a Luca ed Emanuela per il ritorno al Clarea.

 http://www.tgmaddalena.it/risponda-solo-si-o-no-le-sue-ragioni-no-niente-comizietti-il-processo-a-luca-ed-emanuela-per-il-ritorno-al-clarea/TGMaddalena

ProcessoLucaEmanuela

Resoconto udienza10 dicembre 2014. Teste: premesso che la qualità della foto è veramente… potrebbe essere chiunque, rasato, a fare questa cosa…. sfido chiunque a riconoscere la Favale

luc2
PM: Lei non sfidi nessuno, risponda se è la Favale si o no

Alle 12:40 inizia l’udienza, qualche problema perché il giudice chiede se sia stata richiesta autorizzazione a filmare, Novaro ricorda che è stata richiesta alla scorsa udienza e che il giudice ha persino risposto “se l’avessi saputo prima sarei andata dal parrucchiere”, non risulta però a trascrizione.  Il giudice chiede quale teste sia atteso, Novaro fa presente che alla scorsa udienza il PM aveva rinunciato alla testimonianza di un agente ma l’avv. della difesa aveva fatto opposizione, Padalino risponde che adesso “il teste è della difesa, e non più dell’accusa quindi è onere della difesa convocarlo”.  L’avv. Novaro risponde che provvederà a contattarlo per la prossima udienza.
Entra il primo teste della difesa, Daniele Forte, di Rubiana.
Avv. Novaro: stiamo parlando di una vicenda accaduta il 29 settembre 2012, in riferimento ad una manifestazione che il movimento no tav aveva convocato a chiomonte, lei ha partecipato e per quali ragioni?
Teste: si, ho partecipato, la manifestazione occorreva in occasione del primo ritorno di Luca Abbà in  Clarea dopo una lunga convalescenza per l’incidente la caduta del traliccio, fatto abbastanza noto
Avv. Novaro: quindi cosa si intendeva fare, i siti del movimento avevano pubblicato qualcosa?
Teste: era una marcia con intenti pacifici, c’è stata la posa su un graticcio in legno di una lapide commemorativa delle gesta, posato nei pressi delle reti dove c’è il boschetto di betulle, poi siamo andati passeggiando nei pressi dei cancelli dove è stato fatto un piccolo discorso e dove ci siamo trattenuti con le classiche azioni del movimento, battitura, slogan.. pacifico, con i bambini. In un clima sereno anche se mesto perché pioveva, le condizioni di Luca erano quasi miracolose ma non ottimali, una classica manifestazione in stile no tav con le famiglie. Ricordo che parlò Alberto Perino e parlò Luca, altri discorsi non li ricordo.
Avv: quante persone erano presenti? Qualche decina, qualche centinaia…
Teste: un migliaio o due mi la persone
Avv: e la composizione?
Teste: assolutamente variegata, dagli anziani ai bambini, persone di tutte le età, parliamo di Luca, una persona molto ben voluta, nota a tutto il movimento, la partecipazione è stata ampia, il movimento c’era tutto in tutte le sue rappresentazioni
AVv: lei conosce bene Luca?
Teste :si, è un amico carissimo… io abito a Rubiana
Avv: Stiamo parlando di danneggiamento delle reti, lei ha visto qualcuno fare azioni di danneggiamento…
PM Padalino: eh facciamo domande…
Avv: Ha visto, al di là dei discorsi, qualcosa di particolare, al di là della battitura?
Teste: a parte il fatto contestato io non ricordo altro… c’è stato un gesto dimostrativo in cui è stato reciso un pezzo di filo spinato, questo è l’unico gesto che ricordo, tra l’altro con estreme difficoltà e fatto da una persona in bilico, un gesto quasi meno che dimostrativo
Avv: chi era la persona che faceva il taglio?
Teste: era Emanuela Favale, sorretta da non ricordo chi, ma una posizione difficile…. sotto la pioggia, tutt’altro che propensa a creare danni consistenti
Avv: lei ha visto fotografi o giornalisti li’ intorno?
Teste: fotografi che appartengono alle testate non li ricordo, ci sono le foto di Luca Perino che spesso fa reportage per il movimento ma non ricordo fotografi professionisti
Avv: rispetto alla condotta di Luca ricorda se anche lui abbia avuto occasione di tagliare?
Teste: non mi ricorda assolutamente che abbia potuto partecipare al taglio, ricordo che le condizioni di Luca nonostante le aspettative non erano assolutamente ottimali, anzi me lo ricordo sul pickup, poi assistito… era nei pressi, però rispetto al gesto specifico non posso dire in che maniera abbia partecipato
Avv Novaro: altre condotte di possibile rilevanza penale?
PM Padalino… eh non può dire tutto…
Avv Novaro: per accelerare i tempi di questo processo
PM Padalino acceleriamo ma c’è anche un codice di procedura
Teste: nulla che sia andato oltre la battitura, non ricordo neanche insulti.. battitura con oggetti di fortuna che si possono trovare intorno al cantiere, quindi pietre, bastoni, si batte sui new jersey per provocare rumore. La manifestazione è iniziata nel primo pomeriggio, pioveva, sarà durata 3 ore in tutto, poi siamo tornati dopo circa 3 ore, la camminata dura circa mezz’ora.
PM Padalino: le faccio vedere delle foto, così mi può dire se si riconosce in questa foto che le mostro.. se lei per caso è tra i manifestanti…
Teste: a parte le tre persone in primo piano faccio fatica a riconoscere chiunque
PM: No chiedo se lei si riconosce
Teste: no, non mi riconosco
PM: Le tre persone chi sono?
Teste: sono Abbà, Luca Perino e Emanuela… è l’inizio della manifestazione…
PM Lei rispetto all’inizio della manifestazione dove si trovava?
Teste: io di solito parto dal fondo e mi piace percorrerle tutte a ritroso, non so dove fosse Luca rispetto alla mia posizione
PM: Però ha detto che ha avuto modo di osservare la Favale che simbolicamente sorretta da qualcuno tagliava la concertina, le faccio vedere la foto1 delle 16:36
Teste: premesso che la qualità della foto è veramente… potrebbe essere chiunque, rasato, a fare questa cosa…. sfido chiunque a riconoscere la Favale
PM: Lei non sfidi nessuno, risponda se è la Favale si o no
Teste è una persona arrampicata… ha le caratteristiche che la Favale quel giorno aveva, è una persona con capelli rasati e giubbotto nero, non posso escludere che sia la Favale ma se mi favorisce una foto con una qualità migliore…
PM: guardi che è in gioco la sua credibilità
Teste: non c’è problema
PM: Le mostro un’altra foto, con una persona che impugna una cesoia
Teste: da questa foto vedo…
PM: Le ho chiesto se riconosce la persona che impugna una cesoia
Teste: io vedo una persona che impugna .. ma poi c’è una persona che impugna qualcos’altro con il manico rosso, o son due persone che impugnano una cesoia con un manico con due colori diversi, ma poi la foto è tagliata, mi scusi, io vedo Luca con la mano tesa dietro un altro che impugna un manico rosso…
PM: Ecco, le dò un’altra foto, mi dica cosa impugna Luca Abbà
Teste si, in questa foto impugna una tronchese… 
PM Non ho altre domande
Giudice: parte civile non ha domande?
LTF: Nessuna
Avv. Novaro: nella seconda foto si vede Luca che impugna una tronchese, lei quel gesto specifico se lo ricorda?
Teste: no, io non me lo ricordo, ho visto la Favale perché in elevazione ho potuto vederla, quel gesto non lo ricordo, peraltro nella foto in cui ho riconosciuto Luca  con tronchese è una posizione bassa.. quella condotta delle foto non la ricordo, da dove ero non potrei averla vista.
Giudice: Questa foto pag. 6, riconosce invece la Favale?
Teste: si, in questa foto è sicuramente riconoscibile la Favale nel gesto che descrivevo io prima
Giudice:  si, comunque ce l’aveva detto il teste… Farei entrare l’altro teste
Entra il teste DANILO MOUT, di Exilles, fraz. Cels.
Avv. Novaro: senta, lei cosa fa nella vita?
Teste sono artigiano, abito al Cels.
Avv. Novaro: mi sono dimenticato di chiedere prima al teste cosa faceva non so se posso chiedere a lui …. cosa fa nella vita il teste di prima
Teste: l’ingegnere, è presidente di un’associazione di commercianti e artigiani della Valsusa che si chiama Etinomia.
Avv. Stiamo parlando di una manifestazione del 29 settembre 2012, vuole raccontarci… perché ha partecipato, qual era lo scopo e cos’ha visto?
Teste: la manifestazione era stata indetta dal mov no tav per accompagnare Luca Abbà che dopo alcuni mesi da quell’incidente voleva far ritorno nel posto dove era stato ferito gravemente e tutto il movimento no tav ha deciso di accompagnarlo in questa visita al cantiere. Tutto era cominciato a fine febbraio 2012 quando durante le operazioni di sgombero del cantiere Luca come protesta si era arrampicato sul traliccio ed era caduto folgorato perché la polizia l’aveva inseguito… 

Giudice: va beh, il fatto è noto.. non credo ci siano problemi su questo…
Teste: volevo fare questa premessa perché tutta la valle e il movimento no tav era stato molto colpito da quell’episodio, quindi aveva deciso di tornare in quel posto con Luca perché molta gente era stata male. L’appuntamento era nella piazza di Giaglione verso le 14:30, c’erano qualche migliaia di persone, parecchia gente, da lì si è partiti, io ero presente verso l’inizio del corteo perché mi ero recato con il mio automezzo proprio perché Luca aveva problemi di deambulazione e quindi aveva bisogno di essere accompagnato, quindi per un piccolo pezzo l’avevo portato io, e sul mio mezzo avevo caricato una specie di movimento che si voleva mettere sul terreno acquistato dal mov. no tav in una zona recintata, e anche un impianto di amplificazione…. in quella zona li si voleva tornare ANCHE perché LUCA era proprietario di un suo terreno che era stato in parte espropriato e in parte no
Avv: quindi c’era un pezzo di terreno non espropriato che faceva parte del cantiere?
Teste: si, da quanto risultava dal mappale si, lui avrebbe avuto il diritto di accedere a questo terreno ma era recintato, e compreso all’interno dell’area del cantiere, quindi voleva vedere anche lo stato di fatto del terreno che era suo… io sono andato fino nelle vicinanze dell’area di cantiere dove è arrivata poi tutta quanta la gente e dove ci si è fermati. Attraverso questo piccolo impianto di amplificazione sono stati fatti discorsi da parecchie persone, anche da Abbà, emotivamente coinvolgente perché essere di nuovo li poteva rievocare una serie di cose brutte, quindi c’era un clima emotivo diciamo commosso. Eh… dopo di che alcune persone hanno scaricato questo monumento ed è stato posizionato nei terreni.. all’esterno del cantiere. E poi le persone si sono avvicinate alle reti ed è cominciata una battitura, come spesso accade nelle manifestazioni del movimento no tav. Le persone si sono avvicinate alle reti metalliche e hanno cominciato a battere con degli oggetti contro le reti per creare un po’ di rumore
Avv: c’era un clima di tensione?
Teste: no, assolutamente, pioveva molto, tanti avevano l’ombrello… ad un certo punto ricordo che Emanuela e Luca si sono avvicinati alle reti perché in qualche modo si voleva dare una specie di segnale simbolico nei confronti del cantiere, e in un primo tempo Emanuela ha preso delle piccole tronchesi…
Avv le farei vedere delle foto, la persona nella foto 6 è la signora Favale? (Si) Sta facendo quel gesto che lei sta descrivendo?
Teste: si, ricordo che aveva queste tronchesi e ci siamo messi tutti a ridere perché aveva il manico rotto, tenuto con lo scotch… cercava di tagliare ma si rompevano le tenaglie
Avv : voleva tagliare cosa?
Teste: il filo spinato, che rappresentava un po’ la chiusura nei confronti della popolazione
Avv: vorrei fare vedere delle foto
Giudice: possiamo usare queste..
Avv: se riconosce qualcuno in questa foto
Teste: riconosco solo Luca Abbà
Avv può descriverci l’episodio..
Test:e cosa stia facendo non saprei, ma era il momento in cui c’era stato questo taglio, era stata prima Emanuela a tagliare questo filo poi probabilmente anche lui ha preso in mano queste tronchesi… che non funzionavano perché avevano il manico rotto, forse qualcosa è riuscito a tagliare
Avv: quanti metri è riuscito a tagliare?
Teste è durato pochi minuti quindi penso pochi pezzi… io ero qualche fila più indietro
Avv: ha visto Favale e Abbà fare altre  cose?
Teste: no, la cosa che volevo aggiungere è che durante questo taglio la polizia si è avvicinata con un idrante e ha iniziato a spruzzare con un getto violento contro le persone che erano li, l’idrante aveva due getti, uno cercava di bagnare le persone che cercavano di tagliare e l’altro andava più a monte, infatti il getto violento era diretto verso i vetri della mia automobile parcheggiata un po’ più indietro e questi getti sollevavano le pietre li’ intorno… ero preoccupato anche per i vetri della mia auto e sono poi andato a spostarla
Avv: il taglio era finalizzato.. si poteva passare dall’altra parte del cantiere?
Teste: assolutamente no, era solo una cosa simbolica visto che li’ c’erano reti molto robuste

PM Padalino: si ricorda chi ha portato le cesoie?
Teste no, non saprei…
PM Erano sulla sua macchina?
Teste no, sulla macchina non c’erano, ad un certo punto sono comparse ma non saprei dire…
Giudice: quindi non c’era stata una determinazione comune, una programmazione di questo gesto di tagliare il filo spinato?
Teste: non lo so, qualcuno ha portato queste tenaglie ma penso che se avesse avuto un’intenzione seria ne avrebbe portato un paio FUNZIONANTE…  c’era solo quell’unico paio
Giudice: grazie

Entra il teste GUIDO FISSORE. Guido spiega subito che era presente ed entra nel racconto della manifestazione.
Teste: era stata indetta per diciamo festeggiare il ritorno di Luca in Clarea e quindi avevamo anche avvisato, l’ho fatto io, avvisato la questura di questa manifestazione, sono stato convocato in Questura e ho parlato con la capo di gabinetto dr.ssa Burdese, a Torino, abbiamo concordato che ci sarebbe stata questa manifestazione che sarebbe partita alle 14:30 da Giaglione per arrivare in Clarea e così è stato, pioveva e faceva fresco, c’era tanta gente, credo un migliaio di persone e siamo arrivati camminando da Giaglione fino alla Clarea, abbiamo fatto una sosta vicino alla baita diciamo sotto il pilone da cui Luca era caduto 6-7 mesi prima, poi avremmo dovuto arrivare in un terreno che è stato acquistato da un centinaio di membri del movimento no tav per la posa di una scultura e quando siamo arrivati davanti alla baita c’è stata una sosta e c’è stato un gesto simbolico di Luca e sua moglie Emanuela che hanno tagliato un po’ di filo spinato, direi un gesto simbolico perché uno, quel filo spinato concertina israeliana è molto duro da tagliare, c’era una cesoia mezza rotta, gli mancava un pezzo di manico quindi non… non era facile…. 

Avv: sa chi avesse portato le cesoie?
Teste: no, non lo so
L’avv. Novaro mostra a Guido Fissore due fotografie.
Teste: Vedo Perino, Luca Abbà.. nella foto sotto vedo Luca che tiene le cesoie e Emanuela Favale sulla sua sinistra… (altra foto pag.6) si, questa è Emanuela Favale
Avv: la condotta che sta tenendo è quella che lei ha descritto?
Teste si, si vede anche da qua che il manico… cioè l’impugnatura delle cesoie non è molto ortodossa..
Avv: A lei risulta che Luca Abbà sia proprietario di un terreno nel cantiere?
Teste: si, terreni che erano stati espropriati.. mentre lui era a terra, quel giorno e noi eravamo di fronte alla baita che era stata inclusa nel recinto nonostante il perimetro autorizzato dal CIPE prevedesse che la baita fosse FUORI dal CANTIERE
PM Padalino: è una finezza… la baita.. non ne parliamo
Avv: rispetto a queste reti è a conoscenza del fatto che il comune di Chiomonte ha fatto una diffida?
Teste: si, su richiesta di Pronatura Torino e mi pare parte del consiglio comunale di Condove fu fatta una richiesta o un ‘interrogazione al comune di Chiomonte e infatti il comune chiese la rimozione delle reti non legittime in quanto il cantiere era stato recintato senza che ci fosse il progetto esecutivo che era necessario, poi la rimozione non è stata fatta e dopo qualche tempo il TAR aveva (ndr non si sente) Però in quel periodo c’era questa condizione neanche tanto infondata che le reti fossero illegittime, la baita… a 5 metri il comune aveva disposto l’interruzione dei lavori, o l’abbattimento, non ricordo, e il giorno dopo c’era l’ordinanza di sequestro e furono apposti i sigilli
PM: CI può dire se lei è stato indagato in altri processi inerenti….
Teste si, sono stato processato per la rottura dei sigilli della baita di cui parlavo e sono indagato… imputato, scusi, per i fatti del 27 giugno del 2011
PM Padalino Grazie. Nessuna domanda.
Giudice: il filo spinato è stato effettivamente tagliato?
Teste si…
Giudice :ma l’intento di tagliarlo quando è emerso, sin dall’inizio o è stato estemporaneo?
Teste io direi che è stato estemporaneo, un gesto simbolico… infatti quando hanno attivato l’idrante io ho ricevuto una telefonata dal capo di gabinetto, che diceva “mi dicono – gli uomini della digos – che stanno tagliando il filo spinato” e mentre parlavo sono stato INONDATO dal getto dell’IDRANTE e le ho detto “ma è un gesto simbolico.. “ e lei mi ha detto va beh, non si preoccupi… quindi forse aveva delle informazioni che sembrava che volessero abbattere le recinzioni del cantiere invece era un gesto simbolico.
Giudice: Va bene, grazie.

Avv. Novaro: ci sarebbero le dichiarazioni spontanee
Luca ed Emanuela si avvicinano e vanno a sedersi nella prima fila, inizia LUCA: “Ci troviamo qui oggi per difenderci da un’accusa quanto meno bizzarra. Si parla di un danno di 300 euro e per questo fatto si è istruito un processo che ha comportato ore di lavoro, notifiche, km percorsi.. con tutti i tagli alla spesa pubblica ma… tutto ciò è stato fatto in nome di una persecuzione giudiziaria nei confronti del movimento no tav che si occupa di contrastare un’opera devastante e…”
PM Padalino non è qui per leggere un comunicato, le dichiarazioni devono essere spontanee e attinenti ai fatti
Luca: si sta parlando di cose nostre…
Avv: se non è attinente lei può intervenire ma…
PM Parlare di persecuzione….
Luca: torniamo ai fatti, abbiamo voluto tornare su quel luogo… il 27 febbraio durante lo sgombero manu militari…. di fronte ad un’azione dimostrativa le forze di polizia dettero prova di incapacità e scarsa professionalità … il mio ritorno in Clarea poteva essere un modo per esorcizzare quel momento dimostrando ancora una volta la determinazione per opporsi allo scempio in corso in valsusa. ” La parola passa a Emanuela: “Sotto una pioggia battente quel giorno migliaia di persone decisero di accompagnarmi in quel luogo…”

ForzaLucaEmanuela
Giudice: allora, parlate uno per volta.. comincia la sig.ra Favale?
Emanuela: “l’accusa suona veramente ridicola confronto alla devastazione dell’ambiente, con saccheggio di risorse portato avanti dal sistema politico finanziario, siamo qui per rivendicare il diritto di difendere quel territorio sottratto con la forza. Quel giorno mi sono arrampicata per tagliare quel filo spinato concepito per dilaniare la carne, ne sono orgogliosa e fiera.. sarò fiera di esserci in futuro, sempre al fianco dei valligiani che operano da anni contro il sistema TAV.. ci sarò anche in nome della creatura che porto in grembo, con la volontà di consegnarle un mondo migliore rispetto a quanto vogliono imporci… ci sarò anche per Chiara, Claudio… (non capisco perché PADALINO INTERROMPE)”
PM Padalino (interrompendo) : Basta, basta, la smetta con questo COMIZIETTO, BASTA!
Emanuela: TUTTI LIBERI! Ho finito.

Avv. Novaro: è un’ingiuria, procedibile con querela di parte…

PROSSIMA UDIENZA 20 MARZO ore 10:00 aula 80

Simonetta Zandiri & Maria Eleonora Forno, video & foto by Roberto Bertiond – TGMaddalena.it

NO TAV – NO JOBS ACT LA REPRESSIONE DELLE LOTTE E’ IL VERO TERRORISMO

Mercoledi 17 dicembre all’aula bunker delle Vallette è prevista la sentenza per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, i quattro attivisti No Tav arrestati ormai più di un anno fa per il sabotaggio a un compressore nel cantiere TAV di Chiomonte. Un anno in cui la lotta contro il TAV non si è mai fermata: ci sono state centinaia di iniziative, in tutta Italia e non solo, per la liberazione dei nostri quattro compagni/e, e il Movimento in più occasioni ha sostenuto la legittimità del sabotaggio come strumento di lotta per fermare un’opera inutile, dannosa e costosa per tutta la collettività, ricordando come questa pratica sia stata una risorsa fondamentale anche nelle lotte operaie dei decenni passati.

Per i 4 No Tav la Procura di Torino ha chiesto una condanna a 9 anni e 6 mesi per attentato con finalità di terrorismo, sostenendo, per la prima volta in base all’articolo 270sexies del codice penale, che l’azione è stata terroristica perchè aveva lo scopo di costringere lo stato a rinunciare alla realizzazione del TAV. Ma poiché il movimento No Tav da decenni cerca di impedire la realizzazione dell’opera, è evidente che con questa accusa si cerca di criminalizzare un’intera lotta. Il tentativo della Procura è di avere la possibilità di qualificare come terroristico un qualsiasi atto di Resistenza a quanto deciso dai poteri economici e politici, uno schema che un domani potrebbe essere applicato anche in altre occasioni: per uno sciopero, un blocco a una fabbrica o altro.

A maggio un ricorso dei difensori dei 4 è stato accolto dalla Cassazione che ha bocciato l’uso dell’articolo 270sexies, ma i PM dalle strane amicizie Padalino e Rinaudo non hanno ritirato l’accusa e anzi con la complicità della gip Bompieri l’hanno riformulata anche per Francesco, Graziano e Lucio, altri 3 No Tav in carcere dallo scorso luglio per lo stesso episodio.

Insomma sulla vicenda del sabotaggio di Chiomonte e sulla pelle dei nostri compagni/e si gioca una partita che va anche oltre la lotta No Tav: ne va della libertà di tutti di manifestare e opporsi concretamente alla devastazione dei territori, al saccheggio delle risorse pubbliche, alle misure di precarizzazione contenute nei provvedimenti governativi, come il Jobs Act. Una libertà di cui tutti abbiamo bisogno visto le prospettive di lotta cui saremo chiamati anche nell’immediato futuro.

Perciò da Torino alla Valsusa al resto d’Italia chiamiamo tutti/e a una giornata di mobilitazione per il prossimo 17 dicembre.

 

CHIARA CLAUDIO MATTIA NICCOLO’

FRANCESCO GRAZIANO LUCIO

NO TAV LIBERI

MERCOLEDI 17 DICEMBRE

SENTENZA PROCESSO COMPRESSORE

GIORNATA DI LOTTA

ORE 9 AULA BUNKER VALLETTE

ORE 17 Piazza Mercato a BUSSOLENO

 

No Tav Torino e cintura                                                      12 dic 14 CIP via sant’ottavio 20

93898

LE GRAND JEU : GABON. UNE RÉVOLUTION DE COULEUR AFRICAINE ?

EODE-TV et EODE Press Office/ 2014 12 10/

 LE GRAND JEU. – AU CŒUR DE LA GEOPOLITIQUE MONDIALE:

Gabon. Une révolution de couleur africaine ?

EODE-TV - AMTV Gabon. une révolution de couleur (2014 12 10) FR (1)

1ère diffusion de l’émission de géopolitique

ce mercredi soir 10 déc. 2014 à 18h,

Plusieurs rediffusions prévues et bientôt en ligne sur le Website de EODE-TV …

 Conception et direction Luc MICHEL /

Présentation Bachir Mohamed Ladan /

Coproduction Luc MICHEL – EODE-TV – Afrique Media

En direct sur streaming sur http://lb.streamakaci.com/afm

 EODE-TV - AMTV Gabon. une révolution de couleur (2014 12 10) FR (2)

THÈME DE L’ÉMISSION :

 Pour cette quatrième émission, notre expert, le géopoliticien Luc MICHEL, décrypte la déstabilisation du Gabon et la crise ouverte par le nouveau livre du français Pierre PEAN « Nouvelles affaires africaines. Mensonges et pillages au Gabon ».

 Quelle est la thèse de Luc MICHEL ?

« Beaucoup de panafricanistes ont une vision du passé, un logiciel bloqué il y a 10, 20 ou 50 ans. La haine justifiée de la Françafrique leur occulte la réalité de LA RECOLONISATION DE L’AFRIQUE PAR LES USA. Le retour de la France dans l’OTAN organisé par Sarkozy en 2007, la création de l’Africom, le commandement unifié de l’US Army pour l’Afrique par Bush en 2007-2008, sont les marques de naissance d’une nouvelle donne géopolitique en Afrique. Lors du « sommet USA-African Leaders » de Washington début août 2014, Obama a annoncé une vague de changements de régime sur le continent. Le Gabon est la première tentative d’imposer ce changement de régime par les méthodes habituelles des USA : révolution de couleur ou soi-disant « printemps arabe ». Et le livre de Péan est le détonateur, volontaire ou involontaire il est encore trop tôt pour le dire, d’une opération de déstabilisation politique » …

Voici ce que nous dit Luc MICHEL.

EODE-TV - AMTV Gabon. une révolution de couleur (2014 12 10) FR (3)

# Album photos tirées de l’émission :

https://www.facebook.com/media/set/?set=a.571847746282981.1073741849.321184994682592&type=1

 EODE Press Office

__________________________

Retrouvez nous sur Facebook

avec le « Groupe officiel AFRIQUE MEDIA TV » : https://www.facebook.com/groups/afrique.media.groupe.officiel/

 

EODE-TV sur Vimeo :

https://vimeo.com/eodetv